Anno accademico 2013/14
Corso di ECONOMIA E POLITICA AGRALIMENTARE
Prof.ssa Agata Nicolosi
IL ruolo del WTO
Il World Trade Organization (W.T.O.) http://www.wto.org
• Il WTO (Organizzazione Mondiale per il Commercio - World Trade
Organization) è nato il 1/1/1995 e la sua costituzione era prevista dal 19861994 dai negoziati chiamati dell'Uruguay Round e dai negoziati
precedenti nell'ambito dell'accordo generale sulle tariffe doganali e sul
commercio (GATT)
• Obiettivo principale del sistema WTO è favorire gli scambi commerciali
rimuovendo gli ostacoli derivanti dalle regolamentazioni vigenti nei diversi
paesi che, nelle materie oggetto di accordo, devono comportarsi in modo
trasparente e prevedibile.
• La maggioranza delle nazioni (146 paesi, il 97% del commercio mondiale) fa
parte del sistema commerciale regolato dal WTO; la Cina è entrata nel 2002.
Sono tuttora esclusi molti paesi produttori di petrolio e dell’ex-blocco
sovietico.
• Le relazioni commerciali possono portare a conflitti commerciali ed il WTO
ha il compito di comporre le dispute fornendo l’interpretazione autentica
dei contratti e degli accordi sin qui negoziati.
I principi fondamentali
• I negoziati nell’ambito del WTO sono lunghi e complessi e
regolamentano un’ampia gamma di attività. Si occupano di
agricoltura, prodotti tessili e abbigliamento, attività bancarie,
regolamenti di igiene alimentare, proprietà intellettuale, etc.
• Nonostante la pluralità di tematiche, alcuni principi semplici e
fondamentali sono ricorrenti. Il sistema commerciale dovrebbe
risultare:
– non discriminatorio,
– (più) libero: tramite i round negoziali tutte le barriere (tariffe, dazi, quote
all’importazione, barriere non tariffarie, divieti, etc.) vengono prima tradotte in
dazi e, successivamente, assoggettate a riduzione concordata;
– prevedibile, cercando di rendere stabili e certe nel tempo le regole secondo cui
si svolgono le attività commerciali;
– concorrenziale, scoraggiando pratiche “sleali” di competizione;
– vantaggioso per i paesi meno sviluppati, dando loro più tempo per adattarsi
alle regole, più flessibilità ed anche prevedendo un accesso preferenziale ai
mercati dei PS.
http://www.wto.org/english/tratop_e/dda_e/update_e.htm
Commercio senza discriminazioni
• Il principio del commercio senza discriminazioni, a sua
volta, si sostanzia in due regole fondamentali:
– Clausola della Nazione Più Favorita (NPF): se si offre ad un paese
un trattamento speciale, es. una aliquota doganale più bassa, quel
privilegio dovrà essere esteso a tutti gli altri paesi che aderiscono
all’accordo negoziato in ambito WTO (in altre parole, a ciascuno è
concesso, in modo equanime, lo status di NPF);
– Regola del Trattamento Nazionale (TN): le merci importate e
quelle prodotte localmente devono essere trattate in modo
uguale, senza discriminare secondo la provenienza delle merci o
dei servizi.
Commercio senza discriminazioni
• La sola forma di protezione ammessa sono le tariffe
consolidate che:
– sono state oggetto di negoziazione tra le parti;
– e non possono essere variate in aumento se non previa una
compensazione concessa agli altri Paesi aderenti.
• Tuttavia, un paese membro del WTO può essere
autorizzato a discriminare un altro paese se quest’ultimo
commercializza in “dumping” (vendita sottocosto per
aumentare la quota di mercato). Il paese danneggiato può
così discriminare l’esportatore imponendo dazi addizionali
ai prodotti.
Il contesto istituzionale: tre livelli di regolazione
• Gli Stati nazionali non sono gli attori del commercio internazionale.
Tuttavia sono gli Stati che definiscono le regole che possono
ostacolare o incentivare i comportamenti degli operatori privati e
delle imprese che costituiscono il mercato e realizzano gli scambi. Le
regole sono stabilite a tre livelli:
– multilaterale;
– regionale;
– nazionale (o comunitario nel caso dell’UE).
• L’obiettivo per tutti gli Stati è accrescere la competitività delle filiere
nazionali per limitare la concorrenza internazionale o stimolare
l’esportazione.
1 - Gli accordi multilaterali
• Gli accordi multilaterali riguardano e impegnano una pluralità di paesi
presenti sulla scena internazionale.
• I più importanti accordi multilaterali sono quelli maturati nell’ambito
del GATT, un ente nato il 30 ottobre 1947 per regolamentare gli
scambi internazionali; nel corso degli anni il GATT si è sviluppato
gradualmente passando attraverso diversi cicli (round) di negoziazioni
multilaterali.
• l’Uruguay Round (1986-1994) ha sancito la fine del GATT e la
costituzione, il 1/1/1995, del WTO. Nell’ambito dell’Uruguay Round
particolare rilievo è stato assegnato ai temi dell’agricoltura e del
commercio agroalimentare.
• Gli scambi dei prodotti agroalimentari non sono soggetti solo alla
regolamentazione espressa dal WTO. Altrettanto rilevanti, ma di
competenza di altre istituzioni internazionali, sono le disposizioni in
materia di trasporti, pagamenti e arbitrato nel caso di contenzioso.
Gli accordi multilaterali sull’agroalimentare
• Oltre al cosiddetto Accordo GATT sull’agricoltura firmato
nel 1994 esistono altri accordi rilevanti per le produzioni
agroalimentari:
– Accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie (=SPS);
– Accordo sulle barriere tecniche agli scambi (=TBT);
– Accordo sulla proprietà intellettuale (=TRIPS) per la parte che
affronta il riconoscimento e la protezione internazionale delle
denominazioni di origine.
2 - Le tipologie di “accordo regionale”
– Il processo di integrazione sovranazionale si sviluppa lungo 4 livelli
successivi:
• Area di libero scambio: vengono abolite le barriere doganali fra i paesi
membri, ma ciascun paese è libero di fissare le tariffe doganali nei confronti
dei paesi terzi;
• Unione doganale: prevede l’adozione di una tariffa esterna comune;
• Mercato comune: la liberalizzazione degli scambi è estesa dai prodotti ai
fattori produttivi;
• Unione economica: alla liberalizzazione dei flussi intra-area di merci, servizi
e fattori si aggiunge un coordinamento / trasferimento di competenze a
livello sovranazionale di alcune politiche settoriali.
Gli accordi commerciali regionali
• Nel corso degli ultimi anni si sono moltiplicati gli accordi commerciali:
– intra-regionali che prevedono la rimozione di barriere tra i paesi che decidono
di aderire o ad un accordo di libero scambio (es. NAFTA per Canada, USA e
Messico) o ad un’unione doganale (es. MERCOSUR per Brasile, Argentina,
Uruguay e Paraguay).
– inter-regionali che contemplano facilitazioni degli scambi tra gruppi di paesi
(es. tra l’UE ed i PECO).
• Ogni accordo prevede, in genere, disposizioni specifiche per gli
scambi dei prodotti agroalimentari.
• Tutti gli accordi, se pure possono indicare alcune limitazioni, hanno lo
scopo di incentivare gli scambi interni (alla regione o ai gruppi di
paesi contraenti) privilegiandoli rispetto alle transazioni con il resto
del mondo.
Le politiche commerciali regionali
– La lentezza e le difficoltà dei negoziati multilaterali spingono
verso il rafforzamento di accordi bilaterali ed aree di libero
scambio,
potenzialmente
alternativi
rispetto
alla
liberalizzazione multilaterale.
– Lo sviluppo delle politiche regionali potrebbe comportare la
nascita di blocchi economici geografici contrapposti. Tuttavia il
“regionalismo” è compatibile con gli impegni a livello
multilaterale e la WTO non impedisce (art.XXIV del GATT) agli
Stati membri di sottoscrivere unioni doganali e aree di libero
scambio, purché queste mirino alla completa liberalizzazione
degli scambi commerciali intra-regionali in tutti i settori e non
influiscano negativamente sulle importazioni da paesi terzi.