NUTRACEUTICA Digestione di SILVIA AMBROGIO, biologa nutrizionista difficile C osa accomuna frequenti eruttazioni, gonfiore addominale, acidità e reflusso, nausea, sensazione di peso dopo i pasti e sonnolenza post-prandiale? Sono tante sintomatologie di un’insufficienza digestiva e di svariate forme dispeptiche. La dispepsia si definisce “funzionale” quando la causa non è identificabile con i comuni mezzi diagnostici e si distingue da quella “organica” in quanto non può essere attribuita alla presenza di malattie organiche, tra cui anche l’infezione attiva di helicobacter pylori, e prevede uno o più dei seguenti sintomi per almeno tre mesi nell’arco di un anno: sensazione di pienezza post-prandiale, sazietà precoce, dolore e bruciore epigastrico. Le cause comprendono anche l’uso di medicinali Fans ma oggi tra le cause principali vi sono fattori legati allo stile di vita. Ottimizzare le funzioni enzimatiche Ricorrere all’integrazione con enzimi digestivi, possibilmente di derivazione vegetale e che lavorino in un range di pH più ampio rispetto agli enzimi animali, può favorire una riduzione del potere allergizzante di alcuni cibi, contrastando la traslocazione di antigeni al sistema circolatorio attraverso la mucosa intestinale. Per migliorare l’assorbimento e l’assimilazione degli alimenti, anche in caso di intolleranze alimentari al latte, derivati del latte, lattosio e derivati del frumento (cereali). Antiacidi e ipocloridria Il disturbo secretivo della mucosa gastrica la mancanza o la scarsità di acido cloridrico nel succo gastrico può essere associato a ulcera gastrica o a gastrite cronica e i sintomi sono chiari: una sensazione di bruciore all’esofago e rigurgito acido. Se i sintomi sono occasionali si può ricorrere con efficacia agli antiacidi. Tra questi, gli inibitori di pompa protonica alleviano i sintomi ma comportano il rischio di alterare processi metabolici fondamentali come quelli digestivi. Abbassano il grado di acidità del lume gastrico e bloccando la pompa protonica nel lume dello stomaco sono presenti meno ioni idrogeno: meno acidità nello stomaco, ma peggiore digestione. Uno stomaco meno acido comporta che gli enzimi digestivi, e in particolare la tripsina, funzionino in maniera non ottimale, con la conseguenza per chi li utilizza di convivere con una sgradevole sensazione di pesantezza gastrica. È nota l’attività della bromelina, l’estratto derivato dal gambo fresco di Ananas comosus, nel coadiuvare il fisiologico processo digestivo delle proteine, il macronutriente maggiormente ostacolato nella lisi enzimatica da un pH troppo elevato. La frazione principale dell’estratto contiene infatti enzimi proteolitici sulfidrilici (cisteina proteasi) in associazione a peros40 | novembre 2016 | I micronutrienti, da soli o in associazione ai farmaci, possono supportare la funzionalità digestiva sidasi, fosfatasi acide, inibitori di proteasi e calcio organico. Altra conseguenza: uno stomaco meno acido è più ospitale per i batteri patogeni che arrivano insieme al cibo ed è quindi una porta aperta per situazioni di alterazione della flora intestinale, con il consequenziale calo delle difese immunitarie e un più elevato rischio di gastroenteriti. Carenze importanti Con una bassa acidità gastrica importanti minerali presenti nella dieta, quali magnesio, ferro e calcio, non vengono correttamente assimilati, con il rischio di sviluppare carenze. In particolare, vi può essere riduzione dell’assorbimento di ferro: un pH acido è indispensabile per convertire il ferro dalla forma Fe3+ alla forma Fe2+ e questo passaggio è fondamentale se si considera che la maggior parte del ferro che si introduce con la dieta è quindi non biodisponibile. Acidità gastrica e carenza di ferro si trovano quindi spesso legate, ma la scelta dell’integrazione nutrizionale deve tene- NUTRACEUTICA NUTRIZIONE 41 | novembre 2016 | NUTRACEUTICA La classica dieta in bianco, a base di riso bollito, patate, pesce e verdure lesse, non è sostenibile nel lungo periodo re conto che essendo un’inefficienza legata a una alterazione del pH un’integrazione, magari in dosi massicce, può non solo non risolvere il problema, ma addirittura peggiorarlo dando ulteriore pesantezza digestiva e stitichezza legata all’eccessivo lavoro epatico. Quale integrazione scegliere? Quella dalla biodisponibilità più elevata, quindi le forme di ferro chelato (bisglicinati), a carico neutro, in modo che non irritino la mucosa gastrica, e che non si dissociano nello stomaco e vengono assorbite con i meccanismi di trasporto degli aminoacidi e quindi in un tratto più lungo dell’intestino. Oppure gli integratori che sfruttano la veicolazione liposomiale; sconsigliati invece per la minor biodisponibilità e per l’estesa sintomatologia collaterale, gli integratori a base di solfato ferroso. Può essere utile ricordare che l’assunzione di tè e caffè inibiscono ulteriormente l’assorbimento e che quindi questi integratori andrebbero assunti lontano da queste bevande, che comunque non sono di solito ben tollerate da chi soffre di disturbi gastrici. Stesso discorso vale per la vitamina B12: senza un’adeguata presenza di acido cloridrico questa vitamina non è disponibile e per quanto l’alimentazione ne contenga la perdiamo, esponendoci al pericolo di anemia perniciosa e, nel lungo periodo, a problematiche a livello del sistema nervoso centrale e periferico. Il lievito di birra può rappresentare una strategia integrativa: è infatti un “super food” ricco di vitamine del gruppo B, proteine, e aminoacidi, enzimi e fattori antianemici. Ovviamente è fondamentale la qualità del prodotto scelto. Consigli alimentari a supporto Qualunque sia la sintomatologia e la proposta terapeutica scelta resta valido il consiglio di mettere in discussione la propria alimentazione quotidiana per risolvere non solo le conseguenze, ma anche le cause della propria condizione patologica. La classica vecchia “dieta in bianco”, a base di riso bollito, patate, pesce e verdure lesse che si pensa metta a riposo lo stomaco, non è sostenibile nel lungo periodo. Non solo ma spesso ci si dimentica che se si opta per la bollitura come metodo di cottura si impregnano gli alimenti di acqua e li si rende meno digeribili e i carboidrati da soli, il classico riso bianco scondito, peggiorano la già compromessa secrezione di HCl. Sarebbe utile invece che il farmacista sfatasse questi luoghi comuni fin troppo radicati e facesse cultura educando la persona a evitare ciò che lede la mucosa gastrica - carboidrati raffinati, conservanti e additivi industriali, zuccheri, grassi ed eccesso di fibra - preferendo invece quegli alimenti che ne stimolano una migliore funzionalità. Da un punto di vista strettamente alimentare il macronutriente determinante è la proteina, che stimola la secrezione di acido cloridrico, quindi pasti molto sbilanciati verso carboidrati, soprattutto semplici, e grassi comportano un rallentamento gastrico e spesso anche una sintomatologia fastidiosa, con eccessiva produzione di gas, a livello intestinale. Da evitare però le proteine derivate da latte e formaggi: si tratta di alimenti che innalzano notevolmente il pH dello stomaco, alleviando quindi transitoriamente la sensazione di acidità, ma assicurando pesantezza e bruciore gastrico nelle ore successive all’ingestione. 42 | novembre 2016 | Problemi collaterali La difficoltà del consiglio è dovuta anche al fatto che spesso è proprio una la lenta digestione la causa di emicranie, alitosi, sonnolenza e problematiche intestinali riconducibili alla sindrome del colon irritabile. Se il dubbio coglie il farmacista può essere utile proporre il rimedio più indicato per la sintomatologia descritta, ma scegliendo tra gli integratori disponibili quelli che trai loro composti possono svolgere anche una funzione eupeptica. Inoltre sintomatologie legate allo stomaco, insieme all’intestino, possono essere valvole di sfogo di un “mal d’essere”. Lo stomaco è infatti l’organo bersaglio dell’ansia, della depressione, dello stress e questo va tenuto in considerazione nel caso in cui chi si rivolga al banco descriva mal di stomaco “inspiegabili” e pesantezza digestiva. Spesso inoltre chi vive stati ansiosi ingurgita aria e questa, sia deglutita da sola sia attraverso il bolo alimentare, viene trattenuta e accumulata nella regione del fondo dello stomaco e causa problemi: dolore gastrico, singhiozzo, palpitazioni e senso di difficoltà respiratoria dopo i pasti. La causa è la distensione “forzata” della parete dello stomaco. Un supporto lo si può trovare nella floriterapia, se vi è il tempo e lo spazio per una chiacchierata più approfondita, o su integratori che contengano glicerofosfato di magnesio, vitamina B 12 e B 6 che stimolano la produzione di serotonina e melatonina contribuendo a fissare il magnesio. Anche colina, L-fenilalanina e L-tirosina, in quanto precursori di specifici neurotrasmettitori che regolano la funzionalità del sistema nervoso, sono utili in caso di stress emotivo. NUTRIZIONE 43 | novembre 2016 |