CAPITOLO 60 Miocardite primaria, 1697 Fisiopatologia, 1697 Ossido nitrico, 1698 Manifestazioni cliniche, 1699 Segni, 1699 Infarto miocardico, 1700 Microaneurismi, 1700 Esami di laboratorio, 1700 Criteri istologici per la diagnosi di miocardite, 1701 Classificazione clinico-patologica delle miocarditi, 1702 Rischi della biopsia endomiocardica, 1703 Trattamento, 1703 Myocarditis Treatment Trial, 1704 Altri trial di terapia immunosoppressiva, 1704 Miocardite a cellule giganti, 1705 Displasia aritmogena del ventricolo destro, 1706 Agenti specifici responsabili di miocardite, 1706 Miocardite virale secondaria, 1706 Altri virus, 1706 Miocardite batterica, 1707 Altri batteri, 1707 Infezioni da spirochete, 1707 Infezioni cardiache fungine, 1708 Miocardite da protozoi, 1708 Patologia miocardica da metazoi, 1711 Danno cardiaco da cause tossiche, chimiche, immunitarie e fisiche, 1711 Sostanze tossiche, 1711 Altri agenti, 1712 Ipersensibilità, 1712 Agenti fisici, 1713 Colpo di calore, 1713 Ipotermia, 1713 Bibliografia, 1714 Miocardite Kenneth Lee Baughman • Joshua Wynne La miocardite rappresenta una delle diagnosi più difficili in cardiologia. La patologia viene riconosciuta raramente, la fisiopatologia non è ben compresa, non esiste un gold standard diagnostico comunemente accettato, e tutte le attuali terapie risultano controverse. Si ritiene che la miocardite primaria sia dovuta o ad un’infezione virale acuta o ad una risposta autoimmune postvirale. La miocardite secondaria rappresenta una infiammazione del miocardio causata da un patogeno specifico. Questi patogeni comprendono batteri, spirochete, rickettsie, funghi, protozoi, farmaci, sostanze chimiche, agenti fisici, e altre malattie infiammatorie come il lupus eritematoso sistemico. Tratteremo dapprima la miocardite primaria e poi prenderemo in esame le cause secondarie. Miocardite primaria Numerosi virus possono causare miocardite (Tab. 60-1), compresi quelli con un core a RNA e a DNA. Dal momento che la possibilità di diagnosticare una miocardite virale è aumentata grazie alle tecniche molecolari, un numero crescente di virus è stato associato a infiammazione cardiaca e miocardiopatia dilatativa. Storicamente, il Coxsackie Virus con core a RNA è stato il virus più frequentemente identificato come responsabile di infiammazione miocardica e pericardica. Il Coxsackie virus è un membro della famiglia dei picornavirus, che comprende anche gli echovirus e i poliovirus. Altri virus a RNA responsabili di miocardite sono quelli influenzali (orthomyxovirus). I virus a DNA responsabili di miocardite includono adenovirus, herpesvirus (varicella zoster, cytomegalovirus e virus di Epstein-Barr) e poxvirus (virus del vaiolo e vaiolo vaccino).1,2 Fisiopatologia Un’infezione virale cardiaca segue una progressione standard (Fig. 60-1). La maggior parte dei virus patogeni penetra nell’organismo attraverso le alte vie respiratorie o il tratto gastrointestinale. La suscettibilità all’infezione virale nell’uomo è aumentata da malnutrizione, attività fisica, età (giovane e avanzata), stress e ormoni.3,4 Ci sono indubbiamente fattori di predisposizione genetica che modificano la risposta autoimmune alle infezioni virali. L’infezione virale tipica produce una viremia sistemica e una risposta vascolare associata da 0 a 3 giorni. Durante questo intervallo temporale, il virus patogeno può invadere il miocardio e replicarsi all’interno del miocita, determinando miocitolisi. Dal quinto al decimo giorno è presente una risposta macrofagica ed anticorpale di tipo IgM associata a un infiltrato infiammatorio istologico.5 Una risposta anticorpale di tipo IgG antigene specifica presenta un picco al quattordicesimo giorno e si associa al riscontro istologico di scomparsa delle miofibre e fibrosi interstiziale. Ciascuna di queste fasi fisiopatologiche sequenziali verrà analizzata in maniera più dettagliata. GIORNI 0-3. Il virus patogeno penetra attraverso le alte vie respiratorie o il tratto gastrointestinale e si replica, determinando sintomi tipici. Il virus poi sfugge alla fase iniziale della risposta immunitaria a livello della sede di penetrazione e viene trasportato nel circolo ematico verso altri organi bersaglio. L’infezione polmonare o intestinale avvia la produzione di citochine, che possono attivare il processo immunitario cardiaco. Il virus patogeno infettante deve possedere un meccanismo con cui penetrare nella cellula cardiaca. Il Coxsackie virus e l’adenovirus possiedono un recettore comune (Coxsackie Adenoviral Receptor: recettore di Coxsackie e adenovirus, o CAR), che funge da sito di ancoraggio per il virus patogeno.6 Per invadere il miocardio il virus necessita della presenza di corecettori. Una volta che il corecettore ha facilitato il legame del virus al CAR, il virus viene trasportato nella cellula miocardica. Penetrato nella cellula, il virus può influire sulla funzione cellulare e presentare antigeni (epitopi) simili alla miosina sulla superficie cellulare.7 Fattore Nucleare (NF) [k] B. Il NF[k] B è un fattore di trascrizione intracellulare che, quando attivato da citochine, virus, agenti ossidanti e protein-chinasi, stimola la produzione di citochine, di molecole di adesione intracellulare (ICAM) e di ossido nitrico inducibile, che sono tutti coinvolti nella risposta infiammatoria alla miocardite virale.8 GIORNI 3-14. Le cellule dendritiche e i macrofagi sono presenti nel miocardio normale e sono responsabili della risposta iniziale antigene-indipendente nei confronti dell’invasione virale. Queste cellule della risposta immunitaria rilasciano citochine, interleuchine, perforine, specie reattive dell’ossigeno, proteasi, fattore di necrosi tumorale (TNF) e fattori di crescita regolatori, come il transforming growth factor-beta. Le cellule dendritiche e i macrofagi ingeriscono gli agenti virali per processarli successivamente. I frammenti peptidici virali, o gli antigeni esposti della membrana miocardica, vengono processati nell’apparato di Golgi e trasferiti sulla superficie cellulare.3,4 Tali epitopi vengono presentati alle cellule T in collaborazione con l’antigene del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC), ICAM-1, così come segnali costimolatori forniti da 1697 Braunwald 60ok.indd 1697 19-02-2007 19:09:03 1698 Tabella 60–1 Cause infettive di miocardite Capitolo 60 Virali Adenovirus Arbovirus (dengue, febbre gialla) Arenavirus (febbre di Lassa) Coxsackie virus Cytomegalovirus Echovirus Virus dell’encefalomiocardite Virus di Epstein-Barr Virus dell’epatite B Virus erpetici Virus dell’immunodeficienza acquisita 1 HIV-1 Virus influenzale Virus della parotite Virus della poliomielite Rabbia Virus respiratorio sinciziale Virus della rosolia Virus del morbillo Virus del vaiolo vaccino Virus della varicella Virus del vaiolo Batteriche Brucellosi Clostridia Difterite Francisella (tularemia) Gonococcus Haemophilus Legionella Meningococcus Mycobacterium (tuberculosis, avium-intracellulare, leprae) Mycoplasma Pneumococcus Psittacosi Salmonella Staphylococcus Streptococcus Tropheryma whippleii (malattia di Whipple) Fungine Actinomyces Aspergillus Blastomyces Candida Coccidioides Cryptococcus Histoplasma Nocardia Sporothrix Rickettsiosi Febbre maculosa delle Montagne Rocciose Febbre Q Tifo fluviale Tifo Spirochete Borrelia (malattia di Lyme e febbre ricorrente) Leptospira Sifilide Elmintiche Cisticercus Echinococcus Schistosoma Toxocara (larva migrans viscerale) Trichinella Protozoarie Entamoeba Leishmania Trypanosoma (malattia di Chagas) Toxoplasmosi Da Pisani B, Taylor D, Mason J: Inflammatory myocardial disease and cardiomyopathies. Am J Med 102:459, 1997. varie molecole, tra cui il CD40 (un membro della superfamiglia del TNF). La prima fase di risposta alla miocardite è breve ed è determinata dalle caratteristiche cardiotropiche del virus, così come dalla risposta immunitaria non specifica a opera di cellule natural killer, citochine, interferone, Fas/Fas ligando, TNF, metalloproteinasi della matrice, elastasi, endotelio, interleuchine e proteine come la perforina e la J/clusterina.9-14 La seconda fase di risposta è di tipo immunologico. Inizialmente si realizza una risposta con IgM non specifiche e macrofagi guidata dall’attivazione di macrofagi e cellule dendritiche locali. Dopo l’attivazione, le cellule T CD4 proliferano e si differenziano in linfociti effettori e macrofagi.5 A tale attivazione si accompagna il rilascio di citochine, tra cui interferongamma,TNF, interleuchina (IL)-2, IL-3, IL-4, IL-5, IL-6 e IL-10.9,10 Le citochine hanno diverse funzioni, che comprendono l’ulteriore proliferazione e la differenziazione dei linfociti B a produrre anticorpi, e la proliferazione e differenziazione dei linfociti T (sia cellule CD4 che CD8) ad attirare ulteriori macrofagi, linfociti e altre cellule nell’area di produzione antigenica. I linfociti CD8 si legano ai miociti con antigeni appropriati e lisano le cellule, distruggendo il citoplasma e il nucleo. Gli anticorpi diretti contro il miocita potenziano la lisi da parte della cellula T attivata. Alla fine, la risposta immunitaria è determinata dalle cellule TH1 (CD4) e TH2 (CD8) specifiche per l’antigene presentato e dalla produzione di anticorpi IgG.15 Gli anticorpi antivirali neutralizzanti e i macrofagi infiltranti iniziano a eliminare il virus dal miocardio da 5 a 10 giorni dopo l’infezione. Quando aumentano i linfociti B che producono anticorpi, le loro controparti di linfociti T diminuiscono nell’arco di alcune settimane. L’epitopo responsabile del danno autoimmunitario a lungo termine nei pazienti con miocardiopatia indotta da virus non è noto. Si ritiene che il virus Coxsackie B3 possa avere una struttura antigenica simile alla miosina. In alternativa, il danno della membrana miocitaria può esporre la miosina e tale esposizione può poi contribuire al processo autoimmunitario. La maggior parte dei pazienti con miocardite virale elimina il virus e le cellule Braunwald 60ok.indd 1698 infette con minima fibrosi e nessun deterioramento funzionale miocardico.Altri pazienti manifestano una varietà di risposte, che variano da una depressione transitoria della funzione miocardica a una lenta evoluzione verso una miocardiopatia dilatativa.16 OSSIDO NITRICO Il sistema dell’ossido nitrico (NO) può avere effetti positivi o negativi nei casi di miocardite. Furchgott ha dimostrato che l’endotelio vascolare produce un fattore di rilasciamento, successivamente chiamato NO.17 Esistono tre forme di NO nell’uomo; NO endoteliale (tipo III), NO macrofagico (tipo II) e NO neuronale (tipo I). L’NO è un messaggero intercellulare in grado di influenzare il rilasciamento vascolare, l’adesione piastrinica e la proliferazione delle cellule endoteliali come anche delle cellule muscolari lisce. La NO sintetasi (NOS) inducibile e la NOS endoteliale sono state studiate nei cuori normali e in quelli con scompenso. Nei cuori normali, entrambe le forme di NOS sono scarsamente espresse. Nello scompenso cardiaco, la NOS endoteliale è aumentata e si localizza nei miociti subendocardici.18 Nei cuori con scompenso e miocardite, la NOS inducibile aumenta nei macrofagi. L’ossido nitrico può potenziare o sopprimere la funzione miocardica. Il Coxsackie virus B3 produce una proteasi IIA che distrugge la distrofina sulla membrana cardiaca. La distrofina è una glicoproteina integrale di membrana che, quando distrutta, può interferire con la contrazione meccanica e determinare un’alterazione della permeabilità di membrana, e questi due effetti possono contribuire alla riduzione della funzionalità miocardica. Le infezioni virali stimolano l’interferon-alfa e l’interferon-gamma. Queste citochine inducono la produzione macrofagica della NOS, e l’incremento di NO indotto inibisce sia la replicazione virale sia la proteasi IIA, prevenendo un’alterazione della funzione miocardica.19,20 Un eccesso di NOS inducibile, tuttavia, produce perossinitrito, un radicale libero che può provocare la morte cellulare. L’NO stimola anche il cGMP, che inibisce i canali del calcio di tipo L del sarcolemma, e ciò determina una riduzione della risposta dei filamenti al calcio. Di conseguenza, l’eccesso di NO può deprimere la funzione miocardica.21 19-02-2007 19:09:05 Miocardite GIORNI 14 E SUCCESSIVI. 1699 Virus Per molti anni, l’eziologia della progressione della miocarStimola: dite verso la miocardiopatia Porta di entrata dell'infezione primaria: Interleuchine dilatativa è stata ricercata ma Apparato respiratorio Citochine poco compresa. Attualmente Apparato gastrointestinale Cellule NK ci sono dati che indicano che questa progressione potrebbe Perforina essere dovuta alla persistenza del virus, all’apoptosi, a effetti Virus rilasciato Organo bersaglio autoimmuni e/o strutturali. Persistenza virale. Le tecniche di cardiologia moleCo-recettore- CAR -DAF colare, che includono il riconoscimento dell’RNA virale mediante ibridizzazione con Miocita sonda slot-blot, ibridizzazione I[K]B in situ, oppure con reazione Citochine Replicazione a catena di polimerizzazione ICAM (PCR), ha permesso la dimoEpitopo APC NO NF[K]B Nucleo strazione della persistenza di della superficie Metalloparticelle virali nei pazienti cellulare proteinasi MHC con miocardiopatia dilatativa e Apparato di Golgi 22,23 miocardite acuta. La persiICAM stenza virale, anche senza la caCD40 pacità di replicazione, può incostimolatore Degradazione durre miocardiopatia dilatativa se accompagnata da un sistema Cellula di Stimolazione delle immunitario attivato.22 Oltre presentazione cellule T al miocardio, si ipotizza che il dell'antigene sistema muscolare scheletrico possa fungere da serbatoio di infezione virale. Il paziente con infezione muscolare scheletrica T8 (citotossico) T4 (cellule helper) può essere asintomatico o avere Citochine sintomi di infezione muscolare Interferon Anticorpi, cellula B periferica mascherati dai sintomi cardiaci. FIGURA 60–1 Fisiopatologia della miocardite virale. Il virus penetra nell’organismo attraverso l’apparato respiratoApoptosi. L’apoptosi può rio o gastrointestinale stimolando una risposta immunitaria sistemica. Il virus penetra nei miociti mediante il CAR (Coxessere indotta da proteasi mesackie Adenoviral Receptor) con corecettori comprendenti il DAF (Decay Accelerating Factor). Una volta penetrato nel diate da virus o da geni (Nip miocita, il virus si replica e viene trasferito nel nucleo, dove modifica l’attività cellulare e viene rilasciato sulla superficie 21) espressi differentemente e cellulare, da dove può migrare per infettare altre cellule. Le cellule dendritiche e i macrofagi ingeriscono gli elementi estranei, tra cui i virus, potenziando ulteriormente la risposta immunitaria. Le cellule presentanti l’antigene (APC) che coinvolti nella morte cellulare esprimono l’MHC (complesso maggiore di istocompatibilità) e sono associate ai corecettori ICAM e CD40 si legano con l’attivazione della via delle ai miociti infettati che esprimono l’antigene (epitopo) sulla loro superficie. L’APC stimola quindi le cellule citotossiche caspasi.24 Inoltre, è stato dimocapaci di ingerire la superficie dei miociti o le cellule che producono anticorpi, che danneggiano la funzione cellulare strato che le citochine restano o potenziano il danno di membrana operato dalle cellule citotossiche. NK = natural killer; NO = ossido nitrico. elevate per più di 80 giorni, sebbene esse compaiano per la prima volta dopo 3 giorni e abbiano un picco dopo 7 giorni Manifestazioni cliniche dall’infezione.25 L’espressione di citochine può deprimere la funzione cardiaca o indurre apoptosi. I pazienti affetti da miocardite possono sviluppare un ventriRisposte immunitarie. La miosina e la proteina del capside colo sinistro più sferico, meno efficiente nella contrazione miodel Coxsackie virus condividono approssimativamente il 40% cardica e una alterata coaptazione delle cuspidi della valvola delle sequenze amminoacidiche. Ciò può spiegare il mimetimitrale, che determina un ulteriore deterioramento della funsmo molecolare (molecular mimicry) che indirizza le cellule zione miocardica. del sistema immunitario contro i miociti. In alcuni pazienti, è Segni probabile che il meccanismo immunitario anticorpale indotto non si autoregoli dopo l’eliminazione del virus. Questa attiNei pazienti affetti da miocardite virale, la patologia inizia con vazione immunitaria continua e la distruzione della miosina l’infezione virale. I sintomi della malattia virale sono dovuti possono causare disfunzione miocardica e vasospasmo. al virus e alla sua via di penetrazione (alte vie respiratorie o Un ultimo meccanismo di danno miocardico acuto e cronico tratto gastrointestinale). Dopo la malattia virale, che può anche è rappresentato dallo spasmo coronarico microvascolare, che non essere avvertita dal paziente, vi è un intervallo di tempo esita in necrosi dei miociti, fibrosi, calcificazione e, infine, dilache va da giorni a settimane prima della comparsa dei sintomi tazione cardiaca.26 I virus associati a miocardite virale possono cardiaci, che comprendono insufficienza cardiaca congestizia, anche infettare le cellule endoteliali. Nella miocardite virale aritmia (che talora determina morte cardiaca improvvisa), o sono stati identificati anticorpi contro le cellule endoteliali che eventi embolici. Questi ultimi non sono infrequenti nei pazienti possono contribuire allo spasmo microvascolare, dovuto alla con stati infiammatori acuti a causa degli effetti procoagulanti perdita della funzione delle cellule endoteliali o alla produdelle citochine combinati con una ridotta funzione cardiaca e zione di ossido nitrico.26 stasi ematica. Braunwald 60ok.indd 1699 19-02-2007 19:09:05 1700 I sintomi e i segni di miocardite e della conseguente disfunzione cardiaca possono essere proteiformi. I sintomi includono affaticamento, dispnea, dolore toracico (che può essere pleuritico dovuto a una pericardite concomitante) e palpitazioni. I segni possono includere tachicardia sinusale, riduzione del primo tono cardiaco dovuta a ridotta contrazione del miocardio, ritmi di galoppo, soffi da insufficienza mitralica o tricuspidale e, raramente, apprezzamento di uno sfregamento pericardico. Infarto miocardico Capitolo 60 Diversi autori hanno riportato casi di pazienti che si presentavano con un quadro tipico di infarto acuto del miocardio con sovraslivellamento del tratto ST, aumento delle CK e CK MB e anomalie focali della cinetica parietale (ma con arteriogrammi coronarici normali) dovuti a miocardite come dimostrato dalla biopsia endomiocardica.27,28 È importante notare che, nella maggior parte dei pazienti, le anomalie della cinesi ventricolare segmentaria si normalizzavano nel tempo.27 Microaneurismi La miocardite può produrre microaneurismi ventricolari singoli o multipli.29 In questi pazienti si osserva (1) funzione ventricolare globale normale, (2) tachicardia ventricolare non sostenuta e (3) biopsie del cuore sinistro positive per miocardite, mentre le biopsie endomiocardiche del cuore destro sono raramente positive. Tachicardia ventricolare. È stato anche documentato che pazienti affetti da miocardite sviluppano tachicardia ventricolare refrattaria, torsione di punta o morte cardiaca improvvisa.30,31 Nessuno studio prospettico randomizzato ha valutato la storia naturale e la risoluzione spontanea di queste aritmie. In alcuni pazienti portatori di tali aritmie in assenza di un’altra causa identificabile è stata utilizzata la terapia immunosoppressiva. La miocardite è stata descritta in alcuni atleti deceduti per morte cardiaca improvvisa.32 Recentemente, la fibrillazione atriale refrattaria è stata associata a infiltrati infiammatori in sede atriale.33 Autoanticorpi. Sono stati valutati altri marcatori immunologici come mezzo per confermare la diagnosi di miocardite. Sono stati trovati anticorpi diretti contro antigeni del sarcolemma, del miolemma, dell’alfamiosina, e contro antigeni mitocondriali ed endoteliali. È stato dimostrato che nei pazienti con insufficienza cardiaca progressiva, aumentano i livelli di diverse chitochine tra cui TNF, IL-6, e IgG3.35,36 ESAMI NON INVASIVI. Nel tentativo di diagnosticare la miocardite, sono state impiegate tecniche di immagine non invasive, che includono l’ecocardiografia, la scintigrafia e la risonanza magnetica nucleare (RMN). L’ecocardiografia può agevolare l’identificazione di pazienti con miocardite fulminante all’esordio. Questi pazienti di solito presentano normali volumi diastolici e un aumento dello spessore della parete ventricolare (verosimilmente dovuto all’infiammazione associata a edema interstiziale).37 La scintigrafia con antimiosina (quando confrontata con una biopsia endomiocardica) mostra una sensibilità dell’83%, una specificità del 53% e un valore predittivo negativo del 92%.38 La scintigrafia con gallio mostra una sensibilità di appena il 36% ma una specificità del 98%.39 La RMN è stata utilizzata più recentemente; sono state riferite sensibilità del 100% e specificità tra 90 e 100% (Fig. 60-2).40 Questi dati relativi alla RMN richiedono conferme, soprattutto per il fatto che la maggior parte degli studi era accompagnata da un numero limitato di analisi istologiche. BIOPSIA ENDOMIOCARDICA. A causa dell’inadeguatezza dei mezzi non invasivi per stabilire la diagnosi di miocardite, si ritiene necessario un riscontro istologico per avere una diagnosi sicura (particolarmente importante in corso di trial clinici di agenti terapeutici). Il National Heart, Lung and Blood Institute Workshop ha affermato che “la miocardiopatia dilatativa idiopatica è spesso considerata una sequela di miocardite virale, e la distinzione tra le due condizioni non viene spesso ben evidenziata negli studi clinici”.41 Alcuni studi hanno riportato che la frequenza del riscontro di miocardite nei pazienti che si presentano con miocardiopatia o insufficienza cardiaca congestizia di recente insorgenza sottoposti a biopsia Esami di laboratorio Elettrocardiogramma. In pazienti con miocardite l’elettrocardiogramma è quasi sempre alterato e può evidenziare modificazioni caratteristiche di un danno acuto. Più tipica, tuttavia, risulta la presenza di anomalie aspecifiche del tratto ST e dell’onda T. Può essere evidenziata ogni forma di aritmia atriale o ventricolare, compresi battiti prematuri atriali o ventricolari, tachicardia atriale o ventricolare e fibrillazione atriale e ventricolare. Inoltre, i pazienti con miocardite possono presentare ritardi di conduzione atriale, ventricolare o intraventricolare. Radiografia del torace. Il rapporto cardiotoracico è di solito normale, in particolare nella fase precoce della malattia prima dello sviluppo di una miocardiopatia. La progressiva compromissione della funzione ventricolare sinistra può esitare in cardiomegalia. L’incremento delle pressioni di riempimento, indipendentemente dai diametri cardiaci, può determinare gli aspetti dell’insufficienza cardiaca congestizia tra cui la cefalizzazione del flusso ematico o l’edema polmonare conclamato. Esami ematochimici. Non vi sono reperti caratteristici negli esami di laboratorio di routine tali da confermare la diagnosi di miocardite, pur essendo il numero dei globuli bianchi in genere aumentato. Biomarcatori di mionecrosi. Gli enzimi miocardici di solito non sono elevati, a meno che il paziente non si presenti in fase acuta e vada incontro a un rapido deterioramento. Un incremento della troponina I cardiaca specifica può essere riscontrato in più di un terzo dei casi, mentre in meno del 10% dei casi si verifica un aumento dei valori di CK.34 I pazienti con elevati valori enzimatici tendono ad avere sintomi per meno di un mese. Braunwald 60ok.indd 1700 FIGURA 60–2 A, Immagini di risonanza magnetica T1-pesate prima dell’iniezione di mezzo di contrasto transassiali (sopra) e coronali (sotto) a livello del ventricolo sinistro in un paziente affetto da miocardite. B, Analoghe immagini di risonanza magnetica ottenute dopo l’iniezione di mezzo di contrasto. Si osservi il potenziamento (enhancement) del segnale miocardico a livello del setto e della regione apicale (freccia). (Da Matsouka H, Hamada M, Honda T, et al: Evaluation of acute myocarditis and pericarditis by Gd-DTPA enhanced magnetic resonance imaging. Eur Heart J 15:283, 1994.) 19-02-2007 19:09:06 endomiocardica varia da 0 a 63%.42,43 Questa variazione riflette la mancanza di criteri istologici stabiliti per la diagnosi di miocardite nella maggior parte dei primi studi. Gli studi successivi, utilizzando criteri standardizzati, hanno dimostrato una prevalenza compresa tra 9 e 15%.44 In aggiunta, alcuni pazienti presentano un miglioramento della frazione di eiezione pur avendo riscontri bioptici negativi per miocardite, suggerendo che possano aver avuto una miocardite non documentata istologicamente. I pazienti con miocardite hanno avuto più spesso una precedente malattia simil-influenzale, sono più giovani e sono meno frequentemente maschi, rispetto ai pazienti con miocardiopatia idiopatica o ischemica.44 CRITERI ISTOLOGICI PER LA DIAGNOSI DI MIOCARDITE Nel 1986, otto patologi cardiaci esperti si incontrarono a Dallas, in Texas, per stabilire una definizione istopatologica e una classificazione di miocardite. Questo schema di classificazione, successivamente denominato A 1701 Miocardite “criteri di Dallas”, è stato utilizzato come modello per la diagnosi istologica in tutti gli studi successivi sulla miocardite (Fig. 60-3).45 Gli autori definirono la miocardite come “un processo caratterizzato da un infiltrato infiammatorio del miocardio con necrosi e/o degenerazione dei miociti adiacenti non tipica del danno ischemico associato a malattia coronarica”. Tali criteri furono istituiti per diagnosticare la miocardite, la miocardite borderline, o l’assenza di miocardite nei campioni bioptici iniziali. La miocardite richiede il riscontro al microscopio ottico di un infiltrato infiammatorio e del danno dei miociti adiacenti. L’infiammazione miocardica può essere classificata per quantità e distribuzione rispettivamente come lieve, moderata, o severa e focale, confluente, o diffusa. Allo stesso modo, il tipo di infiltrato infiammatorio viene sottoclassificato come linfocitario, neutrofilo, eosinofilo, gigantocellulare, granulomatoso, o misto. La miocardite borderline “prevede un infiltrato infiammatorio molto scarso, o un danno miocitario non dimostrabile al microscopio ottico o entrambi questi aspetti”.45 La miocardite borderline non consente una diagnosi inequivocabile di miocardite e in questi casi si consiglia una nuova biopsia. Nonostante tali criteri sembrino apparentemente molto stringenti, successive pubblicazioni hanno documentato una sostanziale variabilità inter- e intraosservazionale. Malgrado la biopsia endomiocardica sia stata B C FIGURA 60–3 La diagnosi di miocardite richiede l’esame istologico del tessuto miocardico. Questo tessuto può essere ottenuto tramite biopsia endomiocardica del setto interventricolare. A, In questo campione, i miociti orientati longitudinalmente sono completamente infiltrati centralmente da linfociti che determinano la distruzione del tessuto miocardico. Spesso, l’esame delle zone immediatamente adiacenti alle miofibre coinvolte risulta normale. Sulla biopsia iniziale, la miocardite attiva viene definita come infiltrato infiammatorio del miocardio con necrosi o degenerazione dei miociti, non caratteristica delle alterazioni ischemiche associate a malattia arteriosa coronarica. B, Miocardite borderline (criteri di Dallas). Viene diagnosticata una miocardite borderline quando l’infiltrato infiammatorio risulta scarso o il danno miocitario non è dimostrato al microscopio ottico. Questo modello evidenzia uno scarso infiltrato di cellule mononucleate che non determina necrosi dei miocardiociti. Il tessuto cardiaco dei pazienti con miocardiopatia dilatativa idiopatica dimostra un aumento della cellularità interstiziale associato a ipertrofia dei miociti e fibrosi interstiziale (caratteristiche comuni della risposta miocardica allo stress). C, Alcune caratteristiche delle sottili alterazioni degenerative miocitarie che indicano un danno irreversibile dei miociti. In aggiunta ad una franca necrosi di miociti (vedi parte A), questa immagine mostra un focolaio di cellule infiammatorie interstiziali che circondano i singoli miociti e i piccoli gruppi miocellulari. I miociti con le cellule infiammatorie immediatamente adiacenti alla loro membrana plasmatica contengono vacuoli di membrana e margini di superficie irregolari. Tali modificazioni morfologiche sono simili a quelle riscontrate nella miocardite murina postvirale sperimentale durante le prime fasi del danno miocitario. (Da Herskowitz A, Ansari AA: Myocarditis. In Abelmann WH [ed]: Cardiomyopathies, myocarditis and pericardial disease. In Braunwald E [series ed]. Atlas of Heart Diseases. Vol. 2. Philadelphia, Current Medicine, 1995.) Braunwald 60ok.indd 1701 19-02-2007 19:09:06 1702 Capitolo 60 ritenuta il gold standard, alcuni studi hanno dimostrato la difficoltà di diagnosticare una miocardite a causa della sua natura focale.46 Furono eseguite biopsie endomiocardiche nei cuori di soggetti deceduti per miocardite, e fu valutata la capacità di stabilire una diagnosi. Con una sola biopsia endomiocardica in questi pazienti con miocardite nota, era possibile una conferma istologica soltanto in una percentuale dal 17 al 28%. Con più di cinque biopsie, era possibile una diagnosi istologica di miocardite conclamata in circa due terzi dei casi. L’inclusione della miocardite borderline ha aumentato il dato di un ulteriore 10-15%. Quindi, con circa cinque biopsie, la possibilità di diagnosticare una miocardite o una miocardite borderline (quando presente) è del 75-80% circa. Ulteriori studi possono essere eseguiti su ciascun campione istologico dopo biopsia per incrementare la possibilità di fare diagnosi di miocardite. La colorazione per l’antigene leucocitario comune assicura che le cellule mononucleate presenti nel campione derivino dalla serie bianca. Le cellule mononucleate possono rappresentare nuclei miocellulari, cellule endoteliali o tessuto fibroso. Gli antigeni del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC) dovrebbero essere espressi in caso di iperattivazione immunitaria. Le molecole MHC di classe I sono presenti teoricamente in tutte le cellule nucleate, mentre le molecole MHC di classe II sono confinate alle cellule del sistema immunitario. Nei casi di miocardite, entrambi gli antigeni MHC di classe I e II vengono marcatamente iperespressi e sono stati utilizzati da alcuni ricercatori come surrogati dei criteri di Dallas per la diagnosi di miocardite, in quanto la sovraregolazione dell’MHC è più diffusa rispetto agli infiltrati infiammatori istologici.47 Sono stati ricercati altri marcatori istologici di iperattivazione immunitaria, tra cui l’espressione dell’antigene CD40, la sovraregolazione delle cellule NK e della perforina, e l’apoptosi.48-50 Il miglioramento spontaneo di alcuni pazienti affetti da miocardite con criteri di Dallas negativi, le difficoltà evidenziate nella diagnosi istologica di miocardite in pazienti con miocardite nota, e la successiva dimostrazione mediante PCR dei virus responsabili in pazienti con miocardite istologicamente negativa hanno confermato quanto sia rudimentale una diagnosi di miocardite basata sugli infiltrati infiammatori o sulla distruzione miocitaria. In questo gruppo di pazienti la produzione di anticorpi diretti contro porzioni importanti della membrana dei miociti (miosina, laminina, recettore beta) e dei mitocondri (traslocatore del nucleotide adenina e deidrogenasi dei chetoacidi a catena ramificata), potrebbe contribuire alla disfunzione cardiaca.51,52 Classificazione clinico-patologica delle miocarditi Nel 1991, abbiamo proposto un sistema di classificazione per la miocardite primaria (postvirale) che comprendeva la miocardite fulminante, acuta (subacuta) cronica attiva e cronica persistente, in modo molto simile a quanto accettato precedentemente per l’epatite acuta (Tab. 60-2).53 Furono esclusi da questa classificazione istopatologica i pazienti affetti da miocardite secondaria, compresi quelli con miocardiopatia peripartum, miocardite correlata a virus dell’immunodeficienza umana (HIV), sarcoidosi, lupus eritematoso sistemico e ischemia con infiammazione. I pazienti con miocardite primaria erano differenziati in base all’esordio della malattia, alla funzione ventricolare sinistra e ai reperti bioptici endomiocardici al momento della presentazione della malattia e agli esiti clinici e istologici. Tabella 60–2 MIOCARDITE FULMINANTE. I pazienti affetti da miocardite fulminante presentano un diverso esordio della patologia, solitamente a distanza di giorni da una infezione virale ben identificata. Si presentano con una grave disfunzione del ventricolo sinistro, spesso con uno shock cardiogeno che necessita di agenti pressori o di un supporto artificiale meccanico.54 Il ventricolo sinistro di solito non è dilatato, piuttosto presenta pareti ispessite, probabilmente come manifestazione dell’edema interstiziale. Le biopsie endomiocardiche nella miocardite di tipo fulminante sono inequivocabilmente positive con gravi infiltrati infiammatori e necrosi dei miociti. Malgrado il grave scompenso all’esordio, questi pazienti tipicamente o guariscono completamente o muoiono entro un periodo di 2 settimane. I sopravvissuti presentano una risoluzione istologica della miocardite e riacquistano normali funzione e dimensione cardiache nel corso del follow-up. MIOCARDITE SUBACUTA. I pazienti con miocardite subacuta hanno un esordio non evidente della malattia senza un’iniziale infezione virale chiaramente identificata. Si presentano con una disfunzione ventricolare abbastanza grave ma di solito con una lieve dilatazione. Le loro biopsie rivelano una miocardite attiva o borderline e la presenza dell’infiammazione è spesso difficile da riscontrare. Questi pazienti hanno un recupero incompleto o sviluppano progressivamente una miocardiopatia dilatativa nonostante la completa risoluzione dell’infiammazione alla biopsia. Secondo alcuni ricercatori, in questo gruppo di pazienti ci potrebbe essere una persistenza del virus. MIOCARDITE CRONICA ATTIVA. I pazienti con questa forma di miocardite presentano alcune caratteristiche distintive. L’esordio è oscuro e simile a quello della miocardite subacuta e con la stessa moderata disfunzione e lieve dilatazione del ventricolo sinistro. Le loro biopsie alla presentazione e nel follow-up rivelano una combinazione di miocardite attiva e cicatrizzazione attiva. Durante il decorso della patologia di questi pazienti (di solito 2-3 anni), tale quadro di infiammazione e cicatrizzazione persiste e i pazienti alla fine sviluppano una miocardiopatia restrittiva non dilatativa (Cap. 59) con la formazione di cellule giganti. MIOCARDITE CRONICA PERSISTENTE. I pazienti con miocardite cronica persistente sono di solito sottoposti a biopsia a causa di sintomi non correlati a un quadro di scompenso cardiaco di dolore toracico atipico o palpitazioni. Non hanno un esordio chiaro della patologia e di solito hanno una storia di sintomi cardiaci da molti mesi o anni. Non presentano disfunzione ventricolare sinistra pur avendo una miocardite attiva o borderline alla biopsia. Il decorso clinico è caratterizzato da sintomatologia continua e funzione ventricolare sinistra normale nonostante la progressione dell’infiammazione. PROGNOSI. Uno studio di follow-up su pazienti con miocardite fulminante dimostra che una volta superata la fase iniziale, tali pazienti godono di buona salute e di fatto non Classificazione istopatologica della miocardite* Fulminante Esordio Subacuta Chiaro Cronica attiva Cronica persistente Oscuro Oscuro Oscuro Funzione ventricolare sinistra Disfunzione severa Disfunzione moderata Disfunzione moderata Assenza di disfunzione Biopsia Focolai multipli Attiva o borderline Attiva o borderline Attiva o borderline Storia clinica Guarigione o morte Miocardiopatia dilatativa incompleta Miocardiopatia restrittiva Funzione ventricolare sinistra normale Evoluzione istologica Risoluzione completa Risoluzione completa Fibrosi a cellule giganti Continua *La miocardite primaria viene classificata nelle seguenti categorie: miocardite fulminante, subacuta, cronica attiva e cronica persistente, in base alla presentazione clinica, alle dimensioni e funzione del VS, ai reperti bioptici endomiocardici e alla evoluzione clinica e istologica. Altre forme di miocarditi includono la miocardite a cellule giganti e la miocardite eosinofila. Da Lieberman EB, Hutchins GM, Herskowitz A, et al: Clinicopathologic description of myocarditis. J Am Coll Cardiol 18:1617, 1991. Braunwald 60ok.indd 1702 19-02-2007 19:09:07 100 80 70 60 50 40 30 20 Miocardite fulminante Miocardite acuta 10 0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Anni A Tasso di sopravvivenza (%) 100 90 80 70 60 1703 Miocardite Tasso di sopravvivenza (%) 90 RISCHI DELLA BIOPSIA ENDOMIOCARDICA Nella nostra esperienza, approssimativamente il 6% dei soggetti con insufficienza cardiaca congestizia o miocardiopatia dilatativa di recente insorgenza presenta una complicanza associata a biopsia miocardica.56 Circa una metà di tali complicanze sono dovute all’accesso venoso e l’altra metà alla procedura bioptica in sé. Le complicanze dell’accesso comprendono puntura arteriosa involontaria, pneumotorace, reazione vasovagale, o sanguinamento dopo rimozione dell’introduttore. Le complicanze associate alla procedura comprendono aritmie, anomalie di conduzione cardiaca e perforazione cardiaca. La perforazione cardiaca può causare tamponamento pericardico e, raramente, la morte. I pazienti con perforazione riferiscono dolori, che altrimenti non dovrebbero essere avvertiti durante la procedura. Questi pazienti possono peggiorare rapidamente, in parte a causa del loro grado di scompenso cardiaco all’inizio della procedura, e in parte per il rapido accumulo di sangue nello spazio pericardico. Inoltre, il rapido accumulo di sangue nello spazio pericardico può coagulare acutamente e interferire con la pericardiocentesi eseguita per via percutanea. I pazienti che non possono essere soccorsi con una pericardiocentesi percutanea dovrebbero essere sottoposti a svuotamento dell’ematoma mediante toracotomia. Ciò richiede un coordinamento con la chirurgia cardiovascolare e la preparazione della sala di emodinamica all’eventualità del verificarsi di queste complicanze rare, ma possibili. L’uso delle metodiche ecoguidate per identificare la vena giugulare interna e/o l’uso della guida per l’incannulamento della vena aumenta il tasso di successo e riduce la frequenza di complicanze e il tempo di accesso.57 La frequenza di complicanze associate a una biopsia eseguita attraverso la vena femorale risulta almeno pari a quella dovuta a una procedura effettuata attraverso la vena giugulare interna. L’esecuzione di biopsie sul ventricolo sinistro ha una frequenza di complicanze perforative simile, nonostante il maggiore spessore parietale del ventricolo sinistro. 50 Trattamento 40 30 20 Miocardite borderline Miocardite attiva 10 0 0 B 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Anni FIGURA 60–4 A, Tasso di sopravvivenza non corretto per il trapianto cardiaco secondo la classificazione clinico-patologica. I pazienti con miocardite fulminante morivano o richiedevano un trapianto cardiaco durante il followup con minore probabilità rispetto ai pazienti con miocardite acuta (p = 0,05 attraverso il log-rank test). B, Tasso di sopravvivenza non corretto per il trapianto cardiaco secondo i criteri istopatologici di Dallas. La sopravvivenza a lungo termine non variava significativamente in base al grado di infiammazione evidenziato alla biopsia (p = 0,38 attraverso il log-rank test). (Modificata da McCarthy RE 3rd, Boehmer JP, Hruban RH, et al: Long-term outcome of fulminant myocarditis as compared with acute [nonfulminant] myocarditis. N Engl J Med 342:690, 2000.) hanno alcuna morbilità o mortalità su base cardiaca (Fig. 604).54 I pazienti con miocardite subacuta, sia che rispondano ai criteri di Dallas sia che presentino una miocardite borderline, hanno una cattiva prognosi come quelli affetti da miocardiopatia dilatativa. È interessante notare che, mentre il tasso di pazienti con miocardite fulminante è rimasto relativamente costante nel tempo, il numero di pazienti che ha presentato miocardite acuta è diminuito durante il periodo di raccolta dei casi.54 Questo rispecchia la frequenza di infezioni da enterovirus non-polio documentata dai Centers for Disease Control and Prevention nello stesso intervallo di tempo. Ciò suggerisce l’esistenza di una correlazione tra infezioni da enterovirus e una miocardite subacuta, che pare non sia presente nei pazienti affetti da miocardite fulminante. In considerazione del loro eccellente recupero a lungo termine, i pazienti con miocardite fulminante devono essere assistiti con qualsiasi mezzo per fornire loro una opportunità di recupero. Ciò può comprendere agenti pressori, contropulsazione intraortica con palloncino, o dispositivo di assistenza ventricolare sinistra.55 Braunwald 60ok.indd 1703 Il trattamento della miocardite è controverso e non è stato ancora stabilito alcun regime terapeutico specifico. Tutti i pazienti con miocardite dovrebbero limitare l’attività fisica, ricevere la terapia standard per lo scompenso cardiaco, si dovrebbero eliminare le aritmie (se presenti) e impedire lo spasmo vascolare. Non ci sono stati studi sull’esercizio fisico confrontato con il riposo nella gestione dei pazienti affetti da miocardite. Nei modelli animali, un importante esercizio in presenza di un’infezione virale attiva aumenta la replicazione virale e abbrevia la sopravvivenza.2 Si consiglia pertanto ai pazienti di limitare moderatamente la loro attività. Sebbene le attività della vita quotidiana siano concesse, i pazienti non dovrebbero “sudare” in un esercizio fisico sostenuto. Il paziente dovrebbe essere trattato per l’insufficienza cardiaca con farmaci appropriati, come spiegato in altri capitoli. La terapia include i diuretici per ridurre l’eccesso sintomatico del precarico, la riduzione del postcarico (in particolare con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina) e i beta bloccanti per ridurre il rischio di aritmie e nel tentativo di migliorare la funzione miocardica. Poiché lo spasmo vascolare è una componente della miocardite, gli agenti che scatenano lo spasmo vascolare dovrebbero essere evitati e si potrebbe considerare l’uso di digossina. È stato ipotizzato sulla base di modelli animali che i calcio antagonisti siano utili, prevenendo lo spasmo microvascolare o inibendo la produzione di ossido nitrico, riducendo la replicazione virale, l’attivazione di cellule T e la produzione di interleuchine; tuttavia, mancano studi adeguati su cui basarsi per dare raccomandazioni.58 I beta bloccanti possono stabilizzare le membrane miocardiche e prevenire aritmie, fornire antiossidanti o stimolare le interleuchine.59 Gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina possono ridurre la richiesta di ossigeno, la sintesi proteica, la massa cardiaca, la fibrosi, l’infiammazione e il danno da radicali liberi e, mediante bradichinina, dilatare le arterie coronarie.60 Terapia immunosoppressiva La terapia immunosoppressiva è stata proposta per curare la miocardite e la miocardiopatia di recente insorgenza sia nei bambini sia negli adulti. Come ipotizzato in modelli animali, l’immunoglobulina può costituire un anticorpo per il virus 19-02-2007 19:09:08 1704 specifico responsabile della malattia o causare una risposta Capitolo 60 immunitaria non specifica con sottoregolazione di citochine. Sebbene i primi studi su bambini e adulti fossero incoraggianti, i dati non provenivano da trial prospettici, randomizzati e non tutti i pazienti venivano sottoposti a biopsia endomiocardica; inoltre, il trattamento con immunoglobuline non era controllato.61 Alla fine, fu eseguito un trial multicentrico prospettico randomizzato su pazienti con miocardiopatia di recente insorgenza (meno di 6 mesi) e insufficienza cardiaca congestizia sintomatica.62 Tutti i 62 pazienti furono sottoposti a biopsia e solo il 16% presentava una miocardite secondo i criteri istologici di Dallas. Il miglioramento della frazione di eiezione sia per i gruppi trattati sia per i gruppi controllo era significativo, con una frazione di eiezione basale del 25% che aumentava al 41% a breve termine e al 42% al follow-up a un anno. Le risposte in entrambe le popolazioni, quella trattata con imuunoglobuline e quella standard, erano statisticamente identiche e i tassi di sopravvivenza ad un anno erano rispettivamente del 92 e dell’88%. Pertanto, la terapia immunoglobulinica endovenosa non sembra essere utile nei pazienti adulti con miocardiopatia di recente insorgenza e presunta miocardite. La terapia immunosoppressiva è stata studiata in modo più estensivo di qualsiasi altro tipo di trattamento per la miocardite. Nel 1984, fu pubblicato un lavoro su 82 pazienti affetti da miocardite documentata con biopsia derivanti da nove serie diverse.63 Degli 82 pazienti, 49 migliorarono con la terapia immunosoppressiva (60%), mentre il 33% non riportò alcuna modificazione e il 5% mostrò un peggioramento. Da notare, tuttavia, che solo uno di 21 pazienti (5%) con un quadro acuto rispose alla terapia, mentre 20 dei 22 pazienti con malattia cronica (91%) risposero con un miglioramento dei sintomi. Questa osservazione è in accordo con studi successivi sull’inappropriatezza del trattamento dei pazienti affetti da miocardite fulminante con terapia immunosoppressiva rispetto ai potenziali benefici nei pazienti con depressione della funzione cardiaca mediata da immunocomplessi. Basandosi su tali osservazioni, furono condotti due importanti trial prospettici randomizzati. Parillo presso il National Institutes of Health studiò nel 1989 la risposta di 102 pazienti con miocardiopatia dilatativa stabilizzata al trattamento con prednisone.64 Nonostante un iniziale miglioramento nel gruppo trattato con prednisone, specialmente nei pazienti con biopsie cardiache “reattive”, dopo 9 mesi l’aumento della frazione di 100 Mortalità cumulata (%) Controllo Immunosoppressione 80 60 40 20 P=0,96 0 0 1 2 3 4 5 23 16 12 6 0 0 Anno Immunosoppressione Controllo 64 47 49 32 37 23 FIGURA 60–5 Mortalità attuariale (definita in termini di decessi e trapianti cardiaci) nei gruppi trattati con immunosoppressori e in quelli di controllo. I numeri di pazienti a rischio sono mostrati in basso. Non si osservava una differenza significativa nella mortalità tra i due gruppi. (Modificata da Mason JW, O’Connell JB, Herskowitz A, et al: A clinical trial of immunosuppressive therapy for myocarditis. The Myocarditis Treatment Trial Investigators. N Engl J Med 333:269, 1995.) Braunwald 60ok.indd 1704 eiezione subì una inversione. Pertanto, pare che il trattamento con terapia immunosoppressiva nei pazienti affetti da miocardiopatia stabilizzata abbia scarsi effetti benefici. MYOCARDITIS TREATMENT TRIAL Nel 1995 sono stati pubblicati i risultati di un trial internazionale denominato Myocarditis Treatment Trial (Fig. 60-5).65 I ricercatori valutarono 2233 candidati con una sindrome clinica compatibile con miocardite; 214 presentavano biopsie compatibili con miocardite secondo i criteri di Dallas interpretate da patologi locali. Dei 214 potenziali candidati per il trial, 30 furono esclusi per la frazione di eiezione superiore al 45%, 44 pazienti presentavano altri criteri di esclusione, e 29 abbandonarono l’arruolamento. Lo studio fu, quindi, basato sulla valutazione di 111 soggetti, di cui solo il 64% con diagnosi confermata di miocardite secondo l’analisi esperta dei patologi. Fu randomizzato il trattamento con placebo rispetto a quello con prednisone e ciclosporina. (Un braccio iniziale di trattamento che impiegava prednisone e azatioprina fu terminato per lo scarso arruolamento.) Ad 1 e 5 anni di follow-up, non vi era alcuna differenza di sopravvivenza (80 e 44%, rispettivamente, per entrambi i gruppi combinati).A 28 settimane non vi era alcuna differenza neanche nella funzione cardiaca nel gruppo trattato rispetto al placebo. Il gruppo trattato mostrò un aumento della frazione di eiezione dal 24 al 34% e il gruppo di controllo dal 26 al 32%. Malgrado i risultati negativi di questo studio, gli autori indicarono che i pazienti che rispondevano alla terapia avevano una frazione di eiezione iniziale più alta e una minore durata di malattia. Il Myocarditis Treatment Trial ebbe un effetto tranquillizzante sulla valutazione successiva della miocardite negli Stati Uniti e ridusse marcatamente l’entusiasmo per la biopsia endomiocardica. ALTRI TRIAL DI TERAPIA IMMUNOSOPPRESSIVA Ulteriori dati possono aiutare a identificare una popolazione di pazienti con miocardite che possono trarre beneficio dalla terapia immunosoppressiva. Nel 1984, uno studio retrospettivo precedente all’introduzione dei criteri di Dallas evidenziò che i pazienti con forme di infiammazione più croniche sembravano rispondere in modo più favorevole alla terapia immunosoppressiva.63 Abbiamo valutato 20 pazienti con miocardite o miocardite borderline alla biopsia.66 Entrambi i gruppi sono stati trattati con prednisone e aziatioprina da 6 a 8 settimane e sottoposti a ripetute biopsie endomiocardiche, cateterismo del cuore destro ed ecocardiogramma. I pazienti con miocardite borderline avevano un maggiore incremento della frazione di eiezione nel follow-up e un clamoroso miglioramento all’ecocardiogramma della velocità di accorciamento corretta per la frequenza cardiaca. Un altro autore ha recentemente riportato i risultati di 84 pazienti con presunta miocardite tra 202 pazienti con miocardiopatia valutati con biopsia endomiocardica.67 I pazienti con miocardite sono stati individuati dimostrando la sovraregolazione dell’antigene HLA con biopsia endomiocardica piuttosto che con i criteri di Dallas. Questi pazienti sono stati randomizzati per il trattamento con immunosoppressione o con placebo. L’end point primario del trial (decesso, trapianto od ospedalizzazione) non era differente nei pazienti trattati rispetto al gruppo placebo. Tuttavia la frazione di eiezione nel gruppo trattato con immunosoppressori aumentava dal 24 al 36%, mentre restava relativamente costante (25-27%) nel gruppo di controllo. Inoltre, al terzo mese di follow-up si osservò un miglioramento clinico nel 72% dei pazienti trattati con immunosoppressori contro solo il 31% dei pazienti di controllo. In un altro importante trial recente, alcuni ricercatori italiani hanno riscontrato una miocardite in 112 di 652 pazienti con miocardiopatia di recente insorgenza sottoposti a biopsia.68 Di questi 112 pazienti, 41 presentavano uno scompenso cardiaco progressivo nonostante il trattamento medico standard per lo scompenso cardiaco. Questi 41 pazienti sono stati trattati con prednisone e aziatioprina. Gli autori hanno notato che 20 pazienti hanno risposto e 21 non hanno presentato alcuna risposta. I soggetti sensibili al trattamento avevano un aumento della frazione di eiezione dal 26 al 47% e mostravano la guarigione della miocardite ai reperti bioptici. I 20 soggetti non sensibili alla terapia presentavano un’evoluzione progressiva verso la miocardiopatia dilatativa; 12 restavano stabili, mentre 3 erano stati sottoposti a trapianto cardiaco e 5 erano deceduti. Gli autoanticorpi cardiaci erano presenti nel 90% dei pazienti sensibili alla terapia e in nessun soggetto non sensibile. D’altra parte, il genoma virale era presente nell’85% dei non sensibili (enterovirus, virus di Epstein-Barr, virus dell’influenza A e parvovirus-B19). I 3 soggetti sensibili con genoma virale erano positivi per epatite C. I risultati riassunti indicano che i pazienti affetti da miocardite fulminante non dovrebbero essere trattati con terapia immunosoppressiva, in quanto il loro decorso clinico solitamente prevede un recupero spontaneo. I pazienti con miocardite fulminante, in particolare, possono richiedere un sostegno a breve termine mediante contropulsazione intraortica con palloncino o dispositivi di assistenza meccanica per il ventricolo sinistro. Un certo numero di casi clinici ha documentato 19-02-2007 19:09:08 Miocardite a cellule giganti ASPETTI CLINICI. La miocardite a cellule giganti è una forma relativamente rara di miocardite descritta per la prima volta nel 1905. Dal 1997, sono stati riportati soltanto 80 casi, solitamente in sede autoptica.73 I pazienti affetti hanno un’età media di 43 anni, ma sono stati colpiti da questa patologia neonati di 6 settimane e adulti di 88 anni. Approssimativamente il 90% sono bianchi. Uomini e donne sono colpiti con uguale frequenza. I pazienti si presentano con insufficienza cardiaca congestizia rapidamente progressiva o aritmie. Le aritmie possono essere aritmie ventricolari difficili da con- FIGURA 60–6 Miocardite a cellule giganti. Infiltrato infiammatorio misto, cellule giganti multinucleate e danno miocitico esteso. (Da Winters GL, McManus BM: Myocarditis. In Silver MD, et al [eds]: Cardiovascular Pathology. 3rd ed. New York, Churchill Livingstone, 2001, p 269.) Braunwald 60ok.indd 1705 trollare o, meno frequentemente, blocco cardiaco completo. 1705 Raramente, i pazienti si presentano con i dolori tipici dell’infarto acuto del miocardio. Circa il 20% dei pazienti è affetto da qualche altra malattia autoimmune, tra cui tiroidite di Hashimoto, artrite reumatoide, miastenia gravis, arterite di Takayasu, alopecia, vitiligo, anemia perniciosa, malattia di Crohn, colite ulcerosa, porpora trombocitopenica idiopatica, miosite orbitale e malattia celiaca.7476 Questa entità istologica può essere anche associata a reazioni a farmaci ed eosinofilia,77 ma non è chiaro se le caratteristiche di sopravvivenza siano simili per questa categoria.73 Diagnosi. Ai pazienti viene fatta la diagnosi mediante biopsia endomiocardica. La valutazione della patologia rivela diffusa necrosi a carattere serpiginoso e infiammazione multifocale ad opera di linfociti, istiociti ed eosinofili (Fig. 60-6). Si riscontrano cellule giganti multinucleate senza granuloma (particolarmente ai margini delle aree di necrosi miocitaria) che caratterizzano istologicamente la malattia. Vi sono evidenze discordanti sul tipo di linfociti T presenti, se si tratti di linfociti principalmente CD4 (helper) o CD8 (citotossici).73 La biopsia endomiocardica presenta una sensibilità dell’80% circa per la diagnosi di miocardite a cellule giganti nei pazienti affetti.78 I pazienti con miocardite a cellule giganti devono essere esaminati per infezioni batteriche, fungine, protozoarie e da cytomegalovirus. Essi dovrebbero essere differenziati dai pazienti affetti da sarcoidosi cardiaca. La presentazione clinica è spesso drammaticamente differente.79,80 I pazienti con miocardite a cellule giganti hanno una sintomatologia rapidamente progressiva, mentre quelli con sarcoidosi (in assenza di morte cardiaca improvvisa e blocco cardiaco) di solito si presentano in modo meno violento. I pazienti con miocardite a cellule giganti di solito sono bianchi e quelli con sarcoidosi sono solitamente neri. I soggetti affetti da sarcoidosi si presentano più spesso con sincope e insufficienza cardiaca congestizia meno grave. La loro prognosi è migliore di quella dei pazienti con miocardite a cellule giganti. Istologicamente, i pazienti con sarcoidosi e quelli con miocardite a cellule giganti sono entrambi caratterizzati da cellule giganti; tuttavia, solo nel primo caso si osservano granulomi non caseosi. I pazienti con miocardite a cellule giganti presentano distruzione dei miociti e, secondo la maggior parte degli studi, cellule citotossiche CD8. I pazienti con sarcoidosi tendono ad avere una malattia interstiziale senza necrosi a carico dei miociti.80 PROGNOSI. La sopravvivenza dei pazienti con miocardite a cellule giganti è notevolmente limitata. In uno studio multicentrico sulla storia naturale riportato da Cooper, la sopravvivenza media era solo di 5,5 mesi dall’esordio dei sintomi.73 Cooper e altri hanno riportato un miglioramento della prognosi con la terapia immunosoppressiva. Nello studio originale di Cooper, la sopravvivenza senza alcun agente immunosoppressivo era di soli 3 mesi. Con l’uso dei corticosteroidi da soli, la sopravvivenza era di appena 3,8 mesi. La terapia immunosoppressiva supplementare (combinando ciclosporina, azatioprina, o OKT3) aveva migliorato la sopravvivenza fino a 12,3 mesi.81 Uno studio successivo ha riscontrato una sopravvivenza senza trapianto di 33 mesi in pazienti con terapia combinata rispetto ai pazienti non trattati con immunosoppressione. Casi clinici hanno suggerito che il trattamento immunosoppressivo multifarmacologico ad alte dosi poteva risultare efficace, al punto tale da associare OKT3, ciclosporina, azatioprina e corticosteroidi.82,83 Queste osservazioni sono preliminari, e i pazienti con miocardite a cellule giganti dovrebbero essere inseriti nel trial di trattamento attualmente in corso per determinare la strategia terapeutica più efficace. Sfortunatamente, l’esiguo numero di pazienti affetti rende difficile l’esecuzione di un trial di questo tipo. Alcuni pazienti sono affetti così severamente da necessitare il supporto con un dispositivo di assistenza per il ventricolo sinistro o con contropulsazione intraortica con palloncino come “ponte” al trapianto.84 Sono stati riportati 38 pazienti Miocardite l’efficacia di questa opzione terapeutica.69,70 Recentemente, è stato riportato l’impiego del supporto cardiopolmonare percutaneo, e i trial in corso intendono confrontare la contropulsazione intraortica con palloncino con questa forma di supporto cardiopolmonare. I pazienti con miocardiopatie dilatative conclamate non rispondono alla terapia immunosoppressiva. Indubbiamente esiste un gruppo con infiammazione cronica del miocardio che risponde decisamente alla terapia immunosoppressiva. I dati attuali suggeriscono che tali pazienti hanno un processo immunitario in fase attiva e non hanno una persistenza virale. Indubbiamente, la nostra capacità di identificare questo gruppo di pazienti migliorerà con le ricerche future nel campo delle biopsie endomiocardiche e degli autoanticorpi. Attualmente, la terapia immunosoppressiva non può essere raccomandata nei pazienti in cui manca la conferma istologica di miocardite, e si fa soltanto nei pazienti con un quadro istologico di miocardite che non rispondono alla terapia standard dello scompenso cardiaco. È stato valutato l’immunoassorbimento degli anticorpi circolanti nei pazienti con miocardite e/o miocardiopatia.71 Gli studi a breve o medio termine hanno dimostrato l’efficacia di questa forma di terapia, e sono in corso trial prospettici randomizzati più ampi. Infine, alcuni ricercatori hanno suggerito che i vaccini antivirali per combattere la cardiopatia possono essere tecnologicamente eseguibili, concentrandosi sui virus riscontrati frequentemente, tra cui Coxsackie, adenovirus ed enterovirus.72 In sintesi, la miocardite resta una entità importante e può rappresentare un fattore predisponente alla miocardiopatia dilatativa in un numero sconosciuto di pazienti. La biopsia endomiocardica resta l’elemento chiave per stabilire la diagnosi. Solo ora la nostra comprensione della fisiopatologia è così adeguata da consentire la valutazione di metodi terapeutici appropriati. 19-02-2007 19:09:09 1706 affetti da miocardite a cellule giganti che hanno subito un tra- pianto cardiaco.85 Nove dei 38 soggetti hanno avuto una recidiva di cellule giganti nelle loro biopsie endomiocardiche, solitamente associate a rigetto. Questa recidiva può insorgere fino a 9 anni dopo il trapianto, ma in media si verifica circa 3 anni dopo. La recidiva di cellule giganti nella popolazione trapiantata è di solito sensibile alla terapia immunosoppressiva. Displasia aritmogena del ventricolo destro Capitolo 60 La displasia aritmogena del ventricolo destro è discussa nel Capitolo 32. Agenti specifici responsabili di miocardite Miocardite virale secondaria Un ampio numero di patogeni virali causa miocardite umana. Grazie all’accresciuta possibilità di diagnosticare le cause virali con l’analisi molecolare delle biopsie endomiocardiche, sta aumentando la frequenza con cui viene riconosciuta la miocardite come causa di una disfunzione ventricolare sinistra acuta o cronica. La fisiopatologia della miocardite secondaria non è ancora ben nota ma, come per la miocardite primaria, si ritiene che si tratti di una combinazione di tossicità virale diretta e di danno autoimmunitario. La condizione patologica varia, in base alla natura cardiotropica dell’agente virale e alla risposta infiammatoria e immunitaria, ma comprende infiltrati linfocitari con danno miocitario e gradi variabili di ipertrofia e fibrosi. Le alterazioni elettrocardiografiche sono comuni e comprendono aritmie, blocco cardiaco e ritardi di conduzione interventricolare. Gli esami non invasivi dei pazienti con miocardite virale documentano la gravità della compromissione ventricolare sinistra associata e la presenza o assenza di pericardite. Il trattamento nella maggior parte dei casi è di tipo sintomatico e viene analizzato nella sezione precedente. Fortunatamente, la maggior parte dei pazienti affetti da miocardite secondaria risolve la propria malattia spontaneamente; tuttavia, la maggioranza degli agenti virali se non tutti possono causare miocardiopatia ed eventi fatali. VIRUS DELL’IMMUNODEFICIENZA UMANA. Vedi Capitolo 61. COXSACKIE VIRUS (vedi Miocardite primaria). Tutti i coxsackievirus sia di tipo A sia di tipo B possono causare una miocardite, sebbene l’infezione con virus B sia più frequente. Il Coxsackie Virus B è la causa più frequente di miocardite virale, essendo responsabile di più della metà dei casi.86,87 Sebbene la maggior parte delle infezioni sia benigna, autolimitante, e subclinica, la miocardite da Coxsackie virus sembra essere particolarmente aggressiva nel neonato, nel bambino e nel giovane adulto. Nella maggior parte dei casi che si verificano nell’adulto, predominano le manifestazioni cliniche sistemiche del coinvolgimento virale, quali dolore pleurico, mialgie, sintomi delle alte vie respiratorie, artralgie. I casi gravi sono caratterizzati nell’adulto dal coinvolgimento miopericardico con dolore toracico pleurico o pericardico, cardiopalmo e febbre. I pazienti con evidente interessamento miocardico vanno incontro a insufficienza cardiaca congestizia con cardiomegalia ed edema polmonare. La maggior parte dei pazienti guarisce completamente nel giro di settimane, ma l’elettrocardiogramma (ECG) e la funzione ventricolare possono richiedere mesi per ritornare alla norma. Raramente la miocardite da Coxsackie virus risulta fatale nell’adulto.Alcuni pazienti divengono sintomatici dopo la risoluzione dell’infezione e possono andare incontro a una miocardiopatia dilatativa negli anni successivi.88 Trattamento. I pazienti affetti da miocardite sono predisposti alla trombosi ventricolare ed atriale a causa degli effetti procoagulanti delle citochine e alla stasi ematica. La terapia anticoagulante è consigliata a meno che i pazienti non abbiano una pericardite sovrapposta, il che aumenta il rischio di tamponamento pericardico emorragico. CYTOMEGALOVIRUS. Un’infezione misconosciuta da cytomegalovirus è estremamente frequente nell’infanzia, e gli anticorpi anti-cytomegalovirus sono presenti nella maggioranza della popolazione adulta.89 La prima infezione è rara dopo i 35 anni e di solito un’infezione sistemica si Braunwald 60ok.indd 1706 verifica unicamente nei pazienti immunodepressi in seguito a patologia neoplastica, trapianti d’organo o nell’infezione da HIV.90 La diagnosi di miocardite da cytomegalovirus può essere sospettata in base alla presenza di inclusi virali in campioni bioptici miocardici e confermata dall’identificazione del DNA virale nel miocardio.90 EPATITE VIRALE. Un interessamento cardiaco clinicamente rilevabile è raro nei pazienti affetti da epatite; casi isolati possono andare incontro a miocardite fulminante con insufficienza cardiaca congestizia, ipotensione e morte.91 I dati che indicano nel virus dell’epatite C un agente eziologico in almeno alcuni casi di miocardiopatia dilatativa sono oggetto di discussione.92-94 I ventricoli possono essere dilatati, con emorragie petecchiali. L’emorragia intramiocardica può rappresentare un reperto evidente.91 La miocardite sintomatica si osserva in genere tra la prima e la terza settimana di malattia. I pazienti possono lamentare dispnea, palpitazioni e precordialgie di tipo anginoso; sono stati descritti casi ad esito fatale.91 INFLUENZA. Per quanto una miocardite clinicamente manifesta costituisca un reperto raro in corso di influenza, la presenza di una cardiopatia preesistente aumenta grandemente il rischio di morbilità e mortalità.95 Nel corso di epidemie, dal 5 al 10% dei pazienti infetti possono lamentare la comparsa di sintomi cardiaci.96 Il coinvolgimento cardiaco tipicamente si verifica dopo un intervallo di tempo da 4 giorni a 2 settimane dall’insorgenza della malattia e può essere grave, talvolta letale.97,98 La morte può verificarsi in seguito a edema polmonare emorragico massivo dovuto a infezioni polmonari virali o batteriche. PAROTITE. L’interessamento miocardico nel corso di questa malattia è raramente riscontrabile.99 Solo pochi pazienti con parotite sono stati sottoposti ad esame autoptico del cuore, che è risultato sia dilatato che ipertrofico. A livello istologico, è presente una diffusa fibrosi interstiziale, con infiltrazione di mononucleati e aree di necrosi focale.99,100 Si ipotizza che una pregressa miocardite da virus della parotite possa essere responsabile dello sviluppo di fibroelastosi endocardica.100 L’interessamento cardiaco rimane di solito misconosciuto dal punto di vista clinico, e la diagnosi di miocardite si basa su aspecifiche alterazioni elettrocardiografiche.99 ROSOLIA E MORBILLO. Diverse cardiopatie congenite, e soprattutto la persistenza del dotto arterioso e le anomalie di sviluppo dell’arteria polmonare, possono comparire nel nascituro quando la madre contrae la rosolia nel primo trimestre di gravidanza. Si verificano rari casi di miocardite postgestazionale, con conseguenti disturbi di conduzione e insufficienza cardiaca.101 Una miocardite franca è rara nei pazienti affetti da morbillo, sebbene siano state segnalate alterazioni elettrocardiografiche transitorie.102 L’insufficienza cardiaca congestizia si verifica raramente, e la sua comparsa è un segno prognostico sfavorevole, in quanto precede spesso l’exitus. VARICELLA. Una miocardite clinica rappresenta un reperto raro nei pazienti con varicella, per quanto sia frequente, in forma misconosciuta, nei casi ad esito fatale.Talvolta, un paziente può presentare evidenti segni di miocardite con insufficienza cardiaca congestizia.103 Il reperto istologico consiste nei rari ma tipici corpi inclusi intranucleari nelle cellule miocardiche, con edema interstiziale, infiltrati cellulari e mionecrosi.104 VAIOLO. L’interessamento cardiaco conseguente al vaiolo è raro, sebbene siano stati riportati alcuni casi di miocardite con insufficienza cardiaca acuta e morte. Una miocardite con versamento pericardico e insufficienza cardiaca congestizia è stata anche osservata come complicanza della vaccinazione contro il vaiolo; è stata proposta una patogenesi immunologica, con segnalazione di una notevole risposta ai corticosteroidi.105 ALTRI VIRUS Altri virus responsabili di miocardite comprendono i seguenti: Dengue106,107 Mononucleosi infettiva108 Febbre di Lassa109 Poliomielite110 Virus respiratorio sinciziale111-113 Enterovirus-71114 Parvovirus B19115 MIOCARDITE DA RICKETTSIE. La rickettsiosi frequentemente si accompagna a segni di interessamento miocardico, che tuttavia rimane spesso subclinico. Si osservano frequentemente anomalie transitorie del tratto ST e dell’onda T. L’insufficienza cardiocircolatoria che può comparire in queste patologie riflette in gran parte le alterazioni a carico del letto vascolare periferico, ma una componente miocardica può svolgere un proprio ruolo. Il processo istopatologico fondamentale è rappresentato da una vasculite, con infiltrato interstiziale periarterioso. Altri patogeni rickettsiali responsabili di miocardite comprendono la febbre Q,116,117 la febbre esantematica delle Montagne Rocciose118 e il tifo fluviale.119,120 19-02-2007 19:09:10 Miocardite batterica INFEZIONI DA CLOSTRIDI. L’interessamento cardiaco è frequente nei pazienti con infezione da clostridi e interessamento multiorgano. Il danno miocardico è causato dalla tossina prodotta dai batteri, anche se il meccanismo di azione non appare chiaro.121 I reperti anatomopatologici sono caratteristici, con bolle di gas nel miocardio. Sono evidenti aree di fibrocellule muscolari degenerate, solitamente in assenza di un infiltrato infiammatorio.121 Il Clostridium perfringens può causare un ascesso miocardico, con perforazione miocardica e conseguente pericardite purulenta. DIFTERITE. Il coinvolgimento miocardico rappresenta una delle più gravi complicanze della difterite e colpisce più della metà dei casi.122,123 Infatti, l’interessamento miocardico è la più frequente causa di morte in questa infezione, e si osserva in circa la metà dei casi ad esito fatale.124 Il bacillo della difterite provoca il danno cardiaco attraverso la liberazione di una esotossina che inibisce la sintesi proteica interferendo col trasporto degli aminoacidi dall’RNA solubile alle catene peptidiche in formazione. La tossina dimostra affinità per il sistema di conduzione cardiaco. A causa dei gravi effetti della tossina sul miocardio, l’antitossina deve essere somministrata con la massima tempestività.124 Il trattamento antibiotico è meno urgente. Lo sviluppo del blocco atrioventricolare completo costituisce una seria complicanza, e la mortalità è elevata nonostante l’impianto di un pacemaker transvenoso.125 INFEZIONE STREPTOCOCCICA. La conseguenza cardiaca più frequente in corso di infezione da streptococco beta-emolitico è la febbre reumatica acuta, che è trattata in dettaglio nel Capitolo 81. L’infezione diretta del cuore da parte dello streptococco provoca una miocardite che appare diversa dalla cardite reumatica acuta. È caratterizzata da un infiltrato interstiziale composto da cellule mononucleate con rari polimorfonucleati; l’infiltrato può essere focale o diffuso e può essere localizzato nella regione subendocardica o nelle zone perivascolari.Vi possono essere piccole aree di necrosi miocardica. Si verificano frequentemente alterazioni dell’ECG, quali un prolungamento dell’intervallo PR e QT. Nonostante tali alterazioni siano solo raramente accompagnate da segni clinici di coinvolgimento miocardico, è possibile l’evenienza di aritmie, disturbi della conduzione e morte improvvisa. TUBERCOLOSI. È raro il coinvolgimento del miocardio da parte del Mycobacterium tuberculosis (se si escludono le forme complicate di pericardite tubercolare), soprattutto dopo l’introduzione nella pratica clinica di farmaci efficaci nei confronti della tubercolosi.126,127 La maggioranza dei casi di tubercolosi cardiaca rimane clinicamente silente e la diagnosi è unicamente autoptica. L’interessamento tubercolare del miocardio avviene tramite disseminazione ematogena, diffusione linfatica, o per passaggio diretto dalle strutture contigue e può causare una patologia nodulare, miliare, o infiltrativa diffusa. L’infezione può causare aritmie, comprendenti fibrillazione atriale e tachicardia ventricolare, blocco atrioventricolare completo, insufficienza cardiaca congestizia, aneurismi del ventricolo sinistro, morte improvvisa.126,128,129 MORBO DI WHIPPLE. Nonostante la rarità di un coinvolgimento conclamato, nella lipodistrofia intestinale, o malattia di Whipple, l’interessamento cardiaco si verifica non infrequentemente, con riscontro nel miocardio, nel pericardio e nelle valvole cardiache, di macrofagi positivi alla reazione all’acido periodico di Schiff (Periodic Acid-Schiff, PAS).130,131 Possono essere osservate lesioni delle arterie coronarie, con necrosi della muscolatura liscia, panarterite e fibrosi della media. Il microscopio elettronico ha dimostrato nel miocardio strutture a forma di bastoncino, simili a quelle riscontrate nel piccolo intestino, che rappresentano l’agente eziologico della malattia, Tropheryma whippleii, un microrganismo appartenente agli actinomiceti.130 Possono anche essere presenti infiltrato infiammatorio e focolai di fibrosi. La fibrosi valvolare può Braunwald 60ok.indd 1707 Altri batteri Altre cause batteriche di miocardite includono le seguenti malattie: Brucellosi133 Chlamydia134,135 Malattia dei legionari136 Infezione da meningococco137,138 Infezione da Mycoplasma pneumoniae139,140 Psittacosi141 Salmonellosi142,143 Miocardite Potenzialmente qualsiasi agente batterico può determinare disfunzione miocardica. Ciò si verifica a causa dell’invasione diretta da parte dei batteri, della formazione di microascessi, o dell’elaborazione di tossine da parte del patogeno. Altre manifestazioni cliniche dell’infezione mascherano o ritardano l’osservazione della compromissione miocardica, che può comprendere aritmie atriali o ventricolari, blocco cardiaco, scompenso cardiaco sinistro o biventricolare, pericardite, o collasso circolatorio. Il clinico deve essere sempre in allerta per l’interessamento cardiaco durante le infezioni batteriche sistemiche. essere talmente marcata da produrre insufficienza aortica e 1707 stenosi mitralica. Anche se solitamente asintomatiche, alterazioni elettrocardiografiche non specifiche sono molto comuni; possono anche riscontrarsi soffi sistolici, pericardite, blocco cardiaco completo ed un’evidente insufficienza cardiaca congestizia.10 Le manifestazioni cardiache del morbo di Whipple possono essere di secondo piano rispetto ai disturbi gastrointestinali dominanti spesso presenti, o possono passare inosservate.132 La terapia antibiotica sembra essere efficace nel trattamento della patologia di base, ma possono verificarsi recidive, spesso più di 2 anni dopo la diagnosi iniziale. Infezioni da spirochete CARDITE DI LYME. La malattia di Lyme è causata da una spirocheta trasmessa da zecche (Borrelia burgdorferi).144 In genere esordisce nei mesi estivi con un caratteristico rash cutaneo (eritema cronico migrante), seguito nel giro di settimane o mesi da segni di coinvolgimento neurologico, articolare, o cardiaco. Malgrado alcune manifestazioni cliniche possano persistere per anni,144,145 la maggioranza dei pazienti (90%) non presenta sequele a lungo termine.145a Circa il 10% dei pazienti affetti da malattia di Lyme presenta segni di un temporaneo interessamento cardiaco, in genere si tratta di un blocco atrioventricolare di grado variabile146-149 a livello del nodo atrioventricolare. Una sincope, dovuta al blocco cardiaco completo, è frequente nell’interessamento cardiaco poiché spesso si verifica anche una concomitante depressione dei ritmi di scappamento ventricolare. La tachicardia ventricolare si verifica raramente.146 Le diffuse anomalie del tratto ST e dell’onda T sono transitorie; solitamente asintomatica, in alcuni pazienti può essere presente una disfunzione ventricolare sinistra, sebbene siano rari la cardiomegalia o i sintomi di un’insufficienza cardiaca congestizia.147,150 Una scintigrafia con gallio positiva può confermare il sospetto dell’interessamento cardiaco in questa patologia. La dimostrazione della presenza di spirochete nelle biopsie miocardiche di alcuni pazienti affetti da cardite di Lyme suggerisce che le manifestazioni cardiache siano la conseguenza di un effetto diretto, sebbene si ipotizzi anche un possibile ruolo dei meccanismi immunomediati.151 Trattamento. Non vi sono elementi certi a sostegno dell’efficacia della terapia specifica nei casi di cardite di Lyme, e la malattia normalmente è autolimitante con, di regola, il recupero completo anche senza terapia.152 Tuttavia, si ritiene che il trattamento delle manifestazioni precoci della malattia sarà in grado di prevenire le complicanze tardive.144 I pazienti con blocco cardiaco di secondo grado o completo devono essere ricoverati e sottoposti a monitoraggio continuo dell’ECG. Nei pazienti con un blocco di alto grado, può essere necessaria la stimolazione temporanea transvenosa per una settimana o più. Nonostante la loro efficacia non sia dimostrata, gli antibiotici vengono utilizzati di routine nei pazienti con cardite di Lyme. Sono consigliati gli antibiotici per via endovenosa (ceftriaxone, 2 mg, o penicillina G, 20 milioni di unità al giorno per 14 giorni), sebbene gli antibiotici orali (doxiciclina, 100 mg due volte al giorno, o amoxicillina, 500 mg tre sommi- 19-02-2007 19:09:10 1708 nistrazioni giornaliere per un periodo compreso tra 14 e 21 giorni) possano essere utilizzati quando vi è solo un lieve coinvolgimento cardiaco (blocco atrioventricolare di primo grado di durata inferiore a 40 msec).152 Non è chiaro se i farmaci antinfiammatori (salicilati, corticosteroidi) possano migliorare il blocco cardiaco. ALTRE INFEZIONI DA SPIROCHETE RESPONSABILI DI MIOCARDITE. Altre infezioni da spirochete includono la leptospirosi (malattia di Weil153-155), la febbre ricorrente156 e la sifilide.157 Capitolo 60 Infezioni cardiache fungine Le infezioni cardiache fungine si verificano per lo più in pazienti con patologia neoplastica e/o in corso di chemioterapia, radioterapia, o in terapia immunosoppressiva o con corticosteroidi.Altri fattori predisponenti per le infezioni miocardiche fungine sono gli interventi cardiochirurgici, la tossicodipendenza e l’infezione da HIV. L’interessamento cardiaco può avvenire per disseminazione ematogena ma può anche essere dovuto all’estensione diretta dell’infezione polmonare o mediastinica al miocardio. Raramente, può verificarsi una ostruzione coronarica dovuta ai miceli fungini. ASPERGILLOSI. L’interessamento miocardico non è infrequente nei pazienti con aspergillosi generalizzata, e quando si presenta ha solitamente esito fatale.158 Raramente, un interessamento miocardico può essere primario, particolarmente dopo chirurgia cardiaca. Tuttavia si riscontra con sempre maggiore frequenza nel paziente immunocompromesso.159 Il riscontro patologico mostra frequentemente necrosi e infarto miocardico causati da trombosi dei vasi contenenti miceli fungini, insieme ad ascessi miocardici e interessamento pericardico. L’ECG può risultare nella norma nonostante un danno miocardico significativo, ma possono essere presenti anomalie dell’onda T. La diagnosi di infezione da Aspergillus risulta spesso complessa.160 L’identificazione dell’ Aspergillus tramite biopsia polmonare a cielo aperto, biopsia polmonare per aspirazione, aspirazione tracheale, o spazzolamento (brushing) bronchiale può fornire buoni risultati. La terapia è complessa e generalmente inefficace. ALTRE INFEZIONI MICOTICHE. Altre infezioni fungine responsabili di miocardite includono le seguenti: Actinomicosi160 Blastomicosi161 Candidiasi162,163 Coccidioidomicosi164 Criptococcosi165 Istoplasmosi166 Mucormicosi167,168 come vinchuca, che significa “lasciarsi cadere”, vive nelle pareti e nei tetti delle case e, per cibarsi nelle ore notturne, cade dal soffitto sulla persona addormentata sottostante. La puntura avviene spesso intorno agli occhi, e l’infezione dell’ospite umano si verifica quando i tripanosomi nelle feci della cimice entrano nell’organismo attraverso le abrasioni cutanee o la congiuntiva.169 Occasionalmente, ciò determina un edema periorbitale monolaterale e un gonfiore della palpebra, denominato segno di Romaña, mentre la penetrazione attraverso la cute può provocare una lesione denominata chagoma.169,172 La trasmissione può verificarsi attraverso trasfusioni di sangue; sfortunatamente, uno screening efficace per impedire l’infezione attraverso le trasfusioni non è possibile in molte aree a causa di limiti finanziari e organizzativi.169 TRIPANOSOMIASI ACUTA. Avvenuto l’inoculo, i protozoi si moltiplicano per poi diffondersi nell’organismo. Un decorso acuto si verifica in meno del 10% dei casi; questo evento acuto risulta fatale nel 10% circa dei pazienti.171,172 L’esame istologico nel corso della fase acuta mostra spesso i parassiti nelle miofibre cardiache con evidente infiltrato infiammatorio, soprattutto intorno alle cellule cardiache che si sono frammentate liberando i parassiti.172 L’interessamento può estendersi all’endocardio, con conseguente formazione di trombi, e all’epicardio, con comparsa di versamento pericardico. La patogenesi delle lesioni miocardiche della fase acuta nella malattia di Chagas sembra in gran parte da mettere in relazione con fenomeni di immunolisi mediata da anticorpi e dall’immunità cellulare diretta contro antigeni liberati dalle cellule infettate dal T. cruzi – che aderiscono alla membrana cellulare delle cellule infette e non infette dell’ospite.169 La crescita del parassita T. cruzi può essere regolata dall’attivazione delle NOS inducibili e dalla produzione di citochine.173 Manifestazioni cliniche. Le manifestazioni cliniche comprendono febbre, dolori muscolari, sudorazione, epatosplenomegalia, miocardite con insufficienza cardiaca congestizia, versamento pericardico e, talvolta, meningoencefalite.169,172 La maggior parte dei pazienti guarisce, e la sintomatologia si Stati Uniti Belize Messico Miocardite da protozoi Tripanosomiasi (Malattia di Chagas) La malattia di Chagas è causata dal protozoo Trypanosoma cruzi. La principale manifestazione cardiovascolare è una miocardite diffusa che generalmente si rende evidente dopo anni dalla prima infezione. La malattia è prevalente in America Centrale e Meridionale, soprattutto in Brasile, Argentina e Cile, dove costituisce un problema di salute pubblica fondamentale (Fig. 60-7). Si ritiene che più di 20 milioni di persone siano infette dal parassita, e circa 100 milioni di persone risultano a rischio di infezione.169,170 Occasionalmente, l’infezione può essere riscontrata in zone non endemiche, in seguito a trasfusioni con emoderivati contaminati; è più frequente l’evenienza dell’emigrazione di pazienti infetti verso aree non endemiche.171 STORIA NATURALE. La storia naturale della malattia di Chagas è caratterizzata da tre fasi: acuta, latente e cronica. Durante la fase acuta, la malattia si trasmette all’uomo (spesso di età inferiore a 20 anni) tramite il morso di una cimice alata ematofaga (sottofamiglia Triatominae), che ospita il parassita nel suo tratto gastroenterico.169-172 L’insetto vettore, a sua volta, contrae l’infezione nutrendosi da animali infetti, quali armadilli, procioni, opossum, moffette, ma anche cani e gatti domestici. La cimice alata, comunemente nota in Argentina Braunwald 60ok.indd 1708 Honduras Guatemala El Salvador Nicaragua Costa Rica Colombia Ecuador Panama Venezuela Guyana Suriname Guyana francese Brasile Perù Bolivia Paraguay Cile Uruguay Argentina Morbo di Chagas FIGURA 60–7 Distribuzione della malattia di Chagas nelle Americhe. (Modificata da Acquatella H: Chagas’ disease. In Abelmann WH, Braunwald E [eds]: Atlas of Heart Diseases. Vol. 2. Cardiomyopathies, Myocarditis, and Pericardial Disease. Philadelphia, Current Medicine, 1995, pp 8.1-8.18.) 19-02-2007 19:09:11 PATOGENESI. Il paradosso fondamentale nella patogenesi di questa malattia è la scarsa correlazione tra il livello di parassitemia e la gravità della malattia.174 L’impossibilità di evidenziare i parassiti non è un’evenienza rara nei pazienti deceduti per malattia di Chagas,175 per quanto i segni di un’infezione pregressa possano essere rilevati più frequentemente tramite la più sensibile tecnica della PCR.176 L’antigene del T. cruzi si trova di frequente nei campioni bioptici del cuore nei pazienti con cardiopatia cronica di Chagas.176 È stato proposto un meccanismo eziologico autoimmune, che potrebbe rendere conto della scarsa correlazione tra parassitemia e gravità della malattia.174,176,177 Da studi su modelli animali, sembra che linfociti T citotossici auto-reattivi si formino in seguito alla prima infezione, con produzione di diverse citochine.174 Una risposta immunitaria dei Th1 più vigorosa e la produzione di interferon-gamma contro gli antigeni del T. cruzi possono distinguere i pazienti con interessamento cardiaco.178,179 Questa risposta determina la lisi delle cellule non infette dell’ospite, forse a causa di reazioni crociate tra gli antigeni del T. cruzi e il muscolo striato.171,180 Nella patogenesi della miocardite in corso di malattia di Chagas, sono stati anche chiamati in causa diversi anticorpi diretti contro il reticolo sarcoplasmatico dei miociti, la laminina e gli altri costituenti (molto recentemente il recettore cardiaco beta).181 Si pensa che la fase acuta provochi il rilascio, dalle cellule modificate dall’invasione del parassita, di componenti self con azione immunogena.171 Un’altra ipotesi suggerisce che la denerva- zione parasimpatica cardiaca conduca alla successiva forma cronica della malattia di Chagas.171 PATOLOGIA. I nervi e gangli autonomici risultano spesso alterati, e si possono osservare megaesofago e megacolon; meno frequentemente, è presente dilatazione di stomaco, duodeno, uretere e bronchi. I differenti ceppi di T. cruzi possono giustificare le differenze geografiche dell’espressione della malattia di Chagas; megaesofago e megacolon sono frequenti in Brasile ma piuttosto rari in America Centrale e Messico, e il megaesofago è raro in Venezuela.169 Lesioni dei nervi cardiaci sono di frequente riscontro nei pazienti con malattia di Chagas cronica, con segni di denervazione cardiaca parasimpatica.169 I reperti patologici cardiaci sono l’ingrandimento del cuore con dilatazione e ipertrofia di tutte le camere cardiache. In più della metà dei pazienti, l’apice ventricolare sinistro (e occasionalmente il destro) appare sottile e prominente (bulging), simile a un aneurisma.182 È frequente la formazione di trombi che possono riempire gran parte dell’apice; essi possono essere presenti anche nell’atrio destro. È stato ipotizzato che questi tipici aneurismi apicali (Fig. 60-8) siano in rapporto con la necrosi focale miocardica conseguente all’aggregazione piastrinica intravascolare.176 Il reperto istologico consiste essenzialmente in una fibrosi diffusa, soprattutto a carico del ventricolo sinistro.171,183 È spesso presente un infiltrato cronico cellulare composto da linfociti, plasmacellule e macrofagi.169 È stato segnalato l’aumento del diametro delle arteriole e dei capillari.183 Il preferenziale coinvolgimento della branca destra e del fascicolo anteriore della branca sinistra con alterazioni infiammatorie e fibrotiche spiega la frequente presenza di blocco di branca destra ed emiblocco anteriore sinistro.169 Le membrane basali dei capillari, delle cellule muscolari lisce vascolari e dei miociti appaiono ispessite.176 Il riscontro autoptico del parassita nelle miofibrille è raro.182 1709 Miocardite esaurisce nell’arco di diversi mesi. Nella prima infanzia, la malattia presenta di regola un decorso acuto con un quadro generalmente più grave rispetto agli adulti. TRIPANOSOMIASI LATENTE E CRONICA. La malattia entra successivamente in una fase latente asintomatica; tuttavia, vi sono segni di una miocardiopatia subclinica precoce e progressiva. In questa fase compaiono spesso anomalie elettrocardiografiche, che costituiscono un marker affidabile della comparsa successiva di una cardiopatia clinica e dell’aumentata mortalità. Dopo in media 20 anni dall’infestazione iniziale (di solito non identificata), il 30% dei pazienti infetti sviluppa i segni della malattia di Chagas cronica, i cui reperti clinici variano ampiamente: dai soggetti sieropositivi asintomatici, a quelli con anomalie elettrocardiografiche, fino ai casi di malattia avanzata, caratterizzati da cardiomegalia, insufficienza cardiaca congestizia, aritmie, fenomeni tromboembolici, dolore toracico atipico, blocco di branca destra, e morte improvvisa.171 Nello stadio avanzato di malattia, la dilatazione cardiaca colpisce in genere tutte le camere cardiache, sebbene possa prevalere l’ingrandimento della sezione destra del cuore.171 Manifestazioni cliniche. Le manifestazioni cliniche comprendono precordialgie di tipo anginoso, malattia sintomatica del sistema di conduzione, e morte improvvisa; un’insufficienza cardiaca cronica progressiva, spesso prevalentemente destra, è la regola nei casi avanzati.171 Pertanto, sebbene la congestione polmonare sia un reperto occasionale, è frequente il riscontro di astenia dovuta a diminuzione della gittata cardiaca, edema periferico, ascite e congestione epatica. Spesso è presente insufficienza tricuspidale, soprattutto nei pazienti con scompenso cardiaco destro severo, sebbene anche l’insufficienza mitralica sia frequente. L’S2 è ampiamente sdoppiato, spesso con un’accentuata componente polmonare, e questo riflette la combinazione degli effetti del blocco di branca destra e dell’ipertensione polmonare. È frequente la disfunzione auto- FIGURA 60–8 Ventricolografia sinistra in proiezione obliqua anteriore destra in una paziente di 55 anni con malattia di Chagas cronica. Si osservano aneurismi multipli nel ventricolo sinistro in regione anterobasale, anteriore e inferiore (cerchiati, a destra). (Da Venegoni P, Bhatia HS: Chagas disease and ventricular arrhythmias. Circulation 96:1363, 1997. Copyright 1997, American Heart Association.) Braunwald 60ok.indd 1709 19-02-2007 19:09:11 1710 nomica, e le diverse manovre mostrano spiccate alterazioni Capitolo 60 delle modificazioni riflesse della frequenza cardiaca rispetto ai valori attesi. L’exitus è causato in genere da deficit di pompa o si verifica improvvisamente. La presenza di aneurismi apicali e di dilatazione ventricolare sinistra conferisce ai pazienti un alto rischio di morte improvvisa.184 Reperti di laboratorio. Il radiogramma toracico spesso rivela marcata cardiomegalia, con o senza segni di ipertensione venosa polmonare. I livelli di aldolasi sierica sono generalmente elevati.185 Le anomalie elettrocardiografiche sono la regola nelle fasi tardive della malattia, soprattutto nei pazienti sieroreattivi per l’antigene del T. cruzi. Nei pazienti affetti da malattia di Chagas cronica i reperti più comuni sono il blocco di branca destra, l’emiblocco anteriore sinistro, la fibrillazione atriale e i battiti ectopici ventricolari.164,186 Sono anche frequenti le anomalie del tratto ST e dell’onda T, e le onde Q; si osservano più raramente le anomalie dell’onda P e il blocco atrioventricolare.169 Nelle fasi precoci della malattia, l’ECG può essere normale o minimamente alterato. La somministrazione dell’agente antiaritmico ajmalina può indurre la comparsa delle anomalie elettrocardiografiche e quindi consentire l’identificazione dei pazienti con interessamento cardiaco ancora clinicamente silente.169 Inoltre, l’esame elettrofisiologico dei pazienti asintomatici, anche di quelli con ECG nella norma, può evidenziare alterazioni del sistema di conduzione in molti di essi. ARITMIE VENTRICOLARI. Le aritmie ventricolari costituiscono un reperto di notevole importanza nella malattia di Chagas cronica.169,176,177 Si osservano sovente frequenti battiti ectopici ventricolari, spesso polimorfi, e possono comparire salve di tachicardia ventricolare.187 Le aritmie ventricolari sono particolarmente frequenti durante e dopo sforzo,169 verificandosi nella gran parte dei pazienti sottoposti a test ECG da sforzo (compresi alcuni casi senza nessun’altra evidenza clinica di interessamento cardiaco). La tachicardia ventricolare indotta dal test elettrofisiologico è molto frequente nei pazienti con disturbi di conduzione all’ECG, bassa frazione di eiezione, e con aneurismi dell’apice del ventricolo sinistro, e può predire una morte improvvisa.188 Sincopi e morte improvvisa da fibrillazione ventricolare sono una minaccia costante e possono comparire anche prima della cardiomegalia e dell’insufficienza cardiaca.169,189 Si può anche osservare bradicardia sinusale, perfino nei pazienti con grave insufficienza cardiaca in cui ci si attende una tachicardia, verosimilmente in relazione alla disfunzione autonomica.169 Possono anche verificarsi aritmie atriali, inclusa la fibrillazione atriale (spesso con risposta ventricolare lenta).169 I fenomeni tromboembolici sono una complicanza frequente, presente in oltre il 50% dei pazienti.190 Tecniche di imaging non invasive. I reperti ecocardiografici nei casi avanzati di malattia sono quelli di una miocardiopatia dilatativa con aumento dei volumi telediastolici e telesistolici e riduzione della frazione di eiezione, spesso con dilatazione dell’atrio sinistro e del ventricolo destro.169 Il riempimento diastolico del ventricolo sinistro è spesso alterato, anche nei pazienti senza altri segni clinici o ecocardiografici di interessamento cardiaco. Nella maggioranza dei casi in stadio avanzato, l’aspetto ecocardiografico è caratteristico, con ipocinesia della parete posteriore del ventricolo sinistro e movimento del setto interventricolare relativamente conservato; l’ecocardiogramma bidimensionale mostra spesso un aneurisma apicale. Dal 10 al 15% dei pazienti asintomatici presentano discinesie apicali. L’ecocardiografia con dobutamina può smascherare una insufficienza cronotropa e una limitata riserva di contrazione miocardica nei pazienti che non presentano una malattia cardiaca conclamata.191 La ventricolografia radioisotopica può, analogamente all’ecocardiografia, rilevare anomalie della cinetica parietale ventricolare destra o sinistra in assenza di una riduzione globale della funzione ventricolare. La scintigrafia perfusionale con Braunwald 60ok.indd 1710 tallio-201 può mostrare la presenza di difetti stabili (corrispondenti ad aree di fibrosi) così come segni di ischemia reversibile.192 La RMN può identificare aspetti morfologici e funzionali di interessamento cardiaco; con l’uso di gadolinio come mezzo di contrasto, la RMN è in grado di identificare i pazienti con malattia miocardica in fase più attiva.193 Nei casi avanzati, la cineangiografia ventricolare sinistra mostra un ventricolo sinistro dilatato, ipocinetico, con uno o più aneurismi apicali di grandi dimensioni (Fig. 60-8) contenenti un trombo endocavitario, spesso con segni di insufficienza mitralica.169 L’angiografia coronarica è generalmente normale, sebbene anomalie della microcircolazione coronarica siano state proposte come causa del quadro clinico della malattia di Chagas. Sierodiagnosi. Il test di fissazione del complemento (test di Machado-Guerreiro) è un utile strumento diagnostico; possiede elevata sensibilità e specificità nei confronti della malattia cronica di Chagas.169 Vengono anche utilizzati a scopo diagnostico il test anticorpale di immunofluorescenza indiretta, la tecnica immunoenzimatica (Enzyme-Linked ImmunoSorbent Assay, ELISA) e il test di emoagglutinazione.169 Probabilmente il test diagnostico più diffuso nelle aree endemiche è rappresentato dall’identificazione dei parassiti nel sangue dei pazienti affetti da malattia cronica di Chagas (presenti fino al 50% dei casi) mediante xenodiagnosi.194 Si sottopone il paziente alla puntura di cimici alate allevate in laboratorio; la successiva identificazione del parassita nell’intestino dell’insetto costituisce la prova dell’infezione dell’ospite umano. TRATTAMENTO. Il trattamento della malattia di Chagas rimane difficile; sebbene la progressione sia inizialmente lenta, una volta sviluppato lo scompenso cardiaco vi è di solito un rapido e inesorabile aggravamento fino alla morte, che è generalmente causata da aritmie, anche se lo scompenso congestizio ed il tromboembolismo sistemico sono responsabili di un’ulteriore mortalità.195 I pazienti a più alto rischio in termini di mortalità sono quelli con dilatazione ventricolare sinistra e in particolar modo con funzione ventricolare sinistra compromessa.186,189 I pazienti con malattia di Chagas possono rispondere ai beta bloccanti, e c’è qualche evidenza che il captopril, nelle fasi precoci di malattia, possa essere efficace nei modelli animali.196 Gli sforzi maggiori sono diretti a interrompere la trasmissione all’uomo del parassita; l’azione di controllo sul vettore risulta in genere molto efficace.169 Si previene, così, non solo la prima infezione ma anche la reinfezione che può avere un ruolo rilevante nel determinare la gravità della conseguente cardiopatia. L’amiodarone sembra efficace nel controllare le aritmie ventricolari frequentemente presenti nei pazienti con malattia di Chagas, sebbene sia ancora da stabilire se ciò determini un incremento della sopravvivenza.195 I defibrillatori impiantabili risultano utili, e le indicazioni sono simili a quelle dei pazienti con aritmie potenzialmente fatali associate ad altre cause (Cap. 31),197 tuttavia questa opzione non rappresenta una alternativa praticabile nella grande maggioranza dei pazienti (a causa dei limiti di carattere economico). Gli anticoagulanti possono portare dei benefici nel prevenire i ricorrenti fenomeni tromboembolici.190 Benché i farmaci antiparassitari quali nifurtimox, benzimidazolo, e itraconazolo siano efficaci nel controllo della parassitemia e siano utili in fase acuta, non esistono prove a sostegno della loro efficacia nella fase avanzata della patologia.169,198 L’immunoprofilassi sembra essere una promettente strategia terapeutica, sebbene non sia ancora disponibile un vaccino di utilità clinica. In alcuni pazienti è stato praticato il trapianto cardiaco, ma i risultati sembrano finora inferiori rispetto a quelli ottenuti in pazienti con altre patologie, e le neoplasie come anche gli episodi di parassitemia e di malattia di Chagas ricorrente possono costituire un problema.199-201 Altre cause protozoarie di miocardite includono la tripanosomiasi africana,202 la toxoplasmosi203,204 e la malaria.205,206 19-02-2007 19:09:12 Patologia miocardica da metazoi 1711 Braunwald 60ok.indd 1711 Miocardite ECHINOCOCCO (CISTI IDATIDEA). VD L’Echinococcus è endemico in molte regioni VS ad allevamento ovino, soprattutto Argentina, Uruguay, Nuova Zelanda, Grecia, Nord Africa e Islanda, ma la compromissione cardiaca nei pazienti con patologia idatidea è rara, verificandosi in meno del 2% dei casi.207 L’ospite natuVS rale dell’Echinococcus granulosus è il cane, ma l’uomo può fungere da ospite intermedio AS (piuttosto che la pecora, il naturale ospite intermedio) se accidentalmente ingerisce le uova dalle feci contaminate del cane. Quando è presente compromissione cardiaca, le cisti sono situate generalmente nel setto interventricolare o nella parete libera del ventricolo sinistro (Fig. 60-9); si può avere FIGURA 60–9 Interessamento del setto interventricolare da una cisti idatidea. Sinistra, Ecocardiointeressamento dell’atrio o del ventricolo gramma bidimensionale transtoracico in asse lungo parasternale che mostra una cisti idatidea (hc, hydatid destro.207 L’interessamento della tricuspide si cyst) del diametro di 3 cm nella porzione superiore del setto interventricolare. Destra, Immagine ecocarosserva occasionalmente; nella maggior parte diografica transesofagea di una cisti idatidea (hc) provvista di capsula rotondeggiante e ben definita. ao = dei casi, è presente un’unica cisti cardiaca. aorta; AS = atrio sinistro; VS = ventricolo sinistro; VD = ventricolo destro. (Da Aupetit J, Ritz B, Ferrini M, Una cisti miocardica può degenerare e et al: Images in cardiovascular medicine: Hydatid cyst of the interventricular septum. Circulation 95:2325, andare incontro a calcificazione, sviluppare 1997. Copyright 1997, American Heart Association.) cisti figlie, o rompersi. La rottura della cisti è la complicanza più temibile; la rottura nel pericardio provoca una pericardite acuta, che può evolvere verso una pericardite costrittiva cronica.207 La rottura nelle Manifestazioni cliniche. La miocardite generalmente è lieve e passa camere cardiache può dare origine a embolie periferiche o polmonari.208 inosservata, ma può talvolta manifestarsi con insufficienza cardiaca congeUn’ipertensione polmonare rapidamente progressiva può verificarsi per stizia e dolore toracico, che solitamente compaiono nella terza settimana rottura di una cisti situata nella sezione destra, con conseguente embolizdi malattia, quando la sintomatologia generale si attenua. L’esame obiettivo zazione di centinaia di scolici nel circolo polmonare. La liberazione del può essere normale, o si può notare una cardiomegalia con grave insufliquido idatideo nel circolo può provocare collasso grave o fatale, dovuto ficienza cardiaca congestizia. Può verificarsi morte improvvisa, in genere 207 alla reazione anafilattica alle proteine ivi contenute. tra la quarta e l’ottava settimana di malattia. In circa il 10% dei pazienti con trichinosi si notano anomalie elettroLa sintomatologia dipende dalla posizione, dalle dimensioni e dall’incardiografiche, in stretta relazione con la compromissione cardiaca clinica, tegrità della cisti; i pazienti possono essere asintomatici o presentare un che compaiono nella seconda o terza settimana, risolvendosi generalmente grave collasso circolatorio. Si stima che solo circa il 10% dei pazienti con entro la settima settimana di malattia. I reperti elettrocardiografici più cisti idatidee cardiache abbiano segni clinici.207 L’ECG può riflettere la frequenti sono le anomalie della ripolarizzazione ed i battiti ectopici venlocalizzazione della cisti: il coinvolgimento del ventricolo sinistro può tricolari.212 L’ECG di solito si normalizza completamente. associarsi ad anomalie dell’onda T e bassi voltaggi del QRS, mentre i disturbi di conduzione atrioventricolare o il blocco di branca destra possono risconLa diagnosi si basa solitamente sulla positività del test anticorpale con trarsi in seguito all’interessamento del setto interventricolare. Il dolore immunofluorescenza indiretta in un paziente con reperti clinici compatitoracico è di solito dovuto alla rottura della cisti nella sierosa pericardica bili con la trichinosi. L’eosinofilia, quando presente, avvalora la diagnosi. Il con conseguente pericardite. Cisti di grandi dimensioni possono talvolta test cutaneo risulta spesso positivo, ma non in modo costante. La terapia provocare ostruzione delle sezioni destre.207 prevede l’uso di antielmintici e corticosteroidi; è stato descritto un notevole miglioramento della funzione cardiaca dopo tale terapia. Diagnosi. Il riconoscimento di una cisti da echinococco cardiaca è Altre cause metazoarie di miocardite comprendono la larva migrans abbastanza facile se vi sono segni della presenza di cisti in altri organi, viscerale214,215 e la schistosomiasi.216 soprattutto a livello epatico e polmonare. Tuttavia, la cisti cardiaca può risultare un reperto unico e isolato. Il radiogramma toracico rivela frequentemente un’ombra cardiaca alterata o una massa lobulare calcifica adiacente al ventricolo sinistro.201 Per quanto la tomografia computerizzata (TC) e la RMN possano aiutare nell’identificazione e nella localizzazione Danno cardiaco da cause tossiche, delle cisti cardiache, l’ecocardiografia bidimensionale è ritenuti l’opzione chimiche, immunitarie e fisiche ottimale (Fig. 60-9).207 L’eosinofilia, presente in alcuni pazienti, è un utile riscontro aggiuntivo. L’intradermoreazione di Casoni non è molto utile a Un’ampia varietà di sostanze oltre agli agenti infettivi può agire causa della presenza sia di falsi positivi che di falsi negativi. Esami sierologici, comprese l’emoagglutinazione e la fissazione del complemento, sul cuore e causare un danno miocardico. In alcuni casi, il 207 possono essere più utili, ma il loro valore predittivo è scarso. danno è acuto, transitorio e associato alla presenza di infiltrato Trattamento. Fino ad epoche recenti, la terapia della cisti idatidea si miocardico di tipo infiammatorio con necrosi miocellulare (ad limitava all’escissione chirurgica.209 Studi recenti suggeriscono che mebenes., nel danno da arsenico e litio); in altri casi, si verifica una dazolo e albendazolo, derivati del benzimidazolo, sono in qualche modo reazione di ipersensibilità, senza che prevalga la necrosi (ad utili nella terapia medica della patologia.207,210 Nonostante la disponibilità es., con i sulfamidici). Altri fattori lesivi per il miocardio della terapia farmacologica, si consiglia in genere il completamento della terapia con l’escissione chirurgica, anche nei pazienti asintomatici, a causa possono causare alterazioni croniche con relativo rilievo istodel notevole rischio di rottura della cisti con le relative conseguenze gravi logico di fibrosi e un quadro clinico di miocardiopatia dilata207 211 o fatali. L’intervento ha dato generalmente buoni risultati. tiva. Inoltre, molti agenti dannosi sono associati alle fasi acuta TRICHINOSI. L’infestazione da Trichinella spiralis è frequente nele cronica (ad es., alcool e doxorubicina). Il grado di danno miol’uomo. È stato segnalato il frequente riscontro di una lieve miocardite, ma cardico è spesso correlato alla dose e alla durata dell’esposidati recenti suggeriscono che un interessamento cardiaco clinicamente evidente si verifica solo in una minoranza di casi.212 L’interessamento sintozione alla noxa. Numerose sostanze chimiche e farmacologimatico è raro, ma è responsabile della maggior parte dei decessi.213 Meno che (sia industriali che terapeutiche) possono determinare frequentemente, la morte è causata da embolie polmonari secondarie a danno cardiaco e alterazioni funzionali. Diversi agenti fisici trombosi venosa o complicanze neurologiche. (ad es., radiazioni e alte temperature) possono comportare un Sebbene il parassita possa localizzarsi nel cuore, non si incista genedanno miocardico. ralmente in tale organo, ed è raro trovare larve o frammenti di larve nel miocardio. Ciononostante, il reperto anatomopatologico può essere notevole. Il cuore può mostrarsi dilatato e di consistenza molle, con eventuale Sostanze tossiche versamento pericardico.212 Si riscontra generalmente un infiltrato focale molto evidente, costituito da linfociti ed eosinofili, con sporadici microGli effetti cardiaci di etanolo, cocaina, amfetamine, catecolatrombi nelle arteriole intramurali. Sono presenti aree di degenerazione e mine, ergotossine, sostanze anoressizzanti e tassolo sono necrosi muscolare. 19-02-2007 19:09:12 1712 discussi nel Capitolo 62. Gli effetti dei farmaci antineoplastici Capitolo 60 daunorubicina, ciclofosfamide e 5-fluorouracile sono analizzati nel Capitolo 83. Gli effetti cardiaci degli antidepressivi triciclici e delle fenotiazine sono discussi anche nel Capitolo 84. ANTIDEPRESSIVI TRICICLICI. Nonostante la terapia con antidepressivi triciclici, soprattutto nel sovradosaggio, possa avere effetti collaterali quali tachicardia sinusale, ipotensione posturale, disturbi del ritmo, alterazioni della conduzione atrioventricolare e persino morte improvvisa, non si verifica solitamente un’importante depressione della funzione ventricolare sinistra, anche nei pazienti con preesistente patologia cardiaca.217 L’uso degli antidepressivi triciclici ha destato preoccupazione nei pazienti con infarto miocardico pregresso e/o preesistenti aritmie ventricolari poiché questi farmaci possiedono un’azione antiaritmica di classe I, prolungano l’intervallo QT, e possono avere effetto proaritmico nelle suddette condizioni. Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina non mostrano alcuna tossicità cardiovascolare e non sembrano deprimere la funzione ventricolare.217 Tali farmaci possono causare effetti collaterali interagendo con il metabolismo dei farmaci mediato dal complesso enzimatico del citocromo-P450. FENOTIAZINE. Le fenotiazine determinano un gran numero di alterazioni cardiache, comprese modificazioni dell’ECG, aritmie atriali e ventricolari, e morte improvvisa.218,219 Si può anche osservare ipotensione ortostatica. Gli effetti cardiaci sono in gran parte dose dipendenti. Le anomalie elettrocardiografiche possono osservarsi con bassi dosaggi di tioridazina pari a 200 mg al giorno e consistono nell’allungamento dell’intervallo QT e alterazioni dell’onda T. Il prolungamento dell’intervallo QT può preparare il terreno per la comparsa di aritmie ventricolari, in particolare la torsione di punta.218,219 Dosi maggiori possono portare ad una franca inversione dell’onda T e aumento del voltaggio dell’onda U. Mancano generalmente le alterazioni dell’onda P, del complesso QRS e del tratto ST. Le anomalie dell’ECG e le aritmie si risolvono con la sospensione del farmaco, solitamente entro 48 ore. Occasionalmente un paziente necessita il pacing ventricolare temporaneo. Le alterazioni patologiche del miocardio di pazienti trattati con fenotiazine, e deceduti improvvisamente, comprendono la deposizione di mucopolisaccaridi acidi tra le fibre muscolari in regione periarteriolare e nel sistema di conduzione, con degenerazione miofibrillare e proliferazione endoteliale nei vasi sanguigni di minor calibro, sebbene un diretto rapporto causale tra la somministrazione di tali farmaci e la miocardiopatia sia solo un’ipotesi. Sono state proposte diverse teorie per spiegare il danno miocardico, dall’effetto tossico miocardico diretto delle fenotiazine, alla stimolazione dei centri autonomici centrali, alla modificazione dei livelli di catecolamine circolanti o miocardiche. MONOSSIDO DI CARBONIO. L’intossicazione da monossido di carbonio può verificarsi in forma sia acuta sia cronica. Sebbene i reperti a carico del sistema nervoso centrale solitamente dominino il quadro clinico, sono state segnalate alterazioni cardiache significative e occasionalmente letali, anche se alcuni ricercatori non hanno riscontrato aritmie provocate dall’esposizione.220,221 Poiché il monossido di carbonio ha un’affinità per l’emoglobina superiore a quella dell’ossigeno, si verifica un deficit del trasporto tissutale di ossigeno. Per tale motivo, la tossicità cardiaca può essere in parte conseguenza dell’ipossia miocardica, ma un ruolo forse ancora più importante può derivare dall’effetto tossico diretto del gas nei confronti dei mitocondri miocardici.222 Il quadro istologico è rappresentato da aree di necrosi focale, più marcata a livello subendocardico. Si osservano anche infiltrati focali perivascolari ed emorragie puntiformi.222 L’interessamento cardiaco può comparire immediatamente dopo l’esposizione o a distanza di molti giorni. Sono frequenti il cardiopalmo, la tachicardia sinusale e diverse aritmie, tra cui le extrasistoli ventricolari e la fibrillazione atriale.223 Nei Braunwald 60ok.indd 1712 Tabella 60–3 Principali farmaci in grado di causare una miocardite da ipersensibilità Antibiotici Amfotericina B Ampicillina Cloramfenicolo Penicillina Tetraciclina Streptomicina Sulfamidici Sulfadiazina Sulfisoxazolo Anticonvulsivanti Fenindione Fenitoina Carbamazepina Antinfiammatori Indometacina Ossifenbutazone Fenilbutazone Diuretici Acetazolamide Clortalidone Idroclorotiazide Spironolattone Altri Amitriptilina Metildopa Sulfoniluree Anatossina tetanica Antitubercolari Isoniazide Acido para-aminosalicilico Da Kounis NG, Zavras GM, Soufras GD, Kitrou MP: Hypersensitivity myocarditis. Ann Allergy 62:71, 1989. casi più gravi, possono manifestarsi bradicardia e blocco atrioventricolare.223 Nei pazienti con cardiopatia ischemica, l’intossicazione può precipitare l’angina pectoris o l’infarto miocardico. È piuttosto comune il riscontro di anomalie elettrocardiografiche del tratto ST e dell’onda T. Possono essere presenti alterazioni transitorie della contrattilità parietale destra e/o sinistra.222 La somministrazione di ossigeno al 100%, il riposo a letto, ed il monitoraggio di eventuali gravi disturbi del ritmo o della conduzione, consentono generalmente una rapida guarigione. Altri agenti Altri agenti tossici, chimici, immunitari, e fisici che possono risultare dannosi per il cuore comprendono i seguenti: Interferon-alfa224 Interleuchina-2225 Clozapina226 Emetina227 Metisergide228 Clorochina229 Derivati dell’antimonio230,231 Litio232,233 Idrocarburi234,235 Piombo236 Ipocalcemia237,238 Ipofosfatemia239,240 Ipomagnesiemia241,242 Punture di vespa243 Morso di serpente244,245 Arsenico246 Carnitina247,248 Selenio249,250 Puntura di scorpione251,252 Efedra253,254 Ipersensibilità Il miocardio può essere interessato da reazioni allergiche nei confronti di una serie di agenti. Molti farmaci (in genere i sulfamidici, l’idroclorotiazide, le penicilline e la metildopa) o altri agenti sensibilizzanti possono causare una miocardite allergica (Tab. 60-3), caratterizzata da eosinofilia periferica e infiltrazione miocardica perivascolare sostenuta da eosinofili, 19-02-2007 19:09:13 METILDOPA. Sebbene l’epatite sia la grave reazione avversa alla metildopa di più frequente riscontro, casi di morte improvvisa e inattesa sono stati segnalati in numerosi pazienti in cui l’esame autoptico ha dimostrato la presenza di una miocardite non diagnosticata.258 Il relativo quadro istologico mostra i segni di una miocardite allergica, con infiltrato infiammatorio interstiziale costituito da numerosi eosinofili, vasculite e necrosi miocardica focale. Le anomalie dell’ECG comprendono bradicardia sinusale, pause sinusali e blocco atrioventricolare di primo e secondo grado. PENICILLINA. Le reazioni allergiche alla penicillina sono piuttosto frequenti, ma l’interessamento miocardico è raro.259 Il reperto istologico consiste in un infiltrato perivascolare e interstiziale costituito da eosinofili e mononucleati. Possono osservarsi sia infarto miocardico che pericardite, che rendono conto di alcune anomalie riscontrate a carico dell’ECG.259 Transitorie anomalie dell’ECG possono costituire l’unico segno di interessamento cardiaco, con tachicardia sinusale, sopraslivellamento del tratto ST e inversione dell’onda T. SULFAMIDICI. L’uso di sulfamidici può causare un danno miocardico attraverso una vasculite, ma anche una miocardite, da ipersensibilità.255 Nei casi ad esito letale, è possibile dimostrare una miocardite eosinofila, talvolta con granulomi.258 Per quanto in genere clinicamente silente, il coinvolgimento miocardico può comportare un’insufficienza cardiaca congestizia grave o fatale. Le anomalie dell’ECG sono generalmente assenti, ma talora si riscontrano alterazioni aspecifiche del tratto ST e dell’onda T. TETRACICLINE. Le reazioni allergiche agli antibiotici appartenenti al gruppo delle tetracicline comprendono febbre, tachicardia e blocco atrioventricolare di primo grado. I rilievi autoptici comprendono dilatazione, degenerazione fibrinoide dei miociti e un diffuso infiltrato interstiziale e perivascolare.255 Agenti fisici RADIAZIONI (Cap. 83). La radioterapia può causare numerose complicanze cardiache, solitamente croniche, inclusi pericardite con versamento, tamponamento, o pericardite costrittiva; fibrosi coronarica e infarto miocardico; anomalie valvolari; fibrosi miocardica; e turbe della conduzione.260 Anche se il cuore è stato considerato uno degli organi più resistenti agli effetti deleteri delle radiazioni, il significato clinico della cardiopatia da radiazioni è maggiore di quanto spesso stimato.258 Sebbene la radioterapia sia probabilmente causa di un danno tissutale di una certa entità in tutti i soggetti, una significativa compromissione cardiaca si verifica solo in una minoranza di pazienti, spesso a distanza di molto tempo dalla fine della terapia radiante.260 Il danno cardiaco da radioterapia è correlato alla dose di radiazioni, alla massa miocardica irradiata e al tipo di protocollo radioterapico utilizzato. Il danno cardiaco a distanza che può derivare dall’irradiazione sembra essere conseguente alle lesioni croniche dell’endotelio capillare, che comportano morte cellulare, rottura dei capillari e microtrombi.260,261 Il danno microvascolare, a sua volta, determina ischemia con successiva fibrosi miocardica. Oltre al danno microvascolare, i grandi rami coronarici epicardici possono presentare restringimenti, particolarmente a livello degli ostii.261,262 Braunwald 60ok.indd 1713 Solo rari pazienti manifestano una compromissione car- 1713 diaca clinica acuta con la radioterapia; è tipico, in questi casi, il riscontro di pericardite acuta. Subito dopo la terapia radiante, si osserva talora una depressione lieve e transitoria, asintomatica, della funzione ventricolare sinistra. Le manifestazioni più tipiche della cardiopatia da radiazioni si presentano a distanza di mesi o anni dall’esposizione. Il pericardio è la struttura che più frequentemente va incontro a lesioni cliniche, con un quadro di versamento pericardico cronico o di pericardite costrittiva (Cap. 64).260 Il danno miocardico è più raro ed è caratterizzato da fibrosi miocardica con o senza fibrosi endocardica o fibroelastosi. La disfunzione ventricolare sinistra e/o destra a riposo o da sforzo sembra essere un rilievo comune, sebbene generalmente asintomatico, dopo un intervallo di tempo da 5 a 20 anni dalla terapia radiante, specialmente nei pazienti sottoposti alla tecnica, attualmente in disuso, della porta singola anteroposteriore.260 In casi sporadici, si sviluppa un’insufficienza valvolare (o, talvolta, una stenosi) a carico delle sezioni sinistre (e raramente delle sezioni destre) che talora necessita di una sostituzione valvolare, in particolare se coesiste calcificazione delle valvole mitralica o aortica.261,263,264 Trascorre, in molti casi, un periodo di latenza di un decennio o anche più, tra l’esposizione alle radiazioni e lo sviluppo delle alterazioni valvolari.261 Anomalie dell’ECG, blocco cardiaco, aterosclerosi accelerata, e una serie di aritmie possono manifestarsi a distanza di mesi o anni dalla terapia radiante, per quanto la loro importanza clinica risulti generalmente limitata.260,262,265 Miocardite linfociti e macrofagi; è talvolta presente necrosi.255 La miocardite da ipersensibilità viene raramente riconosciuta clinicamente e spesso il primo riscontro avviene all’autopsia, sebbene talvolta venga diagnosticata con la biopsia endomiocardica.256 La maggioranza dei pazienti con miocardite da ipersensibilità non sono gravemente malati, ma hanno comunque un rischio di morte improvvisa, di probabile genesi aritmica. I pazienti con ipersensibilità possono sviluppare una arterite, e l’infarto acuto del miocardio si verifica raramente.257 In rari casi è presente un’intensa infiltrazione eosinofila a livello miocardico in assenza di una causa evidente, con necrosi marcata e segni di collasso circolatorio; alcuni di questi pazienti sono affetti da una miocardite da ipersensibilità non diagnosticata.255 È importante sospettare questa patologia, anche in ragione dei potenziali e gravi effetti deleteri. La terapia prevede la sospensione della sostanza responsabile e la somministrazione di corticosteroidi e/o immunosoppressori nei casi gravi. Colpo di calore Il colpo di calore consegue alla compromissione del centro termoregolatore in seguito all’esposizione ad elevate temperature ambientali. Il segno principale è l’iperpiressia, l’insufficienza renale, la coagulazione intravascolare disseminata e le alterazioni del sistema nervoso centrale.266 Tuttavia, le anomalie cardiovascolari (spesso elettrocardiografiche) sembrano frequenti; può verificarsi edema polmonare, e una disfunzione ventricolare destra e/o sinistra transitoria, unitamente a ipotensione e collasso circolatorio. Il reperto anatomopatologico consiste nella dilatazione delle sezioni cardiache destre, soprattutto dell’atrio. All’autopsia si osservano frequentemente emorragie subendocardiche o subepicardiche che spesso interessano il setto interventricolare e la parete posteriore del ventricolo sinistro. I rilievi istologici comprendono degenerazione e necrosi delle fibre muscolari, ed edema interstiziale.Tra i fattori chiamati in causa nella patogenesi del danno miocardico, sono comprese le lesioni dirette da calore, l’ipossia miocardica derivante da collasso circolatorio, la riduzione del flusso coronarico e le alterazioni metaboliche conseguenti al danno massivo di altri organi. La tachicardia sinusale è un reperto costante,266 mentre sono per lo più assenti le aritmie atriali e ventricolari. Si può osservare l’allungamento transitorio dell’intervallo QT, insieme alle alterazioni del tratto ST e dell’onda T. Possono trascorrere anche diversi mesi prima che si risolvano le anomalie della ripolarizzazione. I livelli sierici degli enzimi cardiaci possono essere elevati e riflettere almeno in parte il danno miocardico, nonostante la presenza di una rabdomiolisi associata. Ipotermia Anche le basse temperature possono causare lesioni miocardiche.267 Può comparire dilatazione cardiaca, con petecchie epicardiche ed emorragie subendocardiche. Il miocardio ventricolare presenta microinfarti, probabilmente in rapporto ad alterazioni del microcircolo. Le lesioni non sono dovute alla bassa temperatura in sé, ma sembrano essere la conseguenza del collasso cardiocircolatorio, dell’emoconcentrazione, dello slugging capillare e della riduzione del metabolismo cellulare che accompagnano l’ipotermia. Le manifestazioni cliniche dell’ipotermia comprendono bradicardia sinusale, disturbi della conduzione, fibrillazione atriale (e occasionalmente ventricolare), ipotensione, riduzione della gittata cardiaca, depressione miocardica reversibile e una caratteristica deflessione della parte terminale del complesso QRS (onda di Osborn).263 La terapia prevede il riscaldamento interno (spesso mediante riscaldamento extracorporeo del sangue), la rianimazione cardiopolmonare e i provvedimenti rivolti alle complicanze polmonari, ematologiche e renali.268,269 Nonostante i suoi potenziali rischi cardiaci, pare che una lieve ipotermia terapeutica migliori la prognosi neurologica dopo un arresto cardiaco e rappresenta una pratica attualmente accettata. 19-02-2007 19:09:13 1714 BIBLIOGRAFIA Miocardite primaria Capitolo 60 1. Abelmann WH: Virus and the heart. Circulation 44:950, 1971. 2. Woodruff JF: Viral myocarditis: A review. Am J Pathol 101:425, 1980. 3. 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