L’ IDEALISMO METAFISICO TEDESCO (La critica al noumeno kantiano e l’influenza esercitata dal Romanticismo) Premessa La filosofia è una riflessione sulla realtà in tutti i suoi molteplici aspetti (origine, essenza, senso ecc. ). Se si escludono delle nobili eccezioni, tra cui quelle dell’atomismo di Democrito ed Epicuro, e il monismo di Parmenide, Bruno e Spinoza, la filosofia fino alla speculazione kantiana ha avuto un esito ontologico dualistico, giacché è stata affermata l’esistenza di due realtà a se stanti, separate, autonome, quella spirituale del pensiero1 e quella materiale della natura, esistente fuori di esso, entrambe presenti nell’uomo (mente e corpo) e in relazione tra loro sul piano gnoseologico. La concezione della dualità soggetto – oggetto, si spiega col fatto che l’ uomo non può che percepire esclusivamente se stesso come coscienza, giacché lo spirito è invisibile e dunque egli è indotto a credere che la natura il mondo in cui pensa e agisce, sia materia pura, realtà fisica a se stante, separata dall’io. Le principali dottrine filosofiche, tanto di matrice razionalistica2 quanto empiristica3, sostengono dunque l’esistenza di una realtà esterna di cui il pensiero, prodotto dal soggetto, è una rappresentazione, ossia lo strumento per raffigurare-interpretare l’oggetto e sono state raccolte nel ‘600 con l’espressione idealismo gnoseologico o realismo. Il realismo ha avuto da Aristotele in poi uno sviluppo nel campo della logica, in quanto lo Stagirita pone la realtà esterna come criterio di verità degli enunciati dichiarativi (adeguatio rei intellectus,adeguamento dell’intelletto e della cosa). Una proposizione (la quale è strutturalmente costituita dall’associazione di idee o concetti) è vera, solo se ciò che afferma se vi è un riscontro effettivo nell’esperienza, come ad es. lo è la seguente: “il prof. Sollazzo sta spiegando”4. Paradigmatica di questa tradizione di pensiero è il cartesianesimo: Cartesio asserisce infatti che ciò di cui possiamo essere assolutamente certi è innanzitutto il cogito, il cui contenuto sono le idee, intese come immagini della realtà. Ciò significa che per il pensatore francese vi è una realtà aldilà del pensiero che il pensiero rispecchia. Fino a Descartes l’idealismo gnoseologico è caratterizzato dalla cosiddetta “tradizione fotografica”, nel senso che si ritiene che il pensiero sia una rappresentazione oggettiva della realtà, che la riproduca esattamente, alla stregua di una macchina fotografica. Kant invece, pur inserendosi all’interno del realismo, in virtù del suo copernicanesimo filosofico, assume una posizione originale5. Il filosofo di Konigsberg rovescia infatti i ruoli degli attori del processo conoscitivo in quanto sostiene che l’azione dell’uomo non sia neutra: non è il soggetto ad adattarsi all’oggetto, bensì è la realtà esterna a doversi conformare al soggetto, in quanto esso 1 In riferimento al pensiero, si usano anche i termini sinonimici di soggetto, coscienza, io, spirito, mente. Relativamente alla parola “natura”, suoi sinonimi largamente utilizzati, sono materia, mondo, oggetto, esperienza. 2 Per le quali le idee sono innate, esistono nella mente fin dalla nascita. 3 Secondo cui, invece, la mente è originariamente “tabula rasa” e le idee derivano dall’esperienza. 4 Il sillogismo di prima figura è vero, perché la premessa maggiore da cui parte è dedotta dall’esperienza. 5 Dando vita ad un nuovo indirizzo filosofico che viene abbracciato da Schopenauer. 1 vi si rapporta tramite la sensibilità (la quale recepisce il materiale sensibile) e l’intelletto caratterizzato dalle strutture a priori dello spazio, del tempo, delle 12categorie, e dell’ io penso6 (le quali ordinano e unificano il molteplice sensibile). Nel kantismo, differentemente dagli altri idealismi, il soggetto si rappresenta attivamente e di conseguenza non esattamente la realtà: non vi è infatti corrispondenza perfetta tra le idee della mente e le cose della natura di cui esse sono immagini, perché essa non la fotografa ma la filtra e la schematizza mediante le sue forme trascendentali, come se noi contemplassimo la realtà attraverso delle lenti colorate (non ne vedremmo perciò il colore reale). Questa rivoluzionaria teoria della conoscenza genera la distinzione dell’oggetto in realtà fenomenica, ossia in relazione alla coscienza, che può dunque essere conosciuta parzialmente in quanto rappresentazione soggettiva e non oggettiva, e realtà noumenica che esiste in sé, indipendentemente dall’io, e da cui esso attinge il materiale sensibile: il noumeno è l’essere non modificato dalla mente umana, nella sua purezza originaria, autentico, la realtà esterna da cui ha origine il fenomeno e quindi la conoscenza, che la ragione può pensare ma non conoscere, non potendo l’uomo uscire da se stesso conoscendo così con l’intuizione, alla stregua di un ipotetico intelletto divino. Il noumeno (la realtà vera) è un “X sconosciuta”: ciò significa che il mondo in cui pensiamo e agiamo è apparenza, che la vita è un sogno sognato dallo spirito umano. In Kant il dualismo ontologico è dunque raddoppiato, perché oltre a quello tipico di ogni idealismo gnoseologico tra pensiero e realtà, vi è anche quello tra fenomeno e noumeno in seno alla realtà stessa. Il noumeno rappresenta il concetto chiave del criticismo, che è una filosofia del limite, giacchè questa realtà che l’uomo è in grado di pensare concettualmente ma non di comprendere gli rammenta la sua condizione di essere finito che non gli consente di avanzare la pretesa di conoscere le verità metafisiche7 (l’essere, Dio, l’anima, la formidabile questione cosmologica della creazione del mondo). Schema riassuntivo dell’idealismo ideologico Realtà spirituale o ideale / Realtà materiale Il pensiero è una rappresentazione (PENSIERO) (NATURA) fotografica del mondo variante del kantismo = il mondo è una mia rappresentazione Realtà spirituale o ideale / Realtà materiale (noumeno e fenomeno) 6 In Kant vi è dualismo ontologico ma non gnoseologico. Non vi è una distinzione tra conoscenza sensibile e conoscenza intelligibile, in quanto sensibilità e intelletto agiscono necessariamente insieme perché “senza sensibilità, nessun oggetto ci verrebbe dato e senza intelletto nessun oggetto verrebbe pensato. I pensieri senza contenuto sono vuoti, le sensazioni senza concetti sono cieche” C.R.P). Si parla pertanto di conoscenza del mondo sensibile e non di conoscenza sensibile. 7 I voli dell’intelletto scaturendo dalla naturale aspirazione dell’uomo a raggiungere l’infinito rimangono tali grazie all’argine costituito dal concetto noumenico. In questo modo l’uomo è in grado di evitare d’ingannarsi conferendo dignità scientifica alla metafisica. Sotto questo aspetto il noumeno ha dunque una valenza positiva. Alla domanda “Che cosa posso conoscere?”, Kant al termine della sua indagine speculativa risponde che l’uomo è in grado di conoscere imperfettamente la realtà sensibile (la natura) e di sapere come deve comportarsi. 2 L’Idealismo metafisico tedesco L’Idealismo tedesco è una corrente filosofica che nasce alla fine del 1700 e si protrae fino alla prima metà del 1800. Il padre fondatore di questo movimento di pensiero post-kantiano, che costituisce l’ultima espressione della filosofia in “sistema”8, è Fichte, cui succedono altri due grandi esponenti quali Schelling ed Hegel. Il primo passo nella direzione dell’idealismo tedesco è dato dalla confutazione del noumeno kantiano svolta da un gruppo di pensatori seguaci di Kant9 , secondo i quali esso è un concetto filosoficamente inammissibile in quanto contraddittorio. La cosa in sé è il limite invalicabile della conoscenza, di cui l’uomo può “sapere” 10 l’esistenza, ma non l’esatto aspetto: ebbene, questa conoscenza del noumeno contraddice la sua stessa inconoscibilità, perché una cosa che può essere pensata non può non essere conosciuta. Risulta inoltre difficile credere che l’esistenza sia illusoria, una costruzione mentale dell’uomo. Fichte rileva l’implicazione ontologica contenuta nella negazione del dualismo fenomeno/noumeno e la sviluppa teoricamente, superando mediante una deduzione il dualismo pensiero/realtà con il monismo spiritualistico dialettico e dando così vita all’idealismo tedesco detto assoluto o metafisico. In questa direzione egli è stato senz’altro influenzato dal monismo della metafisica romantica (l’Infinità di Coscienza che si fa finito). Una volta dimostrato che il noumeno è un concetto chimerico, il pensiero, non avendo più il limite esterno della cosa in sè, non solo conosce tutta la realtà ma diviene esso stesso la realtà. L’asse speculativo viene cioè spostato dal piano gnoseologico a quello ontologico: “Tutto è Pensiero”11. L’idealismo tedesco opera una riduzione della realtà esterna al pensiero, ossia passa dal dualismo al monismo spiritualistico. Ma in che senso “tutto è Spirito”? IL PENSIERO ACQUISTA UNA DIGNITA’ ONTOLOGICA ASSOLUTA IN QUANTO DA FINITA REALTA’ SPIRITUALE CONOSCITIVA DIVIENE INFINITA ENTITA’ CREATRICE (REALTA’ DIVINA) ATTIVITA’ CHE PRODUCE LA NATURA12 E I SINGOLI INDIVIDUI. L’idealismo diviene metafisico o assoluto perché risolve per la prima volta nella storia della filosofia, l’intera realtà nel soggetto, configurandosi così come una forma di monismo e di panteismo (= lo Spirito è il mondo). Lo Spirito essendo infinito, assoluto (= il principio unico di tutto) che tutto crea e tutto conosce, è Dio. Tuttavia non può trattarsi del Dio della tradizione giudaico-cristiana13, in quanto esso è trascendente14 e creatore del mondo dal nulla, per mezzo di un semplice atto di volontà. Per gli 8 Ossia di una spiegazione globale della realtà, una visione del mondo (Weltanschauung), della sua origine, e della posizione che l’uomo vi occupa. 9 Reinhold, Schulze, Maimon, Beck e Jacobi. 10 Kant per definire il peculiare tipo di conoscenza che l’uomo ha del noumeno, circoscritto solo all’esistenza e non alla forma, usa il verbo sapere. Del noumeno noi possiamo solo sapere, ma non conoscere. 11 Formula- manifesto dell’idealismo tedesco. 12 In senso lato l’universo, in senso stretto la realtà empirica. 13 Definito da Fichte una “ciarla scolastica”. 14 Essendo lo Spirito inifinto, non può esserci niente al di fuori di esso. 3 idealisti, l’unico Dio possibile è immanente e inteso dialetticamente15, poiché il soggetto si costituisce necessariamente tramite l’oggetto, la conoscenza e la libertà si esplicano mediante l’ostacolo, l’opposizione, l’io si sviluppa attraverso il non-io, altrimenti esso sarebbe un’entità astratta, vuota. Di conseguenza lo Spirito è l’uomo, l’umanità è Dio. L’idealismo taglia così i ponti tanto con l’intera tradizione di pensiero precedente, che ha vanamente cercato fuori dall’uomo la spiegazione di ciò che esiste. La Natura è allora identica allo Spirito perché essendo creata dallo Spirito, non è una realtà a se stante, bensì esiste solo in funzione dell’Io, ma come momento dialettico necessario della vita dello Spirito. La natura è semplicemente il materiale col quale l’Io dispiega la propria attività ed il teatro in cui essa si svolge e per mezzo della quale lo Spirito può conoscere se stesso. Schema: i due passaggi logici che sanciscono la nascita dell’idealismo 1) - abolizione della cosa in se. il pensiero conosce tutta la realtà (DIMENSIONE GNOSEOLOGICA); 2) - il pensiero è tutta la realtà, perché la contiene e la produce. Infinitizzazione e deificazione dello Spirito, monismo spiritualistico e dialettico (DIMENSIONE ONTOLOGICA). I filosofi idealisti, come vedremo nello specifico più avanti, si differenziano fra di loro, per la maniera d’intendere l’Infinito, il finito, ossia la natura (che, pur essendo per tutti un ostacolo da superare, è in Fichte insuperabile definitivamente; in Schelling è un momento del suo sviluppo alla pari dello spirito; in Hegel è una tappa della sua oggettivazione, e poiché il vero è l’intero la natura è solo spirito incarnato, è una “pattumiera dello spirito”), la storia, l’uomo, lo stato, l’arte, la filosofia ecc. e mutuano alcuni temi centrali, quali quello dell’infinito presente nel finito, dell’arte come via d’accesso all’infinito, della natura intesa come organismo vivente e della storia teologicamente orientata, dal Romanticismo. L’idealismo di Fichte, Schelling ed Hegel prende la mosse dalla concezione romantica dello Spirito Assoluto che si realizza nel mondo, ma se ne distacca per due motivi: 1) l’Assoluto degli idealisti tedeschi, è una coscienza infinita razionale, e non di natura sentimentale; 2) l’Assoluto dell’idealismo non s’identifica con il mondo, con il finito, nel senso romantico che lo governa. Lo Spirito di Fichte, Schelling ed Hegel è attività creatrice, che produce la realtà per poi superarla, al fine di realizzare se stesso. Il finito non è per l’infinito una realtà da animare, bensì un ostacolo da superare. 15 La dialettica idealista è una concezione secondo la quale non essendoci mai, nella realtà, il positivo senza il negativo, la tesi senza l’antitesi, lo Spirito si costituisce mediante l’opposto della materia. La dialettica è un processo di nascita e sviluppo che investe l’essere di ogni cosa, la legge dello sviluppo della realtà e ed è anche un metodo conoscitivo, perchè lo stesso pensiero avanza nella storia dell’umanità procedendo in senso dialettico. L’idealismo di Schelling non è dialettico, mentre tra la dialettica di Fichte e quella di Hegel vi sono due profonde differenza nella genesi e nel momento della sintesi: Fichte matura l’idea della dialettica mediante il pensiero astratto (la logica), Hegel dall’esperienza; la sintesi in Fichte è superamento, in Hegel è conciliazione, arricchimento dell’affermazione. 4 5