CAPITOLO 10 L’idealismo L’idealismo nasce con Fichte, ma è preparato dai seguaci di Kant che criticano i dualismi del criticismo sopratutto la distinzione fenomeno-noumeno. Tra i più importanti ricordiamo Reinhold, Maimon, Schulze, Beck. Essi dicono che se il criticismo è vero bisogna abolire la cosa in se e ricondurre tutto al soggetto; se fosse falso si può ammettere la cosa in se e tornare al realismo. Se l’oggetto risulta concepibile solo in relazione al soggetto che lo rappresenta non può venire ammessa l’esistenza della cosa in se. Secondo questi critici il kantismo tende a configurarsi come una forma di idealismo coscienzialistico basato sulla riduzione del fenomeno a rappresentazione e della rappresentazione a coscienza. Ma mentre nella prima edizione della Critica della ragion Pura Kant indica il fenomeno con la rappresentazione e il noumeno con l’oggetto della rappresentazione nella seconda edizione il fenomeno è l’oggetto della rappresentazione e il noumeno un concetto limite. Un'altra critica mossa a Kant è che egli dicendo che la cosa in se è causa delle nostre sensazioni ammette il concetto di causa-effetto, che è valido solo per il fenomeno, al noumeno. I seguaci di Kant si muovono su un orizzonte prettamente gnoseologico, mentre Fichte passa alla tesi metafisica di un io creatore e infinito. La parola idealismo in filosofia sta significare quelle visioni del mondo che privilegiano la dimensione ideale rispetto a quella materiale e affermano il carattere spirituale della realtà vera. Si usa spesso per alludere alle varie forme di idealismo gnoseologico (posizioni di pensiero che riducono l’oggetto della conoscenza a idea o rappresentazione) o per idealismo romantico. Quest’ultimo fondato da Fichte e Schelling fu definito da loro: Trascendetale, collegato all’io penso, il principio fondamentale della conoscenza Soggettivo, contrapposto alla Sostanza di Spinoza che è intesa in termini di oggetto o natura Assoluto, l’io o lo spirito è il principio di tutto e che fuori di esso non c’è nulla. Fichte abolisce lo spettro della cosa in se e rende l’io creatore e infinito. Tutto è spirito. Lo spirito (detto anche io, assoluto, infinito) è la realtà umana considerata come attività conoscitiva e pratica e come libertà creatrice. A questo punto ci sono due domande: in che senso lo spirito e il soggetto rappresenta la fonte creatrice di tutto ciò che esiste? Che cosa è la materia o la natura? La risposta sta nel concetto di dialettica; infatti non esiste un io senza un non-io e inoltre lo spirito è causa della natura perché quest’ultima esiste solo per l’io e in funzione dell’io. L’uomo è la ragion d’essere e lo scopo dell’universo perciò egli coincide con l’assoluto, l’infinito e Dio. Tant’è vero che per Fichte non può esistere un Dio trascendente e perfetto, invece per gli idealisti l’unico Dio possibile è il soggetto che si costituisce tramite l’oggetto. Con l’dealismo ci troviamo di fronte a una forma di panteismo spiritualistico (Dio, l’uomo, è lo spirito operante nel mondo), ma anche una forma di monismo dialettico (esiste un'unica sostanza). © Federico Ferranti www.quintof.com