Romanticismo ed Idealismo. Romanticismo. Il Romanticismo tende a configurarsi come una situazione mentale generale, di cui fa parte la corrente dell'idealismo post-kantiano. I romantici, pur nella loro varietà di posizione, sono tutti d'accordo nel respingere la ragione illuministica, essi cercano altre vie di accesso alla realtà e all'infinito, dopo che il carattere empiristico-scientifico dell'Illuminismo aveva sbarrato le porte alla metafisica. Da taluni l'organo più funzionale per rapportarsi alla vita e per penetrare nell'essenza più riposta dell'universo viene rintracciato nel sentimento, questo valore è la principale eredità dello Sturm und Drang, il quale aveva contrapposto il sentimento alla ragione. L'esaltazione del sentimento procede di pari passo col culto dell'arte, vista come ciò che anticipa e completa il discorso logico là dove esso non può arrivare. Il privilegiamento dell'arte comporta anche una preminenza del modello estetico e scoprendo nell'arte gli attributi stessi di Dio, cioè infinità e creatività, l'estetica romantica si configura come un'estetica della creazione. Questo primato dell'arte creativa implica anche un primato del linguaggio poetico e musicale ed infatti nei romantici successivi la musica diviene la regina delle arti, che si configurano anche come un modo per ergersi sopra la caoticità e dolorosità del mondo. Un altro dei motivi ricorrenti della cultura romantica è la concezione della vita come inquietudine, un desiderio o Sehnsucht. I romantici ritengono infatti che l'uomo sia in preda ad una sorta di demone dell'infinito, il quale lo porta a voler trascendere i limiti del finito: l'uomo romantico è desiderio e mancanza, senza mete precise si risolve in un anelito di avere l'impossibile. A questo desiderio si accompagnano due stati psichici: l'ironia ed il titanismo. Il primo consiste nella coscienza che ogni realtà finita è impari rispetto all'infinito, prendendo atto di ciò, nulla è più saldo, perché tutto è espressione provvisoria dell'infinito. Il titanismo esprime invece un atteggiamento di sfida e ribellione, proprio di chi si propone di combattere, pur sapendo che alla fine risulterà perdente. L'anelito per l'infinito genera anche un altro atteggiamento che si concretizza nell'amore per l'eccezionale e l'evasione dal quotidiano, da ciò la predilezione per tutto ciò che è diverso e sconosciuto. Nel romanticismo l'uomo è inteso come Spirito: come attività incessante ed inesauribile, come soggetto in funzione di cui esiste l'oggetto. Questa potenza dell'uomo si manifesta sia in forme di individualismo e soggettivismo che si esauriscono in una chiusura dell'io, sia in tendenze più comunitarie. Gli intellettuali tedeschi, in virtù del loro storicismo provvidenzialistico e tradizionalistico, cominciano ad elaborare schemi politici più statalistici e conservatori: partito dall'anarchismo dello Sturm und Drang, il Romanticismo perviene dunque al culto dell'Autorità. Emerge forte il concetto di nazione: essa risulta definita in termini di elementi tradizionali come razza, lingua, religione e costumi. La visione della vita sociale in termini di nazione e la sua considerazione in chiave organicistica fa si che la filosofia politica del Romanticismo tedesco tenda sempre più a svilupparsi in una direzione statalista. Un altro dei grandi temi del Romanticismo tedesco è la Natura. I romantici, non senza influenze di tipo mistico, pervengono ad una filosofia della natura organicistica, spirituale, poiché sia la natura che l'uomo posseggono una medesima struttura. Il romanticismo ritiene che ogni fondata filosofia della natura debba considerare l'organizzazione complessiva del cosmo, poiché solo in relazione al tutto si possono capire le parti. Idealismo. In filosofia si parla di idealismo a proposito di quelle visioni del mondo che privilegiano la dimensione ideale su quella materiale e che affermano il carattere spirituale della realtà "vera"; la parola è usata nei due significati di: idealismo gnoseologico ed idealismo romantico o assoluto. Kant ha stabilito il significato del primo termine affermando che l'idealismo è la teoria che sostiene l'esistenza degli oggetti nello spazio o semplicemente dubbia ed indimostrabile (idealismo problematico di Cartesio) o falsa ed impossibile (idelaismo dogmatico di Berkeley). Nel secondo caso, l'idealismo costituisce il nome della grande corrente post-kantiana che si originò in Germania nel periodo romantico. Questa corrente si evolve infrangendo i limiti conoscitivi posti da Kant ed inaugurando una nuova metafisica dell'infinito. Essa risulta preparato dai seguaci immediati di Kant, che criticano i dualismi lasciati dal criticismo, cercando di trovare un principio unico. In particolare essi prendono di mira la distinzione tra fenomeno e noumeno, giudicandola inammissibile; Jacobi insinua che quello di noumeno è un presupposto senza il quale non si può entrare nel criticismo, ma con il quale è impossibile rimanerci. Il ragionamento cui pervengono i critici di Kant sostiene che ogni realtà di cui siamo consapevoli esiste come rappresentazione della coscienza, la quale funge da condizione indispensabile del conoscere; ma se l'oggetto risulta concepibile solo in relazione ad un soggetto che lo rappresenta, non può essere ammessa l'esistenza della cosa in sé. Inoltre non è possibile affermare che la cosa in sé è inconoscibile e dire allo stesso tempo che essa esiste e che da essa derivano le nostre conoscenze. Un altro appunto mosso a Kant consiste nella tesi secondo cui il filosofo, asserendo che la cosa in sé è causa della nostre sensazioni, si sarebbe contraddetto, applicando il concetto di causa-effetto, valido soltanto per il fenomeno, al noumeno stesso. In Kant l'io era qualcosa di finito, in quanto non creava la realtà, ma si limitava ad ordinarla secondo proprie forme a priori; l'idealismo sorge proprio quando Fichte abolisce lo spettro della cosa in sé, ovvero la nozione di qualsivoglia realtà estranea all'io, che in tal modo diviene una entità creatrice ed infinita, da ciò la tesi tipica dell'idealismo secondo cui tutto è Spirito. Fichte sostiene, in modo dialettico, che non essendoci mai, nella realtà, il positivo senza il negativo, lo Spirito, proprio per essere tale, ha bisogno della Natura, poiché un soggetto senza oggetto sarebbe un'entità vuota ed astratta. Di conseguenza per Fichte lo Spirito crea la realtà, nel senso che l'uomo rappresenta la ragione d'essere dell'universo, e la Natura esiste non come realtà a sé stante, ma come momento dialettico necessario della vita dello Spirito. Se l'uomo è la ragione d'essere e lo scopo dell'universo, vuol dire che egli coincide con l'Assoluto, cioè con l'Infinito e con Dio stesso. Per arrivare a tale considerazione lo Spirito attua un processo dialettico con cui si pone delle contrapposizioni che deve superare per il proprio sviluppo secondo il ritmo triadico di tesi, antitesi e sintesi.