Farmaci e gravidanza: classificazione in base alle categorie presunte di rischio. Redatto da: d.ssa Giulia Tommasetti E’ stato riscontrato che circa 40-90% delle donne in gravidanza assumono farmaci a volte con il consenso del medico, a volte con un po' di leggerezza. Nonostante il foglietto illustrativo riporti l'indicazione di utilizzare o meno il detto farmaco in gravidanza, molto spesso si è incapaci di valutare rischi e benefici effettivi di una terapia già in atto o da intraprendere. Infatti il corpo femminile è sottoposto a significanti cambiamenti fisiologici durante la fase di gestazione, i quali vanno proprio a modificare le proprietà farmacocinetiche dei farmaci. Si hanno modificazioni nell'assorbimento del farmaco dovuto a sintomi diffusi quali nausea e vomito, inoltre diminuzione della secrezione gastrica e conseguente modificazione del pH all’interno dello stomaco e grado di ionizzazione del farmaco che ne alterano l'effettiva quota assorbita. Inoltre aumenta il tempo di svuotamento gastrico e la permanenza intestinale risultando l'assorbimento più totale e una maggior presenza di metaboliti tossici nel sangue. La gittata cardiaca aumenta del 30% incrementando la perfusione degli organi come il polmone (e quindi bisogna far attenzione anche con i farmaci sottoforma di aerosol) cuore, fegato, cervello, utero e placenta. Questo può avere due diversi effetti: una maggior azione del farmaco dovuta anche al fatto che il numero di proteine plasmatiche rimane lo stesso oppure una maggior eliminazione renale rendendo necessario un aggiustamento posologico durante il progredire della gravidanza. Inoltre mediamente si ha un aumento di 3 kg di peso nel primo trimestre modificando il rapporto fra acqua e grassi; i farmaci liposolubili si andranno quindi ad accumulare nel tessuto adiposo e nei tre mesi successivi, quando si ha un riassestamento del peso, i farmaci possono tornare in circolo. Già da questa breve panoramica si può notare come sia già così delicato valutare gli effetti dei farmaci nella gravidanza. Gli scambi fra vasi materni e fetali avvengono nei villi della placenta, la quale si rende visibile dopo il primo mese, al quinto raggiunge il massimo spessore e poi diminuisce. Con grossolana semplificazione possiamo dire che la maggior parte dei farmaci attraversa in qualche modo la placenta o può modificarsi grazie ai diversi sistemi enzimatici presenti. Bisogna però verificare che effetti questi abbiano sul feto. Esiste infatti una diversa sensibilità dell’embrione o feto alle diverse sostanze chimiche non direttamente relazionabile alla dose ma soprattutto al periodo della gestazione in cui si è avuta l’esposizione. Infatti dal momento del concepimento si possono distinguere : Pre-impianto: in cui l’ovulo fecondato va incontro a diverse divisioni cellulari e migra verso l’endometrio uterino. Embrionale: in cui si ha la differenziazione dei tre foglietti ectoderma, mesoderma ed endoderma e conseguente organogenesi. Per questo motivo il primo trimestre di gravidanza è più a rischio teratogenico. La pericolosità è dovuta al fatto che la donna si accorge della gravidanza dopo la sesta settimana di amenorrea. Fetale: è la fase finale di crescita in cui si ha il riconoscimento degli apparati. L’organogenesi in questa fase è già avvenuta quindi viene meno il rischio di teratogenesi ma il bersaglio di alcuni farmaci possono essere la crescita e funzionalità dei tessuti già differenziati e la sopravvivenza del neonato. La tossicità in questa fase dipende dalla dose. Per tutti questi motivi la FDA ha introdotto una classificazione dei rischi dovuti all’utilizzo dei farmaci dividendoli secondo la pericolosità: Classe A: studi umani controllati non hanno mostrato rischi per il feto nel primo trimestre e non vi é evidenza di rischio nei trimestri successivi; Fanno parte di questa categoria alcuni antibiotici (come la penicillina, l'amoxicillina, l'ampicillina e l'eritromicina), l'acido folico (per impedire alterazioni al tubo neurale), le vitamine a basso dosaggio, il paracetamolo (antifebbrile e antidolorifico), gli anestetici locali e alcuni anestetici generali. Classe B: studi sulla riproduzione animale non hanno dimostrato un rischio fetale, ma non sono disponibili studi controllati nelle donne in gravidanza; studi sugli animali hanno mostrato un effetto avverso che non è stato confermato da studi controllati in donne gravide al primo trimestre (non vi è evidenza di rischio nei trimestri successivi); Classe C: studi su animali hanno rilevato effetti avversi sul feto (teratogeni, embriotossici); non ci sono studi controllati in donne gravide oppure non sono stati convalidati studi nelle donne e negli animali. I farmaci possono essere dati solo se il beneficio potenziale giustifica il rischio potenziale per il feto; Classe D: studi hanno evidenziato il rischio fetale umano, ma i benefici derivanti dall'uso nelle donne gravide potrebbe essere accettabile nonostante il rischio; Classe X: studi in animali o esseri umani hanno dimostrato l'insorgere di anomalie fetali o vi è l'evidenza di rischio fetale basata sull'esperienza umana e il rischio dell'utilizzo in gravidanza è chiaramente prevalente rispetto a qualsiasi possibile beneficio. Il farmaco è controindicato in donne in gravidanza e in età fertile. Sulla base di questa classificazione e dei dati delle ricerche scientifiche sino ad oggi realizzate è possibile distinguere i vari prodotti farmaceutici in: "consentiti", "con effetti sul feto ma non teratogeni", "con effetti teratogeni" e in "farmaci ritirati dal mercato per l'eccessivo effetto teratogeno": Consentiti: vitamina B9 (acido folico), consigliato nei primi mesi di gravidanza per la prevenzione della spina bifida, altre vitamine a basso dosaggio (in genere, però, una corretta alimentazione garantisce già un bilanciato apporto vitaminico e minerale); calcio, importante per lo sviluppo scheletrico del feto, soprattutto negli ultimi quattro mesi di gestazione. vitamina C, utile per favorire l'assorbimento del ferro contenuto nei cibi; paracetamolo, farmaco antinfiammatorio che combatte dolore e febbre; metoclopramide, farmaco utile contro nausea e vomito; agisce stimolando la motilità del tratto gastroenterico alto, senza influenzare la secrezione gastrica, biliare o pancreatica; alcuni antibiotici, come la penicillina, l'amoxicillina, l'ampicillina e l'eritromicina; metoprololo, farmaco betabloccante, utile nella prevenzione dell'emicrania e nella terapia dell'ipertensione arteriosa, da solo o in associazione con altri farmaci antipertensivi; farmaci per ridurre le contrazioni uterine; anestetici, di cui non esiste oggi evidenza di capacità di indurre malformazioni dovuta all'esposizione in gravidanza sia ad anestetici locali, sia ad anestetici per via inalatoria; Farmaci con sospetti effetti dannosi sul feto, non di tipo teratogeno: sono quei farmaci non controindicati, ma sconsigliati, per i quali bisogna sempre valutare attentamente il rapporto rischio/beneficio prima della somministrazione. I più usati sono i diuretici, in particolare quelli tiazidici, gli ansiolitici e le benzodiazepine. Anche se non esistono attualmente dati scientifici su possibili conseguenze per il feto, è sempre meglio assumerli solo se strettamente necessario; i salicilati (come l'aspirina) dovrebbero essere limitati perchè riducono le contrazioni dell'utero, ritardando l'inizio del travaglio e possono allungare i tempi della coagulazione del sangue sia nella madre che nel bambino; antidepressivi di cui i medici considerano i triciclici (ADT) e gli I-MAO dei farmaci a medio rischio se assunti in gravidanza, anche se non sembrano causare gravi effetti teratogeni. Ad alto rischio, invece, sono quelli a base di amitriptilina e nortriptilina, mentre l'LTriptofano è considerato a basso rischio; antipsicotici, la cui pericolosità per il feto sembra essere molto bassa, fatta eccezione per zotepina, quetiapina e proclorperazina; alcuni antibiotici, come il cloramfenicolo (antibiotico di prima scelta nel trattamento delle infezioni da salmonella) e la rifampicina (utile nelle infezioni da stafilococchi o da altri germi) antidiabetici orali; vaccini (per colera, epatite A e B, morbillo, parotite, influenza, peste, poliomielite, rabbia, tetano, difterite, tifo, varicella, febbre gialla) sono consentiti solo se strettamente necessari; Farmaci potenzialmente teratogeni: quelli, cioè, che causano una maggiore incidenza di difetti congeniti e che sono quindi da evitare: alcuni antitumorali - se impiegati nel primo trimestre aumentano notevolmente il rischio di malformazioni del sistema nervoso centrale e a carico degli arti; alcuni antitiroidei - perchè possono causare danni alla tiroide e il gozzo fetale, soprattutto se usati dopo la 10a settimana di gravidanza; ormoni androgeni e progestinici ad azione androginica (ad azione virilizzante) - contenuti, per esempio, negli anabolizzanti che aumentano la massa muscolare; possono determinare segni di mascolinizzazione sui feti di sesso femminile; vitamina A - spesso usata nella terapia dell'acne grave, a dosi eccessive può indurre malformazioni a carico del sistema nervoso centrale, dell'orecchio e del cuore; vaccini con virus vivi (antitifo, antifebbre gialla), sono da evitare e, se necessario, inocularli soltanto dal terzo mese di gravidanza in poi; la vaccinazione antirosolia sembra poter causare un'infezione placentare e fetale; alcuni antibiotici come le tetracicline, che, se assunte dopo il quarto mese, possono determinare una colorazione giallo-marrone dei denti da latte. La streptomicina e la kanamicina (antitubercolari), invece, possono ledere il nervo acustico e causare sordità; antiepilettici come l'acido valproico, che aumenta il rischio d'insorgenza di spina bifida e dimorfismi facciali; litio carbonato - usato in caso di psicosi maniaco-depressive, può aumentare il rischio di malformazioni cardiache; penicillamina - usato per il trattamento della malattia di Wilson (disturbo che determina danni da accumulo di rame nei tessuti metabolici) e dell'artrite reumatoide; in gravidanza può causare modificazioni delle fibre collagene e dell’elastina della pelle, la quale assume così un aspetto cadente (effetto cutis laxa); antiulcera a base di cimetidina che possono danneggiare il sistema nervoso centrale del nascituro; warfarin e altri anticoagulanti orali che possono causare una sindrome caratterizzata da difetti nasali, malformazioni del sistema nervoso centrale, ritardo mentale e iposviluppo fetale. In questo caso il rischio di danni cerebrali aumenta notevolmente in caso di somministrazione durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza. Farmaci altamente teratogeni: oggi non più in commercio, ad esempio il dietilstilbestrolo, e il trimetadione; la talidomide, un altro farmaco che per anni è stato ritirato dal commercio e che attualmente viene utilizzato esclusivamente – con tutta una serie di dichiarazioni, informazioni date ai /alle pazienti potenzialmente feritli – per il trattamento del mieloma multiplo. Bibliografia: Aggiornamenti Web in Ostetricia e Ginecologia Medication during pregnancy: an intercontinental cooperative study. Collaborative Group on Drug Use in Pregnancy (C.G.D.U.P.). Int J Gynaecol Obstet 1992 Nov;39(3):185-196. ESIA – The Online Journal of Anesthesiology:; Friedman JM., Shepard TH (1990); Ostet. Ginecol., 75, 594-599. Effects of exposure to benzodiazepines during fetal life, Bergman U. et al. (1992); Lancet, 340, 694-696. Giulia Tommasetti farmacista