Storia d`Italia - Comune di Grimaldi

Situazione in Italia prima delle guerre
d’indipendenza
TERRITORIO
Regno di Sardegna
Regno Lombardo-Veneto
Ducato di Parma e Piacenza
Ducato di Modena e Reggio
Granducato di Toscana
Lo Stato Pontificio
Il Regno delle due Sicilie
SOVRANO
Carlo Felice di Savoia
Sostituì alla legislazione
napoleonica un duro regime
repressivo.
Colpito dai moti rivoluzionari
Governatori austriaci di nomina
imperiale
Soffocante controllo austriaco sui
fermenti politici e culturali. Il
Regno era un possedimento privo
di autonomia e governato secondo
criteri centralistici (il governatore
era solo una figura formale); per
questo motivo non si svilupparono
i moti costituzionali
Maria Luisa d’Asburgo (moglie di
Napoleone)
Conservò la legislazione francese;
nel regno non si svilupparono i
moti costituzionali
Francesco IV d’Asburgo-Este
Governo agitato da accenti
reazionari
Ferdinando III d’Asburgo-Lorena
Governo moderato
Gregorio XVI
Condannò i movimenti liberali e
nazionali perché portatori di idee
anticristiane; adottata una politica
conservatrice
Ferdinando II
Politica repressiva
La prima guerra di indipendenza italiana
QUANDO
1848-1849
MOTIVO
Il 23 marzo il re di Sardegna Carlo Alberto dichiarò guerra
all’Austria. Le ragioni che indussero il re ad intervenire
militarmente furono due:
1.
Il desiderio di soddisfare la propria ambizione, estendendo i
territori della monarchia sabauda attraverso la costituzione di
un grande regno nell’Italia del Nord
2.
Il timore che nel vicino Lombardo-Veneto potessero
prevalere i democratici.
AVVENIMENTI
⇒ Il 25 marzo le truppe sabaude varcarono il Ticino e il giorno
successivo entrarono in Milano
⇒ Nella guerra contro l’Austria si unirono inizialmente a Carlo
Alberto anche Pio IX, Leopoldo II di Toscana e il re delle Due
Sicilie Ferdinando II, preoccupati di essere travolti
dall’agitazione democratica e patriottica. Incalzati dagli eventi,
essi inviarono in soccorso alle truppe sabaude alcuni
contingenti cui si aggiunsero reparti di volontari. Lo scontro
con l’Austria assunse così il carattere di guerra nazionale. Essa,
inoltre, vedendo tutti i sovrani italiani uniti nello sforzo
comune, si configurò come quella “guerra fredda” che le
concorrenti più moderate del Risorgimento italiano
auspicavano, in vista della costituzione di una Confederazione
di Stati retti dalle legittime dinastie
⇒ L’intesa antiaustriaca tra i sovrani italiani era però destinata a
una rapida rottura. L’ambiguo comportamento di Carlo
Alberto, che mirava soltanto a conseguire un successo
personale attraverso l’annessione del Lombardo-Veneto, non
tardò a suscitare l’irritazione degli altri sovrani, che in quella
guerra, cui avevano aderito malvolentieri, avrebbero avuto ben
poco da guadagnare. Essi erano inoltre sempre più preoccupati
per l’eventualità di un esito vittorioso dell’agitazione
democratica, cosa che avrebbe significato la perdita dei
rispettivi troni. In questa prospettiva l’Austria appariva più
un’alleata che una nemica. Il primo a ritirarsi dal conflitto fu
Pio IX, che improvvisamente in una allocuzione (29 aprile)
condannò la guerra tra nazioni cattoliche. Era un chiaro invito a
non combattere contro l’Austria. Subito dopo anche Leopoldo
II e Ferdinando II si disimpegnarono dal conflitto. Solo il re
sabaudo restò in campo, deciso a non rinunciare al suo
progetto espansionistico
VITTORIE
Inizialmente l’esercito sardo
colse qualche parziale
successo (Pastrengo, Goito),
ma fu soprattutto la strenua
resistenza dei volontari
toscani a Curtatone e
Montanara (29 maggio) a
impedire alle forze austriache
di passare all’offensiva,
consentendo alle truppe
sabaude di prevalere di nuovo
nella battaglia di Goito (30
maggio).
CONCLUSIONE
SCONFITTE
In seguito, l’andamento del
conflitto volse completamente a
favore degli austriaci che,
riorganizzati e rinforzati
dell’afflusso di nuove truppe,
sbaragliarono a Custoza (25
luglio) l’esercito piemontese.
Radetzky rioccupò Milano e
costrinse i piemontesi a ritirarsi
al di là del Ticino.
Il 9 agosto 1848 il generale Carlo Salasco, capo di stato maggiore
dell’esercito sardo, firmò l’armistizio con gli austriaci: fra il Regno
di Sardegna e il Lombardo-Veneto fu ristabilito il vecchio confine
passante per il Ticino. Si trattò, però, soltanto di ujna pausa della
guerra, che riprenderà alcuni mesi dopo per iniziativa del governo
sabaudo.
Ripresa della guerra contro l’Austria
QUANDO
Il 20 marzo 1849
MOTIVO
Il re sardo Carlo Alberto temeva una caduta irreparabile del
prestigio della monarchia sabauda in seguito alla sconfitta di
Custoza e , di fronte alla ferma volontà dell’Austria di imporre
pesanti condizioni per il trattato di pace, si convinse a riprendere la
guerra.
AVVENIMENTI
⇒ L’esercito sabaudo fu subito messo in rotta dagli austriaci che,
penetrati in Piemonte, lo sbaragliarono a Novara (23 marzo)
⇒ Carlo Alberto adbicò a favore del figlio Vittorio Emanuele II e
si ritirò in Portogallo
CONCLUSIONE
Firma dell’Armistizio di Vignale che stabilì l’occupazione austriaca
di alcuni territori piemontesi
CONSEGUENZA
La monarchia sabauda fu obbligata a rinunciare a ogni pretesa sulla
Lombardia e a pagare una forte indennità di guerra ai vincitori
La seconda guerra d’indipendenza
QUANDO
28 aprile 1859
MOTIVO
Cavour decise di dare il via alla mobilitazione delle truppe
piemontesi, rafforzandole con corpi di volontari tra cui figuravano i
Cacciatori delle Alpi di Garibaldi. Il 21 aprile 1859 l’Austria inviò al
Regno di Sardegna un ultimatum nel quale chiedeva che fosse posta
immediatamente fine alle manovre di preparazione del suo esercito
e che venissero sciolti i corpi volontari.
Il governo sardo lo respinse e il 28 aprile l’imperatore austriaco
Francesco Giuseppe firmò la dichiarazione di guerra.
AVVENIMENTI
⇒ Mentre i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi impegnavano i
contingenti austriaci nel Nord della Lombardia, i francopiemontesi riportavano una prima vittoria a Magenta (4
giugno), aprendosi la strada per Milano, dove pochi giorni
dopo Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrarono
trionfalmente. Seguirono le decisive vittorie di Solforino e San
Martino (24 giugno), nella Lombardia orientale al confine con il
Veneto. Furono due battaglie assai cruente, costate ingenti
perdite sia ai franco-piemontesi sia agli austriaci, che furono
costretti a ritirarsi nelle fortezze del “quadrilatero”
⇒
Il 12 luglio 1859 Napoleone III firmò con l’imperatore
asburgico Francesco Giuseppe i preliminari di pace di
Villafranca, confermati in seguito dal trattato di Zurigo (11
novembre 1859). Gli accordi di Villafranca prevedevano la
cessione da parte dell’Austria della Lombardia (eccetto
Mantova e Peschiera) alla Francia, che a sua volta l’avrebbe
consegnata al Regno di Sardegna, e la restaurazione dei sovrani
cacciati dall’Italia centrale. Di fronte alla prematura iniziativa
di pace di Napoleone III, Cavour diede le dimissioni e venne
sostituito alla guida di governo sardo dal generale La Marmora
La spedizione dei Mille
⇒ Cavour, dopo aver riottenuto il potere, decise di non tentare di
estendere il processo di unificazione ai territori dello stato
pontificio e al regno delle due Sicilie in quanto avrebbe
incontrato l’opposizione di Napoleone II e della diplomazia
internazionale
⇒ A questo punto i democratici mazziniani diedero un nuovo
slancio al processo di unificazione nazionale
⇒ Due mazziniani siciliani,Crispi e Pilo, con mille volontari
guidati da Garibaldi, organizzarono una spedizione senza
l’approvazione di Cavour
⇒ I mille salparono per la Sicilia dal porto di Quarto
⇒ Sbarcati a Marsala i Mille si scontrarono pochi giorni dopo con
le truppe borboniche a Calatafini ottenendo una vittoria che
consentì loro di marcare su Palermo
⇒ Dopo duri combattimenti i Mille entrarono nella città
⇒ Il 20 giugno i garibaldini batterono le truppe borboniche nella
battaglia di Milazzo
⇒ Tutta la Sicilia passò sotto il controllo di Garibaldi
La proclamazione del regno d’Italia
⇒ Garibaldi, ormai padrone della Sicilia, passò lo stretto di
Messina il 20 agosto 1860 e, sbarcato in Calabria, iniziò a
risalire la penisola puntando su Napoli
⇒ La monarchia borbonica manifestava sempre più vistosi segni
di disgregazione e il suo esercito, incalzato dalle forze
garibaldine, perdeva continuamente posizioni
⇒ Nel frattempo Cavour, temendo che l’impresa garibaldina
potesse sfuggirgli di mano e rimettere in gioco lo schieramento
democratico e repubblicano a danno del "partito
piemontese",inviò suoi agenti a Napoli, nel tentativo di farvi
scoppiare un moto liberale e battere sul tempo Garibaldi
⇒ L’insurrezione auspicata da Cavour, però, non ebbe luogo a
causa delle difficoltà incontrate nell’opera di proselitismo e
mobilitazione dei Napoletani
⇒ Garibaldi proseguì la sua marcia trionfale verso Napoli, dove
entrò il 7 settembre
⇒ Cavour, con il consenso di Napoleone II, inviò truppe
piemontesi nello Stato Pontificio
⇒ Entrate nella Marche, esse batterono l’esercito papale a
Castelfidardo (18 settembre 1860), occupando in seguito
l’Umbria
⇒ Nello stesso tempo Garibaldi nella battaglia del Volturno (1
ottobre) respinse il tentativo di contrattacco dei borbonici
⇒ Dai territori pontifici, l’esercito piemontese proseguì in
direzione di Napoli, pronto a scontrarsi con i garibaldini se
fosse stato necessario
⇒ Cavour era ormai fermamente deciso a togliere ogni spazio di
manovra a Garibaldi e ai democratici.
Di fronte all’eventualità di una scontro con le truppe sabaude,
Garibaldi si rassegnò a non ostacolare i piani di Cavour e si
fermò ad attendere l’arrivo di Vittorio Emanuele che si era nel
frattempo messo alla testa del suo esercito
⇒ Mentre i contingenti sabaudi scendevano verso le regioni
meridionali, nell’ex Regno delle Due Sicilie si tenne un
plebiscito che, a grande maggioranza, si espresse a favore
dell’annessione senza condizioni allo Stato sardo
⇒ Il 26 ottobre avvenne a Teano lo storico incontro tra Vittorio
Emanuele II e Garibaldi, il quale intese in questo modo
esprimere la propria sottomissione alla monarchia sabauda ,
per non compromettere l’opera di unificazione del paese
⇒ Poco dopo, però, egli si ritirò, temporaneamente, nell’isola di
Caprera, manifestando così il suo dissenso nei confronti della
soluzione alla questione italiana
⇒ Con i plebisciti del 4 novembre anche le Marche e l’Umbria
furono annesse allo stato sabaudo
⇒ Il re di Sardegna era riuscito a imporsi come sovrano nazionale
⇒ Sciolto il vecchio Parlamento del Regno di Sardegna, nel
febbraio 1861 si tennero le elezioni per il nuovo Parlamento
italiano
⇒ Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II venne ufficialmente
proclamato re d’Italia
⇒ All’unificazione mancavano Roma e il Lazio che
appartenevano allo Stato Pontificio e il Trentino e Trieste
ancora in mano austriaca
Terza guerra d’indipendenza
⇒ A causa della sua debolezza militare il giovane regno d’Italia,
per tentare di strappare all’Austria i territori italiani rimasti
ancora sotto il suo dominio,, poteva contare soltanto sul
verificarsi di circostanze internazionali a lui favorevoli.
L’occasione propizia gli fu offerta dal precipitare della crisi apertasi
nella relazioni tra Prussia e Austria che sfociò in un conflitto armato
tra il giugno e il luglio del 1866 (guerra austro-prussiana)
cui partecipò, a fianco dei prussiani, anche l’Italia, che combattè
così la terza guerra d’indipendenza contro l’impero asburgico
VITTORIE
Solo Garibaldi, accorso alla testa
dei suoi volontari, riportò una
vittoria a Bezzecca, ma essa non
consentì all’Italia di rovesciare le
sorti del conflitto.
SCONFITTE
Sul piano militare l’esito della
guerra fui disastroso per l’Italia,
sconfitta per terra a Custoza (24
giugno) e per mare a Lissa, (20
luglio).
CONCLUSIONE
Grazie alla vittoria della Prussia, il Regno d’Italia riuscì comunque a
ottenere, con il trattato di pace di Vienna, il Veneto.