L`Ipertensione Arteriosa - Centro Cardiologico Campano

L’Ipertensione Arteriosa
L'ipertensione arteriosa è uno dei principali fattori di rischio per angina pectoris, fibrillazione atriale, infarto e ictus e
insufficienza renale cronica..
Per questa ragione è particolarmente importante monitorare, prevenire ed eventualmente curare l'ipertensione
arteriosa.
Per ipertensione arteriosa si intende un aumento dei valori pressori delle arterie rispetto ai loro valori normali. La
pressione arteriosa viene misurata molto
semplicemente con uno strumento apposito, detto sfigmomanometro, che
misura i valori della pressione sistolica e diastolica. La pressione arteriosa è determinata dall'insieme di forze che
agiscono sulla parete dei vasi: da un lato la pressione idrostatica esercitata dal sangue, dall'altra la resistenza opposta
dalla parete vasale. La pressione idrostatica dipende dalla forza e dalla frequenza con cui il cuore si contrae pompando il
sangue ossigenato dal ventricolo sinistro, mentre le resistenze periferiche dipendono dal flusso ematico, dall'elasticità e
dal diametro (quest'ultimo parametro è soggetto a continua regolazione da parte della muscolatura che riveste i
cosiddetti vasi di resistenza) della parete vasale. La pressione sistolica è la pressione presente nelle arterie durante la
fase sistolica (quando il cuore spinge il sangue in circolo) del ciclo cardiaco, la pressione diastolica è la pressione
presente nelle arterie durante la fase diastolica (quando il ventricolo si apre per prendere il sangue da spingere nella
nuova fase sistolica).
La misurazione viene comunicata con due numeri, il primo per la pressione sistolica ed il secondo per la diastolica. Ad
esempio 135/90 (135 su 90) significa 135 per la pressione sistolica e 90 per la pressione diastolica.
Pressione normale: sistolica 120 mmHg e diastolica 80 mmHg
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Pre-ipertensione: sistolica compresa tra 120 e 139 mmHg e diastolica compresa tra 80 e 89 mmHg
Ipertensione, stadio 1: sistolica compresa tra 140 e 159 mmHg e diastolica compresa tra 90e 99 mmHg
Ipertensione, stadio 2: sistolica compresa tra 160 e 179 mmHg e diastolica compresa tra 100 e 109 mmHg
Ipertensione severa, stadio 3: sistolica = 180 mmHg e diastolica = 110 mmHg
Storicamente la pressione diastolica è stata considerata la più importante per la valutazione del rischio, ma attualmente
la concezione sta cambiando e si attribuisce più importanza alla pressione sistolica e alla differenza tra pressione
sistolica e diastolica (pressione differenziale). Nonostante non sia possibile identificare la causa dell'ipertensione
arteriosa, diverse condizioni possono aumentarne il rischio o accentuarne l'entità, quando essa è presente. Tra queste
condizioni le più importanti sono:
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obesità
vita sedentaria
abitudine al fumo
dieta ipersodica
uso di contraccettivi orali
uso di cocaina, anfetamine o alcuni farmaci come gli steroidei.
Oltre all'ipertensione essenziale esistono delle forme di ipertensione secondaria: in questo caso, l'identificazione e il
controllo della patologia primaria può essere d'ausilio nel controllo dell'ipertensione stessa. Le patologie a cui è più
frequentemente associata l'ipertensione sono:
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Insufficienza renale: causa ritenzione di liquidi e conseguente aumento della volemia; inoltre, l'ipertensione
può esacerbare il danno renale generando così un circolo vizioso
Diabete: l'iperglicemia può causare danni sia a livello renale che vascolare
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Aterosclerosi: compromette l'elasticità vasale
Sindrome di Cushing: è definita da un aumento della secrezione di cortisolo da parte della corteccia
surrenale
Iperaldosteronismo (sindrome di Conn): comporta l'aumento di aldosterone, ormone coinvolto nei
meccanismi di secrezione di sodio a livello renale; può essere causato da un tumore, generalmente
benigno, del surrene
Feocromocitoma: è un tumore della midollare del surrene piuttosto raro e generalmente benigno che
produce catecolamine, ormoni di risposta allo stress; nei soggetti affetti si possono manifestare episodi di
ipertensione severa
Ipertiroidismo
Gravidanza: una condizione abbastanza frequente durante il terzo trimestre è l'eclampsia (gestosi
gravidica), caratterizzata da ritenzione di liquidi e aumento della pressione arteriosa; tale condizione
espone a dei rischi sia la madre che il feto e deve essere tenuta sotto stretto controllo medico.
L'incremento della pressione arteriosa è considerata un fattore di rischio molto importante per i cosiddetti accidenti
vascolari (angina, infarto, ictus) che sono tra le principali cause di morte nel mondo occidentale. Pertanto, risulta
fondamentale tenere la pressione entro valori accettabili.
I trattamenti farmacologici dipendono naturalmente dalle cause, ma tutte le linee guida internazionali sostengono
l'importanza di alcuni accorgimenti non farmacologici, che riguardano cioè lo stile di vita:
1. abolizione del fumo
2. riduzione del peso e della circonferenza addominale
3. riduzione del sale nella dieta
4. riduzione dei grassi animali nella dieta
5. incremento dell'apporto di frutta e verdura
6. attività fisica
7. riduzione dell'alcol
Negli ultimi anni, inoltre, si fanno sempre più strada osservazioni relative all'influenza dello stress e della personalità lle
persone quali cause dell'ipertensione.
Esami di laboratorio
Gli esami di laboratorio non sono diagnostici di ipertensione, piuttosto vengono prescritti per identificare, se possibile, la
patologia a cui è secondaria l'ipertensione o patologie che possono esacerbare l'ipertensione preesistente.
Gli esami non specifici per l'ipertensione, ma di estrema utilità clinica, sono:
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Esame delle urine: è un test di primo livello per lo studio della funzionalità renale; può essere affiancato
dalla microalbuminuria e, eventualmente, anche dalla proteinuria nelle 24 ore
Azotemia e creatininemia: insieme all'esame delle urine, costituiscono gli esami di primo livello per lo studio
della funzionalità renale
Esame emocromocitometrico
Potassiemia (detta anche kaliemia): il dosaggio del potassio, prescritto in genere insieme a quello di altri
elettroliti quali sodio e cloro, è di ausilio nella valutazione dell'equilibrio idro-salino dell'organismo;
nell'insufficienza renale l'iperkaliemia è di comune riscontro
Glicemia
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Calcemia: l'ipercalcemia associata all'iperparatiroidismo può indurre danno renale e conseguentemente
ipertensione arteriosa
TSH e FT4: il dosaggio di tali ormoni è essenziale per valutare la funzionalità tiroidea
Profilo lipidico: comprende colesterolo totale, colesterolo HDL ed LDL, trigliceridi.
Il medico può prescrivere anche altri esami strumentali come parte di un iter diagnostico finalizzato a valutare la
funzionalità di organi vitali. Questi esami comprendono:
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ECG (elettrocardiogramma): finalizzato all'identificazione di un eventuale sovraccarico ventricolare sinistro
(ingrossamento delle pareti del cuore)
Ecocardiogramma ed eco-color doppler dei tronchi sovra aortici
Ecografia renale con eco-color doppler delle arterie renali
Esame del fondo dell'occhio
Trattamento
Il rischio di sviluppare ipertensione può essere ridotto anche solo modificando il proprio stile di vita: in particolare, il
controllo del peso corporeo, l'esercizio fisico regolare e una dieta povera di sodio sono di grande ausilio; invece, il rischio
associato a fattori non modificabili, per esempio l'età avanzata, richiede, oltre ad uno stile di vita controllato, un
trattamento farmacologico.
Esistono diverse classi di farmaci utilizzati per il trattamento dell'ipertensione, caratterizzati da meccanismi d'azione
diversi. In molti casi, questi farmaci vengono prescritti in combinazione. In ogni caso, il paziente in trattamento antiipertensivo deve sottoporsi a controlli medici periodici. Le principali classi di farmaci sono:
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Diuretici: sono farmaci molto utilizzati; agiscono a livello renale aumentando l'eliminazione di acqua ed
elettroliti e riducendo, pertanto, la volemia (per es. la furosemide e l’idroclorotazide)
Bloccanti adrenergici: comprendono i beta-, gli alfa- e gli alfa-beta-bloccanti; intervengono direttamente sui
recettori alfa e beta posti a livello vascolare (per es. atenololo, doxazosina, carvedilolo, nebivololo,
bisoprololo, metoprololo)
ACE-inibitori e ARBs: inibiscono la formazione o l'effetto biologico dell'angiotensina (per es. enalapril,
ramipril, perindopril, losartaan o valzartan)
Calcio-antagonisti: agiscono inibendo la contrattilità vascolare (per es.nifedipina, amlodipina)
Teoricamente, in caso di ipertensione secondaria la risoluzione o quanto meno il controllo della patologia primaria
dovrebbe comportare anche il controllo dell'ipertensione; questa evenienza è però molto rara, a causa delle
numerosissime variabili biologiche e ambientali che intervengono sulla pressione arteriosa.
Valori di pressione superiori a 210 su 120 costituiscono un'emergenza medica e, pertanto, richiedono un immediata
ospedalizzazione.
L'unica possibilità di risoluzione per la pre-eclampsia è costituita dal parto; oltre ai rischi a cui sono esposti sia la madre
che il feto in caso di gestosi, è necessario tenere conto anche della necessità di garantire al feto il tempo necessario per
la sua maturazione.
Dott Giancarlo Piovaccari
Direttore Dipartimento Malattie Cardiovascolari- Rimini