NOTIZIARIO PERIODICO Associazione LINFA Lottiamo insieme per la Neurofibromatosi - ONLUS Supplemento a Linfanews n. 3/2008 A cura del Prof. Romano Tenconi Presidente del Comitato Scientifico di Associazione LINFA Stampato in proprio Associazione LINFA Lottiamo insieme per la Neurofibromatosi ONLUS c/o Dipartimento di Pediatria Cattedra di Genetica Via Giustiniani, 3 35128 PADOVA Tel. n. 049-8213513 Fax n. 049-8211425 Internet: www.associazionelinfa.it E-mail: [email protected] CCP n. 15346315 CF n. 91009350264 13th European NF Meeting Killarny, Kerry (Irlanda) 30 Ottobre – 2 Novembre 2008 Alcuni appunti del meeting, che si tiene periodicamente (nel 2001 è stato organizzato da noi a Venezia) e in cui si discute degli aspetti clinici e biologici delle Neurofibromatosi 1, 2 e della Schwannomatosi (condizione simile alla NF2, riconosciuta da qualche anno come entità autonoma dalla NF2, e il cui gene è stato identificato molto recentemente). Chi era a Venezia ricorderà che a questi meeting partecipano le Associazioni laiche, come la LINFA o l’Associazione europea delle NF composte da persone affette e i loro parenti, insieme a medici e biologi che si occupano di queste malattie. Vi sono sessioni in comune e sessioni separate. Il tema del meeting di quest’anno è stato “NF nel 21° secolo. Educazione e informazione per le famiglie, operatori sanitari e ricercatori”. Riporto di seguito alcuni dati recenti e di interesse generale. Romano Tenconi Presidente Comitato Scientifico Associazione LINFA Linfanews Scientifico 2 NEUROFIBROMATOSI 1 Previsione del decorso della NF1 Come si sa è molto variabile anche nell’ambito della stessa famiglia (trattandosi di una malattia monogenica questo vuol dire che ci sono altri fattori genetici e non genetici che sono responsabili del quadro clinico). Gli studi recenti hanno aggiunto poco a quanto già si sapeva. Ci sono indicatori prognostici che ci dicono che probabilmente l’evoluzione sarà favorevole se non vi sono neurofibromi profondi o se si trova una certa mutazione del gene NF1 (piuttosto rara); mentre vi è un aumentato rischio di complicazioni in presenza di neurofibromi plessiformi profondi (vedi poi). È stata anche identificata molto recentemente una nuova NF1 dovuta alla mutazione di un altro gene dello stesso gruppo di geni di cui fa parte il gene NF1 (che partecipano alla via RAS-MAPK) e che è causa del 2-4% dei casi che hanno una diagnosi di NF1 e in cui, ovviamente, la ricerca molecolare di mutazioni del gene NF1 è negativa. Il quadro clinico di questa nuova condizione (che abbiamo proposto che venga chiamata sindrome Legius dal ricercatore che l’ha individuata, insieme ad altri) sembra essere più lieve senza neurofibromi né glioma ottico (i casi identificati finora sono comunque ancora pochi). Tuttavia non è ancora possibile per ora fare una previsione in termini prognostici. Un’altra considerazione riguarda, come conseguenza dell’impossibilità di previsione dell’evoluzione della malattia, il modesto ricorso alla diagnosi prenatale, (da prelievo di villi coriali o con diagnosi preimpianto) che è possibile solo se un genitore è affetto da NF1 e se è nota in lui la mutazione responsabile. La variabilità è così elevata che la condizione in alcune persone può essere individuata solo ricorrendo a tecniche diagnostiche strumentali, come può succedere in un genitore di un bambino con NF1, genitore che non ha mai avuto alcun segno evidente della condizione (e in genere in questi casi si ritiene che si tratti di mosaicismo) o in alcuni casi di Neurofibromatosi spinale in cui i segni cutanei possono essere molto lievi. Neurofibromi Il rischio di una loro trasformazione in MPNST (Malignant Peripheral Nerve Sheat Tumor) ri- guarda i neurofibromi nodulari, ma soprattutto i plessiformi (NP), non riguarda i più comuni neurofibromi cutanei. I NP, presenti in più di un terzo dei pazienti e in genere sin dai primi mesi di vita, se identificabili (cutanei ad es.), possono rimanere invariati e senza segni clinici per anni e poi improvvisamente crescere e diventare sintomatici (dolori, comparsa di segni neurologici). Questi NP, chiamati atipici, vanno considerati come un campanello di allarme e richiedono accertamenti (tra cui la PET) ed eventualmente l’asportazione chirurgica, per quanto possibile. Dai dati presentati sembra che questi NP atipici, che hanno un aspetto istologico a metà tra il neurofibroma e il MPNST, abbiano alterazioni genetiche simili a quelle presenti nel MPNST e quindi andrebbero trattati di conseguenza. Va tenuto presente che la sopravvivenza a 5 anni delle persone con MPNST è del 25%. L’evoluzione dei NP è poco conosciuta. È stato riferito il risultato di un recentissimo studio longitudinale (Tucker T e coll. J Med Genet on-line 2008) di circa 6 anni sulla crescita nel tempo di questi neurofibromi in 34 pazienti con NF1 di età media di 10 anni (range 147 anni) mediante risonanze magnetiche periodiche della parte interessata. La loro crescita può determinare effetti compressivi o essere il segno di una trasformazione in un MPNST. Lo studio ha rilevato che la crescita del NF è avvenuta quasi esclusivamente nelle persone di età inferiore ai 21 anni e che ha causato sintomi in un terzo dei NP (la pratica medica attuale è di controllare con risonanza magnetica solo i neurofibromi che diventano sintomatici). Questi sono i primi dati controllati sullo sviluppo dei neurofibromi plessiformi, i cui risultati richiedono, per essere conclusivi, una casistica più ampia e un tempo di osservazione più lungo; ma è indubbio che nella gestione di questa patologia va sin da ora tenuto conto di quanto riportato. V. Mautner, il principale ricercatore di questa pubblicazione, sostiene che in teoria potrebbe essere proposto di fare uno studio di screening con RM di tutte le persone con NF1 per individuare coloro che sono portatori di neurofibromi plessiformi, anche profondi, e verificare se sono a maggior rischio rispetto ad altri di MPNST. Se i risultati lo confermassero, sarebbe possibile una migliore sorveglianza in chi ne ha veramente bisogno evitando nello stesso tempo esami inutili e ansia a coloro che non sono a rischio. Linfanews Scientifico 3 Diagnosi NF1 Rimangono validi i criteri noti (NIH 1988), anche se si continuano ad aggiungere nuovi e rari segni clinici. NEUROFIBROMATOSI 2 Gareth Evans ha riportato la sua ampia esperienza sulla NF2 (la prevalenza della NF2 è di 1:67000 persone) e sulla Schwannomatosi (stima di prevalenza 1:335000 persone). Ha sottolineato che la Schwannomatosi è meno grave e che la presenza di meningiomi nella NF2 è un segno prognostico sfavorevole. Per la NF2 vi è una certa relazione tra tipo di mutazione e prognosi (le missenso sono meno gravi). Ha sottolineato un aspetto che rende difficile la consulenza genetica di queste due condizioni, costituito dalla bassa proporzione di casi in cui si riesce ad identificare la mutazione dal prelievo di sangue. Gran parte di questo insuccesso diagnostico molecolare dipende dal fatto che una proporzione rilevante (un terzo dei casi sporadici di NF2 e una parte non ancora nota di Schwannomatosi) hanno la mutazione in mosaico, cioè interessa solo una parte delle cellule dell’organismo. Questo porta ad un rischio di ricorrenza per i casi sporadici in cui non si riesce ad identificare la mutazione non ben quanticabile ma comunque di gran lunga inferiore al teorico 50%. Il consiglio, quindi, per tentare di identificare la mutazione causa di malattia è quello di effettuare l’analisi molecolare su tessuto tumorale quando questo viene asportato chirurgicamente. È quindi raccomandabile che le persone con NF2 stimolino i medici e i chirurghi, quando vi è l’indicazione all’asportazione, a provvedere a fare questa analisi nel laboratorio appropriato (Genetica Medica di Firenze, che ha la maggior esperienza di NF2). Altro aspetto considerato è stato quello del coinvolgimento del gene NF2 nel causare lo sviluppo di schwannomi nella Schwannomatosi. La NF2 e la Schwannomatosi sono due malattie diverse dovute a mutazioni di geni diversi, ma che sono ambedue coinvolti nel causare questi tumori benigni. MODELLI ANIMALI NF1 Vi sono molti modelli animali con diverse finalità di ricerca. Ne cito due, uno su come si sviluppano i neurofibromi e i tumori maligni come i glioblastomi e uno che riguarda, invece, i meccanismi molecolari responsabili delle difficoltà di apprendimento che interessano anche i modelli animali come i topi. Quest’ultimo studio (in pubblicazione su Cell) sottolinea come la complessa via di traduzione di segnale all’interno della cellula (RAS-MAPK) (vedi prima) ha effetti anche sull’apprendimento. Sono sicuro che la conoscenza dei meccanismi molecolari di alcuni segni clinici, soprattutto quelli che compaiono nel tempo (come i disturbi di apprendimento che interessano il 40-50% dei bambini con NF1), porterà a una terapia farmacologica efficace nel controllarne l’evoluzione e forse a impedirne addirittura la comparsa (vedi poi). NF2 Marco Giovannini (un ottimo ricercatore italiano che non ha trovato opportunità in Italia e che lavora con successo all’estero, ora è a Los Angeles, prima era a Parigi) ha preparato un modello animale della NF2 molto complesso, pronto per la sperimentazione di farmaci nel controllo degli schwannomi. Ha già individuato alcuni farmaci che potrebbero, sempre in base al meccanismo biologico che sta alla base dello sviluppo di schwannomi quando il gene NF2 è mutato, bloccare o rallentarne la crescita. Li proverà nel topo e poi, se funzionano, si passerà alla sperimentazione nell’uomo. Marco sottolinea che questa condizione, più grave rispetto alla NF1, non comporta invece i problemi di apprendimento che comporta la NF1. TERAPIE SPERIMENTALI NELL’UOMO Sono varie le sperimentazioni (per info http://clinicaltrials.gov/ct2/search). Bruce Korf (Alabama, USA) ne riporta alcune del Children’s Tumor Foundation. Linfanews Scientifico 4 NF1 STOPN (USA): riguarda il controllo della crescita dei neurofibromi con rapamicina nei ragazzi da 8 a 16 anni. È tuttora in corso, è teoricamente possibile partecipare a pazienti europei, ma i controlli mensili rendono questa partecipazione molto difficile. Ci sono altri due progetti della Fondazione con fondi del Ministero della Difesa americano che devono ancora essere approvati: uno del glioma ottico e uno per la terapia di MPNST. Un altro progetto, sempre della fondazione, riguarda la terapia con Lovostatina (STARS, Principal Investigator K. North Australia), che però è stata solo accennata. Nel meeting c’è stata invece la presentazione dei risultati ottenuti in Olanda (Rotterdam) nella sperimentazione della Simvastatina per la cura dei disturbi di apprendimento, frequenti nei bambini con NF1 (40-50% ). Nei topi questo farmaco funziona e migliora l’apprendimento con la mutazione indotta (in quanto tale farmaco agisce inibendo la via RAS). Quindi si è passati alla fase applicativa in 62 bambini con NF1 tra 8 e 16 anni con il farmaco somministrato per 3 mesi. Non si sono ottenuti effetti sull’apprendimento nei bambini trattati rispetto ai non trattati (JAMA 2008;300:287). Le sperimentazioni proseguiranno perché il periodo è stato comunque troppo breve e nell’uomo, se è presente un effetto, potrebbe richiedere più tempo a mettersi in evidenza rispetto al topo. NF2 Sta iniziando nell’uomo una sperimentazione multicentrica fase II usando un farmaco, Sorafenib, che è un inibitore della proteinchinasi e che viene usato nel trattamento dei tumori epatici. Tale sostanza è risultata efficace nel controllo della crescita in vitro di schwannomi umani. La ricerca riguarda alcuni centri del Regno Unito. NF1 CLINICHE L’utilità o meno di Cliniche o Centri dedicati alla NF1 o alla NF2 non era un tema del meeting. Tutti i presenti al meeting, in un modo o nell’altro, fanno parte di questo sistema che, partito dall’Inghilterra si è poi esteso in USA e in molte nazioni europee. Ne viene data per scontata l’utilità, ma qualche volta mi chiedo se, come cittadino che opera in un sistema sanitario come il nostro, ci viene consentita l’applicazione di un tale sistema e se possiamo permettercelo. Alla fine del meeting ha parlato la mamma di un bambino di 2-3 anni con NF1 con gravi complicazioni neurologiche conseguenti a problemi vascolari e che aveva, oltre al marito, anche un altro figlio con NF1. Ha raccontato la sua storia, le sue difficoltà di gestire la famiglia e di fare seguire da 7-8 specialisti (neuropediatra, neurochirurgo, gastroenterologo, chirurgo, fisioterapista, ecc.) il suo bambino abitando distante dall’ospedale in cui operano. Ha detto una frase che ricorderò: ci vuole un’equipe multidisciplinare con veri specialisti delle complicazioni della NF1, con il sistema sanitario “intorno al bambino”, non “il bambino intorno al sistema sanitario”. In altre parole una medicina pubblica al servizio delle persone con malattia cronica rara, talora con problemi complessi e rari per i quali è difficile trovare lo specialista appropriato. Si è parlato di specialisti di patologie rare anche a proposito del tumore glomoso delle dita, tumore benigno che interessa un organo deputato al controllo delle anastomosi artero-venose presenti nella punta delle dita. È un tumore benigno, ma che provoca intensi dolori alle dita all’esposizione al freddo e che, se diagnosticato e operato da un chirurgo specialista, risolve questo problema. È una non frequente complicazione della NF1. Personalmente non ho ricordo di aver visto una persona con NF1 che lamentasse questo nuovo segno clinico. Anche altri presenti al meeting (come Susan Huson o Vincent Ricardi che hanno la maggior esperienza clinica di NF1) hanno ammesso che non erano a conoscenza di questo “nuovo” segno clinico della NF1. È possibile che i pazienti stessi portatori di questo piccolo tumore benigno non abbiano collegato il segno alla malattia. Vorrei sapere ([email protected]) se qualche persona con NF1 ha questa sintomatologia. Fatemelo sapere. Grazie. Il prossimo NF European meeting sarà a Oslo (Norvegia) dal 9 al 12 Settembre 2010 e riguarderà “Ageing and NF1”. Di Italiani a questo meeting eravamo in 3. Molto pochi rispetto agli altri