oristano. Analisi e proposte di Coldiretti e Uecoop per contenere il fenomeno cormorani I cormorani sono sempre più numerosi e stanno invadendo la Sardegna centro-occidentale. Sono concentrati sopratutto nelle zone umide più significative della zona di Oristano: località Santa Maria, Corru Mannu, S’Ena Arrubia, Mistras. Dai monitoraggi eseguiti dall’amministrazione provinciale di Oristano risulta che in sei anni, dal 2008 al 2014, sono aumentati dell’86,50 per cento, passando dagli 8.384 del 2008 ai 15.636 del dicembre del 2014. + 86,50% CORMORANI IN 6 ANNI 2008 8384 2014 15636 DIFFERENZA 7252 DANNI DIRETTI. Sono divenuti una piaga per i pescatori dei compendi per i danni che stanno causando. Solo nell’ultimo anno hanno consumato oltre 2milioni e mezzo di euro di pesce. Un cormorano mangia infatti 310 grammi di pesce al giorno. Prevalentemente mugilidi, anguille, granchi come risulta da uno studio condotto dal 1995 al 1997 dal professor Angelo Cau e dal dottor Piero Addis per l’Università di Cagliari, dipartimento di Biologia Animale e Ecologia (Predazione di Phalacrocorax carbo sinensis nel compendio lagunare di Cabras). QUANTO MANGIA UN CORMORANO 310 GR AL GIORNO 9,3 KG AL MESE Nei sei mesi di massima presenza, secondo i dati emersi dallo studio, risulta che i cormorani hanno mangiato 537.252 kg di pesce per un valore di 2.686.258 euro (assegnando un costo medio di 5 euro a kg del pesce consumato). STIMA DANNI CAUSATI DAI CORMORANI nel 2014 Presenze mensili Cormorani Pesce consumato in kg valore in euro (1kg = 5 euro ) OTTOBRE 3133 29137 kg 145685 NOVEMBRE 9029 83970 419848 DICEMBRE 15636 145415 727074 GENNAIO 12982 120733 603663 FEBBRAIO 10354 96292 481461 MARZO 6635 61705 308527 Tot Kg 537.252 Tot euro 2.686.258 DANNI INDIRETTI. I danni causati dagli uccelli ittiofagi all’attività ittiocolturale non si ferma al solo prelievo diretto. Bisogna prendere in considerazione anche altri fattori. L’attività predatoria è causa di stress per i pesci limitandone l’accrescimento e aumentandone la mortalità delle specie da pescare. Inoltre bisogna sommare anche i pesci feriti ma non consumati dai cormorani, che non sono commercializzabili; cresce la diffusione di malattie; come se non bastasse si mangiano anche specie-foraggio, ovvero quello meno pregiato e di scarso valore commerciale, ma che rappresenta fonte di cibo naturale per quello pregiato. Insomma per risarcire i pescatori dai danni causati dai cormorani non bastano tutti i fondi messi a bilancio dalla Giunta (1milione di euro) per ristorare le imprese agricole danneggiate dalla fauna selvatica. PIANI DI CONTENIMENTO ATTUALI. Nei mesi scorsi, sostenuti da Uecoop e dalla Coldiretti, i pescatori hanno più volte sollevato il problema in Regione incontrando anche i rappresentanti della Presidenza della Giunta. Ad un mese dal nuovo arrivo degli ittofagi non si sono ancora visti risultati ne soluzioni. I piani di contenimento messi in campo per contrastare il fenomeno sono falliti come dimostrano i numeri in crescendo della loro presenza. Si tratta di dissuasori (le reti anti-uccello ed i cannoni a salve) che si sono inutili e costosi. Le reti, oltre al costo in termini di materiali e manutenzione, sono limitate ad aree poco estese ed hanno un certo impatto ecologico in quanto impediscono l’accesso alle specie non bersaglio e possono causare la morte degli uccelli che vi rimangono intrappolati. Anche i cannoni a salve sono costosi perché richiedono lo spostamento in motoscafo (i rimborsi provinciali non riescono a coprire minimamente le spese), e allo stesso tempo inefficaci. I cormorani sono uccelli intelligenti che appresa l’inefficacia dello sparo continuano indisturbati la loro attività predatoria. Spesso si posano sopra il cannone. PROPOSTE. Visto l’oggettivo fallimento dei piani di contenimento attuali, Coldiretti e Uecoop, rimanendo aperti ad altre eventuali soluzioni, ritengono prioritaria una azione di prevenzione nelle lagune oristanesi, considerati anche i dati che registrano il forte aumento della presenza dei cormorani negli ultimi anni. La proposta è quella dell’abbattimento controllato, metodo efficace per contrastare l’invasione di una specie che rappresenta l’ultimo anello della catena alimentare. L’unico uccello che potrebbe “cacciarli”, infatti, è l’aquila pescatore che però in Sardegna non è presente. Metodologia questa utilizzata in altre Regioni e in passato (2009) anche in Sardegna: era previsto l’abbattimento del 4% del totale degli uccelli presenti (pari 270 unità). La proposta è quello di abbattere il 4 per cento della specie presente (circa 260 unità sulla base delle presenze riscontrate nel 2014) sotto l’occhio vigile delle guardie forestali. Stesso strumento viene utilizzato in altre Regioni italiane. Strumento che serve soprattutto come deterrente per l’intera popolazione, per raggiugere l’obiettivo di allontanamento degli uccelli. L’azione di abbattimento potrebbe essere interrotta prima se si centrano prima gli obiettivi. NORMATIVA. L’art 9 della direttiva “Uccelli”, del 2009/147/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30/10/2009 (recepita con la legge 4 giugno 2010 n. 96, art.42) concernente la conservazione degli uccelli selvatici, consente di derogare agli articoli dal n. 5 al n. 8 (sulla protezione delle specie protette). In pratica la “direttiva Uccelli” stabilisce che il Ministero dell’Ambiente, sentito il Ministero delle Politiche agricole e l’Istituto nazionale della fauna selvatica, su richiesta della Regione, per prevenire gravi danni alla pesca e alle acque, autorizza metodi di cattura o uccisione delle popolazioni della specie interessata (a condizione che non esistano altre misure valide). L’ultima campagna di prevenzione nell’isola risale al 2009 (30.01.2009) che prevedeva l’abbattimento del 4% del totale degli uccelli presenti (pari a 270 unità).