il cormorano in provincia di trento il cormorano in provincia di trento

AVIFAUNA/CORMORANI
Gli esemplari censiti sono alcune centinaia
TERRA TRENTINA
IL CORMORANO
IN PROVINCIA DI TRENTO
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I primi avvistamenti di cormorano in Trentino risalgono
all’inverno 1993/94 e sono riferiti a pochi esemplari, inizialmente limitati al lago di
Toblino. Il numero delle presenze è progressivamente aumentato fino a superare le 200
unità nella stagione 2003-2004.
Il cormorano (Phalacrocorax
carbo sinensis) è specie tipica
delle regioni nord-europee,
che nidifica lungo le coste atlantiche dell’Europa (prevalentemente Danimarca e Norvegia), mentre alle nostre latitudini è presente, tranne qualche
caso isolato, come specie svernante, sia nelle acque costiere
che in quelle interne. Si tratta
di un uccello strettamente
acquatico, con abitudini alimentari spiccatamente ittiofaghe (si nutre solo di pesce) e
attitudine gregaria (gli esemplari si riuniscono in raggruppamenti serali ai dormitori);
frequente è anche la “pesca
sociale” grazie alla quale più
cormorani cooperano per accerchiare e catturare i pesci
preda. La specie è in grado di
compiere giornalmente spostamenti notevoli per raggiungere i luoghi adatti all’alimentazione: dalle osservazioni effettuate sul campo, confermate
dalla ricca bibliografia sull’argomento, è noto che gli esemplari possono spostarsi entro
un raggio di trenta, quaranta
chilometri dai luoghi adibiti a
dormitorio.
Il sensibile aumento del cormorano in Europa è riconducibile alle misure di protezio-
Per limitare l’attività
predatoria dei
cormorani presenti
in Trentino a carico
di pesci di lago
e di fiume, è stato
messo a punto
un piano di controllo
parzialmente distruttivo
che sarà attuato
nell’autunno 2005,
previa delibera
di convalida
da parte della Giunta
provinciale
Ruggero Giovannini
Paola Testa
Ufficio Faunistico del Servizio Foreste e Fauna
ne accordate alla specie dalla
Direttiva “Uccelli” CEE/409/79
che ha inserito il cormorano
nell’Allegato I delle specie che
necessitano di particolari misure di tutela e protezione. Successivamente la specie è stata
rimossa dall’Allegato I della
Direttiva 409, quindi non è più
soggetta a misure speciali di
conservazione per quanto riguarda l’habitat, la sopravvivenza e la riproduzione nelle
aree di distribuzione; non figura, tuttavia, negli allegati II e III
relativi alle specie di uccelli che
possono essere oggetto di caccia.
I periodi di presenza del
cormorano nella nostra regione
sono compresi tra il mese di ottobre, con l’arrivo dei primi contingenti (o sosta di soggetti in
transito), e il mese di aprile
quando i dormitori vengono
quasi completamente abbandonati, a seguito degli spostamenti
verso le zone di nidificazione al
nord Europa, con massima presenza tra dicembre e febbraio
durante lo svernamento.
La dieta del cormorano è
ittiofaga e i numerosi studi e
dati bibliografici in proposito
riportano un consumo medio
giornaliero di pesce fresco pari
a 500 g per ciascun individuo.
Lo studio dell’alimentazione
viene effettuato attraverso la
raccolta e l’analisi dei boli alimentari, raccolti solitamente
nei dormitori.
Numerosi sembrano i fattori che
influenzano la scelta delle specie ittiche da parte del cormorano: tra questi le caratteristiche
dell’ambiente nel quale si trova
la specie (altitudine, presenza/
assenza di ghiaccio o di vegetazione sommersa, profondità,
velocità e turbolenza dell’acqua,
ecc...), la taglia media, la forma
corporea e l’anatomia del pesce
(specie con altezza corporea
grande, come la carpa, sono
meno sensibili delle specie affusolate, quali ad esempio il
temolo), le abitudini di vita (profondità di stazionamento, attività diurna/notturna, abitudini
fossorie/interstiziali, fenomeni di
semiletargo o ibernazione,...),
comportamenti sociali (specie
gregarie o solitarie, comportamenti riproduttivi) e lo status at-
Mangia quello che trova
In ogni caso, sulla base delle
indagini effettuate dal Museo
Tridentino di Scienze Naturali
nel 2002, la dieta del cormorano nelle diverse aree di studio, durante l’inverno, sembra
essere dominata da poche specie, comuni nei nostri laghi e
corsi d’acqua. Il cormorano
non sembra preferire una specie di pesce in particolare, piuttosto il suo comportamento
varia a seconda dell’abbondanza delle specie nei vari bacini.
In sintesi il cormorano “mangia quello che trova” in termini di specie ittiche presenti.
Nelle acque dove predominano i ciprinidi come la Scardola
(Scardinius erythrophthalmus)
come il lago di Caldonazzo, la
dieta del cormorano è compo-
sta per buona parte da tale specie. Lo stesso vale per il Lavarello (Coregonus lavaretus) al
lago di Toblino, il Temolo (Thymallus thymallus), il Cavedano
(Leuciscus cephalus) e il Barbo
comune (Barbus barbus plebejus) alle foci dell’Avisio. Fa
eccezione la taglia degli esemplari, per la quale il cormorano
mostra invece una preferenza
per prede di dimensioni comprese tra i 15 e i 35 cm; la tendenza, infatti, è quella di preferire singole prede di taglia
media, purché compatibili con
la deglutizione, anziché numerose prede di piccole dimensioni, in modo da ottimizzare il
dispendio energetico. Quindi,
visto l’elevato grado di opportunismo alimentare nella scelta delle specie preda da parte
del cormorano, che tende a
usufruire delle risorse trofiche
più immediatamente e facilmente raggiungibili, è comprensibile che negli ambienti
acquatici dominati da specie
pregiate quali la Trota marmorata e il Temolo, saranno queste ultime a subire i danni della predazione del cormorano.
Le problematiche connesse alla
presenza del cormorano in
provincia di Trento riguardano
sostanzialmente il prelievo di
fauna ittica, che si riflette nella
competizione con il settore
dell’ittiocoltura da una parte
(tanto che negli ultimi anni i
piscicoltori hanno provveduto
alla copertura delle vasche
esterne con reti o altri sistemi
di protezione contro gli uccelli
ittiofagi) e con quello della pesca sportiva, o dilettantistica,
dall’altro. E’ dalla stagione invernale 2000-2001 che hanno
iniziato a pervenire all’allora
Servizio Faunistico le prime
segnalazioni delle associazioni
pescatori, che lamentavano
danni economici e ambientali
connessi al prelievo di biomassa ittica da parte dei cor-
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tuale della specie in relazione
alle minacce di estinzione (si distinguono specie a basso, medio
e alto rischio di estinzione).
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AVIFAUNA/CORMORANI
TERRA TRENTINA
morani, con particolare riferimento ai potenziali impatti negativi nei confronti delle specie ittiche di maggior pregio
naturalistico e alieutico quali la
trota, il temolo, e coregone.
La valutazione dell’impatto della predazione del cormorano sui
popolamenti ittici delle acque
interne è tema di accesa discussione a livello europeo almeno
nell’ultimo decennio. L’intensità
del fenomeno demografico che
interessa la popolazione europea di cormorano, la rapidità
della sua diffusione in ampie
porzioni continentali non frequentate dalla specie nel passato recente, la complessità del fenomeno anche in termini di valutazione dell’effettivo impatto
sui popolamenti ittici spontanei
e allevati hanno portato a interpretazioni talora diametralmente
opposte del problema.
La “questione cormorano”, pertanto, è piuttosto complessa, sia
in ragione degli aspetti di relativa novità del fenomeno che va
affrontato sotto entrambi gli
aspetti ornitologico e ittiologico,
che della molteplicità dei fattori
che interagiscono nel determinare lo stato delle popolazioni ittiche delle acque superficiali, nonché, da ultimo, per gli aspetti, in
parte emozionali, suscitati dalla
presenza del cormorano nel
mondo dei pescatori dilettanti.
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Le azioni intraprese
Le azioni intraprese dall’Amministrazione provinciale per approfondire il fenomeno legato
al rapido incremento del
cormorano hanno preso avvio
nel 2002 con l’affidamento al
Museo Tridentino di Scienze
Naturali di uno studio sull’analisi degli andamenti demografici
delle popolazioni di cormorano
e airone cenerino in provincia
di Trento e sull’alimentazione
del cormorano nei principali
ambienti frequentati dalla specie. Successivamente, nella pri-
mavera scorsa il Servizio Foreste e Fauna ha commissionato
al dottor Lorenzo Betti, lo studio “Ipotesi di un piano d’azione per la gestione degli impatti
del Cormorano sulla fauna ittica del reticolo idrografico
Trentino. Infine, il 9 ottobre
2004 le associazioni pescatori
con la collaborazione della Provincia e del Museo hanno organizzato un convegno dedicato
dal titolo “I Cormorani e il loro
impatto sulla fauna ittica”.
Da alcuni anni, nell’ambito del
programma di censimento degli uccelli acquatici svernanti
promosso dall’Istituto Nazionale Fauna Selvatica, vengono effettuati censimenti del cormorano durante il mese di gennaio. Nel dicembre 2004, il Servizio Foreste e Fauna ha inoltre
attivato degli specifici monitoraggi nelle principali aree di
frequentazione del cormorano
e sui dormitori, con la collaborazione del Museo Tridentino di
Scienze Naturali e delle associazioni pescatori provinciali. I
monitoraggi diurni sono stati
condotti lungo le principali aste
fluviali e nei bacini lacustri della Provincia con lo scopo di
monitorare i movimenti trofici
del cormorano e le modalità di
disturbo sulla fauna ittica locale. I censimenti serali realizzati
in contemporanea nei principali
dormitori della specie (Lago di
Toblino, Foci dell’Avisio, Lago
di Caldonazzo, Lago di Garda –
Torrente Ponale) hanno invece
consentito di stimare con maggiore precisione il numero degli individui svernanti nel territorio trentino.
Piano sperimentale di controllo
Il censimento ai dormitori effettuato il 14 gennaio scorso ha
stimato un numero complessivo di 330 esemplari, il più alto
censito dal 2000 ad oggi, mentre il mese successivo, il 15 feb-
braio, il numero dei cormorani
censiti è sceso a 236.
La problematica del controllo
della specie è stata discussa nella riunione del 31 gennaio scorso dell’Osservatorio faunistico
provinciale, e il 14 febbraio la
questione è stata affrontata anche dal Comitato faunistico provinciale che ha approvato un
piano sperimentale di controllo del cormorano per la prossima stagione 2005-2006. Il piano di controllo, che peraltro
dovrà essere approvato dalla
Giunta provinciale, sarà limitato agli ambienti acquatici di elevato pregio ittiofaunistico e caratterizzati dalla maggior vulnerabilità nei confronti dell’azione predatoria del cormorano e
prevede, in sintesi, una serie di
azioni di disturbo della specie
attraverso mezzi acustici (spari
a salve) e/o visivi, associate ad
abbattimenti rafforzativi di un
numero limitato e definito di
soggetti. Contemporaneamente
proseguiranno gli specifici
monitoraggi nelle aree di alimentazione e frequentazione
diurna del cormorano attivati
nel 2004 oltreché i censimenti
ai dormitori, e sarà monitorata
l’efficacia del controllo nelle
zone di intervento. Lo scopo
principale dell’attività, infatti, è
quello di ridurre il danno nei
confronti della fauna ittica, e
non la popolazione dil cormorano svernante in Trentino.
Bibliografia
Bertocchi A., Pedrini P., Rizzolli
F. “Il Cormorano (Phalacrocorax
carbo) e l’Airone cenerino
(Ardea cinerea) in provincia di
Trento. Situazione attuale e
problematiche gestionali”. Museo Tridentino di Scienze Naturali, 2002.
Betti L. “Ipotesi di un piano
d’azione per la gestione degli
impatti del Cormorano sulla
fauna ittica del reticolo idrografico trentino”, 2004.