Soluzioni Soluzione – Miscela omogenea di 2 o più sostanze » solvente – mezzo dissolvente » soluto – specie dissolta I 3 stati della materia mescolati 2 a 2 danno 9 tipi diversi di miscele » 7 omogenee » 2 eterogenee ChimicaGenerale_lezione16 1 SPONTANEITA' di MESCOLAMENTO • Assumiamo il solvente liquido • Fattori principali che influenzano la soluzione di soluti • Variazione di energia (ΔU) e Aumento di disordine ΔU < 0 favorisce la dissoluzione ΔU > 0 sfavorisce la dissoluzione Aumento di ordine sfavorisce la dissoluzione • Condizioni ottimali: • esotermica & disordinata ChimicaGenerale_lezione16 2 Solidi in Liquidi • La dissoluzione è una competizione tra 1 Attrazioni soluto – soluto e solvente - solvente 2 Attrazioni soluto – solvente ChimicaGenerale_lezione16 3 Liquidi in Liquidi I liquidi polari sono di solito miscibili in liquidi polari ChimicaGenerale_lezione16 4 Gas in Liquidi I gas polari sono più solubili in acqua dei gas nonpolari I gas polari possono dare legami a H con H2O e alcuni reagiscono con H2O HBr + H2O → H3O + - + Br (aq) (aq) ChimicaGenerale_lezione16 5 Effetto di T sulla Solubilità Principio di LeChatelier (Equilibrio mobile) Quando si applica uno stress esterno ad un sistema all’equilibrio, il sistema risponde in modo da minimizzare gli effetti dello stress ChimicaGenerale_lezione16 6 Esempi Se una soluzione di gas in liquido viene riscaldata, l'equilibrio si sposta verso l'assorbimento di parte dell'energia termica Processo esotermico ∆H<0 gas+solv ⇄ soluzsatura + energia ←se fornisco calore Per soluzioni di solidi ionici in liquido non c'è uno schema generale di comportamento, anche se spesso l'aumento di T aumenta la solubilità. ChimicaGenerale_lezione16 7 ChimicaGenerale_lezione16 8 Purificazione Si sfrutta la variazione di solubilità per separare miscele: 1. Sciolgo miscela ad alta T 2. Raffreddo e cristallizzo composto puro lasciando impurezze in soluzione ChimicaGenerale_lezione16 9 Effetto P su Solubilità La pressione ha scarsi effetti sulla solubilità di liquidi e solidi in liquidi, mentre La pressione ha grandi effetti sulla solubilità di gas in liquidi ChimicaGenerale_lezione16 10 Legge di Henry La solubilità di un gas in un liquido è direttamente proporzionale alla sua pressione parziale Sg=KHPg Pg pressione parziale KH cost di Henry ChimicaGenerale_lezione16 11 Un aumento di pressione si traduce in un numero maggiore di molecole di gas che premono su superficie ed entrano in soluzione finchè si arriva ad un nuovo equilibrio ChimicaGenerale_lezione16 12 Esempio A 25 °C e 1 atm di aria in 100g di H2O si sciolgono 1,4∙10-5 g di N2. Determinare la costante di Henry in atm. ---------------------------------------------------------------------------L'aria è costituita dall'80% in V di N2 e 20% in V di O2, quindi 1 atm è la Ptot dell'aria. pN2 = 0,8∙ 1 atm = 0,8 atm = K H ∙ χN2 χN2 = [1,4∙10-5 gN2 /28(PM) = 5∙10-5 nN2 ] / [ nN2 + 100gH2O/18PM ] = 9,01∙10-8 => KH = 0,8atm / 9,01∙10-8 = 8,9∙106 atm. ChimicaGenerale_lezione16 13 Esempio La solubilità dell'H2 in acqua a 20°C e a 1atm di pressione parziale, è pari a 1,93ml H2 , misurati a 20°C e a 1atm, in 100 ml di H2O. Calcolare la costante di Henry espressa in atm. Una miscela gassosa che si trova a 1000 torr, contenente il 60,85 di H2 in volume, viene a contatto con acqua a 20°C. Calcolare il volume di H2 , misurato a 20°C e a 1atm, che si scioglie in 1 Ldi H2O. ChimicaGenerale_lezione16 14 legge Henry pH2 = KH∙ χH2 , quindi servono le nH2 ,ottenibili da PV=nRT : nH2 = 1atm∙ 0,00193L / 0,0821∙ 293,15°K = 8,02∙10-5 nH2 χH2=8,02∙10-5 nH2 /[8,02∙10-5 nH2 + 100gH2O /18(PM)]=1,44∙10-5 e dalla: pH2 = KH∙ χH2 , si trova KH=1atm / 1,44∙10-5 = 6,9∙104 atm. {l'acqua ha densità = 1 g/ml} 1000 torr/ 760 = 1,31atm è una Ptot , quindi: pH2 = 0,6085∙1,31atm(Ptot) = 6,9∙104 ∙ χH2 quindi χH2 in acqua = 1,16∙10-5 χH2=1,16∙10-5 =nH2/1000gH2O /18(PM)(al denominatore si trascuri nH2) 1,16∙10-5 ∙ 55,5 = nH2 nH2 = 6,44∙10-4 VH2 = 6,44∙10-4 ∙ 0,0821 ∙ 293,15°K / 1 atm = 0,01549 L =15,49 ml. ChimicaGenerale_lezione16 15 Proprietà colligative delle soluzioni Proprietà delle soluzioni che dipendono solo dal numero di particelle disciolte in soluzione e non dalla loro natura: Abbassamento della tensione di vapore Abbassamento crioscopico Innalzamento ebullioscopico Pressione osmotica ChimicaGenerale_lezione16 16 Abbassamento della tensione di vapore & Legge di Raoul L’aggiunta di un soluto non volatile a una soluzione diminuisce la tensione di vapore della soluzione il soluto occupa una parte della superficie della soluzione, riducendo cosi la velocità con la quale le molecole lasciano quest'ultima ChimicaGenerale_lezione16 17 Legge di Raoult Nelle soluzioni ideali: la tensione di vapore di un componente è proporzionale alla sua frazione molare in soluzione P1=P1*X1 P2=P2*X2 Ptot=P1+P2=P1*X1+P2*X2 ChimicaGenerale_lezione16 18 ChimicaGenerale_lezione16 19 Esempio Una soluzione acquosa di glucosio C6H1206 (PM 180), presenta, alla temperatura di 40°C, una tensione di vapore pari a 51,27 mmHg. La tensione di vapore dell'acqua pura, sempre a 40°C, vale 55,13 mmHg. Calcolare la % in peso di tale soluzione di glucosio. ChimicaGenerale_lezione16 20 Dalla legge di Raoult: p = p0 ∙ χ solvente [ ove p è la tensione di vapore della soluzione, p0 tensione di vapore del solvente (acqua pura), χ solvente la frazione molare del solvente ] Sostituendo: 51,27 = 55,13 ∙ χsolvente e si trova χsolvente = 0,93 ChimicaGenerale_lezione16 21 frazione molare → % in peso, χ solvente = 0,93 e chiaramente χ soluto = 1- 0,93 = 0,07 e ciascuna frazione molare, è un mero rapporto tra n°moli... La % in peso (da ottenere) = (grsoluto/gr soluzione)∙100 proviamo a fare il rapporto tra χsoluto e χsolvente: % in peso =(12,6gsoluto)/(16,74gsolvente+12,6gsoluto) = 42,9 % in peso! ChimicaGenerale_lezione16 22 Deviazioni dall'idealità La maggior parte delle soluzioni liquide non segue la legge di Raoult, e presentano deviazioni negative o positive dal comportamento ideale. - Es. miscele acetone/cloroformio (a) acetone/CS2 (b) ChimicaGenerale_lezione16 23 Quando xi tende a 1 la curva di tensione di vapore per il componente i-esimo è tangente alla retta di Raoult per concentrazioni molto elevate del componente considerato Pi=Pi*Xi Xi→1 Quando xi tende a 0 può valere ancora una relazione lineare detta legge di Henry Pi=KiXi Xi→0 ChimicaGenerale_lezione16 24 ChimicaGenerale_lezione16 25 - Ki non dipende dalla composizione - Se la validità del comportamento ideale è presente anche per xi → 1 allora Ki diviene la tensione di vapore del componente puro, e quindi si ritrova la legge di Raoult, altrimenti si trova la legge di Henry - Ne consegue che una soluzione (i cui componenti sono descritti dalla relazione date per il potenziale chimico e la cui fase vapore sia una miscela gassosa perfetta), si comporta come una soluzione ideale diluita nelle regioni in cui uno dei componenti prevale, mentre gli altri sono presenti a diluizione estrema. ChimicaGenerale_lezione16 26 - Soluzioni ideali diluite: un componente segue la legge di Raoult, gli altri la legge di Henry - Soluzioni perfette: soluzioni ideali a tutte le concentrazioni ChimicaGenerale_lezione16 27 Innalzamento ebulloscopico Poiché la tensione di vapore diminuisce (Legge di Raoult) si deve aumentare la temperatura per far sì che la tensione di vapore diventi uguale alla pressione atmosferica • Il ΔTb è determinato dal numero di moli di soluto in soluzione ChimicaGenerale_lezione16 28 L'innalzamento del punto di ebollizione è proporzionale alla molalità m della soluzione Innalzamento ebulloscopico = Ke x m x i dove Ke èla costante ebulloscopica del solvente• i = Fattore di van’t Hoff i è il numero di Van’t Hoff, cioè il numero di particelle prodotte dalla dissociazione (eventuale) di un soluto in un dato solvente (se il soluto non si dissocia, i = 1) ChimicaGenerale_lezione16 29 Abbassamento crioscopico La diminuzione del punto di congelamento (abbassamento crioscopico) di una soluzione ideale è proporzionale alla molalità Abbassamento crioscopico= Kc x m x i •dove kc è la costante crioscopica del solvente •i = Fattore di van’t Hoff ChimicaGenerale_lezione16 30 Pressione osmotica Osmosi – Flusso netto di solvente fra 2 soluzioni separate da una membrana semipermeabile • Il solvente passa dalla soluzione più concentrata a quella meno concentrata • Es. di membrane semipermeabili • cellofan • pelle • membrane cellulari ChimicaGenerale_lezione16 31 Calcolo pressione osmotica ΠV = i n R T o Π= i M R T •Dove n = numero particelle in soluzione, espresso in moli. •Per non elettr n = moli •Per elettroliti bisogna tener conto del fattore di Van’t Hoff ChimicaGenerale_lezione16 32 Calcolare il peso molecolare dell’acqua ossigenata in soluzione acquosa dai seguenti dati: 17,8 g di soluzione contenenti 0,18 g di acqua ossigenata congelano a –0,57 °C. La costante crioscopica dell’acqua è 1,86 °C·Kg/mole ChimicaGenerale_lezione16 33 L’abbassamento della temperatura di solidificazione di un solvente in una soluzione (abbassamento crioscopico) è proporzionale alla concentrazione molale del soluto, ∆t = Kmi ∆t è la differenza: (temperatura di fusione solvente puro - temperatura di congelamento solvente nella soluzione). Nel caso dell’esercizio ∆t= 0-(-0,57)=0,57°C; Kc è la costante crioscopica, parametro caratteristico di ogni dato solvente. Per l’acqua Kc = 1,86 °C·Kg/mole; m è la concentrazione molale del soluto, i è il numero di Van’t Hoff, cioè il numero di particelle prodotte dalla dissociazione (eventuale) di un soluto in un dato solvente (se il soluto non si dissocia, i = 1) Conoscendo ∆t e Kc, possiamo ricavare m m=∆t/ Kc= 0,306 [mol/kg]. In questo caso i=1, poiché l’acqua ossigenata non si dissocia in acqua. PM = gsoluto/(m x Kgsolv)= 34 ChimicaGenerale_lezione16 34 I Colloidi importante classe di materiali aventi proprietà intermedie tra quelle del bulk e dei sistemi dispersi a livello molecolare. Definizione di colloide I sistemi colloidali consistono di una fase dispersa distribuita uniformemente in uno stato finemente suddiviso all’interno di un mezzo disperdente (la fase continua). ChimicaGenerale_lezione16 35 finemente suddiviso? Almeno una dimensione della fase dispersa deve essere confinata spazialmente tra 10 Å (1 nm) e 10000 Å (1 μm). ChimicaGenerale_lezione16 36 ChimicaGenerale_lezione16 37 Di conseguenza: • Le particelle colloidali sono tipicamente molto più grandi delle molecole del mezzo disperdente. • Le particelle colloidali hanno un elevato rapporto tra area superficiale e volume rispetto ai materiali bulk. Una porzione significativa dei componenti (molecole,ioni,atomi) che formano le particelle colloidali giacciono sulla superficie (o vicino ad essa) della particella stessa. Pertanto la regione interfacciale controlla le proprietà della particella colloidale. ChimicaGenerale_lezione16 38 ChimicaGenerale_lezione16 39 Stabilità dei sistemi colloidali Quali sono i fattori che influenzano la stabilità di una dispersione colloidale ? Ad esempio, in certe condizioni le particelle colloidali si aggregano assieme per formare una fase condensata (bulk) ChimicaGenerale_lezione16 40 Aggregati Il processo è chiamato: 1. Coagulazione: l’aggregato (coagulo) è densamente impacchettato ed il processo è irreversibile; 2. Flocculazione: l’aggregato (fiocco) è impacchettato meno densamente ed il processo può essere reversibile. ChimicaGenerale_lezione16 41 Classificazione Colloidi Liofilici (che hanno affinità con il solvente) • Sono facilmente dispersi per addizione del mezzo disperdente adatto; • Usualmente sono termodinamicamente stabili con Δ G di formazione negativa. Liofobici, (che hanno repulsione verso il solvente) • Richiedono una vigorosa agitazione meccanica per essere dispersi ; • Usualmente sono termodinamicamente instabili, ma stabilizzati cineticamente da effetti di carica superficiale. ChimicaGenerale_lezione16 42 Per capire perché le dispersioni colloidali possono essere stabili o instabili dobbiamo prendere in considerazione: (i) gli effetti dell’elevato valore del rapporto area superficiale/volume delle particelle colloidali; (ii) le forze operanti tra le particelle colloidali. ChimicaGenerale_lezione16 43 In assenza di interazioni stabilizzanti con il mezzo una dispersione colloidale è stabile per un limitato periodo di tempo Deve esistere una barriera energetica che impedisce la formazione della fase bulk: cioè il sistema è metastabile e sotto controllo cinetico. ChimicaGenerale_lezione16 44 Quale è la natura di questa barriera energetica ? Per rispondere a questa domanda bisogna prendere in considerazione le forze intermolecolari e la loro risultante operante tra le particelle colloidali. ChimicaGenerale_lezione16 45 Forze interparticellari Le forze tra le diverse particelle colloidali risulteranno dalla somma delle forze che esistono tra le componenti che formano le particelle stesse (molecole, ioni, atomi…). Nel caso di aggregati molecolari non polari, saranno le forze di van der Waals ( e le forze di dispersione di London) giocare il ruolo chiave. ChimicaGenerale_lezione16 46 Come mai due particelle colloidali non collassano a causa del loro potenziale attrattivo ? Ci deve essere un potenziale repulsivo operante nello stesso ordine di grandezza di distanza che impedisce che la forza attrattiva si esplichi. ChimicaGenerale_lezione16 47 Repulsione elettrostatica tra le particelle Particelle colloidali disperse in acqua usualmente presentano una carica elettrica netta dovuta a: 1. Ionizzazione di gruppi funzionali superficiali: controllato dal pH mezzo 2. Differente solubilità degli ioni 3. Sostituzione ionica isomorfa producendo così una particella carica negativamente; 4. Superfici cristalline cariche (superfici polari); 5. Adsorbimento selettivo di ioni. ChimicaGenerale_lezione16 48 Stabilizzazione elettrica: teoria del doppio strato Doppio strato elettrico (Helmotz, 1850) che si forma sulla superficie di un metallo: la carica sulla superficie metallica viene bilanciata da una uguale carica nella fase liquida in contatto ChimicaGenerale_lezione16 49 ChimicaGenerale_lezione16 50 La stabilità di dispersioni colloidali le cui particelle mostrino un doppio strato elettrico è dovuta al potenziale repulsivo generato dall’overlap tra i due doppi strati elettrici delle particelle che entrano nel rispettivo raggio di azione. ChimicaGenerale_lezione16 51 Stabilizzazione sterica dovuta ad adsorbimento di polimeri Il polimero si adsorbe sulla particella colloidale, formando uno strato protettivo di spessore δ Lo strato polimerico impedisce alle due particelle colloidali di avvicinarsi ad una distanza inferiore a 2δ ↓ stabilizzazione sterica ChimicaGenerale_lezione16 52 Il polimero ideale per una stabilizzazione sterica è un copolimero a due blocchi, AB. •Una componente (A) si adsorbe fortemente sulla particella colloidale ; •L’altra componente (B) preferisce essere immersa nel mezzo disperdente (massimizzando d ). ChimicaGenerale_lezione16 53 Stabilizzazione Sterica: Insensibile agli elettroliti Elettrica: Efficace sia in dispersioni acquose che non acquose Coagula con elettroliti Efficace sia a basse che ad alte concentrazioni di colloidi Possibile flocculazione reversibile Efficace in dispersioni acquose Inefficace ad alte concentrazioni di colloidi Coagulazione in genere irreversibile ChimicaGenerale_lezione16 54 Molecole anfifiliche e colloidi micellari Certe molecole anfifiliche (cioé aventi una regione idrofilica ed una regione idrofobica) mostrano un rapido cambiamento di comportamento di talune loro proprietà al variare della loro concentrazione La concentrazione alla quale avviene questo rapido cambio viene spesso indicata come c.m.c. (critical micellar concentration). ChimicaGenerale_lezione16 55 Tensioattivi A basse concentrazioni queste molecole si sciolgono in acqua formando una vera e propria soluzione, ma avendo un eccesso di molecole all’interfaccia aria/acqua. Ciò permette alla regione non-polare di evitare il contatto con l’acqua mentre la parte polare è immersa nella fase acquosa. Tali molecole prendono il nome di tensioattivi ChimicaGenerale_lezione16 56 Man mano che la concentrazione di tali molecole aumenta, all’interfaccia acqua/aria si accumulano tali molecole fino alla formazione di uno strato compatto di tensioattivo che forma un monostrato completo e contiguo. ChimicaGenerale_lezione16 57 Per ogni ulteriore aggiunta di tensioattivo oltre questa concentrazione (c.m.c.) si inizia a formare una struttura micellare che non è altro che una aggregazione delle molecole di tensioattivo. ChimicaGenerale_lezione16 58 ChimicaGenerale_lezione16 59 Strutture micellari Le teste polari popolano la parte esterna delle micelle aumentando l’interazione con l’acqua; • Le catene idrocarburiche idrofobiche stanno all’interno delle micelle evitando così l’interazione sfavorevole con l’acqua; • Le micelle sono in genere sferiche, ma ad alte concentrazioni si possono formare strutture cilindriche o lamellari. ChimicaGenerale_lezione16 60 ChimicaGenerale_lezione16 61 Detergenti Il fenomeno della formazione delle micelle colloidali è di importanza fondamentale per l’azione dei detergenti: il grasso o sporco è una sistema idrofobico che viene racchiuso nelle micelle formate dalle molecole del detersivo. ChimicaGenerale_lezione16 62