Codice cliente: 8727381 33 Corriere della Sera Lunedì 15 Giugno 2015 GREXIT LA MIOPIA CHE PUÒ FARE DI ATENE LA LEHMAN BROTHERS D’EUROPA COMMENTI DAL MONDO di Lorenzo Bini Smaghi Scenari Il rischio che la Grecia possa uscire dall’euro è sempre più alto. I mercati sembrano convinti però che, anche nel peggiore degli scenari, la Bce eviterà contagi Ma la crisi del 2008 insegna che la politica monetaria non può, da sola, evitare conseguenze pericolose per l’economia reale O gni giorno che passa senza che l’Europa riesca a concludere un accordo con la Grecia fa aumentare il rischio di uscita di quel Paese dall’euro. I mercati finanziari, e molti osservatori, non sembrano tuttavia preoccuparsene, convinti che alla fine un accordo si troverà o che, nel peggiore dei casi, la Banca centrale europea (Bce) scenderà in campo per evitare il contagio agli altri Paesi. Eppure la tesi secondo cui la politica monetaria può riuscire, da sola, ad evitare gli effetti collaterali delle crisi sui mercati finanziari e sull’economia reale si è dimostrata errata in passato, non ultimo dopo il fallimento della Lehman brothers nel settembre 2008. Lo sarebbe anche nel caso post-Grexit, per vari motivi. In primo luogo, la politica del Quantitative easing avviata dalla Bce all’inizio di quest’anno ha contribuito a ridurre i tassi d’interesse e gli spread, ma non può evitare eventuali rimbalzi, anche ingenti, come quello che si è verificato sul mercato dei titoli di Stato europei nelle ultime settimane. Di fronte a nuove ad un programma di aggiustamento con le istituzioni europee. Questa condizione è politicamente impegnativa, visto che la Spagna, il Portogallo e l’Irlanda sono già usciti dai rispettivi programmi di risanamento e che Cipro intende farlo entro la fine dell’anno, mentre altri Paesi — incluso il nostro — hanno sempre sostenuto di non volervi far ricorso ad alcun costo. La Bce potrebbe decidere di intervenire in modo ancor più flessibile e proattivo, anche con nuovi strumenti, per con- trastare tensioni eccezionali sui mercati finanziari. Tuttavia, l’esperienza dimostra che difficilmente ciò può avvenire senza una copertura politica a livello europeo, che dia un chiaro segnale di forte rafforzamento istituzionale dell’Unione. Nel Maggio 2010 la Bce decise di intervenire in acquisto di titoli di Stato greci, portoghesi e irlandesi solo dopo l’annuncio della creazione del Fondo salva Stati. Nell’estate 2012 l’Omt fu adottato solo dopo la decisione del Consiglio europeo di dar vita all’unione bancaria. Sono circolate, nei giorni scorsi, varie proposte, incluse quelle di alcuni Paesi membri, per rafforzare le istituzioni politiche europee e consolidare l’unione monetaria. Queste proposte non sembrano tuttavia sufficientemente ambiziose da indurre la Bce ad assumersi da sola il rischio di intervenire in un contesto politico incompleto. Ci vuole ben altro per convincere gli opera- Crescita faticosa L’Ue sarà — come disse Jean Monnet — la sommatoria delle soluzioni che saranno date alle varie crisi tori di mercato, e i cittadini dei vari Paesi, che il caso greco è una eccezione, che non si ripeterà più. Sono necessarie ulteriori misure di mutualizzazione dei rischi — come una assicurazione comune dei depositi bancari e un fondo di risoluzione bancario più ampio e pronto ad agire — oltre ad ulteriori cessioni di sovranità in campo fiscale, per consolidare l’irrevocabilità della moneta unica. Ma è difficile che le autorità nazionali si privino dei loro poteri e accettino, senza esservi spinte, ulteriori iniziative di integrazione. La storia rischia così di ripetersi. La sottostima dei problemi, e la speranza che siano altri a risolverli fa rimandare le decisioni più difficili, fin quando non scoppia una crisi, con ripercussioni impreviste, che mette le istituzioni politiche nazionali con le spalle al muro. Solo in quelle condizioni capiscono che è venuto il momento di condividere la sovranità. Come diceva Jean Monnet, «l’Europa si farà attraverso le crisi, e sarà costituita dalla sommatoria delle soluzioni che saranno date a queste crisi». La frequenza con cui devono avvenire le crisi in Europa per far proseguire il processo di integrazione appare tuttavia eccessiva. © RIPRODUZIONE RISERVATA Al Qaeda è «out», Isis è «in» Vince il marketing la buona «Prima notizia: Obama aveva ragione. Al Qaeda è distrutta. Il che ci porta alla cattiva notizia: è stata rimpiazzata da qualcosa di assai peggiore, l’Isis», scrive sul Kansas City Star Jonah Goldberg. Lo Stato islamico ha una migliore strategia di marketing: «Al Qaeda era astratta, Isis è eccitante e divertente... I racconti e i video virali sui giovani che saccheggiano e comprano schiave del sesso al prezzo di un pacchetto di sigarette sono intossicanti per chi si unisce alla legione straniera islamica per perdenti». Spagna, dopo il voto il cambiamento comincia dalle città le elezioni del 24 «Se maggio scorso hanno annunciato l’inizio di un cambiamento politico in Spagna, la formazione delle giunte comunali ha impresso sabato una svolta di considerevoli dimensioni» scrive El País: quattro delle 5 città più popolose (Madrid, Barcellona, Valencia, Saragozza) saranno governate dalla sinistra alternativa. «La svolta si è prodotta con la normalità attesa da un Paese maturo politicamente. La governabilità è assicurata, qualsiasi altra opzione era impensabile». Istituzioni forti Francoforte potrebbe intervenire con nuovi strumenti, ma serve una chiara copertura politica turbolenze, provocate in particolare dall’uscita dalla Grecia dall’euro, la Bce potrebbe accelerare il ritmo di acquisto dei titoli, attualmente pari a 60 miliardi al mese per l’insieme dell’area. Ma il vincolo della ripartizione geografica del programma di acquisto tra i titoli dei diversi Paesi e quello mirato ad evitare che la Bce detenga più del 33 per cento del debito di ciascun Paese può rappresentare un limite alla portata dell’operazione. L’istituto di Francoforte potrebbe far ricorso ad un altro strumento di politica monetaria, l’Omt (Outright Monetary Transaction), annunciato nel settembre 2012 per difendere i Paesi membri dal rischio di uscita. Ci si dimentica tuttavia troppo spesso che la Bce ha chiaramente indicato che questo intervento può essere effettuato solo nei confronti dei Paesi che si sottopongono Matrimoni forzati Un crimine contro 15 milioni di bimbe chiamano Jasvinder, «Si Usha, Nyaradzayi. I loro genitori le hanno costrette, bambine, a sposarsi con uomini che avrebbero potuto essere loro padri. Scappate da quell’incubo, oggi combattono contro la “tradizione” dei matrimoni forzati». Parte dalle loro storie il reportage di Annick Cojean su Le Monde. Una lunga indagine sul «crimine silenzioso» che ogni anno colpisce 15 milioni di bambine, «costrette da un giorno all’altro a denudarsi davanti ad uno sconosciuto ben più vecchio di loro e ad essere stuprate». a cura di Sara Gandolfi # TRASPARENZA IL CONTRIBUTO (POSSIBILE) DI AMAZON ALLA LETTURA «I l paesaggio dopo l a te m p e s t a » . Questo era il titolo di una tavola rotonda organizzata il mese scorso al Salone del libro di Torino. Dopo 4 anni di profonda crisi, e con due anni buoni di ritardo rispetto agli Usa e uno rispetto al Regno Unito, l’editoria italiana comincia a sentire profumo di ripresa. I segnali sono tanti. I libri stampati conservano la propria posizione dominante, mentre si fermano gli e-book. Crescono, non solo in valore ma pure in numero di copie le vendite dei libri per bimbi e ragazzi. Riprendono fiato le librerie indipendenti e di catena, mentre soffrono super e ipermercati, più dipendenti dai lettori saltuari. E tornano gli investimenti: quello del libro, non esposto come quelli di quotidiani e periodici agli andamenti della raccolta pubblicitaria, si conferma il comparto editoriale più resistente. Si spiega anche così l’operazione per l’acquisto da parte di Mondadori di Rcs Libri (parte del gruppo cui appartiene il Corriere). Insomma: gli apocalittici scenari con i quali veniva dipinto il futuro dell’editoria — librerie destinate a chiudere in serie, libri stampati prossimi ad essere messi in un angolo, editori condannati alla sudditanza nei confronti del web — sono, per ora, smentiti. Anche su Amazon, pronosticato come incontrastato dominatore e divoratore del mercato, c’è una novità importante. Dal 1 maggio, il colosso del commercio elettronico ha aperto la succursale italiana. È l’occasione per pretendere l’abbandono del sistema di contabilità, oggi sotto inchiesta da parte della Commissione Europea, che consente ad Amazon, come ad altre multinazionali, una sostanziale elusione dei regimi fiscali nazionali. Ugualmente inaccettabile è un altro aspetto relativo a questa compagnia. Se si leggono le statistiche editoriali, si vede che i dati sono accompagnati da una nota: «No Amazon». Amazon vende, e tanto, ma non dice né quanto né cosa (libri stampati o e- book; romanzi, libri per ragazzi, libri d’arte o manuali), tanto da rendere sfuocata la fotografia dell’editoria italiana. Amazon, per prima, avrebbe interesse ad approfittare del nuovo «passaporto italiano» per abbandonare quel ruolo di predatore oggi sotto inchiesta da parte dell’Antitrust europeo e proporsi come un grande alleato degli editori, dei librai e dei lettori. Amazon soprattutto potrebbe presentarsi come il primo sostenitore e promotore della lettura. Grazie alla sua forza finanziaria e alla sua capacità d’innovazione, potrebbe, ad esempio, intervenire a sostegno di progetti di grande valore come In Vitro e Nati per Leggere, mirati a promuovere la lettura sin dalla primissima infanzia. Leggere, come ha detto a Torino il presidente Mattarella in un discorso da tutti giudicato splendido, «non è solo una ricchezza privata: è una risorsa per la società, un bene comune». Ricardo Franco Levi © RIPRODUZIONE RISERVATA