III. UME e bilancio europeo
Corso Economia applicata avanzata
(capitolo 5 Bianchi-Labory)
Prof.ssa Sandrine Labory
Introduzione
L’UME non nasce dal nulla:
Dagli anni 1970 si prova a coordinare i tassi di cambio
delle monete dei paesi della CEE e le politiche
monetarie
Perché le fluttuazioni degli cambi possono destabilizzare
le economie e creano un ostacolo al buon
funzionamento del Mercato Unico: quando le monete
sono diverse le imprese che operano scambi
internazionali si devono proteggere dal rischio di
fluttuazioni e questo genera un costo supplementare
al commercio internazionale.
Sistema Monetario Europeo: creato negli anni 1970 per
diminuire le fluttuazioni tra le monete europee
Come?
Come?
Fissazione di un margine massimo entro il quale le
monete possono fluttuare; se una moneta esce dal
margine il paese deve prendere le misure per farla
rientrare.
Inizio: margini definiti rispetto al dollaro (moneta di
riferimento internazionale) => “Serpente monetario”
Dopo: creazione della European Currency Unit (ECU) che
è una media ponderata dei tassi dei paesi membri
Fluttuazioni rispetto all’ECU = tunnel
Fine 1980 – inizio 1990: crisi con grandi svalutazioni
particolarmente in RU e Italia
 Necessità di ridurre fluttuazioni si fa sentire ancora di
più
 Il passaggio all’UME è vista come la soluzione
Il Trattato di Maastricht definisce l’UME e le fasi
necessarie per arrivarci: 3 fasi
1. 1 luglio 1990 – 31 dic 1993
Liberalizzazione movimento dei capitali
Programma di convergenza per avvicinare la
performance economica dei paesi
Pb: crisi 1992-93 rende convergenza difficile
2. 1 gennaio 1994 – 31 dic 1998
Riforma dello statuto delle banche centrali nazionali
e della legislazione monetaria nazionale (verso
indipendenza delle BC)
Creazione dell’Istituto Monetario Europeo nel 1994
(ora è BCE)
3. Inizio effettivo dell’UME il 1 gennaio 1999
UME = 16 paesi: Austria, Belgio, Cipro,
Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda,
Italia, Lussemburgo, Malta, Olanda,
Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna
= 60% della produzione degli USA
= 1/6 ricchezza mondiale
= 329 milioni abitanti > popolazione USA
= 2/3 reddito medio pro capita negli USA
Peso settore pubblico = 48% del PIL zona euro
= 33% del PIL negli USA
II. La politica monetaria
La politica monetaria è comune e operata dalla BCE,
alla quale il Trattato di Maastricht dà per missione
di mantenere la stabilità dei prezzi.
1. Sistema europeo delle banche centrali: SEBC
Il Trattato crea un SEBC di tipo federale più vicino
alla Bundesbank che alla FED (1 giugno 1998)
SEBC = BCE + banche centrali nazionali (BCN)
Capitale del SEBC = % di ciascuna BCN, comprese le
BCN dei paesi non membri della zona euro. La
quota è stata definita in funzione del peso del
paese:
Solo i paesi della zona euro hanno liberato tutta la loro quota
Capitale BCE = circa 4 miliardi euro
Direzione SBCE: 3 organi
1. Consiglio dei governatori
Autorità centrale del SEBC, definisce la politica monetaria
Composto dai governatori delle BCN e dei direttori della
BCE: Ogni governatore di BCN ha un voto, quindi i
grandi paesi hanno relativamente meno voto; il Consiglio
di Nizza ha previsto quindi la ridefinizione dei diritti di
voto
2. Direttorio: implementa la politica monetaria
6 direttori della BCE indipendenti, di cui 1 presidente
(dopo primo presidente Duisenberg, ora Jean-Claude Trichet)
3. Consiglio Generale: sorveglianza della relazione tra euro e
monete dei paesi rimasti fuori dall’UME
=> Le BCN sono subordinate alla BCE; esecutano la politica
monetaria decisa dalla BCE insieme ai rappresentanti delle
BCN
2. Obiettivo BCE: stabilità prezzi
- Obiettivo prioritario BCE = stabilità prezzi
(obiettivi di crescita, occupazione, coesione
economica e sociale, ecc. vengono dopo)
- La BCE ha dato una definizione quantitativa della
stabilità dei prezzi: progressione annuale dei
prezzi al consumo nella zona euro < 2%
Questo tetto del 2% è criticato: spesso giudicato
troppo basso, con costi in termini di occupazione
e di crescita + costi in termini di credibilità perché
non si riesce a rispettarlo
- CREDIBILITA’
Credibilità
è un aspetto sul quale si è discusso molto.
Gli economisti sottolineavano che la BCE nata da un UE e
non da uno Stato sovrano rischiava di non essere
credibile: teoria della nuova macroeconomia classica
(M.Friedman) insiste sull’importanza delle aspettative
degli operatori per l’efficacia delle politiche monetarie e
per la crescita.
Quindi dal momento della creazione dell’UME attenzione
alla credibilità della BCE e delle sue misure.
Un aspetto importante della BCE che garantisce la credibilità
è l’indipendenza dai governi: i membri del SEBC
devono agire indipendentemente dai governi o
istituzioni europei; la BCE ha un bilancio proprio;
continuità dei mandati dei governatori della BCE e delle
BCN (almeno 5 anni per i governatori; 8 anni non
rinnovabili per i membri del Comitato esecutivo)
3. Strumenti della politica monetaria
Due strumenti:
- Tasso di crescita di riferimento per M3
(M3 = monete, banconote in circolazione, depositi, titoli
dei mercati monetari e titoli a breve termine)
dal 1999 fissato al 4,5%
Però la BCE non si vincola: M3 è molto volatile e quindi
non sempre si cerca di stabilizzarlo
- Indicatori economici e finanziari
Esempio: interazione domanda-offerta, mercato del lavoro,
variazione stipendi, tassi di scambio, ecc.
Permettono di prevedere i movimenti macroeconomici e
l’inflazione in particolare
=> Strumenti della politica monetaria della BCE sono gli
strumenti classici che si usano, a parte gli strumenti
regolamentari come controllo credito e controllo del
movimento dei capitali
4. Relazione con paesi UE fuori dall’UME
Paesi fuori: UK, DK, SV + 8 nuovi membri
Esiste un meccanismo al quale questi paesi possono aderire
(solo DK e nuovi membri aderiscono): sorta di SME-bis
che obbliga il tasso di cambio tra moneta del paese e euro
a rimanere in un “tunnel”
Definito a Consiglio di Amsterdam nel 1997
Conseguenza:
L’UE è divisa in diverse zone monetarie con:
un nocciolo duro, la zona euro;
Paesi satelliti legati al nocciolo duro con tunnel;
Paesi potenzialmente electron liberi come UK.
 Rischi per la zona euro: i paesi fuori potrebbero essere
tentati di fare valutazioni competitive (Irlanda vulnerabile
a svalutazione UK per UK è il suo primo partner
commerciale)
III. La politica fiscale
Sussidiarietà: il bilancio comunitario è basso e i paesi
mantengono la responsabilità delle politiche
fiscali nazionali, coordinandosi.
Il bilancio comunitario non permette al livello europeo
di definire politiche di stabilizzazione né di dare
orientazioni alla politica economica europea.
1. Le politiche fiscali nazionali
Vantaggio della politica fiscale a livello nazionale:
- Produzione di beni e servizi pubblici più adatti
alle preferenze della popolazione
- Controllo democratico più efficace
- Concorrenza tra paesi che stimola efficacia e
innovazione
Problemi:
- coordinamento difficile
(il Patto di stabilità e crescita è fondamentale)
- La politica fiscale è l’unico strumento di stabilizzazione a
disposizione ai paesi membri: rischio forte di
divergenza, con paesi che rilanciano l’economia con
politiche fiscali espansive e altri che frenano.
2. Trattato di Maastricht e deficit
Una politica fiscale espansiva implica un aggravamento del
deficit e del debito pubblico:
Effetto positivo: aumento importazioni nel paese e quindi
aumento esportazioni per gli altri membri
Effetto negativo: aumento tasso interesse comune e
degradazione saldo commerciale esterno all’UME
+ debito troppo forte rischia di danneggiare credibilità politica
monetaria europea
 Il Trattato di Maastricht privilegia effetti negativi e
quindi cerca di evitare i deficit troppo grandi.
4 misure per evitare grossi deficit:
1. Obiettivi di 3% del PIL per deficit; 60% PIL per debito
2. Il SEBC non può monetizzare il debito pubblico
3. Ogni Stato è responsabile del debito che accumula
(nessuna garanzia collettiva)
4. La Commissione Europea è incaricata di sorvegliare la
situazione fiscale dei paesi dell’UME
La Germania trovava queste misure insufficienti => Patto di
Stabilità e di crescita adottato nel Trattato di Amsterdam
del 1997
Due procedure:
a) Procedura di sorveglianza:
I paesi dell’UME devono comunicare i
programmi di spesa pubblica e i piani per
ridurre i deficit e debito
b) Procedura di deficit eccessivo:
Se il deficit supera 3% PIL, la Commissione
implementa questa procedura con un rapporto
al Consiglio che decide di raccomandazioni al
paese per ridurre il deficit e eventuali sanzioni
Questo Patto è credibile?
Problemi:
- 3% PIL ↔ scenario di ciclo economico rapido e
viariabile
Se crescita o recessione prolungate, difficile
sostenerlo
- 3% = soglia definita arbitrariamente, senza teoria
economica sottostante
- Nel Consiglio basta una coalizione di Stati per
non ricevere le sanzioni
- Meccanismo di sanzioni molto severo => non
credibile
 Ci sono quindi varie incertezze che hanno
diminuito gli effetti positivi dell’unione
monetaria
 Questo problema è particolarmente saliente
oggi, in questo periodo di crisi
-
Il coordinamento delle politiche fiscali può
funzionare?
Che direzione per la politica monetaria
comune quando i tassi di crescita dei paesi
sono così diversi?
Performance economica dei paesi della
zona euro
Tassi annui di crescita del PIL reale 1998 – 2009
5
4
3
2
1
0
-1
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Germania
Francia
Italia
Olanda
UK
USA
-
-
-
-
I paesi della zona euro appaiono penalizzati
dall’impossibilità di intraprendere politiche di
crescita (vincolo fiscale)
Valutazione euro diminuisce competitività
prezzo dei prodotti europei rispetto a USA (e
altri)
Politica monetaria comune restrittiva mentre
bisogno di rilancio e minaccia inflazione molto
remota
Una soluzione: adozione “golden rule” (non si
contano nel bilancio gli investimenti pubblici,
come R&S, istruzione, infrastrutture)
Il bilancio europeo
Il bilancio comunitario è del tutto particolare per varie ragioni.
Prima di tutto, è quasi insignificante in confronto ai bilanci nazionali.
Ogni 5 anni la Comunità discute le priorità in termini di politica
economica. Esempi:
1988 – Pacchetto Delors I per periodo 1988-1992 incentrato su
obiettivo di completamento del Mercato Unico
1993 – Pacchetto Delors II con accento sulla capacità dei paesi a
rispondere ai criteri di entrata nell’UME
1999 – Pacchetto Santer = Agenda 2000, organizza i finanziamenti
per 2000-2006 con prospettiva di allargamento
2007 – Pacchetto Barroso per 2007-2013
Altre 2 caratteristiche del bilancio comunitario che ne fanno la
particolarità:
1. Vincoli del bilancio comunitario
2. Struttura delle spese e delle entrate
1. Vincoli del bilancio comunitario
• Regola di equilibrio tra spese e entrate: la
Comunità non può ricorrere al deficit per
stabilizzare l’economia (art. 268 TL)
• Bilancio = 1% del PIL comunitario = circa
232 € pro capita; in paragone bilanci
nazionali = 45-50% del PIL nazionale
• Nessuna autonomia finanziaria: la Comunità
non leva le proprie imposte (discussione in
corso sulla possibilità d’introdurre delle
risorse proprie come tassa sull’emissione di
CO2)
2. Struttura delle spese e delle entrate
Budget 2008 stimato a 126 Mardi €
Spese: il budget comunitario serve a realizzare le politiche
comune, a implementare le regole dei Trattati e a sostenere il
funzionamento delle istituzioni europee
- Crescita sostenibile (politiche di crescita, competitività e
coesione) (circa 43%)
- Conservazione e gestione delle risorse naturali (agricoltura)
(circa 43%)
- Cittadinanza, libertà, sicurezza, giustizia
- L’Ue quale global partner (cooperazione allo sviluppo)
- Costi amministrativi: 5%
- vari
Grafico 5.5. Voci di spesa del bilancio comunitario,
2008
crescita sostenibile
conservazione e
gestione delle risorse
naturali
cittadinanza, libertà,
sicurezza e giustizia
l'UE quale partner
globale
amministrazione
Entrate:
- Risorse “proprie”: tariffe doganali su prodotti
importati da fuori UE (11,6% delle entrate totali)
- IVA: parte dell’IVA ricevuta dai paesi membri va al
budget comunitario (14,4%)
- Contributi dei paesi membri: 0.73% del PIL del
paese membro va al budget comunitario (73% delle
entrate)
- Problema contributi paesi membri: alcuni
contribuiscono molto rispetto a quanto ricevono
(paesi con peso agricoltura minore) + trattamento
speciale del Regno Unito che ora si vorrebbe abolire
Problemi bilancio europeo:
- Dato che dipende dai contributi dei paesi
membri, le negoziazioni per la sua adozione
tendono a concentrarsi sui contributi netti
(quanto il paese da – quanto riceve attraverso
le politiche comunitarie)
- Mentre la discussione dovrebbe concentrarsi
sulle risorse necessarie alle politiche europee
Proposte economisti:
1. Aumento risorse proprie (es. tassa sul CO2)
2. Maggioranza qualificata invece di unanimità
per l’adozione del bilancio
3. Due bilanci: uno per zona euro (più
integrata) e uno per resto (per evitare che le
politiche necessarie all’UME siano soggette
all’opinione dei paesi non membri
dell’UME)