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Percorsi nella soggettività
assoluto essere-con, il “con” diventa il primo tratto dell’essere:
INTERSOGGETTIVITÀ ED ESSERE-CON : NANCY EREDE DI
HUSSERL?
«nell’essere-con è il “con” a fare l’essere, e non viene aggiunto
all’essere» 3.
S
copo dell’intervento è l’analisi della possibilità del solipsismo nella
Insieme all’evidenza che l’ordine profondo delle ragioni è regolato da
fenomenologia husserliana dal particolare punto di vista delle
una co-originarietà, emerge per Nancy anche la necessità di
critiche mosse a Husserl da Jean-Luc Nancy in Essere singolare plurale,
trasformazione dell’esposizione filosofica, nella quale il “con” viene
testo in cui il filosofo francese sviluppa una concezione ontologico-
sempre dopo. L’ego sum deve invece modificarsi in un nos sumus, a
politica fondata sull’idea dell’essere come originario essere-con,
testimonianza del fatto che l’altro non è mai l’alienus, un altro in generale
simultaneamente singolare e plurale.
inteso come lo straniero che per essenza si contrappone al proprio, ma
sempre alter, cioè “uno dei due”, in un’originaria pluralità. In questo
In Essere singolare plurale, Nancy propone esplicitamente la filosofia
modo «il nostro essere-con, in quanto essere-in-tanti, non è affatto
dell’essere singolare plurale come nuova fondazione della filosofia
fortuito, non è affatto la dispersione secondaria e aleatoria di un’essenza
prima1, nella quale la riflessione ontologica dovrebbe finalmente
primordiale: costituisce invece lo statuto e la consistenza propria e
trasformarsi da meditazione sull’uno sferico e in sé omogeneo
necessaria dell’alterità originaria in quanto tale. La pluralità dell’essente è
parmenideo a riflessione sull’essere-con, in quanto «l’essere può essere
a fondamento dell’essere» 4. Ogni nascita è sempre nascita-a-due, un
soltanto essendo-gli-uni-con-gli-altri, circolando nel con e come con di
venire simultaneamente al mondo, perché «nulla e nessuno può nascere
questa co-esistenza singolarmente plurale»2. Non si tratta quindi di un
senza nascere a e con gli altri che giungono, che nascono a loro volta e
essere prima facie al quale successivamente si aggiungerebbe l’attributo
che gli vanno incontro. “Insieme” è dunque una struttura assolutamente
del “con”, ma si tratterebbe invece di reinnestare il “con” nel suo luogo
originaria»5.
d’origine, nel cuore stesso dell’essere, essere che non pre-esiste e non ha
Simultaneità non significa però indistinzione, perché, altro tratto
possibilità di pre-esistere all’essere singolare plurale. L’essere diventa
caratteristico della filosofia di Nancy, ogni essere è sempre una
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singolarità in quanto corpo 6 e il “noi” non è mai un noi indistinto,
pluralità: il concetto stesso di singolare implica la sua singolarizzazione
addizione o giustapposizione dei diversi “io”, perché ogni io è
e, quindi, la sua demarcazione rispetto ad altre singolarità. Si tratta allora
un’origine insostituibile del mondo e, quindi, il noi dice sempre il
di imparare a pensare «un’unità originariamente plurale: ed è questo che
singolo in maniera singolare plurale. Il “co-” è sempre dis-posizione,
significa pensare il plurale come tale»9. D’altronde Nancy mette in luce
nella quale il singolo può apparire tale esclusivamente in rapporto agli
come «singuli in latino si dice solo al plurale, poiché designa l’“uno”
altri: la simultaneità dell’essere-insieme significa apparire in un sol
dell’“uno a uno”. Il singolare è sin da subito ogni uno, e dunque anche
tempo a sé e agli altri, poiché si può apparire a sé solo apparendo agli
ogni con e tra tutti gli altri. Il singolare è un plurale» 10. È proprio questo
altri. In tal modo la struttura più generale di ogni costituzione non è più
complesso rapporto esistente tra le diverse singolarità che la metafora
l’anteriorità, ma la co-originarietà, l’essere-in-tanti-insieme come
dell’annodatura vorrebbe esprimere, marcando inoltre un forte rinvio
situazione originaria, tanto che Nancy arriva ad affermare che «è un
alla corporeità, al fatto che ogni singolarità è sempre un corpo in con-
“con” originario o trascendentale che esige ormai, con una sensibile
tatto con altri corpi, con-tatto nel quale si esprime la legge della
urgenza, di essere demarcato o articolato. Anche se si tratta di un
distinzione e della dis-posizione degli essenti, in base alla quale «ogni
concetto tra i più difficili: a questo “originario” o a questo
essente tocca ogni essente, ma la legge del tatto è la separazione o,
“trascendentale”, infatti, non si “risale”, poiché esso è strettamente
ancora meglio, è l’eterogeneità delle superfici che si toccano» 11. Io, come
contemporaneo a ogni esistenza e a ogni pensiero» 7.
corpo, sono a tal punto originariamente esposto all’altro, in con-tatto
L’essere-insieme diviene allora, in una metafora pregnante e
con l’altro, che il mio stesso corpo mi risulta quasi in-appropriabile,
suggestiva, trama, tessitura, intersezione di fili, le cui estremità restano
sempre in procinto di essere sottratto alla mia proprietà 12, in un costante
sempre separate anche se annodate 8. Ogni singolarità è unica, non può
processo di estraneazione, tanto che l’essenza della singolarità non si
mai né fondersi né confondersi con le altre, ma, allo stesso tempo, ogni
viene più a definire come individualità, «ma è, ogni volta, la puntualità di
singolo non può che trovare la propria identità nell’intreccio con gli
un “con” che annoda una certa origine di senso e la connette con
altri. Singolare plurale significa che la singolarità è indissociabile dalla
un’infinità di altre origini possibili. Essa è quindi infra- o intra2
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individuale, ed è allo stesso tempo trans-individuale, sempre le due cose
perché non è, per l’appunto, solo e senza mondo, e l’ego sum cartesiano
assieme. L’individuo è un’intersezione di singolarità, l’esposizione
viene addirittura equiparato all’ego cum: «l’evidenza dell’ego sum rimanda
discreta -discontinua e transitoria- della loro simultaneità»13.
costitutivamente e co-originariamente alla sua possibilità in ciascuno dei
Poste queste premesse, è chiaro che la filosofia di Nancy non poteva
lettori di Cartesio ed è appunto a questa possibilità che ciascuno di noi,
che approdare a un rifiuto di qualsiasi forma di solipsismo, vissuto come
vale a dire a questa co-possibilità, che l’evidenza deve la sua tenuta e la
vero e proprio controsenso, tanto che il filosofo francese arriva a
sua forza di verità. Ego sum = ego cum»18.
sostenere che la categoria stessa del solipsismo non sarebbe pensabile se
All’appassionata difesa del cartesianesimo, Nancy fa corrispondere
non in modo singolare plurale14 e che «non c’è mai stato e non ci sarà
una critica alle filosofie considerate di stampo solipsistico, e cioè la
mai un solipsismo filosofico, e in un certo senso non c’è mai stata e non
fenomenologia nelle sue varianti husserliana e heideggeriana.
ci sarà mai una filosofia del “soggetto” intesa come chiusura infinita in
La critica rivolta ad Heidegger appare più moderata rispetto a quella
sé di un per-sé» 15. È proprio l’assurdità del solipsismo a mostrare come
rivolta a Husserl, perché Heidegger non viene in realtà accusato di aver
non sia più sufficiente pensare una semplice comunità di ipse, ma
dato vita a una vero e proprio solipsismo, ma di non aver
divenga necessario porre a fondamento una co-ipseità, senza la quale un
sufficientemente tematizzato la tematica del Mitsein. Nancy muove
soggetto non avrebbe neppure la possibilità di riferirsi a se stesso come
dall’analitica esistenziale contenuta nella prima sezione di Sein und Zeit
tale.
ed evidenzia come la co-originarietà del Mitsein sia fissata solo dopo
In questa riflessione sul solipsismo, Nancy riprende in primis Cartesio,
l’originarietà del Dasein e, inoltre, come non venga approfondito «per
la cui finzione metodica non avrebbe nulla di sostanzialistico, evidenza
quale ragione l’essere-con sia essenziale e in che modo esso co-
sfuggita ad Heidegger, il quale non avrebbe compreso che l’essenza
determini l’essenza dell’esistenza» 19. Nancy sostiene infatti: «l’essere-con
della finzione cartesiana è mostrare «la scena dell’“ogni volta” come la
(il Mitsein, il Miteinandersein e il Mitdasein) è definito con chiarezza, dallo
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nostra scena, come la scena di “noi”» : «io dico che noi diciamo, tutti e
stesso Heidegger, essenziale alla costituzione del Dasein medesimo. Su
ognuno, “ego sum, ego existo”»17. Cartesio può fingersi solo e senza mondo
questa base dovrebbe essere assolutamente chiaro che il Dasein non è
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“uno”, non più di quanto sia “uomo” o “soggetto”, ma è soltanto l’uno,
possibile
solo
successivamente
rispetto
a
quella
dell’ego.
ogni uno, dell’uno-con-l’altro. Se questa determinazione è essenziale,
L’intersoggettività trascendentale posta da Husserl a fondamento
essa deve allora acquistare ed esibire, senza riserve, una dimensione co-
dell’oggettività del mondo costituirebbe allora in realtà un mero
originaria: ma si è già osservato da più parti che questa co-originarietà,
orizzonte sprovvisto di ogni contingenza e, proprio come Heidegger era
pur essendo affermata da Heidegger, cede poi il passo all’analisi del
stato criticato per aver introdotto la co-originarietà del Mitsein solo dopo
Dasein “in se stesso”» 20.
aver fissato l’originarietà del Dasein, così «si può fare la stessa
La critica alla fenomenologia husserliana risulta invece più decisa, in
osservazione a proposito della costituzione husserliana dell’alter-ego, che
quanto Husserl, a differenza di Heidegger, avrebbe sì fatto della
in realtà è anch’esso, a modo suo, contemporaneo (ancora il cum) dell’ego
tematizzazione del Mitsein uno dei punti centrali della propria proposta
“nella comunità universale unica”»22.
filosofica, come dimostra ad esempio la Quinta Meditazione Cartesiana, ma
Ciò che vorremmo porre in discussione è proprio l’interpretazione
in questa tematizzazione non sarebbe giunto a cogliere gli aspetti
del soggetto husserliano come solus ipse proposta da Nancy,
essenziali dell’essere-con. Nancy accusa Husserl di aver pensato il
sottolineando come nel pensiero di Husserl il problema del solipsismo
legame che unisce gli ego nella comunità monadica in modo non radicale,
non rappresenti una questione secondaria, ma un aspetto centrale non
ponendo
solo di una fenomenologia dell’intersoggettività, ma dell’intera
tra i
singoli
un legame estrinseco, che
finirebbe
inevitabilmente con il lasciar spazio alla possibilità del solipsismo; al
fenomenologia.
riguardo Nancy afferma esplicitamente che: «la coesistenza o comunità
Nel 1931 Husserl dava inizio alla quinta delle Meditazioni cartesiane,
husserliana si limita a essere una correlazione di ego, e l’egologia
l’opera husserliana maggiormente richiamata da Nancy in Essere singolare
cosiddetta solipsista resta ancora la filosofia prima»21. In sintesi neppure
plurale, con il seguente interrogativo: «Se io che medito, mi riduco,
Husserl sarebbe giunto a pensare l’essere-con come fondamento
mediante l’epoché fenomenologica, al mio assoluto ego trascendentale, non
dell’essere, ma si sarebbe limitato a intendere il “con” come mero
sono allora divenuto il solus ipse e non rimango tale, fin tanto che sotto il
accidente dell’essere, tanto da rendere la costituzione dell’alter-ego
titolo “fenomenologia”, svolgo un’autoesplicazione conseguente? E la
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Percorsi nella soggettività
fenomenologia, che voleva risolvere i problemi dell’essere oggettivo e
troviamo invece un livello di fenomenologia genetica, l’empatia, nel
darsi già come filosofia, non sarebbe allora da stigmatizzare come
quale si segue lo sviluppo delle monadi, il loro percorso di costituzione.
solipsismo trascendentale?» 23 La questione del solipsismo appare allora
È su questa base che Husserl afferma che «subito si vede che
sin da subito come essenziale, in quanto legata alla possibilità della
l’importanza di una tale teoria [teoria trascendentale dell’esperienza
fondazione dell’oggettività e a quella di vittoria contro lo scetticismo; se
dell’estraneo, ossia della cosiddetta empatia] è molto maggiore di quel
infatti il soggetto fenomenologico si riducesse a un solus ipse, come
che sembra a prima vista, in quanto essa parimenti fonda una teoria
potrebbe la fenomenologia combattere lo scetticismo? La partita
trascendentale del mondo oggettivo e anzi in modo completo,
sarebbe persa in partenza. Husserl, invece, chiarito come la riduzione
specialmente riguardo alla natura oggettiva»26. Infatti nell’empatia non si
fenomenologica non sia mai da confondere con una riduzione
analizza lo sviluppo di una singola monade, ma quello correlativo delle
solipsisitica24, prova a offrire una soluzione al problema attraverso una
diverse monadi, e ciò per una ragione essenziale: la costituzione è in
stratificata fenomenologia dell’empatia e dell’intersoggettività, che ha
modo strutturale co-costituzione, dinamica di rispecchiamento,
proprio lo scopo di mostrare come il soggetto non si dia mai
confronto. È solo su questo sviluppo empatico dai molteplici livelli
solipsisticamente e come vi siano le condizioni per la fondazione di
posto alla base dell’intersoggettività che Husserl sente di poter fondare
qualcosa di oggettivo. La fondamentale differenziazione husserliana tra
la possibilità dell’esistenza di qualcosa di oggettivo e, quindi, di poter
empatia e intersoggettività25 non si ritrova in Essere singolare plurale,
porre in scacco lo scetticismo; infatti, attraverso questo percorso, la
mentre essa è centrale nel pensiero di Husserl, il quale sottolinea come
capacità relazionale si svela non come elemento estrinseco del soggetto,
l’empatia non sia da confondere con l’intersoggettività, ma come
quasi che si potesse semplicemente “aggiungere” a un essere già
rappresenti la base genetica di quest’ultima. Con l’intersoggettività
pienamente costituito, ma come elemento costitutivo, caratterizzante
siamo a un livello di fenomenologia statica, un’analisi di dati già
l’ego a partire dalla struttura genetica stessa. Se Nancy sottolineava come
costituiti, nella quale si analizza il soggetto come personalità pienamente
in Cartesio il solipsismo fosse mera astrazione, accorgimento filosofico,
formata e culturalmente determinata; alla base dell’intersoggettività
la stessa riflessione andrebbe attuata anche nei riguardi della
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Quaderni della Ginestra
fenomenolog
A NDREA MARCHESE , STRADA SCIVOLOSA, PARMA 2011
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Percorsi nella soggettività
fenomenologia husserliana, dove il soggetto non è mai io isolato, ma «i
similitudine e differenziazione, cercando di evitare il pericolo
concetti di io e noi sono relativi; l’io richiede il tu, il noi, l’altro»27, ciò
dell’isolamento da un lato e quello della fusione dall’altro; in sintesi
che sembrava singolare è in realtà plurale e la solitudine dell’epoché si
siamo di fronte alla difficoltà di tematizzazione ed esplicitazione della
disvela come apparenza.
contemporaneità, argomento spesso menzionato da Nancy, ma che
L’interpretazione di Nancy della fenomenologia husserliana come
permane problematico: in che modo si può infatti dare forma alla
solipsismo sembra quindi vacillare, poiché dovrebbe essere già chiaro
contemporaneità? Siamo davvero in grado di pensarla ed esplicitarla o,
come nella riflessione husserliana non si possa trovare il minimo indizio
forse, la successione degli elementi più che una scelta è spesso una
di solus ipse; a ciò si deve inoltre aggiungere che, in realtà, non si è ancora
necessità? Il problema non sembra trovare soluzione nelle riflessioni di
giunti al nucleo della questione, poiché, alla base dell’intersoggettività e
Nancy, le quali, lungi dal poter effettivamente dimostrare la
dell’empatia, Husserl pone anche il livello trascendentale della Paarung
caratterizzazione in senso solipsistico della fenomenologia husserliana,
(“andar-in-coppia-originario”, “accoppiamento originario”), chiarito
conducono piuttosto a domandarsi se l’essere singolare plurale non
nella Quinta Meditazione Cartesiana28 come il fondamento di ogni possibile
possa dirsi più un’eredità husserliana che una critica alla fenomenologia.
esperienza dell’alterità, il quale esprime il fatto che io non sono mai, né
Infatti la Paarung husserliana sembra proprio, come vorrebbe Nancy,
potrò mai essere, un solus ipse, in quanto costitutivamente accoppiato
collocare alla base del nostro essere con gli altri uno strutturale essere-
all’altro. Il carattere di assoluta originarietà costitutiva della Paarung è
con, che non rimane qualcosa di astratto, ma si incarna attraverso i livelli
evidenziato anche dal fatto che Husserl la intende come una sintesi
d’empatia e giunge a vere e proprie forme di oggettivazione con
passiva dell’associazione, diversificata dalla sintesi dell’identificazione,
l’intersoggettività. Nel pensiero husserliano, quindi, il “con” non è
nel tentativo di dare espressione al fatto che ego e alter ego sono sì
affatto qualcosa di estrinseco, ma è parte della nostra struttura genetica,
strutturalmente accoppiati, ma sempre nel permanere delle loro
per la quale non esiste possibilità di sviluppo che non sia nell’incontro e
individualità. La difficoltà di chiarificazione di questo complesso livello
nel confronto con gli altri. Gli altri sono con me da un sempre
sta proprio nel tentativo di mantenere contemporanei processi di
atemporale, in una corrispondenza nella quale un termine rinvia
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perennemente all’altro. A tal proposito appare significativo ricordare
Ibid, cit. p. 57.
Ibid, cit. p. 11.
9 Ibid, cit. p. 55.
10 Ibid, cit. p. 47.
11 Ibid, cit. p. 11.
12 Il problema della corporeità è trattato da Nancy soprattutto in Corpus, dove viene
avanzata una critica alla nozione di Leib nel senso di “corpo proprio”, arrivando ad
affermare che non c’è corpo proprio, e che il corpo proprio è una ricostruzione. Per
sottolineare l’esposizione dis-appropriante del corpo, Nancy ha creato l’espressione
“ex-peau-sition”, nella quale, all’interno della parola “esposizione”, con una sorta di
gioco di parole, viene introdotto il termine peau (pelle) per indicare che il corpo, nel
suo essere pelle, risulta immediatamente esposto e quindi sempre sulla via di una
possibile dis-appropriazione, estraneazione. Anche in questa critica del “corpo
proprio”, il punto di riferimento polemico è, naturalmente, la fenomenologia
husserliana.
13 J. L. Nancy, Essere singolare plurale, cit. p. 115.
14 Ibid, cit. p. 128.
15 Ibid, cit. p. 44.
16 Ibid, cit. p. 92.
17 Ivi.
18 Ibid, cit. p. 46.
19 Ibid, cit. p. 110.
20 Ibid, cit. p. 39.
21 Ibid, cit. p. 62.
22 Ibid, cit. p. 45-46.
23 E. Husserl, Meditazioni cartesiane, trad. it. di F. Costa, Bompiani Milano, 2002, p. 113.
24 Cfr. per esempio E. Husserl, La cosa e lo spazio, trad. it. di A. Caputo, Rubettino,
Soveria Mannelli 2009, p. 49.
25 Cfr. E. Husserl, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, libro II,
trad. it. di E. Filippini, Einaudi, Torino 2002, pp. 99-100.
26 E. Husserl, Meditazioni cartesiane, cit. p. 115.
27 E. Husserl, Idee II, cit. p. 287, nota 1.
28 Cfr. E. Husserl, Meditazioni cartesiane, cit. pp. 132-133.
29 Cfr. N. Depraz, Trascendance et incarnation, Paris, Vrin, 1995, pp. 239-240.
30 E. Husserl, Meditazioni cartesiane, cit. p. 139.
come la già menzionata metafora della “nascita collettiva”, utilizzata da
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Nancy per spiegare il carattere originario dell’essere singolare plurale, sia
stata impiegata anche da Natalie Depraz per caratterizzare proprio la
fenomenologia dell’intersoggettività husserliana, mostrando come, in un
gioco di parole della lingua francese, la connaissance dell’alter sia sempre conaissance, nel senso che il rapporto tra ego ed alter ego si caratterizzerebbe
sempre come una “nascita a due”29 e solo in questa sui generis specie di
“seconda nascita” la monade potrebbe davvero aprirsi al mondo. Anche
in Husserl la nascita non può che essere nascita con gli altri e per gli
altri, e ciascuno, riprendendo Leibniz, può essere monade, particolare
punto di vista sul mondo, differente origine del mondo, solo in un
perenne movimento di incontro con le altre monadi «secondo
somiglianza e diversità»30.
DANIELA BANDIERA
Cfr. J.L. Nancy, Essere singolare plurale, trad. it. di D. Tarizzo, Einaudi, Torino 2001, p.
38.
2 Ibid, cit. p. 7.
3 Ivi.
4 Ibid, cit. p. 20.
5 Ibid, cit. p. 85.
6 Ibid, cit. p. 28.
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