BENEDETTO XVI, Sacramentum Caritatis

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BENEDETTO XVI, Sacramentum Caritatis
Presentazione ai Catechisti
Don Giuseppe Alamo
L’Esortazione postsinodale “Sacramentum caritatis” racchiude e completa gli orientamenti
emersi dai padri sinodali sull’Eucaristia, nel 2005.
Il titolo riprende una espressione cara a S. Tommaso, che così amava definire il sacramento
dell’Eucaristia, ma mette anche in evidenza la continuità che il Papa intende dare al Suo ministero
con la sua prima enciclica, “Deus caritas est”, più volte richiamata nel testo.
L’Eucaristia è la presenza sacramentale dell’amore di Dio che si è reso visibile nell’amore
senza limiti del Cristo: «Proprio perché Cristo si è fatto per noi cibo di Verità, la Chiesa si rivolge
all’uomo, invitandolo ad accogliere liberamente il dono di Dio». (n. 2)
La struttura data da Benedetto XVI all’Esortazione, suddivisa in 97 numeri, presenta il
Sacramento dell’Eucaristia come mistero da credere, da celebrare e da vivere.
In continuità con la Tradizione della Chiesa, con il grande Giubileo del 2000 e con il
Congresso Eucaristico Internazionale del 2004, si intende «esplicitare alcune fondamentali linee di
impegno volte a destare nella Chiesa nuovo impulso e fervore eucaristico», per aiutare il popolo
cristiano ad approfondire «la relazione tra il Mistero eucaristico, l’azione liturgica e il nuovo culto
spirituale derivante dall’Eucaristia, quale sacramento della carità». (n. 5)
Sono pagine dense ma nello stesso tempo accessibili, che riprendono la dottrina della fede
della Chiesa, esposte in stile catechetico, in funzione della vita cristiana.
Benedetto XVI si propone quindi di ribadire e riproporre la fede e la prassi consolidata della
Chiesa; chiunque cerca nell’Esortazione novità dottrinali o indicazioni pastorali nuove rimane
deluso.
Le tre parti dell’esortazione sono collegate dalla ciclicità dei contenuti che vengono ripresi da
prospettive diverse e riproposti attorno al nucleo centrale che è il mistero eucaristico; in tutte tre le
parti vengono offerte indicazioni ed esortazioni per la prassi ecclesiale.
Nella prima parte si illustra nella prospettiva trinitaria la fede che la Chiesa annuncia, celebra
e vive; nella seconda parte l’esortazione descrive lo svolgimento dell’azione liturgica che sostiene
la vita di fede e l’annuncio ecclesiale; nella terza parte si ribadisce la rilevanza antropologica della
fede annunciata e celebrata.
Tra le peculiarità che percorrono trasversalmente tutto il testo sono da evidenziare la simbiosi,
facilmente individuabile, tra catechesi e liturgia, la distinzione, lucida ed esplicita, tra rito e
ritualismo e la decisiva incidenza dell’Eucaristia per dare senso alla vita quotidiana del Cristiano e
della Chiesa.
Viene ribadita la centralità dell’azione liturgica nella vita della Chiesa e vengono superati
alcuni dualismi ancora, in qualche modo presenti – a detta del Card. A. Scola - nella vita della
comunità ecclesiale e nella riflessione teologica, quali fede eucaristica e rito, celebrazione ed
adorazione, dottrina e pastorale.
Mistero da credere (nn. 6-33)
La fede della Chiesa trova nell’Eucaristia la sua origine e il suo alimento, la sua natura e la
motivazione delle sue scelte, «l’Eucaristia è costitutiva dell’essere e dell’agire della Chiesa» (n.
15).
L’Eucaristia è il dono della Trinità che la Chiesa ha ricevuto da Cristo suo Signore; dono per
eccellenza, in quanto dono di se stesso, della sua persona, del suo mistero di salvezza; dono di
comunione e di intimità, di amore e di libertà.
«La libertà di Dio e la libertà dell’uomo si sono definitivamente incontrate nella sua carne
crocifissa in un rapporto indissolubile, valido per sempre» (n. 9)
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«L’istituzione dell’Eucaristia mostra, infatti, come quella morte, di per sé violenta ed assurda,
sia diventata in Gesù supremo atto di amore e definitiva liberazione dell’umanità dal male» (n. 10)
La Chiesa antica, per indicare questo vitale e costitutivo rapporto, tra Cristo e la Chiesa,
chiamava con lo stesso nome, Corpus Christi, il corpo nato dalla Vergine Maria e il corpo
ecclesiale.
Riprendendo il numero 13 dell’Enciclica “Deus caritas est” il Papa ribadisce che il rapporto
della Chiesa e dei singoli cristiani con Gesù Eucaristia non è “statico” ma “dinamico”, in quanto
invita ad una continua e permanente conversione, «come una sorta di “fusione nucleare”,…, un
cambiamento destinato a suscitare un processo di trasformazione della realtà, il cui termine ultimo
sarà la trasfigurazione del mondo intero…» (n. 11)
Viene offerta una lettura della realtà teologica della Chiesa in chiave eucaristica, affermando il
primato non solo cronologico ma anche ontologico dell’amore di Cristo, su cui deve fondarsi ogni
prassi comunionale.
«Attraverso il Sacramento eucaristico Gesù coinvolge i fedeli nella sua stessa “ora”; in tal
modo Egli ci mostra il legame che ha voluto tra sé e noi, tra la sua persona e la Chiesa». (n. 14)
Prendendo in esame i sette sacramenti l’Esortazione approfondisce la centralità dell’Eucaristia
(cfr. nn. 16-29); in questi numeri si sottolinea che «l’Eucaristia porta a pienezza l’iniziazione
cristiana e si pone come centro e fine di tutta la vita sacramentale». (n. 17)
Analizzando l’intima unità dei Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana, il Papa invita a
«verificare quale prassi possa in effetti aiutare meglio i fedeli a mettere al centro il sacramento
dell’Eucaristia, come realtà cui tutta l’iniziazione tende». (n. 18)
Esorta i pastori e le comunità parrocchiali ad accogliere e valorizzare adeguatamente la
richiesta delle famiglie di iniziare i loro bambini e ragazzi alla vita ecclesiale. (cfr. n. 19-20)
In contrasto con la cultura odierna che «tende a cancellare il senso del peccato» si invitano i
pastori a dedicare «con generosità, impegno e competenza» tempi adeguati per la celebrazione del
sacramento della Riconciliazione; in particolare si parla di una «pedagogia della conversione che
nasce dall’Eucaristia». (n. 21)
Una attenzione particolare nella Esortazione viene riservata al rapporto tra Eucaristia e Ordine
(nn. 23-26) ed Eucaristia e Matrimonio (nn. 27-29).
Mistero da celebrare (nn. 34-69)
«Il Sinodo dei Vescovi ha riflettuto molto sulla relazione intrinseca tra fede eucaristica e
celebrazione, mettendo in evidenza il nesso tra lex orandi e lex credendi e sottolineando il primato
dell’azione liturgica» come “actio Dei” che ci coinvolge in Gesù per mezzo dello Spirito. (n. 34)
Attraverso la categoria della “Bellezza”, come forma storica della manifestazione dell’amore
di Dio, si evidenzia il rapporto, che «ci raggiunge, ci affascina e ci rapisce», tra il mistero creduto e
la celebrazione liturgica. (n. 35)
La bellezza manifesta un mondo incarnato, penetrato dall’amore e dalla verità, di cui Cristo è,
nella Chiesa e nel mondo, sacramento del Padre; la bellezza svela la sapienza del Padre resasi
visibile in forma eminente nel Figlio; il cammino dell’uomo verso la bellezza è un cammino
ascetico, di liberazione, «facendoci uscire da noi stesi e attraendoci così verso la nostra vera
vocazione: l’amore». (n. 35)
Il Papa affronta il problema dell’”ars celebrandi” per favorire una partecipazione più piena di
tutto il Popolo di Dio; si tratta di realizzare una “unità” tra mistero eucaristico, azione liturgica e
“nuovo” culto spirituale. (cfr. nn. 38-63)
Viene ribadito il ruolo determinante e insostituibile dei presbiteri, la pluralità di linguaggi di
comunicazione prevista dal rito; si invita a tenere presente l’Ordinamento Generale del Messale
Romano per prestare “attenzione e obbedienza alla struttura propria del rito” ed eliminare forme
eccessive di protagonismo che possano ostacolare nei fedeli l’azione dello Spirito.
Nei numeri 43-51 viene presa in esame la struttura della celebrazione eucaristica, affermando
l’unità intrinseca di tutto il rito; vengono date indicazioni particolareggiate per «restare fedeli
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all’intenzione profonda del rinnovamento liturgico voluto del Concilio Vaticano II, in continuità
con tutta la grande tradizione ecclesiale». (n. 43)
Il numero 46 è dedicato all’omelia; il Papa esorta a non tenere “omelie generiche o astratte”,
a tenere presente, invece, il suo “scopo catechetico ed esortativo”, a programmare, partendo dalla
struttura del lezionario “omelie tematiche”, dove i grandi temi della fede cristiana possano essere
ciclicamente riproposti.
Per una partecipazione all’Eucaristia attiva, piena e fruttuosa dell’intero Popolo di Dio si
prendono in esame alcune condizioni particolari – infermi, disabili, carcerati, migranti - e si
riaffermano le indicazioni già date sul problema dell’inculturazione per la celebrazione. (cfr. n. 5463)
Il documento propone un maggiore ricorso alla lingua latina e al canto gregoriano: «chiedo
che i futuri sacerdoti, fin dai tempi del seminario, siano preparati a comprendere e a celebrare la
santa Messa in latino, nonché a utilizzare testi latini e a eseguire il canto gregoriano…» (n. 62)
Per non cadere nella “deriva del ritualismo” una adeguata catechesi mistagogica deve mettere
in luce il necessario rapporto tra la celebrazione e la vita quotidiana.
L’itinerario mistagogico deve essere strutturato attorno a tre elementi:
- interpretazione dei riti alla luce degli eventi salvifici;
- introdurre al senso dei segni;
- il significato dei riti in relazione alla vita cristiana.
A conclusione di questa seconda parte (nn. 66-69) viene descritto il rapporto tra la
celebrazione eucaristica e l’adorazione dell’Eucaristia, sia come prolungamento della celebrazione
stessa, che come pratica di pietà da promuovere per educare alla comunione con il Maestro.
L’Esortazione prende in esame una delle obiezioni dell’immediato postconcilio, secondo la
quale il Pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere mangiato.
Il Papa riportando una proposizione dei padri sinodali richiama ed esorta alla fede della
Chiesa, che sempre si è posta in adorazione del suo Signore e Maestro.
Mistero da vivere (nn. 70-93)
La rilevanza antropologica dell’Eucaristia emerge con tutta la sua forza nel “nuovo culto
spirituale”.
«In ogni atto della vita il cristiano è chiamato ad esprimere il vero culto a Dio. Da qui prende
forma la natura intrinsecamente eucaristica della vita cristiana … qui emerge tutto il valore
antropologico della novità radicale portata da Cristo con l’Eucaristia». (n. 71)
Riprendendo i contenuti della lettera apostolica “Dies Domini” di Giovanni Paolo II, viene
ribadito il ruolo emblematico e paradigmatico che per i cristiani ha la domenica e si invitano i
pastori a mettere in atto una vera catechesi.
«Vivere secondo la domenica: sottolinea il valore paradigmatico che questo giorno santo
possiede per ogni altro giorno della settimana» (n. 72)
«Smarrire il senso della domenica come giorno del Signore da santificare è sintomo di una
perdita del senso autentico della libertà cristiana, la libertà dei figli di Dio» (n. 73)
In un contesto secolarizzato come il nostro non è fuori luogo ricordare il giorno del Signore
come giorno di riposo dal lavoro, per dare un giusto senso sia al riposo per l’uomo, sia al lavoro per
il benessere della società e per la vita dell’uomo stesso. (cfr. n. 74)
In questa terza parte vengono affrontate alcune particolari problematiche: la carenza di
sacerdoti e la conseguente assenza di celebrazioni eucaristiche nelle comunità, la spiritualità
eucaristica, la spiritualità sacerdotale in rapporto all’Eucaristia, la tensione morale che nasce dalla
partecipazione all’Eucaristia. (cfr. nn. 75-83)
L’Eucaristia offre ai cristiani la possibilità di acquisire un vero “rinnovamento di mentalità”
capace di leggere criticamente ogni realtà sociale e culturale e di “fermentarla evangelicamente”.
(nn. 77-78)
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Ogni vocazione trova nell’Eucaristia il “luogo” più idoneo per essere compresa e vissuta nella
novità del vangelo.
Il papa rivolge un appello a tutti i fedeli a essere operatori di pace e di giustizia, denunciando e
prendendo le distanze con tutto ciò che è in contrasto con la dignità dell’uomo e con gli scandali
della fame e della guerra. (cfr. nn. 82-87)
Viene richiamata la responsabilità politica di coloro che esercitano un ruolo specifico su
mandato popolare, perché prendano «decisioni a proposito di valori fondamentali, come il rispetto e
la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul
matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune in
tutte le sue forme.» (n. 83)
La Chiesa che vive del Mistero eucaristico sente la responsabilità di esercitare un ruolo
profetico, che è annuncio della novità evangelica ma anche denuncia del male presente, che mette in
pericolo la vita dell’uomo e della società. (cfr. nn. 88-91)
Per meglio credere, celebrare e vivere il Mistero eucaristico, alla luce degli orientamenti
emersi nel Sinodo, il Papa ha dato incarico ai Dicasteri competenti di redigere un “Compendio”, che
raccolga la ricchezza della fede della Chiesa. (n. 93)
Nella conclusione il Santo Padre «invita i pastori a porre la massima attenzione nella
promozione di una spiritualità cristiana autenticamente eucaristica» . (n. 94)
È dunque un invito a mettere davvero a centro della vita l’Eucaristia «fonte e culmine della
vita e della missione della Chiesa» (PO 5)
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