L’Eucaristia fa la Chiesa
La Messa e il Mistero pasquale
SC 47. Il nostro Salvatore nell'ultima cena, la notte in cui fu tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo
sangue, onde perpetuare nei secoli fino al suo ritorno il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta sposa,
la Chiesa, il memoriale della sua morte e della sua resurrezione: sacramento di amore, segno di unità, vincolo di
carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolma di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura.
La celebrazione dell’Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo: quella Pasqua che è l’unica nostra salvezza,
compiutasi nella morte e nella resurrezione di Cristo.
“In quella notte in cui fu tradito”1 Egli volle istituire ed anticipare il rito memoriale della sua Pasqua e della nostra
salvezza; in quella che era la cena pasquale ebraica, il Signore Gesù istituì la cena pasquale del suo Corpo e del suo Sangue
perché la salvezza che Egli avrebbe compiuto per noi, di lì a poco, fosse perpetuata per tutti gli uomini e per tutti i tempi fino
alla consumazione dei secoli. “Fate questo in memoria di me”: “la Chiesa ha sempre considerato quest’ordine come rivolto a se
stessa”2.
Per questo la Chiesa, come ogni singolo fedele, vive dell’Eucaristia, si nutre di essa ed in essa trova la sorgente e la
forza del proprio credere, sperare ed amare.
Così ci ricordava il venerabile Giovanni Paolo II nella stupenda enciclica donata alla Chiesa all’inizio del Terzo millennio:
“La Chiesa vive dell'Eucaristia. Questa verità non esprime soltanto un'esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in
sintesi il nucleo del mistero della Chiesa. Con gioia essa sperimenta in molteplici forme il continuo avverarsi della
promessa: « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20); ma nella sacra Eucaristia, per la
conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore, essa gioisce di questa presenza con un'intensità
unica. Da quando, con la Pentecoste, la Chiesa, Popolo della Nuova Alleanza, ha cominciato il suo cammino
pellegrinante verso la patria celeste, il Divin Sacramento ha continuato a scandire le sue giornate, riempiendole di
fiduciosa speranza” 3.
Per questo, come dicevano i martiri di Abitène, anche noi dobbiamo affermare per la nostra vita che “senza Eucaristia
non possiamo vivere”: essa è il dono inestimabile della vita del Figlio di Dio, data a noi nella sua pienezza salvifica, il “convito
del suo amore”4.
Il dono immenso dell’Eucaristia è dunque il sacrificio del Figlio di Dio che ci “ha amati e ha dato se stesso per noi”5:
sacrificio che “offerto una volta per tutte”6 sulla croce, si rinnova ogni giorno per noi sui nostri altari.
È solo attraverso questo misericordioso e quotidiano gesto di fedeltà da parte di Dio, che si “attua l’opera della nostra
salvezza”7.
La celebrazione dell’Eucaristia è il memoriale della nuova alleanza tra Dio e l’umanità: alleanza realizzata nel sangue
di Cristo sulla Croce; quella stessa Croce che la Liturgia della Settimana Santa chiama anche “altare”8, cioè segno del sacrificio
di Cristo. È solo intorno all’altare9, che ogni cristiano incontra il suo Signore e riceve i benefici della salvezza.
Partecipazione attiva dei fedeli alla Messa
SC 14. Tutti i fedeli vengano formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche. [….] A
tale piena e attiva partecipazione di tutto il popolo va dedicata una specialissima cura.
SC 48. I fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede [l’Eucaristia], ma che,
comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all'azione sacra consapevolmente, piamente e
attivamente.
1
Preghiera Eucaristica III.
Ogmr 1.
3
Ecclesia de Eucharistia,1.
4
Messa «In Cena Domini», colletta.
2
5
6
7
Gal 2,20
Eb 9,28
Messa «In Cena Domini», orazione sulle offerte.
Settimana Santa, Inno dei Vespri.
9
Per questo le norme liturgiche (Ogmr 308) prevedono la presenza della Croce sopra o accanto all’altare: essa ne è l’icona, l’immagine
visibile di cosa l’altare diventa in virtù della celebrazione eucaristica: segno del sacrificio di Cristo.
8
OGMR 17. È di somma importanza che la celebrazione della Messa sia ordinata in modo tale che i fedeli traggano
abbondanza di quei frutti, per il conseguimento dei quali Cristo Signore ha istituito il sacrificio eucaristico.
OGMR 18. Tutta la celebrazione verrà ordinata in modo tale da portare i fedeli a una partecipazione consapevole, attiva e
piena, esteriore e interiore, ardente di fede, speranza e carità; partecipazione vivamente desiderata dalla Chiesa e richiesta
dalla natura stessa della celebrazione, e alla quale il popolo cristiano ha diritto e dovere in forza del battesimo.
La partecipazione “piena, consapevole e attiva” alla Messa non è dunque un optional ma è richiesto dalla natura
stessa della celebrazione che altrimenti non può portare frutti nella vita della comunità cristiana e del singolo fedele se non
raggiunge il cuore del cristiano e della Chiesa.
Non si tratta del fatto che tutti debbano fare qualcosa nella celebrazione per essere partecipi, ma che tutti “facciano la
stessa cosa” cioè essere presenti consapevolmente ed attivamente al memoriale di Cristo e non come “estranei o muti
spettatori”.
Tale partecipazione attiva e consapevole si attua come dice il Concilio “per ritus et preces”10, cioè attraverso gesti e
preghiere. Sono proprio questi gesti e queste preghiere che costituiscono la celebrazione: il prenderne parte attivamente e
profondamente non è dunque facoltativo o secondario ma è di fatto la vera partecipazione al sacrificio di Cristo.
In altri termini non basta una presenza fisica perché la partecipazione sia fruttuosa e ci porti all’offerta della vita come ha
fatto il Salvatore: occorre mettere in gioco il proprio cuore e il proprio corpo nella celebrazione.
La partecipazione al sacrificio di Cristo non è un fatto intimistico ed individuale o un “esserci” semplicemente, ma si
esprime in quei gesti e in quelle preghiere che sotto la presidenza del sacerdote, fanno di una comunità di dispersi “un corpo
solo in Cristo”11.
Osservazioni comportamentali
•
Per tutte le profondissime ragioni finora esposte, dobbiamo quindi riconoscere che la Messa non è un bene
commerciale di cui usufruire a mio piacimento: arrivo quando voglio, faccio quello che voglio, mi siedo e mi alzo o passeggio
secondo il mio piacimento, prendo quello che voglio e che mi interessa come fosse un bene di consumo. Io sono convocato da
Cristo insieme alla comunità per celebrare il memoriale della sua Pasqua ed essere salvato, perciò il “ritardo cronico” alla
Messa costituisce una mancanza di fede nel Signore che ci chiama e ci aspetta, e nel suo Corpo mistico che è la Chiesa,
perché si disturba la celebrazione e gli altri fedeli. L’arrivare a Messa inoltrata e il correre via durante gli avvisi domenicali
esprime uno scarso senso di appartenenza alla comunità.
•
Ugualmente contraddice il valore della Messa l’assenza di partecipazione a quei riti e a quelle preghiere che come
abbiamo ampiamente spiegato, costituiscono il celebrare l’Eucaristia: volti assenti, bocche cucite, rifiuto di cantare,
atteggiamento di sufficienza e di noia, senso di estraneità e di disagio. La celebrazione dell’Eucaristia non è una
“rappresentazione” a cui assistere in platea ma una “ri-presentazione” di un evento che ci salva se io lo accolgo con la mia
partecipazione attiva.
•
Allo stesso modo, è meglio non confessarsi durante la Messa perché così non si partecipa pienamente alla
celebrazione. Il confessore è sempre disponibile prima della Messa ma soprattutto ogni giorno in qualsiasi ora. Il sacramento
della riconciliazione non è un sacramento da celebrare a discapito dell’Eucaristia ma fuori da essa. È solo per necessità che i
confessori rimangono nel confessionale oltre l’inizio della Messa ma non è la prassi ordinaria. Forse anche il fatto di venire a
Messa e di confessarsi allo stesso tempo, esprime una mentalità di consumo: prendere il più possibile ma con meno fatica.
Cresciamo invece nella consapevolezza di fede che solo l’Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia.
Sigle:
SC= Sacrosanctum Concilium
OGMR= Ordinamento generale del Messale Romano
padre Pasquale Albisinni
10
11
SC 48
1 Cor 12,4-5