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Ordinazioni Presbiterali 2004
Sabato 12 giugno 2004 – 0re 16.00
Omelia del Vescovo mons. Giulio Sanguineti
Carissimi ordinandi, desidero ringraziarvi perché avete scelto di aderire alla volontà del
Signore che vi chiama al presbiterato. Saluto con affetto voi giovani del seminario
diocesano e voi ordinandi provenienti dall’Ordine dei Minori Francescani.
Il momento che stiamo celebrando non coinvolge soltanto voi e neppure soltanto me, ma
anche la comunità del Seminario, i superiori religiosi, il presbiterio; coinvolge voi, carissimi
genitori degli ordinandi, i parenti e gli amici, e voi tutti fedeli che partecipate numerosi alla
celebrazione, e tutta la Chiesa: questi preti infatti, per la potenza dello Spirito, sono
chiamati a prolungare la presenza e la missione di Cristo: Gesù stesso dice a loro ancora
oggi, come allora agli Apostoli, “dategli voi stessi da mangiare”: sono chiamati ad essere
dispensatori per voi, fedeli, del corpo e sangue del Salvatore e annunciatori per voi della
parola di salvezza.
Vi offro due riflessioni, una sulla persona di Cristo sacerdote e una seconda sull’arte del
presiedere l’Eucaristia.
Accompagnati dai brani della liturgia odierna leggiamo il mistero eucaristico a partire dalla
persona di Cristo sacerdote: il sacerdozio di Cristo è fondamentale per interpretare ed
approfondire l’Eucaristia.
Nell’ultima cena Gesù “prese il pane, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli…; prese il
calice e lo diede…”. Gesù attraverso l’offerta del pane e del vino offre se stesso.
Gesù moltiplica i pani e i pesci per la folla affamata: Lui è il pane sovrabbondante che non
si esaurirà mai.
Gesù non è sacerdote nella linea del sacerdozio levitico veterotestamentario, ma “secondo
l’ordine di MelchisedeK” (salmo responsoriale): il suo è un nuovo sacerdozio, non
trasmesso per successione ereditaria: per Melchisedek non esiste alcuna genealogia.
Il suo è un sacerdozio universale capace di unire tutti in una alleanza nuova e definitiva
con Dio.
Il suo sacerdozio non è rituale ed esteriore, bensì personale e vitale. Cristo è il sacerdote
offerente, ma anche la vittima immolata; è il nuovo tempio ed il nuovo altare.
Cristo è il sommo sacerdote, glorificato dal Padre, in perfetta relazione con lui; è anche
sommo sacerdote misericordioso, in perfetta relazione con gli uomini.
E’ il mediatore che unisce Dio e l’uomo; è l’intercessore presso il Padre a favore degli
uomini.
Il sacerdozio comune dei fedeli, il sacerdozio dei presbiteri, hanno un essenziale
riferimento al sacerdozio unico di Cristo.
La Chiesa, nata dall’evento della Pasqua, ha il compito di continuare a celebrare la
Pasqua lungo la storia, come evento che rigenera la Chiesa stessa e come salvezza per
tutti gli uomini.
Attraverso la celebrazione eucaristica la Chiesa vive lo stupendo mistero dell’alleanza nel
Corpo e Sangue del Signore.
Una riflessione sull’arte del presiedere l’Eucaristia.
Questa, l’Eucaristia, deve caratterizzare il ministero sacerdotale. Vorrei che a fianco della
parola arte di presiedere si comprendesse anche il gusto e la gioia. Il gusto dell’Eucaristia
può sgorgare solo dall’attuazione delle parole del Concilio che fanno dell’Eucaristia il
‘culmine e la fonte’, non solo di tutta la vita della Chiesa, ma anche della vostra giornata.
Quello della celebrazione deve essere un momento aspettato, non improvvisato: deve
essere preparato, anche con una preparazione prossima che vi permetta di arrivare alla
celebrazione in tempo opportuno. L’Eucaristia è preghiera comunitaria ma necessita di
una preparazione personale. Allora sarà veramente un momento culminante, dal quale
deriva, come da fonte, tutta la vostra carica di evangelizzatori e di pastori della Chiesa.
Sento con dolore il rilievo dei fedeli che osservano il sacerdote che arriva per la Messa
appena puntuale e si allontana appena celebrata, senza una sosta prima e dopo.
Vorrei che la Messa, carissimi ordinandi, non fosse una cosa da fare, ma una finestra
aperta su Cristo, sulla sua Pasqua che l’Eucaristia rende presente. L’incontro con Cristo
nella celebrazione dell’Eucaristia e il suo grande gesto della Pasqua sono strettamente
collegati, perché la Cena rende presente la Pasqua. Certo i segni sono umili, il pane e il
vino, ma sono i segni della vita quotidiana dell’uomo, pane spezzato e vino versato, ed è il
mistero della trascendenza del mistero di Cristo, una delle cose meravigliose, i ‘mirabilia’,
che Lui ha operato per la salvezza dell’uomo.
Vi chiedo di fare dell’Eucaristia una festa, che contrasta col tono annoiato di tante
celebrazioni. E’ possibile rendere festosa la celebrazione Eucaristica se la preghiera
personale accende la scintilla della gioia, e se il dato veritativo inserito nel tempo è
mentalmente ed emotivamente assimilato.
La celebrazione eucaristica vi chiede serietà e fede perché è il luogo in cui la famiglia di
Dio si riunisce e si costruisce la Chiesa. Quando si costruisce, tutta intera la Chiesa entra
in gioco, ma primo fra tutti il presbitero celebrante.
L’Eucaristia infine deve essere il riflesso della vita. Una vita intensa personale e spirituale
si riflette sulla celebrazione, così come una vita stanca, cui consegue una celebrazione
affaticata.
Noi “adoriamo con viva fede il santo mistero del Corpo e Sangue del Signore” e con
altrettanta fede esultiamo per il miracolo che lo Spirito sta per compiere in ciascuno di voi,
Esultiamo di gioia per questo dono che viene fatto alla Chiesa e vi affidiamo nella
preghiera a Maria, Madre di Gesù e Madre dei sacerdoti, affinché vi accompagni nel
cammino.
Alla Madonna affido tutti i giovani presenti nel desiderio che molti di essi sentano la
bellezza della chiamata di Cristo.
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