La dottoressa Lidia Rota Vender devolve il ricavato dei diritti d’autore di questo libro ad ALT. € 12,00 L. Rota Vender 100 RISPOSTE SULLA TROMBOSI ALT opera con lo scopo di prevenire le malattie provocate dalla Trombosi: Infarto, Ictus Cerebrale, Embolia Polmonare, Trombosi Venose, Trombosi Arteriose. La prevenzione di queste malattie potrebbe salvare la vita a 180 mila persone l’anno, un obiettivo raggiungibile! www.trombosi.org Il senso della salute Lidia Rota Vender Lombar Key Lidia Rota Vender, medico specialista in Ematologia, è responsabile del Centro Trombosi dell’Istituto Clinico Humanitas e dell’Ospedale San Giuseppe Fatebenefratelli di Milano. Nel 1987 ha fondato a Milano ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi – Onlus, di cui è presidente. È membro del comitato scientifico SPREAD, gruppo di lavoro per la produzione delle linee guida italiane per la prevenzione e cura dell’Ictus cerebrale, e socio fondatore di Stroke Forum. 100 RISPOSTE SULLA TROMBOSI Lombar Key 100 RISPOSTE SULLA TROMBOSI Della stessa collana Lidia Rota Vender Diego Vanuzzo Andrea Poli 100 RISPOSTE SUL COLESTEROLO Elio Agostoni Alexis Hayward Cronin Roberto Sterzi 100 RISPOSTE SULLA TROMBOSI 100 RISPOSTE SUL MAL DI TESTA Augusto Zaninelli Gian Franco Gensini 100 RISPOSTE SULLA PRESSIONE Antonella Guidoboni 100 RISPOSTE SULLE ALLERGIE Gaetano Lanza Alessio Redaelli 100 RISPOSTE SULLE MALATTIE DELLE VENE Lombar Key Le informazioni contenute in questo libro hanno lo scopo di indirizzare le persone verso una maggiore attenzione nei confronti della salute. Un invito a non sottovalutare sintomi o malesseri, a fare uso di farmaci solo sotto controllo medico, a non intraprendere variazioni dietetiche senza adeguate indicazioni, ma a rivolgersi sempre, senza esitare o rimandare, alle strutture sanitarie e, in particolare, al medico curante. Gli autori e l’editore declinano responsabilità dirette o indirette derivanti dall’applicazione arbitraria di indicazioni contenute nel testo. ISBN 978-88-95316-14-7 © Lombar Key srl Edizioni Sede legale: Via D’Azeglio, 58 - 40123 Bologna [email protected] www.lombarkey.com © Lombar Key, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo – elettronico, meccanico, digitale – se non in termini previsti dalla legge che tutela il diritto d’autore. Copertina di Lorenz Prima edizione aprile 2008 Collana Il senso della salute Direttore scientifico Gian Franco Gensini Curatore Augusto Zaninelli Indice Prefazione 9 Introduzione Trombosi: come Trombosi dove: nelle arterie Trombosi dove: nelle vene Trombosi dove: Embolia polmonare Trombosi dove: nelle vene cerebrali Trombosi dove: nella retina Trombosi dove: nelle vene o nelle arterie dell’intestino Trombosi dove: nella vena porta Trombosi dove: nella vena cava Trombosi chi: i giovani Trombosi chi: le donne Stress e Trombosi 11 13 21 37 50 54 56 Siti Web 95 Glossario 61 63 65 67 69 88 93 7 Prefazione La trasformazione delle esigenze generata dal passaggio da un bisogno primario di “salute” a uno più complesso di “benessere” è oggi una realtà che, a volte, non consente di affrontare, in modo strutturato, grandi temi come la prevenzione delle malattie croniche o la diagnosi precoce di quelle più pericolose per la vita. La collana “Il senso della salute” si propone di dare indicazioni che rendano la persona più consapevole e attenta rispetto al valore della salute, in linea con la concezione attuale della medicina, che prevede un rapporto fra medico e paziente fondato sul dialogo costruttivo, sulla condivisione degli obiettivi e su una relazione culturale paritetica. Questo tipo di approccio orientato verso il paziente, e non diretto al medico o alla malattia, ha dimostrato di essere la giusta chiave per ottenere i migliori risultati di salute. Il concetto va tutelato anche rispetto all’aumento del fenomeno dell’automedicazione: ritmi di lavoro stressanti, mancanza di tempo, difficoltà di contatto con i medici, sono solitamente i motivi alla base della medicina “fai da te”, che spesso può 9 provocare conseguenze gravi. Tale tendenza deve essere corretta, favorendo lo sviluppo di un’adeguata informazione che faccia sempre riferimento al medico curante. Inoltre, se da un lato è vero che “salute” e “malattia” sono il secondo gruppo di parole digitate nei motori di ricerca, dall’altro la mole di informazioni che arriva sul computer è ormai tale che, se non si è abbastanza esperti, si rischia di perdere tempo, di accedere a informazioni non garantite e di trovare solo in rari casi quello che veramente si cerca. Da qui, l’idea di questo progetto che si propone di offrire, attraverso un dialogo tra medico e paziente, un orientamento semplice e immediato rispetto a varie tematiche di prevenzione e cura delle malattie. Gli autori rispondono, nel modo più chiaro possibile, a quesiti raccolti nel corso della loro pratica clinica di specialisti, fornendo, mediante utili informazioni, uno strumento in più verso una maggiore consapevolezza del valore della persona. Cogliere il significato della salute e agire nella giusta direzione, oltre all’interesse del singolo individuo, riguarda il benessere dell’intera comunità. Augusto Zaninelli Gian Franco Gensini 10 Introduzione Le malattie da Trombosi colpiscono più del cancro e più di qualunque altra malattia. Ma si possono prevenire almeno in un caso su tre. Le malattie da Trombosi prendono nomi diversi in funzione dell’organo che colpiscono: Infarto, se colpiscono il cuore, Ictus, se colpiscono il cervello, Embolia, se colpiscono il polmone. Nell’insieme oggi si chiamano malattie cardiovascolari. Sono l’epidemia dei nostri giorni: e sono causate tutte dalla formazione di un Trombo, un coagulo di sangue inopportuno. Negli ultimi quindici anni la ricerca nel campo della Trombosi ha fatto moltissimo: abbiamo scoperto perché in alcune famiglie ci si ammala di Trombosi più che in altre, sappiamo che le malattie da Trombosi non sono causate da un killer, ma da una squadra di complici, che sono più probabili in coloro che hanno più fattori di rischio, e che possono essere evitate, in un grande numero di casi. E sappiamo che possono essere curate, presto e bene: purché vengano sospettate e diagnosticate. La probabilità di andare incontro a una malattia da Trombosi dipende da come siamo fatti, da qua11 le assetto genetico abbiamo ereditato dalla nostra famiglia, ma anche da come ci trattiamo a partire dall’infanzia, anzi, a partire dall’inizio della vita quando siamo ancora nell’utero della madre. “Se la conosci la eviti”: per la Trombosi è un assioma veritiero. Trombosi: una parola che scriviamo con la T maiuscola: per rispetto. Perché la Trombosi è un nemico, ma è battibile non solo dai farmaci, ma da noi stessi, che abbiamo a disposizione un’arma straordinaria: l’informazione. Sapere è il primo passo: dipende dalla disponibilità di strumenti di informazione, come questo libro. Riflettere sul proprio stile di vita, è il secondo: dipende solo da noi. Modificare quello che ci mette in pericolo: dipende dalla nostra forza di volontà e anche da chi ci sta vicino. Ce la possiamo fare. In nome della qualità della nostra vita, di oggi e di domani. E della vita di chi abbiamo accanto. Lidia Rota Vender 12 Trombosi: come 1. Che cos’è la Trombosi? È il fenomeno causato dalla formazione di un Trombo nel sangue circolante nelle arterie e nelle vene. 2. È una malattia? No, la Trombosi è il fenomeno che provoca la malattia, anzi le malattie: malattie diverse che prendono nome dall’organo colpito. Per esempio la Trombosi coronarica provoca un Infarto del miocardio, la Trombosi cerebrale provoca l’Ictus. È un delitto di squadra: ci vogliono più complici per compierlo, non basta un solo killer. 3. Che cos’è un Trombo? È lo strumento con il quale la Trombosi colpisce: un coagulo di sangue che si forma in un’arteria o in una vena in un punto o in un momento in cui non si sarebbe dovuto formare, che rallenta o blocca del tutto l’arrivo dell’ossigeno e del nutrimento alle cellule. 13 4. È sempre grave? No: dipende dal tipo di vaso in cui si forma, che sia un’arteria o una vena, dalla dimensione del vaso, grande o piccolo, a volte addirittura microscopico, dall’importanza delle cellule che rimangono senza ossigeno. Le cellule soffrono comunque e sempre, quando si riduce l’arrivo delle sostanze nutrienti attraverso il sangue: ma in modo diverso. Se il Trombo si forma in un’arteria, impedisce al sangue di arrivare e riduce l’arrivo dell’ossigeno. Se si forma in una vena, impedisce al sangue di defluire, e infarcisce le cellule, che rimangono affogate in un sangue incapace di nutrirle. La gravità dipende anche dal tipo di Trombosi, completa o parziale, e dalla rapidità con cui il Trombo si scioglie, dal fatto che sia la prima volta che si manifesta oppure che si tratti di una recidiva, dal fatto che si frammenti e lasci partire emboli. 5. Che cos’è un coagulo? È sangue che cambia stato fisico e da liquido diventa gel e poi crostoso. 14 6. Perché si forma? Per una buona intenzione: fermare l’emorragia e guidare la guarigione della ferita. 7. Quando si forma? Quando il sangue si ferma o rallenta la propria corsa: senza la spinta del cuore, che funge da pompa, il sangue si fermerebbe, ed entro pochi minuti sarebbe completamente coagulato, in tutto il corpo. 8. Che cos’è il sangue? È il fluido della vita: scorre nei vasi sanguigni e porta ossigeno, nutrimento e messaggi alle cellule, anche le più lontane; e riporta al cuore messaggi, scorie e sostanze tossiche. Passando dal polmone si libera dall’anidride carbonica e si carica di ossigeno. Passando dal fegato e dal rene si purifica delle sostanze nocive e si carica di sostanze benefiche. 9. Che cos’è un vaso sanguigno? È il condotto idraulico nel quale scorre il sangue: le arterie portano il sangue dal cuore alla periferia, le vene portano il sangue dalla periferia al cuore, i 15 capillari sono vasi molto piccoli che costituiscono la rete di raccordo fra le arterie e le vene, e sono il punto in cui il sangue scarica il nutrimento nelle cellule e raccoglie la spazzatura. 10. Come funziona la circolazione del sangue? Funziona come un sistema idraulico chiuso, composto da tubi di varia dimensione, e a una via: ogni tubo contiene sangue che scorre solo in una direzione. Come il tronco di un albero si divide in rami sempre più piccoli, fino ad arrivare alle venature delle foglie, così il sistema circolatorio è composto di vasi che dal cuore alla periferia sono sempre più piccoli (arterie), dalla periferia al cuore sono sempre più grandi (vene). 11. Perché il sangue è liquido? Perché deve scorrere: contiene sostanze che lo rendono e lo mantengono fluido. 12. Perché il sangue coagula? Perché contiene sostanze capaci, in caso di necessità, di trasformare il sangue da liquido a gel. Il sangue coagula per una buona causa: per arre16 stare una emorragia, per guarire una ferita, o un tessuto infiammato perché malato. Il fenomeno della coagulazione inizia quando il sangue arriva a contatto con l’aria o con le sostanze liberate da una ferita. 13. Come avviene la coagulazione? Le vene e le arterie sono tubi elastici, foderati all’interno da piastrelle (endotelio) aderenti le une alle altre. Quando una ferita, un processo infiammatorio o un virus interrompono la continuità di questo rivestimento, immediatamente accorrono le piastrine: piccole cellule, anzi, frammenti di cellule, che si accumulano le une sulle altre per fermare l’emorragia, cambiando forma, diventando sferiche e irte di spine, come un pesce palla o il riccio di una castagna. Attraverso le spine le piastrine spruzzano nel sangue sostanze che richiamano i fattori della coagulazione, sostanze che trasformano il sangue da liquido a gel e rendono il coagulo stabile. 14. Che cosa sono i fattori procoagulanti? Sono enzimi, o proteine, definiti con numeri romani (da I a XIII), che funzionano attivandosi l’un 17 l’altro, come le tessere del domino, che stanno in piedi una davanti all’altra: la prima cade e travolge la seconda, la seconda cade e travolge la terza e così via a cascata, finché cadono tutte e formano il coagulo. 15. Che cosa sono gli anticoagulanti? Sono enzimi che sorvegliano il processo della coagulazione e lo tengono sotto controllo, impedendo che si estenda eccessivamente: si chiamano proteina S, proteina C e antitrombina. Vengono attivati direttamente dai fattori procoagulanti. Il processo della coagulazione richiede alcuni minuti, perché è frutto di un meccanismo complesso, e molto sofisticato, come quasi tutto in biologia e in medicina. Ogniqualvolta un fattore procoagulante attiva quello successivo, contemporaneamente richiama l’attenzione degli anticoagulanti, che provvedono a limitare il processo della coagulazione e ad arrestarlo quando ha compiuto il suo ruolo. 16. Perché si forma un Trombo? Perché il sangue “si confonde” e forma un coagulo inopportuno, in un momento e in un punto in cui non lo avrebbe dovuto fare. 18 17. Quando si forma? Ci vogliono almeno tre condizioni, perché si formi un Trombo: – che la circolazione del sangue rallenti; – che ci sia uno squilibrio fra le sostanze pro e quelle anti-coagulanti; – che ci sia il contatto del sangue con sostanze con le quali normalmente non entra in contatto (per esempio l’aria o il collagene o i fattori dell’infiammazione). 18. Dove si forma un Trombo? In qualunque vaso, arteria o vena, o capillare, in qualunque organo, spesso molto lontano dal cuore (Trombosi venosa delle gambe) o a volte molto vicino al cuore (Trombosi coronarica): dovunque ci sia del sangue che scorre in un vaso, in una persona vivente, là si può formare un Trombo. 19. Perché le malattie da Trombosi non si chiamano semplicemente Trombosi? Perché fino a pochi anni fa non si sapeva che a provocarle fosse una causa comune, la Trombosi. Solo alla fine degli anni ’80 si è trovata la prova che l’Infarto miocardico è causato da un Trombo 19 che si forma in una arteria coronaria! E così per gli altri organi. 20. Quali tipi di Trombosi esistono? Due: arteriosa e venosa. 21. Qual è più grave? Di solito la Trombosi arteriosa, perché il ridotto apporto di ossigeno fa morire le cellule per soffocamento. Ma anche la Trombosi venosa può essere molto grave e addirittura mortale, quando si verifica nelle vene del cervello o quando si trasforma in embolia polmonare. Trombosi dove: nelle arterie 22. Che cosa sono le arterie? Le arterie sono tubi che trasportano il sangue ossigenato e ricco di nutrimento dal cuore alle cellule degli organi. L’arteria più importante e più grande è l’aorta, che esce direttamente dal cuore: poi, come i rami di un albero si dividono in rami sempre più sottili, anche l’aorta genera rami che arrivano a portare nutrimento alle cellule, tutte, anche le più lontane. I rami che escono dall’aorta si chiamano coronarie, carotidi, renali, iliache e così via: spesso, ma non sempre, prendono il nome dall’organo o dal distretto a cui portano sangue. Le arterie sono elastiche, e risentono della pressione generata dal cuore, che si trasmette come un’onda: infatti può essere misurata nelle arterie delle braccia o delle gambe. 23. Perché si forma un Trombo nelle arterie? Le arterie con il passare degli anni subiscono gli insulti del tempo: possono ammalarsi di aterosclerosi, causata dal persistere di elevati livelli di gras20 21 si nel sangue, o di zuccheri, come accade nel diabete, o di una pressione del sangue eccessivamente elevata. A volte le arterie si ammalano per colpa delle droghe, come la cocaina. O per colpa di elevati livelli di omocisteina. Oppure a causa di un virus o di un microbo che infiamma le pareti interne dell’arteria (arterite). Dove c’è malattia c’è infiammazione, e dove c’è infiammazione il sistema della coagulazione interviene per guarire la malattia formando un Trombo. Anche un vaso che improvvisamente si chiude o si riduce di calibro, per colpa di uno spavento, di un grande dolore, di un attacco di ansia, o di paura, può interrompere il flusso del sangue: e se il sangue rallenta coagula e scatena una Trombosi. Quando questa barriera si interrompe, il sangue tende a coagulare e a formare un coagulo (Trombo). Invecchiando le arterie perdono elasticità, le loro pareti si incrostano di grassi, e formano placche aterosclerotiche; il loro calibro (ampiezza) si riduce, il sangue scorre con più difficoltà, e con un flusso meno lineare. Se l’endotelio si ammala o si rompe, il sistema della coagulazione del sangue cerca di guarirlo, formando un coagulo, cioè un Trombo, che si forma quindi per una buona causa: ma occupa spazio, riduce il flusso, e fa soffrire le cellule. Se il Trombo si ingrossa eccessivamente può arrivare a chiudere del tutto l’arteria, e far morire il territorio che quella arteria irrorava, provocando un’Ischemia e un Infarto. 24. Come si forma? 25. La Trombosi arteriosa può provocare Embolia? Le arterie hanno una parete interna (endotelio) che è a contatto con il sangue e con ciò che il sangue contiene: cellule, proteine, zuccheri, grassi, fattori della coagulazione, anticorpi. L’endotelio è una barriera che impedisce al sangue di entrare in contatto con i tessuti che stanno al di sotto, e filtra le sostanze che debbono passare all’interno delle cellule. 22 A volte frammenti di Trombo si staccano, e viaggiando nella circolazione verso la periferia raggiungono un’arteria così piccola da chiuderla completamente: questo evento si chiama Embolia. Può dare sintomi gravi. Se arriva al cervello provoca un Ictus, se blocca un’arteria renale o intestinale o della milza provoca un Infarto renale, inte23 stinale o splenico, se colpisce le arterie delle gambe o delle braccia provoca un’Ischemia periferica che può portare all’amputazione, se colpisce la retina (nervo ottico) può provocare cecità. Le arterie sono ovunque, in tutti gli organi, e in ciascuna di esse si può verificare una Trombosi o una Embolia. 26. La Trombosi arteriosa dà sempre sintomi? Non sempre. A volte il Trombo è molto piccolo e si scioglie da solo. A volte danneggia cellule che non sono dedicate a una funzione speciale, colpendo una zona muta (ischemie silenti). A volte i sintomi compaiono solo dopo che il Trombo si è frammentato e ha provocato un’Embolia. I sintomi dipendono dall’importanza e dal grado di sofferenza delle cellule che vengono private del flusso di sangue. La gravità dipende dall’estensione del territorio a cui manca il sangue, o dall’importanza della funzione delle cellule private di nutrimento. Per esempio, la riduzione del flusso nella zona del cervello che comanda il linguaggio dà sintomi drammatici, anche se si tratta di una zona relativamente piccola. Lo stesso vale per la Trombosi dell’arteria retinica: se il flusso si riduce, il paziente perde la vista. 24 27. Che cos’è l’Aterosclerosi? È l’infiammazione di un tratto più o meno lungo di un’arteria, causata dalla presenza di grassi che gonfiano l’endotelio e formano una protuberanza, come un ascesso, che sporge nella circolazione del sangue: le piastrine accorrono per curarlo, e formano un Trombo. Aterosclerosi e Trombosi sono intimamente correlate: tanto che oggi si tende sempre più a parlare di Aterotrombosi. 28. La Trombosi arteriosa è mortale? Può esserlo, dipende da quanto è importante l’arteria che si chiude. Per esempio, la chiusura della carotide può provocare un danno gravissimo, perché riduce o elimina l’afflusso di sangue a una parte del cervello. 29. Che cos’è la claudicatio? È il risultato di un processo di Aterosclerosi e Trombosi delle arterie delle gambe, che provoca una riduzione del calibro di questi vasi: significa zoppia intermittente. Quando il muscolo lavora, come durante il cammino, ha bisogno di carburante, cioè di ossige25 no, che arriva grazie a una dilatazione delle arterie delle gambe: se le arterie sono poco elastiche, o sono incrostate di Aterosclerosi, non riescono a rispondere a questa richiesta, il muscolo soffre e segnala il proprio bisogno di ossigeno attraverso il dolore (crampo). Il dolore costringe il paziente a zoppicare e poi a fermarsi, il muscolo si rilascia, e il paziente riprende a camminare; ma dopo qualche decina di metri si ritrova nella stessa situazione, con nuovo attacco doloroso. Se il paziente si trova per strada, spesso per evitare l’imbarazzo si ferma davanti a una vetrina, in attesa che il dolore passi: per questo si chiama anche “malattia delle vetrine” (o arteriopatia periferica). In casi particolarmente gravi le dita del piede (più raramente delle mani) diventano fredde, pallide, dolenti, o bluastre: questi sintomi possono comparire o peggiorare in caso di bruschi cambi di temperatura dell’ambiente, o quando si abusa di sostanze vasocostrittrici (nicotina, caffeina, cocaina). 30. Come si fa la diagnosi? Con l’ecocolordoppler, un esame non invasivo che permette attraverso gli ultrasuoni di visualizzare l’aspetto delle pareti delle arterie e il flusso che le percorre. O con l’angiografia. 26 31. Si può guarire? L’Aterosclerosi è un processo degenerativo e irreversibile: non può essere cancellata, ma può essere fermata, in modo che non progredisca. E si può evitare che sopra la placca aterosclerotica si formi un Trombo. I farmaci possono aiutare a migliorare la circolazione e a ridurre i sintomi, non a restituire alle arterie la salute che hanno perduto. La Trombosi arteriosa può essere bloccata solo se si interviene seriamente sui fattori di rischio, anche quelli legati allo stile di vita: in caso contrario si va senza via di scampo verso l’amputazione della parte colpita. 32. Chi è più colpito? Chi ha Diabete, o Ipertensione, o colesterolo o trigliceridi alti, o elevati livelli di omocisteina nel sangue, chi fuma, chi è figlio, fratello o sorella di qualcuno che ha avuto malattia aterotrombotica, chi ha più di uno di questi problemi. Questi si chiamano fattori di rischio: vuol dire che chi ne ha uno o più di uno ha un rischio più elevato di sviluppare malattia rispetto a chi non ne ha. La Trombosi arteriosa non è ereditaria, ma può essere ereditaria la tendenza a svilupparla. 27 La malattia si manifesta solo se a un assetto genetico predisponente si associa il danno provocato dai fattori di rischio legati alle abitudini di vita, o a malattie intercorrenti. 33. Quali arterie sono più colpite da Trombosi? Tutte le arterie possono essere colpite: quelle che danno sintomi più gravi sono le più grandi, come le carotidi, le coronarie, l’aorta, le iliache, le intestinali, le renali, oppure quelle che pur essendo piccole portano sangue a distretti molto importanti (coronarie, cerebrali). La gravità della malattia aterotrombotica dipende dall’importanza dell’organo che ne patisce le conseguenze. 34. L’Aterotrombosi può colpire solo un’arteria? È molto improbabile: le arterie hanno una struttura identica, e si ammalano per colpa di sostanze che circolano nel sangue, e poiché il sangue circola in tutte le arterie, le sostanze nocive le danneggiano tutte. In un paziente con malattia delle coronarie è spesso presente anche malattia delle carotidi, o dell’aorta, o di altre arterie, perché l’Aterosclerosi è una ma28 lattia sistemica (generalizzata), anche se non tutte le arterie malate danno sintomi: ma aspettare i sintomi non è sempre una buona scelta. 35. Infarto è uguale a Ictus? Infarto è un termine generico che indica la morte di alcune cellule di un organo: di solito questo termine viene usato per indicare l’Infarto del miocardio (cuore); ma si può avere anche un Infarto intestinale, un Infarto renale, un Infarto polmonare, un Infarto cerebrale. Un tempo si tendeva a considerare queste malattie come malattie d’organo, e a dare loro nomi diversi. Oggi è certo che si tratta di malattie identiche che si verificano in organi diversi, con sintomi diversi secondo l’organo colpito, ma sempre scatenate da una Trombosi. 36. Chi ha un Infarto rischia di avere anche un Ictus? Il muscolo cardiaco colpito da Infarto ha subìto un danno per colpa di un’arteria coronaria malata, si muove con meno efficacia e in modo scomposto, il sangue ristagna al suo interno e forma piccoli Trombi che possono partire con la circolazione del sangue (emboli) e provocare un Ictus cerebrale. Se una coronaria manifesta segni di malattia ate29 rotrombotica, probabilmente anche altre coronarie o altre arterie sono malate, spesso le carotidi, che portano sangue al cervello. A prescindere dall’organo colpito, quando si riscontra una malattia da Aterotrombosi è necessario verificare la salute di tutte le arterie, per identificare presto quelle che sono già malate, anche se non ne hanno dato segno. 37. L’Ictus può partire dal cuore? Sì: da una valvola del cuore malata, quando un paziente ha subito la sostituzione di una valvola del cuore con una protesi meccanica e il suo sangue non è abbastanza scoagulato (fluido), quando nel cuore è presente un disturbo del ritmo che si chiama fibrillazione atriale, quando nel cuore è presente un Forame Ovale Pervio o un Aneurisma del setto interatriale o un Trombo ventricolare (vedi glossario). 38. L’Infarto è ereditario? Una ricerca recente ha sottolineato che nelle arterie di giovani figli di madri o padri che avevano sofferto precocemente di Infarto si possono intravedere già i segni premonitori di una futura malattia cardiovascolare. Non si eredita l’Infarto, ma la predisposizione a 30 svilupparlo: meno fattori di rischio si aggiungono, meno probabile sarà l’evento. 39. L’Ictus è sempre provocato da un’ischemia o mancanza di sangue? Su 100 Ictus cerebrali, 87 sono provocati da una riduzione del flusso di sangue causata da Trombosi o da Embolia, 13 sono causati da una emorragia per rottura di un’arteria o di una vena cerebrale. Qualche volta un Ictus può essere ischemico e poi diventare emorragico, se il blocco della circolazione provoca un aumento della permeabilità vascolare con fuoriuscita di sangue nel tessuto circostante. 40. Anche i giovani possono essere colpiti? Sì. Spesso nei giovani concorrono l’uso di droghe o di alcool in eccesso, o alterazioni delle pareti delle arterie che portano il sangue al cervello, causate da un incidente (dissecazione). In rari casi la causa è una malattia infiammatoria (arterite), o un “disordine” ormonale creato dall’utilizzo di contraccettivi (pillola), dalla gravidanza o dal parto, o un difetto del sistema della coagulazione del sangue (trombofilia) sbilanciato in senso procoagulante. 31 41. Che cos’è un Aneurisma? È una dilatazione di un tratto di un’arteria: spesso, ma non sempre, l’aorta. La parete si rigonfia e si assottiglia, formando una sacca, all’interno della quale si depositano grassi e cellule del sangue. Si può formare per invecchiamento e perdita di elasticità della parete arteriosa, in rari casi per un trauma. Oppure per una fragilità strutturale congenita della parete arteriosa. Può formarsi in qualunque arteria, ma più spesso nelle arterie che sopportano un carico di pressione maggiore: l’aorta toracica o addominale, le arterie cerebrali, a volte l’arteria retinica. 42. Che cosa ha a che fare l’Aneurisma con la Trombosi? L’Aneurisma può provocare danni in due modi: rompendosi o disseminando in circolo i Trombi che si formano al suo interno, che prendono il nome di Emboli. Se nella sacca aneurismatica sono presenti grandi quantità di colesterolo, queste possono liberarsi nella circolazione del sangue e provocare un’embolia massiva delle arterie più lontane (embolia colesterinica) con necrosi dei tessuti interessati (rene, dita del piede, e anche la pelle). 32 43. Si può prevenire la Trombosi delle arterie? Sì, controllando e modificando i fattori di rischio: ma una prevenzione efficace deve essere iniziata presto. Pressione arteriosa, colesterolo, trigliceridi, omocisteina, glicemia, fumo di sigaretta, peso corporeo, pigrizia, stress, abuso di stupefacenti: l’identificazione precoce e la correzione o l’eliminazione di questi fattori di rischio permette di allontanare la probabilità di Trombosi delle arterie. 44. Si può curare? Sarà il medico a suggerire al paziente, in funzione della gravità della malattia, la cura adatta, medica (farmaci anticoagulanti o antiaggreganti, farmaci vasodilatatori) o chirurgica: in ogni caso è indispensabile l’eliminazione dei fattori di rischio vascolare legati allo stile di vita. 45. Sono indispensabili i farmaci antitrombotici? Quando viene diagnosticata, la Trombosi deve essere curata, anche se non ha dato sintomi. I farmaci anticoagulanti o antiaggreganti sono utili o indispensabili per chi ha già avuto un evento vascolare arterioso: rendono il sangue più fluido, 33 aiutano a sciogliere il Trombo e proteggono dal rischio di un nuovo evento trombotico o embolico. Questi farmaci vengono usati anche in coloro che hanno più fattori di rischio vascolare non modificati o non modificabili, per coloro che hanno un disturbo cardiaco che può aumentare la tendenza del sangue a coagulare (Valvulopatia, disturbi del ritmo cardiaco, ingrandimento degli atri, Trombosi intracardiaca, Forame Ovale Pervio), per coloro che hanno una protesi valvolare cardiaca meccanica o biologica. I farmaci antitrombosi sono molti, oggi, grazie al progresso della ricerca scientifica; e di anno in anno saranno disponibili farmaci sempre più specifici e sempre più sofisticati: ma poiché tutti interferiscono con la normale coagulazione del sangue, tutti possono provocare una complicanza come l’emorragia. La probabilità di andare incontro a un’emorragia dipende da molti fattori: la corretta scelta del farmaco, l’utilizzo di dosi adeguate, la competenza del medico delegato a sorvegliare la terapia antitrombosi, l’attenzione del paziente nel rispettare le indicazioni del medico su come e quando assumere il farmaco, la fragilità del paziente. Quest’ultima a sua volta dipende dall’età, dalla presenza di fonti possibili di sanguinamento (Gastrite o Ulcera, Colite, episodi di emorragie nel passato, in34 tervento chirurgico molto recente), dalla presenza di Ipertensione (pressione del sangue troppo elevata), dalla presenza di malformazioni vascolari (Aneurismi) note o non note. Sarà compito del medico scegliere il farmaco e le dosi adatte a ogni singolo paziente, informarlo adeguatamente sul modo corretto di utilizzare il farmaco, accertarsi che abbia ascoltato e compreso le spiegazioni e le possibili conseguenze negative, e metterlo all’erta sui sintomi che debbono spingerlo ad informare il medico. Un paziente bene informato e un medico attento e competente sono determinanti per la buona riuscita della cura, per la sopravvivenza del paziente, per ridurre la probabilità di andare incontro a complicanze emorragiche o a una nuova Trombosi. 46. Come capire se si è predisposti a Trombosi arteriosa? Analizzando la storia della propria famiglia, valutando le proprie abitudini, cercando e correggendo i fattori di rischio, e con esami del sangue appropriati. 47. Quali esami del sangue? Dosaggio di colesterolo totale e frazionato, trigliceridi, glicemia, omocisteinemia. 35 Chi ha avuto nella propria famiglia casi di malattie vascolari come Infarto, Ictus, Embolia, Arteriopatia, soprattutto se accaduti in età relativamente giovane, può, dopo aver consultato il medico curante, eseguire un prelievo specifico per screening per trombofilia: lo studio dell’assetto del sistema della coagulazione del sangue permette di identificare o escludere alterazioni che possono essere modificate, o alterazioni geneticamente determinate che richiedono l’utilizzo di terapie farmacologiche più specifiche e per un tempo più lungo. 48. Anche i figli di chi ha avuto un evento vascolare devono fare esami del sangue? Solo se nel paziente si è trovata una predisposizione genetica: l’identificazione precoce di un assetto sfavorevole dovrebbe motivare a scegliere uno stile di vita sano, in modo da ridurre nei consanguinei giovani il rischio di eventi futuri. Gli esami del sangue servono per trovare le cause che portano una persona a sviluppare un evento vascolare, o la sua tendenza a svilupparlo, ma diventano inutili se il paziente non segue scrupolosamente le indicazioni del medico e non modifica i fattori di rischio legati allo stile di vita. 36 Trombosi dove: nelle vene 49. Come si forma una Trombosi venosa? Le vene non vengono colpite dall’Aterosclerosi, ma hanno alcune caratteristiche che le rendono particolarmente predisposte ad essere colpite da Trombosi: – possono perdere l’elasticità della parete per colpa degli ormoni (pillola, terapie ormonali sostitutive della menopausa); – possono perdere le valvole che dovrebbero facilitare la risalita del sangue verso il cuore (vene varicose); – possono essere schiacciate da un ostacolo che trovano sul loro cammino verso il cuore, per esempio da un addome globoso per il grasso o per una gravidanza, o da un organo ammalato e ingrandito, come la prostata o l’utero o le ovaie. A volte nel sangue si verifica uno squilibrio che ne aumenta la “densità”, una specie di sproporzione fra i fattori pro e anticoagulanti, o perché gli anticoagulanti mancano o perché i procoagulanti sono presenti in eccesso. Questo accade per esempio durante una malattia infiammatoria, come la Colite, la Gastrite, la Broncopolmonite, l’Influenza, la 37 Sinusite: i fattori procoagulanti aumentano perché molti di loro sono anche fattori che partecipano all’infiammazione e quindi alla guarigione. A volte il sistema che regola la coagulazione per ragioni ereditarie e congenite non è perfetto: alcuni dei fattori possono essere “zoppi” o meglio “mutati”, come il fattore V (mutazione Leiden) o il fattore II (protrombina). Elevati livelli di sostanze procoagulanti (fattore VII, fattore VIII) sono presenti nel sangue dei fumatori: anche il livello dell’omocisteina è alto nei fumatori. Nessuna di queste situazioni è in grado da sola di provocare una Trombosi: ma più fattori di rischio sono presenti, più sale la probabilità che il sistema perda il controllo, generando una Trombosi. 50. Perché la Trombosi venosa è grave? Perché è una malattia subdola: non sempre dà segni di sé, a volte si manifesta solo dopo aver fatto gravi danni. E, una volta guarita, tende a ritornare, soprattutto se non è stata riconosciuta in tempo o curata con i farmaci adatti e per un tempo adeguato. Questo accade spesso nei casi di Trombosi venosa delle gambe: se viene sottovalutata, e curata male o per un tempo troppo breve, una banale Tromboflebite (che banale non è) può cambiare la qualità 38 della vita di una persona, perché distrugge progressivamente la parete interna delle vene, ne rovina l’elasticità, causa ristagno e comparsa di vene varicose e di ulcere: e dove il sangue ristagna coagula, aumentando la probabilità di provocare una nuova Trombosi e quindi un’Embolia. 51. È frequente la Trombosi venosa? La Trombosi è la prima causa di morte e di grave invalidità in Italia, e in tutti i Paesi industrializzati. La Trombosi venosa colpisce una persona su 1.000 ogni anno nella popolazione generale. 52. La Trombosi venosa può guarire da sola? Sì, a volte. La Trombosi ha una sua storia naturale: una volta formatasi, può sciogliersi da sola, oppure estendersi all’interno del vaso colpito (nelle vene il sangue va dalla periferia al cuore, quindi anche il Trombo si estende verso il cuore) oppure frammentarsi seminando nel sangue circolante piccoli o grandi Emboli che, una volta raggiunto il cuore, proseguono verso il polmone, dove si infileranno nelle arterie polmonari fino a un ramo tanto piccolo da poter essere tappato, provocando un’Embolia polmonare o un Infarto polmonare. 39 53. Perché è pericoloso un Trombo nelle gambe? Perché può bloccare completamente la circolazione del sangue, provocando gonfiore, dolore, rossore, impossibilità di camminare. Perché se si frammenta può provocare Embolia polmonare. Perché se curata male, la Trombosi ritorna, e distrugge il sistema delle valvole contenute nelle vene, rovinandone l’elasticità e provocando la comparsa di vene varicose, o peggio di ulcere (sindrome post flebitica). 54. Che cosa sono le varici? Sono vene dilatate e che hanno perso l’elasticità. La tendenza a sviluppare varici può essere ereditaria: ma la loro comparsa dipende da fattori di rischio aggiuntivi, quali la gravidanza, l’obesità, la sedentarietà, l’esposizione a fonti di calore eccessive, l’uso di biancheria elastica troppo stretta e l’invecchiamento. Le varici provocano un danno estetico, ma soprattutto funzionale: l’esame adatto per definirne la gravità è l’ecocolordoppler. 55. Come si curano? Con le calze elastiche, portate durante il giorno. In casi selezionati si possono eliminare con un in- 40 tervento chirurgico. Ma si possono rendere meno evidenti modificando il sovrappeso, e alleggerendo il ritorno del sangue verso il cuore. 56. Che cosa le provoca? Una predisposizione famigliare ereditaria. Una precedente Trombosi venosa delle gambe, superficiale (Tromboflebite) o profonda. Il rallentamento della circolazione del sangue causato da un addome globoso, o da un organo malato che comprime le vene (linfonodi, prostata, vescica, intestino, etc). Gli estrogeni contenuti nella pillola anticoncezionale, che possono rendere flaccide le pareti delle vene e contribuire al rallentamento della circolazione del sangue, e facilitare la comparsa di varici. 57. Con quali nomi si definisce la Trombosi venosa? Se colpisce vene profonde, di solito nelle gambe o nelle braccia, viene definita Trombosi venosa profonda. Se colpisce le vene superficiali si chiama Trombosi venosa superficiale, una volta definita Flebite o Tromboflebite. Se la Trombosi colpisce le gambe, di solito il pro41 cesso di occlusione comincia nelle vene del piede o del polpaccio e si estende a quelle della coscia e poi a quelle dell’addome, oltre l’inguine, e prende il nome del vaso colpito: tibiale, poplitea, femorale, iliaca, mesenterica. Può colpire, anche se meno frequentemente, le braccia (arto superiore) e anche in questi casi prende il nome dal vaso colpito: radiale, ulnare, ascellare, succlavia, giugulare. Se colpisce altri organi viene definita con il nome dell’organo colpito: Trombosi retinica (occhio), cerebrale (cervello), splenica (milza), portale (fegato), renale, intestinale, ovarica, peniena… 58. Si può sempre riconoscere? Purtroppo non sempre: spesso la Trombosi inizia in modo subdolo dalle piccole vene del piede, e non viene rilevata dall’ecodoppler, e tanto meno dall’occhio clinico. Per far diagnosi di Trombosi è necessario eseguire un ecodoppler e un prelievo di sangue dosando il Ddimero: se il Ddimero è negativo, è improbabile che ci sia Trombosi. Se il Ddimero è positivo, non vuol dire che necessariamente ci sia una Trombosi. Il Ddimero infatti può essere alterato per altre ragioni, come la presenza di uno stato infiammato42 rio e neoplastico, o per un intervento recente. Per diagnosticare una Trombosi, bisogna pensarci, e valutare la probabilità che ci sia. Un volo aereo recente e protratto oltre le 6 ore, un incidente o una ingessatura, una malattia infiammatoria sistemica che ha richiesto allettamento, un tumore, la gravidanza o il parto recente, aver già avuto una Trombosi in passato, avere un catetere venoso centrale, sono i criteri che rendono più probabile la diagnosi di Trombosi di fronte a sintomi come gonfiore, rossore, dolore, edema. 59. L’ecodoppler è sempre dirimente? Non sempre l’ecodoppler permette di porre diagnosi certa: a volte è negativo perché il Trombo si sta formando in vene così piccole che non possono essere valutate dall’apparecchio. Sarebbe come pretendere di fotografare anche le rughe più sottili di un volto con una macchina usa e getta, certamente non abbastanza sofisticata per vedere tutti i dettagli. 60. La Trombosi venosa dell’arto superiore è grave? In sé è grave come tutte le altre, anche se il braccio non è considerato un “organo nobile” come il cer43 vello o il cuore: ma chi l’ha avuta sa che può dare molto dolore e spavento. Diventa molto grave quando provoca un’Embolia polmonare. Spesso colpisce le vene superficiali del braccio nel punto in cui è stata praticata una iniezione endovenosa di farmaci: viene definita Tromboflebite, ha una forte componente infiammatoria, si presenta con un cordone duro e molto dolente e arrossato, e si cura con i farmaci anticoagulanti, esattamente come una Trombosi profonda. 61. È rara? Si tende a pensare che si tratti di una forma di Trombosi rara e con scarse complicanze: non è vero, recenti studi hanno invece dimostrato che la Trombosi venosa dell’arto superiore ha un rischio di determinare Embolia simile a quello dell’arto inferiore. È meno frequente della Trombosi venosa profonda dell’arto inferiore: su 100 Trombosi venose, solo 2 o 3 colpiscono l’arto superiore. 62. Quali sono i fattori di rischio? In generale sono quelli comuni a tutte le Trombosi. Ma in questo caso i fattori di rischio locali 44 giocano un ruolo molto più importante: per esempio una malattia che rallenta il deflusso del sangue dalle braccia al cuore esercitando una compressione nel mediastino, o attraverso linfonodi ingrossati nell’ascella, o nel collo. È più probabile in chi ha subito traumi all’arto superiore, ha alterazioni ossee o muscolo-tendinee che comportano una compressione a livello della vena ascellare o della succlavia, in chi svolge attività ginnico-sportive che determinano un ingrossamento repentino e massiccio della muscolatura (ad esempio culturismo e canottaggio); o in chi per necessità deve utilizzare cateteri venosi periferici o centrali per la nutrizione parenterale o per l’infusione di chemioterapia o di altri farmaci. 63. Quali sono i sintomi? Gonfiore e dolore al braccio, alla mano, rossore sul decorso di una vena superficiale, comparsa di vene dilatate e bluastre sulla spalla o sul torace, cianosi (colorito bluastro) della mano. 64. Come si cura? Come tutte le Trombosi venose: con farmaci anticoagulanti e, se possibile, rimuovendo la causa scatenante (il catetere o la compressione). 45 65. Che cos’è la Flebite? È una Trombosi che colpisce una vena superficiale con un’alta componente infiammatoria. Può essere provocata da sostanze irritanti (spesso si manifesta in una vena in cui è stata praticata una iniezione o un prelievo di sangue), oppure da processi infiammatori sistemici (malattie croniche, malattie autoimmuni). A volte è il primo sintomo di un problema più complesso e generalizzato, soprattutto quando arriva a ciel sereno e si ripete. Può verificarsi anche nei giovani, spesso dopo un trauma, o dopo un esercizio muscolare violento o che comporta un accrescimento rapido della muscolatura (ad esempio nei vogatori o in coloro che fanno pesistica). 66. Che cos’è la sindrome post-flebitica? È l’insieme di disturbi che possono manifestarsi dopo una Trombosi venosa profonda, più frequentemente nelle gambe. L’arto colpito continua ad essere più gonfio dell’altro, più “pesante”, compaiono macchie scure sulle pelle, si notano delle vene dilatate, nei casi più gravi compaiono ulcere, spesso a livello della caviglia. I sintomi possono iniziare quasi subito dopo la 46 Trombosi, ma più spesso si manifestano a distanza di tempo (da pochi mesi a qualche anno). 67. La Trombosi venosa è curabile? Certo: ma prima deve essere sospettata, poi diagnosticata, e poi curata. È importante che il medico sospetti una Trombosi, per poterla diagnosticare e curare: e che non dimentichi che deve sì curare l’organo, ma anche “riequilibrare” il sistema. In caso contrario, curata una Trombosi, se ne formerà un altra, in un altro organo, o nel medesimo. È come se un automobile uscita di strada per colpa dei freni rotti venisse riutilizzata dopo che è stata sistemata la carrozzeria, ma non i freni: finirà presto per avere un nuovo incidente. 68. Quando si deve sospettare una Trombosi venosa? Quando i sintomi descritti si manifestano in una persona che ha già avuto una Trombosi o una Flebite in passato, o porta un gesso per un trauma, è reduce da un intervento chirurgico (soprattutto dell’addome o della pelvi, o di chirurgia ortopedica, o toracica), usa la pillola anticoncezionale, è in gravidanza o nel periodo dopo il parto, quando è, o è stata, a letto a lungo per una malattia con feb47 bre o senza, ha avuto un Ictus cerebrale, porta un catetere venoso centrale, ha un Tumore; o è reduce da un viaggio molto lungo in aereo. 69. Come funzionano i farmaci che curano la Trombosi venosa? I farmaci anticoagulanti riducono la capacità del sangue di coagulare e lo rendono quindi più “fluido”. Solo in casi rari si usano farmaci trombolitici, che sciolgono il Trombo più rapidamente. I farmaci antitrombotici sono numerosi, potenti ed efficaci: quando usarli, come usarli e in quale dose deve essere deciso dal medico. I farmaci antitrombotici funzionano perché rendono il sangue abbastanza fluido da non generare nuovi Trombi, ma non troppo fluido, perché possa coagulare quando e dove serve. Se sono usati male possono provocare grandi guai: una nuova Trombosi o un’emorragia. Questo non accade se il paziente è ben informato e ligio e disciplinato nel seguire le istruzioni del medico. vengono supportate. Nelle Trombosi delle gambe si usano le calze elastiche, nella Trombosi delle braccia si usano i bracciali elastici: la compressione impedisce che il sangue ristagni nelle vene più superficiali che sono anche le più fragili e più facilmente perdono elasticità, e nelle quali il sangue più facilmente ristagna. 71. Come si riconosce la Trombosi venosa degli arti? La gamba (o il braccio) si gonfia, fa male anche a riposo, è calda e arrossata. La sensazione può essere quella di un crampo che non passa. Ma la diagnosi clinica della Trombosi venosa profonda, basata cioè sui sintomi e sui segni, è poco affidabile. Quando c’è il sospetto di Trombosi, il paziente deve essere urgentemente avviato a una diagnosi strumentale, con un ecocolordoppler e con il dosaggio del Ddimero. 70. A che cosa servono le calze elastiche? Aiutano il sangue a scorrere in profondità riducendo il carico per le vene superficiali, che sono quelle che tendono a diventare varicose se non 48 49 Trombosi dove: Embolia polmonare 72. Cos’è l’ Embolia polmonare? È la complicanza più grave e più temuta della Trombosi venosa, superficiale o più spesso profonda: frammenti del Trombo che si forma in una vena possono staccarsi ed essere trasportati dal flusso sanguigno fino al polmone. Questi frammenti prendono il nome da un termine greco (embolo) che significa “sparato nel circolo”: se attraverso il cuore raggiungono il polmone senza essere stati sciolti durante il cammino, provocano Embolia polmonare. 73. Quando si verifica? Una Trombosi venosa profonda non riconosciuta e non curata si trasforma in Embolia polmonare in 40 casi su 100: purtroppo spesso in modo subdolo, senza dare sintomi, e quindi ritardando la possibilità di cura. Se non viene riconosciuta e curata, l’Embolia polmonare provoca un progressivo aumento delle pressioni nelle arterie polmonari con conseguente Ipertensione polmonare, una si50 tuazione clinica molto delicata, che rende molto difficoltoso il respiro. L’Embolia polmonare è tanto più probabile quanto più a lungo la Trombosi venosa è rimasta misconosciuta o se è stata mal curata. 74. È una malattia frequente? L’Embolia polmonare è la terza causa di malattia acuta cardiovascolare e si verifica in Italia in un caso su 100 mila abitanti: fra coloro che vengono colpiti, entro 30 giorni 11 persone su 100 avranno perso la vita. 75. Quali sono i sintomi dell’Embolia polmonare? Dolore al torace, mancanza di respiro, battito cardiaco frequente e, qualche volta, tosse con tracce di sangue nella saliva. Sono però sintomi non specifici e non esclusivi dell’Embolia polmonare. A volte la persona colpita da Embolia polmonare non ha alcun disturbo. Ma spesso si manifesta in chi ha i sintomi della Trombosi venosa alle braccia o alle gambe. 51 76. Come si cura? Con i farmaci anticoagulanti (eparine e dicumarolici) e in casi particolari con i trombolitici. 77. Si guarisce del tutto? Sì, si può guarire del tutto. A volte, quando l’Embolia è stata grave, la pressione del sangue all’interno delle piccole arterie del polmone rimane alta, e questo richiede al cuore uno sforzo maggiore per pompare il sangue del circolo polmonare: di conseguenza il cuore, a volte, si dilata. 78. L’Embolia polmonare è ereditaria? No, come la Trombosi. Ma può essere ereditaria la predisposizione a sviluppare Embolia, per esempio per uno squilibrio nel sistema della coagulazione del sangue (trombofilia). 80. Che cos’è la sindrome della classe economica? È una Trombosi venosa profonda con o senza Embolia polmonare che si verifica dopo un viaggio aereo che duri più di 6 ore, in posizione scomoda e che limiti il movimento. Non si è ancora compreso che cosa scateni questo disordine della coagulazione del sangue capace di provocare la formazione di un Trombo e in alcuni casi di un Embolo: si pensa che l’immobilità prolungata, associata a una certa disidratazione, all’uso di biancheria stretta, e alla presenza di fattori di rischio legati alle abitudini e alle caratteristiche personali (fumo, estrogeni, obesità, varici) e all’assetto famigliare sia in grado in alcune persone di provocare uno squilibrio della coagulazione che porta a Trombosi nelle vene delle gambe, a causa del circolo rallentato. 79. Si può ripetere? Sì. Soprattutto quando non è stata curata correttamente e per un tempo adeguato, oppure quando non è stata riconosciuta e rimossa la causa che l’ha determinata. 52 53 Trombosi dove: nelle vene cerebrali 81. Che cos’è? È la chiusura di una o più vene del cervello. Può dare sintomi meno clamorosi della Trombosi delle arterie del cervello, ma è un evento comunque grave, che deve essere sospettato, diagnosticato, e curato. In Italia le Trombosi cerebrali arteriose o venose vengono citate congiuntamente nelle classifiche: non sappiamo quindi quanti Ictus sono provocati da Trombosi venosa e quanti da Trombosi arteriosa cerebrale. Ma sappiamo che in totale l’Ictus colpisce in Italia ogni anno 150.000 persone – quante gli abitanti di una città – e che è la prima causa di invalidità nelle persone adulte e la terza causa di morte. 82. Come si evita? I fattori di rischio per Trombosi cerebrale sono gli stessi delle Trombosi venose di altri distretti. Comprendono la predisposizione famigliare e la sovrapposizione di più fattori legati allo stile di vita o alle caratteristiche individuali. Alcune situazioni della vita predispongono a Trombosi di per sé; la gravidanza, l’allettamento 54 prolungato per una malattia febbrile, un viaggio aereo prolungato, disordini ormonali fisiologici oppure provocati da terapie. Nessuna di queste situazioni è in grado di per sé di provocare una Trombosi cerebrale, ma ciascuna di queste può concorrere ad aumentarne la probabilità. Per ridurre il rischio è indispensabile evitare il fumo di sigaretta e gli stupefacenti, mangiare meno grassi, meno sale, più pesce, più frutta, più verdura, bere più acqua, dimagrire se il peso è eccessivo, tenere la pressione arteriosa sotto controllo, fare attività fisica regolare, non esagerare con gli alcoolici. E informarsi su quali sono i sintomi che possono mettere all’erta. 83. Quali sono i segnali? Difficoltà nel muovere un braccio o una gamba, diminuzione della sensibilità. Sensazione di bocca “storta”. Difficoltà nell’articolare le parole, o nel comprendere quello che viene detto. Perdita di una parte del campo visivo. Mal di testa improvviso e molto violento. Perdita di coscienza. Nel dubbio e in presenza di sintomi come questi, è sempre prudente chiamare il 118 o farsi portare subito in ospedale. 55 Trombosi dove: nella retina 84. Cos’è la retina? La retina è la parte terminale del nervo ottico e sta nella parte posteriore dell’occhio: guardando dentro la pupilla con strumenti adatti si riesce a vedere la retina. Come tutti gli organi, la retina ha una arteria che la nutre e una vena che porta via il sangue carico di scorie. Il circolo del sangue nella retina è particolare non solo perché può essere osservato dall’esterno, ma anche perché i vasi sono particolarmente piccoli. 85. Che cos’è la Trombosi retinica? È la formazione di un Trombo che si forma in un ramo dell’arteria o della vena retinica. In entrambi i casi si manifesta all’improvviso, spesso senza una causa apparente. È molto grave, perché colpisce una funzione molto delicata come la vista. Ma a volte può formarsi in una parte della retina che non “vede” e quindi non manifestarsi affatto. 56 Ma le cause che hanno generato il disordine che ha provocato la Trombosi ne provocheranno presto un’altra, e la funzione visiva sarà compromessa. Quanto più estesa è l’area colpita dalla Trombosi, tanto più gravi saranno i sintomi. 86. Quali sono i sintomi? L’occlusione dell’arteria centrale della retina provoca danni assai gravi. Si manifesta con un improvviso e totale calo della vista, senza alcun dolore. La chiusura del vaso infatti determina un’Ischemia retinica totale che può causare in pochi minuti danni irreversibili al delicato tessuto nervoso retinico. L’occlusione della vena retinica è un evento molto più frequente di quella dell’arteria e con una prognosi generalmente migliore. Ogni anno, questa malattia colpisce circa 100 mila italiani (2,5 italiani su 1.000 sopra i 40 anni e 5 sopra i 60 anni) e in molti casi porta alla cecità (nel mondo è la seconda causa di cecità per motivi retinici). I sintomi sono più o meno gli stessi della Trombosi arteriosa ma possono essere più frequentemente reversibili, soprattutto se il ramo colpito non è la vena centrale. 57 Chi viene colpito da Trombosi venosa retinica comincia a vedere male da lontano e da vicino, o vede scomparire all’improvviso una parte del campo visivo. La diagnosi è semplice se è possibile eseguire una fluorangiografia. 87. Quali sono le cause? Glaucoma, Ipertensione arteriosa, Diabete, squilibri ormonali, disturbi del ritmo del cuore, dilatazione del cuore possono essere fattori di rischio. A volte la colpa è di un Embolo partito dal cuore e che non si è sciolto durante il cammino: può essersi formato per colpa di una fibrillazione della parte alta del cuore (Fibrillazione atriale), o per la presenza di un passaggio del sangue fra la parte destra e la parte sinistra del cuore (Forame Ovale Pervio) presente dalla nascita e spesso del tutto innocua (è presente in 30 persone su 100 nella popolazione sana), oppure per un Embolo partito da una carotide malata (Placca aterosclerotica). Spesso riconosce un complice in un disordine transitorio o permanente della coagulazione del sangue o in elevati livelli di omocisteina, un aminoacido che circola nel sangue, che quando supera i livelli normali può “irritare” le pareti delle arterie e delle vene e scatenare la formazione di un Trom58 bo. Ma della Trombosi della retina purtroppo non sappiamo ancora abbastanza. 88. Come si cura? La Trombosi venosa retinica era considerata fino a pochi anni fa una patologia non trattabile al punto che l’American Academy of Ophthalmology consiglia di avviare questi pazienti, destinati alla perdita della vista, ad un supporto psicologico. Oggi si ottengono buoni risultati con i farmaci anticoagulanti o antiaggreganti, secondo che si tratti di una Trombosi venosa o arteriosa, e secondo la causa che si sospetta l’abbia provocata. Molti pazienti con Trombosi retinica hanno un livello di omocisteina aumentato, in questo caso correggendo i livelli di omocisteina si riduce il rischio di un nuovo episodio. A volte può essere utile intervenire con il laser per limitare i danni. 89. Si può prevenire? Come sempre quando si parla di malattie vascolari la migliore cura è la prevenzione: riconoscere presto e ridurre i fattori di rischio generali (Ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, Diabete mellito, Aterosclerosi, Dislipidemie) e loca59 li (Glaucoma). Le brusche e transitorie riduzioni della capacità visiva sono importanti campanelli d’allarme, perché possono precedere attacchi ischemici cerebrali. Trombosi dove: nelle vene o nelle arterie dell’intestino 90. La Trombosi può colpire anche l’intestino? Certo, quando il Trombo si forma in un’arteria o in una vena del circolo mesenterico o addominale. 91. Chi rischia di più? Questi tipi di Trombosi sono più frequenti nei maschi con più di 50 anni che soffrono di malattia sistemica infiammatoria o neoplastica, di insufficienza cardiaca, oppure hanno già avuto in passato Trombosi o Embolia, o hanno segni di malattia arteriosa periferica. Ma possono colpire anche le donne. 92. Come si manifesta? Con un dolore addominale improvviso, a volte esteso a tutto l’addome o irradiato al dorso, con o senza febbre alta, ma spesso con una differenza tra la temperatura rettale e quella ascellare, con diarrea o vomito e chiusura dell’alvo a feci e gas (occlusione intestinale): a volte con sangue nelle feci. 60 61 Può essere scambiata per una appendicite acuta o per una peritonite. 93. Che cosa provoca? Se non si interviene in fretta, si rischia la peritonite o l’ischemia di un tratto dell’intestino con conseguente necrosi e a volte perforazione dell’organo fino allo shock. 94. Come si cura? Come tutte le Trombosi, con farmaci antiaggreganti oppure anticoagulanti, o trombolitici. Ma spesso è necessario intervenire chirurgicamente per asportare una parte dell’intestino. Comunque è sempre importante andare a cercare la cause che hanno provocato la Trombosi. 62 Trombosi dove: nella vena porta 95. Che cos’è il circolo portale? È un insieme di vene, di cui la principale si chiama vena porta, che raccoglie tutto il sangue delle vene del fegato e lo porta verso la destinazione finale, il cuore. 96. Come accade? Quando il fegato è sclerotico o cirrotico, la circolazione del sangue al suo interno si altera, e rallenta. Il fenomeno può provocare la formazione di Trombi nei rami portali, che si estendono alle vene sovraepatiche; questo disordine provoca un aumento della pressione all’interno del fegato ma anche in tutti gli altri vasi venosi affluenti della vena porta. Si dilatano le vene dell’intestino e dello stomaco ma anche le vene dell’esofago, che diventano tortuose e si affacciano alla superficie interna dell’esofago, talora fino ad arrivare a rompersi (varici esofagee). La rottura delle varici esofagee è un evento particolarmente drammatico perché provoca una emorragia di sangue copiosa dalla bocca, che spaventa 63 molto il paziente. Il rallentamento della circolazione nel sistema venoso addominale può portare alla perdita di liquidi che si raccolgono nella cavità addominale (ascite). 97. Quali sono le cause? La Trombosi della vena porta può essere idiopatica (vale a dire che non si riesce a individuare la causa scatenante) oppure può essere la conseguenza della tendenza del sangue a coagulare troppo, come si verifica nei pazienti che assumono ormoni o che hanno un tumore o una malattia del sangue che provoca un aumento dei globuli rossi o delle piastrine. 98. Come si cura? Con un intervento chirurgico che riduce la pressione all’interno del circolo portale, creando un collegamento diretto con la vena cava. Oppure in casi selezionati con farmaci anticoagulanti. Trombosi dove: nella vena cava 99. Che cos’è la vena cava? È una grande vena che raccoglie tutto il sangue proveniente dalle vene di tutti gli organi e lo porta al cuore; percorre il cammino inverso rispetto all’arteria aorta, accanto alla quale si trova. Quando un Embolo si stacca da una Trombosi venosa delle gambe passa nella cava prima di arrivare al cuore. A volte un Trombo si forma nella cava per colpa di una malattia neoplastica o infiammatoria del rene, dell’ovaio, del fegato, dei linfonodi che la schiacciano. A volte si forma per colpa di una malformazione della cava, che ha un lume contorto o reticolato. La Trombosi della cava è sempre un evento particolarmente grave, perché si tratta di una vena grande e importante: ma può essere curata come tutte le Trombosi venose con i farmaci anticoagulanti. 100. Che cos’è un filtro cavale? È un dispositivo a cestello che viene introdotto nella vena cava per fermare eventuali emboli che 64 65 partono da una Trombosi delle vene delle gambe. Viene utilizzato solo in casi molto selezionati e quando la terapia anticoagulante non può essere usata perché non funziona oppure perché il paziente ha una emorragia in corso. 101. Si deve tenere per sempre? Esistono filtri permanenti e filtri rimovibili. Nel primo caso il paziente dovrà utilizzare per tutta la vita farmaci anticoagulanti, nel secondo caso solo finché il filtro non verrà rimosso. Trombosi chi: i giovani Le malattie vascolari da Trombosi sono più probabili con il passare degli anni, ma le statistiche rivelano che si verificano anche prima dei 40 anni, talora perfino nell’adolescenza e nell’infanzia, e nei neonati: su 100 Trombosi, 3 colpiscono persone che hanno meno di 40 anni. In Italia la Trombosi colpisce circa 15.000 giovani e bambini ogni anno. 102. Che cosa causa la Trombosi nei giovani? Spesso squilibri del sistema della coagulazione del sangue o metabolico (assetto trombofilico): carenza di fattori anticoagulanti, mutazioni genetiche dei fattori della coagulazione, elevati livelli di omocisteina. Grazie ai progressi della ricerca scientifica oggi siamo in grado di scoprire in oltre metà dei casi l’alterazione del sangue che ha contribuito a determinare la Trombosi. 103. Dove colpisce? Esattamente come nell’adulto, la Trombosi nel bambino o nel neonato può colpire le arterie o le 66 67 vene, in qualunque distretto. Spesso nelle giovani donne la Trombosi si manifesta nel momento in cui assumono la pillola contraccettiva, o in concomitanza con una gravidanza o con una interruzione di gravidanza, o dopo il parto. Nei giovani atleti si verifica a volte quando si sottopongono a esercizio fisico intenso che provoca un aumento massiccio e rapido delle masse muscolari, le quali comprimono le vene, soprattutto nel torace, rallentando il deflusso del sangue verso il cuore. Purtroppo spesso la diagnosi nei giovani, e soprattutto nei bambini, viene posta in ritardo, perché il medico fa fatica a capire di trovarsi di fronte a un Ictus o a una Embolia arteriosa periferica in un neonato. Per dare un contributo a risolvere questo enorme problema, ALT, Associazione per la Lotta alla Trombosi ha finanziato la creazione di un Registro delle Trombosi infantili, che permetterà a tutti i medici di condividere le proprie conoscenze e i casi di Trombosi nei bambini in modo da arrivare a una migliore definizione delle possibilità di diagnosi e di cura (vedi sito di ALT www.trombosi. org). 68 Trombosi chi: le donne Le donne credono che la minaccia più grave per la loro salute sia il Tumore della mammella, e che le malattie vascolari da Trombosi siano un pericolo trascurabile o secondario. Le ricerche epidemiologiche più recenti hanno dimostrato che è molto più probabile che una donna vada incontro a una Trombosi coronarica che non a un Tumore della mammella. Le malattie da Trombosi colpiscono il doppio dei tumori, anche nelle donne. E possono essere evitate, almeno in un caso su tre: negli uomini e nelle donne. Le donne sono diverse dagli uomini, non soltanto per il loro aspetto anatomico, ma anche per le loro caratteristiche biologiche e fisiologiche: le arterie delle donne sono più piccole, si ammalano in modo più subdolo; le donne soffrono spesso di anemia, con un ridotto apporto di ossigeno: e i farmaci che prevengono le malattie vascolari negli uomini spesso nella donna non sono altrettanto efficaci. Oggi è sempre più chiaro che le donne sono meno colpite dalle malattie vascolari fino ai 50 anni, ma con il passare degli anni perdono questo van69 taggio. Dopo la menopausa la protezione legata a all’assetto ormonale viene meno, e lascia le donne esposte al rischio di incorrere in un Ictus o in un Infarto, spesso sottovalutato. Le arterie e le vene delle donne si ammalano quanto e come quelle degli uomini: e quando la Trombosi colpisce ha una prognosi nettamente più sfavorevole. Le donne colpite da Infarto o da Ictus muoiono più degli uomini: forse anche per un ritardo nella diagnosi e quindi nella cura, legato alla diffusa ed errata convinzione che queste malattie nelle donne siano meno probabili. In Europa 55 donne su 100 muoiono per malattie vascolari, e 40 uomini su 100: l’Ictus è nell’uomo la terza causa di decesso, nella donna è la seconda. Le donne che sopravvivono all’Ictus sono più spesso non autosufficienti, rispetto agli uomini: le conseguenze della Trombosi cerebrale sono l’inabilità e la demenza, con un impatto facilmente immaginabile sulla famiglia e sull’intera società. Solo 13 donne su 100 considerano le malattie da Trombosi come un nemico da combattere: la Trombosi invece è la minaccia più grave per la qualità e per la durata della loro vita futura. Credendo di essere protette, le donne fanno meno attività fisica, non controllano il livello del colesterolo nel sangue (40 su 100 fra le donne con 70 più di 55 anni hanno il colesterolo elevato!), né la pressione del sangue (oltre i 45 anni solo metà delle donne ha una pressione arteriosa accettabile), hanno imparato a fumare e non vogliono smettere, sono sovrappeso, hanno il Diabete e non lo sanno. 104. Il sovrappeso causa Trombosi? Sovrappeso e obesità sono fattori di rischio per malattie da Trombosi arteriosa e venosa: il grasso distribuito a livello addominale (giro vita) corrisponde al grasso interno, ed è un fattore di rischio per Trombosi coronarica e Ictus cerebrale. Un addome globoso rallenta il ritorno del sangue al cuore, provoca dilatazione delle vene delle gambe e, a volte, Trombosi delle vene superficiali (Tromboflebiti) o profonde (Trombosi venosa profonda). 105. E il colesterolo? Elevati livelli di colesterolo aumentano il rischio di Trombosi arteriose. Il colesterolo è un grasso indispensabile per un corretto funzionamento delle cellule, soprattutto del cervello, ma diventa pericoloso quando è troppo: provoca Aterosclerosi e infiammazione delle 71 pareti delle arterie, e quindi di conseguenza Trombosi. 106. E il fumo? Il fumo di sigaretta interferisce con i normali meccanismi antiossidanti che proteggono le arterie, aumenta il livello di fattore procoagulante VII e di omocisteina nel sangue, e quadruplica il rischio di Trombosi in giovani donne che assumono ormoni. 107. E lo stress? È forse il fattore di rischio più temuto ma è il meno quantificabile: certamente un elevato livello di stress che perdura nel tempo può provocare aumento della coagulabilità del sangue e quindi Trombosi. Anche la depressione viene classificata come situazione che provoca un aumento dello stress: ambedue si combattono rimuovendone le cause ma anche aumentando l’attività fisica quotidiana. 108. Il Diabete provoca Trombosi? Il Diabete è un fattore di rischio per malattie da Trombosi arteriosa soprattutto nelle donne, che 72 sono colpite più spesso degli uomini, ma se ne accorgono tardi. Alti livelli di glicemia (zuccheri circolanti nel sangue) provocano Aterosclerosi e poi Trombosi: gli zuccheri non arrivano a destinazione nelle cellule, costrette a lavorare in sofferenza per scarsità di carburante, e circolano nel sangue provocando “irritazione e infiammazione” della parete delle arterie, che rispondono con la formazione di placche aterosclerotiche più o meno grandi, che a loro volta attivano i meccanismi che portano alla formazione di Trombi. Le persone che hanno il Diabete oggi vengono considerate ad elevato rischio di malattie cardiovascolari almeno quanto coloro che hanno già avuto un Infarto o un Ictus cerebrale. Misurare la glicemia di tanto in tanto, soprattutto se ci sono stati casi di Diabete in famiglia e se si è in sovrappeso, permette di identificare e neutralizzare questo nemico prima che provochi danni. 109. Serve il medico per valutare il rischio? Non sempre e non solo: la donna da sola può fare una valutazione del proprio rischio, guardandosi allo specchio, misurando la pressione del sangue, controllando la qualità e la quantità di quello che mangia ogni giorno, dando un’occhiata alla storia 73 della propria famiglia, soprattutto padre, madre, fratelli e sorelle. E parlandone con il medico di famiglia, che è sempre il primo interlocutore. 110. La dieta aiuta a prevenire la Trombosi? Peso e dieta sono strettamente correlati: se ridurre il peso aiuta a prevenire la Trombosi, fare dieta per ridurre il peso è una buona idea. Ma più che fare dieta ha senso scegliere fin da piccole un’alimentazione equilibrata: ricca di verdura e di frutta, povera di grassi animali (carne, latte, uova, formaggio), ricca di fibra (verdura e frutta almeno cinque porzioni al giorno + cereali integrali). È più facile non ingrassare che perdere peso più avanti. Quando è ormai è tardi, si ricorre alla dieta: ma nessuna dieta funziona senza attività fisica. 111. La Trombosi può colpire in gravidanza? La gravidanza provoca un rallentamento del circolo nelle vene delle gambe, perché il progressivo e inevitabile aumento di volume dell’addome comprime le vene che riportano il sangue al cuore. Gli ormoni della gravidanza rendono più morbide 74 le pareti delle vene, che perdono elasticità, e alterano l’equilibrio fra fattori pro e anti-coagulanti. Questo disordine può, in alcune donne che hanno una famigliarità per Trombosi o hanno un sistema della coagulazione già tendente a coagulare troppo, provocare una Trombosi, di solito nelle vene delle gambe, a volte in altri organi. 112. Una donna con Trombosi deve interrompere la gravidanza? No, a meno che non sia a rischio la vita sua o quella del bambino. La Trombosi anche in gravidanza può essere curata, con farmaci che non oltrepassano la barriera placentare (eparina) e non raggiungono il feto. 113. Una donna in terapia anticoagulante può cominciare una gravidanza? I farmaci anticoagulanti orali possono causare malformazioni nel feto, soprattutto se presi in alcune fasi della gravidanza: è prudente che una donna in terapia anticoagulante abituale chieda consiglio al suo medico prima di avviare una gravidanza, preparandosi e sostituendo i farmaci per bocca con farmaci sottocute (eparina), che non oltrepassano la barriera placentare, non raggiungono il bambi75 no, e non aumentano il rischio di emorragie nella madre. 114. La gravidanza provoca Trombosi? La gravidanza quadruplica il rischio di Trombosi nella donna. Chi parte con un rischio già di per sé elevato dovrebbe quindi, prima di iniziare una gravidanza, verificare il proprio stato di salute con il medico curante, al quale spetta suggerire eventuali esami preliminari. La gravidanza di per sé provoca una alterazione ormonale che sbilancia il sangue in senso procoagulante, e l’aumento del volume dell’addome rallenta il ritorno del sangue al cuore nelle vene, fino a provocare in alcuni casi la comparsa di vene varicose o dilatazioni del circolo venoso anche a livello del pube o del plesso emorroidario: a volte in questi distretti si manifesta una Trombosi. Le calze elastiche facilitano il ritorno del sangue al cuore e aiutano a prevenire la Trombosi nelle gambe nelle donne in gravidanza. 115. L’aborto provoca Trombosi? Il rischio di Trombosi è più alto dopo una inter- 76 ruzione di gravidanza: piccoli Trombi si possono formare nelle vene delle gambe o della pelvi e possono provocare un’Embolia polmonare. 116. Come si calcola il rischio di Trombosi? Il rischio di sviluppare malattie vascolari non è mai uguale a zero. Aumenta con l’età e con l’aggiungersi di altri fattori di rischio, che si sommano all’assetto ereditario. Per calcolare il proprio rischio di malattie cardiovascolari nei prossimi dieci anni, ma soprattutto per capire come si riduce il rischio se cambiamo qualcosa nel nostro stile di vita, il Ministero della Salute in Italia ha diffuso le tabelle elaborate dalla Società Europea di Cardiologia (vedi sito). 117. La pillola anticoncezionale può provocare Trombosi? Su 1.000 donne che utilizzano la pillola contraccettiva 5 rischiano di avere una Trombosi di qualunque distretto, più spesso venoso. D’altra parte sospendere la pillola può aumentare il numero di interruzioni di gravidanze indesiderate e l’aborto è di per sé una situazione di aumentato rischio per Trombosi. 77 Prima di utilizzare la pillola, è bene consultare il medico curante che, in base alla storia famigliare e ai fattori di rischio specifici della paziente, potrà calcolare il rischio di Trombosi, chiedere accertamenti e dare un giusto suggerimento. Ogni donna può ridurre da sola il rischio di Trombosi correlato all’utilizzo di terapie ormonali, sapendo, per esempio, che il fumo di sigaretta quadruplica il rischio di Trombosi in giovani donne che fanno uso della pillola anticoncezionale. 118. …e il cerotto anticoncezionale? Recentemente la FDA (Food & Drug Administration), che sorveglia negli USA i farmaci e la salute pubblica, ha allertato i medici sui rischi correlati all’utilizzo del cerotto contraccettivo: gli ormoni liberati dal cerotto vanno comunque in circolo nel sangue e in quantità maggiori di quanto accade durante l’utilizzo della pillola per bocca, anche se non è ancora certo che questo si accompagni a un maggiore rischio di Trombosi. 119. Che cosa sono le alterazioni che predispongono a Trombosi? Se i fattori procoagulanti sono imperfetti, o sono troppo abbondanti, o se gli anticoagulanti sono 78 scarsi, o imperfetti, il sistema della coagulazione si sbilancia e può provocare un eccesso di coagulazione, che porta alla formazione di un Trombo. Un fattore V mutato (mutazione Leiden) può non essere in grado di allertare il sistema degli anticoagulanti, soprattutto in concomitanza con fattori di rischio interferenti, come la pillola, il fumo di sigaretta, la gravidanza, la circolazione venosa rallentata: la probabilità di Trombosi in donne con la mutazione è più alta che non in donne con un fattore V normale. Circa 2 donne su 100 hanno questa mutazione nella popolazione generale, ma non tutte debbono per forza sviluppare una Trombosi: la mutazione non è una malattia, è un difetto che provoca malattia solo se si accompagna ad altri fattori di rischio. Ognuno di noi produce due squadre di ogni singolo fattore della coagulazione: di una squadra ha ereditato i codici dalla madre, dell’altra dal padre. Una mutazione eterozigote significa che solo uno dei genitori ha trasmesso il codice anomalo, omozigote significa che ambedue hanno trasmesso il difetto. A sua volta la madre portatrice della mutazione avrà una probabilità su due di trasmettere la mutazione al figlio o alla figlia. Quanto detto per il fattore V Leiden vale anche per la mutazione della Protrombina. 79 120. La mutazione della MTHFR è pericolosa? La Metilen Tetra Hidro Folato Reduttasi o MTHFR è un enzima, uno spazzino addetto ad eliminare dal sangue l’eccesso di omocisteina, aminoacido derivato dalla metionina che assumiamo con il cibo. Se lo spazzino è difettoso (mutato), oppure non ha sufficiente “carburante” a disposizione (vitamine B) può non riuscire a far bene il suo lavoro: i livelli di omocisteina nel sangue aumentano, irritano le pareti delle arterie o delle vene, il sistema della coagulazione interviene per guarirle e provoca Trombosi. Questa immagine poco scientifica ma semplice illustra i meccanismi complessi che possono portare alla formazione di Trombi nelle vene e nelle arterie di persone con elevati livelli di omocisteina nel sangue. L’imputato comunque non sembra essere lo spazzino, ma l’omocisteina: se questa si mantiene bassa, anche in presenza di un enzima difettoso, il rischio di Trombosi è uguale a quello di coloro che non hanno il difetto. Elevati livelli di omocisteina possono essere normalizzati con l’utilizzo di vitamine del gruppo B, sotto controllo del medico. L’omocisteina aumenta nelle donne che fumano. 121. Le donne devono fare lo screening per la trombofilia prima di una gravidanza? No. Solo le donne che hanno già avuto una Trom80 bosi, o che hanno in famiglia casi di Trombosi o di Embolia, soprattutto se avvenuti durante gravidanza o senza cause scatenanti e in età precoce (prima dei 65 anni), possono valutare con il proprio medico di fiducia l’opportunità di eseguire questi test. In alcuni casi un assetto trombofilico può essere responsabile della difficoltà di iniziare o portare a buon fine una gravidanza. 122. Il fumo aumenta il rischio di Trombosi nelle donne? Negli ultimi 20 anni in Italia le donne hanno imparato a fumare di più: oggi fumano 24 donne su 100! Non a caso sono aumentati i casi di Trombosi coronarica nelle donne. Il fumo danneggia le arterie, la pelle, i polmoni, il cervello, i denti, lo stomaco, l’intestino, le corde vocali, la vescica, tutti gli organi: chi fuma è più a rischio di sviluppare Diabete. Il fumo riduce la riserva di ossigeno necessaria a tutte le cellule, alle fibre muscolari, al cuore, al cervello, a tutti gli organi. La nicotina è un vasocostrittore, alza la pressione del sangue e aumenta la frequenza cardiaca, e in alcune persone può provocare una importante vasocostrizione periferica (cianosi delle labbra, delle unghie). 81 Il monossido di carbonio limita la capacità del sangue di trasportare ossigeno, tutte le cellule ne soffrono, molte muoiono. Il fumo provoca l’aumento di alcuni fattori procoagulanti nel sangue (VII, VIII, fibrinogeno). Le sostanze tossiche inalate con il fumo di sigaretta provocano infiammazione delle pareti delle arterie, con progressione della aterosclerosi e peggioramento delle placche aterosclerotiche, che possono rompersi e richiamare i fattori della coagulazione a formare un Trombo. Chi fuma un pacchetto di sigarette al giorno ha circa il doppio delle probabilità di avere un Infarto rispetto a un non fumatore: il fumatore colpito da Infarto ha meno probabilità di sopravvivere. Il fumo peggiora anche l’angina (dolore al petto causato da un restringimento transitorio o permanente di una arteria coronarica) e aumenta la gravità, la frequenza e la durata degli attacchi e il rischio che l’angina si trasformi in Infarto. 123. Il peso aumenta il rischio? Con il passare degli anni la donna ha difficoltà a mantenere un peso accettabile: si riduce la voglia e la possibilità di fare attività fisica, si tende a mangiare di più, il metabolismo rallenta e la massa muscolare diminuisce, e si riduce la necessità calorica. 82 Poiché noi tutti siamo il prodotto genetico dei nostri genitori, chi ha genitori obesi deve impegnarsi presto e bene per non ingrassare. Uno studio americano condotto in 20 anni su 88.000 donne tra i 34 e i 59 anni ha dimostrato che le donne obese che non fanno attività fisica (combinazione spesso presente e logicamente intuibile) hanno un rischio triplicato di malattie vascolari da Trombosi. Le donne obese ma che svolgono attività fisica hanno un rischio doppio rispetto alle donne di peso normale. Le donne con un peso normale ma che non fanno attività fisica hanno comunque un rischio maggiore del 50% rispetto alle donne magre e attive. Una donna obesa, fumatrice, pigra rischia una malattia da Trombosi dieci volte più di una donna di peso normale, che non fuma e che svolge attività fisica regolare. Non è ancora chiaro quali siano i meccanismi con i quali l’obesità provoca malattie vascolari: è certo che la donna obesa è più facilmente anche ipertesa e diabetica. 124. Conta la distribuzione del grasso? La quantità del grasso sottocutaneo si correla con un aumento del rischio vascolare. Ma anche la distribuzione del grasso sembra essere determinante. 83 Una donna può avere una silhouette maschile “a mela” con il grasso concentrato sullo stomaco e sul giro vita, oppure a “pera”, con il grasso concentrato soprattutto sulle cosce. Le “pere” hanno un rischio vascolare minore rispetto alle “mele”, ma pur sempre un rischio maggiore di chi non è né pera né mela, ma è in forma! Gli ormoni femminili influenzano la quantità e la distribuzione del grasso nel sottocute ma anche nel sangue: il giro vita di una donna non dovrebbe mai misurare più dell’80% della misura dei fianchi. La donna “pera” potrebbe avere un livello di protezione più elevato rispetto alla “mela”: ma la protezione regalata da questi ormoni non è eterna! La “mela” è più spesso fumatrice: il fumo di sigaretta potrebbe alterare l’equilibrio degli ormoni e favorire le malattie vascolari. 125. Lo stato d’animo favorisce la Trombosi? Sì. Uno studio recente ha sottolineato che le donne scontente e oberate di impegni e di responsabilità e con bassi livelli di autostima corrono il rischio di andare incontro a depressione: questo stato costituisce un fattore di rischio, proprio come familiarità, Ipertensione, Diabete. La depressione si associa ad alterazione dei fattori della coagulazione, a disturbi del sonno, ad aritmie. 84 126. Le donne irritabili rischiano di più? Sì. Le donne che vanno facilmente in collera hanno un rischio di Infarto triplicato: l’adrenalina prodotta in eccesso provoca uno spasmo delle arterie, che, se malate di Aterosclerosi, possono chiudersi e provocare ischemia. 127. La menopausa favorisce la Trombosi? Menopausa è la fase della vita della donna in cui scompare definitivamente e naturalmente il ciclo mestruale: questo si verifica per un importante cambiamento dell’equilibrio ormonale della donna, poiché cala il livello degli estrogeni e la donna perde la possibilità di avere un figlio. Il nuovo assetto ormonale si riflette su tutte le cellule e sugli organi (arterie e vene, ossa, pelle, mammelle, vagina, vescica, uretra, cuore e cervello...), e anche sulla tendenza del sangue a coagulare, che aumenta. 128. Gli ormoni proteggono dalla Trombosi? Quelli naturali e fisiologici prodotti dal corpo della donna durante l’età fertile sì, quelli sintetici no. Gli ormoni sintetici che si assumono per ritardare la menopausa (terapia ormonale sostitutiva o HRT) non hanno a lungo termine alcun effetto protettivo nei 85 confronti dell’Infarto o dell’Ictus cerebrale, anzi possono causare un aumento del rischio di malattie da Trombosi in donne con un assetto trombofilico non noto. È stato anche messo in dubbio che proteggano dall’osteoporosi: i ricercatori che hanno tenuto sotto osservazione per molti anni un numeroso gruppo di donne che assumevano HRT, hanno osservato che la densità dell’osso migliora ma solo fino a quando la terapia è in corso: dopo un anno dalla sospensione dell’HRT la struttura ossea ritorna quella di partenza. Recentemente uno studio americano è stato interrotto per l’elevato numero di eventi vascolari in donne che assumevano HRT. Insomma, oggi la terapia ormonale sostitutiva dovrebbe essere prescritta solo alle donne che hanno sintomi da menopausa tanto importanti da interferire con la qualità della vita (vampate, tachicardia, aritmia, disturbi del sonno, irrequietezza, secchezza vaginale, disturbi dell’umore), e che non siano a rischio per Tumore della mammella o per malattie vascolari da Trombosi; la terapia dovrebbe comunque essere assunta solo per brevi periodi, e alle dosi più basse possibili. restare, si può solo intervenire riducendo i fattori di rischio. Non fumare, alimentarsi in modo sano ed equilibrato, fare attività fisica moderata tutti i giorni, ridurre il sovrappeso: così si riduce il rischio di Infarto del miocardio del 30%. 130. In menopausa è più probabile la Trombosi coronarica? Dipende dalla predisposizione famigliare e dai fattori di rischio presenti: la donna in menopausa ha un rischio vascolare uguale a quello di un uomo coetaneo, ma è in qualche modo impreparata, per essere stata protetta durante la vita fertile dagli ormoni naturali prodotti dall’organismo. 129. La Trombosi è più probabile dopo la menopausa? Sì: ma poiché l’avanzare del tempo non si può ar86 87 Stress e Trombosi 131. Lo stress provoca l’Infarto? L’Infarto è la conseguenza di una Trombosi che si verifica nelle arterie coronarie, che portano sangue, ossigeno e nutrimento al muscolo cardiaco (cuore) che deve continuare a battere per garantire una buona circolazione del sangue. Se le coronarie si restringono o si chiudono per colpa di una placca aterosclerotica o di un Trombo, una parte del cuore non riceve più sangue, quindi muore (Infarto). Molte persone oggi sono convinte che lo stress legato al lavoro li renda malati: in effetti è probabile che lo stress possa provocare malattia delle coronarie, non da solo, ma rendendosi complice di altri fattori di rischio. 132. Chi ha già avuto una Trombosi subisce di più lo stress? Sì. Chi ha già avuto una Trombosi coronarica (Infarto) o cerebrale (Ictus) soprattutto se in un’età relativamente giovane si sente fragile, ha paura di farsi del male anche svolgendo le normali attività 88 quotidiane, ha paura di affrontare una vita sessuale regolare con il partner. Queste emozioni, comprensibili, non giovano e devono essere risolte con un adeguato trattamento medico di psicoterapia, se necessario, o farmacologico. 133. Esiste uno stile di vita anti stress? Sì: – fare più attività fisica; – mangiare bene e bere molta acqua; – ridurre l’alcool, il fumo e le droghe; – dedicare più tempo al relax e alla contemplazione; – leggere qualcosa che tratta l’argomento; – cercare aiuto negli amici, nei parenti, nella famiglia; – imparare a dire di no, quando ci si sente sovraccarichi di impegni. Sentirsi più in forma fa sentire meglio anche mentalmente: rendersi conto di avere imparato a gestire lo stress è di grande soddisfazione e aiuta a sentirsi padroni della propria vita e soddisfatti di se stessi. 89 134. Perché lo stress può causare Trombosi? Perché aumenta la tendenza del sangue a coagulare: salgono i fattori procoagulanti, si riduce il calibro delle arterie, si liberano nel sangue ormoni che aumentano la pressione del sangue. Quando l’uomo preistorico si trovava di fronte a un pericolo (per esempio una belva feroce) poteva reagire con la fuga o con la lotta. Se sceglieva la fuga, aumentava l’apporto di sangue e di ossigeno alla muscolatura lunga, soprattutto delle gambe, in modo che avessero abbastanza ossigeno per permettergli di fuggire. Se sceglieva la lotta, si verificava l’orripilazione (erezione dei peli mirata ad aumentare la massa del corpo per spaventare l’animale feroce) e aumentava l’apporto di ossigeno ai muscoli delle braccia, per permettere di affrontare l’animale con la lotta, e aumentava la coagulabilità del sangue, per arrestare le emorragie dalle ferite provocate dalla lotta. Oggi né l’uomo né la donna sono più costretti, salvo eccezioni, ad affrontare animali feroci: ma nell’evoluzione è rimasto acceso l’interruttore che, in situazioni di paura o di difficoltà, causa i medesimi cambiamenti che avvenivano nell’uomo preistorico al momento di affrontare una fiera. Un aumento della capacità del sangue di coagulare 90 può tradursi in un Trombo che chiude un’arteria e provoca una Trombosi. 135. Qual è il messaggio conclusivo di chi ha voluto scrivere questi testi e di chi ha deciso di pubblicarli? La Trombosi, venosa o arteriosa, è una malattia di squadra, è grave, ma può essere prevenuta e curata. Per evitarne le conseguenze, è indispensabile che venga sospettata, diagnosticata correttamente e poi curata in modo adeguato. Il paziente deve essere informato, e soprattutto motivato, perché la sua collaborazione è determinante. Il medico ha strumenti straordinari per porre diagnosi e per curare, ma la prevenzione e la cura hanno successo solo se fra il medico e il paziente esiste complicità. 91 Glossario Aneurisma: tratto di arteria dilatato e con pareti esterne assottigliate. Aneurisma del setto interatriale: nicchia nella membrana che nel cuore divide l’atrio destro dal sinistro, con possibile presenza di Trombi. Arteria: condotto che trasporta sangue dal cuore alla periferia. Arteriosclerosi: indurimento e perdita di elasticità delle arterie dovuta a invecchiamento. Arteriopatia: malattia delle arterie. Arteriopatia periferica: vedi malattia delle vetrine. Assetto genetico: insieme delle caratteristiche codificate dai cromosomi ricevuti dai genitori. Aterosclerosi: processo degenerativo della parete delle arterie con formazione di placche (placche ateromasiche o aterosclerotiche). Aterotrombosi: processo degenerativo aterosclerotico compicato dalla formazione di un Trombo sulla placca aterosclerotica, Carotidi: arterie che portano il sangue dall’aorta al cervello. Claudicatio intermittens: vedi malattia delle vetrine. Colesterolo e trigliceridi: grassi assunti prevalentemente con l’alimentazione (il colesterolo è in parte prodotto dall’organismo soprattutto in situazioni di stress). Coronaropatia: malattia delle arterie coronariche. Embolia: frammentazione di un Trombo in particelle che trasportate dalla circolazione del sangue arrivano ad ostruire arterie periferiche. Endotelio: strato di cellule disposte come piastrel- 93 le sulla parete interna delle arterie, con il compito di fare da filtro e barriera fra il sangue e le cellule. Fibrillazione atriale: disturbo del ritmo della parte alta del cuore (atri) che può causare la formazione di Trombi nelle cavità cardiache e quindi di Emboli. Forame Ovale Pervio: mancata chiusura di una comunicazione fra il cuore destro e sinistro presente nel feto, persistente nel 30% della popolazione sana anche dopo la nascita. Ictus cerebrale: sofferenza o morte di un gruppo di cellule del cervello causata da una mancanza di flusso sanguigno (ischemia) o da una emorragia. Infarto del miocardio: morte di cellule del muscolo cardiaco provocata da interruzione dell’afflusso di sangue per parziale o totale chiusura di un ramo coronarico, con conseguente formazione di tessuto cicatriziale. 94 Ipertensione: pressione del sangue elevata. Ischemia: sofferenza di un gruppo di cellule per mancanza di ossigeno. Malattia delle vetrine: malattia delle arterie degli arti inferiori causata da Aterotrombosi. vena o nel sangue circolante. Trombosi ventricolare: presenza di un Trombo all’interno del cuore. Tromboflebite: Trombosi di una vena superficiale, con alta componente infiam- matoria. Valvulopatia: malattia di una o più valvole del cuore. Vena: condotto che porta il sangue dalla periferia al cuore. Omocisteina: derivato dell’aminoacido metionina, presente in tutti i cibi di origine animale. Placca aterosclerotica: patologia infiammatoria di un tratto di parete arteriosa ricca di grassi. Protesi valvolare cardiaca: valvola metallica o biologica che il chirurgo posiziona al posto di una valvola cardiaca malfunzionante. Stenosi carotidea: riduzione di calibro di un tratto dell’arteria carotide. Trombosi: formazione di un coagulo di sangue sulla parete di una arteria, di una Siti Web www.trombosi.org www.siset.org www.fcsa.it www.sicardiologia.it www.ehnheart.org 95 Stampato da Rabbi Giuseppe srl - Bologna