6. RICERCA: Glioblastoma multiforme, il meccanismo alla base del tumore
ll tumore cerebrale più frequente nell‟uomo è il Glioblastoma Multiforme (GBM), una forma
tumorale inevitabilmente letale e incurabile, la cui incidenza è in continuo e preoccupante
aumento. Uno studio di un team di ricercatori della StemGen SpA, società di biotecnologie
di Milano, in collaborazione con l‟Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico
(IRCCS) Casa Sollievo della Sofferenza di Padre Pio diretto da Angelo Vescovi, ha però
oggi scoperto il meccanismo molecolare alla base della crescita esplosiva di questa
neoplasia cerebrale, identificando anche un bio-farmaco (efrina A1), in grado di inibire la
crescita del tumore umano infiltrato nel cervello del topo. La ricerca è stata pubblicata su
Cancer Cell. Il Glioblastoma Multiforme (GBM), nome più comune del Glioma di grado IV,
è una forma di tumore al cervello altamente aggressiva e maligna, in grado di crescere
rapidamente e di infiltrare vaste aree di tessuto cerebrale. L‟efficacia dei trattamenti
chirurgici, chemioterapici e radioterapici è piuttosto scarsa e, dopo la rimozione della
massa tumorale primaria, la recidiva è spesso precoce. Per questo trovare terapie per il
trattamento di questa patologia è ancor più importante. La ricerca è partita da una
scoperta fatta inizialmente dal gruppo di Vescovi nel 2004, che dimostrava che, laddove il
GBM è composto di miliardi di cellule, la grande maggioranza di queste non è in grado di
far crescere indefinitamente il tumore o di rifondarlo dopo la terapia. Questa caratteristica
è appannaggio esclusivo di una frazione minima delle cellule nella massa tumorale dei
GBM, le quali sono vere e proprie cellule staminali tumorali. Queste unità biologiche sono
letali non solo perché basta una sola di queste cellule per rigenerare un intero GBM, ma
anche perché non perdono mai la capacità di replicarsi e sono intrinsecamente assai
resistenti alla radio e chemioterapia. Per questo lo studio pubblicato da Cancer Cell
introduce un cambio di paradigma, invece di attaccare specificamente l‟intera massa
cellulare del tumore cerebrale per mezzo di sostanze tossiche, i ricercatori hanno infatti
individuato il bersaglio terapeutico principale proprio nelle cellule staminali tumorali del
GBM umano, che sono state studiate grazie ad una tecnica esclusiva di StemGen e del
gruppo di Vescovi, che permette di isolare, moltiplicare e manipolare ad libitum queste
cellule, estraendole dal tumore dei pazienti. In particolare, la ricerca dimostra che le cellule
staminali tumorali cerebrali umane esprimono sulla propria superficie livelli abnormi di una
proteina già presente nelle staminali normali del cervello, nota come recettore di tipo A2
delle efrine o EphA2. Si è quindi osservato come questa sovra-espressione di EphA2
determini un aumento incontrollato dell‟auto-replicazione delle cellule staminali tumorali,
causandone un enorme incremento in numero, che risulta nella crescita inarrestabile ed
esplosiva, tipica dei GBM. A questo punto i ricercatori hanno dimostrato come questo
fenomeno possa essere utilizzato, non solo per identificare le staminali del GBM – le quali
passavano fino a ora “sotto i radar” poiché vi sono pochissimi marcatori che permettono di
vederle e studiarle, ma fornisca anche un bersaglio specifico e selettivo per inibire la
crescita del tumore nel cervello. Infatti, grazie alla somministrazione intracerebrale in copie
fedeli del vero tumore umano (riprodotte nei topi) di efrina A1, proteina naturalmente
presente nel nostro cervello (quindi di minima tossicità), è possibile ridurre l'espressione
del recettore EphA2 e limitare significativamente la capacità delle cellule staminali tumorali
di replicarsi e di generare massa tumorale, inibendo la crescita del glioblastoma in vivo.
Questo è stato ottenuto, peraltro, usando un metodo di somministrazione che mima quello
da utilizzare nei pazienti e noto come convention enhanced delivery. L'efrina A1 emerge
quindi come potenziale farmaco biologico, e promettente candidato per la terapia
anticonvenzionale del Glioblastoma Multiforme. "Grazie a questo studio è ora possibile
identificare nuovi bersagli molecolari e genetici fino ad oggi insospettati da colpire nel
tentativo di fermare questo cancro incurabile”, ha spiegato lo stesso Vescovi. “Abbiamo
anche un farmaco, un candidato promettente che interviene proprio sui recettori che
stanno alla base del meccanismo di proliferazione tumorale. Desidero sottolineare però
che è necessario essere prudenti: siamo ancora a livello di sperimentazione pre-clinica e,
anche se abbiamo delle interessanti evidenze sul tessuto umano, solo la sperimentazione
clinica sull'uomo potrà davvero confermare se abbiamo individuato una terapia vera e
propria. Vorrei anche enfatizzare il ruolo importante della collaborazione tra start-up
biotecnologiche come StemGen ed enti nazionali ed internazionali di ricerca accademica:
un approccio che si è rivelato fruttuoso e che promette di velocizzare lo sviluppo di terapie
sperimentali per patologie che restano incurabili e letali, come il glioblastoma umano, e
che infatti sono classificate come „malattie orfane‟ dagli organismi regolatori nazionali e
internazionali, quali l‟Istituto Superiore di Sanità o il National Institute of Health americano”.