«Legge sul fine vita? Non è la strada giusta»

IL DIBATTITO. Il professor Giuseppe Remuzzi agli Spedali Civili
«Legge sulfinevita?
Non è la strada giusta»
Ci vorrebbe una legge capace
di stabilire regole precise, un
codice al quale attenersi?
«Forse servirebbe, ma sarebbe in ogni caso il luogo più
inadatto a ospitare decisioni
Un tempo l'uomo occidenta- riguardanti il fine vita».
Il comportamento da seguile temeva di non essere curare
varia inevitabilmente a seto abbastanza. Oggi avviene
conda
delle circostanze peril contrario: ha paura che la
sua esistenza possa essere ché «non esiste un caso idenprolungata oltre il limite se- tico a un altro», ciò che serve
gnato da una reale possibilità per operare una scelta corretdi dignitosa sopravvivenza. ta sono «sensibilità e buon
Ma quale è il confine che se- senso», elementi di valutaziopara
la
ragionevolezza ne che in possesso di un bradall'ostinazione?
Quando vo medico forniscono «una
scocca il momento di sospen- soluzione migliore di qualsiadere le terapie e di abbando- si testamento biologico». Cernare il paziente al suo desti- tamente, ha scandito Remuzno? A queste e a molte altre zi, «non ha alcun senso alidomande che investono un mentare e idratare chi versa
argomento diffusamente di- in uno stato vegetativo irrebattuto ha cercato di rispon- versibile». A tutti va garantidere Giuseppe Remuzzi, ordi- ta la possibilità di «morire dinario di nefrologia all'Univer- gnitosamente, circondati dai
sità degli Studi di Milano e propri affetti». Molto spesso
direttore dell'istituto di Ricer- è il contrario di quanto già acche Farmacologiche Mario cade nelle settimane che preNegri di Bergamo. Il medico, cedono il trapasso, durante
noto al grande pubblico per un tempo in cui improvvisala sua attività editoriale, è in- mente «non si può decidere
tervenuto ieri mattina nella più nulla, travolti da disagi
sala Nocivelli degli Spedali che non si ritenevano immaCivili, chiamato dall'ateneo ginabili».
cittadino a svolgere una lezione dal titolo «Come vorrem- LA DECISIONE finale spetta
mo morire e come invece ci «sempre e assolutamente al
costringono a morire».
malato», e quando ciò non
«Innanzitutto - ha esordito possibile «ai suoi famigliaRemuzzi - è del tutto sbaglia- ri», una volta a conoscenza,
to parlare di accanimento te- in entrambi i casi, di «tutti gli
rapeutico, è un concetto che elementi necessari per farnon esiste, se c'è una chance lo». È fuor di dubbio che conanche remota di potercela fa- frontarsi con chi deve morire
re si deve andare avanti. Il è difficile, «molto più facile è
problema, semmai, sono le non farlo» e se accade è percure futili, prive di utilità». ché purtroppo molti medici
«L'accanimento terapeutico
non esiste, se c'è una chance
di guarigione va ricercata
No invece alle cure inutili»
GIUSEPPE REMUZZI
«sono troppo concentrati su
chi sta guarendo». Questo negli ospedali «non deve più accadere». Le opportunità regalate da curefinoa qualche anno fa neppure ipotizzabili
hanno regalato agli italiani
un'aspettativa di vita sempre
più lunga e il merito di ciò va
ascritto «all'intero sistema sanitario nazionale, non certo
ai benefici derivanti dalla dieta mediterranea». «M.ZAP.
Giuseppe Remuzzi
Sesso «infetto», oggi rinlerrogalorio dal gip