Disabilità - FOR.PSI.COM. Uniba

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PSICOLOGIA
DELL’HANDICAP E DELLA
RIABILITAZIONE
SSD: M-PSI/04
Prof.ssa Gabrielle Coppola
[email protected]
Conosciamoci…
Background (mio e vostro)
In piccoli gruppi con 1 che relaziona:
1. Conoscenze
….su sistemi di classificazione?
…su disabilità e dei disturbi specifici dell’età
evolutiva?
....su interventi nella prassi scolastica?
2.
3.
Aspettative
Richieste
Conoscenze pregresse: solo a livello generale le varie fasi di intervento (da
DF, PDF, PEI, PDP): solo per nome ICF, ICIDH, DSM V (no differenze, no
analisi delle caratteristiche, no definizioni)
DSA: diagnosi e poco intervento; BES: definizione, leggi.
ADHD: solo accennata, no manifestazioni cliniche
Molto poco sulla disabilità (sensoriale, motoria, intellettiva)
Aspettative: conoscenze applicate per lavorare nel campo della disabilità,
implicazioni emotive, analisi di casi, saper intervenire, eziopatogenesi,
strumenti compensativi e dispensativi, differenze ed evoluzioni nel DSM V
Richieste: saper usare ICF; strategie di intervento ai diversi livelli;
discussione di casi pratici; esoneri con completamento esame entro fine
maggio; vedere esempi di DF, saper compilare un PEI e un PDP;
indicazioni operative e coordinamento attività con psicologo scolastico e
psicopedagogiosta
Info generali
Corso: 6 ore a settimana, settimana santa, 11 settimane
X 6 = 66 vs. 70! Completamento piattaforma online
Frequenza: per chi frequenta programma parzialmente
divergente da quello ufficiale, maggiore focus su aspetti
applicativi adattati alla prassi scolastica
Esercitazione: compilazione PEI con lavoro di gruppo
su casi e consegna relazioni
Esoneri: I a metà Aprile; II fine corso; previsto un
recupero
Programma: frequentanti e non frequentanti
Ricevimento: mercoledì 12-14
Introduzione alla terminologia e ai
sistemi di classificazione
Evoluzione dei termini nell’ambito della disabilità:
Handicappato, mongoloide, deficiente, idiota, ecc.
Disabilità: mutamento delle connotazioni di significato
Necessità di linguaggio condiviso per condividere i medesimi
protocolli di intervento che coinvolgono operatori di ambiti
diversi
Da qui, necessità di condividere dei sistemi ufficiali di
classificazione
1948: ONU fonda OMS
Mission: «Promuovere il benessere globale della persona, considerata
in una visione innovativa, caratterizzata dalla multidimensionalità,
dall’interazione tra più variabili e fattori, legata al funzionamento umano a
tutti i livelli (biologico, personale, e sociale)
Introduzione alla terminologia e ai
sistemi di classificazione
OMS. Superamento della visione riduttiva che vede la salute
come:
Assenza di malattia
Che riguarda solo una parte della persona, perché in realtà riguarda
la sua globalità
Riferita al funzionamento di un solo livello (biologico, psicologico o
sociale);
Separata dal contesto in cui l’individuo è inserito
Questa nuova concezione della salute ha notevoli ricadute nella
successiva definizione che l’OMS farà della disabilità nel
passaggio dal ICD al ICIDH
Introduzione alla terminologia e ai
sistemi di classificazione
OMS: Classificazione in ambito fisico
1946. Prima Edizione della Classif. Intern. delle malattie
e dei problemi sanitari correlati – International
Classification of Deseases, ICD- (6° ed. comare una
sezione dedicata ai disturbi mentali)
1980: Classificazione Internazionale delle Menomazioni,
delle Disabilità e degli Handicap - International
Classification of Impairments, Disabilities and
Handicaps, ICIDH- (come appendice dell’ICD)
2001. Classificazione Internazionale del funzionamento,
della
disabilità
e
della
salute
–International
Classification of Functioning, Disability and Health,
ICF2007: ICF – Children and Youth –ICF-CY
APA:
Classificazione in
ambito psicologico
1952. Prima edizione del
Manuale Diagnostico e
Statistico dei Disturbi
Mentali (DSM-I)
2013: DSM-V
Introduzione alla terminologia e ai
sistemi di classificazione
OMS: Classificazione in ambito fisico
ICD (ottica biomedica ed esigenza eziologica).
Approccio classificatorio. Le diagnosi delle malattie = codici
numerici che rendono possibile la memorizzazione, la ricerca e
l’analisi dei dati.
Manca attenzione alle condizioni disabilitanti della malattia. ICD
trascura la dimensione funzionale (impatto della malattia sul
funzionamento globale della persona nel suo contesto) e l’impatto
sulla qualità della vita in relazione all’ambiente La ICD è basata sulla
seguente sequenza:
Etiologia----> Patologia----> Manifestazione clinica
Introduzione alla terminologia e ai
sistemi di classificazione
OMS: Classificazione in ambito fisico
ICIDH (ottica funzionale e conseguenze della malattia):
Non focus su causa della patologia, ma sull’influenza che il contesto
ambientale esercita sullo stato di salute delle popolazioni.
Punto di partenza: concetto di salute, inteso come benessere fisico,
mentale, relazionale e sociale che riguarda l’individuo, la sua
globalità e l’interazione con l’ambiente.
Dunque la malattia ha un impatto sul funzionamento globale
dell’individuo (disabilità)
MENOMAZIONE (impairment)
Definizione: Nell’ambito delle evenienze
inerenti alla salute è menomazione qualsiasi
perdita o anomalia a carico di strutture e
funzioni, in area psicologica, fisiologica o
anatomica
Alcuni esempi di classificazione:
Menomazioni della capacità intellettiva
Menomazioni del linguaggio e della parola
Menomazioni auricolari
Menomazioni oculari
MENOMAZIONE (impairment)
Caratteristiche:
1. perdite materiali o anormalità
2. transitorie o permanenti
3. anomalie, difetti o perdite a carico di arti, tessuti
o altre strutture del corpo, incluso il sistema
delle funzioni mentali.
DISABILITA’ (disability)
Nell’ambito delle evenienze inerenti alla salute si
intende per disabilità qualsiasi riduzione o perdita
(conseguente a menomazione) della capacità di
compiere un’attività nel modo o nell’ampiezza
considerati normali per un essere umano
Alcuni esempi di classificazione:
Disabilità nella comunicazione
Disabilità nella cura della propria persona
Disabilità locomotorie
DISABILITA’ (disability)
Caratteristiche
1.Concerne
capacità funzionali che fanno riferimento ad aspetti
essenziali della vita di ogni giorno, quindi va valutata in
relazione al proprio contesto di vita
2.Riduzione funzionale può essere parziale o totale
3.Transitorie o permanenti
4.Reversibile o irreversibile
5.Sono riferite a funzioni specifiche, non generiche: una persona
può essere disabile in qualcosa
6. E’ intesa come oggettivazione della menomazione e come
tale riflette disturbi a livello di persona
7. Dall’accertamento delle disabilità si possono avere le
indicazioni per il piano riabilitativo ed educativo
HANDICAP (handicaps)
Nell’ambito delle evenienze inerenti alla salute,
l’handicap è la condizione di svantaggio
conseguente a una menomazione o a una disabilità
che in un certo soggetto limita o impedisce
l’adempimento del ruolo normale per tale soggetto in
relazione all’età, al sesso e ai fattori socio-culturali
Alcuni esempi di classificazione:
Handicap nell’orientamento
Handicap nell’indipendenza fisica
Handicap nella mobilità
Handicap nell’integrazione sociale
Handicap nell’autosufficienza economica
HANDICAP (handicaps)
Caratteristiche
1. Soggetta a cambiamenti
2. Peggiorativa o migliorativa
3. L’handicap
rappresenta la socializzazione di una
menomazione o di una disabilità e come tale riflette le
conseguenze - culturali, sociali, economiche e ambientali che per l’individuo derivano dalla presenza della
menomazione e della disabilità.
4. Lo svantaggio proviene dalla diminuzione o dalla perdita
della capacità di conformarsi alle aspettative o alle norme
proprie all’universo che circonda l’individuo.
5. Sottolinea la discrepanza tra lo stato del soggetto e le
aspettative di efficienza e di stato del soggetto e del suo
gruppo di riferimento
HANDICAP (handicaps)
Ne consegue che:
1.
La persona non è identificata con il problema (handicappato vs
portatore di handicap)
2.
Doppia connotazione sociale e biologica:
1. Handicap non è «la malattia» in sé, ma la sua definizione si connota in
relazione al contesto sociale (es. disabilità motoria o lieve ritardo
intellettivo in società tecnologica vs. agraria)
2. D’altra parte, handicap non va confusa con una condizione generica di
svantaggio socio-culturale o disadattamento
3.
Disabilità diventa handicap in presenza di:
1. Barriere di tipo fisico
2. Barriere di tipo psicologico
3. Barriere di tipo sociale
4.
Variabilità di esiti a fronte delle stesse condizioni di partenza: lieve
disabilità intellettiva +/- grave deprivazione ambientale (barriera
sociale) = esiti diversi
Nell’individuo avviene
qualcosa di anomalo
(cataratta)
ICIDH 1981
Qualcuno prende coscienza
di tale insorgenza , i segni
sono “esteriorizzati”
(menomazione visiva)
La conduzione delle attività
da parte dell’individuo può
essere alterata (impedimenti
a leggere e guidare)
L’individuo viene posto in una
situazione di svantaggio
rispetto agli altri (ridotta
partecipazione sociale)
Cambiamenti patologici manifestazioni (sintomi e
segni) nella CONDIZIONE DI SALUTE
Situazione intrinseca
La malattia clinica è visibile:
MENOMAZIONI
Livello fisiologico
Situazione esteriorizzata
Limitazione dell’attività
Comportamento derivante da malattia/
fenomeni di malessere
DISABILITA’
Livello personale
Situazione oggettivizzata
Risposta della società all’esperienza dell’individuo
(cioè restrizione della partecipazione)
HANDICAP
Livello comunitario
Condizione sociale
In sintesi….
L’ICD
e
l’ICIDH
possono
essere
considerarti
complementari in quanto l’ICD fornisce una diagnosi e
questa informazione si arricchisce delle informazioni
aggiuntive offerte dall’ICIDH riguardo al funzionamento
delle persone sul piano corporeo, personale e sociale.
L’associazione di informazioni sulla diagnosi e sul
funzionamento fornisce un quadro più ampio e
significativo.
Limiti del modello proposto dall’ICIDH
1. Modello di causalità lineare e unidirezionale
Limiti del modello proposto dall’ICIDH
1. Modello di causalità lineare e unidirezionale
Menomazioni del
Disabilità nel
linguaggio
parlare
udito
ascoltare
vista
vedere
Indipendenza fisica
scheletriche
Vestirsi
alimentarsi
camminare
mobilità
comportamento
Integrazione sociale
Psicologiche
Handicap
orientamento
Limiti del modello proposto dall’ICIDH
2.
3.
4.
5.
Limiti del termine handicap che implica un ha
connotazione negativa
Assenza dell’influenza del contesto (nell’accezione
sociale di handicap si sottolinea la ricaduta a livello
sociale, ma non il ruolo dell’ambiente nella
disabilità)
Prevalenza ancora di una concezione medica della
disabilità
Manca un focus sui punti di forza, le risorse e i
funzionamenti adeguati dell’individuo
Limiti del modello proposto dall’ICIDH
1997. OMS revisiona il ICIDH con l’ICIDH-2
2001.
Classificazione
Internazionale
del
Funzionamento, della Disabilità e della Salute
(International Classification of Functioning, Disability
and Health, ICF).
risultato del lavoro di una task force di esperti provenienti
da 91 paesi coordinati da OMS.
2007. ICF-CY, versione per bambini e ragazzi
(Children and Youth)
La Classificazione Internazionale del Funzionamento,
Disabilità e Salute (ICF, 2001)
Descrive lo stato di salute in relazione agli ambiti esistenziali
(sociale, familiare, lavorativo) al fine di cogliere le difficoltà
che nel contesto socio-culturale di riferimento possono
causare disabilità.
Disabilità come fenomeno sociale: inserito in un contesto che
offre facilitatori o barriere alla condizione di vita dell’individuo.
Da cui disabilità è intesa come una particolare condizione di
salute in un ambiente sfavorevole
La Classificazione Internazionale del Funzionamento,
Disabilità e Salute (ICF, 2001)
Uso di un linguaggio standard, cercando di evitare
fraintendimenti semantici e facilitando la comunicazione fra i
vari utilizzatori in tutto il mondo.
Terminologia neutra (strutture,
menomazione, disabilità)
funzioni,
attività
vs.
Diversamente da ICD e ICIDH, focalizzati sulle condizioni di
criticità dell’individuo (termini quali menomazione, handicap
usati prevalentemente in accezione negativa, con riferimento
a situazioni di deficit) nell’ultima classificazione l’OMS fa
riferimento a termini che analizzano la salute dell’individuo in
chiave positiva (funzionamento e salute). L’obiettivo è
analizzare le varie dimensioni esistenziali per cogliere non
solo criticità ma anche potenzialità
La Classificazione Internazionale del Funzionamento,
Disabilità e Salute (ICF, 2001)
APPLICAZIONE UNIVERSALE: non riguarda solo chi ha
disabilità, ma tutti poiché focalizzato sul funzionamento
umano nella sua globalità e a tutti i possibili ambiti di
restrizione
MULTIDIMENSIONALITA’ DELLE INFLUENZE: Le diverse
dimensioni del funzionamento umano sono collegate tra loro
(approccio INTEGRATO) in modo bidirezionale, non
unidirezionale
La Classificazione Internazionale del Funzionamento,
Disabilità e Salute (ICF, 2001)
STATO DI SALUTE COME CONTINUUM
DISABILITA’ COME FENOMENO COMPLESSO secondo un
modello BIO-PSICO-SOCIALE, non più solo medico
MODELLO INTEGRATIVO E INTERATTIVO: integrazione
tra integrità funzioni e strutture; capacità di svolgere attività;
possibilità di partecipazione attiva ai ruoli sociali
RICADUTE A LIVELLO APPLICATIVO: indagini statistiche,
assessment e intervento
EQUIPE MULTIDISCIPLINARE
Salute: interazione tra sei dimensioni: visione
olistica
Salute: interazione tra sei dimensioni: visione
olistica
La salute e la disabilità comprensibili
solo alla luce dell’uso che
l’individuo fa delle risorse
individuali e contestuali
Salute: interazione tra sei dimensioni: visione
olistica
Ampliamento della nozione di salute
La Classificazione Internazionale del Funzionamento,
Disabilità e Salute (ICF, 2001)
Linee guida nell’uso dell’ICF:
1. Non classifica le persone ma descrive l’individuo in relazione a
una serie di dimensioni personali e ambientali
2. Non considera fattori non direttamente riconducibili alla
condizione di salute (SES, razza, cultura, religione, ecc.). Cioè,
al centro c’è la condizione di salute inteso come funzionamento
globale nei diversi ambiti. Altre variabili diventano rilevanti
SOLO SE in relazione allo stato di salute, così inteso
3. Non classifica le conseguenze delle menomazioni ma le
componenti della salute
4. Non fornisce una diagnosi, ma descrive il funzionamento
dell’individuo
5. Non sostituisce l’ICD-10, ma fornisce una descrizione utile di
background sul funzionamento globale dell’individuo
La Classificazione Internazionale del Funzionamento,
Disabilità e Salute (ICF, 2001)
Possibili usi:
1. Statistico: raccolta dati per monitoraggio della condizione di
salute
2. Ricerca: standardizzare caratteristiche della popolazione di
riferimento e definire le variabili da valutare
3. Clinica: supporto all’assessment e alla diagnosi, utile
integrazione all’ICD (es. due persone con uguale patologia, stati
funzionali diversi e contesti ambientali diversi)
4. Politica sociale: definizione delle condizioni di vita a cui tutti
hanno diritto, es. diritto all’istruzione
5. Educazione: Diagnosi Funzionale -> PEI e PDP
La Classificazione Internazionale del Funzionamento,
Disabilità e Salute, versione Bambini e Adolescenti
(ICF-CY, 2007)
Fascia d’età: 0-18 a.
Approccio all’età evolutiva: sensibile alle specificità delle varie fasi
evolutive e non un semplice derivato del sistema riferito all’età
adulta
Approccio evolutivo: valorizzazione del cambiamento nel tempo
Processo di costruzione: da ICF -> modificazione/ ampliamento
delle descrizioni; modificazione dei criteri di inclusione/esclusione;
ampliare i qualificatori per adattarli alle fasi evolutive
4 questionari: 0-3 a.; 4-7 a.; 7-12 a.; 13-18 a. con:
Codici più rilevanti per ogni fascia di età
Forma interrogativa
Colonna per rilevazione del problema (si/no)
La Classificazione Internazionale del Funzionamento,
Disabilità e Salute, versione Bambini e Adolescenti
(ICF-CY, 2007)
Complementare al ICD-10: ICF-CY offre una descrizione dello stato
di salute secondo un modello complesso, ICD-10 un modello
eziologico
Quattro aspetti valorizzati:
1. Valutazioni delle funzioni in relazione al contesto familiare
2. Ritardi nello sviluppo e sfasature evolutive
3. Partecipazione al contesto sociale in termini di crescente
complessità
4. Valorizzazione dell’impatto dei fattori ambientali, ai diversi livelli
ecologici, sul funzionamento e sullo sviluppo infantile
Struttura del ICF
Struttura del ICF
Struttura del ICF
Ex menomazioni
Ex disabilità
Ex handicaps
Struttura del ICF
Una delle parti del ICF
Possono essere usati per
descrivere il funzionamento sano o
per identificare il problema
DEFINIZIONI delle componenti dell’ICF
FUNZIONI CORPOREE sono le funzioni fisiologiche dei sistemi corporei
(incluse le funzioni psicologiche).
STRUTTURE CORPOREE sono le parti anatomiche del corpo, come gli
organi, gli arti e le loro componenti.
ATTIVITÀ PERSONALI: l’esecuzione di un compito o di un’azione da parte
di un individuo; indica la prospettiva individuale, o soggettiva, del
funzionamento. Le relative limitazioni dell’attività sono dunque le difficoltà
che un individuo può incontrare nell’eseguire delle attività.
La PARTECIPAZIONE SOCIALE è il coinvolgimento attivo in una normale
situazione di vita integrata. Per cui le restrizioni alla partecipazione sono i
problemi che un individuo può sperimentare nel coinvolgimento nelle normali
situazioni di vita.
FATTORI CONTESTUALI AMBIENTALI: atteggiamenti, ambiente fisico e
sociale in cui le persone vivono e conducono la loro esistenza.
FATTORI CONTESTUALI PERSONALI: aspetti psicologici, affettivi e
comportamentali. E’ il background personale della vita dell’individuo e
definiscono le sue caratteristiche individuali che non rientrano nella
condizione fisica
Ogni componente si
articola in diverse
parti, detti capitoli
Codifica dell’ICF
1.
2.
Sistema di codici alfanumerici a grappolo:
Si selezionano i codici
Si attribuisce un qualificatore che attribuisce al codice un preciso
significato
S strutture
B funzioni corporee
D attività e
partecipazione
E fattori ambientali
3.
1 numero:
indica il
capitolo nella
componente
2 numeri:
da 10 a
99,
indicano la
categoria
1 numero
da 0 a 9:
categoria
di terzo
livello
1 numero
da 0 a 9:
categoria
di quarto
livello
Il qualificatore segue il codice dopo un «.» e definisce l’entità del
livello di salute o di gravità del problema. Quindi il codice ha
valore solo se accompagnato dal qualificatore che ne definisce
l’estensione (gravità): 0: nessuno/assente; 1 lieve; 2 moderato; 3 notevole; 4
completo
4.
Per i fattori ambientali, il qualificatore può indicare facilitatore (+) o
barriera (-)
Codifica dell’ICF
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Step by step:
Identificare le informazioni di cui si dispone e a dominio fanno
riferimento
Individuare il capitolo (lettera e primi 4 numeri)
Leggere la definizione e le note annesse
Attenzione a tutte le condizioni di esclusione/inclusione del codice
Decidere se procedere a una descrizione più dettagliata a 5 o 6
caratteri
Passare al livello del codice che più precisamente descrive la
situazione ed esaminare criteri di inclusione/esclusione
Assegnare un qualificatore universale che identifica l’entità della
menomazione delle funzioni e delle strutture corporee, della
limitazione delle attività, delle restrizioni alla partecipazione o
della barriera ambientale e del facilitatore
Qualcosa in più sui qualificatori…
se riferiti alle funzioni e strutture
xxx.0 NESSUNA difficoltà
xxx.1 difficoltà LIEVE
xxx.2 difficoltà MEDIA
xxx.3 difficoltà GRAVE
xxx.4 difficoltà COMPLETA
xxx.5 non specificato
xxx.6 non applicabile
(assente, trascurabile…)
(leggera, piccola….)
(moderata, discreta….)
(notevole, estrema…)
(totale…)
Descrivono l’entità/estensione della menomazione (in genere 1
qualificatore, ma possono essere di più per descrivere altri
aspetti della menomazione, es. localizzazione)
..per le funzioni
….per le strutture
Qualcosa in più sui qualificatori…
se riferiti a attività personali e partecipazione
xxx.0 NESSUNA difficoltà
xxx.1 difficoltà LIEVE
xxx.2 difficoltà MEDIA
xxx.3 difficoltà GRAVE
xxx.4 difficoltà COMPLETA
xxx.5 non specificato
xxx.6 non applicabile
(assente, trascurabile…)
(leggera, piccola….)
(moderata, discreta….)
(notevole, estrema…)
(totale…)
Descrivono l’entità/estensione della limitazione di performance e
capacità (2 qualificatori)
Qualcosa in più sui qualificatori…
se riferiti a attività personali e partecipazione
Performance: ciò che il soggetto fa descrive quello che un individuo
fa nel suo ambiente attuale. Dato che l’ambiente attuale introduce
un contesto sociale, la prestazione registrata da questo qualificatore
può essere intesa anche come «coinvolgimento in una situazione di
vita» o «esperienza vissuta» delle persone nel contesto reale in cui
vivono. Questo contesto include l’influenza dei fattori ambientali
Capacità: descrive invece l’abilità dell’individuo nell’eseguire
un compito o un’azione in assenza delle influenze ambientali.
Capacità e performance: qualificatori
opzionali e aggiuntivo
Qualcosa in più sui qualificatori…
se riferiti a fattori ambientali
0 Nessuna barriera +0 Nessun facilitatore
1 Barriera lieve +1 Facilitatore lieve
2 Barriera media +2 Facilitatore medio
3 Barriera grave +3 Facilitatore sostanziale
4 Barriera completa +4 Facilitatore completo
8 Barriera, non spec. +8 Facilitatore, non spec.
9 Non applicabile +9 Non applicabile
Descrivono la facilitazione o la barriera ambientale (+/-)
Una sintesi sui
qualificatori
Codifica dell’ICF
1.
2.
Sistema di codici alfanumerici a grappolo:
Si selezionano i codici
Si attribuisce un qualificatore che attribuisce al codice un preciso
significato
S strutture
B funzioni corporee
D attività e
partecipazione
E fattori ambientali
B funzioni
B16711.4
1 numero:
indica il
capitolo nella
componente
1 mentali
2 numeri:
da 10 a
99,
indicano la
categoria
67 del
linguaggio
1 numero
da 0 a 9:
categoria
di terzo
livello
1espressi
vo
1 numero
da 0 a 9:
categoria
di terzo
livello
1 a livello
scritto
.4: indica menomazione completa (96-100%)
Esercitazione
Giulio, 10 anni frequenta la classe terza della scuola primaria
e ha una diagnosi ICD-10 f70.0 (ritardo mentale lieve).
Ecco il suo inquadramento secondo l’ICF-CY:
b117.1
b140.2
b144.2
b172.3
b167.2
d540.00
d550.00
d820.13
d880.12
e330.+3
e425.+3
Tirate fuori dai codici una
descrizione narrativa del
funzionamento di Giulio
nei suoi contesti di vita
BES alla luce dell’ICF-CY
Evoluzione
delle
condizioni:
vedi
evoluzione
dei
provvedimenti legislativi che regolano l’attribuzione di risorse
aggiuntive alla Scuola per far fronte alle difficoltà degli alunni
Da sole condizioni con diagnosi nosografica ed eziologica
(modello medico tradizionale) a Direttiva Ministeriale del 27
dicembre 2012 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni
Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione
scolastica“
BES alla luce dell’ICF-CY
Condizioni eterogenee (1. disabilità; 2. disturbi evolutivi
specifici –DSA, ADHD, autismo-; 3. svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale)
Comune
denominatore:
funzionamento
educativoapprenditivo problematico (Ianes: «difficoltà evolutiva di
funzionamento educativo e/o apprenditivo»)
Qualsiasi situazione che comporta un problema negli ambiti
di vita dell’educazione degli apprendimenti, (relazioni educative
formali e informali, sviluppo competenze e comportamenti adattivi, apprendimenti
scolastici, partecipazione ai diversi ambiti della vita quotidiana e svolgimento dei
ruoli
sociali)
indipendentemente dalla presenza di cause
organiche
Richiede bisogno di individualizzazione, educazione speciale
e inclusione
BES alla luce dell’ICF-CY
1.
2.
3.
4.
5.
6.
La nozione di BES:
Sensibilità (nella giusta misura, evitando falsi positivi)
Reversibilità/temporaneità
Minore impatto stigmatizzante per A e famiglia
Relativa
al
funzionamento
educativo/apprenditivo,
indipendentemente dalla presenza di cause organiche
Insorge in età evolutiva (entro 18 anni)
Confine tra funzionamento problematico per contesto vs. per
alunno: chi percepisce il funzionamento ed/app come
problematico?
Solo contesto (scuola, famiglia)? Forse aspettative troppo alte che
rischiano di danneggiare, il funzionamento di B non va compensato,
ma tutelato e valorizzato
Danneggia B e altri? Richiede presa in carico!
BES alla luce dell’ICF-CY
Approccio bio-psico-sociale dell’ICF:
Funzionamento e sviluppo inteso come complesso intreccio di fattori
individuali e ambientali: spinte endogene e influenze ambientali
Funzionamento e sviluppo ottimale: intreccio armonioso e potenzialità
espresse sui due fronti
Le influenze ambientali sono mediate dai processi di educazione e
apprendimento, che quindi promuovono funzionamento e sviluppo
ottimali in interazione con spinte endogene
Ne deriva che in BES ricade qualsiasi condizione in cui tale intreccio è
alterato e le potenzialità non sono adeguatamente espresse.
Vediamo nel dettaglio……
BES alla luce dell’ICF-CY
Funzionamento ed/appr impattato
da condizione di salute
(alterazioni cromosomiche,
intolleranze alimentali,
deficit metabolici., ecc)
BES alla luce dell’ICF-CY
Funzionamento ed/appr impattato
da alterazioni strutturali: es. mancanza di un arto,
malformazione, organi necessari alla locomozione, fonazione
BES alla luce dell’ICF-CY
Funzionamento ed/appr impattato
da deficit funzionale: deficit motori, visivi, afasie, aprassie,
deficit di attenzione, cognitivi, nella regolazione dell’arousal, ecc.
BES alla luce dell’ICF-CY
Funzionamento ed/appr impattato
da deficit nell’area delle attività personali: autonomia personale,
pianificazione delle azioni, regolazione metacognitiva,
pianificazione delle azioni
BES alla luce dell’ICF-CY
Funzionamento ed/appr impattato
da alterazioni nella attiva partecipazione ai ruoli sociali:
Emarginato, rifiutato, stigmatizzato,
scarsa partecipazione scolastica, sportiva, culturale, sociale
BES alla luce dell’ICF-CY
Funzionamento ed/appr impattato
da fattori contestuali difficili e a rischio: rischio socio-economico,
contesto culturale e linguistico diverso, contesto familiare a rischio,
Ma anche barriere architettoniche, carenza di servizi
BES alla luce dell’ICF-CY
Funzionamento ed/appr impattato
da fattori personali: bassa autostima, reazioni
emotive eccessive (ansia, ritiro, depressione),
scarsa motivazione, stili attributivi distorti
BES alla luce dell’ICF-CY
1.
2.
3.
Dunque, BES può scaturire da una o più concause, ben
inquadrabili nel modello ICF
Quando la percezione soggettiva di disagio da parte di
genitori e insegnanti va validata nella direzione di un
funzionamento educativo/apprenditivo problematico (dunque
di un BES)? 3 criteri:
DANNO. Il comportamento/condizione arreca danno al
bambino e agli altri (in termini fisici, psicologici, relazionali)?
OSTACOLO. Il comportamento/condizione è un ostacolo per
lo sviluppo del bambino?
STIGMA SOCIALE. Il comportamento/condizione impatta
negativamente l’immagine sociale del bambino?
ICF e progettazione dell’intervento
psicoeducativo
Lavoro di equipe: alleanza tra rete di operatori e famiglia per
rimuovere barriere fisiche, psicologiche, sociali e promuovere lo
sviluppo dell’identità del bambino:
Intervento psicoeducativo: distinguere nel soggetto le componenti
legate al deficit, ricercando tutte le condizioni utili a ridurre la disabilità,
lo svantaggio, la difficoltà conseguente alla relazione con il contesto di
vita sociale e culturale (valorizzando quindi i suoi punti di forza)
Obiettivi:
1. Immagine positiva di sé
2. Autonomia
3. Strutturazione di un percorso di apprendimento secondo i ritmi
personali
4. Sviluppo potenzialità individuali
5. Partecipazione sociale in una società inclusiva
6. Proiezione nel futuro, progettualità, piano di vita
ICF e progettazione dell’intervento
psicoeducativo
Operativamente, sulla base della descrizione ICF, identificare
la disabilità e/o i BES e:
Diagnosi Funzionale Educativa
Profilo Dinamico Funzionale
Piano Educativo Individualizzato
ICF non è una opzione, ma un obbligo di legge («la diagnosi
funzionale è redatta secondo i criteri del modello bio-psicosociale dell’ICF dell’OMS» vedi art. 2.2 (Intesa Stato-Regioni del 20
Marzo 2008 in materia di modalità e criteri per l’accoglienza scolastica e la presa in carico
dell’alunno con disabilità)
La Diagnosi Funzionale Educativa
secondo l’ICF-CY
Non è una diagnosi in senso strettamente medico ma una
modalità conoscitiva della globalità dell’alunno e del suo
funzionamento nei vari contesti di vita, che usa un linguaggio
universale e condiviso
Carattere descrittivo
Carattere esplicativo (influenze, connessioni, mediazioni)
Carattere
pragmatico
(«funzionale»
all’integrazione
scolastica): consentire di operare nel concreto della prassi
scolastica
Equipe multidisciplinare: oltre specialisti, partecipazione attiva
della scuola, famiglia, alunno stesso attraverso l’autonarrazione
Profilo Dinamico Funzionale
In sostanza, traduce la conoscenza dell’alunno cosi come emerge dalla
DF Educativa in obiettivi a breve, medio e lungo termine da inserire
nella programmazione didattica. Funge da strumento di raccordo tra DF
e PEI (step finale)
Piano Educativo Individualizzato (PEI)
PDF: obiettivi didattici
PEI: strategie, attività, tecniche, materiali, tempi e luoghi idonei
per raggiungerli.
Cos’è: progetto didattico – riabilitativo e di socializzazione,
con verifiche periodiche
Chi lo redige: insegnanti in collaborazione con specialisti e
famiglia e comprende tutti gli interventi integrati predisposti per
l’allievo in situazione di handicap.
La costruzione de PEI e la sua reale applicazione non deve
essere delegata unicamente all’insegnante di sostegno, ma
tutti i docenti devono essere partecipi perché l’integrazione di
alunni in difficoltà riguarda tutti gli ambiti della vita scolastica.
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