PERCORSO e - Simone per la scuola

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Le Relazioni
internazionali
Percorso E
La formazione dei prezzi e le forme di
mercato
I diversi gradi di discriminazione dei prezzi
Grazie alla sua particolare posizione, il monopolista è in grado di fissare un prezzo più alto rispetto a quello che si verrebbe a determinare in un settore di concorrenza perfetta. In determinate circostanze, tuttavia,
egli può sfruttare ancora meglio la sua posizione di predominio sul mercato e ottenere un profitto maggiore.
In che modo? Attuando una strategia di discriminazione dei prezzi, cioè vendendo diverse unità di un medesimo prodotto a prezzi diversi, senza che tale differenza sia giustificata da differenti costi di produzione.
Per poter attuare tale strategia è però necessario che il monopolista disponga di informazioni attendibili
circa la disponibilità a pagare dei singoli consumatori o di gruppi di essi. Se tale disponibilità varia da consumatore a consumatore (o da gruppo a gruppo) e se l’impresa ne è correttamente informata, è possibile far
pagare un prezzo più elevato ai consumatori con maggiore disponibilità a pagare. Affinché tale strategia
risulti efficace è, tuttavia, necessario che i consumatori che pagano un prezzo più basso non siano in grado
di effettuare un arbitraggio, cioè di rivendere il bene appena acquistato ai consumatori con maggiore disponibilità. Se ciò fosse possibile, si verrebbe a creare un mercato secondario in virtù del quale questi ultimi
avrebbero convenienza ad acquistare il bene dai primi piuttosto che direttamente dall’impresa produttrice.
Supponiamo, ad esempio, che in un settore monopolistico sia possibile individuare due distinti gruppi di
consumatori aventi differenti disponibilità a pagare:
Gruppo
Disponibilità
a pagare
A
8
B
10
Se il monopolista decide di discriminare, i consumatori del gruppo A potrebbero acquistare il prodotto a 8
e rivenderlo a 9 ai consumatori del gruppo B. In questo modo, entrambi i gruppi di consumatori guadagnerebbero qualcosa; quelli del gruppo A otterrebbero un profitto pari a 1 per ogni unità del bene acquistata
e poi rivenduta, quelli del gruppo B acquisterebbero ogni unità a 9 anziché a 10. In una situazione del
genere, l’unico a rimetterci sarebbe il monopolista, la cui strategia discriminante verrebbe vanificata dalla
creazione di un mercato secondario a causa del quale egli finirebbe con il vendere il proprio prodotto solo
ai consumatori con minore disponibilità a pagare (i quali provvederebbero poi a rivenderlo agli altri).
Da quanto detto sembrerebbe molto semplice per i consumatori organizzarsi in modo tale da neutralizzare
gli effetti negativi della strategia discriminante o, addirittura, da trarne qualche vantaggio. Nella realtà le cose
non stanno esattamente così perchè è spesso molto difficile o impossibile rivendere un certo bene. Pensiamo,
ad esempio, alle prestazioni di un medico o di un avvocato e, in generale, alla fornitura di servizi, la cui
natura di beni intangibili impedisce la loro rivendita in un mercato secondario. Ciò spiega per quale motivo
la discriminazione di prezzo è molto più frequente nella vendita di servizi piuttosto che di prodotti.
Un altro ostacolo è rappresentato dall’eventuale esistenza di costi di transazione legati all’attività di rivendita. Se i consumatori del gruppo A devono effettuare ricerche costose (anche in termini di tempo impiegato) per individuare i consumatori del gruppo B, l’operazione di rivendita potrebbe non essere più conveniente (potremmo dire che il gioco non vale la candela).
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Il criterio in base al quale il monopolista discrimina dipende in larga misura dal tipo di informazioni di cui
egli dispone circa la disponibilità a pagare dei diversi consumatori. Da questo punto di vista, sono state
individuate tre possibili gradi di discriminazione:
— discriminazione di primo grado: in questo caso il monopolista conosce esattamente la disponibilità a
pagare di ciascun consumatore (il cd. prezzo di riserva) ed è, quindi, in grado di far pagare ad ognuno
un prezzo pari a tale disponibilità. Un esempio classico è quello del medico di un piccolo paese di
montagna che conosce con sufficiente precisione la situazione economica di tutti i suoi potenziali
clienti, i quali pagheranno pertanto un prezzo differente per ottenere la medesima prestazione professionale. Questo tipo di discriminazione è definita spesso discriminazione perfetta, in quanto rappresenta evidentemente la migliore situazione possibile per il monopolista; tuttavia, essa è raramente perseguibile nella realtà, essendo molto difficile disporre di informazioni così dettagliate circa la disponibilità a pagare del singolo consumatore;
— discriminazione di secondo grado: in questo caso il prezzo di vendita non varia in funzione del consumatore che effettua l’acquisto ma in funzione della quantità che egli acquista: quanto maggiore è il
numero di unità acquistate, tanto minore è il prezzo unitario. Gli sconti sulla quantità rappresentano la
forma più semplice e più diffusa di discriminazione di secondo grado; è questo, ad esempio, il caso di
un supermercato che applica alle scatolette di tonno una promozione del tipo prendi tre e paghi due.
Se il prezzo di una singola scatoletta è 1.5, il cliente che approfitta della promozione (cioè, quello più
sensibile al prezzo) pagherà un prezzo unitario pari a 1.
Quando, come in questo caso, il prezzo unitario di un prodotto non è costante ma diminuisce all’aumentare della quantità acquistata, si dice che tale prezzo è non lineare.
Un modo alternativo per applicare uno sconto sulla quantità è rappresentato dalla cosiddetta tariffa a
due stadi, in cui il prezzo P è composto da una parte fissa, F, e da una parte variabile, p, proporzionale
alla quantità acquistata.
Le compagnie telefoniche (e, in generale, le imprese che offrono sevizi di pubblica utilità come luce,
acqua, gas, etc.) utilizzano molto spesso questa forma di tariffazione, facendo pagare ai loro clienti una
canone fisso per l’accesso al servizio e un prezzo per ciascuna telefonata effettuata.
A ben vedere, si tratta anche stavolta di un prezzo non lineare, in quanto l’esistenza di una componente fissa fa sì che il prezzo unitario diminuisca al crescere delle unità acquistate;
— discriminazione di terzo grado: a differenza della discriminazione di primo grado, in questo caso le
informazioni di cui il monopolista dispone non sono così dettagliate da permettergli di conoscere la
disponibilità a pagare di ogni consumatore, ma sono comunque tali da consentirgli di suddividere il
mercato in differenti segmenti, ciascuno dei quali caratterizzato da un differente disponibilità. Il prezzo
pagato dal singolo consumatore, quindi, varia in funzione della sua appartenenza a un segmento piuttosto che a un altro.
Un esempio potrebbe essere quello degli sconti al cinema o al teatro: spesso vengono fissati prezzi diversi a seconda della fascia di età, come avviene per bambini o per anziani, che hanno una minore
capacità di pagare e quindi beneficiano di sconti, o a seconda del reddito percepito (studenti e militari).
Rispondi alle seguenti domande:
1 • Perché la discriminazione di prezzo è più frequente nella vendita di servizi piuttosto che di prodotti?
2 • Perché uno sconto sulla quantità rappresenta una forma di prezzo non lineare?
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