Il dolore: riconoscimento, valutazione e gestione. Quali farmaci per la terapia del dolore? Antonella Goisis MD Bergamo, 14 maggio 2016 Le premesse Application of a WHO protocol on medical therapy for oncologic pain in an internal medicine hospital. Goisis A1, Gorini M, Ratti R, Luliri P. Abstract Pain symptomatology is present in 60% - 80% of patients affected by advanced cancer, but in most cases it is not adequately treated. Our series, composed of 45 patients affected by cancer in an advanced stage, demonstrates how the application of common concepts of pharmacotherapy, standardized according to a sequential scheme proposed by the WHO, makes it possible to reach total control (in 24.4% of our cases) or only slight residual persistence (in 68.8% of our cases) of pain from cancer, with scarce side effects that are easily controlled with symptomatic therapy. According to the type of pain, its behavior in relation to the therapy effected and any previous pharmacologic treatment, the proposed pharmacologic scheme foresees, as the first step, the use of non-narcotic drugs, eventually associated or substituted with weak narcotics or finally with strong narcotics. Attention is given to modulation of the administration, to guarantee an analgesic effect throughout the day, thus preventing the pain. Irrespective of the analgesic scheme employed, it is more effective if patients affected by chronic oncologic pain (who present an important emotional component) are treated contemporaneously with anxiolytic and antidepressive drugs and those in which nerve structures are involved are treated with steroids. In conclusion, pain of an oncologic patient in an advanced stage can almost always be alleviated or often eliminated by the rigorous application of therapeutic concepts well known by physicians but for various reasons often neglected in clinical practice. Tumori. 1989 Oct 31;75(5):470-2. SICP – FCP La legge 15 marzo 2010, n. 38 "Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore" è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 65 del 19 marzo 2010 “ . . . una conquista di civiltà. . . ” Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore Art. 1. (Finalità) 1. La presente legge tutela il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore. Definiamo il dolore... "Il dolore può essere definito come una sensazione spiacevole e un‘ esperienza emotiva dotata di un tono affettivo negativo, associata ad un danno tissutale potenziale o reale e comunque, descritta in rapporto a tale danno“ (IASP – International Association for the study of Pain)) Dolore acuto Il dolore acuto rappresenta un campanello d’allarme sulla presenza di stimoli pericolosi o potenzialmente tali nell'ambiente o nell'organismo stesso. È un dolore definire “utile”. che potremmo Prima di essere affrontato e trattato va capito, interpretato e inserito nel corretto nesso eziopatogenetico per un adeguata, quando possibile, terapia della patologia causale. Dolore cronico •Il dolore cronico, anche se causato da un evento acuto, si caratterizza nel tempo come “malattia”, è una malattia a sé stante, con elementi patogenetici autonomi, aspetto clinico tipico, approccio terapeutico definito. •Persiste nel tempo, genera depressione, ansia, insonnia e altri disturbi emotivi. •Ha un forte impatto sulla vita di relazione e sugli aspetti psicologici e sociali; e’ un dolore “inutile e potenzialmente dannoso” . Dolore come malattia …..la trasformazione da difesa a offesa…. Il Dolore è Fisiologico quando rappresenta una corretta risposta di adattamento, essenziale per evitare danni tissutali Diventa Patologico quando vi è un’alterata risposta di adattamento ad un insulto tissutale, nervoso o non nervoso Mannion & Woolf, The Clinical Journal of Pain, 2000 Circolo vizioso del dolore non trattato Dolore Limitazioni sociali Diminuita autonomia Comportamenti limitanti Mobilità ridotta Stato funzionale alterato Il dolore cronico..... UNA EPIDEMIA SILENZIOSA Popolazione italiana colpita da dolore cronico 15 milioni !!! Dolore non oncologico 87% Dolore oncologico 13% Può sembrare artificioso differenziare l’approccio al dolore dei pazienti oncologici e non oncologici, poiché la sindrome dolorosa non è caratterizzata da sostanziali differenze dal punto di vista fisiopatologico. In realtà, questo approccio è indispensabile poiché, pur essendo identico l’obiettivo primario di controllare l’intensità del dolore percepito, gli obiettivi di cura e l’approccio terapeutico si rivelano assai diversi. Nel dolore cronico non oncologico, obiettivo prioritario è la riduzione dell’impatto del dolore sull’autosufficienza e sulle attività e relazioni quotidiane, in altre parole la riduzione della disabilità. Lo stesso risultato è perseguibile nel dolore che si presenta nella fase iniziale della malattia oncologica, mentre nell’ambito delle cure palliative, in pazienti destinati a morire nell’arco di pochi mesi, il tentativo di ridurre la disabilità è per lo più vano, poiché la capacità di svolgere i normali atti della vita quotidiana va continuamente riducendosi a causa della progressione della malattia. Non è più possibile riferirsi, in questa fase, solo alla qualità della vita, ma è necessario orientare l’assistenza verso una qualità della morte. Risulta indispensabile instaurare un’adeguata relazione di cura con il malato, ed è essa stessa la prima terapia: un flusso bidirezionale di informazioni ed esperienze tra due persone che si aiutano reciprocamente, per raggiungere al meglio un obiettivo comune. La relazione di cura inizia con il chiedere al malato se ha dolore (se aspettiamo che sia lui a dircelo è già troppo tardi) e con il credere sempre al dolore che ci segnala !!! LE CAUSE DEL DOLORE CRONICO NON ONCOLOGICO Osteoartrosi 34 Ernia al disco 18 Traumatismi 12 Artrite Reumatoide 8 Emicrania 7 Frattura/deterioramento spinale 6 Danno nervoso 4 Danno Cartilageneo 4 Colpo di frusta 4 Chirurgia 3 0 5 10 15 20 25 30 35 40 Il dolore cronico sconvolge la vita delle persone 0% Lavoro Perso 5% 10% 15% 20% 25% 30% 17% Cambio di Responsabilità al Lavoro Cambio di Lavoro Diagnosi Depressione Breivik H. et al. Survey of chronic pain in Europe: Prevalence, impact on daily life, and treatment European Journal of Pain, 2006 28% 20% 22% Il dolore cronico ha un impatto significativo sulle attività quotidiane 56% Dormire 9% Fare esercizio 23% Alzarsi 23% 50% 49% 42% Compiere i lavori domestici 12% 40% Camminare 7% Partecipare alle attività sociali 34% 14% Meno capace Non più in grado 24% Attività sessuale 19% Mantenere relazioni con famiglia e amici 22% 5% 0% 10% 20% 30% Breivik H. et al. Survey of chronic pain in Europe: Prevalence, impact on daily life, and treatment European Journal of Pain, 2006 40% 50% 60% THE PAINFUL TRUTH La gestione del dolore cronico in Europa La campagna Painful Truth è sponsorizzata da Boston Scientific Ltd. DINNM0060EA / NM-114704AA_JAN2013 The Painful Truth Campaign 2013 La campagna “Painful Truth” è stata lanciata per migliorare la conoscenza dei problemi affrontati da chi soffre di dolore cronico non oncologico. L’obiettivo è migliorare le modalità di diagnosi e l’accesso a opzioni terapeutiche innovative e con un buon rapporto costoefficacia. Importanti associazioni europee si sono riunite per sostenere questa ricerca e per incoraggiare tutti a fare qualcosa. L’indagine “Painful Truth” non solo approfondisce l’impatto del dolore cronico sulle vite dei soggetti affetti, ma mette anche in luce i limiti delle cure somministrate e le esigenze insoddisfatte nell’ambito della gestione del dolore. The Painful Truth Campaign 2013 Interviste nel Maggio 2012 in Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito 1.010 adulti, età 18 - 64 anni, con dolore cronico (durata ≥6 mesi, escluso dolore oncologico) Il 57% del campione costituito da donne The Painful Truth Campaign 2013 L’Europa soffre… In Europa, il dolore cronico colpisce 1 adulto su 5. In media, i soggetti convivono con il dolore cronico per un periodo che arriva fino ai 7 anni. Il 68% dei partecipanti all’indagine prova dolore per più di 12 ore al giorno nonostante le terapie. Quasi un terzo dei pazienti afferma di avere ricevuto poche informazioni sulle nuove opzioni per una gestione migliore del dolore. TRATTARE IL DOLORE Per impostare una terapia antalgica efficace vi sono tre criteri guida che permettono di affrontare la scelta del farmaco in modo razionale. 1 L’introduzione, da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (OMS), della “scala” per il trattamento del dolore oncologico ha, in un certo senso, condizionato anche il trattamento farmacologico del dolore cronico non oncologico. La scala OMS, sebbene possa essere vista come un percorso da compiere, e’ in realta ‘ piu’ un modello di approccio, in cui il farmaco e la sua potenza antalgica vengono correlati all’intensita’ del dolore; essa rappresenta sostanzialmente un metodo per rapportarsi al dolore e alla sua intensita’ per la scelta dei farmaci. 2 Una seconda guida alla scelta della terapia puo’ derivare dalla letteratura e, quindi, dai lavori scientifici che mostrano l’efficacia di alcuni farmaci in precise patologie dolorose. Un esempio e’ dato dalla nevralgia essenziale del trigemino, dove tutta la letteratura e’ concorde nel consigliare l’impiego di carbamazepina e nel dichiarare il fallimento terapeutico degli analgesici periferici e centrali. 3 Il terzo criterio che puo’ contribuire a una scelta terapeutica razionale e’ la conoscenza dei meccanismi fisiopatologici che sottendono all’origine del dolore. Questo percorso e’ in genere applicabile quando la diagnosi e’ particolarmente accurata e permette di identificare i meccanismi periferici e centrali. La strategia terapeutica che rimane una pietra miliare nel trattamento del dolore cronico è quella proposta nel 1986 dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, la cosiddetta Analgesic Ladder e alla quale le altre linee-guida prodotte da varie Agenzie e Società Scientifiche fanno comunque riferimento. Essa consiste nell’utilizzo di Farmaci Antiinfiammatori Non Steroidei (FANS) e Paracetamolo nel dolore lieve (farmaci del primo gradino), di “oppioidi per il dolore lieve-moderato” o “oppioidi deboli” per il dolore lieve-moderato (farmaci del secondo gradino), associati o meno a farmaci del primo, e “oppioidi per il dolore moderato-severo” o “oppioidi forti” per il dolore moderato-severo (farmaci del terzo gradino), associati o meno a farmaci del primo. Ciò che caratterizza gli oppioidi del secondo gradino (analogamente ai FANS e al paracetamolo), è la presenza dell’ effetto-tetto, ossia di un dosaggio massimale di farmaco oltre il quale peggiora l’indice terapeutico in quanto, in assenza di effetto terapeutico aggiuntivo, aumentano, per contro, gli effetti collaterali. La scala analgesica OMS a tre gradini nella sua formulazione originale Trattamento del dolore secondo le linee guida Dolore Severo 3 (NRS 7-10) Dolore Moderato (NRS ≤3) +/- adiuvanti Il trattamento con oppioidi forti, immediatamente dopo i Oppioidi deboli FANS, è efficace e ben tollerato +/- adiuvanti Raccomandato dalle linee guida ESMO,EAPC,SIGOT 2 (NRS 4-6) Dolore Lieve Oppioidi forti 1 Non-oppioidi +/- adiuvanti Nel corso degli anni sono state effettuate alcune osservazioni critiche alla Scala WHO, e la stessa WHO ha identificato del tutto recentemente aree passibili di ulteriore verifiche scientifiche. • In primo luogo, se ne è stigmatizzato l’utilizzo schematicamente “progressivo”: secondo questa prospettiva critica, un paziente che si presenti con dolore severo, non necessariamente deve “passare” sequenzialmente attraverso tutti e tre gradini, ma è stato suggerito che possa assumere farmaci del secondo e terzo gradino fin dall’esordio, a dosaggi opportuni, in base all’intensità del dolore. • Un attacco ancora più radicale portato alla strategia nel suo complesso è rappresentato dall’accusa di essere costruita solo in base all’intensità del dolore, e non ai meccanismi patogenetici dai quali è provocato. Bisogna affermare, però, che tale critica non appare del tutto fondata, in quanto la scala prevede, in ciascun gradino della stessa, il possibile utilizzo di farmaci adiuvanti, proprio in funzione del meccanismo doloroso sottostante. Quando utilizzare i fans ? Nel dolore acuto e cronico, lieve moderato, di natura infiammatoria I FANS formano un gruppo assai numeroso di farmaci che, pur avendo caratteristiche chimiche assai differenti, inducono gli stessi effetti generali: anti-infiammatorio, analgesico, antipiretico. I FANS rappresentano il primo livello della scala analgesica proposta dall’OMS. Un aumento del dosaggio generalmente non produce un corrispondente effetto analgesico, ma aumenta i rischi di effetti collaterali. In caso di insoddisfacente risposta antalgica, o comunque in presenza di un’intensità del dolore molto elevata, è necessario ricorrere all’associazione o alla sostituzione con un oppiaceo. Non hanno una provata efficacia nel dolore neuropatico e misto. Dolore lieve-moderato: i farmaci analgesici di prima scelta • Analgesici periferici antinfiammatori: possono essere utilizzati in fase di valutazione e per brevi periodi in numerose sindromi algiche in cui prevale un processo infiammatorio. La lunga durata d’azione ne consiglia la somministrazione giornaliera. • Paracetamolo: al giusto dosaggio rappresenta l’analgesico di prima scelta, soprattutto nelle forme di dolore lieve e continuo. • Paracetamolo-codeina : spesso sottodosato… • Tramadolo e associazione paracetamolo-tramadolo Note AIFA, 2009 Un effetto analgesico si ottiene in genere in una settimana, per un effetto antinfiammatorio completo (anche dal punto di vista clinico) servono spesso anche 3 settimane. Se trascorso questo tempo non vi sono risultati, e bene tentare con un altro farmaco. Nota 66 AIFA G. U. n° 197 del 24-8-2012 • FA N S E C O X I B VA N N O U T I L I Z Z AT I N E L T R AT TA M E N TO S I N TO M AT I C O ALLA DOSE MINIMA EFFICACE PER IL PERIODO PIÙ BREVE POSSIBILE. • T U T T I I FA N S S O N O A S S O C I AT I A TO S S I C I TÀ GASTROINTESTINALE G R AV E , C O N R I S C H I O M A G G I O R E P E R G L I A N Z I A N I E S O N O C O N T R O I N D I C AT I N E L LO S C O M P E N S O C A R D I A C O G R AV E . • I C O X I B S O N O C O N T R O I N D I C AT I NELLA C A R D I O PAT I A ISCHEMICA , NELLE PATO LO G I E ARTERIOSE PERIFERICHE, N E L LO SCOMPENSO C A R D I A C O M O D E R ATO E G R AV E . Quando utilizzare gli analgesici oppiacei? Nel dolore acuto e cronico moderato-severo Quando gli analgesici minori sono inefficaci Quando non è possibile somministrare analgesici minori per un lungo periodo, per incidenza di effetti collaterali o per la presenza di patologie concomitanti che ne limitano l’uso Nelle patologie scheletrico degenerative dell’apparato Nel dolore neuropatico Nel dolore post operatorio e in riabilitazione Nel dolore oncologico muscolo Gli oppioidi sono i farmaci di riferimento per il controllo del dolore cronico moderato-severo Sicuri Maneggevoli Oggi facilmente prescrivibili Efficaci WHO 2007; 2G.U. 19 marzo 2010, n. 65 Dolore moderato-grave: i farmaci analgesici di prima scelta In pazienti con dolore moderato-grave l’impiego dei farmaci oppiacei e’ fondamentale e deve essere personalizzato per ciascun paziente . Tipo di oppiaceo, dosaggio e formulazione dovrebbero essere valutati di volta in volta. E’ noto come nel dolore cronico la risposta al farmaco oppiaceo sia particolarmente soggettiva, così come la comparsa di effetti collaterali indesiderati talvolta intollerabili. La scelta, quindi, deve essere ponderata sia nel periodo di titolazione iniziale, sia nel lungo periodo della cura. La terapia con oppiacei dovrebbe costituire una parte di un piano terapeutico complesso, dove si dovrebbero individuare tutte le altre risorse terapeutiche disponibili, dall’intervento percutaneo miniinvasivo alla riabilitazione, alle terapie comportamentali, al supporto psicologico e altro ancora. Se nei pazienti in eta’ avanzata ci si puo’ permettere di affidarsi esclusivamente a una terapia con oppiacei adeguatamente prescritta, nel paziente giovane e socialmente attivo si dovrebbe agire in ogni direzione possibile. La collaborazione tra MMG e specialista del dolore e’ auspicabile per poter garantire la continuita’ di cura e ovviamente il successo terapeutico con il minimo rischio possibile. Da cosa nasce l’oppiofobia ? SCARSA conoscenza dei famaci PAURA della dipendenza PAURA della riduzione della vita TOLLERANZA RICETTAZIONE Continua richieta del paziente ad adeguare la dose..... Talvolta, siamo noi medici gli inadeguati … Miti da sfatare Depressione respiratoria Nausea e vomito Deficit intellettivi Alterazioni dell’umore Stipsi Alterazione della funzione cardiovascolare Azione sull’apparato genito-urinario Effetti neuroendocrini Prurito Sindrome da astinenza CRONISTORIA DEL RISCHIO DI COMPLICANZE E ABUSO (O ALTRO) NEI PAZIENTI CON DOLORE PERSISTENTE Nel corso degli anni Settanta era comune pensiero che i pazienti sofferenti di dolore persistente di natura non oncologica e sottoposti a trattamento con oppiacei, dovessero inevitabilmente sviluppare dipendenza. Questa convinzione, avvalorata dagli studi di Kolb (1925) e Rayport (1954), inizio’ a vacillare negli anni Ottanta, quando alcuni autori evidenziarono che, in presenza di benefici clinici accettabili, i rischi di una tossicodipendenza in seguito a trattamento con oppiacei erano minimi o pressoche’ nulli. Ipotesi avvalorate dai primi lavori nel 1990 in doppio cieco sul DCNO (Dolore Cronico Non Oncologico) e in particolare dagli studi di McQuaid (1999) che affermavano che l’uso medicale degli oppiacei non creava dipendenza qualora fosse presente dolore. Infatti, se in situazione di dolore si somministra un oppiaceo, questo si alloca tutto sui recettori siti nel corno dorsale pronti a modulare l’input doloroso; in caso contrario l’oppiaceo va a interferire sul sistema dopaminergico a livello del nucleo accumbens con il rischio di innescare meccanismi che portano alla tossicodipendenza. Gli studi piu’ recenti sull’efficacia della terapia con oppiacei nel breve e nel mediolungo termine hanno prodotto evidenze differenti, attribuibili fondamentalmente alla scarsa numerosita’ della popolazione trattata. Purtroppo a livello italiano non esistono pubblicazioni sull’argomento, ne e’ presente un osservatorio nazionale o regionale. Addiction? Rara nei pazienti con dolore Out of 11.882 pts treated with opioids, only 4 cases (0.03%) of documented addiction in patients without previous history of addiction … Autore Porter et al Brozovic et al Schug et al Sun et al Perry et al Pegelow Ripamonti C et al, Critical Reviews in Oncology/Hematology 2009 Drayer et al. J Pain Sympt Contr 1999 % 4/11882 0.03 0/ 610 0.0 1/ 550 0,2 0/ 538 0.0 0/ >10.000 0.0 1/ 510 0.2 N. pz Antagonisti degli oppiacei Naloxone (Narcan) E’ antagonista su tutti i recettori. Ha una emivita di circa 1-2 ore, l’effetto si ottiene già dopo 1, 2 min. Già a dosi di 1 mg sopprime l’azione degli oppiacei. Utilizzato nelle sindromi da overdose da oppiacei. La sua breve emivita rende necessaria la somministrazione ripetuta, in casi di avvelenamenti gravi. Naltrexone (Antaxone, Nalorex, Narcoral) Emivita più lunga, quindi basta una sola somministrazione. Può essere utilizzato nei tossicodipendenti come misura preventiva nei confronti di recidive. LOMBALGIA La prescrizione precoce di oppioidi non aumenta il rischio di uso cronico . La prescrizione precoce di oppioidi non sembra aumentare il rischio di impiego a lungo termine di questi farmaci nei soggetti con problemi alla schiena. Secondo un recente studio retrospettivo condotto su 123.000 soggetti, infatti, quelli con dolore lombare che avevano ricevuto oppioidi entro un mese dalla comparsa dei sintomi presentavano minori probabilità di fare uso di questi farmaci per più di tre mesi, come confermato dall’autrice Sara Heins della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora. Non è comunque possibile individuare le categorie a minor rischio: contrastare rapidamente il dolore potrebbe di fatto impedire al paziente di sviluppare dolore cronico, ma è anche possibile che intervenga qualche fattore interferente. Alcune linee guida, di fatto, sconsigliano la prescrizione di oppioidi per i pazienti con dolore muscoloscheletrico cronico non grave nelle prime sei settimane susseguenti ad un trauma diretto. Prescrivere oppioidi prima di comprendere realmente la ragione alla base del dolore del paziente potrebbe essere un indicatore di una scarsa qualità assistenziale in generale. Se un paziente si presenta lamentando dolore e non sono presenti cause evidenti, probabilmente non è opportuno prescrivere oppioidi prima di effettuare la diagnosi. Lo studio comunque mette in dubbio le linee guida che sconsigliano la prescrizione precoce di oppioidi per ridurne il rischio di impiego cronico: i fattori che rientrano nel processo decisionale per la prescrizione di questi farmaci sono molteplici, ma secondo i ricercatori non sono disponibili evidenze a supporto dell’attesa di un numero di settimane predeterminato. Fonte: Inj Prev online 2015 Una buona notizia: cresce in Italia l’uso di farmaci analgesici oppiacei, che hanno fatto registrare un aumento del 26% tra il 2012 e il 2014. A segnalarlo è la relazione sulla legge 38/2010 sulle cure palliative e la terapia del dolore trasmessa al Parlamento dal Ministero della Salute. Per quanto riguarda il consumo di farmaci analgesici oppiacei permane un trend di crescita positivo. In particolare, in alcune regioni quali Valle d’Aosta, Lombardia, la Provincia Autonoma di Trento, Lazio, Marche, Molise, Puglia e Sardegna, la percentuale di crescita della spesa relativa al consumo di farmaci oppioidi nel triennio2012–2014 supera il 30%. A livello nazionale l’incremento della spesa farmaceutica di questa categoria di farmaci, sempre dal 2012 al 2014, si attesta intorno al 26%. Alla luce dei dati è dunque ipotizzabile un utilizzo appropriato dei farmaci per la terapia del dolore. Tra i risultati più significativi, la relazione sottolinea il trend decrescente del numero di pazienti deceduti in un reparto ospedaliero per acuti. Il dato registrato nell’anno 2013 è pari a 44.725 pazienti deceduti con diagnosi primaria o secondaria di neoplasia nei reparti per acuti rispetto a 47.537 nell’anno 2012. Misure terapeutiche generali per il controllo degli effetti collaterali da oppiacei Ridurre la dose o sospendere temporaneamente l’oppiaceo. Idratare il paziente. Ridurre le associazioni con farmaci interagenti, ad es. BDZ, antidepressivi, antiepilettici. Somministrare farmaci sintomatici ad es. lassativi, antiemetici. Cambiare via di somministrazione dell’oppiaceo, cambiare oppiaceo, cambiare entrambi (SWITCH = rotazione). Rotazione degli oppioidi Qualora gli effetti collaterali non siano controllabili adeguatamente ed ostacolino eventuali incrementi delle dosi per un completo controllo del dolore, è necessario cambiare il tipo di oppioide, via di somministrazione o entrambe le cose. E’ importante rilevare che una buona idratazione che favorisca la rimozione dei metaboliti attivi della morfina (M3G e M6G) è spesso sufficiente a controllare i più comuni effetti collaterali. Dolore lieve-moderato-grave: i farmaci “adiuvanti” Una volta costruito un piano terapeutico con i farmaci analgesici, e’ sicuramente opportuno valutare la sinergia e la complementarita’ dei cosiddetti farmaci adiuvanti. CORTICOSTEROIDI Hanno effetti positivi sull’appetito, l’umore e la cachessia. Sono efficaci nella compressione di nervi e nella distensione di visceri (4-8 mg di desametasone, 16-32 di metilprednisolone, 20-40 di prednisone per 3/die) e nell’ipertensione endocranica (10-20 mg di desametasone; 40-80 mg di metilprednisolone iv ogni 6 ore per i primi giorni). ANTIDEPRESSIVI Sono utili nel dolore neuropatico. Gli SSRI e i NRI (paroxetina, citalopram, duloxetina, venlafaxina, ecc.) hanno minori effetti collaterali rispetto ai triciclici (amitriptilina, ecc.), che restano comunque molto efficaci. ANTICONVULSIVANTI Sono efficaci nel dolore neuropatico (per esempio gabapentin e pregabalin), anche in associazione con antidepressivi, soprattutto se il dolore è lancinante tipo scarica elettrica NEUROLETTICI Hanno effetto ansiolitico e, a basso dosaggio, controllano efficacemente nausea e vomito da oppioidi in sinergia con altri antiemetici (per esempio aloperidolo). BIFOSFONATI Sono utili, nella formulazione iniettabile, nel dolore da metastasi ossee (per esempio acido zolendronico e pamidronico). ORMONI Il medrossiprogesterone migliora l’appetito, la forza e la performance. Utile nella cachessia neoplastica. D.E.I. (Dolore Episodico Intenso) • Episodi dolorosi che emergono in una situazione di dolore ben controllato dalla terapia analgesica cronica (ad orari fissi). • E’ caratterizzato da: insorgenza rapida, elevata intensità, breve durata (durata media di circa 30 minuti). Breakthrough cancer pain: D.E.I. (BTcP) : Il trattamento ideale: Caratteristiche del trattamento ideale del BTcP:1,2 Efficace Veloce esordio d’azione Breve durata d’azione Eventi avversi minimi Facile da somministrare da parte del paziente o di chi ne ha cura 1. Zeppetella & Ribeiro. Expert Opin Pharmacother 2003; 2. Simmonds. Oncology 1999 Farmaci per il DEI Il BTcP può essere trattato con oppioidi orali a rapido rilascio o con preparazioni di fentanyl transmucosale o intranasale. In alcuni casi queste formulazioni sono da preferire perché consentono una più rapida insorgenza dell’analgesia rispetto alle preparazioni orali a rapido rilascio ed hanno una minor durata d’azione (raccomandazione positiva forte). Le formulazioni a rilascio immediato con breve emivita dovrebbero essere somministrate 20-30 minuti prima di manovre considerate potenzialmente dolorose (raccomandazione positiva debole). Considerazioni In un recente passato si consigliava una scelta farmacologica empirica, ovvero “per tentativi”. Oggi si cerca si attuare scelte piu’ ragionate. Si e’ stabilito che l’intensita’ del dolore rappresenta un primo criterio di scelta relativamente alla potenza dei farmaci analgesici a disposizione, cosi come il tipo di paziente e le sue patologie sottostanti. Le criticita’ della scelta stanno nella personalizzazione del farmaco oppiaceo, nella definizione del giusto dosaggio e nelle modalità di impiego dei farmaci adiuvanti, che in alcuni casi, modificano il risultato antalgico in modo sostanziale. Per ultimo e’ fondamentale che il paziente sia seguito nel tempo all’interno di un piano di cura preciso e adattabile alle diverse modificazioni della patologia. Inoltre . . . Si invia allo specialista algologo il paziente che: • Non raggiunge o raggiunge parzialmente gli obiettivi prefissati dopo un periodo di tempo ritenuto adeguato (30-45 giorni). • Presenta dolore cronico non oncologico in corso di terapia continuativa con oppiacei per il dolore forte. • Desidera la visita algologica per sindrome ansiosa giustificata. • Presenta un quadro clinico che genera nel MMG dubbio/paura/incertezza per cui il MMG richiede la visita algologica per conferma/supporto. In caso di dolore non responsivo al trattamento con i farmaci indicati nella scala OMS, è necessario ricorrere a pratiche specialistiche specifiche; queste condizioni si presentano nel 520% dei casi. In alcune patologie particolari (pancreas/trigemino) è necessario ricorrere a procedure specialistiche che tendono a modulare o bloccare la trasmissione del dolore con metodiche invasive. Quindi ….. Percorso assistenziale Misuro il dolore Determino il livello Tratto Non tratto Rivaluto QUALE FARMACO USARE ? Il più adatto Con migliore performance nel tempo Che ci permette di ottenere un painrelief nelle 24 ore con minore incidenza di effetti collaterali 10 REGOLE PER L’USO ANALGESICI 1) Utilizzare la via orale 2) Somministrare a ore fisse 3) Seguire una sequenza nella somministrazione dei farmaci 4) Individualizzare i trattamenti 5) Dettagliare la posologia 6) Controllare frequentemente i risultati 7) Usare adeguate associazioni farmacologiche 8) Essere a conoscenza delle controindicazioni ed effetti collaterali 9) Impiegare utilmente i farmaci adiuvanti 10) Non usare mai i farmaci placebo Gli errori più frequenti DOSAGGIO TRAMADOLO 5-10 GOCCE OGNI 12 ORE (il dosaggio per un paziente adulto è di 50mg – 100 mg ogni 6-8 ore) EMIVITA ANTALGICA ( attenzione a rispettare le cinetiche dei farmaci) SOMMINISTRARE UN OPPIODE CHE HA UNA EMIVITA DI 6-8 ORE OGNI 12 ORE O UN FARMACO A LENTO RILASCIO AL BISOGNO (es. codeinaparacetamolo, tramadoloparacetamolo, ossicodoneparacetamolo, ossidocone-naloxone, somministrati al bisogno…) EFFETTO TETTO SOLO EFFETTI COLLATERALI E NON TERAPEUTICI Gli errori più frequenti ASSOCIARE OPPIACEI DEBOLI CON OPPIACEI FORTI (esempio classico tramadolo + morfina) ASSOCIARE AGONISTI PARZIALI E AGONISTI PURI rilascio + buprenorfina transdermica) NON TRATTARE IL BTP(DEI) CON ALTRA MOLECOLA perché già in corso trattamento con oppiaceo a lento rilascio INCOMINCIARE NEL PAZIENTE NAIVE UNA TERAPIA ANTALGICA CON FARMACI PREVISTI PER IL BTP (DEI) (fentanyl transmucoso o per inalazione) (ossicodone a lento Gli errori più frequenti Inizio della terapia con FENTANYL TRANSDERMICO in pazienti che non hanno mai assunto oppiacei forti Mancata o errata prescrizione di dose di oppiaceo di soccorso Scarsa informazione a paziente e familiari Rivalutazioni intempestive per dolore non controllato, soprattutto in fase iniziale Errori di dosaggio nella “rotazione” da un oppiaceo ad un altro o da una via di somministrazione ad un’altra (da os a s.c.) Mancato o errato utilizzo di farmaci “adiuvanti Mancata prescrizione di terapia lassativa Ricorda ! 60 MG MORFINA OS/24 ore CORRISPONDONO A : CEROTTO 25 FENTANYL CEROTTO 35 BUPRENORFINA 12 MG METADONE 30 MG OSSICODONE 300 MG TRAMADOLO Dolore cronico.. Quale beneficio dai farmaci ? Il 68% continua ad avvertire il dolore cronico per >12 ore nonostante i trattamenti Il 38% si ritiene mediamente soddisfatto delle terapie farmacologiche 2 su 10 le definiscono inadeguate e insoddisfacenti DOLORE TOTALE L A C O M P L E S S I T À D E L L A M A L AT T I A D O L O R E R E N D E N E C E S S A R I O U N A P P R O C C I O M U LT I D I M E N S I O N A L E , CHE TENGA CO N TO ANCHE DEI BISOGNI PSICOLOGICI, SPIRITUALI E SOCIALI, CHE DEVONO ESSERE C O N S I D E R AT I CON AT T E N Z I O N E E A F F R O N TAT I C O N T E M P O R A N E A M E N T E A L L A C U R A DEL DOLORE FISICO. Il dolore totale Proposte di lettura 1. Il dolore cronico in Medicina generale, 2010 2. Libro bianco sul dolore cronico, 2014 3. Wolkerstorfer A. et al. New approaches to treating pain. Bioorg Med Chem Lett. 2015 Dec 30. pii: S0960-894X(15)30416-9. doi: 10.1016/j.bmcl.2015.12.103. 4. The CDC Guideline for Prescribing Opioids for Chronic Pain, United States, 2016 Trattamento del dolore L'effetto analgesico è uno degli obiettivi più importanti del trattamento in termini di miglioramento della qualità della vita. Il trattamento farmacologico per il dolore comprende analgesici non oppioidi, come salicilati, paracetamolo e FANS, oppiacei e altre classi di farmaci, tra cui antidepressivi e anticonvulsivanti. Wolkerstorfer A. et al. New approaches to treating pain. Bioorg Med Chem Lett. 2015 Dec 30. pii: S0960894X(15)30416-9. doi: 10.1016/j.bmcl.2015.12.103. Farmaci oppioidi imitano le azioni di endorfine interagendo con i recettori oppioidi nel cervello e nel midollo spinale. L’attivazione dei recettori mu degli oppioidi (MOR) nelle vie ascendenti può agire inibendo i segnali nocicettivi. L’aumento dell'effetto sull’attività ascendente dei recettori degli oppioidi può attivare il patway discendente dei percorsi neurali e produrre sollievo dal dolore. Tuttavia, gli oppioidi sono associati con un potenziale di abuso e dipendenza e sono generalmente indicati nel dolore acuto da moderato a grave. Wolkerstorfer A. et al. New approaches to treating pain. Bioorg Med Chem Lett. 2015 Dec 30. pii: S0960894X(15)30416-9. doi: 10.1016/j.bmcl.2015.12.103. La classificazione degli analgesici 'non oppioidi' comprende un insieme di molecole diverse con effetti analgesici, tra cui i FANS, modulatori dei canali ionici voltaggio-dipendenti (VGCC), cannabinoidi, antidepressivi e molto altro ancora. Farmaci non oppiacei per via orale sono raccomandati per il dolore acuto da lieve a moderato e la maggior parte sono disponibili al banco o su prescrizione medica. La terapia con FANS è associata con effetti collaterali potenzialmente gravi, il rischio di questi è aumentato in parallelo all’aumento delle dosi e con l’uso a lungo termine. Wolkerstorfer A. et al. New approaches to treating pain. Bioorg Med Chem Lett. 2015 Dec 30. pii: S0960894X(15)30416-9. doi: 10.1016/j.bmcl.2015.12.103. Quando la fisiopatologia di una condizione medica è multimodale, cioè è in relazione a molteplici cause fisiologiche o mediata attraverso diverse vie, la strategia ottimale può essere di utilizzare un farmaco o una combinazione di farmaci che contribuiscono con meccanismi multipli all’azione terapeutica. In tali situazioni, un razionale approccio multimodale può anche provocare il minor numero di effetti negativi. La maggior parte dei dolori sono multifattoriali in natura a causa dell'anatomia e fisiologia di trasmissione del dolore. Wolkerstorfer A. et al. New approaches to treating pain. Bioorg Med Chem Lett. 2015 Dec 30. pii: S0960894X(15)30416-9. doi: 10.1016/j.bmcl.2015.12.103. Anche il dolore acuto post operatorio risulta sottotrattato e può succedere che anch’esso cronicizzi. L’utilizzo di nuove tecniche analgesiche come l’anestesia regionale ha sicuramente migliorato gli outcome dei pazienti. Per il dolore neuropatico c’è una vasta gamma di molecole disponibili, come: farmaci antiepilettici, analgesici oppiacei, antidepressivi triciclici, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI),inibitori della ricaptazione di serotonina-norepinefrina (SNRI), antagonisti del recettore Nmetil- D-aspartato (NMDA), antagonisti del recettore della colecistochinina, adenosina, acido lipoico, cannabinoidi, isosorbide dinitrato, dronabinol, capsaicina, inibitori delle protein chinasi C, inibitori del’aldolaso reduttasi e modulatori dei recettori VR-1 ma anche combinazioni di alcune classi delle sopra citate. Molti di questi composti sono limitati dalla efficacia marginale e da eventi avversi clinicamente significativi. Wolkerstorfer A. et al. New approaches to treating pain. Bioorg Med Chem Lett. 2015 Dec 30. pii: S0960-894X(15)30416-9. doi: 10.1016/j.bmcl.2015.12.103. I FANS includono molecole con caratteristiche differenti; la principale differenza è in inibitori della COX1 o della COX2. Questi ultimi sono legati a meno effetti collaterali visto che non hanno gli effetti emostatici degli inibitori COX1. I COX2 sono però collegati ad aumento del rischio cardiovascolare. Wolkerstorfer A. et al. New approaches to treating pain. Bioorg Med Chem Lett. 2015 Dec 30. pii: S0960894X(15)30416-9. doi: 10.1016/j.bmcl.2015.12.103. Per quanto riguarda gli oppioidi e i loro effetti collaterali negli ultimi anni sono state sviluppate molecole che consentono il risparmio dell’oppioide . Ad esempio il tramadolo, agisce come oppioide debole e riduce la trasmissione degli impulsi di dolore inibendo la ricaptazione di serotonina e noradrenalina, in modo da indurre un effetto combinato analgesico/adiuvante. Tapentadolo similmente è un nuovo analgesico che combina un effetto agonista sui recettori MOR e l'inibizione della ricaptazione della noradrenalina (NRI) in una singola molecola, e che mostra analgesia potente ed efficace. Wolkerstorfer A. et al. New approaches to treating pain. Bioorg Med Chem Lett. 2015 Dec 30. pii: S0960894X(15)30416-9. doi: 10.1016/j.bmcl.2015.12.103. Gli autori continuano la trattazione parlando anche di altri farmaci che ad esempio agiscono sui canali al sodio, al calcio e al potassio voltaggio dipendenti e antagonisti selettivi del recettore della CRPC- Calcitonin gene-related peptide e molecole attive sui recettori dei cannabinoidi, gli anticorpi monoclonali in fase di sviluppo clinico (es. anti-NGF, anti-IL6 e anti-TNF) e la seconda generazione di agonisti e antagonisti dei recettori vanilloidi (TRPV1) che non causano aumento della temperatura corporea come i predecessori (ci sono al momento disponibili in tutto il mondo patch alla capsaicina e creme per il trattamento del dolore). In conclusione, gli autori sottolineano che la ricerca sui meccanismi alla base dell’origine del dolore ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e che sono in fase di sviluppo nuove molecole che si spera avranno un’azione più efficace delle esistenti e soprattutto con meno effetti collaterali. Wolkerstorfer A. et al. New approaches to treating pain. Bioorg Med Chem Lett. 2015 Dec 30. pii: S0960-894X(15)30416-9. doi: 10.1016/j.bmcl.2015.12.103. PRDM 12 Il gene del dolore l ricercatori dell'Università di Cambridge (Regno Unito) guidati da GeoffreyWoods e Jan Senderek hanno individuato il gene del dolore,PRDM12, aprendo così la strada a nuove terapie.Come riportato da Nature Genetics, la chiave per comprendere meglio come nasca il dolore,gli studiosi l'hanno trovata proprio in chi è incapace di provarlo, perché affetto da Insensibilità Congenita al Dolore (CIPA),una rara condizione per cui una persona non riesce a provare sofferenza fisica. Così,partendo dallo studio di pazienti con questa patologia, nei membri di famiglie non imparentate tra loro, che presentavano mutazioni in entrambe le copie del gene PRDM 12, i ricercatori sono riusciti a identificare 10 diverse mutazioni nel gene PRDM 12.Chi ha queste mutazioni è, dunque, incapace di sentire il dolore fin dalla nascita e non riesce a distinguere tra il freddo e un calore sgradevole, mentre le caratteristiche degli altri sensi rimangono normali. Usando le cellule di topi e uomini senza questa patologia, il team di ricerca ha osservato poi che il gene PRdMl2 è espresso proprio dai recettori del dolore e cellule collegate e che la proteina da esso prodotta è un fattore chiave per la genesi dei nervi collegati alle sensazioni e può essere utilizzata come bersaglio per nuove terapie antidolore. Fonte: Nature Genetics, 2015 Dolore neuropatico diabetico Approvato cerotto alla capsaicina I pazienti con neuropatia diabetica periferica che fanno uso di un cerotto alla capsaicina vanno incontro ad un maggior sollievo dal dolore ed a una migliore qualità del sonno rispetto a coloro che vengono trattati con placebo. Questo dato emerge dallo studio di fase 3 noto come STEP, che accompagna l’ approvazione di questi cerotti sul territorio europeo anche per l’indicazione addizionale del trattamento di pazienti adulti diabetici con dolore neuropatico periferico, da soli o in combinazione con altri antidolorifici. Il cerotto alla capsaicina era già stato approvato nell’Unione Europea per il dolore neuropatico, ma la licenza escludeva i pazienti diabetici. Analogamente, negli USA esso è approvato per il trattamento della nevralgia post herpetica, ma ciò non include i pazienti diabetici. Secondo Malcolm Stoker della Astellas Pharma Global Development, che ha presentato lo studio condotto su 369 pazienti, il cerotto, oltre a portare ai suddetti benefici in termini di livelli di dolore e qualità del sonno, risulta ben tollerato, con profili di sicurezza coerenti con quanto precedentemente rilevato negli studi su soggetti con nevralgia posterpetica e neuropatia da Hiv. Fonte: European Association for the Study of Diabetes 2015 Meeting, ab- stract 64 Agire sul cervelletto riduce il dolore Il cervelletto, oltre alle funzioni di controllo del movimento, ha un ruolo importante nella modulazione del dolore. É quanto emerge da uno studio coordinato da Ferdinando Sartucci, direttore della sezione dipartimentale di Neurologia dell'ospedale Cisanello di Pisa e condotto da Tommaso Bocci, assegnista di ricerca dell'Università di Pisa. La ricerca, pubblicata dalla rivista Restorotive Neurology ond Neuroscìence, - frutto della collaborazione tra gli Atenei di Pisa, Siena, Aalborg (Danimarca) e gli Istituti di ricovero e cura 'Bambino Gesu" di Roma e Policlinico di Milano - ha dimostrato che l'utilizzo della "stimolazione transcranica a corrente diretta" (Tdcs) modifica significativamente la soglia del dolore. Lo studio ha dimostrato che laTdcs può essere efficace nel trattamento del dolore non solo attraverso la stimolazione della corteccia frontale ma anche utilizzando il cervelletto. Fonte: Restorotive Neurology and Neuroscìence, 2015 Programma intensivo riduce dolore e uso degli oppioidi Un intensivo programma di gestione biopsicosociale del dolore cronico ha portato a significative riduzioni sia nei livelli di dolore che nell’impiego di oppioidi in un campione di 118 pazienti. Secondo Bruce Singer, direttore del Chronic Pain and Recovery Center del Silver Hill Hospital di New Canaan ed autore dell’indagine, il 63% dei pazienti che giungono all’osservazione con dolore cronico e in terapia con oppioidi viene dimesso senza questi farmaci e con una riduzione del 25% nei livelli di dolore. Nel programma residenziale proposto, i pazienti con dolore cronico che non hanno risposto alla terapia con oppioidi vengono seguiti per un minimo di 4 settimane e prendono parte ad un’ampia gamma di attività terapeutiche per 12 - 14 ore al giorno. Il programma si svolge eminentemente in gruppo, con attività incentrate sulla costruzione di skill di autogestione per la riduzione del dolore, il miglioramento della funzionalità ed il trattamento di disordini mentali o di dipendenza concomitanti con terapie cognitivo-comportamentali o di altro tipo. Il programma è anche fortemente improntato alla riduzione dell’affidamento sui medicinali ed al miglioramento della qualità della vita del paziente, essenzialmente tornando a porre il controllo del dolore di nuovo nelle mani del soggetto. Fra gli altri risultati, il trattamento porta a significative riduzioni dei livelli di ansia e depressione, nonché del pensiero catastrofista, caratterizzato da ruminazione, magnificazione e sentimento di disperazione. Fonte: American Academy of Pain Management (AAPM) 2015 Annual Meeting SITUAZIONE LEGISLATIVA EUROPEA Il controllo e il monitoraggio del consumo dei farmaci oppiacei da parte dei Governi centrali dovrebbe, di fatto, garantire l’accesso ai pazienti e la possibilita’ per i medici di prescriverli senza disagi o preclusioni. La storia recente sull’uso degli oppiacei nel dolore cronico e’ una storia ricca di progressi, a partire dall’aumento graduale della conoscenza da parte dei medici sulla loro efficacia e sicurezza e dalle modifiche introdotte dai Governi in relazione a precedenti restrizioni legislative e al conseguente migliore accesso da parte dei pazienti alla terapia con oppiacei. Anche se di recente l’accesso ai farmaci necessari alla cura del dolore, in modo particolare in Europa, e’ migliorato, permangono tuttavia attitudini negative che necessitano di strategie di comunicazione e formazione continua. CANNABIS TERAPEUTICA La Cannabis è sicuramente nota a tutti per il suo utilizzo “ludico” e come droga di abuso per le sue proprietà psicotrope sulla regolazione dell’umore e sulla sensazione di benessere che ne deriva, tuttavia negli ultimi anni è tornata in auge per la terapia di alcune forme neurologiche altrimenti non curabili o di difficile trattamento. L’ Istituzione che si è proposta allo studio e soprattutto alla regolamentazione è l’OMC (Office of Medicinal Cannabis) del Ministero della Salute Benessere e Sport Olandese. Solo recentemente il Ministero della Salute Italiano ha emanato un Decreto che inserisce la Cannabis nelle sostanze farmacologicamente attive e ne dispone le regole per la sua prescrizione, preparazione e dispensazione. Indicazioni - Terapia con la cannabis Le più importanti patologie che si possono trattare con l’infiorescenza della Cannabis sono: Disturbi che coinvolgono la spasticità con dolore (sclerosi multipla, lesioni al midollo spinale) Nausea e vomito (risultante dalla chemioterapia, radioterapia e terapia combinata per l’HIV ed Epatite C) Dolore cronico (in particolare dolore neurogenico) Sindrome di Gilles de la Tourette Trattamento palliativo del cancro e dell'AIDS Glaucoma resistente Stimolazione dell'appetito in pazienti affetti da cancro o HIV L'uso di cannabis è indicato solo quando i risultati con i protocolli terapeutici riconosciuti sono insoddisfacenti o quando sono troppi e gravi gli effetti collaterali che si verificano. Tipi di cannabis coltivati e reperibili Attualmente in commercio ci sono tre tipi di Cannabis distinte a seconda della famiglia del vegetale da cui sono tratte 1. Cannabis varietà Bedrocan con un titolo del 19% in THC( Tetraidrocannabinolo ) e meno dell1% in CBD (Cannabidiolo); 2. Cannabis varietà Bedrobinol titolata in 12% in THC e meno dell1% in CBD 3. Cannabis varietà Bediol con il 6% in THC ed il 7,5% in CBD. Prescrizione e ricetta tipo La ricetta per la prescrizione della cannabis ha delle particolarità proprie legate all’attuale legislazione e classificazione. Infatti nella Tabella II, sezione B del decreto stupefacenti (Dpr 309/90), che inserisce i medicinali vegetali, sia di origine industriale che allestiti in farmacia, a base di Cannabis, nelle sostanze stupefacenti, limita la prescrizione a seconda della patologia per la quale è prescritta. Le prescrizioni di preparazioni magistrali sono regolamentate dall’articolo 5 del D.L. 1 febbraio 1998, n. 23, convertito dalla Legge 8 aprile 1998, n. 94 e successive modifiche ed interpretazioni. Le preparazioni magistrali di sostanze vegetali a base di cannabis possono essere allestite dietro presentazione di prescrizione medica non ripetibile. Gli unici prodotti che possono essere impiegati per l’allestimento di tali preparazioni sono le sostanze vegetali esportate dall’Office for Medicinal Cannabis del Ministero della salute, del welfare e dello sport olandese. Si sottolinea che, non avendo tali preparazioni magistrali a base di sostanze vegetali indicazioni terapeutiche autorizzate, devono essere applicate le disposizioni dei commi 3 e 4 del citato articolo 5. Art. 5 -omissis 3. Il medico deve ottenere il consenso del paziente al trattamento medico e specificare nella ricetta le esigenze particolari che giustificano il ricorso alla prescrizione estemporanea. Nella ricetta il medico dovrà trascrivere, senza riportare le generalità del paziente, un riferimento numerico o alfanumerico di collegamento a dati d’archivio in proprio possesso che consenta, in caso di richiesta da parte dell’autorità sanitaria, di risalire all'identità del paziente trattato. 4. Le ricette di cui al comma 3, in originale o in copia, sono trasmesse mensilmente dal farmacista all’ASL o all’azienda ospedaliera, che le inoltrano al Ministero della sanità per le opportune verifiche. INTESTAZIONE MEDICO/STUDIO/STRUTTURA SANITARIA CONSENSO INFORMATO Io sottoscritto/a e residente nato/a a _______________________ a in via il _____________________________________ ______________________ n. ________________ telefono ____________________________ dichiaro di essere stato correttamente informato dal Dott./Dott.ssa. particolare riferimento a: · · · · in merito alla terapia a cui verrò sottoposto, con principi attivi prescritti dosaggio modalità di somministrazione durata del trattamento come da schema terapeutico allegato ed ai potenziali effetti collaterali ed avversi, ed esprimo liberamente il mio consenso al trattamento. Data Firma del paziente Timbro e firma del medico prescrittore Recapito a cui fare riferimento in caso di emergenza _ PIANO TERAPEUTICO Cognome e nome del paziente ( sigla alfanumerica ): ………………… Codice fiscale: ………………………………………….. Data di nascita: ………/……./……….. ASL appartenenza: …….. Provincia: ………………………………….. Regione: ……………………………. Diagnosi: ……………………………………………………………………………………….. …………………………………………………………………………………………………… formulata in data: …………………………………. Medico specialista: ……………………………………………………….. Centro specialistico: ………………………………………………………………. Programma terapeutico: Cannabis flos 19% THC ( Bedrocan) Una cartina da mg. ………….. Numero cartine totali = …………………… Quantità totale mg. ……………………….. Posologia: …………………………………….. Assunzione per via: orale inalatoria Durata del trattamento mesi ……………… Data: timbro struttura FAC SIMILE RICETTA Bustine filtro/cartine/capsule Prescrittore: Cognome e nome N° iscrizione all’ordine dei medici Indirizzo telefono utilizzatore: Codice numerico/alfanumerico – N.B. non nome e cognome data R/ □ Cannabis flos 19% (HTC 19% - CBD <1%) Bedrocan □ Cannabis flos 12% (HTC 12% - CBD <1%) Bedrobinol □ Cannabis flos 6% (HTC 6% - CBD 7,5%) Bediol eccipienti inerti q.b. e se necessari. F.S.A. □ una busta filtro da milligrammi. ……….. e di tali n°……...buste filtro □ una cartina da milligrammi. ……….. e di tali n°……...cartine □ una capsula apribile da milligrammi. ……….. e di tali n°……...capsule Quantità totale cannabis flos milligrammi ……………. S/ □ una busta filtro/capsula apribile ……….. volta/e al giorno da assumersi in decozione per via orale □ una cartina……….. volta/e al giorno da assumersi per inalazione RICETTA NON RIPETIBILE Timbro e firma prescrittore Motivazione della prescrizione ( non indicare la diagnosi) Esempio: specialità non in commercio FAC SIMILE RICETTA olio Prescrittore: utilizzatore: Cognome e nome Codice numerico/alfanumerico – N.B. non nome e cognome N° iscrizione all’ordine dei medici Indirizzo telefono data R/ grammi 5 di: □ Cannabis flos 19% (HTC 19% - CBD <1%) Bedrocan □ Cannabis flos 12% (HTC 12% - CBD <1%) Bedrobinol □ Cannabis flos 6% (HTC 6% - CBD 7,5%) Bediol in olio extravergine di oliva 50ml F.S.A. una soluzione oleosa, secondo metodica indicata nell'articolo scientifico di Luigi L. Romano e Arno Hazekamp, 2013, □ protocollo numero 4 □ protocollo numero 5 S/ assumere ……….gocce pure o diulite ….............volte al giorno per per via orale RICETTA NON RIPETIBILE Timbro e firma prescrittore Motivazione della prescrizione ( non indicare la diagnosi) Esempio: specialità non in commercio Modalità di assunzione I metodi di somministrazione raccomandati sono due: orale ed inalatorio. Gli effetti farmacologici sono più rapidi ed intensi, ma meno prolungati, se la somministrazione avviene per inalazione. Entrambe le metodologie prevedono il riscaldamento della Cannabis, operazione fondamentale per l’attivazione dei cannabinoidi contenuti nei derivati vegetali. 7.1 Assunzione per via orale 7.1.1 Decozione con buste filtro Per comprendere correttamente la ragione delle modalità di assunzione è bene sapere che l’infiorescenza di Cannabis, per poter rilasciare il proprio principio attivo, deve essere riscaldata sopra i 90° C. Per questo viene preparata come un tè anche se si tratta più precisamente di un decotto. Bedrocan ( Cannabis flos 19% HTC ) è la varietà più adatta per la preparazione del decotto. Preparazione: • Bollire 200 ml circa di acqua in un tegame con il coperchio. • Aggiungere una busta filtro di cannabis medicinale secondo quanto prescritto dal medico. • Abbassate il fuoco e lasciate la busta filtro sobbollire dolcemente per 15 minuti con il coperchio ancora sul tegame. • Prendere il decotto dal fornello e versare direttamente in tazza. La comodità di avere la busta filtro evita di dover colare il tè. • Bere il decotto ben caldo. Si può aggiungere zucchero, sciroppo o miele per migliorare il gusto. Il rapporto tra acqua e droga deve essere di 1000:1 cioè in un litro d’acqua un grammo di droga. Al posto dell’acqua, per chi lo gradisce, si può usare il latte intero come solvente, con le stesse modalità. 7.1.2 Olio L'assunzione va indicata dal medico prescrittore ed effettuata concentrata o diluita ed assunta direttamente per via orale. 7.2 Assunzione per via inalatoria L'inalazione agisce più in fretta e il suo effetto è più forte del decotto. Inoltre, il dosaggio è più facilmente regolabile. L’apparecchio vaporizzatore specifico sopra illustrato è il Volcano ed ha la funzione di nebulizzare la cannabis per uso inalatorio In letteratura la posologia si riferisce generalmente al solo contenuto in mg di THC, pur sapendo che il fitocomplesso comprende altri principi attivi che possono influire sull’effetto farmacologico. La scelta della via di somministrazione influisce notevolmente sulla farmacocinetica e sulla farmacodinamica del prodotto: la via inalatoria comporta un rapido assorbimento dei principi attivi ed una rapida comparsa dell’effetto (circa in 15 minuti). I picchi ematici sono elevati e l’eliminazione rapida. Se assunta oralmente, invece, la cannabis manifesta i suoi effetti dopo 30-90 minuti raggiungendo il massimo dopo due o tre ore. L’effetto si prolunga per altre 4-8 ore. L’eliminazione è graduale. In entrambi i casi, si consiglia di iniziare con dosaggi bassi e attendere due settimane prima di valutare una variazione della posologia. Si raccomanda di non “fumare” i prodotti in quanto la combustione determina una notevole perdita di principi attivi (fino al 40%). Bedrocan e Bedrobinol sono disponibili in forma di punte di fiori secchi (flos). Bediol è fornito sotto forma di granuli. Tutte le tre varietà possono essere usate per fare il decotto o inalate attraverso il vaporizzatore. Date le caratteristiche chimico-fisiche dell’HTC, in quanto scarsamente solubile in acqua, è possibile sostituire l’acqua con il latte o con altro veicolo lipofilo. In questo caso è possibile assumere il liquido anche freddo in quanto il principio attivo non si deposita sulle pareti del contenitore. Quale è il dosaggio della Cannabis Flos? La posologia dei derivati della Cannabis è estremamente variabile e dipende da numerosi fattori che concorrono a determinare il dosaggio. Tra i fattori più rilevanti vi sono: · · · · · · Sesso, età e peso del paziente Natura della patologia Tipo e gravità dei sintomi Risposta individuale Terapie concomitanti Via di somministrazione Perciò il dosaggio deve essere deciso dal medico, valutando caso per caso. Il produttore raccomanda di iniziare con la dose più bassa possibile, senza però indicare specificatamente quale possa essere. In letteratura i dosaggi utilizzati nelle sperimentazioni possono variare notevolmente in base principalmente alla patologia indagata ed al tipo di materia prima utilizzata (pianta secca, estratti fluidi, THC puro ecc). Non è perciò possibile stabilire un protocollo di impiego. E’ fondamentale ricordare che i cannabinoidi sono liposolubili e si accumulano nel tessuto adiposo che li rilascia lentamente. Questo fa sì che le prime somministrazioni possano sembrare inefficaci, tuttavia il successivo rilascio di principi attivi da parte del tessuto adiposo innalza la frazione attiva circolante. È perciò consigliabile iniziare con dosaggi bassi somministrandoli per 7-10 giorni prima di variare il dosaggio. La tabella seguente riporta alcune indicazioni su possibili dosaggi in relazione alle varie patologie, tuttavia è fondamentale ricordare che questi dosaggi sono puramente indicativi e che è sempre fondamentale la valutazione dell’efficacia del farmaco sul paziente. INDICAZIONE TERAPEUTICA SNC: spasticità da para/tetraplegia, danno spinale, SLA, Corea di Huntington, morbo di Parkinson, ecc. Sclerosi multipla Malattia di Alzheimer Emicrania, emicrania a grappolo Paura/ansia, stress posttraumatico, depressione Disturbi del sonno, apnee notturne Sindrome di Tourette Dolore cronico: dolore neuropatico, artrite, dolore fantasma Fibromialgia Terapia combinata con oppioidi BPCO, asma Malattie infiammatorie intestinali croniche: morbo di Crohn, colite ulcerosa, colon irritabile, enteropatia da glutine Nausea, vomito da chemioterapia Anoressia, cachessia Incontinenza urinaria, disturbi vescicali DOSE THC Da 10 mg a 20 mg/die. QUANTITA’ DI BEDROCAN (19% THC) Da circa 50 mg/die a circa 100 mg/die Da 5-10 mg/die fino a 25 mg/die Da 2,5 mg alla sera fino a 5 mg 2 v. al dì Singola dose da 5 mg durante l’attacco Da 2,5 mg a 7,5 mg/die Da circa 25 mg/die a circa 130 mg/die Da circa 15 mg/die a circa 25 mg 2 v. al dì Circa 25 mg in singola dose Da circa 15 mg a circa 40 mg/die Da 2,5 mg a 10 mg/die Da 10 mg a 20 mg/die Da 10 mg poi aumentare settimanalmente di 2,5 mg fino a 70 mg/die Da 2,5 mg poi aumentare settimanalmente di 2,5 mg fino a 15 mg/die Da 10 mg a 20 mg/die 3-4 mg 2 volte al dì, prima dei pasti Da 7,5 a 15 mg/die Singola dose da 5-10 o 20 mg 2 ore prima del trattamento, ripetuta ogni 3-4 ore fino ad un massimo di 40 mg/die Da 2,5 mg a 10 mg due volte al giorno prima dei pasti Da 5 mg a 25 mg/die Da circa 15 mg/die a circa 50 mg/die Da circa 50 mg a circa 100 mg /die Da circa 50 mg poi aumentare settimanalmente di circa 15 mg fino a circa 400 mg/die Da circa 15 mg poi aumentare settimanalmente di circa 15 mg fino a circa 80 mg/die Da circa 50 mg a circa 100 mg /die Circa 15-20 mg 2 volte al dì, prima dei pasti Da circa 40 mg a circa 80 mg/die Singola dose da circa 25-50 o 100 mg 2 ore prima del trattamento, ripetuta ogni 3-4 ore fino ad un massimo di circa 210 mg/die Da circa 15 mg a circa 50 mg due volte al giorno prima dei pasti Da circa 25 mg a circa 130 mg/die Interazioni La Cannabis può dare effetti cumulativi se assunta contemporaneamente ad alcool, benzodiazepine od oppiacei. Se assunta oralmente si ha un effetto di primo passaggio che può interferire con i farmaci metabolizzati dagli isoenzimi CYP2C9 e CYP3A4 del sistema del citocromo P450 tra i quali: antibiotici macrolidi, antimicotici, calcio-antagonisti, inibitori della proteasi HIV, amiodarone ed isoniazide. Questi farmaci, che hanno una azione inibente sugli enzimi sopracitati, possono aumentare la biodisponibilità dei cannabinoidi. Hanno effetto accelerante della metabolizzazione dei cannabinoidi, e di conseguenza ne diminuiscono la biodisponibilità i farmaci quali: rifampicina, carbamazepina, fenobarbital, fenitoina, primidone, rifabutina, troglitazione ed iperico. La cannabis può interferire con i farmaci che si legano alle proteine plasmatiche. Avvertenze e controindicazioni Gli utilizzatori inesperti possono essere spaventati dagli effetti psicologici della Cannabis: si consiglia di effettuare la prima somministrazione del farmaco in un ambiente controllato, alla presenza di un medico o di altra persona che possa prestare assistenza. Gli effetti collaterali più comuni sono: euforia, tachicardia, ipotensione ortostatica, cefalea, vertigini, bruciore e rossore agli occhi, secchezza delle fauci, debolezza muscolare. Si sconsiglia di somministrare alte dosi di Cannabis a pazienti cardiopatici per il rischio di comparsa di tachicardie. Generalmente dopo alcuni giorni o settimane si sviluppa una tolleranza che permette di aumentare gradualmente la dose. Si ricorda che è vietato assumere Cannabis se occorre mettersi alla guida di automobili, moto od altri macchinari. L'uso della Cannabis é generalmente controindicato in caso di: gravidanza, allattamento, malattie psicotiche e nei bambini. Concludendo Nell’affrontare il dolore cronico è necessaria una strategia lineare che, riconoscendo gli obiettivi prioritari, ne assicuri un raggiungimento tempestivo ed efficace. Questo sono: • La misurazione del dolore • La scelta e la personalizzazione della farmacoterapia • La gradualità dell’approccio terapeutico • La prevenzione della comparsa del dolore • La prevenzione degli effetti collaterali legati alla terapia Il nuovo modello di assistenza deve essere fondato sul concetto di Rete. La Rete garantisce, inoltre, che tutte le componenti dei processi di cura, attualmente frammentate e disperse tra più servizi e operatori, siano sempre ricomponibili e a disposizione del Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Quando tutto sembra chiarito, l’imprevisto è in agguato … “ Dottoressa, il dolore è scomparso, ma non potrebbe farmene ritornare ancora un poco? Altrimenti sento il dolore dei miei pensieri, che è più forte di quello delle mie ossa rotte” Quale farmaco ho dimenticato ? Sir Luke Fildes (1843 – 1918). The doctor, 1881 La dimensione della grandezza dell’ uomo si documenta proprio in quella capacità di stare, di rimanere, anche là dove si potrebbe documentare solo l’impotenza e questa cosa non è uguale a nulla. Grazie per l’attenzione