Anche smettendo di drogarsi gli effetti dannosi possono rimanere per sempre CANNABIS RIDUCE EFFETTO TERAPIE AUMENTA RICOVERI E DEGENZE L’uso di questa droga è uno dei motivi principali di permanenza nelle unità di cura psichiatrica intensiva. Milano, 5 giugno 2007 – Sono numerose le evidenze scientifiche testimoniano anche che l’uso di cannabis riduce la compliance alla terapia farmacologica aumentando le ricadute, il numero e la durata dei ricoveri (fino a sei volte più lunghi) e prolungando i tempi di remissione dai quadri acuti; E’ stato osservato che ripetute esposizioni alla cannabis possono portare il consumatore (specie il soggetto vulnerabile) a quadri patologici cronici (in particolare schizofrenia) anche a seguito della sospensione dell’assunzione della droga. L’abuso di cannabis, infine, è uno dei maggiori predittori di una lunga permanenza nelle unità di cura psichiatrica intensiva (reparti di psichiatria – SPDC) con conseguenti blocco dei posti letto, stigmatizzazione e aumento della spesa sanitaria. Il meccanismo fisiopatologico ipotizzato è che le alterazioni neurobiologiche indotte dalla cannabis interagiscano in soggetti vulnerabili con una preesistente disfunzione di sistemi neurotrasmettitoriali che possono, a loro volta, interagire con la sostanza assunta. La prima e maggiore conclusione è che la percezione sociale della cannabis deve essere adeguata alle più recenti scoperte scientifiche; non si può parlare più in termini generali di “quanto sia più o meno pericolosa la cannabis”, di “droghe leggere o pesanti”, ma tale valutazione va affrontata in maniera articolata e consapevole distinguendo, soprattutto, tra persone adulte e sviluppate rispetto ad adolescenti il cui sistema nervoso centrale è ancora in evoluzione ed inoltre tra persone con o senza predisposizione alla schizofrenia e alle altre malattie mentali.