Elettronica I Corso di Laurea in Ingegneria Elettronica e Informatica Gino Giusi Università degli Studi di Messina Dipartimento di Ingegneria Contrada di Dio, 98166 S.Agata, Messina web: www.ginogiusi.com e-mail: [email protected] tel: 090-397-7560 (7381) Informazioni sul corso Obiettivi: Analisi e progettazione di circuiti elettronici analogici basati su diodi e transistors. Prerequisiti: teoria delle reti elettriche lineari in DC e AC. Tipologia delle lezioni: teoria ed esercitazioni supportate da proiezione di slides e lavagna. Esercitazioni al calcolatore. Testo di riferimento: “Microelettronica”, R.C. Jaeger, T. N. Blalock, Mc Graw Hill. Altro Materiale : www.ginogiusi.com slides delle lezioni disponibili su Informazioni sul corso Tipologie di esame: • prova scritta (o 2 in itinere) + prova orale VALUTAZIONE FINALE = (SCRITTO + ORALE)/2 • prova scritta (o 2 in itinere) VALUTAZIONE SCRITTO VALUTAZIONE FINALE 18-21 18 22-24 19 25-27 20 28-30 21 L’Elettronica Scienza dei sistemi hardware dedicati a elaborare l’informazione contenuta in grandezze fisiche (tensioni/correnti elettriche, campi elettromagnetici). Esempio:: l’amplificatore audio Esempio Microfono: converte le onde acustiche in una tensione/corrente elettrica Amplificatore: amplifica l’ampiezza del segnale elettrico proveniente dal Mic Casse acustiche: convertono il segnale elettrico amplificato in onde acustiche amplificate L’Elettronica Scienza dei sistemi hardware dedicati a elaborare l’informazione contenuta in grandezze fisiche (tensioni/correnti elettriche, campi elettromagnetici). Esempio:: sistemi di telecomunicazioni Esempio L’Elettronica Scienza dei sistemi hardware dedicati a elaborare l’informazione contenuta in grandezze fisiche (tensioni/correnti elettriche, campi elettromagnetici). Esempio:: computer Esempio Elettronica vs. Elettrotecnica L’elettronica si diversifica dalle Scienze elettriche ed elettro-meccaniche che si occupano della generazione, distribuzione, immagazinamento e conversione dell’energia elettrica da e verso altre forme di energia usando conduttori, motori, generatori, batterie, trasformatori, resistori e altri componenti passivi. batterie motori condensatori trasformatori induttori resistori L’Elettronica L’elettronica ha a che fare con circuiti elettrici (detti circuiti elettronici) costituiti da componenti attivi come i tubi a vuoto, i diodi, i transistors e i circuiti integrati, insieme ai componenti elettici passivi e tecnologie di interconnessione. tubi a vuoto transistors diodi circuiti integrati I componenti attivi (e quindi i circuiti elettronici) consentono di elaborare l’informazione immagazzinata nei segnali elettrici. L’Elettronica L’elettronica è parte fondamentale della nostra società Branche dell’Elettronica analogica digitale bassa frequenza alta frequenza bassa potenza alta potenza discreta integrata L’Elettronica Analogica In elettronica analogica l’informazione può assumere una numero infinito di valori. Esempio: l’amplificatore audio L’Elettronica Digitale In elettronica digitale l’informazione può assumere solo un numero finito di valori. segnale elettrico digitale L’elaborazione digitale dell’informazione ha preso il sopravvento su quella analogica: • maggiore capacità di immagazzinare informazione • maggiore capacità di elaborare l’informazione • maggiore robustezza e sicurezza dei sistemi L’Elettronica delle alte frequenze Basse frequenze Suoni udibili Alte Frequenze Radio FM Televisione Comunicazioni navali e governative. Telefoni cellulari e wireless TV via satellite Dispositivi Wireless 20 Hz - 20 KHz 88 - 108 54 - 216 216 - 450 1710 - 2690 3.7 - 4.2 5.0 - 5.5 MHz MHz MHz MHz GHz GHz L’Elettronica di potenza alimentatore carica batterie amlificatore audio di potenza UPS L’inizio dell’era dell’elettronica moderna Il transistor • componente fondamentale di qualunque apparecchiatura elettronica • dispositivo elettronico a semiconduttore a 3 terminali • inventato nel 1947 da Brattain, Shockley, Bardeen nei laboratori Bell (premio Nobel 1956) Il transistor: principio di funzionamento Transistor = Transfer Resistor (resistenza di trasferimento) la tensione (corrente) al terminale di controllo determina la conducibilità (corrente) tra i terminali A e B. funzioni principali: amplificazione dei segnali elettrici (elettronica analogica) interruttore controllato (elettronica digitale) Il primo transistor transistore bipolare al germanio a punta di contatto (1947): • due punte metalliche a contatto con una base di germanio • le punte sono i terminali A e B, la base è il terminale di controllo Il primo transistor I progenitori dei transistors: i tubi a vuoto Progenitori dei principali moderni dispositivi a semiconduttore: diodi e transistors Diodo (1904, Flemming) il filamento incandescente riscalda il catodo che emette elettroni, i quali sono attirati dal potenziale positivo dell’anodo. Triodo (1907, Le de Forest). Primo componente amplificatore costruito dall’uomo. La griglia viene posta ad un potenziale negativo ed agisce da terminale di controllo: il suo potenziale determina il numero di elettroni che arrivano all’anodo. I progenitori dei transistors: i tubi a vuoto 1907, Le De Forest. Primo triodo a vuoto Vantaggi dei transistors rispetto ai tubi a vuoto • • • • • • piccole dimensioni e peso ridotto dispositivi elettronici miniaturizzati processo di costruzione automatizzato ed efficiente tensioni di alimentazione ridotte dispositivi portatili nessun periodo di “riscaldamento” dopo l’accensione più bassa dissipazione di potenza migliore efficienza energetica lunga durata di vita Transistors “discreti” Lo scaling dei transistor: i circuiti integrati Transistors “integrati” 1958: Kilby e Noice sviluppato il primo circuito integrato Le innovazioni produttive consentono la riduzione della dimensione caratteristica Lo scaling dei transistor: la legge di Moore Legge di Moore: « Le prestazioni dei processori, e il numero di transistor ad esso relativo, raddoppiano ogni 18 mesi. » Lo scaling dei transistor: circuiti di memoria moduli di memoria SO-DIMM Lo scaling dei transistor: i circuiti integrati livello di integrazione componenti/chip Small Scale Integration (SSI) <10 Medium Scale Integration (MSI) 10-100 Large Scale Integration (LSI) 100-104 Very Large Scale Integration (VLSI) 104-109 Ultra Large Scale Integration (ULSI) 1010 Lo scaling dei transistor: elettronica consumer Obiettivi del processo di integrazione: • dispositivi più piccoli e portatili • minore consumo energetico • maggiori prestazioni Tappe fondamentali dell’elettronica 1874 Braun inventa il raddrizzatore a stato solido. 1895 Marconi effettua le prime trasmissioni via radio 1904 Fleming inventa il diodo a vuoto 1906 DeForest inventa il triodo a vuoto 1907-27 Primi circuiti radio sviluppati con diodi e triodi. 1925 primo prototipo di TV 1925 Lilienfeld brevetta il dispositivo ad effetto di campo 1947 Bardeen e Brattain ai Laboratori Bell inventano il transistore bipolare. 1952 Texas Instruments inizia la produzione commerciale di transistori bipolari. 1956 Bardeen, Brattain, e Shockley ricevono il premio Nobel. 1958 Kilby e Noyce sviluppano i circuiti integrati 1961 Primo circuito integrato commercializzato dalla Fairchild Semiconductor 1968 Primo amplificatore operazionale integrato 1970 Cella DRAM a un transistore inventata da Dennard alla IBM. 1971 Presentazione del processore Intel 4004. 1978 Prima memoria commerciale da 1-kilobit. 1974 Presentazione del processore 8080. 1984 Presentazione del chip di memoria da 1 Megabit. 1995 Chip di memoria da 1 gigabit presentato alla IEEE International Solid-State CircuitsConference (IEEE ISSCC) 2000 Alferov, Kilby, e Kromer vincono il premio Nobel Il mercato dell’elettronica l’elettronica rappresenta il 10% (4 trilioni di dollari) del prodotto interno lordo mondiale (PIL). Contenuti del corso analogica digitale bassa frequenza alta frequenza bassa potenza alta potenza discreta integrata Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali richiami di teoria dei circuiti la simulazione circuitale con SPICE elementi di Elettronica dello stato solido Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali richiami di teoria dei circuiti la simulazione circuitale con SPICE elementi di Elettronica dello stato solido Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Circuiti elettronici Definizione: insieme di componenti elettronici connessi tra di loro da conduttori “ideali”. Problema da risolvere: determinare tutte le tensioni e le correnti della rete (soluzione della rete). Input del problema: generatori di tensione e di corrente indipendenti. Metodo di risoluzione: leggi di Kirchoff. Convenzioni Potenziale di un punto della rete: si intende la differenza di potenziale (d.d.p.) tra il punto considerato e un punto (nodo) di riferimento assunto con potenziale nullo. M: nodo di riferimento VM=0V (definizione) VA=VA-VM=VAM Il simbolo VCC indica che è presente una batteria tra il nodo VCC e il nodo di riferimento (M) A M Convenzioni Potenziale di un punto della rete: si intende la differenza di potenziale (d.d.p.) tra il punto considerato e un punto (nodo) di riferimento assunto con potenziale nullo. M: nodo di riferimento VM=0V (definizione) VA=VA-VM=VAM Il simbolo VCC indica che è presente una batteria tra il nodo VCC e il nodo di riferimento (M) A M Convenzioni VA non ha significato perchè non è specificato il riferimento VAM continua ad avere senso VCC non ha significato: l’alimentazione non c’è! A M Convenzioni Segnale elettrico: componente continua+componente variabile (valor medio nullo) Esempio: potenziale del punto A v A V A va VA: componente continua va: componente variabile vA: segnale totale v A 5 sin(2000t ) 4 3 cos(1000t ) V V A 4V va 5 sin(2000t ) 3 cos(1000t ) V Relazioni costitutive La relazione costitutiva f di un componente elettronico è la legge (o insieme di leggi) matematica che lega le correnti che scorrono ai suoi terminali con le tensioni applicate ai terminali stessi. Ad esempio per un bipolo (2 terminali) La relazione costitutiva f è anche chiamata modello di ampio segnale Componenti lineari e non lineari • un componente elettronico è lineare se f è lineare • la funzione f è lineare se e solo se vale il principio di sovrapposizione degli effetti, ovvero se e solo se f(ax1+bx2)=af(x1)+bf(x2) Esempi di componenti elettronici lineari iR((t)) R + vR(t) _ iR(t) = vR(t)/R f(x)=x/R dvC (t ) iC (t ) C dt Esempio di componente elettronico non lineare : il diodo di L (t ) v L (t ) L dt iD (v D ) e v D 1 Caratteristica corrente-tensione (IV) La caratteristica corrente-tensione (IV) di un componente elettronico è la relazione costitutiva in DC (detta anche modello in DC) Esempio in DC relazione costitutiva v (t ) dv (t ) i (t ) C R dt in DC caratteristica IV / t 0 V I R Sperimentalmente la caratteristica IV di un bipolo si ottiene applicando una tensione (corrente) continua V (I) e misurando, dopo che si sono esauriti i transitori (t→∞), la corrente (tensione) I (V). Circuiti lineari e non lineari Un circuito è lineare se e solo se è costituito da componenti lineari i iC iL circuito elettronico lineare circuito elettronico non lineare la maggior parte dei sistemi elettronici sono costituiti da componenti non lineari (es: gli amplificatori sono fatti con transistors) nella maggior parte dei casi si richiede un funzionamento lineare (es: il concetto di amplificazione è lineare) è possibile far lavorare sistemi non lineari in regime di funzionamento lineare (linearizzazione) Linearizzazione dei circuiti non lineari La caratteristica I(V) può essere linearizzata intorno ad un punto di lavoro (I0, V0) se v(t) ha piccole variazioni intorno a V0 (piccolo segnale). I (V ) I (V ) 0 I V V V I 0 V0 eq GeqV Geq 1 / Req I V V0 I eq I (0) I (V 0 ) GeqV 0 modello di piccolo segnale Req, Ieq : parametri del modello (dip. dal punto di lavoro ) il modello va completato con gli effetti non inclusi nella risposta in DC Analisi nel dominio del tempo gli input del problema sono matematicamente rappresentati da espressioni nel dominio del tempo. Es: v(t)=V0+VM sin (2ft+f0) La soluzione della rete sono espressioni nel dominio del tempo. circuito elettronico Analisi nel dominio del tempo Caso particolare: analisi in DC (Direct Current): gli input del problema sono le componenti continue delle sorgenti di tensione/corrente indipendenti (se assente vuol dire che vale 0!). i iC I IC iL IL analisi in DC La soluzione della rete è detta punto di lavoro (OP) o punto di funzionamento a riposo ed è un insieme di numeri, ovvero le componenti DC di tutte le correnti e tensioni della rete. Analisi nel dominio del tempo Caratteristica di trasferimento di una rete: y=f(x) relazione f che lega una variabile y (corrente o tensione) della rete ad una sorgente indipendente x della rete stessa in DC. • reti lineari o non lineari • le altre sorgenti indipendenti restano fisse al variare di x Es: DC V AB f1 V A , V1 , V2 I 2 f 2 V A , V1 , V2 Analisi nel dominio della frequenza (AC) i concetti matematici di serie e trasformata di Fourier consentono di rappresentare matematicamente gli input del problema come somme di sinusoidi x (t ) AX ( f ) sin 2ft X ( f ) f AX ( f ): spettro di ampiezza di x X ( f ): spettro di fase di x X ( f ) AX ( f )e j X ( f ) spettro di x AX, X sono funzioni reali di variabile reale (f) X è funzione complessa di variabile reale (f) spettro di un segnale periodico Analisi nel dominio della frequenza (AC) Nel caso di reti lineari o nel caso di regime di funzionamento lineare è possibile calcolare la soluzione della rete usando il principio di sovrapposizione, ovvero calcolando la risposta della rete frequenza per frequenza. Tale metodologia è detta analisi in AC. Gli output del problema saranno quindi esprimibili come y (t ) AY ( f ) sin 2ft Y ( f ) Y ( f ) AY ( f )e jY ( f ) f Funzione di risposta armonica: H( f ) X ( f) H ( f) Y ( f ) AY ( f ) j Y ( f ) X ( f ) e H ( f ) e j H ( f ) X ( f ) AX ( f ) AX, AY, X, Y , |H|, H sono funzioni reali di variabile reale (f) X, Y, H sono funzioni complesse di variabile reale (f) Y ( f) Analisi nel dominio della frequenza (AC) Funzione di risposta armonica: X ( f) H ( f) y(t) Y ( f) t H ( f ) H ( f ) e j H ( f ) x(t) Significato. Si consideri per semplicità una rete lineare con un ingresso ed una uscita. Se in ingresso alla rete applico un segnale sinusoidale a frequenza f, con ampiezza AX e fase X, in uscita ottengo, dopo che si sono esauriti tutti i transitori, un segnale sinusoidale alla stessa frequenza f, ampiezza AY=|H(f)| AX e fase Y=H(f)+X. Analisi dei circuiti: leggi di Kirchoff Prima legge (KCL): la somma delle correnti entranti in un nodo è pari alla somma delle correnti uscenti. Seconda legge (KVL): la somma algebrica delle d.d.p. lungo un percorso chiuso è pari a zero. • descrivono la topologia della rete e sono valide in tutti i regimi di funzionamento (DC, AC, ...) • si applicano ai circuiti elettronici a parametri concentrati, cioè circuiti che non irradiano, dove l'energia si può considerare concentrata nei componenti del circuito • sono una approssimazione delle leggi dell'elettromagnetismo di Maxwell, che non implicano nessuna ipotesi sulla natura dei componenti del circuito (es. lineari o non-lineari) v4 v3 v2 v1 0 v1 v2 v3 v4 0 v4 v1 v2 v3 Analisi dei circuiti: leggi di Kirchoff Reti monomaglia • si scelgono versi arbitrari per la corrente di maglia I e per le d.d.p. ai capi di ogni bipolo • si scrivono le relazioni costitutive di tutti i componenti • si scrive la KVL alla maglia (la KCL non è necessaria perchè non ci sono nodi) • si risolve il sistema VR1 IR1 VR 2 IR2 V V V R1 R2 3 eq. in 3 incognite (I, VR1, VR2) + VR1 R1 - I V1 R2 VR2 + VR1 IR1 VR 2 IR2 V V V R1 R2 I V / R1 R2 VR1 VR1 / R1 R2 V VR / R R 2 1 2 R2 leggi del partitore di tensione Es: V=1V, R1=R2=500WI=1mA, VR1=VR2=0.5V I>0: la corrente circola nel verso scelto I V / R1 R2 VR1 VR1 / R1 R2 V VR / R R 2 1 2 R2 leggi del partitore di tensione I=-1mA, VR1=0.5V, VR2=-0.5V I<0: la corrente circola nel verso opposto a quello scelto (NON E’ UN ERRORE) Analisi dei circuiti: leggi di Kirchoff Reti con più maglie (n nodi) • si scelgono versi arbitrari per le correnti su ogni ramo e per le d.d.p. ai capi di ogni bipolo • si scrivono le relazioni costitutive di tutti i componenti • si scrivono le KVL alle maglie indipendenti • si scrivono le KCL ai nodi indipendenti (n-1) • si risolve il sistema VR1 I1R1 V I R R2 2 2 VR 3 I 3 R3 V1 VR1 VR 2 V2 V1 VR1 VR 3 I1 I 2 I 3 relazioni costitutive leggi di Kirchoff (topologia rete) •2 termini noti: V1, V2 •6 eq. in 6 incognite (I1, I2, I3, VR1, VR2,VR3) Analisi dei circuiti: divisore di corrente VR1 I1R1 VR 2 I 2 R2 VAB VR1 V V R2 AB I I1 I 2 I1 I R2 R1 R2 I2 I R1 R1 R2 leggi del divisore di corrente Sovrapposizione degli effetti La risposta di una rete lineare alla sollecitazione di più generatori indipendenti può essere ottenuta considerando ciascun generatore separatamente attivo e sommando le rispettive riposte della rete. V1=0 2 sorgenti ind. (V1, I2) A V1 I1 I2 A + R3 VAB I3 R1 I2=0 B - ' '' V AB VAB V AB I1 I1' I1'' I 3 I 3' I 3'' = + + R3 V1 V’’AB I’’1 I’’3 R1 B - Circuiti equivalenti di Thévenin e Norton Teorema di Thevenin (Norton): qualunque rete elettrica lineare, vista tra due punti A e B della rete, è rappresentabile come un generatore reale di tensione (corrente). Thévenin Rth: resistenza “equivalente” tra A e B vth: tensione “a vuoto” tra A e B in: corrente di “corto-circuito” tra A e B Norton Nota: l’equivalenza vale per ciò che concerne il resto della rete (RL) Analisi dei circuiti: equivalente di Thévenin Calcolo generatore equivalente di Thevenin: si calcola la tensione a vuoto tra A e B 3 equazioni: 2 maglie indipendenti, 1 nodo vS R1i1 v AB v AB RS iS i i i 1 S 1 termini noti: vS incognite: i1, iS, vAB 3 equazioni in 3 incognite 1RS 50 1103 vth v AB vs v 0.718vs 3 3 s 1RS R1 50 110 10 A iS B Analisi dei circuiti: equivalente di Thévenin Calcolo resistenza equivalente di Thevenin: si calcola la resistenza “vista” tra A e B 1. si passivano le sorgenti indipendenti 2. 3. 4. si applica un generatore di tensione vX (corrente iX) di prova tra i punti dove si vuole calcolare Rth si calcola la corrente iX (tensione vX) erogata (sviluppata) dal genetore di prova. Rth = vX/iX A iS B Analisi dei circuiti: equivalente di Thévenin Calcolo resistenza equivalente di Thevenin: 3 maglie ind. 2 nodi ind. R1i1 VAB V R i S S AB VAB v X i i i 1 2 1 i2 i X iS termini noti: vX incognite: i1, vAB , iS , i2 , iX 5 equazioni in 5 incognite R1 20 kW Rth RS 1 kW 1 kW 392 W 282 W 1 50 1 Analisi dei circuiti: equivalente di Norton Calcolo generatore equivalente di Norton: • si cortocircuitano i terminali di uscita A e B • si calcola in col verso di erogazione del circuito equivalente (1 ) in i1 i1 i1 (1 ) vs R1 50 1 -3 1 v 2 . 55 10 W vs 3 s 20 10 Calcolo resistenza equivalente di Norton: stesso procedimento di Rth Circuiti equivalenti di Thévenin e Norton Thévenin Norton • la semplificazione di una porzione di circuito che contiene generatori controllati è possibile SOLO SE le grandezze di controllo fanno parte della porzione di circuito semplificata • se la porzione di rete da ridurre non contiene generatori indipendenti, vth=0, in=0 e la rete equivale alla sola Rth Analisi dei circuiti: teorema di Millaman • velocizza la risoluzione di reti lineari costituite da più rami in parallelo tra due nodi A e B • nei rami devono solo apparire generatori indipendenti • si calcolano le correnti di corto circuito entranti nel nodo A • si calcolano le conduttanze di ogni ramo (si passiva la relativa sorgente ind.) • la d.d.p. VAB si calcola come il rapporto tra la somma delle correnti di cortocircuito di ogni ramo e la somma delle conduttanze di ogni ramo VAB V1 V2 V1 V2 0 R R2 R1 R2 1 1 1 1 1 1 1 R1 R2 R3 R1 R2 R3 le variabili incognite possono essere calcolate a partire da VAB (Es.: I3=VAB/R3) A V1 I2 R1 B R3 VAB V1 V1 I2 0 I2 R1 R1 1 1 1 1 1 R1 R3 R1 R3 Analisi dei circuiti Errori tipici • equazioni dimensionalmente errate • equazioni alle maglie (nodi) con segni errati • la d.d.p. ai capi dei generatori di corrente non è 0! • potenziali indicati senza nodo di riferimento • grandezze presenti nelle equazioni non indicate nello schema elettrico • equazioni con simboli e numeri senza dimensioni L’approccio più robusto (ed elegante) alla risoluzione delle reti elettriche è quello di effettuare tutti i passaggi in forma simbolica e sostituire solo alla fine i valori numerici. Questo approccio permette: • di ottenere equazioni che possono essere riutilizzate • di effettuare ragionamenti sul circuito • di scoprire più facilmente errori (in particolare dimensionali) Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali richiami di teoria dei circuiti la simulazione circuitale con SPICE elementi di Elettronica dello stato solido Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs La simulazione circuitale strumento per prevedere la risposta nel dominio del tempo e/o della frequenza di un circuito elettronico soggetto ad uno stimolo di ingresso attraverso l’uso del calcolatore. La simulazione circuitale input della simulazione: • descrizione del circuito (componenti e connessioni) • descrizione analitica delle relazioni costitutive dei compontenti (modelli) • descrizione tipo di analisi (in continua, in frequenza, ecc...) l’insieme di queste componenti definisce un set di equazioni da risolvere ed il problema diventa essenzialmente di calcolo numerico il simulatore non introduce conoscenza l’accuratezza dei risultati dipende • dalla bontà della modellizzazione dei componenti che costituiscono il circuito • dai metodi numerici implementati per la risoluzione del problema. Perchè effettuare una simulazione? al crescere delle dimensioni del circuito diventa molto difficile e spesso impossibile risolvere il circuito analiticamente (carta e penna). permette di prevedere la risposta del cirtuito senza montarlo in laboratorio con conseguenze riduzione di costi e tempo di progettazione. permette di riprodurre situazioni difficilmente realizzabili in laboratorio (effetti parassiti, temperatura diversa da quella ambiente, ecc...) permette di effettuare analisi parametriche e statistiche per prevedere la robustezza del comportamento di un circuito. Queste problematiche sono state enfatizzate con l’avvento dei circuiti integrati che, insieme con la diffusione di sempre più potenti sistemi di calcolo, hanno portato alla nascita della simulazione circuitale. Storia di SPICE SPICE (Simulation Program with Integrated Circuit Emphasis) è il simulatore circuitale ad oggi più diffuso e deriva da un programma sviluppato da un gruppo di studenti per un corso di simulazione circuitale all’Università di Berkeley (California) tra il 1969 e il 1970 il nome originale del programma era CANCER (Computer Analysis of Nonlinear Circuits Excluding Radiation) e poteva effettuare analisi in continua, transitorio, frequenza sui circuiti contenenti resistori, condensatori, induttori, diodi e BJT viste le notevoli potenzialità dimostrate, CANCER diventa nel 1971 la prima versione di SPICE (SPICE1) che includeva anche JFET e MOSFET. Grazie anche al fatto che SPICE venne distribuito gratuitamente da Berkeley, divenne subito uno standard nel corso degli anni sono state rilasciate diverse versioni del programma (nel’75 SPICE2, nell’ ‘83 SPICE3) caratterizzate dall’utilizzo di metodi numerici sempre più efficienti, da un linguaggio più potente, da modelli più sofisticati dei dispositivi e librerie più complete. Storia di SPICE Oggi tutti i principali fornitori di software CAD offrono una versione arricchita o supportata di SPICE: • • • • HSPICE (Meta-Software, adesso acquistato dalla Synopsys) PSPICE (Microsim, adesso acquistato da Cadence) IGSPICE Microwave SPICE PSPICE è disponibile in numerose versioni per i diversi sistemi operativi (DOS, Windows, Unix, etc.). Faremo riferimento alla versione ORCAD PSPICE Lite (limitata nel numero di nodi e componenti) Struttura del simulatore SPICE Text Editor .sch Schematic Editor .cir .out Text Editor .dat Graphic Interface Parser & Solver .lib Le informazioni di input del simulatore, contenute all’interno di un file *.cir, devono essere descrizione topologica del circuito (schematico o netlist) tipo di simulazione da effettuare (DC, AC, transitorio, ecc..) comandi di output Descrizione del circuito: lo schematico Descrizione del circuito: la netlist Titolo del circuito . *commento . <caricamento librerie e definizione modelli> . *commento . <istanziamento componenti> la prima riga del file .cir è riservata al titolo e non viene interpretata il carattere “*” un’intera linea SPICE è case insensitive l’ordine dei irrilevante <comandi di simulazione> per continuare a capo una riga basta iniziare la seguente riga con “+” <comandi output> . .END il carattere “;” commenta la restante parte della linea commenta comandi è Classi di analisi di simulazione Analisi standard: Punto di lavoro (.OP) Funzione di trasferimento (.TF) Analisi in continua (.DC) Analisi in transitorio (.TRAN) Analisi in frequenza (.AC ) Analisi di Fourier (.FOUR) Analisi di rumore (.NOISE) Analisi multi-run: Analisi parametriche (.STEP) Analisi in temperatura (.TEMP) Analisi statistiche: Monte Carlo (.MC) Sensibilità e caso peggiore (.WCASE) Elementi circuitali implementati Componenti Analogici • • • • • • • • Resistenze (ideali e a semiconduttore) Condensatori (ideali e a semiconduttore) Induttori (singoli e mutui) Interuttori controllati in tensione o corrente Generatori di tensione/corrente indipendenti/dipendenti Linee di trasmissione Diodi Transistori (BJT, JFET, MOSFET) Componenti Digitali (porte logiche, MUX, A/D, D/A, Memorie,...) Componenti di libreria (circuti integrati) Istanziamento componenti ogni componente definisce un ramo; un nodo è il punto di incontro di almeno 2 rami ogni elemento della rete è connesso tra 2 o più nodi numerati (es. R1 tra 1 e 2) il nodo 0 (necessario) è assunto come riferimento per il potenziale degli altri nodi (massa) ed è posto a 0V i nomi dei componenti possono essere lunghi fino ad 8 caratteri, ma devono iniziare con una lettera riconosciuta da SPICE che identifica il tipo di componente il circuito si descrive attraverso la netlist elencando, senza alcun ordine, i componenti del circuito. Es: R1 1 2 100 indica un resistore (si capisce dalla R) connesso tra i nodi 1 e 2 di valore 100 ohm IS 0 1 DC 0.1 indica un generatore di corrente (si capisce dalla I) in continua (DC) di valore 0.1A Componenti passivi ideali Sintassi: R<name> <n+> <n-> <value> C<Nome> <n+> <n-> <value> [IC=<V0>] L<Nome> <n+> <n-> <value> [IC=<I0>] Il campo IC permette di specificare il valore iniziale di tensione (condensatori) o corrente (induttori) per le analisi in transitorio. Esempi: Rload 2 10 10k C1 13 0 1uF IC=10V L3 3 4 1mH IC=0.7mA Parametri Sintassi: .PARAM <name> <var> | <expression> assegna un valore ad un parametro direttamente o attraverso una espressione Esempio: .PARAM R1val=1M .PARAM R2val= {10*R1val } R2 2 0 {R2val} . Modelli di componenti la maggior parte dei componenti più semplici richiede un numero semplice e limitato di equazioni matematiche e di parametri (es. in un resistore il modello matematico è I=V/R e l’unico parametro necessario è R) componenti più complessi (diodi e transistors) sono caratterizzati da equazioni più complicate e richiedono molti parametri fisico-tecnologici da specificare i modelli racchiudono un set di equazioni e di parametri fisico-tecnologici per uno specifico componente i parametri dei modelli hanno dei valori di default, vanno specificati solo quelli che si vogliono cambiare esistono una moltitudine di modelli di componenti commerciali racchiusi in librerie di modelli Sintassi: .MODEL <MNAME> <MTYPE> [PARAM1=PVAL1] [PARAM2=PVAL2] ..... Generatori indipendenti di tensione e corrente Generatore di corrente indipendente: I<name> <(+) node> <(-) node> + [ [DC] <value> ] + [ AC <magnitude value> [phase value] ] + [STIMULUS=<stimulus name>] + [transient specification] Esempio: generatore di corrente costante Ipippo 3 0 DC 2.3mA La corrente fluisce dal nodo + al nodo – Generatore di tensione indipendente: V<name> <(+) node> <(-) node> + [ [DC] <value> ] + [ AC <magnitude value> [phase value] ] + [STIMULUS=<stimulus name>] + [transient specification] Esempio: generatore di tensione per analisi in AC (componente DC nulla, componente variabile ampiezze 1mV e fase nulla) V3 2 3 AC .001 Stimoli Transitori: PULSE Si usa lo stimolo PULSE per generare forme d’onda pulsate periodiche: PULSE (<V1> <V2> <Td> <Tr> <Tf> <PW> <PER>) Td Tr PW Tf PER V2 V1 Esempio: ISW 10 5 PULSE(1A 5A 1sec .1sec .4sec .5sec 2sec) Stimoli Transitori: SIN SIN (<Voffset> <Vamp> <FREQ> <Td> <DF> <FASE>) V=Voffset+Vamp*sin{2π*[freq*(t–Td)+FASE/360])*exp[-(t-Td)/DF] Esempio: I3 26 77 DC .002 SIN(.002 .002 1.5MEG) Stimoli Transitori: PWL Per generare una forma d’onda arbitraria si usa lo stimolo PWL PWL (t0,V0) (t1,V1) (t2,V2) … (tn,Vn) ad ogni coppia corrisponde un punto i punti vengono interpolati tramite rette l’ultimo valore di tensione viene mantenuto fino alla fine della simulazione V1 V2 V0 Vn t0 t1 t2 tn Generatori lineari dipendenti Generatore di tensione controllato in tensione (v = e v): E<name> <n+> <n-> <nc+> <nc-> <gain> Esempio: V(3,0)=10*V(5,6) E1 3 0 5 6 10 Generatore di corrente controllato in tensione (i = g v): G<name> <n+> <n-> <nc+> <nc-> <gain> Esempio: I(3,0)=10*V(5,6) G1 3 0 5 6 10 Generatori lineari dipendenti Generatore di tensione controllato in corrente (v= h i): H<name> <n+> <n-> <control device> <gain> Esempio: V(3,0)=10*I(5,6) H1 3 0 V1 10 V1 5 6 DC 0 Generatore di corrente controllato in corrente (i = f i): F<name> <n+> <n-> <control device> <gain> Esempio: I(3,0)=10*I(5,6) F1 3 0 V1 10 V1 5 6 DC 0 Comandi di output Sintassi: .PRINT <analysis type> [<var1> <var2> …..] permette di salvare il valore di correnti e tensioni del circuito, sotto forma di tabelle, in un file *.out Ogni variabile di uscita diventa una colonna della tabella Esempio: .PRINT DC V(3) V(2,3) V(R1) Sintassi: .PROBE [<var1> <var2> …..] output grafico (file *.dat) senza argomenti salva tutte le variabili Esempio: .PROBE V(3) V(2,3) V(R1) I(VIN) I(R2) Comandi di simulazione: punto di lavoro Sintassi: .OP valuta il punto di riposo relativo allo stato iniziale del circuito non vengono prodotte forme d’onda sul file .OUT di uscita vengono riportati tutti i valori di tensioni e correnti e potenza dissipata nel punto di riposo Comandi di simulazione: analisi in continua Sintassi: .DC [<sweep type>] <sweep variable> +<start val> <end val > <step val> [nested sweep] Sweep Lineare .DC LIN I2 5mA 12mA 0.1mA .DC VIN -.25 .25 .05 .DC VCE 0V 10V .5V IB 0mA 1mA 50uA .DC PARAM RLval 50 1000 10 .DC RES RMOD(R) 0.9 1.1 .001 Sweep Logaritmico .DC DEC PARAM RLval 1e3 1e5 3 List Sweep .DC PARAM RLval LIST 50 100 200 .DC TEMP LIST 0 20 27 50 80 100 Comandi simulazione: analisi in transitorio Sintassi: .TRAN <T step> <T stop> [<T start> [<T max>]] la simulazione parte sempre da t = 0 <T stop> specifica la durata della simulazione <T step> specifica lo step per l’output testuale <T start> (opzionale) fa si che vengano salvati soltanto i valori da t = Tstart in poi, riducendo le dimensioni dei file di uscita <T max> e’ il massimo valore dello step temporale usato per la simulazione, e quindi per la risoluzione delle equazioni differenziali il comando .IC specifica la condizione iniziale del circuito: .IC <V(<n_nodo>) = val .IC <I(ramo) >= val Comandi di simulazione: analisi in AC Sintassi: .AC <sweep type> <points value> <start frequency> +<end frequency > Esempi .AC LIN 101 100Hz 200kHz .AC OCT 10 1kHz 16kHz .AC DEC 20 1MEG 100MEG Comandi di simulazione: analisi di Fourier Sintassi: .FOUR <fundamental freq.> <var1> <var2> …. in presenza di uno stimolo transitorio in ingresso, permette di calcolare le prime 9 armoniche, a partire dalla fondamentale, delle variabili di output produce l’output (modulo e fase delle armoniche) senza specificare altre istruzioni (.PRINT, .PLOT, .PROBE) è possibile produrre anche un output grafico con .PROBE Esempio .FOUR 125kHz V(1), V(4) Comandi di simulazione : funzione di trasferimento Sintassi: .TF <output var> <input source name> calcola il rapporto in DC tra l’output e l’input specificati non viene prodotto output grafico sul file .OUT di uscita viene scritto il valore del rapporto out/in, nonchè le resistenze di ingresso e di uscita Comandi di simulazione: analisi parametrica .STEP <sweep type> <sweep variable name> <start value> + <end value> <increment value> • varia a passi (LIN, LOG, LIST), durante l’analisi, il valore di una sorgente, di un componente, o di una temperatura (anche con .TEMP) • effettua n simulazioni indipendenti (a differenza di .DC che crea un unico output grafico) Esempi: .STEP VCE 0V 10V .5V .STEP LIN I2 5mA -2mA 0.1mA .STEP TEMP LIST 0 20 27 50 80 100 .STEP PARAM CenterFreq 9.5kHz 10.5kHz 50Hz Esempio: analisi del punto di lavoro Determinare: punto di lavoro V(2)/VIN nel OP V(2) in funzione 0≤ VIN≤1 Primo Esempio: *Un partitore resistivo VIN 1 0 DC 6 *Resistenza tra 1 e 2: R1 1 2 100 *Resistenza tra 2 e massa: R2 2 0 100 *Analisi DC del circuito .OP .TF V(2) VIN .DC VIN 0 1 0.1 .PROBE .END Esempio: analisi parametrica in DC Determinare OP in funzione 0≤ VIN≤1 Secondo Esempio: .PARAM Rval=100 VIN 1 0 DC 6 R1 1 2 {Rval} R2 2 0 {Rval} .OP .STEP VIN 0 1 0.1 .END Esempio: analisi in transitorio Determinare la risposta transitorio al gradino ampiezza 5V (trise=0) *Carica RC VIN 1 0 PULSE 0 5 R1 1 VOUT 6k C1 VOUT 0 10e-9 .TRAN 5n 400u .PROBE .END in di Esempio: analisi in frequenza Determinare la risposta in frequenza nella banda 1Khz100Mhz Risposta in frequenza di un **circuito RC V1 1 0 AC 1 R1 1 2 100 C1 2 0 1n .AC DEC 100 1e3 1e8 .PROBE .END Risoluzione numerica in DC-Circuiti lineari Si applica il metodo dei potenziali ai nodi: per ogni nodo, eccetto lo 0, si scrive la legge delle correnti di Kirchoff ponendo a sinistra i termini incogniti e a destra i termini noti IS I12 I12 I 20 I 23 0 G1V12 G2V2 G3V23 I 23 I 30 0 si sostituisce ad ogni corrente incognita Iij la relazione I-V del ramo connesso tra i nodi i e j IS G1V12 0 G3V23 G4V3 0 Gi =1/Ri Vij = Vi - Vj Risoluzione numerica in DC-Circuiti lineari IS G1V12 G1V12 G2V2 G3V23 0 G3V23 G4V3 0 può essere scritta in forma matriciale: Y∙V=I G1 G 1 0 G1 G1 G2 G3 G3 matrice delle ammettenze Y V1 I S V 0 2 G3 G4 V3 0 0 G3 matrice delle incognite V matrice dei termini noti I Risoluzione numerica in DC-Circuiti lineari G1 G 1 0 G1 G1 G2 G3 G3 matrice delle ammettenze Y V1 I S V 0 2 G3 G4 V3 0 0 G3 matrice delle incognite V matrice dei termini noti I la risoluzione del circuito diventa un problema di inversione di matrice: V = Y-1 ∙ I noti i potenziali Vk è possibile determinare tutte le correnti incognite attraverso le relazione di ramo (nell’esempio le correnti nei resistori sono Iij=GijVij) Risoluzione numerica in DC-Circuiti non lineari Sono circuiti che includono componenti non lineari come diodi e transistori. esempio: 2 qV kT I 2 (V2 ) I SAT e 1 La relazione I2(V2) è altamente non lineare -GV2 -I2(V2) = -GVS G=1/R • non può essere scritta in forma matriciale! • si risolve in modo iterativo Risoluzione numerica in DC-Circuiti non lineari La relazione I2(V2) deve essere linearizzata intorno ad un punto di riposo iniziale (I20, V20) sviluppando al primo ordine I2(V2) in un intorno di (I20, V20): I 2 (V2 ) I 2 (V20 ) Geq 1 / Req I 2 V2 I 2 V2 V 0 V 2 2 I eq GeqV2 V20 I eq I 2 (0) I 2 (V20 ) GeqV20 V20 Il diodo può essere sostituito col circuito equivalente lineare: Risoluzione numerica in DC-Circuiti non lineari Metodo di Newton-Raphson Setta punto di lavoro iniziale: (I20, V20), n=0 di fondamentale importanza è la scelta (algoritmo) del punto di lavoro iniziale può essere impostato attreverso il comando NODESET Esempio: Incrementa indice iterazione n=n+1 Calcola Ieq, Req Risolve rete e nuovo punto di lavoro (I2n, V2n) .NODESET V(2)=3.4 I(R1)=3u NO |V2n-V2n-1|< SI FINE Risoluzione numerica in AC La risoluzione in AC prevede una serie di step risoluzione in DC per la determinazione del punto di lavoro (funzione solo delle componenti continue delle sorgenti). I componenti non lineari (diodi, transistors) sono sostituiti col modello equivalente di piccolo segnale calcolato al punto di lavoro ottenuto. per ogni valore di frequenza f compreso nell’intervallo di simulazione prefissato, i condensatori sono sostituiti con ammettenze di valore j2pfC e gli induttori con ammettenze di valore –j/2pfL. La matrice delle ammettenze ricavate avrà elementi complessi per ogni valore di frequenza compreso nell’intervallo di simulazione prefissato Y∙V=I viene risolta ottenendo tutte le tensioni e correnti che risultano essere dei numeri complessi (rappresentabili in modulo e fase) Risoluzione numerica in transitorio Il vettore dei termini noti I è funzione del tempo Il punto di lavoro viene calcolato al tempo iniziale t=0. In questo modo le condizioni iniziali per gli elementi reattivi sono determinate (tensioni ai capi dei condensatori e correnti attraverso gli induttori, le correnti ai capi dei condensatori e le tensioni ai capi degli induttori sono nulli al tempo 0). La simulazione avanza secondo time steps DT (impostabile dall’utente) costanti fino al tempo totale di simulazione T (impostabile dall’utente): 0, DT, 2 DT, ...., T La soluzione al tempo i DT viene calcolata usando la soluzione al tempo (i-1) DT come condizione iniziale (soluzione quasi statica) Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali richiami di teoria dei circuiti la simulazione circuitale con SPICE elementi di Elettronica dello stato solido Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Classificazione dei materiali a stato solido Classificazione in base alla disposizione atomica Materiali dell’elettronica allo stato solido lo sviluppo dei materiali e delle tecnologie per la realizzazione degli ICs ha reso possibile la moderna rivoluzione della tecnologia dell’informazione particolare interesse rivestono i semiconduttori (cristallini) poichè la resistività può essere modulata mediante l’aggiunta di impurità alla struttura cristallina (drogaggio). i semiconduttori elementari sono formati da atomi di un solo tipo, generalmente della IV colonna (Si, Ge). i semiconduttori composti sono formati dalla combinazione di elementi della III e della V colonna o della II e della VI (GaAs, InP) Materiali semiconduttori • il primo semiconduttore ad essere usato è stato il germanio • il silicio ha rapidamente sostituito il germanio grazie a maggiore ampiezza di banda proibita che ne permise l’impiego a temperature più elevate formazione di un ossido stabile, caratteristica molto importante nel processo di fabbricazione degli ICs. • GaAs e InP impiegati in optoelettronica: LED, laser, fotorivelatori • materiali innovativi: SiC, SiGe Struttura cristallina del Silicio Il Silicio appartine alla IV colonna: 4 elettroni nell’orbita più esterna che si legano con i 4 atomi più vicini (legame covalente) a T=0K tutti i legami sono completi. Ogni atomo di silicio contribuisce con un elettrone per ognuna delle coppie di legame. Elettroni e lacune T>0K l ’ aumento di T aggiunge energia al sistema e rompe i legami generando • elettroni liberi di muoversi sotto l’influenza di un campo elettrico esterno • vacanze o lacune Elettroni e lacune • i legami si rompono in modo statistico • una lacuna si muove quando la vacanza è riempita da un elettrone di un legame rotto nelle vicinanze. • nei semiconduttori la conduzione avviene a causa degli elettroni e delle lacune. • n, p: concentrazioni di elettroni e lacune [cm-3] • per il silicio intrinseco, n =p= ni Modello a bande di energia EC e EV sono I livelli di energia ai bordi della banda di valenza e di conduzione. L’elettrone che fa parte di un legame covalente si trova in uno stato di bassa energia nella banda di valenza. La figura si riferisce a 0 K. L ’ energia termica rompe i legami covalenti generando elettroni in banda di conduzione e lacune in banda di valenza. Concentrazione intrinseca dei portatori • il numero di elettroni e lacune determina la conducibilità di un materiale • nel Si a T=300K n=p=ni≈1010 cm-3 (molto bassa, praticamente isolanti) • all’aumentare di T si rompono più legami e n,p aumentano (maggiore conducibilità a differenza dei metalli) • a parità di T, materiali con più basso EG hanno maggiore conducibilità • nei metalli EG≈0 e il trasporto di carica è dovuto solo agli elettroni Concentrazione intrinseca dei portatori La densità dei portatori di carica in un semiconduttore è funzione della temperatura e delle proprietà del materiale: E p n ni BT 3 exp G kT 1/2 cm-3 EG = ampiezza di banda proibita del semiconduttore eV k = Costante di Boltzmann, (8.62 x 10-5 eV/K, 1.38 x10-23 J/K); T = temperatura assoluta, K B = parametro caratteristico del materiale EG è la minima energia necessaria per liberare un elettrone rompendo un legame covalente. Equilibrio termodinamico Le variabili termodinamiche (temperatura, pressione, volume) sono costanti (nel tempo). In condizioni di equilibrio termodinamico gli elettroni (lacune) si muovono in banda di conduzione (valenza) in modo caotico a causa dell’energia fornitagli dall’ambiente (agitazione termica). Corrente di deriva Fp= + qE Fn = - qE L + le particelle cariche e libere si muovono in modo ordinato (derivano) sotto l’influenza del campo elettrico applicato generando una corrente di deriva j=Qv E=V/L - · V q j Q v = 1.6 ∙10-19C = densità di corrente di deriva [A/cm2] = densità di carica [C/cm3] = velocità delle cariche [cm/s] Mobilità Per bassi valori di campo elettrico E (<103 V/cm nel silicio) vn = - nE vp = pE vn e vp = velocità di elettroni e lacune (cm/s) n e p = mobilità di elettroni e lacune (cm2/Vs) • n > p • per campi elevati (>107 V/cm nel silicio), la velocità dei portatori satura saturazione della corrente. • diminuisce all’aumentare di T (urti col reticolo, come nei metalli) •la mobilità limita la risposta in frequenza. Nel GaAs è maggiore che nel silicio applicazioni high-f Conducibilità e Resistività La corrente di deriva (drift) jdrift=Qv è dovuta sia agli elettroni che alle lacune jndrift = Qnvn = (-qn)(- nE) = qn nE jpdrift = Qpvp = (+qp)(pE) = qp pE jTdrift = jndrift + jp drift = q(n n + p p)E = E = q(n n + p p) = 1/ [(cm)-1 ] legge di Ohm microscopica conducibilità elettrica resistività elettrica [cm] j E I 1V V RI S L L R S legge di Ohm macroscopica Semiconduttori drogati Il drogaggio è il processo con cui si aggiungono piccole quantità di impurità in un semiconduttore per controllarne la resistività. Tipi di drogaggio usati per il silicio: donatore (V colonna): P, As, Sb accettore (III colonna): B valori tipici: 1014cm-3÷1021cm-3 Impurità di tipo donatore per il silicio • atomi di P (o altri elementi della V colonna) rimpiazzano atomi di Si nella struttura cristallina. • poichè il P ha 5 elettroni sull’orbita esterna, ci sarà un elettrone ‘extra’ • il materiale ha ancora carica neutra, ma basta poca energia (45 meV per il P) per rendere disponibile l’elettrone per il processo di conduzione • ogni atomo di P dona un elettrone per la conduzione • ND (drogaggio donatore) >> ni n ≈ND (è possibile controllare ) Impurità di tipo accettore per il silicio • atomi di B (III colonna) rimpiazzano atomi di Si nella struttura cristallina. • poichè il B ha 3 elettroni sull’orbita esterna, ci sarà un legame incompleto (lacuna) • il materiale ha ancora carica neutra, ma basta poca energia (44 meV per il B) affinchè un legame vicino si ‘sposti’ • ogni atomo di B accetta un elettrone liberando una lacuna in banda di valenza per la conduzione • NA (drogaggio accettore) >> pi p ≈NA (è possibile controllare ) Impurità di tipo accettore per il silicio moto della lacune in banda di valenza Concentrazione dei portatori di carica Legge di azione di massa: pn = ni2 (semiconduttori drogati e non drogati) Drogaggio (ND) con impurità donatori n ≈ND p ≈ ni2/ ND n>>p (il silicio è detto di tipo n) gli elettroni sono i portatori maggioritari, le lacune i minoritari Drogaggio (NA) con impurità accettori p ≈NA n ≈ ni2/ NA p>>n (il silicio è detto di tipo p) le lacune sono i portatori maggioritari, gli elettroni i minoritari Mobilità e resistività nei semiconduttori drogati •n>p • diminuisce a causa dei maggiori urti Diffusione Le particelle materiali (non necessariamente cariche) hanno una naturale tendenza a muoversi (a causa dell’agitazione termica) verso le zone con concentrazione più basse. tale processo è detto diffusione e comporta il trasporto di massa da una zona ad alta concentrazione C [cm-3] di particelle ad una a più bassa concentrazione. il flusso di particelle f [s-1cm-2] è regolato dalla legge di Fick: f=-DC/x D : diffusività [cm2/s] Corrente di diffusione nei dispositivi elettronici è abbastanza frequente avere gradienti di concentrazione del drogante e/o drogaggio di tipo diverso. nel caso dei semiconduttori, oltre a trasporto di massa avviene un trasporto di carica, e quindi la nascita di una corrente (di diffusione) Jdiff = qf [A/cm2] p p J p ,diff ( q ) D p qD p x x n n J n ,diff ( q) Dn qDn x x Dp / Dn : diffusività di elettroni e lacune Corrente totale in un semiconduttore La corrente totale è la somma delle correnti di deriva e di diffusione di elettroni e lacune n j q n nE qDn x p T j p q p pE qD p x T n Semiconduttori: • il trasporto è dovuto ad elettroni e lacune • il drogaggio permette di modulare la conducibilità • la corrente è dovuta a componenti di drift e diffusione Metalli: • il trasporto è dovuto interamente agli elettroni • ni è talmente alto (EG basso) che il drogaggio risulta ininfluente non è possibile modularne il drogaggio •solo le correnti di drift di elettroni sono significative Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione struttura e funzionamento analisi dei circuiti con diodi esempi applicativi transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Il diodo a giunzione pn • 2 terminali (bipolo): anodo (A), catodo (K) • favorisce il passaggio di corrente nella direzione A K • impedisce il passaggio di corrente nella direzione K A simbolo del diodo NA ND Applicazioni: • circuiti di alimentazione Metal contacts • elaborazione dei segnali • conversione energia elettrica luminosa (LED, celle solari) • la struttura di transistori BJT e FET contiene giunzioni pn Regione di carica spaziale (SCR) - j • i gradienti di concentrazione danno origine a correnti di diffusione (di maggioritari) + • lo spostamento di carica mobile lascia carica fissa non bilanciata si crea una regione di carica spaziale (SCR) e un campo elettrico E • il campo E genera una corrente di drift (di minoritari) che bilancia la corrente di diffusione equilibrio con SCR di dimensione finita wd0 A K • il campo E crea un d.d.p. ai capi della giunzione detto potenziale di giunzione φj: N AND φ j = VT ln 2 ni wd 0 = ( xn + x p ) = kT , VT = q 2ε s 1 1 φ j + q N A ND • il campo E ostacola il passaggio dei maggioritari attraverso la SRC mentre favorisce il passaggio dei minoritari Regione di carica spaziale (SCR) Esempio: giunzione pn a temperatura ambiente con NA = 1017cm-3, ND =1020cm-3 temperatura ambiente (T=300K) ni (300K)≈1010 cm-3 n2i≈1020 cm-6 kT 1.38⋅10−23 J/K ⋅ 300K VT = = = 25.9mV -19 q 1.6⋅10 C N AND φ j = VT ln 2 n i ( )( ) 1017 cm -3 10 20 cm -3 = (0.0259V) ln = 1.01V 20 -6 10 cm ( ) εS= εS,r ε0=11.8∙(8.85∙10-12 F/m) −12 F/m 2ε s 1 2 ⋅ 11 . 8 ⋅ 8 . 85 ⋅ 10 1 1 1 φ = w = q + + ⋅1 .01V = 115 nm N d0 N j − 19 23 3 26 3 1.6 ⋅10 C m 10 m 10 D A La giunzione pn in polarizzazione inversa +VD - • polarizzazione inversa: VD<0 ID • i maggioritari si allontanano dalla giunzione determinando un aumento della SCR e del campo elettrico (E) VD<0 • i minoritari hanno il campo E a favore - - + - + - + + E ID<0 VD<0 • la giunzione è attraversata da una piccola corrente inversa sostenuta dai minoritari (la corrente di drift prevale su quella di diffusione) • la corrente inversa è praticamente indipendente da VD (costante) La giunzione pn in polarizzazione diretta • polarizzazione diretta: VD>0 • i maggioritari si dirigono verso la giunzione determinando una riduzione della SCR e del campo elettrico (E) • i minoritari vicino alla SCR risentono ancora del campo E a favore + - + - + - + - E ID>0 VD>0 • i maggioritari che superano la SCR diventano minoritari dall’altro lato della SCR. Parte di essi tornano indietro favoriti da E e parte si ricombinano con i maggioritari •la giunzione è attraversata da una corrente diretta sostenuta dai maggioritari (la corrente di diffusione prevale su quella di drift) • il numero di maggioritari (e quindi la ID) che attraversano la SCR è fortemente dip. da E e quindi da VD. Caratteristica I-V del diodo modello di Shockley VD 0.1 corrente iD (A) ID VD 0.08 0.06 0.04 VD nV I D = I S e T − 1 0.02 0 -1 IS = corrente di saturazione inversa n = coefficiente di emissione (10-18 ÷10-9 A) 1≤n≤2 n≈1 tipico in forte polarizzazione inversa (VD<<0) VD nV T I D = I S e −1 ≈ I S (0 −1) = −I S -0.5 0 tensione vD (V) 0.5 1 Caratteristica I-V del diodo: dip. da T VD nV I D = I S e T − 1 • pol. inversa ID≈-IS all’aumentare di T • VT=kT/q il termine entro parentesi diminuisce all’aumentare di T • IS∝ni2 aumenta all’aumentare di T fortemente la corrente inversa aumenta • pol. diretta: la dipendenza di IS domina e la corrente diretta aumenta all’aumentare di T Caratteristica I-V del diodo: dip. da T corrente ID (V) 0.2 0.15 0.1 0.05 VD nV T I D = I S e − 1 I S = 1pA n = 1 T=300K T=325K T=350K 0 -0.05 -0.2 -0.1 0 tensione VD (V) 0.1 0.2 • in pol. diretta la dip. da T è molto più forte a causa della maggiore corrente • coefficiente di temperatura (pol. diretta) del diodo a 300K dVD / dT I ≈ - 2 mV/°C D Caratteristica I-V reale (1): resistenza serie Problema: calcolare ID con VD=10V (IS=1fA, T=300K) Soluzione: ID=4.8x10152A !!!! • con una simile corrente il diodo si fonderebbe a causa dell’effetto Joule • nella pratica si osserva una corrente molto più bassa corrente iD (A) 5 x 10 4 3 2 152 VD nV I D = I S e T − 1 1 0 9 9.2 9.4 9.6 tensione v D (V) 9.8 10 Caratteristica I-V reale (1): resistenza serie • le regioni esterne alla SRC sono elettricamente neutre e si comportano come resistenze (obbediscono alla legge di Ohm) Rp Rn Esempio: S=(2 µm)2, NA = 1017cm-3, ND =1020cm-3 , Lp=1µm, Ln=0.5µm Lp 1 10 -6 m R = ≈ = ≈ 471Ω p qµ p p S q µ p ( N A ) N A S 1.6 ⋅10 −19 C ⋅ 331.5 ⋅10 - 4 m 2 V −1s −1 ⋅ 10 23 m −3 ⋅ 4 ⋅10 −12 m 2 1 Lp Ln 1 Ln 0.5 ⋅10 -6 m R = ≈ = ≈ 1Ω n qµ n n S qµ n ( N D ) N D S 1.6 ⋅10 −19 C ⋅ 6 7.1 ⋅10 - 4 m 2 V −1s −1 ⋅10 26 m − 3 ⋅ 4 ⋅ 10 −12 m 2 1 RS = R p + Rn ≈ 4 72 Ω Caratteristica I-V reale (1): resistenza serie • l’effetto della RS è particolarmente rilevante in forte pol. diretta (VA>>0) V A = VD + RS I D ≈ RS I D ⇒ I D ≈ VA RS Es: VA=10V, IS=1nA, RS=100Ω, T=300K ID≈10/100=100mA corrente iD (A) 0.1 • in pol. diretta ID è limitata dalla RS e non cresce in modo esponenziale 0.08 0.06 0.04 Rdiodo S=0 ideale Rdiodo S≠0 reale 0.02 0 0 2 4 6 tensione vA (V) 8 • in pol. inversa la caduta su RS è trascurabile e VD≈VA 10 Caratteristica I-V reale (2): breakdown • l’aumento della tensione inversa può portate il diodo nella regione di rottura, con un rapido incremento della corrente del diodo (breakdown). La tensione inversa a cui avviene la rottura è detta tensione di breakdown (BV) 2V < BV < 2000 V • il processo distruttivo di breakdown è tipicamente • diodi progettati per operare nella regione di rottura (con alte correnti inverse) sono chiamati diodi Zener . La tensione di breakdown è chiamata tensione di Zener (VZ) e viene controllata agendo sui drogaggi. • nei diodi Zener la pendenza della caratteristica nella regione di rottura è molto elevata: applicazioni come regolatore di tensione A K simbolo del diodo Zener Effetti capacitivi: capacità di giunzione • variazioni della tensione applicata in pol. inversa (VR=-VD) portano a significativi cambiamenti nella larghezza della SCR e nella carica effetto capacitivo Cj = εsA wd = C j0 1+ VR C j0 = εsA wd 0 φj Es: VR=10V, NA = 1017cm-3, ND =1020cm-3 A=(100µm)2 φj≈1V, wd0 ≈ 100 nm, Cj0 ≈ 10 pF, Cj ≈ 3pF • l’effetto capacitivo è tipicamente negativo: limita la f di funzionamento (tempo di recupero diretto) • la dipendenza Cj(VR) viene usata (massimizzata) in diodi opportunamente ottimizzati (grande Cj0) detti Varactor o Varicap. • applicazioni tipiche dei Varicap sono i circuiti di sintonia e i filtri a RF simbolo del diodo a capacità variabile (Varactor) Effetti capacitivi: capacità di diffusione • in pol. diretta un’ulteriore carica (dovuta alla diffusione dei maggioritari) è immagazzinata al confine tra i bordi della SCR e le regioni neutre Q D = I Dτ T + - + - + - + - τT è detto tempo di transito (10-15÷10-6s) e dipende dalle dimensione e dal tipo di diodo • la capacità associata (di diffusione) è quindi proporzionale alla corrente e diventa abbastanza elevata per alte correnti (pol. diretta) Cd = dQ D (I D + I S )τ T = dv D nVT >0 Es: τT = 10ns, calcolare la Cd per ID= 10µA, 0.8mA e 50mA Cj=4pF, 320 pF, 20 nF. • l’effetto capacitivo è tipicamente negativo: limita la f di funzionamento (tempo di recupero inverso) diodi switching • basse capacità Cj e Cd per funzionamento in commutazione (alta-f) • bassa potenza (dovuta alla bassa A) Diodo Schottky • una delle regioni di semiconduttore del diodo a giunzione pn viene sostituita da un metallo: tipicamente la regione p • il contatto metallo-seminconduttore n ha le caratteristiche del diodo ed è detto rettificante • per evitare la creazione di un contatto rettificante al catodo si crea una regione molto drogata n+. Tale contatto è detto ohmico. Questa tecnica è usata in genere nei dispositivi elettronici. • i diodi Schottky entrano in conduzione a tensioni minori rispetto a diodi a giunzione pn • effetti capacitivi ridotti applicazioni veloci (alta frequenza) a bassa potenza Layout del diodo a giunzione • su un substrato debolmente drogato vengono realizzate, in modo selettivo, regioni con drogaggio differente • le zone di semiconduttore sono collegate all’esterno con contatti di metallo (tipicamente Al) • le zone di contatto sono separate tra loro con regioni di ossido (tipicamente SiO2) • per evitare la creazione di contatti rettificanti alle giunzioni metallosemiconduttore n, si creano delle zone drogate n+ (contatto ohmico) • i contatti metallo-semiconduttore p sono generalmente di tipo ohmico Fogli tecnici (datasheets) Fogli tecnici (datasheets) Modello SPICE del diodo a giunzione pn Sintassi: D<name> <N+> <N-> <MNAME> [AREA] . MODEL <MNAME> D [model parameters] <MNAME> : nome del modello [AREA]: fattore di scala per alcuni parametri Esempio: D1 2 10 DIODE1 .MODEL DIODE1 D IS=1e-10 Diodo: modello in continua RS: resistenza delle regioni neutre VD nV T I S e − 1 + VD GMIN − I S + VD GMIN ID = − IBV −( BVV +VD ) − I e T − 1 + BV S VT VD ≥ −5nVT − 5nVT > VD > − BV VD = − BV VD < − BV GMIN è una conduttanza che SPICE mette in parallelo ad ogni giunzione (anche quelle dei modelli dei transistori) per aiutare la convergenza Diodo: modello in continua Sintassi: D<name> <N+> <N-> <MNAME> [AREA] . MODEL <MNAME> D [model params] Parametro Simbolo Significato IS N RS IS n RS Corrente di saturazione Coefficiente di emissione Resistenza delle regioni neutre BV BV Tensione di rottura IBV IBV Corrente alla tensione di rottura Diodo: modello per ampi segnali CD=Cj+Cd Cj: capacità di giunzione Cd: capacità di diffusione C j = C j ( 0) / 1 − VD / φ j m ID + IS Cd = τ D nVT Parametro Simbolo Significato TT τD Tempo di transito CJ0 Cj(0) Capacità di giunzione a polarizzazione nulla M m Coefficiente del profilo di drogaggio della giunzione I parametri IS, CJ0, RS, IBV sono proporzionali all’area del dispositivo e sono scalabili attraverso il parametro AREA (default=1) Esempi Problema: plottare la curva I(V) di un diodo con IS=1pA nel range -0.5V÷0.5V caratteristica IV di un diodo VIN 1 0 DC 0 D1 1 0 Dmodel .MODEL Dmodel D IS=1e-12 .DC LIN VIN -0.5 0.5 0.1mV .PROBE .END Problema: plottare la curva I(V) di un diodo con IS=1pA nel range -0.5V÷0.5V alle temperature di 300K, 325K, 350K. caratteristica IV di un diodo al variare di T VIN 1 0 DC 0 D1 1 0 Dmodel .MODEL Dmodel D IS=1e-12 .DC LIN VIN -0.5 0.5 0.1mV TEMP LIST 300 325 350 .PROBE .END Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione struttura e funzionamento analisi dei circuiti con diodi esempi applicativi transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Analisi dei circuiti a diodi V e R rappresentano in generale l’equivalente di Thévenin di un circuito più complesso. punto di lavoro del diodo Q = (ID, VD) V = I D R + VD V = VR + VD IR = ID I R = f R (V R ) = V R / R VVD T I D = f D (V D ) = I S e − 1 • le prime due sono le leggi di Kirckoff e sono imposte dalla topologia della rete • le seconde due sono le relazioni IV di R e D VVD T I D = I S e − 1 Metodi di risoluzione: • analitico (numerico) • grafico • con modelli approssimati del diodo Risoluzione grafica V − VD R VVD T I D = I S e − 1 ID = Problema: Individuare il punto Q Dati noti: V = 10 V, R = 10kΩ. VD = 0 → I D = (10V 10kΩ ) = 1 mA VD = 5V → I D = (5V 10kΩ ) = 0.5 mA Punto Q = (0.95 mA, 0.6 V) Analisi con modelli approssimati Nel caso di circuiti con più diodi i metodi precedenti diventano troppo laboriosi. In tali casi è possibile avere una stima del risultato utilizzando modelli approssimati per il diodo. corrente iD (A) 0.1 0.08 0.06 0.04 RS=0 diodo ideale Rdiodo S≠0 reale 0.02 0 0 Von 2 4 6 tensione v A (V) 8 10 •la caratteristica reale di un diodo approssima un andamento “lineare a tratti” •nel modello approssimato è possibile definire una tensione di accensione (o di soglia) Von •la corrente è approssimativamente nulla per VA<<Von e cresce linearmente per VA>>Von •nell’intorno di Von (≈0.5÷0.8V) il modello perde di accuratezza e non ha senso parlare di soglia Analisi con modelli approssimati in forte pol. diretta (VA>>0) V A = VD + I D RS ≈ I D RS VD VVD V I D = I S e T − 1 ≈ I S e T V A ≈ I S RS e VD VT V ⇒ V D ≈ VT ln A RS I S • in pol. diretta VD non cambia apprezzabilmente al variare di VA 1 0.8 tensione VD (V) • dipende da RSIS 0.6 0.4 -15 IS=10 A -13 IS=10 A 0.2 -11 IS=10 A RS=100Ω 0 0 20 • una buona stima di Von si ottiene per VA>>1V (es. VA=10V) IS=10-9A 40 60 tensione VA (V) 80 100 Von VA ≈ VT ln RS I S V A >> 1V Modelli lineari a tratti ID Von ≠ 0 RS ≠ 0 1/RS Von Von ≠ 0 RS = 0 VD Von = 0 RS = 0 Modello lineare a tratti con Von=0, RS=0 modello del diodo ideale VD =0 per ID≥0 pol. diretta (ON) ID =0 per VD ≤ 0 pol. inversa (OFF) nel punto (VD=0, ID=0) il diodo è contemporaneamente • OFF • ON con corrente nulla Metodologia di analisi: 1. ipotesi (Hp) sullo stato del diodo 2. risoluzione della rete 3. verifica della ipotesi 1 • se Hp=D-ON bisogna verificare SE ID≥0 • se Hp=D-OFF bisogna verificare SE VD≤0 Modello con Von=0, RS=0 (esempio) 1. dato che il generatore tende a forzare una corrente positiva nel diodo, supponiamo che il diodo sia ON. 1. dato che il generatore tende a forzare una corrente inversa nel diodo, supponiamo che il diodo sia OFF. 2. risoluzione della rete 2. risoluzione della rete VD = −10 V ID = (10 − 0) V = 1 mA 10 kΩ 3. I D = 1 mA ≥ 0 ⇒ Hp OK 3. VD = −10 V ≤ 0 ⇒ Hp OK Punto Q = (0, -10 V) Modello lineare a tratti con Von≠0, RS=0 modello a caduta costante Esempio VD = Von per ID≥0 pol. diretta (ON) ID = 0 per VD ≤ Von pol.inversa (OFF) Metodologia di analisi: 1. ipotesi (Hp) sullo stato del diodo 2. risoluzione della rete 3. verifica della ipotesi 1 • se Hp=D-ON bisogna verificare SE ID≥0 • Se Hp=D-OFF bisogna verificare SE VD≤Von (10 − 0.6) V = 10 kΩ = 0.940 mA ≥ 0 ⇒ Hp OK ID = Modello lineare a tratti con Von≠0, RS≠0 ID Esempio 1/RS Von VD = Von+RSID ID = 0 VD per ID≥0 pol. diretta (ON) per VD ≤ Von pol.inversa (OFF) Metodologia di analisi: 1. ipotesi (Hp) sullo stato del diodo 2. risoluzione della rete 3. verifica della ipotesi 1 • se Hp=D-ON bisogna verificare SE ID≥0 • Se Hp=D-OFF bisogna verificare SE VD≤Von (10 − 0.6) V = 10 .1kΩ = 0.93 mA ≥ 0 ⇒ Hp OK ID = Analisi di circuiti a più diodi Problema: determinare Q1 e Q2 utilizzando il modello del diodo ideale. • 4 possibili stati • il generatore di tensione da 15V tende a polarizzare direttamente D1 e D2, mentre quello da -10V tende a polarizzare direttamente D2 e inversamente D1. • Hp = D1-ON, D2-ON • risoluzione della rete: (15 − 0) V = 1.5 mA 10 kΩ 0 − (− 10 V ) ID2 = = 2 mA ≥ 0 5kΩ I1 = I D1 + I D 2 ⇒ I D1 = (1.5 − 2) mA = −0.500 mA < 0 I1 = • Hp NON verificate (contemporaneamente) • la verifica della Hp su D2 non implica che è corretta singolarmente. Analisi di circuiti a più diodi Il secondo tentativo può partire dai risultati del primo: Hp D1-OFF, D2-ON 25V =1.67 mA ≥ 0 I D2 = I1 = 15×103Ω V =15V −1.67 ⋅10− 3A ×104Ω = D1 = (15 −16.7)V = −1.67 V ≤ 0 Hp OK D1 : (0 mA, -1.67 V):OFF D2 : (1.67 mA, 0 V) :ON Analisi di diodi polarizzati nella regione di rottura Nella regione di breakdown un diodo Zener può essere modellizzato con un generatore di tensione, VZ, e con una resistenza in serie, RZ L’ipotesi di funzionamento in zona di rottura risulta verificata se IZ ≥ 0 Analisi di diodi polarizzati nella regione di rottura analisi col modello approssimato Hp: D in breakdown risoluzione grafica Q: (-2.9 mA, -5.2 V) IZ = (20 − 5)V = 2.94 mA ≥ 0 ⇒ Hp OK 5100Ω Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione struttura e funzionamento analisi dei circuiti con diodi esempi applicativi transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Termometro a diodo se I D1 >> 0 → I D1 ≈ I S 1e VD 1 VT VPTAT = VD1 − VD 2 = I D1 I D2 − VT ln ≈ VT ln I S1 IS2 D1 e D 2 identici ( I S 1 = I S 2 ) kT I D1 ∝ T = ln q I D2 Es: T=295 K, ID1=250µA, ID2=50µA VPTAT=40.9 mV Circuiti limitatori analisi con il modello a caduta costante • la serie del diodo e VR può essere vista come un diodo con V’on=Von+VR • vin≤ V’on D-OFF vout = vin Caratteristica di trasferimento (in(in-out) v in 2 v out 3 2 0 -2 0 Vout (V) amplitude (V) • vin≥ V’on D-ON vout = V’on V’on=2V 0.2 0.4 0.6 time (ms) 0.8 1 supponiamo che vin sia sufficientemente lento in modo tale da trascurare le capacità del diodo 1 0 -1 -2 -3 -3 -2 -1 0 Vin (V) 1 2 3 Circuiti limitatori analisi con il modello a caduta costante + - vD + vin • la serie del diodo e VR può essere vista come un diodo con V’on=Von-VR vout • -vin≤ V’on D-OFF vout = vin VR - • -vin≥ V’on D-ON vout = -V’on Caratteristica di trasferimento (in(in-out) v out 2 3 2 0 -2 0 Vout (V) amplitude (V) v in V’on=2V 0.2 0.4 0.6 time (ms) 0.8 1 supponiamo che vin sia sufficientemente lento in modo tale da trascurare le capacità del diodo 1 0 -1 -2 -3 -3 -2 -1 0 Vin (V) 1 2 3 Circuiti limitatori analisi con il modello a caduta costante • la serie di D1 e VR1 può essere vista come un diodo con V’on1=Von1+VR1 • la serie di D2 e VR2 può essere vista come un diodo con V’on2=Von2-VR2 • vin≤ -V’on2 D1-OFF/D2-ON •-V’on2 ≤ vin≤V’on1 D1-OFF/D2-OFF • vin≥V’on1 D1-ON/D2-OFF Caratteristica di trasferimento (in(in-out) v out 2 3 0 -2 0 2 Vout (V) amplitude (V) v in vout = -V’on2 vout = vin vout = V’on1 V’on1= V’on1 =2V 0.2 0.4 0.6 time (ms) 0.8 1 supponiamo che vin sia sufficientemente lento in modo tale da trascurare le capacità del diodo 1 0 -1 -2 -3 -3 -2 -1 0 Vin (V) 1 2 3 Esempio SPICE Problema: dato il circuito di figura con VR1=3V, VR2=2V, R1=1kΩ, ΙS=1pA • simulare la risposta temporale ad un ingresso sinusoidale (ampiezza 5V, freq=1kHz) • simulare la caratteristica in-out per -5≤VIN≤5 circuito limitatore a diodi VIN 1 0 DC 0 SIN(0 5 1e3) R1 1 2 1e3 D1 2 3 Dmodel VR1 3 0 DC 3 D2 4 2 Dmodel VR2 4 0 DC 2 .MODEL Dmodel D IS=1e-12 .TRAN 1e-5 2e-3 .DC LIN VIN -5 5 0.1 .PROBE V(1) V(2) .END Raddrizzatori e regolatori a diodi • utilizzati negli alimentatori per convertire la tensione di rete alternata da 230Vrms-50Hz in tensioni continue per alimentare i dispositivi elettronici • un raddrizzatore converte una tensone alternata (ac) a valor medio nullo in una tensione a valor medio diverso da zero • un filtro provvede a ridurre le ondulazioni in uscita al raddrizzatore • il regolatore provvede a stabilizzare la tensione in uscita Raddrizzatore a semionda analisi con il modello ideale •lo stato del diodo varia nel tempo e il diodo si trova in ognuna delle regioni del modello lineare a tratti solo per un intervallo di tempo limitato • supponiamo che vS sia sufficientemente lento in modo tale da trascurare le capacità del diodo vS ≥ 0 vS ≤ 0 Hp D-ON Hp D-OFF vO = vS iD = iR = vO = 0 vS ≥0⇒ R Hp OK v D =v S ≤ 0 ⇒ Hp OK Raddrizzatore a semionda analisi con il modello a caduta costante • D ON solo quando vS≥Von vO=vS-Von • D OFF solo quando vS≤Von • si vuole bassa Von<<vS amplitude (V) vS vO 2 Von 0 -2 0 0.5 1 time (ms) 1.5 2 vO=0 Raddrizzatore con filtro capacitivo analisi semplificata senza carico (R→∞) si vuole bassa Von<<vS vO (0) = 0 t ≤ t1 Hp : D - OFF vD = vS − vO = vS ≤ Von ⇒ Hp OK t1 ≤ t ≤ T / 4 Hp : D - ON iD = C t ≥T /4 Hp : D - OFF dvO d (vS − Von ) dv =C = C S ≥ 0 ⇒ Hp OK dt dt dt vD = vS − (VP − Von ) = (vS − VP ) + Von ≤ Von ⇒ Hp OK vO = 0 vO = vS − Von vO = VP − Von Raddrizzatore con filtro capacitivo analisi con carico vD - + R C vS + vO - vO ( 0 ) = 0 t ≤ t1 t1 ≤ t ≤ t 2 Hp : D - OFF Hp : D - ON v D = v S − vO = v S ≤ Von ⇒ Hp OK iD = C dv O vO + = dt R dv S v S − Von + ≥ 0 ⇒ Hp OK dt R dv v S − Von t = t 2+ C S <0 >0 dt R dv v − Von t = t 2' iD = C S + S =0 dt R (RC → ∞ ) Assumiamo t 2' − t 2 ≈ 0 =C ( vO = v S − Von D - ON D - OFF ) vO t − t 2 ≈ (VP − Von )e t 2 ≤ t ≤ t3 D - OFF t = t3 v D = v S − vO = Von ⇒ vO = v S − Von D - ON − t −t2 RC vO = v S − Von Raddrizzatore con filtro capacitivo analisi con carico vD + C + vO - R vS Vr = (VP − Von ) − (VP − Von )e La tensione di uscita contiene ondulazioni residue di ampiezza Vr (tensione di ripple) Vr può essere ridotta facendo RC>>T se ∆T<<T T Vr ≈ (V p − Von ) RC − T − ∆T RC T − ∆T − RC = (VP − Von )1 − e T − ∆T Vr ≈ (V p − Von ) RC e− x ≈ 1 − x x <<1 = Raddrizzatori a diodi • rectifier diodes: ottimizzati per alte tensioni/correnti in pol. diretta e inversa • in applicazioni di precisione a bassa potenza si vuole bassa Von: diodi Schottky Esempio SPICE Problema: simulare la risposta temporale, ad un ingresso sinusoidale (ampiezza 10V, freq=1kHz), di un raddrizzatore a diodo (IS=1pA) con filtro capacitivo, RL=1kΩ e al variare di C= 100nF, 1µF, 10 µF. raddrizzatore con filtro capacitivo .PARAM C1val=10u VS 1 0 DC 0 SIN(0 10 1e3) D1 1 2 Dmodel .MODEL Dmodel D IS=1e-12 C1 2 0 {C1val} RL 2 0 1e3 .TRAN 1e-5 2e-3 .STEP PARAM C1val LIST 100n 1u 10u .PROBE V(1) V(2) .END Regolatore di tensione a diodo Zener Regolatore di tensione: circuito che mantiene la tensione su un carico costante a partire da una tensione di ingresso di valore diverso. vS(t): segnale di ingresso variabile RL: carico se vS(t) è tale da polarizzare sempre DZ in breakdown (hp.RZ=0) vL(t) rimane costante anche se vS(t) varia Regolatore di tensione a diodo Zener Condizione di regolazione: regolazione: iZ≥0 Hp DZ in breakdown iZ = iS − i L = v S − VZ VZ − ≥0 R RL R R ≥ = RL min L v S − 1 V Z vS ≥ VZ 1 + R = vS min > VZ R L Regolatore di tensione a diodo Zener Condizione di regolazione: regolazione: iZ≥0 RZ≠0 iL R vS iS iZ + VZ RL v L - vS VZ + R RZ v = L 1 1 1 + + R RZ RL RL ≥ RZ v −V i = L Z ≥0 Z R Z R vS − 1 VZ = RL min • la tensione di uscita risulta funzione di vS e RL • regolazione di linea: 1 dVL R // RZ // RL R = = dVS 1 + 1 + 1 R R RZ RL • per valori bassi di RZ, la variazione della VL è modesta Regolatore di tensione a diodo Zener: Esempio Hp: DZ in breakdown IS = VS −VZ R VZ = (20 − 5)V = 3 mA 5kΩ 5V =1 mA RL 5kΩ I Z = I S − I L = 2 mA ≥ 0 ⇒ IL = = Hp OK Condizione di regolazione RL ≥ R VS VZ −1 =R =1.67kΩ L, min Regolatore di tensione a diodo Zener: Esempio RZ≠0 Hp: D in breakdown VS VZ + R RZ V = = 5.19 V L 1 1 1 + + R RZ RL V −V 5.19V − 5V I = L Z = = 1.9 mA ≥ 0 Z R 100Ω Z Hp OK Esempio SPICE Problema: Simulare il punto di lavoro e la caratteristica VRL(VS) per 0≤VS ≤20V e RL=1kΩ, 2kΩ, 5kΩ. 1 2 regolatore con diodo zener .PARAM Rval=5e3 VS 1 0 DC 20 R1 1 2 5e3 DZ 0 2 Dmodel RL 2 0 {Rval} .model Dmodel D BV=5 .OP .DC VS 0 20 0.1 .STEP PARAM Rval LIST 1e3 2e3 5e3 .PROBE V(1) V(2) .END 0 Optoelettronica: LED I diodi emettitori di luce (LEDs) utilizzano processi di ricombinazione nella SCR per produrre luce. EC h =EG EG EV Semiconduttore Colore AlGaAs rosso , infrarosso GaAlP verde GaAsP rosso, arancione, giallo GaN verde, blu GaP rosso, giallo e verde InGaN blu-verde, blu InGaAlP rosso-arancione, arancione, giallo e verde Optoelettronica: Fotodiodi (1) se la SCR di un diodo a giunzione pn viene illuminata da una radiazione a frequenza sufficientemente elevata, i fotoni possono fornire energia sufficiente affichè alcuni elettroni passino dalla banda di valenza a quella di conduzione generando coppie elettrone-lacuna e una fotocorrente iPH Optoelettronica: Fotodiodi (2) • nei fotorivelatori, il diodo è in polarizzazione inversa per aumentare la larghezza della SCR ovvero il numero di coppie e-h e la fotocorrente iPH. • il punto di lavoro è fissato dalla batteria VB e da RL. • Vout=iPH RL Applicazioni: fotorivelatori, compact disk,.... Conversione dell’energia: celle solari • fotodiodi di larga area e con illuminazione costante IPH è costante • l’obiettivo è quello di estrarre potenza dalla cella, ovvero ICVC deve essere positivo • la cella dovrebbe operare in prossimità della massima potenza di uscita Pmax. Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) MOSFET struttura e funzionamento analisi dei circuiti con FETs esempi di circuiti applicativi JFET il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Il transistor: principio di funzionamento Transistor = Transfer Resistor (resistenza di trasferimento) • dispositivo elettronico con 3 terminali • la tensione (corrente) al terminale di controllo determina la conducibilità (corrente) tra i terminali A e B • se la corrente assorbita dal terminale di controllo è trascurabile il dispositivo si comporta come un resistore non lineare tra A e B Applicazioni principali: interruttore controllato (elettronica digitale) amplificazione di segnali elettrici (elettronica analogica) Il transistore MOSFET • transistori FET (Field Effect Transistors): MOSFETs e JFETs • il MOSFET (Metal-Oxide-Semiconductor FET) è il componente fondamentale dei circuiti digitali VLSI, come i microprocessori e le memorie. • largamente utilizzato in elettronica analogica: amplificatori, riferimenti di tensione/corrente,.... • ideato da Lilienfield (1928), Heil (1935) e Schockley (1952). • solo negli anni ‘60 viene sviluppato un processo affidabile per dispositivi commerciali il sistema MOS • gate: materiale a bassa resistività, inizialmente silicio policristallino, adesso metallo • ossido: inizialmente SiO2, attualmente HFO2. • substrato (Body) : silicio di tipo n (PMOS) o p (NMOS). La possibilità di realizzare un ossido di grande qualità è una delle ragioni fondamentali del successo del Silicio. • il sistema MOS costituisce una capacità non lineare (condensatore MOS). In condizioni stazionarie la corrente di gate è nulla. il sistema MOS polarizzato - VG << 0 Regione di accumulazione (VG<<0): le lacune sono spinte dal campo elettrico verso l’interfaccia creando uno strato di accumulo superficiale. Regione di svuotamento (VG>0): • lacune sono spinte dal campo elettrico lontano dall’interfaccia, creando una SCR (carica fissa) + • elettroni sono attratti alla superficie (carica mobile) + VG > 0 Tensione di soglia (VTN): VG per cui la concentrazione di elettroni diventa pari al drogaggio p (inversione di popolazione). Valore tipico: ~1V. - Regione di inversione: VG≥VTN il sistema MOS polarizzato Regione di soprasoglia (inversione) (VG ≥ VTN) − Qn − Q n ∝ (V G − V TN V TN Regione di sottosoglia (VG < VTN) − Qn ∝ e V G − V TN VT ≈0 ) VG La carica mobile può essere controllata dall’elettrodo di gate: regione a conducibilità variabile (non lineare). MOSFET a canale n (nMOSFET) realizzando due elettrodi (Drain, Source) che accedono alla regione di carica mobile (canale) si realizza un transistor nMOSFET D G B S • 4 terminali: Gate(G), Drain(D), Source(S) e Body o Bulk (B). • canale: regione dello strato di inversione (carica mobile) • L: lunghezza di Gate (canale) • struttura simmetrica: VS≤VD MOSFET a canale n (nMOSFET) larghezza di Gate MOSFET a canale n (nMOSFET) • le regioni di S e D formano giunzioni pn con il substrato che vanno polarizzate in inversa VB=VMIN=0V, VS≥0,VD≥0, IB≈0 • IG=0, IB=0 ID = -IS • il B tipicamente non viene indicato D D G G B la freccia indica il verso delle giunzioni B-S e B-D S la freccia indica il S e il verso della corrente positiva S MOSFET a canale n (nMOSFET) VGS<<0 : MOS in accumulazione, non esiste canale, regioni di svuotamento SB e DB. VGS<VTN: MOS in svuotamento, non esiste canale, la regione di svuotamento sotto il gate si unisce alle regioni di svuotamento di S e D. VGS≥VTN: oltra alla regione di svutotamento si forma il canale tra S e D. MOSFET a canale n (nMOSFET) se VGS≥VTN e VDS>0, una corrente ID > 0 fluisce tra D e S. Tale corrente dipende da: •VGS : determina la “R” (non lineare) del canale •VDS: come in un resistore I=V/R Caratteristica IV del nMOSFET I D = − I S = f (V GS , V DS ID V GS 0 V DS2 V GS K (V − V TN )V DS − = N GS 2 V DS KN V GS 2 ( V GS − V TN ) 2 V DS ) ≤ V TN interdizione ≥ V TN triodo ≤ V GS − V TN ≥ V TN saturazione ≥ V GS − V TN il modello è completamente W K N = K N' definito dai due parametri KN e VTN L K N' = µ N C OX C OX = ε OX t OX Caratteristica IV del nMOSFET ( ) caratteristica di trasferimento trasferimento:: I D = f V GS , V DS caratteristica di uscita uscita:: I D = f V DS , V GS ( ) Caratteristica di trasferimento ( I D = f V GS , V DS ) ID 0 V DS2 = K N (V GS − V TN )V DS − 2 KN (V GS − V TN )2 2 OFF TRIODO SAT. transconduttanza gm V GS ≤ V TN V DS ≥ V GS − V TN V GS ≥ V TN V DS ≤ V GS − V TN V GS ≥ V TN g m , SAT ∂I D = ∂ V GS Q 2ID = V GS − V TN Caratteristica di trasferimento 2000 ID (uA) 1500 K N = 100 μA/V 2 V TN = 2 V 1000 VDS=1V 500 VDS=2V VDS=3V 0 0 2 4 VGS (V) 6 8 10 Caratteristica di uscita ( I D = f V DS , V GS ) ID 0 V DS2 = K N (V GS − V TN )V DS − 2 KN (V GS − V TN )2 2 OFF TRIODO SAT. In saturazione il MOSFET approssima il comportamento di un generatore di corrente ideale. Applicazione: riferimenti di corrente Caratteristica di uscita 4000 K N = 100 μA/V 2 V TN = 2 V ID (uA) 3000 VGS=2V VGS=4V 2000 VGS=6V VGS=8V VGS=10V 1000 0 0 2 4 VDS (V) • la corrente di saturazione cresce quadraticamente con VGS • per bassi valori di VDS le caratteristiche sono lineari 6 I D , sat = K N 8 10 (VGS − VT )2 2 Regione lineare 500 in zona triodo VDS I D = K N (VGS − VTN ) − VDS 2 400 ID (u A ) 300 200 se VDS / 2 << VGS − VTN (regione lineare) 0 0 I D ≈ K N (VGS − VTN )VDS VDS ≈ RDS I D Regione lineare: RDS ≈ 100 1 K N (VGS − VTN ) 0.2 0.4 VDS (V) 0.6 0.8 1 in regione lineare il MOSFET si comporta come un resistore connesso tra S e D (RDS) controllato dalla VGS VDS VGS − VTN V − VTN ≤ → VDS ≤ GS 2 10 5 Modelli equivalenti in DC D IG=0 ID=0 interdizione G S D IG=0 I D ,sat = K N G (VGS − VT )2 2 saturazione S D IG=0 G RDS = S 1 K N (VGS − VT ) lineare nMOSFET a svuotamento D G S • nMOSFET con VTN≥0 sono detti ad arricchimento • nMOSFET con VTN≤0 sono detti a svuotamento • viene realizzata una regione di tipo n che collega le regioni di source e drain • per VGS=0 la corrente di drain è diversa da zero, e per interdire il dispositivo è necessaria una VGS negativa. MOSFET a canale p (pMOSFET) VG VS VD ID IG IS • pMOSFET=pMOS+2 regioni p+ • inversione di lacune per VGB ≤ VTP • VTP<0 per arricchimento VB arricchimento D D B S svuotamento ad • le regioni di S e D formano giunzioni pn con il substrato che vanno polarizzate in inversa (IB≈0) VB=VMAX=VDD, VSB ≤0, VDB ≤ 0, IB G dispositivi G S • IG=0, IB=0 • struttura (VDS≤0) IS = -ID simmetrica: VS≥VD Caratteristica IV del pMOSFET I S = − I D = f (V GS , V DS 0 V DS2 K (V − V TP )V DS − I S = P GS 2 KP 2 ( V GS − V TP ) 2 W L = µ P C OX K P = K P' K P' ) V GS ≥ V TP interdizione V GS ≤ V TP V GS − V TP ≤ V DS triodo V GS ≤ V TP V GS − V TP ≥ V DS saturazione • VGS tipicamente <0 • il modello è completamente definito dai 2 parametri KP e VTP Caratteristiche di uscita i primi MOSFET erano pMOS. Col miglioramento dei processi (‘70) la tecnologia diventa nMOS con aumento delle prestazioni dovuti alla maggiore mobilità degli elettroni rispetto alle lacune. Capacità del transistore MOS Gli effetti capacitivi più importanti sono CGS e CGD: CGD D • dovuti a Cox e CGSO (CGDO) G • dipendono dal punto di lavoro • riduzione del amplificatori guadagno ad alta f negli • limitano la f di funzionamento nei circuiti digitali S CGS Capacità del transistore MOS: modello di Meyer C = C WL GC ox capacità gate-canale zona lineare C C = GC + C W GS GSO 2 C C = GC + C W GD GSO 2 CGD saturazione W C = 2 C +C GS 3 GC GSO D C =C W GD GDO G interdizione C =C W GS GSO C =C W GD GDO S CGS MOSFET reali Modulazione di lunghezza di canale: nei MOSFET a canale corto (L<1µm) 2 ( VGS − VTN ) (1 + λVDS ) I D , sat = K N 2 Corrente di sottosoglia Effetto Body contribuisce alla potenza dissipata in applicazioni digitali Modello SPICE per il MOSFET Sintassi: M<name> <ND> <NG> <NS> <NB> <MNAME> [L=VAL] [W=VAL] +[AD=VAL] [AS=VAL] [PD=VAL] [PS=VAL] [NRD=VAL] [NRS=VAL] +[OFF] [IC=VDS, VGS, VBS] [TEMP=T] ND, NG, NS, NB : MNAME L: W: AD, AS: PD, PS: NRD, NRS: nodi di drain, gate, source, sub. nome del modello lunghezza canale larghezza aree di drain e source perimetri di drain e source source/drain “sheet resistance” 7 modelli impostabili attraverso il parametro LEVEL Esempio: M1 24 2 0 20 TYPE1 .MODEL TYPE1 NMOS LEVEL=3 LEVEL=1 : LEVEL=2 : LEVEL=3 : LEVEL=4 : LEVEL=5 : LEVEL=6 : LEVEL=7 : Shichman-Hodges model geometry-based, analytic model semi-empirical, short-channel model BSIM model EKV model version 2.6 BSIM3 model version 2.0 BSIM3 model version 3.1 MOSFET: modello in continua (LEVEL=1) MOSFET: modello in continua (LEVEL=1) K ' n (K ' p ) MOSFET: modello per ampi segnali Esempio Problema: simulare le caratteristiche di uscita di un transistore nMOSFET (K’N=100µA/V2, W=10µm, L=1µm, VTN=1.5V, LEVEL1) nell’intervallo 0≤VDS≤15V, per 0 ≤ VGS≤ 10V. caratteristiche di uscita nMOSFET Vgs 1 0 DC 0 Vds 2 0 DC 0 M1 2 1 0 0 Mmodel L=1u W=10u .MODEL Mmodel NMOS KP=100e-6 +VTO=1.5 LEVEL=1 .DC Vds 0 15 0.1 Vgs 0 10 1 .PROBE ID(M1) .END Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) MOSFET struttura e funzionamento analisi dei circuiti con FETs esempi di circuiti applicativi JFET il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Analisi in DC dei circuiti con MOSFET V GG = V GS V DD = R D I D + V DS I = f (V , V ) DS GS D risoluzione grafica risoluzione analitica 1. ipotesi su f (OFF, triodo o saturazione) 2. si risolve il circuito e si determina Q 3. si verifica l’ipotesi 1 Analisi DC dei circuiti con MOSFET: Esempio 1 Problema: determinare Q Dati: KN=50 µA/V2, VTN=1V VGG=2V, VDD=5V, RD=8.3 kΩ Soluzione: VGS=VGG=2V VGS-VTN=1V≥0 M-ON VGS-VTN=1V </>? VDS Hp: M-SAT K ( ) 2 = 25 µ A n V −V D GS TN 2 V =V −R I = DS DD D D = 4 . 79 V ≥ V −V = 1V → Hp OK GS TN I = Q: (ID=25 µA, VGS=2 V, VDS=4.79V) Analisi DC dei circuiti con MOSFET: Esempio 2 Problema: determinare Q Dati: KN=250 µA/V2, VTN=1V, VDD=4V, RD=1.6 kΩ Hp M-TRIODO V GS = V DD = 4V K n V I = −V −V /2V D GS TN DS DS 2 =V −R I V DD D D DS ( ) VDD − VDS K n I = = V −V −V / 2 V D DS DS RD 2 GS TN ( 2 soluzioni: VGS=VDD=4 V VGS-VTN=3V </>? VDS <4V Hp: M-SAT V DS ) = 2.3V,8.7V VDS= 8.7 V > VGS-VTN =3 Hp NO V =2.3V≤V -V Hp OK, ID=1.06 mA DS GS TN V GS = V DD = 4 V Q:(ID=1.06 mA, VDS=2.3 K 2 = 1 . 13 mA n V I = − V D GS TN 2 =V − R I = 2 . 19 V ≤ V −V → Hp NO V DD D D GS TN DS ( ) V, VGS=4V) Analisi DC dei circuiti con MOSFET: Esempio 3 Problema: determinare Q Dati: KN=25 µA/V2, VTN=1V, VDD=10V R1=1 MΩ, R2=1.5 MΩ, RD=75 kΩ, RS=39 kΩ VDD R2 RD M1 R1 RS Vth = VDD R1 = 4V R1 + R2 Rth = R1 // R2 = 600kΩ Vth = VGS + RS I D VDD = (RD + RS )I D + VDS I = f (V , V ) GS DS D Analisi DC dei circuiti con MOSFET: Esempio 3 Vth = VGS + RS I D VDD = (RD + RS )I D + VDS I = f (V , V ) GS DS D Hp M-SAT V Kn R 2 S V −V V =V + th GS TN GS 2 2 soluzioni: V = −2.71V,+2.66V GS VGS<VTN per VGS= -2.71V (non valida) V =+2.66V GS ID= 34.4 µA DD = I ( R + R ) +V → V = 6.08V D D S DS DS VDS≥VGS-VTN Hp OK Q: (ID=34.4 µA, VDS=6.08 V, VGS= 2.66 V) Analisi DC dei circuiti con MOSFET: Esempio 4 Problema: determinare Q Dati: KN=260 µA/V2, VTN=1V, VDD=3.3V, RD=10 kΩ, RG=2 MΩ Kn R 2 D V −V =V − V =V DD GS DS 2 GS TN 2 soluzioni: IG =0 V = −0.769V,+2.00V GS VG=VD VDS=VGS≥VGS-VTN M-SAT se ON VGS= -0.769 V non accettabile (M-OFF) Hp M SAT V =V GS DS V DS = V DD − R D I D K 2 n V I = −V D GS TN 2 ( ) V = +2.00V → I = 130µA D GS V = 2V ≥ V −V = 1V Hp OK DS GS TN Q: (ID=130 µA, VDS=VGS=2.00 V) Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) MOSFET struttura e funzionamento analisi dei circuiti con FETs esempi di circuiti applicativi JFET il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Amplificatori a MOSFET • amplificazione di segnali • MOSFET non lineare • funzionamento linerare in condizione di piccolo segnale il MOSFET in elettronica digitale Il MOSFET può essere utilizzato come un interruttore controllato dalla tensione di gate, la quale agisce come terminale di controllo • in interdizione il MOSFET è assimilabile ad un interruttore aperto tra D e S • in zona lineare il MOSFET è assimilabile ad un interruttore chiuso tra D e S (VDS≈0) interuttore normalmente (VGS=0) aperto interuttore normalmente (VGS=0) chiuso il MOSFET in elettronica digitale • in elettronica digitale tale comportamento è usato per la realizzazione delle porte logiche • le prime porte logiche erano realizzate usando solo transistori nMOS. • negli anni ’80 la tecnologia nMOS viene sostituita con la CMOS (complementary MOS) con drastica riduzione della potenza dissipata. invertitore logico CMOS in=‘0’ Mn OFF, Mp ON out=‘1’ in=‘1’ Mn ON, Mp OFF out=‘0’ Lo scaling dei transistor: i circuiti integrati minimum feature size (µm) Transistors “discreti” i miglioramenti nei processi tecnologici consentono la riduzione della minima L (minimum feature size) Transistors “integrati” 1958: Kilby e Noice sviluppano il primo circuito integrato Lo scaling dei transistor: la legge di Moore Legge di Moore: « Le prestazioni dei processori, e il numero di transistor ad esso relativo, raddoppiano ogni 18 mesi. » Riferimenti di corrente a MOSFET VDD rete di polarizzazione RL RG VGG RS VSS • in saturazione la corrente sul carico RL è costante • se VGG>0, VSS≥0 VDD > 0 (cond. necessaria) • se RL ha bisogno del riferimento a massa (VDD=0) VGG<0, VSS<0 (cond. necessaria) • per evitare tensioni negative è possibile usare riferimenti con pMOSFETs il MOSFET come driver di corrente •la max corrente erogabile dalla sorgente è VS/RS •la corrente ILED è limitata da RS • IG=0 + VLED - ILED RD I LED = VS − VLED RS VS non deve erogare corrente! VDD − VLED − VDS • la corrente ILED è fornita I = LED RD da VDD e non da VS VDD RS M1 VS IG • M1 tipicamente si polarizza in zona lineare poichè la più bassa VDS consente di avere una più bassa VDD (minore potenza dissipata) il MOSFET come driver di corrente Problema: dimensionare RD in modo che ILED=20mA + DATI: VS=5V, RS=5kΩ, VDD=10V, VLED,ON=1.1V VLED Q1: (KN’=100µA/V2, VTN=1V, W=100µm, L=1µm ) - ILED RD VDD RS Hp M1: LINARE, D ON RDS = VDS = RD = 1 = 25Ω K N (VS − VTN ) VDD − VLED ,ON RDS + RD VDD − VLED ,ON I LED RDS M1 VS IG VGS − VTN ≤ → RD ≥ 253Ω 5 − RDS = 420Ω Hp OK Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) MOSFET struttura e funzionamento analisi dei circuiti con FETs esempi di circuiti applicativi JFET il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Junction Field-Effect Transistor (JFET) JFET a canale n: substrato n (canale) e due giunzioni pn che costituiscono il gate. Le giunzioni devono essere polarizzate in inversa così che iG≈0 e iD≈iS. La regione non svuotata è il canale. Dispositivo a 3 terminali: gate, source e drain. Sebbene meno diffuso del MOSFET, il JFET è largamente impiegato sia in elettronica discreta che integrata, principalmente in applicazioni analogiche e RF. Negli IC è spesso impiegato in processi BiFET, che combinano BJT e JFET. Per VDS≈0 il JFET si comporta tra S e D come un resistore controllato in tensione di valore RDS = ρt L W La VG modula la larghezza delle regioni di svuotamento e quindi W, RDS e la corrente ID≈VDS/RDS JFET con polarizzazione Gate-Source (VDS≈0) vGS=0, le giunzioni sono polarizzate in inversa e iG≈0 al diminuire di vGS≤0 aumenta la larghezza delle regioni di svuotamento (diminuisce W) e aumenta la R = ρ L DS tW quando vGS=VP<0 (VP tensione di pinchoff) il canale si strozza e RDS ∞ La corrente è max per vGS=0 un dispositivo a svuotamento il JFET è JFET con polarizzazione VDS>0 all’aumentare di vDS la larghezza della regione di svuotamento non è più uniforme e il canale si comporta come un resistore non lineare. quando vDS=vGS-VP il canale si strozza lato drain. per vDS≥vGS-VP la corrente satura e il punto di pinch-off si avvicina lato source. Caratteristica IV del JFET a canale n Formalmente identico a quello del MOSFET, con VP che prende il posto di VTN e 2IDSS/VP2 che prende il posto di KN. iD = 0 for vGS ≤VP iD = 2I DSS VP iD = I vGS −VP − 2 DSS 1− 2 GS P v V interdizione (OFF) P V < 0 vDS vDS 2 1+ λvDS vGS ≥VP vGS −VP ≥VDS ≥ 0 vDS ≥ vGS −VP ≥ 0 triodo saturazione (pinch(pinch-off) Caratteristica IV del JFET a canale n Caratteristica di trasferimento in saturazione iD = I DSS 1− GS P v 2 V -25V<VP<0 10 µA<IDSS<10A Caratteristiche di uscita JFET a canale p Modello SPICE del JFET Sintassi: J<name> <ND> <NG> <NS> <model name> [area value] Esempio: J13 22 14 23 JNOM .model JNOM NJF BETA=1e-5 Esempio Problema: simulare la caratteristica di uscita di un JFET a canale n (VP = - 2V, IDSS=40µA) per VGS=0 nell’intervallo 0≤VDS≤5V. caratteristiche di uscita di un nJEFT Vgs 1 0 DC 0 Vds 2 0 DC 0 J1 2 1 0 Jmodel .MODEL Jmodel NJF BETA=1e-5 +VTO=-2 .DC Vds 0 5 0.1 .PROBE ID(J1) .END Analisi in DC dei circuiti con JFET Il JFET è polarizzato come un MOSFET a svuotamento JFET a canale n nMOSFET a svuotamento VDD RD RG RS • le giunzioni devono sempre essere polarizzate in inversa • non è necessario collegare un circuito di alimentazione al gate poichè VP<0 Analisi in DC dei circuiti con JFET: Esempio Problema: determinare l’OP di J. I G = 0, I = I → V = −I R S D GS D S ON o OFF ? Hp M OFF Hp NO ID=0 M ON VGS=0>VP J TRIODO o SAT. ? Hp SAT. 2 V = −I V R 1 − GS GS DSS S V P 2 soluzioni : V = −1.91V, − 13.1V GS VGS = -13.1 V< VP = -5 V non accettabile VGS = -1.91 V ID = IS =-VGS/RS= 1.91 mA VDS = VDD − I D ( RD + RS ) = 6.27V ≥ V −V = 3.09V GS P Q: (ID=1.91 mA, VDS=6.27 V, VGS=-1.91V) Hp OK Datasheets Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) struttura e funzionamento analisi dei circuiti con BJTs esempi di circuiti applicativi Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) struttura e funzionamento analisi dei circuiti con BJTs esempi di circuiti applicativi Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Il transistore bipolare (BJT) Il BJT (Bipolar Junction Transistor) è un dispositivo a tre terminali costituito dall’adiacenza di due giunzioni pn. Sono quindi possibili due configurazioni: transistore PNP E transistore NPN C p emettitore C n collettore JBE: giunzione base-emettitore E p n base JBC: giunzione base-collettore B p emettitore collettore JBE: giunzione base-emettitore C base n p E B C p B n n B p n E JBC: giunzione base-collettore Il transistore bipolare (BJT) Primo dispositivo a stato solido di ampio successo commerciale a causa del processo di fabbricazione più semplice e affidabile rispetto a quello dei MOSFETs. • inventato alla fine dei ‘40 da Bardeen, Brattain e Shockley (Nobel nel ‘56) ai Bell Labs. • reso disponibile nel ’52 dietro una licenza di 25000$ • il primo BJT al silicio fu sviluppato presso la Texas da Gordon Teal • la Tokyo Tsushin Kogyo compra la licenza del transistor e nel ‘55 diventa la SONY. • alla fine dei ‘50 inizia la produzione di massa di radio a BJT • all’inizio dei ‘60 vengono realizzati i primi IC basati su BJTs Anche se il MOSFET rappresenta oggi la tecnologia dominante degli IC, il BJT è largamente utilizzato in applicazioni ad alte frequenze e ad alte correnti. Il transistore bipolare (BJT) • il BJT sembra costituito semplicemente da due giunzioni pn. • se la larghezza della regione di base è sufficientemente piccola (tipicamente 0.1 µm-100µm), le due giunzioni interagiscono. •4 regioni di funzionamento in funzione delle 4 possibili combinazioni sullo stato delle 2 giunzioni. Il transistore bipolare (BJT) • nella principale regione di funzionamento, detta regione attiva (JBE-ON, JCB-OFF), l’E inietta elettroni nella regione di B. La maggior parte vengono raccolti dal C, mentre una minoranza (se la base è stretta) si ricombinano in base e generano la IB. • il rapporto IC/IB è molto alto se la base è stretta e il BJT può essere usato come amplificatore. • la base agisce come terminale di controllo, modulando la frazione di elettroni raccolti dal collettore. Il BJT è un dispositivo controllato in corrente (di base), a differenza dei FETs che sono controllati in tensione (gate-source). Mentre iG = 0, iB è significativa. Il transistore bipolare (BJT) • a differenza dei FETs in cui la conduzione è unipolare, ovvero dovuta principalmente ad un solo tipo di portatore (elettroni negli nFETs, lacune nei pFETs), nei BJT la conduzione avviene in modo bipolare. • il funzionamento è basato sul trasporto dei minoritati nella base e quindi i BJT npn sono preferiti ai pnp a causa della maggiore mobilità degli elettroni rispetto alle lacune. • struttura non simmetrica: per massimizzare il numero di portatori raccolti dal collettore l’emettitore è più drogato del collettore Il modello DC di Ebers-Moll (npn) •αF,αR <1: modellizzano l’effetto reciproco delle giunzioni I •il BJT non è simmetrico: emettitore più drogato del collettore αR<αF I F = 0.95<αF<1 0<αR<0.95 •IS : corrente di saturazione I R = I S α F I α S R e − 1 VVBC e T − 1 V BE VT S α R I S α F 10-18A≤ IS≤10-9 A • il modello DC è definito completamente da 3 parametri (IS, αF, αR) Il modello DC di Ebers-Moll (pnp) I I I F R V EB I S V T = e − 1 α F = I α S R VVCB e T − 1 S α R I S α F Il modello DC di Gummel-Poon (npn) iBC i BE V BE I S V T = e − 1 β F i BC V BC I S V T = − 1 e β R iT= FiBE- RiBC iBE • i modelli di Ebers-Moll e Gummel-Poon sono αR equivalenti una volta che β F = α F βR = 1−αF • αF ≈ 1 1−αR βF >> 1 • αF> αR βF > βR • 3 parametri per descrivere completamente il modello in DC (IS, βF, βR) Il modello DC di Gummel-Poon (pnp) i EB V EB I S V T = e − 1 β F i CB V CB I S V T = e − 1 β R Esempio 1 Problema: Con riferimento al circuito in figura determinare il punto di lavoro del bjt caratterizzato dai parametri IS = 10-16 A, βF = 50, βR = 1. Soluzione: VBE =VBB= 0.75 V VBC = VBB - VCC = 0.75 V-5V = -4.25 V Utilizzando la rappresentazione di Gummel-Poon I BE V BE 10 − 16 A I S V T = − 1 = e 50 βF . 75 0 .00259 e = 7 . 53 μA − 1 V BC 10 − 16 A − 4 . 25 I S V T e 0 .0259 − 1 = − 10 −16 A I BC = e − 1 = β R 1 I C = β F I BE − β R I BC − I BC = 376 μA I B = I BE + I BC = 7 . 53 μA I E = I B + I C = 384 μA Esempio 2 Problema: Con riferimento al circuito in figura determinare il punto di lavoro del bjt caratterizzato dai parametri IS = 10-16 A, αF = 0.95, αR = 0.5. Soluzione: IE = 100 µA VBC = 0-5V = -5 V Utilizzando la rappresentazione di Ebers-Moll C IR IF IF IC V BC 10 −16 A − 5 I S V T e 0 .0259 − 1 = − 5 ⋅ 10 − 17 A = − 1 = e 0.5 α R = I E + α R I R ≈ I E = 10 − 4 A V BE I S V T α I = e − 1 → V BE = V T ln 1 + F F IS α F = − I R + α F I F ≈ α F I F = 95 μA I B = I E − I C = 5 μA = 0 . 71 V iC iR FiF B iB iF RiR iE E Regioni di funzionamento Regione attiva diretta (JBE ON, JBC OFF) modello di EbersEbers-Moll modello equivalente a base comune IC C E IE B VCB IC ≈ α F I F ≈ α F I E α F ≅< 1 → I C ≅< I E αF : guadagno di corrente diretto a base comune Regione attiva diretta (JBE ON, JBC OFF) modello di GummelGummel-Poon modello equivalente a emettitore comune VBE ,ON IC = β F I B β F >> 1 → I C >> I B βF : guadagno di corrente diretto ad emettitore comune il BJT può essere usato come amplificatore di segnale (corrente) Regione attiva inversa (JBE OFF, JBC ON) modello di EbersEbers-Moll modello equivalente a base comune I E ≈ −α R I R ≈ α R I C α R < 1 → I E < IC αR : guadagno di corrente inverso a base comune Regione attiva inversa (JBE OFF, JBC ON) modello di GummelGummel-Poon modello equivalente a collettore comune VBC ,ON − IE = βRIB βR > 1 → IE > IB βR : guadagno di corrente inverso a collettore comune • il BJT potrebbe essere usato come amplificatore • si preferisce la zona attiva diretta poichè βF>>β βR • VBC, ON < VBE,ON (E più drogato di C) Regione di interdizione (JBE OFF, JBC OFF) modello di EbersEbers-Moll IB ≅ 0 IC ≅ 0 IE ≅ 0 poiché tutte le correnti sono nulle il BJT si comporta da circuito aperto tra C ed E Regione di saturazione (JBE ON, JBC ON) modello di Gummel Gummel--Poon • poiché le due giunzioni sono polarizzate in diretta, esse possono essere modellizzate con una caduta costante(VBE,SAT>VBE,ON,VBC,SAT>VBC,ON) • a causa del diverso drogaggio di E e C le VON sono leggermente diverse (VBE,SAT>VBC,SAT) iC = β F iBE − (β R + 1)iBC iB = iBE + iBC •VCE,SAT=VBE,SAT - VBC,SAT >≈ 0 quindi il BJT è approssimabile ad un cortocircuito tra C ed E β F iB − iC = iBC (β F + β R + 1) in sat. iBE ,iBC > 0 → β F iB > iC •le correnti ai terminali sono determinate dal circuito esterno: aumenti di IB non risultano in aumenti di IC. Regioni di funzionamento Caratteristiche IV del BJT caratteristica di uscita ad emettitore comune I C = f (V CE , I B ) IC caratteristica di uscita a base comune I C = f (V CB , I E ) caratteristica di trasferimento I C = f (V BE , V BC C E ) IE B VCB Caratteristiche IV di uscita a emettitore comune I C = f (V CE , I B ) •iB = 0: BJT OFF •vCE > vBE (vBC<0), iB >0 : regione attiva diretta, iC = βF iB (indipendente da vCE) •vCE < vBE (vBC>0), iB >0 : saturazione (il valore limite vBE tra saturazione e regione attiva aumenta leggermente all’aumentare di iB ) •vCE < 0 : i ruoli di collettore e emettitore si invertono Caratteristiche IV di uscita a base comune I C = f (V CB , I E ) • vCB > 0, iE >0: regione attiva diretta, iC ≈ iE è indipendente dalla tensione • vCB < 0, iE >0: il diodo base collettore viene polarizzato direttamente e iC cresce esponenzialmente (in direzione negativa) non appena il diodo basecollettore entra in conduzione (saturazione) Caratteristica di trasferimento a emettitore comune I C = f (V BE , V BC ) Es: I C (V BC VVBE T = 0) = I − 1 e S stessa forma dell’equazione di un diodo. transconduttanza dI g m = C I = C V dV BE Q T Effetti capacitivi alle due giunzioni sono associati effetti capacitivi così come per i diodi Gli effetti capacitivi limitano: • la velocità di commutazione ON-OFF in applicazioni digitali • la risposta in frequenza negli amplificatori a BJT BJT reali : resistenze serie Problema: Con riferimento al circuito in figura determinare il punto di lavoro del bjt caratterizzato dai parametri IS = 10-16 A, βF = 50, βR = 1. Soluzione: VBE =VBB= 10 V VBC = VBB - VCC = 0.75 V-5.00V = -4.25 V Utilizzando la rappresentazione di Gummel-Poon I BE V 10 −16 A I S VBET = e − 1 = β F 50 10 0 .0259 e = 10 150 A! !!! − 1 10V BJT reali : resistenze serie C • come nel diodo, è necessario tenere in considerazione la resistenza delle regioni neutre • le correnti ai terminali devono attraversare regioni di lunghezza non trascurabile per arrivare nelle zone attive del dispositivo RC iC iBC B RBB’ FiBE- RiBC iB iBE RE iE E BJT reali : effetto Early In zona attiva al crescere di VCE lo spessore della SCR di JBC aumenta e lo spessore della base diminuisce (modulazione dello spessore di base) Le IV di uscita hanno una pendenza positiva nella regione attiva diretta la IC (βF) non è indipendente da VCE V CE 1 + β ≈β F FO V A Tensione di Early (VA=10÷150V): le IV di uscita sono estrapolate fino al punto in cui IC è uguale a zero. Modello SPICE per il BJT Sintassi: Q<name> < collector node> <base node> <emitter node> + [substrate node] <model name> [area value] .MODEL <model name> NPN [model parameters] .MODEL <model name> PNP [model parameters] Esempio: Q1 1 2 3 BC107 10 .MODEL BC107 NPN BF=30 BJT: modello in continua (Gummel-Poon) I BE = I BC I CC βF VBE IS NF⋅VT e = − 1 BF I CT = (I CC − I EC ) / Kqb VBC I EC IS NR ⋅VT = = e − 1 β R BR I GRE VBE NE ⋅VT = ISE e − 1 VBC NC ⋅ V I GRC = ISC e T − 1 NK Kqb = Kq1 1 + (1 + 4 Kq 2 ) / 2 Kq1 = 1 / (1 − VBC / VAF - VBE / VAR ) [ ] Kq 2 = β F I BE / IKF + β RI BC / IKR •RBB’, RC, RE: resistenze di accesso • IGRE, IGRC : correnti dovute a fenomeni di G-R nelle regioni svuotate • Kqb: parametro che tiene conto di effetti reali tra cui l’effetto Early BJT: modello in continua BJT: modello per ampi segnali I CT = (I CC − I EC ) / Kqb Esempio Problema: simulare le caratteristiche di uscita di un BJT npn (parametri IS = 10-16 A, βF = 50, βR = 1) nell’intervallo 0≤VCE≤15V, per 0 ≤ IB≤ 10µA. caratteristiche di uscita bjt npn 1 IB 2 0 DC 0 VCE 1 0 DC 0 Q1 1 2 0 bjtmodel .MODEL bjtmodel NPN BF=50 BR=1 +IS=1e-16 .DC VCE 0 15 0.1 IB 0 1e-5 1e-6 .PROBE IC(Q1) .END 2 Q1 IB 0 VCE Classificazione e datasheets • general purpose • small signal • high voltage • switching • RF Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) struttura e funzionamento analisi dei circuiti con BJTs esempi di circuiti applicativi Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Analisi in DC di circuiti con BJT RC risoluzione analitica IC VCC RB VBB IB V BB = R B I B + V BE V = R I + V CC C C CE I C = f (V BE , V CE ) I B = g (V BE , V CE ) risoluzione grafica (nota IB) risoluzione analitica V CC = R C I C + V CE I C = f (V BE , V CE ) Analisi in DC di circuiti con BJT RC risoluzione analitica IC VCC RB VBB IB V BB = R B I B + V BE V = R I + V CC C C CE I C = f (V BE , V CE ) I B = g (V BE , V CE ) risoluzione approssimata risoluzione analitica V CC = R C I C + V CE I C = f (V BE , V CE ) 1. ipotesi su f, g (OFF, attiva diretta, attiva inversa o saturazione) 2. si risolve il circuito e si determina Q 3. si verifica l’ipotesi 1 Analisi in DC di circuiti con BJT: Esempio Problema: Calcolare il punto di lavoro di Q. Dati noti: VBB= 3V, VCC=5V, RB=1MΩ, RC=1kΩ, Q: (βF = 100, βR = 1, VBE,ON=0.7, VBC,ON=0.5, VCE,SAT=0.2V) RC IC VCC Soluzione: VCC e VBB tendono a pol. dir. JBE VBB tende a pol. dir. JBC, VCC tende a pol. inv. JBC Hp ZONA ATTIVA (VBE=VBE,ON=0.7V, IB = IC=βFIB) 3 − 0 .7 V BB − V BE = 2 . 3 μA = 10 3 RB I C = β F I B = 230 μA V BC = V BE − V CC + R C I C = − 4 . 53 V I E = I B + I C = 232 . 3 μA I B = 2 . 3 μA ≥ 0 Hp OK V BC = − 4 . 53 V ≤ V BC ,ON = 0 . 5 V RB VBB IB Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) struttura e funzionamento analisi dei circuiti con BJTs esempi di circuiti applicativi Parte II: Circuiti amplificatori a transistors amplificatori a BJT e FETs Amplificatori a BJT • amplificazione di segnali • BJT non lineare • funzionamento linerare in condizione di piccolo segnale Il BJT come interruttore • in interdizione il bjt si comporta come un interruttore aperto tra C ed E • in saturazione il bjt si comporta come un interruttore chiuso tra C ed E C C B B E E Il bjt si comporta come un interruttore controllato dalla corrente di quale agisce come terminale di controllo base, la VDD Q in out in=‘0’ in=‘1’ Q OFF Q SAT out=‘1’ out=‘0’ invertitore RTL A differenza dei FETs dove IG=0, nel caso del BJT è necessario spendere potenza (IB≠0) per il controllo (maggiore potenza dissipata in applicazioni digitali). Riferimenti di corrente a BJT VCC rete di polarizzazione RL RB VBB RE VEE • in zona attiva la corrente sul carico RL è costante • se VBB>0, VEE≥0 VCC > 0 (cond. necessaria) • se RL ha bisogno del riferimento a massa (VCC=0) VBB<0, VEE<0 (cond. necessaria) • per evitare tensioni negative è possibile usare riferimenti con PNP il BJT come driver di corrente •la max corrente erogabile dalla sorgente è VS/RS •la corrente ILED è limitata da RS • IB<<IC=ILED I LED VS − VLED = RS VS deve erogare poca corrente • la corrente ILED è fornita da VCC e non da VS I LED = VCC − VLED − VCE RC • Q1 tipicamente si polarizza in saturazione: la più bassa VCE consente di avere una più bassa VCC (minore potenza dissipata) la VCE non dipende da βF il BJT come driver di corrente Problema: dimensionare RB e RC in modo che ILED=20mA, IS,max=0.5mA DATI: VS=5V, RS=5kΩ, VCC=10V, VLED,ON=1.1V Q1: (βF=100,VBE,SAT=0.8V, VCE,SAT=50mV) Hp Q1: SAT, D ON I LED βF < IB = VS − VBE , SAT I S ,max VS − VBE , SAT RB + RS − RS ≤ RB < ≤ I S ,max β F (VS − VBE , SAT ) 3.4kΩ ≤ RB < 16.25kΩ RC = VCC − VLED ,ON − VCE , SAT I LED I LED − RS Es: RB=4.7 kΩ = 442.5Ω Hp OK Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali richiami di teoria dei circuiti la simulazione circuitale con SPICE elementi di Elettronica dello stato solido Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors generalità sugli amplificatori elettronici modelli di piccolo segnale dei dispositivi elettronici amplificatori a BJT e FETs: analisi in DC analisi in AC a medie frequenze risposta in frequenza Reti elettriche lineari • è possibile caratterizzare il comportamento della rete utilizzando l’analisi in regime sinusoidale (AC/fasoriale) o quella di Laplace • è possibile definire un guadagno dato dal rapporto tra una variabile di uscita (corrente o tensione) e una variabile di ingresso (corrente o tensione) tensione: AV=VO/VI VO, VI, IO, II fasori o trasformate di Laplace di corrente: AI=IO/II vO, vI, iO, iI transresistenza: AR=VO/II transconduttanza: AG=IO/VI potenza AP=PL/PIN PL: potenza fornita al carico PIN: potenza fornita dalla sorgente • la rete è un amplificatore (reale) se AP>1 • amplificatore ideale: AP=∞ • amplificatore di tensione: AV ind. da RI e RL • amplificatore di corrente: AI ind. da RI e RL • amplificatore di transresistenza: AR ind. da RI e RL • amplificatore di transconduttanza: AG ind. da RI e RL l’indipendenza del guadagno da RI e RL è limitato a ristretti range di RI, RL, f. Rappresentazione degli amplificatori gli amplificatori sono spesso schematizzati usando modelli a doppi bipoli (due porte) unidirezionali Amplificatore di tensione VO RIN RL = = A G V V V RIN + RI RL + RO I 2 A = PL = G 2 RIN RL V R +R P P R IN L L O amplificatore di tensione (reale) AV ≈ GV RIN >> RI R RO << RL → AP ≈ GV2 IN RL amplificatore di tensione ideale RIN=∞, RO=0 AV = GV AP = ∞ un “amplificatore di tensione ideale” è un “amplificatore ideale” Amplificatore di transconduttanza IO RIN RO AG = V = GG R + R R + R I IN I L O 2 A = PL = G 2 R R RO G IN L P P + R R IN O L amplificatore di transconduttanza ideale RIN=∞, RO= ∞ amplificatore di transconduttanza (reale) A ≈ G G G RIN >> RI RO >> RL → 2 AP ≈ GG RIN RL AG = GG AP = ∞ un “amplificatore di transconduttanza ideale” è un “amplificatore ideale” Amplificatore di corrente IO RO RI A G = = I I I RIN + RI RL + RO I 2 A = PL = G 2 RL RO I R +R P P R IN IN O L amplificatore di corrente (reale) amplificatore di corrente ideale RIN=0, RO= ∞ RIN << RI AI ≈ GI RO >> RL → 2 RL A ≈ G I P RIN AI = GI AP = ∞ un “amplificatore di corrente ideale” è un “amplificatore ideale” Amplificatore di transresistenza VO RI RL AR = I = GR R + R R + R L O I IN I 2 2 A = PL = GR RL R +R P P R R IN IN L O L amplificatore di transresistenza ideale RIN=0, RO= 0 amplificatore di transresistenza (reale) RIN << RI AR ≈ GR RO << RL → GR2 AP ≈ R R IN L AR = GR AP = ∞ un “amplificatore di transresistenza ideale” è un “amplificatore ideale” Analisi degli amplificatori • tensioni (correnti) di ingresso (uscita) sono costituite da una componente continua (DC) e una variabile; l’informazione da amplificare è contenuta nella componente variabile • la rete deve funzionare in modo lineare; i componenti attivi (transistors, opamp) sono componenti non-lineari • se la componente variabile del segnale di ingresso è un “piccolo segnale” la rete si comporta in modo lineare • in tale situazione è possibile usare il principio di sovrapposizione e separare l’analisi in due step DC (punto di lavoro) piccolo segnale (AC o Laplace) Modello di piccolo segnale • il modello di un componente si ottiene approssimando al primo ordine la curva caratteristica • l’approssimazione di “piccolo segnale” dipende dal dispositivo • il modello è composto da componenti lineari (R, C, generatori controllati) i cui valori sono funzione del Q-point. •sostituendo alla rete non lineare il modello, si ottiene una rete linearizzata per le variazioni • è possibile definire i guadagni AV, AI, AR, AG per la variazioni Limiti di funzionamento lineare Il funzionamento lineare degli amplificatori è limitato, tra l’altro, da • caratteristiche non lineari dei componenti attivi (distorsione) • tensione di alimentazione (saturazione) Es: vI(t)=VI+vi(t)=VI+VIMsin(2πft) affinchè vi(t) sia amplificato linearmente è è necessario che • vO=f(vI) sia lineare in un intorno di VI • vI(t) piccolo segnale in tale situazione vO(t)=VO+vo(t) =VO+VOMsin(2πft) Es: VI=0.5V, VIM=100mV VO=10V, VOM=4V VI=0.3V, VIM=50mV VO=4V, VOM=1V Limiti di funzionamento lineare: distorsione Es: VI=0.4V : VI è tale che il guadagno è diverso per valori positivi e negativi di vi(t) distorsione Es: VI=0.5V, VIM=150mV: VIM è tale che il guadagno cambia nella semionda negativa (distorsione) Es: VI=0.65V, VIM=50mV: VI e VIM sono tali che il guadagno si annulla (saturazione) Limiti di funzionamento lineare: distorsione •in caso di distorsione, l’uscita non è una sinusoide •il segnale in uscita può essere quindi sviluppato in serie di Fourier v(t) =VO +V1(sinωot +φ1) +V2 (sin 2ωot +φ2 ) +V3(sin3ωot +φ3) +... dc segnale desiderato distorsione di seconda armonica distorsione di terza armonica distorsione armonica totale ∞ THD =100% × 2 V ∑ i i=2 V1 numeratore = combinazione in RMS dei termini relativi alla distorsione denominatore = componente desiderata Polarizzazione scopo della polarizzazione è quello di cambiare la componente DC di ingresso (VI) in modo tale da • far lavorare l’amplificatore in condizioni di linearità • fissare le proprietà di piccolo segnale (es. guadagno) Il BJT come amplificatore VCC RC vOUT RI ib(t) vI • le variazioni vI(t) determinano variazioni di iB(t), di iC(t) e quindi di vOUT(t) •se Q è in zona attiva e vi(t) è un piccolo segnale vout(t) è una sinusoide e il circuito funziona in modo lineare Il MOSFET come amplificatore VDD RD vOUT RI vI • le variazioni vI(t) determinano variazioni di vGS(t), di iD(t) e quindi di vOUT(t) •se Q è in saturazione e vi(t) è un piccolo segnale vout(t) è una sinusoide e il circuito funziona in modo lineare Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali richiami di teoria dei circuiti la simulazione circuitale con SPICE elementi di Elettronica dello stato solido Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors generalità sugli amplificatori elettronici modelli di piccolo segnale dei dispositivi elettronici amplificatori a BJT e FETs: analisi in DC analisi in AC a medie frequenze risposta in frequenza Modello di piccolo segnale del diodo per variazioni vd sufficientemente piccole la relazione iD(vD) è approssimabile alla retta tangente nell’intorno del punto di riposo Q( ID,VD) iD (vD ) ≈ I D + gd = iD (vD ) = I S e vD VT − 1 ∂iD ∂vD = Q ∂iD ∂vD (vD − VD ) Q ID + IS VT conduttanza differenziale id (vd ) ≈ g d vd • rd=1/gd : resistenza differenziale • è necessario aggiungere gli effetti capacitivi inclusi nel modello per ampi segnali (non inclusi nel modello DC) •in pol. dir. gd≈ID/VT • in pol. inv. gd≈0 • pol. nulla gd=IS/VT ≠ 0 Modello di piccolo segnale del diodo sviluppando in serie di Taylor nell’intorno del punto di lavoro (ID, VD) 1 ∂ i iD iD (vD ) ≈ ∑ i i = 0 i! ∂v D ∞ (vD − VD ) i Q ∂ i iD ∂vDi = Q ∞ 1 ∂ i iD i 1 vd id (vd ) ≈ ∑ v = ( I + I ) d D S ∑ i i =1 i! ∂v D Q i =1 i! VT ∞ ID + IS VTi i 2 v v 1 1v = (I D + I S ) d + d + d VT 2 VT 6 VT 3 + ... •la serie può convergere solo se vd<VT •sotto tale condizione i termini della serie contano sempre meno all’aumentare di i • la condizione di piccolo segnale è valida quando conta solo il termine i=1 ovvero per 2 vd 1v >> d → vd << 2VT ≈ 50mV vd <≈ 5mV (vd < VT OK) VT 2 VT Modello di piccolo segnale del BJT il modello a piccoli segnali si basa sulla rappresentazione a doppio bipolo ib = gπ vbe + g r vce rπ = 1 / gπ resistenza differenziale di ingresso ic = g m vbe + g o vce rO = 1 / g O resistenza diffenziale di uscita gr = gm = ib v ce = v be =0 ic v be = v ce =0 ∂iB ∂ v CE g0 = Q − po int ∂ iC ∂ v BE gπ = Q − po int ic v ce = v be =0 ib v be = v ce =0 ∂ iC ∂ v CE Q − po int ∂iB ∂ v BE Q − po int Modello di piccolo segnale del BJT modello di GummelGummel-Poon in zona attiva iB g0 = iC B gr = ∂iB ∂ v CE =0 Q − po int ∂ iC ∂ v CE gm = = Q − po int IC V A + V CE gπ = ∂ iC ∂ v BE = Q − po int ∂iB ∂ v BE = Q − po int IC β F VT IC VT g = m βF C in realtà βF0 dipende da IC FiB E iE vCE β F = β FO 1 + V A v BE I S VT e iB ≈ β FO v BE v iC ≈ I S 1 + CE e VT VA gπ = ∂iB ∂ v BE = Q − po int IC β 0VT βO = βF 1 ∂β F 0 1 − I C β ∂ i F 0 C Q − po int • βo : guadagno di corrente per piccoli segnali a emettitore comune del BJT • assumeremo βF0 ind. da IC βo ≈ βF Modello di piccolo segnale del BJT gmvbe = gmibrπ = βoib gm = rπ = IC VT β OVT rO = IC transconduttanza: aumenta con IC = βO gm VA + VCE VA ≈ IC IC µ f = g m rO = res. diff. ingresso res. diff. uscita VA + VCE VA guadagno di ≈ VT VT tensione intrinseco • poco dip. da Q • guadagno max degli ampl. a bjt (1000÷4000) •il modello va completato con la CBE e CBC (rilevanti ad alta f) • modello a bassa f completamente definito da 2 parametri (βF, VA) • i parametri non dipendono dalla geometria: transistor piccoli per high-f hanno lo stesso gm di transistor grandi per alte IC • modello del PNP identico all’NPN Modello di piccolo segnale del BJT iC (vBE ) ≈ I S e v BE VT sviluppando in serie di Taylor nell’intorno del punto di lavoro (IC, VBE) La condizione di linearità richiede che ic sia proporzionale a vbe ic IC ≈ gm IC vbe = vbe VT 2 3 v v v + 1 be + 1 be + ... ic = I V 2 VT 6 VT be C T vbe << 2VT → vbe ≤ 5mV •si possono avere variazioni significative in uscita (fino a 20%) in condizioni di linearità ≤ 5mV ≈ 0.2 •valori maggiori in uscita possono essere 25.9mV ottenuti ammettendo ampiezza/distorsione un compromesso Modello di piccolo segnale del MOSFET id modello DC (saturazione) + ig + I G = 0 Kn 2 ( ) (1 + λVDS ) V V I = − GS TN D 2 vds vgs - - modello AC (saturazione) ig = gπ v gs + g r vds id = g m v gs + g o vds ig = 0 id = g m v gs + g o vds gπ = gr = gm = go = ∂iG ∂vGS ∂iG ∂vDS ∂iD ∂vGS ∂iD ∂vDS =0 Q - point =0 Q - point = K n (VGS − VTN )(1 + λVDS ) = Q - point =λ Q - point 2I D VGS − VTN Kn (VGS − VTN )2 = λI D = 1 I D 2 1 + λVDS + VDS λ Modello di piccolo segnale del MOSFET • resistenza di ingresso infinita • il modello va completato con la CGS e CGD (rilevanti ad alta f) • modello a bassa f completamente definito da 2 parametri (KN, λ) • i parametri dipendono dalla geometria attraverso il fattore KN ID gm = = transconduttanza (VGS − VTN ) / 2 = 2 K n I D (1 + λVDS ) ≈ 2 K n I D rO = 1 + λVDS 1 ≈ resistenza diff. di uscita λI D λI D 2K n µ f = gmro ≅ 1 λ ID guadagno di tensione intrinseco (diminuisce con ID) • modello del PMOS uguale a quello dell’NMOS Modello di piccolo segnale del MOSFET Kn Kn 2 (vGS − VT ) = (VGS − VT + vgs )2 iD (vGS ) = 2 2 Kn id = 2(VGS − VT )v gs + v gs2 2 2(VGS − VT )v gs >> v gs2 → v gs ≤ 0.2(VGS − VT ) [ ] condizione di piccolo segnale dato che il MOSFET può essere polarizzato con (VGS - VTN) di alcuni volt, può avere valori di vgs molto maggiori rispetto ai corrispondenti valori di vbe per il BJT 0.2(VGS −VTN ) = vgs ≤ = 0.4 V − V ID ID GS TN 2 id gm •si possono avere variazioni significative in uscita (fino a 40%) in condizioni di linearità •valori maggiori in uscita possono essere ottenuti ammettendo un compromesso ampiezza/distorsione confronto dei modelli di BJT e MOSFET •gm molto più alto nei BJT (VGS-VTN)/2>>VT • µf molto più alto nei BJT (diminuisce con ID nei MOSFET) • rπ infinito nei MOSFET (diminuisce con IC nei BJT) • vin,MAX più alto nei MOSFET • paragonabili valori di rO • parametri ind. dalla geometria nei BJT • guadagno di corrente infinito nei MOSFET confronto dei modelli di BJT e MOSFET βF=100, VA=75V VCE=10V prestazioni confrontabili a basse correnti <1µA Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali richiami di teoria dei circuiti la simulazione circuitale con SPICE elementi di Elettronica dello stato solido Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors generalità sugli amplificatori elettronici modelli di piccolo segnale dei dispositivi elettronici amplificatori a BJT e FETs: analisi in DC analisi in AC a medie frequenze risposta in frequenza Configurazioni amplificatrici fondamentali in zona attiva iC ≈ I S e iB = iE ≈ iC βF IS αF D ID G v BE VT ≈ e IS βF v BE VT e v BE VT Applicazione del segnale: le correnti cambiano significativamente al variare di vBE (vGS) ovvero dei potenziali di B (G) e E (S), quindi B (G) e E (S) sono utili come terminali di ingresso. Il C (D) genera modeste variazioni delle correnti attraverso l’effetto Early (modulazione di lunghezza di canale) per cui non è utilizzato come terminale di ingresso. Prelievo del segnale: variazioni sostanziali nelle correnti di E (S) o C (D) creano un ampio segnale di tensione sui resistori di E (S) o C (D) e quindi il C (D) o l’E (S) possono essere utilizzati per prelevare i segnali di uscita. Dato che iB è di un fattore βF più piccola di iC o iE (iG=0) , il terminale di base (gate) non viene utilizzato come terminale di uscita. IS S in saturazione K 2 iD = iS = n v −V TN 2 GS tre famiglie fondamentali di amplificatori – ingresso B (G) – uscita C (D): Emettitore (Source) comune CE (CS) – ingresso E (S) – uscita C(D): Base (Gate) comune CB (CG) – ingresso B (G) - uscita E(S): Collettore (Drain) comune CC (CD) Configurazioni amplificatrici fondamentali generica rete di polarizzazione il punto di lavoro è influenzato da • componente continua sorgente (VI) • resistenza sorgente (RI) • resistenza carico (RL) indipendenza del punto di lavoro (BJT o FET) generica rete di polarizzazione •in DC le capacità (di accoppiamento) sono circuiti aperti e il punto di lavoro non è influenzato da sorgente e carico • il prezzo da pagare è una riduzione del guadagno alle basse frequenze ( in DC vO=0) • in condizione di piccolo segnale è possibile separare l’analisi DC dall’analisi AC Step 1- Analisi in DC le capacità di accoppiamento sono circuiti aperti la rete di pol. si studia utilizzando il modello DC del transistor Step 2- Analisi in AC le componenti continue corrispondono a variazioni nulle: i generatori di tensione costante indipendenti vanno sostituiti con corto-circuiti i generatori di corrente costante indipendenti vanno sostituiti con circuiti aperti la rete si studia sostituendo al transistor il modello di piccolo segnale studieremo inizialmente gli amplificatori nel range delle “medie frequenze” in cui le capacità di accoppiamento sono approssimativamente corto-circuiti, mentre le capacità del transistor sono circuiti aperti. In questo range tutti i parametri dell’amplificatore (guadagni, resistenze di ingresso e uscita) sono indipendenti da f. Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali richiami di teoria dei circuiti la simulazione circuitale con SPICE elementi di Elettronica dello stato solido Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors generalità sugli amplificatori elettronici modelli di piccolo segnale dei dispositivi elettronici amplificatori a BJT e FETs: analisi in DC analisi in AC a medie frequenze risposta in frequenza Rete di polarizzazione (BJT o FET) generica rete di polarizzazione VCC RC RB RE VBB •se si hanno tutti i valori di alimentazione DC disponibili, una delle 3 batterie non è necessaria (es. VEE=0) •se (con VEE=0) i valori di VBB e/o VCC necessari sono troppo alti rispetto a quelli disponibili, è necessario usare una VEE<0 Rete di polarizzazione (BJT o FET) prelievo del segnale di uscita (C o E) applicazione del segnale di ingresso (B o E) RC VCC vOUT RI vI RB RE vOUT VBB • RB strettamente necessaria (≠0) se l’ingresso è applicato sulla base • RC strettamente necessaria (≠0) se l’uscita è presa sul collettore •RE strettamente necessaria (≠0) se l’ingresso è applicato sull’emettitore •RE strettamente necessaria (≠0) se l’uscita è presa sull’emettitore MOSFET: stabilizzazione del punto di lavoro VGG = VGS + RS I D KN 2 I = VGO D 2 (VGO = VGS − VTN ) VGG VDD RD RG + VGS RS M1 ID VGG >> VGS V → I D ≈ GG ind. da M1 se oppure RS R >> V / I GS D S • l’indipendenza da M1 implica la stabilizzazione del Q • il prezzo da pagare è l’aumento di VDD e VGG e quindi della potenza di alimentazione necessaria K NVGO ∂I D = − ∂V 1 + K N RSVGO TN 2 V ∂ I GO D = ∂K N 2(1 + K N RSVGO ) all’aumentare di RS si riduce la dipenza di ID dai parametri: se ID aumenta, VS aumenta, VGS diminuisce, contrastando l’aumento di ID MOSFET: stabilizzazione del punto di lavoro • consente di risparmiare una sorgente di alimentazione (VGG) al prezzo di una maggiore dissipazione di potenza complessiva •VGG può essere ottenuta con una opportuna scelta di R1 e R2 VGG = VDD R1 R1 + R2 • un grado di libertà (il parallelo RGG è irrilevante poichè IG=0). Per minimizzare la potenza dissipata da VDD la somma R1+R2 deve essere massimizzata. MOSFET: esempio di progetto della rete DC Problema: progettare la rete di polarizzazione R1, R2, RD, RS DATI: RD=15kΩ, VDD=10V, PDD,max=2.5mW, Q:(ID=200µA, VDS=5V, VGS=3V). I2 R2 VDD RD ID D G M1 I2 VDD − VDS = 25kΩ → RS = 10kΩ ID VG = VGS + RS I D = 5V = VDD RS R1 → R1 = R2 R1 + R2 PDD = VDD (I D + I 2 ) PDD ≤ PDD ,max → I 2 ≤ S R1 RS + RD = I2 = PDD ,max VDD − I D = 50μA VDD → R1 + R2 ≥ 200kΩ R1 + R2 scegliamo R1 = R2 = 100kΩ BJT: stabilizzazione del punto di lavoro in zona attiva I E ≈ I C VBB ≈ RB I B + VBE ,ON + RE I C VBB >> RB I B + VBE ,ON V se oppure → I C ≈ BB ind. da Q1 RE R >> (R I + V ) / I B B BE ,ON C E • l’indipendenza da Q1 implica la stabilizzazione del punto di lavoro • il prezzo da pagare è l’aumento di VCC e VBB e quindi della potenza di alimentazione necessaria VBB = RB I B + VBE ,ON + RE (1 + β F )I B ∂I C I C (1 + RE / RB ) → = ∂β F β F [1 + RE / RB (1 + β F )] I C = β F I B all’aumentare di RE si riduce la dipenza di IC dai parametri: se IC aumenta, VE aumenta, IB diminuisce, contrastando l’aumento di IC BJT: stabilizzazione del punto di lavoro IC RC RB C B VBB Q1 VCC E IB IE RE VBB = VCC R1 R1 + R2 RB = R1 // R2 • consente di risparmiare una sorgente di alimentazione (VBB) • la condizione VBB>>RBIB equivale a VB≈VBB ovvero I2>>IB e I1≈I2 e si realizza imponendo VCC/(R1+R2)>>IB , es: VCC/(R1+R2)=10IB BJT: esempio di progetto della rete DC Problema: progettare la rete di polarizzazione R1, R2, RC, RE DATI: RC=6.67kΩ, VCC=15V, Q:(IC=750µA, IB=7.5µA, VCE=5V,VBE=0.7V) −V − R I = 5V CC CE C C V R = E = 6 . 60 k Ω E I E V V CC = 10 I → R + R = CC = 200 k Ω B 1 2 10 I R +R B 1 2 R 1 V =V +V = 5 .7 V ≈ V = 10 I R B E BE CC R + R B 1 1 2 V B = 110 k Ω → R = 90 k Ω R = 1 10 I 2 B V E =V Reti di polarizzazione tutte le famiglie utilizzano polarizzazione a quattro resistori tipicamente la rete di Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali richiami di teoria dei circuiti la simulazione circuitale con SPICE elementi di Elettronica dello stato solido Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors generalità sugli amplificatori elettronici modelli di piccolo segnale dei dispositivi elettronici amplificatori a BJT e FETs: analisi in DC analisi in AC a medie frequenze risposta in frequenza Analisi in AC di amplificatori a BJT e FET • le configurazioni amplificatrici di BJT e FETs sono topologicamente identiche • le differenze nelle proprietà dinamiche di amplificatori a BJT e FET stanno nelle differenze nei modelli di piccolo segnale di BJT e FET BJT FET • BJT e FET hanno modelli di piccolo segnale topologicamente simili. Il modello topologico del FET si può ricavare da quello del BJT facendo tendere rπ ∞ e β0 ∞ • le espressioni matematiche relative alle variabili di piccolo segnale degli amplificatori a FET possono essere ricavate da quelle degli amplificatori a BJT facendo tendere rπ ∞ e β0 ∞ Resistenze e guadagni ai terminali • RiB, RiC, RiE : resistenze di ingresso ai terminali • è possibile definire i guadagni ai terminali: tensione(corrente) terminale di uscita / tensione(corrente) terminale di ingresso • resistenze e guadagni ai terminali dipendono da resistenze di sorgente e carico ingresso sulla Base (Gate) v b = ib rπ + R E (ib + i c ) R E (ib + i c ) = − (i c − β o ib )rO − i c R C v b = ib (rπ + R E ) + R E i c (β 0 ro − R E )ib = (ro + R C + R E )i c r0 >> R C + R E se β 0 >> 1 v b = ib rπ + R E i c → β 0 ib = i c ~β0RE R iB vb = = rπ + β o R E = rπ (1 + g m R E ) ib 1 r v = π = be 1 + g m RE R iB vb • RE determina un aumento della RiB a spese dei guadagni ai terminali rispetto a vb • valori relativamente elevati di RiB buon accoppiamento con sorgenti di tensione ingresso sulla Base (Gate) r0 >> R C + R E se β 0 >> 1 v b = ib rπ + R E i c → β 0 ib = ic • i guadagni di tensione diminuiscono con RE ~β0RE R iB = rπ + β o R E = rπ (1 + g m R E ) AV , cb ≈ g m R E >> 1 vc R C ic g m RC = =− =− vb vb 1 + g m RE AV , eb = ve R i g m RE = E e = vb vb 1 + g m RE ≈ β o RE RC ≈ − g m R E >> 1 RE g m R E >> 1 • per gmRE<≈1 i guadagni AV dip. fortemente da gm e sono maggiori per gli amplificatori a BJT • se gmRE>>1 i guadagni AV sono ind. dal transistor (stabilizzazione dinamica) • l’uscita di C è invertente e può fornire guadagno di tensione >1 1 • l’uscita di E è non-invertente e fornisce guadagno di tensione unitario (inseguitore o buffer di tensione) ingresso sulla Base (Gate) r0 >> R C + R E se β 0 >> 1 v b = ib rπ + R E i c → β 0 ib = i c ~β0RE AG , cb = AG , eb = ic gm = vb 1 + g m R E ≈ g m R E >> 1 ie i gm ≈ c = vb vb 1 + g m R E A I , cb i = c = β0 ib A I , eb i i = e ≈ c = β0 ib ib 1 RE ≈ g m R E >> 1 A R , cb = A R , eb • i guadagni AG diminuiscono con RE 1 RE vc = − β 0 RC ib ve = = β 0 RE ib • per gmRE<≈1 i guadagni AG dip. fortemente da gm e sono maggiori per gli amplificatori a BJT • se gmRE>>1 i guadagni AG sono ind. dal transistor •guadagni AI e AR ∞ per i FET; soggetti a dispersione (β0) nei BJT ingresso sull’Emettitore (Source) ib B v e = − ib (rπ + R B ) = − ib rπ* v e = − (i c − β o ib )rO − i c R C = = − i c (rO + R C ) + β o rO ib ic C Oib r rO E RB se rO >> R C * r v e = − ib rπ ⇒ i c = ib β 0 + π rO v e = rO (β o ib − i c ) ve ie R iE RC RiE * ve ve rπ* * =− =− = rπ // ro // β0 ie ib + ic ≈ ro // β 0 >> 1 A I , ce rπ* β0 ≈ rπ >> R B ro // i = c = ≈ 1 β 0 >> 1 ie A R , ce = vc ie ≈ − RC β 0 >> 1 1 gm ≈ g m ro >> 1 1 gm • valori relativamente bassi di RiE buon accoppiamento con sorgenti di corrente • guadagno di corrente unitario (inseguitore o buffer di corrente) • guadagno di transresistenza ind. dai parametri ingresso sull’Emettitore (Source) ib C B ic Oib r E RB RiE ie AG , ce AV , ce v e = − ib rπ* se rO >> R C → v e = rO (β o ib − i c ) rO RC ve R iE 1 i β = c = − + *0 ve rπ ro 1 ≈ − + g m ≈ − g m rπ >> R B ro g m r o >> 1 1 v − R C ic β = c = = R C + *0 ve ve rπ ro ≈ rπ >> R B ve rπ* * =− = rπ // ro // ie β0 • RB determina un aumento della RiE a spese dei guadagni rispetto a ve 1 R C + g m ≈ g m R C ro g m r o >> 1 • guadagni AG e AV relativamente elevati (maggiori nei BJT a causa del maggiore gm) Resistenza al terminale di Collettore (Drain) − i b (rπ + R B ) = R E (ib + i x ) R E (i b + i x ) = − (i x − β o ib )rO + v x ( ) − i b rπ* + R E = R E i x ib (R E − β o rO ) = − i x (ro + R E ) + v x rO >> R E − ib rπ* + R E = R E i x se → − ib β o rO = − i x ro + v x β >> 1 0 ( R iC ) ≈ rO (1 + g m R E ) )] = rπ ≈>> R E r β = R iC , max rπ << R E O 0 •RiC relativamente alta vx R E // rπ* ≈ rO [1 + g m (R E // rπ = = rO 1 + β 0 * ix rπ rπ >> R B •la presenza di RE determina un aumento di RiC Accoppiamento ingresso/uscita e guadagno intrinseco G V = AV G I = AI RI → 0 RL → ∞ RI → ∞ RL → 0 G G = AG RI → 0 RL → 0 G R = AR RI → ∞ RL → ∞ Fattore di accoppiamento di ingresso ingresso sulla Base (Gate) R in , B = R B // R iB R B ,T = R i // R B // R iB α V ,B R B ,T vb = = <1 vi RI ingresso sull’Emettitore (Source) R in , E = R E // R iE R E ,T = R i // R E // R iE α V ,E R E ,T ve = = <1 vi RI • per massimizzare l’accoppiamento da una sorgente di tensione (vi) è necessario che Rin,B (Rin,E) >> RI (influenza sull’OP) •per massimizzare l’accoppiamento da una sorgente di corrente (ii) è necessario che Rin,B (Rin,E) << RI Amplificatore CE (CS) – RIN e RO R in = R in , B = R B // R iB ≈ R B // [rπ (1 + g m R E )] • gmRE>>1 Rin≈RB • per i FET Rin=RB ic Rin,B in B RiC RO vc RiB i b vb vo RC io RL R*C RI vi RB RE R O = R C // R iC ≈ R C // [rO (1 + g m R E )] ≈ R C Amplificatore CE (CS) – AV e AG AV = ≈− vo v v = b c = α V , B AV , CB R C = R C* vi vi vb ( R B ,T RI ) g m R C* 1 + g m RE AV diminuisce all’aumentare di RE e aumenta con R*C AV < g m R C << g m ro = µ f ro >> R C G V = AV RI → 0 RL → ∞ g m RC =− = AV , CB 1 + g m RE RC ≈ − g m R E >> 1 RE R B ,T io vo AV gm RC AG = = = ≈− vi R L vi RL R I 1 + g m R E RC + R L G G = AG RI → 0 RL → 0 =− gm = AG , CB 1 + g m RE ≈ g m R E >> 1 − 1 RE Amplificatore CE (CS) – AI e AR AI = io i gm RC = o R I = A G R I ≈ − R B ,T ii vi 1 + g m R E RC + R L G I = AI RI → ∞ RL → 0 = − R IN gm 1 + g m RE ≈ g m R E >> 1 − R IN RE vo io R L g m R C* AR = = = A I R L ≈ − R B ,T ii ii 1 + g m RE G R = AR RI → ∞ RL → ∞ ≈ − R IN g m RC 1 + g m RE ≈ g m R E >> 1 − R IN RC RE Amplificatore CE (CS) CE: capacità di by-pass resistenza di emettitore statica: RE=RE1+RE2 resistenza di emettitore dinamica: RE=RE2 •RE2 stabilizza (e riduce) il guadagno •RE1+RE2 stabilizza il punto di lavoro • CE introduce un grado di libertà nel progetto DC/AC Amplificatore CE (CS) V RC 1 / 3V DD −1 g R = ≈ ≈ 10 V V m C DD VT VT = V RD 1 / 3V DD g m RD = ≈ ≈ V DD V −1 (V GS − V TN ) / 2 (V GS − V TN ) / 2 ( AV max ) ( BJT ) FET • la caduta su RC (RD) è una frazione di VDD, tipicamente 1/3 • per aumentare il guadagno è necessario aumentare la VDD e quindi la potenza di alimentazione necessaria • a parità di VDD il guadagno massimo di un amplificatore CE è molto maggiore di quello di un amplificatore CS Dinamica di ingresso dell’amplificatore CE (CS) condizione di piccolo segnale v be ≤ v be . max v be = ib rπ = v b v b = v be vi ≤ rπ R iB R iB R ≤ v be . max iB ≈ v be . max (1 + g m R E ) rπ rπ R in , B + R I R in , B v be . max (1 + g m R E ) v b ≤ 5 mV (1 + g m R E ) v g ≤ 0 . 2 (V GS − V TN )(1 + g m R S ) aumentando RE aumenta la massima ampiezza delle variazioni in ingresso tale da garantire da linearità BJT FET Dinamica di uscita dell’amplificatore CE (CS) v I (t ) = V I + V I , M sin (ω t ) v CE (t ) = V CE − V M sin (ω t ) AV = −V M / V I , M l’ampiezza massima di VI,M deve essere tale da mantenere il BJT (FET) in zona attiva diretta (saturazione) BJT v CE ( t ) = V CE − V M sin (ω t ) ≥ V BE , ON − V BC , ON V M ≤ V CE − V BE , ON + V BC , ON v BC ( t ) ≤ V BC , ON → → iB (t ) ≥ 0 v RC ( t ) = I C R C + V M sin (ω t ) ≥ 0 V M ≤ I C RC V M < min {I C R C , (V CE − V BE , ON + V BC , ON )} FET v DS ( t ) ≥ v GS ( t ) − V TN ≈ V GS − V TN v ( t ) = V DS − V M sin (ω t ) ≥ V GS − V TN V ≤ V DS − (V GS − V TN → DS → M v GS ( t ) ≥ V TN VM ≤ I D RD v RD ( t ) = I D R D + V M sin (ω t ) ≥ 0 V M < min {I D R D , V DS − (V GS − V TN ) )} Amplificatori CE e CS g m R C* − 1 + g m RE2 − 10 V CC R B || rπ (1 + g m R E 2 ) R C || r0 (1 + g m R E 2 ) 5 mV (1 + g m R E 2 ) g m R D* − 1 + g m RS 2 − V DD RG R D || r0 (1 + g m R S 2 ) 0 . 2 (V GS − V TN )(1 + g m R S 2 ) Amplificatore CC (CD) – RIN e RO [ ( R in = R in , B = R B // R iB R E = R E* • gmR*E>>1 )] ≈ R // [r (1 + g π B )] * R m E Rin≈RB RC • per i FET Rin=RB Rin,B RiB i b vb RI RB R O = R in , E = R E // R iE ≈ g m R E >> 1 RiE RO vo io vi 1 ≈ R E // gm ie ve RE 1 gm RL R*E Amplificatore CC (CD) – AV e AG R B ,T g m R E* vo vb ve * AV = = = α V , B AV , EB R E = R E ≈ vi vi vb R I 1 + g m R E* ( G V = AV RI → 0 RL → ∞ ≈ g mRE = AV , EB 1 + g m RE ) ≈ g m R E >> 1 1 (inseguitore o buffer di tensione) R B ,T g m R E* io vo AV 1 AG = = = ≈ vi R L vi RL R I 1 + g m R E* R L G G = AG RI → 0 RL → 0 = gm Amplificatore CC (CD) – AI e AR io io g m R E* 1 AI = = R I = A G R I ≈ R B ,T ii vi 1 + g m R E* R L G I = AI RI → ∞ RL → 0 = g m R IN Rin,B RC RiB i b vb ii RB RI ie ve RiE RO io RE vo io g m R E* AR = = R L = A I R L ≈ R B ,T 1 + g m R E* ii ii G R = AR RI → ∞ RL → ∞ = g mRE R IN 1 + g m RE vo ≈ g m R E >> 1 R IN RL R*E Amplificatore CC (CD) VCC R2 CAB CAE RI vO R1 RE RL vI RC non necessaria ne dal punto di vista statico (OP) ne da quello dinamico. Dinamica di ingresso dell’amplificatore CC condizione di piccolo segnale v be ≤ v be . max v be = ib rπ = v b v b = v be vi ≤ rπ R iB R iB R iB ≤ v be . max ≈ v be . max 1 + g m R E* rπ rπ ( R in , B + R I R in , B ( ( v be . max 1 + g m R E* ) ( ) v b ≤ 5 mV 1 + g m R E* * v g ≤ 0 . 2 (V GS − V TN ) 1 + g m R S ) aumentando RE o diminuendo RB aumenta l’ampiezza massima ammessa delle variazioni del segnale di ingresso in condizione di linearità BJT ) FET Amplificatori CC e CD * E g mR ≈1 * 1 + g m RE g m R S* ≈1 * 1 + g m RS R B // R in , B g m R E* ≈1 1 + g m R E* R B // R in , B + R I g m R S* RG ≈1 * 1 + g m R S RG + R I ( RG R B || rπ 1 + g m R E* ≈ 1 gm ( 5 mV 1 + g m R E* ) ≈ ) 1 gm ( 0 . 2 (V GS − V TN ) 1 + g m R S* ) Amplificatore CB (CG) – RIN e RO RiC RO vc RiB i b vo io RL RC R*C RiE RB Rin RI R* E RE vi R in = R in , E = R E // R iE ≈ R E // [ ( R O = R C // R iC R E = R E* 1 gm ≈ g m R E >> 1 1 gm )] ≈ R // [r (1 + g C O * R m E )] Amplificatore CB (CG) – AV e AG R E ,T vo ve vc * = = α V , E AV , CE R C = R C ≈ g m R C* AV = RI vi vi ve ( G V = AV RI → 0 RL → ∞ ≈ g m R C = AV , CE R E ,T io vo AV R C* AG = = = ≈ gm vi R L vi RL RI RL G G = AG RI → 0 RL → 0 ≈ g m = − AG , CE ) Amplificatore CB (CG) – AI e AR io io R C* AI = = R I = AG R I ≈ R E ,T g m ii vi RL G I = AI RI → ∞ RL → 0 ≈ g m R IN g m RE = 1 + g m RE ≈ g m R E >> 1 1 (inseguitore o buffer di corrente) vo io = AR = R L = A I R L ≈ R E ,T g m R C* ii ii G R = AR RI → ∞ RL → ∞ ≈ R IN g m RE g m RC = RC 1 + g m RE ≈ g m R E >> 1 RC Amplificatore CB (CG) VCC RC R2 vO CAC CB RL R1 CAE RE RI vI •RB (R1//R2) necessaria per il punto di lavoro •RB dinamicamente riduce i guadagni rispetto a vi aumentando la resistenza di ingresso (indesiderato in configurazione buffer) •CB: capacità di by-pass: permette di avere una RB statica per l’OP, mentre cortocircuita dinamicamente la base (gate) a massa per avere minore resistenza di ingresso. Dinamica di ingresso dell’amplificatore CB (CG) condizione di piccolo segnale v be ≤ v be ve = vi ≈ R E >> R I v b = 0 → v e ≤ v be max R E ,T RI ≈ vi (1 / g m ) // R E max // R I RI vi 1 + g m RI v i = v e (1 + g m R I ) ≤ v be max (1 + g m R I ) v i ≤ 5 mV (1 + g m R I ) v i ≤ 0 . 2 (V GS − V TN )(1 + g m R I ) BJT FET Amplificatori CB e CG g m R C* g m R C* R E // R in , E R E // R in , E + R I R C || r0 [1 + g m (R E 2 // R I )] 5 mV (1 + g m R I ) g m R D* g mR * D R S // R in , S R S // R in , S + R I R D || r0 [1 + g m (R S 2 // R I )] 0 . 2 (V GS − V TN )(1 + g m R I ) Amplificatori a BJT e FET − g m R C* ≈ − 10 V CC − R C* RE 2 g m R C* ≈ 10 V CC (moderato) β 0 R E 2 (alto) β 0 (R E 2 // R L ) (alto) R C (moderato) − g mR * D ≈ − V DD − R C (moderato) R D* RS 2 g m R D* ≈ V DD R D (moderato) R D (moderato) comportamento amplificatore transconduttivo amplificatore di tensione amplificatore di corrente Buffer (inseguitore) di tensione α=vo/vi: coefficiente di accoppiamento di tensione sorgente carico collegamento diretto sorgente-carico vo = vi RL RL + RI α = α0 = R >> R I → v o ≈ v i se L R L << R I → v o ≈ 0 vo RL = <1 vi RL + RI α →1 α → 0 buffer di tensione: amplificatore di tensione con guadagno unitario collegamento con buffer • permette di disaccoppiare RI e RL • α=αΒ=vo/vi=1 indipendentemente da RI e RL • il guadagno effettivo rispetto al collegamento diretto è αΒ/α0=1+RI/RL>1 Buffer (inseguitore) di corrente α=io/ii: coefficiente di accoppiamento di corrente sorgente carico collegamento diretto sorgente-carico i o = ii RI RL + RI α = α0 = R L << R I → i o ≈ i i se R L >> R I → i o ≈ 0 io RI = <1 ii RL + RI α →1 α → 0 buffer di corrente: amplificatore di corrente con guadagno unitario collegamento con buffer • permette di disaccoppiare RI e RL • α=αΒ=io/ii=1 indipendentemente da RI e RL • il guadagno effettivo rispetto al collegamento diretto è αΒ/α0=1+RL/RI>1 Esempio: Analisi di un amplificatore CE Problema: determinare AV, AI, AR, AG, Rin, RO, vi,max per l’amplificatore riportato in figura. DATI: RI=2kΩ, R1=160kΩ, R2=300kΩ, RC=22kΩ, RE1=10kΩ, RE2=3kΩ, RL=100kΩ, VCC=12V, CAB→∞, CAC→∞, CE→∞ Q1:( βF=100,VA=50V) Analisi DC RE=RE1+RE2=13kΩ IC=245µA VCE=3.64V Modello AC g m = I C / V T = 9 . 5 mA/V rπ = β0 gm = 10 . 57 kΩ ro = β 0 ≈ β F = 100 V A + V CE = 219 kΩ IC Esempio: Analisi di un amplificatore CE Analisi AC ic Rin,B vb RiC RO vc RiB i b vo RC io RL R*C RI RB R B = R1 // R 2 = 104 kΩ RE vi R C* = R C // R L = 18 kΩ R E = R E 2 = 3 kΩ R iB = vb = rπ (1 + g m R E ) = 310 kΩ ib R in = R B // R iB = 77 . 9 kΩ v v v R // R in AV = o = b c = I vi vi vb RI vi ≤ g m R C* − 1 + g m RE = − 5 . 65 R in + R I v be . max (1 + g m R E ) = 150 mV R in r0 >> R C* + R E β 0 >> 1 v b = ib rπ + R E i c → β 0 ib = i c AG = io vo A = = V = − 5 .65 ⋅ 10 − 5 A/V vi R L vi RL AI = io i = o R I = AG R I = − 0 . 113 ii vi AR = vo i R = o L = A I R L = − 11 . 3 kΩ ii ii Esempio: Analisi di un amplificatore CE rO >> R E − ib rπ* + R E = R E i x → − ib β o rO = − i c ro + v x β >> 1 0 R B* = R B // R I = 1 . 96 kΩ ( ) rπ* = rπ + R B* = 12 . 53 kΩ vx R E // rπ* R iC = = rO 1 + β 0 ix rπ* R O = R iC // R C ≈ R C = 22 kΩ = 4 . 4 M Ω Esempio: Analisi di un amplificatore CS Problema: determinare AV, AI, AR, AG, Rin, RO, vi,max per l’amplificatore riportato in figura. DATI: RI=2kΩ, R1=1.5MΩ, R2=2.2MΩ, RD=22kΩ, RS1=10kΩ, RS2=2kΩ, RL=100kΩ, VDD=12V, CAG→∞, CAD→∞, CE→∞ M1:(KN=500µA/V2, VTN=1V, λ=0.02V-1) Analisi DC VDD R2 RS=RS1+RS2=12kΩ RD ID=241µA VDS=3.81V VGS=1.98V M1 R1 Modello AC gm = = (V GS RS ID = − V TN ) / 2 2 K n I D (1 + λ V DS rO = )≈ 1 + λ V DS = 223 k Ω λI D 2 K n I D = 0 . 49 mA/V Esempio: Analisi di un amplificatore CS Analisi AC R G = R1 // R 2 = 892 kΩ R D* = R D // R L = 18 kΩ R S = R S 2 = 2 kΩ R iG = ∞ R in = R G // R iG = R G = 892 kΩ v g vd vo R // R in AV = = = I vi vi v g RI vi ≤ g m R D* − 1 + g m RS = − 4 . 47 v g = v gs + R S i d r0 >> R + R S → g m v gs = i d * D AG = io vo A = = V = − 4 .45 ⋅ 10 − 5 A/V vi R L vi RL AI = io i = o R I = AG R I = − 0 . 089 ii vi AR = vo i R = o L = A I R L = − 8 . 9 kΩ ii ii R in + R I 0 . 2 (V GS − V TN )(1 + g m R S ) = 389 mV R in Esempio: Analisi di un amplificatore CS vs = R S ix v x = (i x + g m v s )ro + v s v R R iD = x = rO 1 + g m R S + S ≈ rO (1 + g m R S ) = 411 kΩ ix rO rO >> R S R O = R iD // R D = 21 kΩ Esempio: confronto amplificatori CE e CS Amplificatore CE Amplificatore CS gm 9.5mA/V 0.49mA/V gmRE (gmRS) 28.5 0.98 guadagno di tensione -5.65 -4.47 resistenza di ingresso 78 kΩ 892 kΩ resistenza di uscita 22 kΩ 21 kΩ variazioni massime in ingresso 150mV 389mV •sebbene gm,CE>>gm,CS la presenza di RE (RS) provvede ad equalizzare i guadagni • resistenza di ingresso maggiore per il CS • resistenze di uscita simili • maggiore escursione in ingresso per il CS Amplificatore CE: esempio SPICE Problema: simulare (OP, AC, TRAN, FOUR) l’amplificatore CE precedente soggetto ad un ingresso sinusoidale 0.5+0.1sin(2πft) f=1kHz amplificatore emettitore comune VCC 1 0 12 R1 2 0 160k R2 1 2 300k RC 1 3 22k RE2 8 4 3k RE1 4 0 10k CAB 6 2 1 CAC 3 5 1 CE 4 0 1 Q1 3 2 8 bjtmodel .model bjtmodel NPN BF=100 VAF=50 RI 6 7 2k RL 5 0 100k VI 7 0 AC 1 SIN (0.5V 0.1 1k) .OP .AC DEC 100 10 1e6 .TRAN 0.01m 2m .FOUR 1kHz V(5) .PROBE .END 1 VCC RC R2 6 2 vI CAC 7 0 RL 8 RE2 R1 RI 5 vO 3 CAB 4 RE1 CE Amplificatore CS: esempio SPICE Problema: simulare (OP, AC, TRAN, FOUR) l’amplificatore CS precedente soggetto ad un ingresso sinusoidale 0.5+0.1sin(2πft) f=1kHz amplificatore source comune VCC 1 0 12 R1 2 0 1.5e6 R2 1 2 2.2e6 RD 1 3 22k RS2 8 4 2k RS1 4 0 10k CAG 6 2 1 CAD 3 5 1 CS 4 0 1 M1 3 2 8 8 mosmodel L=1u W=1u .model mosmodel NMOS VTO=1 +KP=500e-6 LAMBDA=0.02 RI 6 7 2k RL 5 0 100k VI 7 0 AC 1 SIN (0.5V 0.1 1k) .OP .AC DEC 100 10 1e6 .TRAN 0.01m 2m .FOUR 1kHz V(5) .PROBE .END 1 VDD RD R2 6 CAG vI 2 M1 7 0 CAD RL 8 RS2 R1 RI 5 vO 3 4 RS1 CS Progetto di amplificatori a transistor • le variabili di input (specifiche di progetto) minime del problema devono riguardare le caratteristiche di sorgente e carico, e un parametro di guadagno dell’amplificatore (tensione, corrente, ....) • altre variabili di input (caratteristiche dei componenti) sono opzionali. Tipicamente costituiscono un limite pratico (es. si possiede un alimentatore regolabile fino a 20V, si dispone solo di transistor con βF=100, non si dispone di resistenze di valore maggiore di 1MΩ e così via....) • un vincolo implicito nella progettazione è che il circuito si comporti in modo lineare • non esiste un’unica soluzione al problema (e non è detto che ne esista una). Si possono indirizzare le specifiche di progetto anche con circuiti completamente diversi. • più vincoli/variabili di input sono presenti, più difficile è trovare una soluzione al problema. Se esiste, un numero maggiori di vincoli rende la soluzione sempre più unica. •Progettare è un’arte..... Esempio di progetto Problema: progettare un amplificatore a singolo transistor che fornisca un guadagno di tensione |AV|=100 da una sorgente a 100Ω e VIM<1mV, su un carico di 10kΩ. Si ipotizzi di avere a disposizione un’alimentazione singola e fissa a 20V e resistenze di valore non inferiore a 100Ω. DATI: |AV|=100, RI= 100Ω, RL= 10kΩ, VIM=1mV, VCC(VDD)=20V, Rmin= 100Ω Soluzione: • poichè |AV|>1 escludiamo le configurazioni CC e CD • il guadagno di tensione richiesto rientra nella classe di valori forniti dalle configurazioni CE, CS, CB, CG • tuttavia il guadagno di corrente richiesto è AI=|AV|RI/RL=1. Tale vincolo potrebbe essere soddisfatto dalle configurazioni CB o CG portate al limite del guadagno. Probabilmente un progetto con CE o CS permette di ottenere AI=1 in modo più rilassato. • il massimo guadagno ottenibile con un CS è dell’ordine di VDD=20. Per tale motivo escludiamo questa configurazione. • il massimo guadagno ottenibile con un CE è dell’ordine di 10VDD=200 che rientra agevolmente nella specifica richiesta. Scegliamo quindi di progettare un CE. Esempio di progetto ipotesi di progetto: 1. ro>>R*C+RE 2. β0>>1 3. Rin>>RI sotto tali ipotesi AV Poichè AV R C* < R L g m R C* ≈ 1 + g m RE 2 R E 2 ≥ R min g mRL 1 1 R min < → > + 1 + g m R min AV g m RL RL impossibile Proviamo con RE2=0 AV AV V T IC RL ≈ g mR < g m RL = → IC > = 259 μA VT RL * C Esempio di progetto ipotesi di progetto: 1. ro>>R*C+RE 2. β0>>1 3. Rin>>RI RE 2 = 0 → IC > AV V T RL = 259 μA Per soddisfare la 2 scegliamo un transistor con βF=100 Per soddisfare la 3 deve essere R in = R1 // R 2 // R iB >> R I = 100 Ω Condizione necessaria è R iB = rπ + β 0 R E 2 = β 0V T IC + β 0 R E 2 >> R I → I C << 25 . 9 mA Scegliamo I C = 1mA → g m = A IC mA = 38 . 6 → R C* = V = 2 . 59 kΩ → R C = 3 . 5 kΩ VT V gm Esempio di progetto ipotesi di progetto: 1. ro>>R*C+RE 2. β0>>1 3. Rin>>RI I B = I C / β F = 10 µ A → I E = I B + I C = 1 . 01 mA scegliamo R E 1 = 4 . 7 kΩ V CE = V CC − I C R C − I E (R E 1 + R E 2 ) = 11 . 8 V ≥ V BE , ON − V BC , ON ≈ 0 zona attiva OK Per rendere il potenziale di base indipendente da Q1 dobbiamo scegliere V CC V >> I B → R1 + R 2 << CC = 2 M Ω → R1 + R 2 ≤ 200 kΩ R1 + R 2 IB Per soddisfare l’ipotesi 3 deve essere anche R1 , R 2 >> R I = 100 Ω Se fissiamo R1=R2=100 kΩ rispettiamo sia la condizione di indipendenza di VB da Q1 che l’ipotesi 3. Esempio di progetto ipotesi di progetto: 1. ro>>R*C+RE 2. β0>>1 3. Rin>>RI Per soddisfare l’ipotesi 1 dobbiamo scegliere Q1 con ( ) V A >> R C* + R E 2 I C − V CE = − 9 . 2 V qualunque VA va bene Verifichiamo infine i vincoli di dinamica di ingresso e uscita V M < min {I C R C , (V CE − V BE , ON + V BC , ON V IM ≤ )} ≈ 3 .5 V → V R in + R I v be . max (1 + g m R E 2 ) ≈ 5 mV R in Vincoli rispettati poichè VIM<1mV IM = V M / AV < 35 mV Contenuti del corso Introduzione e concetti fondamentali richiami di teoria dei circuiti la simulazione circuitale con SPICE elementi di Elettronica dello stato solido Parte I: Dispositivi Elettronici il diodo a giunzione transistori ad effetto di campo (FETs) il transistore bipolare (BJT) Parte II: Circuiti amplificatori a transistors generalità sugli amplificatori elettronici modelli di piccolo segnale dei dispositivi elettronici amplificatori a BJT e FETs: analisi in DC analisi in AC a medie frequenze risposta in frequenza Analisi nel dominio della frequenza (AC) La risposta in frequenza (reti lineari) è descritta dalla funzione di risposta armonica H(f), che è una funzione complessa (modulo e fase) della variabile reale f H ( f ) = H ( f ) e jΦ H ( f ) x(t) H ( f) y (t) significato y(t) x (t ) = AX sin (2πft + Φ X ) y (t ) = AY sin (2πft + Φ Y ) AY = H( f ) AX t ΦY = Φ X + Φ H ( f ) x(t) •le relazioni ingresso-uscita di modulo e fase sono descritte dalla H(f) a regime •|H|, ΦH sono funzioni reali di variabile reale (f). La loro rappresentazione grafica al variare di f è chiamata diagramma di Bode • l’analisi in regime sinusoidale viene estesa agli altri segnali utilizzando i concetti di sovrapposizione degli effetti e sviluppo in serie di Fourier La trasformata di Laplace operatore funzionale lineare che associa ad una funzione (f) di variabile reale (t) una funzione complessa (F) di variabile complessa (s=σ+jω) +∞ f (t ) ⇔ F ( s ) = L{ f (t )}( s ) = ∫ f (t )e − st dt 0 L{ f '} = sF ( s ) − f (0 + ) alcune delle proprietà più importati sono quelle di derivazione e integrazione t F (s) L ∫ f (τ )dτ = s 0 Tali proprietà permettono di trasformare equazioni integro-differenziali nel dominio t (spesso di difficile risoluzione) in equazioni algebriche nel dominio s (spesso di più semplice risoluzione). Una volta risolta l’equazione nel dominio s, è necessario ritornare nel t attraverso l’operazione di trasformata inversa. La trasformata di Laplace è uno strumento per risolvere equazioni (o sistemi di equazioni) integro-differenziali. Trasformata di Laplace e analisi circuitale •le reti lineari, o in regime di funzionamento lineare (piccolo segnale), sono descritte da equazioni integro-differenziali (derivate e integrali nel dominio t sono dovuti agli elementi reattivi quali capacità e induttanze) • quindi è possibile usare la trasformata di Laplace per la risoluzione della rete lineare nel dominio del tempo. • è possibile usare la trasformata di Laplace anche per l’analisi nel dominio f attraverso il concetto di funzione di trasferimento H(s) Y ( s) H (s) = X (s) X ( s) H ( s) Y ( s) • infatti nel caso s=jω (σ=0) la H(s) si riduce alla H(f) (equivale a considerare la risposta a regime e rendere ininfluenti le condizioni iniziali) • piuttosto che scrivere le equazioni nel dominio t, e poi portarle nel dominio s (così come si farebbe per la risoluzione di un problema astratto di analisi), si usa un approccio più pratico che consiste nel L-trasformare il circuito ottenendo un circuito equivalente nel dominio s composto da componenti le cui relazioni IV sono le trasformate di quelle del dominio s Trasformata di Laplace e analisi circuitale iC (t ) = C dvC (t ) dt v L (t ) = L I R ( s ) = L{iR (t )} = v (t ) V ( s ) L R = R R R I C ( s ) = L{iC (t )} = dv (t ) L C c = C sVC ( s ) − vc (0 + ) dt 1 vc (0 + ) = 0 → VC ( s ) = I C (s) sC [ di L (t ) dt VL ( s ) = L{vL (t )} = ] di (t ) L L L = L sI L ( s ) − iL (0 + ) dt iL (0 + ) = 0 → VL ( s ) = (sL )I L ( s ) [ ] • le condizioni iniziali possono essere assunte nulle poichè ci interessa solo la risposta a regime •le relazioni IV di R, L, C nel dominio s sono del tipo V(s)=Z(s)I(s) •Z(s) : impedenza complessa Trasformata di Laplace e analisi circuitale Calcolo della H(f) (modulo e fase) dei circuiti lineari attraverso la trasformata di Laplace 1. si L-trasforma il circuito: si considera ogni condensatore C come una resistenza di valore 1/sC e ogni induttanza L come una resistenza di valore sL 2. si calcola la H(s) di interesse (es. VO(s)/VI(s), IO(s)/VI(s),.....) 3. si ottiene la H(f) come H(f)=H(s=jω) Trasformata di Laplace e analisi circuitale La funzione H(s) dei circuiti elettrici lineari ha la forma di rapporto di polinomi nella variabile s N ( s ) am s m + ... + a1s + a0 H (s) = = D ( s ) bn s n + ... + b1s + b0 m≤n ai , bi ∈ ℜ ( s − z1 )(s − z 2 )L (s − z m ) H ( s) = K (s − p1 )(s − p2 )L (s − pn ) z1, z2, ...zm: zeri di H(s) (e di N(s)) p1, p2, ...pn: poli di H(s) (zeri di D(s)) •poli e zeri sono, in generale, numeri complessi •nel seguito ci limiteremo ai casi in cui sono numeri reali Trasformata di Laplace e analisi circuitale ( s − z1 )(s − z 2 )L (s − z m ) = H (s) = K (s − p1 )(s − p2 )L (s − pn ) ( s + ω )(s + ω )L (s + ω ) ( 1 + sτ )(1 + sτ )L (1 + sτ ) =K = K' (s + ω )(s + ω )L (s + ω ) (1 + sτ )(1 + sτ )L (1 + sτ ) z1 z2 zm Z1 Z2 Zm p1 p2 pm P1 P2 Pn ω z ω z Lω z K'= K ω P ω P Lω P 1 2 m 1 2 n f Zi = ω Zi / 2π frequenza dello zero z i f Pi = ω Pi / 2π frequenza del polo p i τ Zi = 1 / ω Zi costante di tempo dello zero z i τ Pi = 1 / ω Pi costante di tempo del polo p i • è importante non confondere uno zero (polo) con la frequenza (o costante di tempo) di zero (polo) • ad un polo (zero) in zero (a frequenza zero) corrisponde una costante di tempo infinita Sistemi con risposta passa-basso funzione di trasferimento risposta in frequenza A0 Av ( s ) = 1 + sτ H A0 A0 = Av ( jω ) = 1 + jωτ H 1 + j ω ωH modulo della risposta in frequenza A0 Av ( jω ) = 2 ω 1 + ωH ω << ω H → Av ( jω ) ≈ A0 ω >> ω H → Av ( jω ) ≈ A0 ω / ωH Av Av dB = 20 log A0 dB = 20 log A0 − 20 log ω ωH fH definisce la banda passante (BW) del sistema e assume il significato di frequenza di taglio superiore Av ( jω H ) = A0 / 2 Av ( jω H ) dB = 20 log A0 − 3 Sistemi con risposta passa-basso Esempio: filtro passivo passa-basso Av ( s ) = A0 = 1 τ H = RC ωH = 1 = 1 RC τH ω 1 fH = H = 2π 2πRC 1 sC VO ( s ) 1 = = 1 VI ( s ) + R 1 + sRC sC Sistemi con risposta passa-alto funzione di trasferimento risposta in frequenza ω j ωL jωτ L Av ( jω ) = A0 = A0 ω 1 + jωτ L 1+ j ωL sτ L Av ( s ) = A0 1 + sτ L modulo della risposta in frequenza ω A0 ωL Av ( jω ) = ω 1 + ωL ω << ω L → Av ( jω ) ≈ A0 ω >> ω L → Av ( jω ) ≈ A0 ω ωH 2 Av Av dB dB = 20 log A0 + 20 log ω ωL = 20 log A0 fL definisce il limite inferiore della BW del sistema e assume il significato di frequenza di taglio inferiore Av ( jω L ) = A0 / 2 Av ( jω H ) dB = 20 log A0 − 3 Sistemi con risposta passa-alto Esempio: filtro passivo passa-alto VO ( s ) R sRC Av ( s ) = = = 1 VI ( s ) + R 1 + sRC sC A0 = 1 τ L = RC ωL = 1 = 1 RC τL ω 1 fL = L = 2π 2πRC Sistemi con risposta passa-banda funzione di trasferimento Av (s) = Ks s +ω2 s +ω1 s + ω3 s + ω4 s + ω5 •le frequenze di taglio inferiore (fL) e superiore (fH) sono definite come Av ( jω L ) = Amid / 2 Av ( jω L ) dB = 20 log Amid − 3 Av ( jω H ) = Amid / 2 Av ( jω H ) dB = 20 log Amid − 3 • se ω1, ω2 << ω3 • se ω5 >> ω4 ωL ≈ ω3 (ω3 è un polo dominante) ωH ≈ ω4 (ω4 è un polo dominante) Risposta in frequenza degli amplificatori • gli amplificatori a transistor hanno una risposta di tipo passa banda, dove la parte di bassa-f è generalmente dovuta alle capacità di accoppiamento e by-pass, mentre la parte di alta-f è generalmente dovuta alle capacità dei transistor stessi • tipicamente si progetta in modo tale che i limiti di banda sono definiti da un “polo dominante” • tutte le variabili coinvolte sono in generale funzione di f, e quindi analizzabili nel dominio s • è necessario studiare la risposta in frequenza dei transistors AV ( s ) = VO ( s ) Z IN ( s ) Z L (s) = GV ( s ) VS ( s ) Z L ( s ) + Z O ( s ) Z IN ( s ) + Z S ( s ) Modello di piccolo segnale del BJT modello SPICE Cπ = g m TF Cµ = Cµ: capacità dovuta alla regione di svuotamento BC (dipende poco dal Q) Cµ = Cµ 0 1+ VCB φ jbc CJC MJC V 1 + CB VJC valori di default : TF = 0 CJC = 0 MJC = 0.33 VJC = 0.75V Cπ: capacità di diffusione della giunzione BE Cπ = g mτ F • a medie/basse frequenze le impedenze di Cµ,Cπ sono generalmente molto grandi e trascurabili • all’aumentare di f le loro impedenze si abbassano, al punto di cortocircuitare i 3 terminali portando l’amplificazione a 0. Modello di piccolo segnale del BJT 1 VBE ( s ) = I B ( s ) rπ // sC µ ( ) s C + C β 0 1 − π µ gm β0 I C ( s) β I ( s ) + I ( s ) = g V ( s ) → ( s ) = = ≈ C m BE µ I B ( s ) 1 + srπ (Cπ + C µ ) 1 + srπ (Cπ + C µ ) I ( s ) = sC V ( s ) µ BE µ •lo zero nel semipiano destro corrisponde a una frequenza ωZ=gm/Cµ estremamente elevata e può essere generalmente trascurato • la risposta in frequenza presenta un polo a frequenza f β = 1 2πrπ (Cπ + C µ ) • la frequenza fT per cui |β(f)|=1 è detta frequenza di transizione • la fT rappresenta il limite di f a cui il transistor presenta guadagno di corrente β(f ) ≈ β0 fβ f >> f β fT ≈ β 0 f β = f gm < fZ 2π (C µ + Cπ ) Modello di piccolo segnale del BJT • rx: resistenza di accesso alla base (parametro SPICE : RB) • effetti trascurabili a bassa-f, può essere rilevante ad alta-f • il modello a medie-f può essere modificato per includere l’effetto di rx ib = vbe v = be' rπ + rx rπ v = vbe rπ → g m v = g m' vbe rπ + rx rπ' = rπ + rx g m' = g m rπ rπ + rx Modello di piccolo segnale del FET modello SPICE 2 ε ox WL + CGSO ⋅ W 3 TOX = CGDO ⋅ W CGS = CGD valori di default : TOX = 100nm CGS0 = 0 CGD0 = 0 • CGS, CGD dovute alla capacità dell’ossido di gate e alle regioni sovrapposizione gate/source e gate/drain • la corrente di gate è diversa da zero (f > 0) corrente finiti impedenza di ingresso e guadagno di • riducendo la dimensione dei dispositivi diminuiscono CGS e CGD aumentando fT fT ≈ gm 1 ∝ 2 2π (CGS + CGD ) L Esempio: risposta completa in bassa-f di un CS AV ( s ) = VO ( s ) VO ( s ) VGS ( s ) VG ( s ) = VI ( s ) VGS ( s ) VG ( s ) VI ( s ) VO ( s ) = I O ( s ) R3 = − g mVGS ( s ) 1 RD + R3 + sC3 s = − g m (RD // R3 ) s+ Z S ( s ) = RS // RD 1 R3 = VGS ( s ) C3 (RD + R3 ) 1 RS = sC2 1 + sRS C2 VS = g mVGS Z S = g mVG Z S − g mVS Z S C3 C2 1 1 RS C2 = VG = VG 1 1 + gm Z S s+ C2 (RS // 1 / g m ) s+ VGS VG = RG 1 RG + RI + sC1 VI = RG RG + RI s + s 1 C1 (RG + RI ) VI Esempio: risposta completa in bassa-f di un CS V (s) F (s) A (s) = o = A mid L v V (s) i R G A = − g (R R ) mid m 3 D R +R G I C3 C2 ωz = 1 C R 2 S 0 0 = 76.9rad/s F (s) = L ] ) 1 1 1 s + s + s + R ) C (R + R ) C (R + C ( 1/g ) R 1 I G 3 D 3 2 m S 1 = 41rad/s C (R + R ) 1 I G 1 ωp = = 95.9rad/s C (1/ g ) R 2 m S 1 = 200rad/s C (R + R ) 2 D 3 [ ( s 2 s + ( 1/C R ) 2 S f Z 1 = 12.24Hz f P1 = 6.52Hz f P 2 = 15.26 Hz f P 3 = 31.83Hz Amid = −5.05 Esempio: risposta completa in bassa-f di un CS ( ) A s2 s + ω mid Z1 A (s ) = v s +ω s +ω s +ω P1 P2 P3 ( 1 = 41rad/s C (R + R ) 1 I G 1 ωp = = 95.9rad/s C (1/ g ) R 2 m S 1 = 200rad/s C (R + R ) 2 D 3 [ ] )( )( ωz = 1 C R 2 S ) 0 0 = 76.9rad/s • ogni condensatore indipendente nel circuito contribuisce con un polo, la costante di tempo è pari al prodotto capacità x resistenza vista • i condensatori in serie C1 e C3 forniscono i due zeri a s=0 (DC), che bloccano la propagazione della componente continua nell’amplificatore • il terzo zero è legato alla condizione ZS=∞ che annulla la corrente e quindi la tensione di uscita Esempio: risposta completa in bassa-f di un CS Bode Diagram 20 10 0 Magnitude (dB) -10 -20 -30 -40 -50 matlab code: bode(-5.05*[1 76.9 0 0],[1 336.9 31311.9 786380]) -60 -70 -80 360 Phase (deg) 315 270 225 180 0 1 10 10 2 10 3 10 Frequency (rad/sec) 2 s ( s + 76.9) Av ( s ) = −5.05 ( s + 41)( s + 95.9)( s + 200) f Z 1 = 12.24Hz f P1 = 6.52Hz f P 2 = 15.26 Hz f P 3 = 31.83Hz Amid = −5.05 = 14.1dB 4 10 Metodo delle costanti di tempo • il calcolo della risposta in frequenza complessiva è spesso complicata (sopratutto in alta frequenza) • spesso si è interessati solo alle proprietà a centro banda e a conoscere i limiti di banda (fL, fH) • i metodi delle costanti di tempo in cortocircuito e circuito-aperto permettono di stimare fL e fH senza calcolare la risposta complessiva Metodo delle costanti di tempo in cortocircuito progetto delle capacità di accoppiamento/bypass Ci 1. si supponga che, nella banda di interesse, tutte le C di alta-f siano circuiti-aperti e si consideri la generica capacità Ci di bassa-f della rete ZVCi 2. ipotizziamo che tutte le altre C siano di valore così grande che possano essere considerati cortocircuiti nella banda di interesse ZVCi=RVCi puramente reale 3. affinchè anche Ci possa essere considerato un cortocircuito in tale banda, è necessario che 1 << RVCi ωC i ∀ω di interesse → 1 1 << RVCi → Ci >> ω L Ci ω L RVCi 4. si ripete la 3 per ogni Ci in modo che sia verificata la 2 stima della frequenza di taglio inferiore •la fL può essere stimata come •tipicamente si progetta a polo dominante 1 fL ≅ 2π n 1 1 VCi ∑R Ci Metodo delle costanti di tempo a circuito aperto stima della frequenza di taglio superiore Ci ZVCi 1. si supponga che, nella banda di interesse, tutte le C di bassa-f siano corto-circuiti e si consideri la generica capacità Ci di alta-f della rete 2. ipotizziamo che tutte le altre C di alta-f siano di valore così piccolo che possano essere considerati circuiti aperti nella banda di interesse ZVCi=RVCi puramente reale 3. affinchè anche Ci possa essere considerato un circuito aperto in tale banda, è necessario che 1 >> RVCi ωC i ∀ω di interesse 4. la frequenza di taglio superiore (fH) può essere stimata come 1 fH ≅ n 2π ∑ RVCi Ci 1 Esempio: amplificatore CE Problema: determinare il guadagno AV a centro banda e i limiti di banda per l’amplificatore riportato in figura. Simulare con SPICE. DATI: RI=1kΩ, R1=10kΩ, R2=30kΩ, RC=4.3kΩ, RE=1.3kΩ, RL=100kΩ, VCC=12V, CAB=1µF, CAC=0.1µF, CE=10µF, CL=10pF, Q: βF(BF)=100, VBE,ON=0.7V, φjbc(VJC)=0.75V, Cµ0(CJC)=1pF, rx(RB)=250Ω, tF(TF)=0.3ns, MJC=0.5 analisi DC: IC=1.6mA,VCE=3V VCB=2.3V CL: capacità (di alta-f) parassita di RL e/o della linea di interconnessione Esempio: amplificatore CE β 0 ≈ β F = 100 g m = I C / V T = 61 . 8 mA/V rπ = Cµ = β0 gm = 1 . 62 k Ω Cµ0 1+ V CB ro = = 0 . 5 pF C π = g mτ F = 19 pF φ jc rπ' = rπ + rx = 1 . 87 k Ω fT = V A + V CE =∞ IC g m' = g m rπ = 53 . 5 mA/V rπ + rx gm = 504 MHz 2 π (C π + C µ ) analisi a centro banda RiB = rπ' = 1.87 kΩ RB = R1 // R2 = 7.5kΩ Rin = RB // RiB = 1.5kΩ RC* = RC // R L = 4.1kΩ Av ,mid = − Rin g m' RC* = −132 (42.4dB) Rin + RI modello AC Esempio: amplificatore CE analisi a bassa frequenza RC AB = RI + Rin = 2.5kΩ RiC RC E = RE // RiE ≈ RE // RO CAC X RC RI 1 = 18.4Ω ' gm X RL metodo delle costanti di tempo in corto-circuito RB RC AC ≈ RC + RL = 104.3kΩ fL ≈ 1 2π 1 1 1 + + RC C AB RC C AC RC C E AC E AB = 911Hz Esempio: amplificatore CE resistenza vista da Cπ (Cµ e CL aperti) analisi ad alta frequenza RCπ = rπ 0 RC* RC* RCπ = rπ 0 = rπ // [rx + (RB // RI )] = 656Ω resistenza vista da CL (Cπ e Cµ aperti) RC* RC = RC* = 4.1kΩ resistenza vista da Cµ (Cπ e CL aperti) L RC* metodo delle costanti di tempo in circuito-aperto fH ≅ 1 = 1.14MHz 2π RCπ Cπ + RCµ C µ + RC L C L ( ) v x = v + (ix + g m v ) RC* RCµ v = ix rπ 0 vx RC* * = = rπ 0 1 + g m RC + ix rπ 0 Esempio: amplificatore CE amplificatore emettitore comune VCC 1 0 12 R1 2 0 10k R2 1 2 30k RC 1 3 4.3k RE 4 0 1.3k CAB 6 2 2u CAC 3 5 0.1u CE 4 0 10u Q1 3 2 4 bjtmodel .model bjtmodel NPN BF=100 RB=250 +CJC=1p MJC=0.5 TF=0.3n RI 6 7 1k RL 5 0 100k CL 5 0 10p VI 7 0 AC 1 .OP .AC DEC 100 10 1e8 .PROBE .END Esempio: amplificatore CE Problema: determinare i valori delle capacità di bassa-f per aumentare la fL a 10 kHz RC E = RE // RiE ≈ RE // RC AB = RI + Rin = 2.5kΩ RiC RO RC RI Progetto a polo dominante: fissiamo la costante di tempo di CE in corrispondenza di fL e quelle delle altre C a fL/10 (per avere CE non troppo alta) CAC X 1 = 18.4Ω ' gm X RL CE = RB 1 1 = 865nF C AB = 10 ≈ 63.6nF 2πf L RC AB 2πf L RCE C AC = 10 RC AC ≈ RC + RL = 104.3kΩ fL ≈ 1 2π 1 ≈ 1.5nF 2πf L RC AC 1 1 1 + + RC C AB RC C AC RC C E AC E AB 1 1 ≈ ≈ 10kHz 2π RC C E E Esempio: amplificatore CE amplificatore emettitore comune VCC 1 0 12 R1 2 0 10k R2 1 2 30k RC 1 3 4.3k RE 4 0 1.3k CAB 6 2 63.6nF CAC 3 5 1.5nF CE 4 0 865n Q1 3 2 4 bjtmodel .model bjtmodel NPN BF=100 RB=250 +CJC=1p MJC=0.5 TF=0.3n RI 6 7 1k RL 5 0 100k CL 5 0 10p VI 7 0 AC 1 .OP .AC DEC 100 10 1e8 .PROBE .END