Ottobre '11 a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini Numero Ottobre '11 Numero Ottobre '11 EDITORIALE Come probabilmente già saprete, e come accennavamo in questo spazio un paio di mesi fa, da quest'anno il MEI – Meeting degli Indipendenti lascia la tradizionale sede di Faenza (RA) per trasferirsi a Bari, dove troverà accoglienza all'interno del Medimex, la Fiera delle Musiche del Mediterraneo in programma nel capoluogo pugliese dal 24 al 27 novembre. Mutato il contesto, una delle costanti della kermesse rimane il Premio “Fuori dal Mucchio”, che sarà appannaggio di quello che a giudizio del nostro staff e di alcuni addetti ai lavori ospiti verrà considerato come il migliore debutto discografico sulla lunga distanza – sono quindi esclusi dai giochi sia EP che demo e CD-R – pubblicato tra il settembre 2010 e l'agosto 2011. Ecco l'elenco completo delle nomination: Stefano Amen, “Berlino, New York, Città del Messico” (Contro-New Model Label) 
Anuseye, “Anuseye” (Interbang)
 Bancale, “Frontiera” (Ribéss-Fumaio-Palustre)
 Be Forest, “Cold” (We Were Never Being Boring Collective)
 Buzz Aldrin, “Buzz Aldrin” (Unhip-Ghost)
 I Cani, “Il sorprendente album d'esordio...” (42)
 Carlot-ta, “Make Me A Picture Of The Sun” (Anna The Granny)
 The Casanovas, “Hot Star” (Ice For Everyone) 
Dead Cat In A Bag, “Lost Bags” (Viceversa) Denise, “Dodo, Do!” (Al-Kemi)
 Dimartino, “Cara maestra abbiamo perso” (Pippola) 
Elio P(e)tri, “Non è morto nessuno” (Matteite) 
Esmen, “Tutto è bene quel che finisce” (Green Fog) 
The Hacienda, “Picking Pennies Off The Floor” (Black Candy)
 Iosonouncane, “La macarena su Roma” (Trovarobato) 
The Jacqueries, “Excitement” (42)
 Jang Senato, “Lui ama me, lei ama te” (Pippola) 
Lola And The Lovers, “Pissed Off” (Spacelab) 
ManzOni, “ManzOni” (Garrincha)
 Nel Dubbio, “Ossidrile” (Garrincha) 
Ofeliadorme, “All Harm Ends Here” (Ofd Park)
 Saint In A Row, “Saint In A Row” (Foolica)
 Sbizza e la Microrchestra, “Tinamo” (autoprodotto)
 Smart Cops, “Per proteggere e servire” (La Tempesta)
 Tsuna, “Rightful Size Of Fears” (Tsuna) Il nome del vincitore – che andrà ad affiancarsi nell'albo d'oro a quelli di Santa Sangre, Lalli , Baustelle, Giardini di Mirò, Valentina Dorme, es, Methel & Lord, Offlaga Disco Pax, Tellaro, MiceCars, Le Luci della Centrale Elettrica, Samuel Katarro e Simona Gretchen – sarà annunciato sul sito del Mucchio tra un mese circa, mentre la premiazione, come ricordavamo in apertura, avverrà a fine novembre al Medimex, nell'ambito della cerimonia di Pagina 2 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 consegna del PIMI, il Premio Italiano Musica Indipendente. In bocca al lupo a tutti i partecipanti, allora, buon lavoro ai giurati e a tutti voi come sempre buona lettura e buoni ascolti. Aurelio Pasini Pagina 3 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 ES La musica sghemba degli es non dava più notizie di sé dal 2003, anno di uscita dell'ispirato e promettente “The mistercervello LP”. Otto anni dopo, interpelliamo la band trevigiana su motivazioni, ispirazioni, prospettive e contenuti di un nuovo lavoro all'altezza delle aspettative, “Tutti contro tutti... portiere volante”. Prima di tutto, bentornati. Grazie! Domanda davvero inevitabile, visto che il vostro disco precedente risale al 2003: è facile immaginare i motivi del vostro lungo letargo discografico (lavori, famiglie e via dicendo), ma vorremmo sapere piuttosto che cosa vi ha spinto a rientrare in studio... Diciamo che siamo usciti e rientrati in studio più volte, durante questo periodo. Dopo “Mistercervello” ci siamo esibiti in trio per un po’ di tempo. Nel 2005 è entrato in formazione Damiano Cavallin (già coi Party Keller) alla chitarra ed è grazie a lui che abbiamo cominciato, nel 2007, le registrazioni di “Tutti contro tutti portiere volante”, facendo tutto in casa e arrivando fino alla soglia del mixaggio. Poi ci siamo fermati, per i motivi che hai già ben elencato tu. Siamo stati “ibernati” finché Dischi Soviet Studio non ha mandato Francesco “Franz” Fabiano a salvarci: è stato subito amore e in qualche mese abbiamo terminato il disco. L’entusiasmo è stato la base portante del nostro rientro: l’entusiastica collaborazione di etichette (Fosbury e Dischi Soviet) aggiunta all’entusiastico inserimento di due nuovi elementi in formazione (Tina e Zaffa, quest’ultimo in generoso prestito dai Norman). Il titolo che avete scelto è ambivalente, un'idea di confronto e scontro mitigata da una dimensione di gioco. Mi sembra in sintonia con il carattere del gruppo, tratti di asprezza musicale mitigate dalla volontà di giocare, ma ha un significato particolare nello specifico? Pagina 4 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 E’ una allegoria, o una perifrasi, del motto “si fa quel che si vuole fare, finché ci si diverte a farlo”, che ci accompagna dall’inizio della nostra storia e che in sé sviluppa il concetto di entusiasmo di cui sopra. Il tutto spolverato con un po’ di infantile nostalgia da campetto fuori casa. La dimensione giocosa ci attira sempre molto, è una parte importante della vita dell’uomo. L’alternanza di ironia e malinconia tiene lontana la depressione, almeno secondo noi. Passiamo alla musica. Vi piace sempre divagare e aprire parentesi nei brani, ma mi sembra che le canzoni degli es siano diventate più compatte e solide, più rapprese, asciutte, le chitarre più elettriche e distorte. I riferimenti sembrano essere gli stessi di sempre, e sempre eclettici, ma l'ottica è un po' cambiata, in questo senso: riprendete a modo vostro i riferimenti anni Novanta che vi hanno formato, ma non in un'ottica nostalgica, c'è anzi una freschezza che sembra voler dire, "riprendiamo quelle suggestioni e mostriamo a tutti che quella energia non si è esaurita, può avere ancora una forza oggi". E' una impressione corretta? Accidenti, hai descritto la nostra musica molto meglio di come potremmo farlo noi! Diciamo che cerchiamo di non voltare le spalle al passato, ma nemmeno di fossilizzarci su questo. D’altro canto sarebbe piuttosto noioso riproporre suoni modaioli solo per fare i finti giovani! Noi facciamo musica, mescoliamo gli elementi seguendo il nostro umore. Stavolta abbiamo provato a fare canzoni più complete e meno bizzarre, alzare il volume dei distorsori, ma ci sono anche molte più chitarre acustiche. Questo non vuol dire che il prossimo disco (tra altri sette anni?) non sarà più elettronico e cantato a cappella. E’ questa la parte divertente del non essere Ramazzotti, no? Si è spesso identificata la vostra musica con l'aggettivo naif, vi sentite in qualche modo ancora legati ad una dimensione del genere, nonostante l'abuso in ogni campo dell'aggettivo? La definizione pop-rock naif l’abbiamo proposta noi ai tempi del primo CD autoprodotto. Ai tempi era adatta, ed è piaciuta molto. Più che “fare” canzoni pop-rock naif, es “è” pop-rock naif. E’ la filosofia dell’essere naif: diciamo che componiamo in modo naif per poi sviluppare e tagliuzzare le nostre creazioni fino al risultato finale. Noi restiamo comunque naif. Siamo affezionati a quel termine. Le canzoni a volte assumono tagli lievemente più complicati, più divertenti. Come vi sentite ad essere rientrati nell'alveo della scena italiana (dalla quale alcuni di voi non sono mai stati fuori in realtà, per via della gestione di Fosbury ad esempio)? O, meglio, come vi sembra a distanza di anni la cosiddetta scena indie, in salute o meno? Che cosa è cambiato? Una canzone come "L'articolo the davanti al nome di band" mi sembra una ironica riflessione su vizi, manie e riti della stessa, mettendosi in gioco in prima persona. Sì, L’articolo the... è un buffetto affettuoso sulla guancia delle indie-rock star, ma anche su quella dei giornalisti di settore (perdonaci) e in generale su una “scena” che fa e disfa le proprie icone seguendo le mode con una velocità assurda. Dopo il risveglio dall’ibernazione abbiamo notato un declino di tutto quello che sta “intorno” alla scena: l’attacco delle tribute band, per dirne una, somiglia alle guerre dei cloni di lucasiana memoria. C’è meno entusiasmo (ancora questa parola), c’è meno spazio (Silvestrin, dove sei?). Questo per Pagina 5 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 quanto riguarda i media tradizionali. Poi c’è la rete, che però va a velocità tripla rispetto al normale, e non è facile adattarsi. Anche per questo è difficile dire se la scena sia in salute. Dovremmo ascoltare 35 band al giorno, solo sfogliando le pagine di Facebook, per poter fare un quadro generale. Senz’altro è una scena con sbocchi internazionali molto maggiori e molto più credibili. Guarda cosa sta combinando Fare Soldi! Quindi, forse, non c’è nessun declino, abbiamo usato un termine errato. E’ una trasformazione, un cambiamento. La velocità e la molteplicità dell’ascolto non vanno d’accordo con l’antica arte del CD audio. E la nuova scena dovrà riformarsi intorno alle nuove forme di fruizione. Come e in che tempi, non lo sappiamo; siamo appena tornati... Alessandro Besselva Averame Pagina 6 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 RAEIN I Raein sono un gruppo vero e puro come pochi ne sono rimasti dalle nostre parti. Abbiamo approfittato dell’uscita della raccolta “Ah, As If” e dello struggente “Sulla linea d’orrizzonte tra questa mia vita e quella di tutti” per fare due chiacchiere con Giuseppe Coluccelli, chitarra e voce del gruppo più DIY che abbiamo in Italia. Ne è nata un’accesa e interessantissima discussione. È trascorso molto tempo dalla vostra ultima uscita discografica, ed il silenzio è stato interrotto dalla raccolta “Ah, As If”. Su cosa è ricaduta la scelta di una compilation di B-Sides e come è nata la collaborazione con Alessandro Baronciani per la copertina? La compilation ha raccolto pezzi contenuti in split e 7" registrati e stampati durante il 2004, esauriti e mai più ristampati (split con Daitro, split con Funeral Diner, split con Phoenix Bodies per esempio, ma anche delle compilation). Hanno fatto parte di un'unica sessione di registrazione, poi divisa si, ma è stata vissuta come un disco unico. Quindi di conseguenza l'idea di raccogliere il tutto in un'unica forma. Alessandro è un amico, e lo è da molti anni, non eravamo ancora riusciti a fare qualcosa assieme, questa a noi è risultata un'ottima occasione per colmare. “Sulla linea d’orizzonte...” trasmette un urgenza emotiva e comunicativa molto forte. Com’è nato il disco e quanto di personale ci è finito dentro? Alcuni pezzi erano fermi da parecchio tempo. Alcuni registrati e lasciati a fermentare sul computer per almeno un paio d'anni. Qualcosa era stato scritto per altri gruppi e provato anche altrove (Havah, Venezia, Neil On Impression). A dicembre Alessio, che era stato in Danimarca, è rientrato, e a gennaio ci siamo detti che era il caso di far diventare questo 2011 intenso. Abbiamo raccolto le parti, i pezzi che erano fermi e gli abbiamo dato forma assieme a quello di nuovo che usciva durante le prove. Quei mesi sono stati molto faticosi, tragici per molti di noi, c'è stata un grossa spinta nervosa che ha reso fattibile il disco, e che lo ha reso così com'è. Molto nervosismo, ripetiamolo. Quindi si, molto "di personale" è finito nel disco, chiaro che non poteva andare diversamente, chiaro che altrimenti non ci sarebbe Pagina 7 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 stato nessun disco. Siete legati ad un estetica ed un credo DIY molto forte. Non vi è mai balenato in testa di “accasarvi” con qualche etichetta (anche molto piccola)? Tutti i dischi precedenti sono stati stampati e distribuiti da una qualche etichetta (Ape Must Not Kill Ape, Red Cars Go Faster, Oto, Pure Pain Sugar, Bullwhip, Sons Of Vesta, Life Of Hate, Init, React With Protest, Release The Bats, ecc.) quasi tutte estere. Abbiamo sempre avuto qualcuno che si occupava delle uscite, tutte modeste, tutte persone amiche. Questa volta è stato diverso, ci è "balenato in testa" l'idea di autoprodurlo. Come gruppo siamo in un momento in cui possiamo e riusciamo ad occuparci personalmente di tutto, non c'è bisogno di qualcuno che lo faccia al posto nostro. Sia per quanto riguarda i concerti, all'estero o in Italia, sia per la stampa di dischi, sia per il merchandising. Èun bel tragitto, parti con quel satellite che è la label, per poi arrivare a non sentirne e ad averne più bisogno. A proposito di estero: il vostro successo fuori confine è dovuto dal fatto che in Italia, un genere come il vostro, non ha mai preso veramente piede. Si sta creando una certa sensibilità ed orecchio qui nei nostri confini verso un genere a cui non siamo mai stati molto avvezzi? Il "successo" fuori confine non è dovuto dal fatto che in Italia un genere come il nostro non ha mai preso piede. Ad ogni modo l'Italia sembra esser rimasta più colpita questa volta si, almeno a giudicare dalle mail che ci arrivano. Siamo stati in tour quest'estate, ma in Europa e all'est, la prima data italiana con quest'ultimo disco fra le mani avverrà sabato 17 settembre all'ultimo “Anti MTV Day” di Bologna. In autunno saremo spesso in giro, anche in Italia, vedremo un po’. È normale che la sensibilità sia diversa. La storia è diversa. Ed è anche ragionevole parlare di "sensibilità diversa" e non di sensibilità di merda o altro. La verità è che a me personalmente va bene così, non cambierei niente. Mi piace quello che vedo? Per molti versi si, cioè ne sono allucinato. Questo è piacevole. Cosa vuol dire i nostri concerti vanno bene all'estero? perché in Italia vanno male? Le due cose non sono collegate. Comunque, in Italia o all'estero i nostri concerti sono piuttosto simili. Soprattutto per quanto riguarda l'Europa. In America, in Giappone e in Asia, in Australia, l'affluenza cambia , ma cambiano anche i numeri. Il genere è di nicchia qui come altrove. Non c'è da fare nessuna guerra alla sensibilità degli italiani, probabilmente più ai musicisti italiani. Parli anche tu di sensibilità diversa, ma riporti che comunque come affluenza e seguito non c'è molta differenza tra qui e fuori confine. Più che altro sarebbe da capire quanto e perché la colpa sia specialmente dei musicisti, a prescindere dal genere. Da noi spesso si nota un grande difetto, quello di porre barriere fisse ai generi sia da parte del pubblico che ascolta, sia dai musicisti che dagli addetti ed "esperti" della stampa. Qual è il punto di vista di un musicista che vive in prima persona questa situazione? Ho detto che in Europa le cose si assomigliano per quanto riguarda i nostri concerti. Non voglio addentrarmi in argomento critica perché tra l'altro non credo di avere un'opinione decente a riguardo: non compro un giornale di musica da almeno cinque anni, e raramente leggo webzine. Sono un gran fan del passaparola. Parlavo dei musicisti perché la proposta è scadente e le idee che circolano nel giro pure, saranno legate le due cose. L'aspetto ludico assieme all'impegno, o dell'impegno, sembra l'utopia, sembra un'offesa. E mi è già passata Pagina 8 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 la voglia di parlarne. La sensibilità non ha nome e la specializzazione sia nel vostro "mondo" che nel nostro dovrebbe essere terreno labile. Anche voi avete scelto la sacra via del download gratuito. Che riscontro avete in termini di diffusione e pubblico ai concerti? Avete in previsione di pubblicarne il formato fisico? Il disco è uscito in vinile in contemporanea con la messa on line del download, ed è stato già ristampato; i download (www.raein.eu) sono stati tanti e tutti in breve tempo, ci sono state molte recensioni, molte. Molte attenzioni, a nostra insaputa praticamente. E tutte immediate, tutte spontanee. Contatti: www.raein.eu Luca Minutolo Pagina 9 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 THE LEGENDARY KID COMBO Come sempre il ritorno del quintetto dei The Legendary Kid Combo - da gennaio sestetto in virtù dell’aggiunta di un fisarmonicista – rappresenta per l'ensemble un salto di qualità. Hanno la leggenda del rock'n’roll nell’approccio e nel cuore e trasformano anche tre cover incluse in questo terzo album "Caravansaray" grazie a uno stile personale: impolverato ma reso attuale dagli slanci decisi e da arrangiamenti più moderni. Ne parliamo con Cristiano Battaggi, chitarra elettrica e voce. Alla luce di questo terzo album, siete soddisfatti ancora oggi del genere che avevate deciso d'intraprendere e curare all'inizio, come idea musicale di gruppo o ogni tanto pensate ad altre strade musicalmente possibili per voi? Sin dal primo album siamo soddisfatti del genere scelto. Abbiamo ricercato delle sonorità decisamente diverse e particolari rispetto ai dischi precedenti e ne siamo assolutamente appagati, perché suona come un viaggio, una crociera che tocca la Turchia, l'est europeo e la Sicilia ma sempre con un occhio di riguardo verso il western. Diamine, mica facile! Cosa deve avere una vostra canzone perché voi la possiate sentire vostra o fare vostra nel caso delle cover? Le canzoni non le facciamo nostre, sono loro che ci si sottomettono, fanno tutto da sole, si adattano a noi, si contorcono, si rilassano e soprattutto si divertono. Cosa vi ha uniti in questi anni come gruppo, come create la vostra sinergia? Siamo una banda di amici, sei persone che vogliono divertirsi prima di tutto e divertirsi facendo musica, quindi sul palco tanto come in studio si crea un atmosfera stupenda, fatta di intesa al cento percento, e la musica fluisce ed esplode. Sai siamo sei persone con idee e teste diverse, ma quando si sale sul palco si creano una magia e un energia stupefacente. La vostra prima canzone insieme qual è stata e cosa raccontava? Bella domanda, la prima canzone non me la ricordo, mi ricordo però benissimo il primo Pagina 10 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 concerto. Eravamo a Cuneo al Nuvolari, e avevamo fatto pochissime prove per quello che era il tour di preparazione e di rodaggio per il nostro primo album "Booze, Bucks Death & Chicks" e quindi abbiamo improvvisato metà scaletta, facendo uno spettacolo di un’ora e mezza. La gente era in delirio e le recensioni sulle riviste e sui quotidiani parlavano del nostro live, appunto improvvisato per metà, come di uno spettacolo strepitoso e organizzato e studiato a puntiglio. Ne abbiamo dedotto che forse era inutile perdere tempo a provare e riprovare se alla fine bastava essere spontanei. Dove e come è stato composto "Caravansaray"? La prima parte è stata composta dopo un viaggio a Istanbul, in studio, assieme al produttore Brando, mentre i brani mancanti li abbiamo composti sul furgone durante un tour europeo. E ritorna quindi il concetto del ‘viaggio’ nel disco. Voi siete come un fiume in piena o un tornado e le cover inserite nell'album stanno così in questa ondata che quasi non si riconoscono. Come vi approcciate alle canzoni altrui? Allo stesso modo con cui ci approcciamo alle nostre, quindi non le consideriamo altrui. Semplicemente ci chiediamo come le avremmo eseguite noi con il nostro stile e così eccole servite. Quanto e in che modo è stato importante il super ospite Brando per la buona riuscita del disco? Beh è stato molto importante e non è stato un ospite, diciamo che lui stesso ci ha proposto di fare un disco e che avrebbe voluto esserne il nostro produttore artistico. Il suo apporto è stato fondamentale, sia come “motivatore” che come arrangiatore. Ha fatto davvero un ottimo lavoro. A cosa vi ha portato il vostro live molto coinvolgente? Quali soddisfazioni vi ha procurato? Noi siamo una band prettamente live e non facciamo concerti ma “spettacoli” e non siamo musicisti ma “attorucoli” e “saltimbanchi”. Quindi la parte live è di primaria importanza per noi perché è la nostra vita e il nostro ossigeno. Se doveste fare la colonna sonora di un film chi desiderereste vi scegliesse tra Aki Kaurismaki, Emir Kusturica o Quentin Tarantino e perché? Senza dubbi e decisamente Kusturica, perché siamo innanzitutto degli zingari e perché le sue colonne sonore hanno sempre un energia pazzesca, pur usando strumenti tradizionali, ed è impossibile non ballare e non muoversi, proprio come nel matrimonio cinematografico di "Gatto nero, gatto bianco". Come è stato registrato il disco e da chi? E' stato registrato da Max Marini all'Electric Sound con il supporto costante di Orazio “Brando” Grillo. Il metodo è stato il solito nostro, molto live e poco lavoro di post produzione. Tu in particolare ti sei occupato della grafica. Ci racconti le dinamiche che partono dagli uomini eleganti della copertina, sorridenti e fieri in primo piano, continuano Pagina 11 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 verso gli alterati intorno a loro, per arrivare ai corpi con la testa di elefante sul retro? Era molto importante per me far capire già dalla copertina il contenuto del disco: quindi lasciare passare il messaggio del “carrozzone di freak”. Lucy ed io in primo piano, siamo un po' come i padroni del carrozzone e portiamo in giro i nostri freak, ma come si vede dal retro in verità anche quelli che sembrano normali sono degli uomini elefante mascherati da “normali”. Come avete ottenuto la produzione del disco e come verrà poi distribuito? Questo purtroppo è un tasto dolente, perché è uscito, in anteprima, in Giappone, prodotto e distribuito dalla Art Union Group sul territorio nipponico, poi il singolo split 7" con le Kamikaze Queens verrà distribuito dalla Cargo su territorio europeo, mentre per la nostra povera Italia abbiamo dovuto fare tutto noi, quindi autoprodurcelo. Dove vi piacerebbe andare a suonare per fare ascoltare al meglio la vostra musica? Ma diciamo che abbiamo calcato diversi palchi "importanti" dall' Heineken Jamin Festival a Sanremo, quindi andremmo avanti così volentieri. Come vi manca rispetto al passato, dal punto di vista compositivo? O siete rimasti intatti senza lasciare niente indietro? No, il metodo è rimasto lo stesso, magari è diminuito un po' il tempo che possiamo dedicare alla composizione, ma le dinamiche sono le stesse di sempre. Per avere il disco cosa bisogna fare? Il disco è disponibile in download in tutti i music store, oppure il CD fisico in digipack, lo potete trovare sugli stessi music store e ancora meglio ai nostri concerti. Contatti: www.kidcombo.com Francesca Ognibene Pagina 12 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 THE LONGJ I The LongJ da Catania battono le strade live dal 2006, e finalmente è arrivato il momento del loro debutto su disco: "Raggio Katarana", appena uscito per Edwood Records.A registrarlo ci pensa il figlio di Agostino e Giovanna degli Uzeda, ovvero Sasha Tilotta, ormai affermato musicista (Three Second Kiss, Theramin) e sound engineer producer nel suo Dreams Factory Analogicstudio. Adolfo Macrì (chitarra e voce già nei 100%) e Marco Riccioli (batteria e voce già negli Spriggan) si sono “annusati” per diversi anni prima di dar vita a questa collaborazione alquanto proficua. Un suono leggermente post rock ma soprattutto noise rock cantato da entrambi, come un proseguo dei loro stili già conosciuti ed apprezzati per le band precedenti. Ne parliamo con Marco. Due amici musicisti - già negli Spriggen e nei 100% - in che modo si reinventano un gruppo e sviluppano energia e passione? Crediamo che la risposta sia già nella domanda, in quanto energia e passione esplodono dalle nostre pance, sfogando poi nella nostra musica e trovando quiete, pace e odioso amore. Cosa pensate come musicisti siciliani del meraviglioso subbuglio cultural-musicale de "L'Arsenale", federazione, messa su da Cesare Basile? Non conosciamo gli intenti dell’Arsenale, ma ci sembra meraviglioso riunire in un unico subbuglio tutti gli artisti con più o meno visibilità e dargli l’opportunità di potersi esprimere ed esibirsi nei vari meeting che organizzano. Cosa ha innescato l'inizio di "Raggio Katarana"? Qual è stato il primo momento in cui vi siete sentiti i nuovi di zecca: The Longj? Nel momento in cui in una jam session con componenti di altre band, ci siamo accorti che non riuscivano a starci dietro e così abbiamo anche scoperto, la nostra perfetta alchimia. Componete i pezzi facendovi influenzare l'uno dall'altro o partite principalmente da Pagina 13 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 influenze esterne? Suoniamo così come dialoghiamo, in sostanza arrivando in sala prove continuiamo le nostre conversazioni iniziate in auto. Vuoi raccontarci della Edwood Records con cui tu stesso hai fatto uscire il disco? Quali sono gli intenti dell'etichetta? La Edwood Records nasce nel maggio 2001. L'etichetta è stata creata dagli Spriggan per raccogliere e valorizzare il fermento continuo e le sperimentazioni artistiche presenti nella provincia catanese. Senza precludersi di collaborare tra band ed artisti locali, mirando soprattutto a riportare la musica in una dimensione dell’arte primordiale ed introspettiva, dove tensione emotiva, passionalità creativa e originalità personale sono le linee guida. Gli intenti sono di riuscire a consolidare il filo conduttore che già esiste in questo momento tra numerose band della provincia, essendo libera espressione e punto di riferimento organizzativo e di interscambio. Dove e come avete registrato il disco? Il disco è registrato in presa diretta, nel dicembre 2008 nello studio itinerante di Sacha Tilotta (batteria - Three Second Kiss) al Dreams Factory Analogicstudio. Mentre il mastering è stato curato nel 2009 da Bob Weston (basso - Shellac) per Chicago Mastering Service. Inoltre questo 2011 hanno collaborato Marco Garofalo e Alexandra Ieni del Laboratoriocreativo.org per la produzione del video di “Jimi Stevie Ray” e per la grafica del disco: prodotto con il supporto della Edwood records. Potendo disegnarla o dipingerla metaforicamente, come pensereste all'atmosfera ideale per questo disco? Un insieme di colori come corpi che si accarezzano si sfiorano, si toccano, si afferrano e infine come naturale conseguenza si amano. Ci sono state incursioni di altri musicisti nelle tracce del vostro esordio? Certamente. Carlo al basso per “Pastorius”, Cristoforo al sax e alla chitarra per “Cocaine” e infine Nicola all’armonica per “Focalisit”. Tutti contributi preziosi di nostri cari amici che hanno completato il disco. Cos'è il Raggio Katarana? E perchè The LongJ? Il Raggio Katarana lo puoi trovare alla conclusione di un tramonto, ad una esplosione dell’Etna o in un manga giapponese. Invece per il nostro nome: The LongJ, non abbiamo grandi spiegazioni da dare. Sareste disposti a fare un po' di spazio a un'altra chitarra per un approccio più pieno e corposo o non sacrifichereste mai la vostra essenzialità scarna del duo? Avere un altro elemento nella nostra band non darebbe un approccio più pieno e corposo, poiché il tutto è niente e il niente è vuoto, non inteso con il nero che è ‘l'assenza’ di colori, ma come nell’unione di tutti i colori ottenendo il bianco che è un colore con alta luminosità e senza tinta. Più precisamente contiene tutti i colori dello spettro elettromagnetico ed è chiamato anche colore acromatico. Pagina 14 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 Per avere il disco cosa bisogna fare? E come è stato distribuito? Per adesso il disco si può avere soltanto scrivendo a [email protected] per chiedere delucidazione sul come acquistarlo, perché la distribuzione è ancora da definire, anche se abbiamo varie idee. Oggi comunque i dischi li vendi solo nei live. Prossimi concerti e prossima tappa per il gruppo? Faremo di spalla agli Uzeda alla festa provinciale della Federazione di Sinistra: “Catania s’incazza è diventa vulcano” in fase di programmazione da Electratribe promotion. Contatti: www.edwoodrecords.altervista.org Francesca Ognibene Pagina 15 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 ANCHER Verdelegno Manzanilla Tre anni fa gli Ancher, appena ventenni, registravano un CD autoprodotto che prometteva molto più di quanto riuscisse ad offrire. I segnali erano incoraggianti, anche se l'ampio raggio di riferimenti dichiarato dava vita, di fatto, ad una gradevole seppur non originalissima forma di canzone imbastardita con il post rock. Tre anni dopo il gruppo veronese si è accasato presso Manzanilla, ha ideato un bellissimo quanto essenziale packaging di legno apribile (il titolo dell'album è, d'altra parte, “Verdelegno”) ma soprattutto è riuscito finalmente ad esprimere con un linguaggio originale (e una ricerca sui suoni adeguata alla bisogna, le voci in particolare) le belle intenzioni manifestate all'epoca. Questo album, il primo con i crismi dell'ufficialità, si muove etereo in territori fiabeschi da primo progressive (ci viene in mente al volo un paragone con i Kleinkief dell'ultimo disco, in tal senso) ma con un senso della misura che si manifesta, più che attraverso i flauti (splendido comunque il loro ingresso in “Vieni su”), attraverso una sensibilità folk e una leggerezza che in “Toracebrace” lambisce le follie più eteree del tropicalismo e allo stesso tempo fa venire in mente gli Animal Collective, quelli da falò intorno al fuoco. Un bel disco pop (“Ho prugne nella testa” è una canzone di antica regalità), d'altri tempi (nel senso che funziona a prescindere dal contesto temporale), terso, ispirato, apparentemente fragile ma in fondo piuttosto robusto, proprio come il legno che lo incornicia. Contatti: www.ancher.it Alessandro Besselva Averame Pagina 16 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 ATARI Can Eating Hot Stars Make Me Sick? Suonivisioni Nato nel 2006, il duo partenopeo guidato da Riccardo Abbruzzese e Alfredo Maddaluno non necessita di presentazioni per chi segue con attenzione il panorama indipendente italiano. Il debutto “Sexy Games For Happy Families” (2008) e il premio come Rivelazione Indie Pop nello stesso anno gettarono semi che, a distanza di tre anni e con un nuovo album in uscita, sembrano aver attecchito a meraviglia. “Can Eating Hot Stars Make Me Sick?” è un disco suggestivo, ma scanzonato che ha tra i suoi numerosi pregi quello di bruciare fin dal principio i già sottili fili che legavano il progetto alla musica 8-bit (peraltro, avendola suonata occasionalmente e azzardiamo, pretestuosamente). La materia in cui si muovono ed eccellono gli Atari è un pop elettronico, un po’ vintage, un po’ francese (sulle orme di Mellow e One-Two, per citarne un paio) , sornione e ruffiano ma mai facile o eccessivamente derivativo, specie nelle linee melodiche, le quali – maledette! – hanno la tendenza a tornare in mente anche dopo svariate ore, magari mentre si ascolta Steve Reich, tanto per darsi un tono. “If My Brain Was A Program”, primo singolo estratto, riassume egregiamente (a partire dall’artwork del 7’’) i quarantacinque minuti di cui si compone “Can Eating Hot Stars...” ma meritano rilievo anche brani dalle sonorità più ricercate (tra i tanti, “Becomes A Whale”, falso finale e una rimonta che meriterebbe più spazio e “Black Ink”, che sintetizza e impreziosisce il lavoro di The User o Mitsabishi). Da ascoltare fino a farne indigestione; altro che mangiare stelle. Contatti: www.myspace.com/atariboys Giovanni Linke Pagina 17 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 CADABRA Past To Present Revenge Diamo i numeri: tre demo tra il 1998 e il 2000; una manciata di album, EP e DVD autoprodotti; un disco ufficiale (“Wave/Action”) per l’etichetta Fonoarte nel 2009. Oggi per i Cadabra è tempo di fare i conti con la propria storia pubblicando per la Revenge Records l’antologico “Past To Present”. Il trio capitanato da Sebiano Cuscito (voce, chitarra, elettronica) e completato da Vincenzo Romano al basso e Francesco Radicci alla batteria fonda il proprio stile sulla scia dei movimenti new wave e dark degli anni 80, con una maggiore enfasi su quest’ultimo. Se dieci anni fa li si sarebbe potuti accusare di cavalcare la moda effimera del revival, ora si tratta di riconoscere in loro una passione che non accenna a diminuire. “Past To Present” incorpora in scaletta i due mini “Blood And Blades” (2003) e “Love Boulevard” (2006), a cui si aggiunge una selezione di brani da “Wave/Action” e l’inedito “Heart”. Se per i fan dei Cadabra la carne da mordere è ridotta all’osso, per i neofiti c’è di che esultare, specie se si tratta di amanti del genere. In ciò, purtroppo, risiede anche il difetto di questa operazione e forse del progetto in sé: a chi può piacere “Past To Present” se non ai nostalgici del rossetto sbavato, agli orfani del market di Kensington, a quei beautiful loser che ancora insistono a scrivere con una biro “L*O*V*E” e “H*A*T*E” sulle proprie nocche? Domanda retorica. Certa musica ha in sé il gene della nicchia; i Cadabra eccellono, in tale nicchia. Rimane l’intima speranza che dopo aver fatto il punto della situazione, abbiano la voglia e il coraggio di andare a capo. E poi avanti. Contatti: www.myspace.com/cadabraband Giovanni Linke Pagina 18 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 CITY FINAL How We Danced Five To Midnight “How We Danced”, album di esordio dei capitolini City Final (in precedenza noti come Passione Nera), è il classico disco che in qualche maniera trascende le varie influenze in esso riconoscibili, a volte parecchio evidenti ma mai presenti in maniera opprimente, o replicate in modo calligrafico. Già, perché tra queste dieci tracce si percepiscono lo spleen smithsiano così come i luoghi oscuri dei Joy Division, una certa tristezza tipica della scena indie inglese degli anni 80 così come una bruma mitteleuropea che tanto piace Oltreoceano (ai National, per dire), la raffinatezza dei Tindersticks e soluzioni tipicamente neo-folk, i Wall Of Voodoo e i Calexico meno solari. Tanti riferimenti, certo, che però si muovono tutti in maniera armonica verso un'unica direzione, quella di un sound notturno e romantico, intenso e di gran classe, in cui la pulizia dell'esecuzione e degli arrangiamenti non va mai a discapito della sincerità e dell'intensità emotiva del tutto. Insomma, si potrebbe parlare di pop noir, o più semplicemente di canzone d'autore, non fosse che quest'ultima definizione si è usi riservarla a chi canta in italiano; al di là delle descrizioni, però, quello del quartetto è un mondo ricco di fascino e di sfumature cromatiche che merita di essere visitato, soprattutto se si è in uno stato d'animo incline alla riflessione e alla malinconia. In quel caso, farsi metaforicamente prendere per mano e lasciarsi guidare dalla voce baritonale di Andrea L.P. Pirro diviene un piacere, così come lo è incontrare lungo la via ospiti di vaglia come Liam McKahey dei Cousteau/Moreau e Nicola Manzan. Una (ri)partenza più che buona. Contatti: www.cityfinal.net Aurelio Pasini Pagina 19 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 EMILY PLAYS I Had A Heart That Loved You So Much Dischi Soviet Studio Parte ben sin dal titolo, “I Had A Heart That Loved You So Much”, primo album per gli Emily Plays dopo gli EP “Shortsighted” del 2008 e il recente “The Fall & Rise Of Graeme Obree”, distribuito soltanto on line dalla lungimirante 42 Records. L’avventura nasce come progetto personale della frontwoman Sara Poma (voce e chitarra acustica), via via raggiunta da Giacomo Tota (chitarra elettrica), Marco Albano (tastiere), Davide Impellizzeri (batteria) e Simone Fratti (basso), ovvero i componenti attuali archiviata una serie non indifferente di cambi di line-up. Seppur contraddistinte da un’evocativa morbidezza, suggerita sin dal suggestivo, misterioso scatto di copertina, le dieci canzoni in programma - discorso a parte per la conclusiva “Lost Property”, cover dei Divine Comedy - si insinuano con il trascorrere degli ascolti, in un ideale incrocio tra indie-pop e shoegaze, Elliott Smith e Blonde Redhead. C’è tra l’altro da dire che la band di Pavia si inserisce all’interno di una scena locale al momento fervida e collaborativa, come stanno a dimostrare i vari flirt artistici con i concittadini News For Lulu e le registrazioni affidate al fido Gianmaria Aprile degli Ultraviolet Makes Me Sick (la masterizzazione, invece, è avvenuta per mano di Roger Seibel in Arizona). Avrete senz’altro ascoltato molto di simile, ma il risultato specifico suona sopra la media delle affini proposte nostrane. Un apprezzabile inizio, quindi, per proseguire a passo spedito, con sempre maggiore convinzione. Contatti: www.myspace.come/emilyplays Elena Raugei Pagina 20 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 EX.WAVE Plagiarism Bollettino/Sony Fare incontrare la musica cosiddetta colta con l'elettronica per dare vita a una forma di pop altra. Questa, in estrema sintesi, l'ambizione degli Ex.Wave, duo formato da Luca D'Alberto e Lorenzo Materazzo (musicisti dal solidissimo background classico) giunto con “Plagiarism” al traguardo dell'opera seconda. Opera che, anzitutto, si caratterizza per una lunghezza eccessiva (sessantasei interminabili minuti), in quanto non supportata da materiale all'altezza. Da una parte vi sono gli intermezzi strumentali più classicheggianti, tra partiture pianistiche dallo spessore molto relativo e scolastici arrangiamenti per archi; dall'altra si trovano le canzoni propriamente dette, in cui è la componente sintetica a prevalere, in qualche modo collocabili dalle parti di un'electro-wave ritmata e dai toni cupi priva di reali slanci melodici o sperimentali (ambito in cui si collocano le prescindibili riletture di “My Body Is A Cage” degli Arcade Fire e “Poker Face” di Lady Gaga, i cui autori peraltro non sono accreditati nel booklet). Insomma, da qualsiasi parte lo si guardi, il disco – con la parziale e unica eccezione di una “Ex. 5” avvolgente e inquietante – fallisce clamorosamente nell'intento di creare qualcosa di nuovo, finendo per risultare una giustapposizione soltanto superficiale di mondi che, minuto dopo minuto, sembrano anche più lontani di quel che sono realmente. Vista la distribuzione major e l'imponente macchina promozionale che ha alle spalle, non ci sembra peregrino prevedere una buona esposizione e un discreto successo per un'operazione che, artisticamente parlando, ci risulta difficile immaginare in contesti che non siano il sottofondo di qualche cocktail bar trendy o, al limite, la programmazione dei newtork radiofonici generalisti di grana più grossa. Per poi venire dimenticata, si spera, il più in fretta possibile. Contatti: www.exwave.com Aurelio Pasini Pagina 21 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 FILIPPO ANDREANI Scritti con Pablo Lucente-Many/Venus A un anno dall’esordio ambizioso con il concept “La storia sbagliata”, Filippo Andreani, affiancato da Simone Spreafico dei Mercanti di Liquore, torna con album di canzoni. Storie, racconti che nascondono il loro cuore nascosto. Una donna che non si rassegna alla vedovanza (è la vedova Pinelli); un poeta genovese che se n’è andato nella routine di chi è alle prese con il quotidiano “brevissimo tutto da fare” (è Bruno Lauzi); un uomo ha amato due donne che adesso se lo contendono pubblicamente (è Yonni Barrios, il minatore cileno rimasto intrappolato per giorni sottoterra). E così via. Andreani ha questa capacità di sguardo, di entrare nelle storie di tutti e uscirne con reperti segreti, dettagli universali. Senza alzare la voce, senza risultare mai troppo esplicito. Tra tanti emuli di Fabrizio De André, che si limitano a un calco privo di anima e fantasia, Andreani mostra di avere, in linea di massima, digerito la lezione del grande genovese, riproponendo − certo − una serie di stilemi e atteggiamenti che ci riportano in un certo mood. Ma rivisti alla luce di una propria poetica. De André (che talvolta è comunque ancora troppo presente...); ma anche Paolo Conte, Leonard Cohen, Gianmaria Testa, Ivano Fossati. Una secca classicità, ottenuta con opera di sottrazione, lascia le canzoni a se stesse, alla propria espressività. Certo non nude, ma con addosso giusto i vestiti che servono, mai niente di più. “Quasi soltanto mia” si permette l’accompagnamento di una semplice chitarra, eppure la scrittura e la resa interpretativa di Andreani sono già autorevoli abbastanza da sostenerne il peso. La delicatezza melodica di “L’assenza”; lo pseudo-fado andino di “La pena di amare”; la narrazione toccante sulla diversità di “Anna e la primavera”; un senso di religiosità diffusa problematica e macerata − sono solo alcuni degli appunti migliori negli “scritti” del cantautore comasco. A chiudere, una cover cullante di Pierangelo Bertoli, “Alete e al ragasol”. Da non perdere di vista. Contatti: www.myspace.com/filippoandreani Gianluca Veltri
 Pagina 22 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 FRANCESCO FERRAZZO Goccia dopo goccia autoprodotto Nasce a Verbania, sulle sponde del Lago Maggiore, in Piemonte, Francesco Ferrazzo. E dalla calma di quella immensa distesa d'acqua forse ha preso la sua capacità di essere “liquido” nelle modalità intime e avvolgenti delle note delle sue composizioni. Cantautore classe 1976 ha avuto un percorso, che, passo dopo passo, in andatura decisa, l'ha portato, dopo anni di gestazione e riflessione artistica, dalla sua la partecipazione e classificazione in numerose competizioni sonore, a dare alla luce “Goccia dopo goccia”, album d'esordio, che dopo tre anni, si presenta ora in tutta la sua carica lirica. Testi che guardano dentro e fuori all'essere umano, primo fra tutti Ferrazzo, con la capacità di parlare e incontrare anche gli altri, in una riflessione personale, che non tralascia di rivolgersi alla vita reale, in uno sguardo critico del e sul mondo, nelle sue meccaniche di prevaricazione in un tempo non più gentile nei confronti del prossimo tuo. Sulle note del suo pianoforte, accompagnato da orchestrazioni, percussioni e miscelazioni elettroniche, una sana e mai stucchevole componente pop melodica che primeggia su tutto, richiamando alla memoria Fossati, Sting, Peter Gabriel, come già si suggerisce a ragione andando a leggere in giro per la rete, arriva dritto al cuore con testi come “(...) a sognar le ali, goccia dopo goccia, uomini in cerca di identità e di felicità, uomini in fila un'eternità per l'eternità, uomini senza un'identità di libertà, goccia dopo goccia (...)”, tra i versi incisivi della title track dell'album. E ancora con “(...)non parlarne a nessuno, e non lo farò, o forse lo racconterò solo a me stesso, ma stai tranquilla, che non mi crederò (...), dalla sensibile e toccante “Tranne che a te”. Per sette tracce da ascoltare e riascoltare, nei loro trenta minuti di durata, aprendo le ali. Contatti: www.francescoferrazzo.com Giacomo d'Alelio Pagina 23 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 FRANKSPARA Il dottor Crepapelle e l'albero che cammina Reincanto Terzo capitolo discografico – secondo su etichetta Reincanto - per Frankspara, ragione sociale collettiva applicata a quella che è sostanzialmente l'opera di un cantautore, Francesco Viani. Costui ha scelto di affidare le proprie poetiche riflessioni sull'esistenza al suddetto pseudonimo, un escamotage che gli consente di esprimersi con quel pizzico di distacco teatrale che permette di non inciampare nella retorica del “che ne penso io delle sorti del mondo”, offrendo allo stesso tempo una dinamica “di gruppo” alle composizioni, le quali si muovono nel raggio d'azione di un cantautorato melodico apprezzabilmente eclettico, innamorato delle parole senza arrivare al punto di far passare in secondo piano le musiche, ricorrendo ad una strumentazione piuttosto variegata e inserendo la spina dell'elettricità quando occorre (ad esempio in “Per un eroe minore”). Qualcosa che lo avvicina, pur mantenendolo in una dimensione lontana da velleità mainstream, a personaggi come Daniele Silvestri o Pino Marino. Ottimo il gusto sfoggiato negli arrangiamenti e la varietà degli stessi, ci permettiamo però di dire che latitano ancora un po' i brani memorabili, quelli in grado di far decollare il tutto. Si tratta comunque di un lavoro interessante, artigianato cantautorale di buon livello con ampi margini di crescita. Contatti: www.frankspara.co.uk Alessandro Besselva Averame Pagina 24 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 GENTLESS3 I've Buried Your Shoes Down By The Garden Wild Love-L’Arsenale Qualche anno fa, arrivavano dischi dark-slow-core un po’ ogni settimana. Era la moda del momento. Poi più niente. Come se non fosse mai esistito. Bello invece ascoltare ogni tanto qualcuno che, a parte gli Hollowblue, s’intende, rischia così tanto come i Gentless3. Anche perché questo “I’ve Buried Your Shoes Down By The Garden” è un esordio: uno di quelli che potrebbero far parlare molto se fossimo in un mondo un attimo più giusto. Questo perché laddove la musica non presenti niente di assolutamente stupefacente o sorprendente (sai quello che compri. Un po’ di Nick Cave, un po’ di 16 Horsepower), è la qualità della scrittura a fare la differenza. Noi critici siamo sempre alle prese con gente che impacchetta bene i dischi ma non sa scrivere un pezzo che sia uno. Qui invece – per la cronaca, sette canzoni per mezz’ora – la band sembra lavorare per sottrazione e sviluppo di un dettaglio per costruire un mondo notturno e di frontiera che riflette perfettamente l’immaginario di riferimento. Su tutte, segnaliamo “Peggy and the Houses” e la conclusiva “Evidence”. Meritano di essere conosciuti e ascoltati. Me li vedo a fare sonorizzazioni di vecchi film americani. Il suono della batteria sembra scavare un canyon nei timpani, se lo ascolti in cuffia. Contatti: www.gentless3.com Hamilton Santià Pagina 25 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 GREY LAGOON Valentine Days autoprodotto Sulla strada per Canterbury non è improbabile imbattersi in stravaganti creature, folletti burloni su teiere volanti o macchine soffici, scaturite da menti visionarie a cavallo tra i ’60 e i ‘70. Uno scenario solitamente rispettato negli ambienti progressive, che tuttavia spesso prediligono seriosi e ridondanti abiti da cerimonia e poco amano ridere di sé. Forse per questo non c’è stato un vero proselitismo canterburyano, salvo sporadiche derive. Scoprire dunque oggi un gruppo underground italiano come i Grey Lagoon, che riesuma esplicitamente quei folletti e quelle teiere volanti, sulle ali di atmosfere jazzy-prog velate di surrealismo e malinconica psichedelia, è già faccenda curiosa ed allettante. Se poi i nostri si prendono la briga di invitare alla realizzazione del loro secondo cd “Valentine Days” persino quel mattacchione di Daevid Allen e il belga Niels Van Hoorn (flauto e sax, qualcuno lo ricorderà con i Legendary Pink Dots ma il suo curriculum è vastissimo, a partire dagli anni 60), allora ogni dubbio può dirsi entusiasticamente fugato: le terre grigio-rosa hanno davvero trovato approdo sin sulle colline intorno a Roma. Gli alieni nostrani sono i fratelli Fabrizio e Massimo Calcabrina (batteria e tastiere), Roberto Cruciani (basso), Angelo Cascarano (chitarre e voce), seguaci di un sound più affine alle melodie dei Caravan che a certe imprevedibili digressioni stile primi Gong o alle propaggini più estreme del jazz-rock dei Soft Machine. Ci pensa lo stesso sgargiante Gandalf-Allen, con la space-guitar e il suo vociare dallo spazio, ad apportare la sua carismatica dose di follia in ben tre brani, con particolare rilievo in “The Alien's "Question”. Il resto funziona, avvolgente, a tratti ipnotico, trattenendo il fiato fra le malie puntellate di piano elettrico di “Jigsaw Pieces” o lasciandosi sospingere nella ciondolante danza mediorientale di “Iceskating in Dubai” (titolo adeguatamente surreale). Le sferzate di flauto, sax e Hammond giocano carte vincenti in una dimensione prog-psych sostenuta efficacemente dal fraseggio chitarristico. Poi cala il sipario con il toccante rifacimento di “Memories”, risalente addirittura ai seminali Wilde Flowers di quasi mezzo secolo fa (splendida scelta!), a suggellare la dedica del disco a Hugh Hopper. E non poteva essere diversamente. Contatti: www.greylagoon.com Loris Furlan Pagina 26 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 IVAN SEGRETO Chiaro autoprodotto/Family Affair Un passato major alle spalle con dischi come “Porta Vagnu”, “Fidate Correnti” e “Ampia”, una comparsata a Sanremo giovani, collaborazioni con Franco Battiato, Paolo Fresu, e Giovanni Sollima, una nomination al Premio Tenco e un Premio Ciampi vinto nel 2007: questo il curriculum di Ivan Segreto. Un musicista perennemente in bilico tra jazz, canzone d'autore e melodia, capace di ritagliarsi un proprio spazio e di suonare autorevole in ogni contesto. “Chiaro” rappresenta un po' una ripartenza per il musicista palermitano, un allontanarsi consapevole dai giri ufficiali (è la prima autoproduzione) e dal songwriting elegante ma facilmente catalogabile del passato in favore di musica evocativa ed eterea. Da un lato atmosfere nordiche di ispirazione Sigur Rós / Björk, dall'altro una melodia ricercatissima che gioca con gli spazi, gli stili, le desinenze. In un ampliare a dismisura la tavolozza dei colori che strizza l'occhio a Jeff Buckley (“Ristoro”), aggiorna il dialetto d'autore tra jazz e pop (“Binirici”), affianca crossover e melodia (“Giovani Ali”), crea ambienti liquidi e dilatati (la title-track). Cambia e di molto la prospettiva, insomma, in una ricerca timbrica riuscita in cui la voce diventa valore aggiunto, stratificazione ulteriore e non soltanto narrazione. Per un'opera che arricchisce a dismisura il peso specifico di ogni brano sacrificando un po' di quella immediatezza che aveva reso episodi come “Traspare” standard immediati. Contatti: http://www.myspace.com/ivansegreto Fabrizio Zampighi Pagina 27 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 L’AMO Di primavera in primavera Fallodischi Dei L’Amo ne parlammo qualche mese addietro in “Dal basso”, definendoli dei partenopei che si divertono a giocare con le spigolosità della new wave, smussandole con una iniezione di pop limata da testi ironici. Possiamo dire che nell’esordio “Di primavera in primavera” la cifra stilistica espressa nell’EP omonimo rimane intatta ed immutata, se non che oltre la forte dose d’ironia pungente e sarcastica (“Dura la vita del superdotato” e “Sulla svirilizzazione di Quagliarella” sono titoli che non necessitano di ulteriori delucidazioni), vi è una spiccata vena intimista rimasta inedita prima, ed uscita fuori in tutta la sua coinvolgente carica emotiva nelle dodici tracce che compongono questo esordio folgorante. Come nelle staffilate di feedback e tastiere di “Eziologicamente”, o la trascinante cavalcata punk sghemba di “Mario Orsini va in città”, puntellata da una nenia sgangherata, o nel riff ipnotico e vagamente arabesco di “è il nascere che non ci voleva”, che si contorce su se stesso fino ad esplodere e acquietarsi, in una piccola montagna russa di emozioni costruita sulle storte fondamenta di una ritmica veloce e fragile. Assolutamente detentori del dono della sintesi, i L’Amo riescono a condensare nella media di un minuto e mezzo a canzone un concetto di ossessione e ripetitività - si sonora che lirica - che ne delineano un tratto obliquo pregnante ed assolutamente d’impatto immediato. Dodici canzoni per poco più di venti minuti, un pugno di sensazioni, luoghi e volti sferrati in pancia e quel senso di stordimento che rimane dopo l’aver assistito a qualcosa di troppo veloce per prendere coscienza di cosa sia accaduto realmente. Piuttosto che L’Amo, una fiocina che trafigge in maniera secca e veloce. Contatti: http://fallodischi.blogspot.com Luca Minutolo Pagina 28 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 LAPINGRA Salamastra Imago Sound Lapingra è il giocattolo personale dei molisani Paolo Testa e Angela Tomassone, uniti dalla “passione per la casa di Barbie, il dolce forno e le micromachines”. Un giocattolo pop che starebbe bene sia nelle mani di Björk sia in quelle dei produttori della Walt Disney, per loro stessa ammissione. Da una parte, infatti, c’è l’amore per sognanti sonorità elettroniche accostate all’occasione a orchestrazioni che procedono con trombe, sax e violini, dall’altra c’è l’irriverenza nello sfruttare peluche e tastierine della Chicco come veri e propri strumenti. “Salamastra”, esordio sulla lunga distanza a seguire gli EP “La Pingra” del 2007 e “Farewell gallinella” del 2008, attesta così la concretezza di un progetto a tratti indubbiamente brillante, sebbene vi siano alcune stucchevolezze da tenere sotto controllo. Pensate a un frullatore eccentrico che mescola Stereolab, Múm e CocoRosie, posizionato nella stessa cucina dove connazionali come ...A Toys Orchestra, Petrina, Le-Li o Honeybird & The Birdies stanno premurosamente ai fornelli, mentre i piatti sono serviti da uno staff fra Trovarobato e Morr Music. “Run Atreyu Run” zampetta tra inglese - la lingua usata in netta prevalenza - e interventi in italiano, “This Is Not A Test” si fa quasi ballabile, “One Day” ingloba jazzismi rivisti in ottica trip-hop, “Whop!” è marcetta sbronza, “Allie & Dog” richiama Beatrice Antolini e “Solo un disegno circolare” Il Genio. Disorientati? Se sì, alla fine della fiera, sarebbe un ottimo segnale di questi tempi. Contatti: www.myspace.con/lapingra Elena Raugei Pagina 29 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 LAVA LAVA LOVE A Bunch Of Love Songs And Zombies The Prisoner/Audioglobe L'uscita di questo album a nome Lava Lava Love coincide con l'annuncio dello scioglimento dei Canadians, dai quali provengono Massimo Fiorio e Vittorio Pozzato (rispettivamente bassista e tastierista della band veronese), e ci preme sottolinearlo non tanto per ricamare sul concetto di “passaggio di testimone” o di “rinascita dalle ceneri di” (considerazioni che ci possono pure stare, per certi versi), quanto per osservare che quello stesso approccio, con un piede nelle evoluzioni indie degli ultimi quindici anni e uno in un passato più lontano fatto in gran parte di melodie Sixties e impeto melodico quasi beatlesiano (“Your Lite”, ad esempio), viene riproposto anche qui con ottimi risultati. Ad accompagnare i due, la voce di Florencia Di Stefano - la quale si ritaglia un ruolo da protagonista nella bella “Nothing Special”, quasi una rievocazione del folk revival britannico dove la bruma autunnale si dissolve in mattinate assolate - e, ad arricchire l'impianto elettroacustico dell'ensemble, il banjo di Luca Valentini. Ci si muove anche qui tra i Grandaddy e il decennio del sunshine pop, con qualche innesto di gusto britannico e un aroma folk più pronunciato, ma se pure il campo di gioco non subisce troppe variazioni la qualità è, ancora una volta, decisamente alta. Contatti: http://lavalavalove.bandcamp.com Alessandro Besselva Averame Pagina 30 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 LE MASCHERE DI CLARA Anamorfosi Black Widow Le Maschere di Clara si formano con l’intento di sposare studi di musica classica e passione per il rock elettrico più avanguardistico. Un intento di certo nobile, eppure potenzialmente generatore di numerosissimi rischi alla prova dei fatti. Dopo aver suonato per varie formazioni cameristiche, Lorenzo Masotto (pianoforte e alla bisogna basso) Laura Masotto (violino) e Bruce Turri (batteria) si approcciano ai loro strumenti in ottica accademica e al contempo violentano gli amplificatori con brutalità, mentre tutti e tre si alternano alla voce per testi altrettanto aggressivi, in italiano. Alla luce dell’intento di cui sopra, non deve poi sorprendere la partecipazione di Bologna Violenta, ovvero Nicola Manzan, nelle cupissime “Acheronte” e “Piombo”. Molto bene “23.23” (dall’EP che li vide esordire per la Jestrai), divertente una “Habanera” con tanto di citazione colta. Le influenze dichiarate sono in tal caso particolarmente significative: Zu, Mike Patton, Kyuss, John Zorn, John Cage, Back, Stockhausen... Noi a momenti pensiamo anche a altre proposte italiane come Il Teatro degli Orrori, Bachi da Pietra e soprattutto gli esordienti Karl Marx Was A Broker, vicini sul piano attitudinale oltre che stilistico. In certi episodi il canto genera qualche lieve riserva, ma nel complesso “Anamorfosi” convince appieno sia nell’imprinting concettuale sia in trame strumentali davvero potenti, se non travolgenti. A dispetto della sigla sociale, ripresa dall’inquietante foto di copertina, questi tre ci mettono la faccia. Contatti: www.lemascherediclara.com Elena Raugei Pagina 31 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 LE PISTOLE ALLA TEMPIA Le Pistole alla Tempia Lactobacillus/CD Baby Scelto un nome capace di descrivere al meglio la sensazione che provano i ragazzi di oggi che, dopo anni di studi, si ritrovano a non avere la possibilità di progettare il proprio futuro, il quintetto veronese Le Pistole alla Tempia dà alle stampe il primo (omonimo) lavoro. Nati dalle ceneri dei Le Sifflet Public, sulla carta si presentano come una band a metà strada tra Lucio Battisti e Il Teatro degli Orrori; su CD, invece, di Lucio Battisti non si trovano tracce, mentre l'inizio è degno discendente della band di Capovilla. Prodotto artisticamente da Max Carinelli (Pan del Diavolo e membro dei Je Ne T’Aime Plus), “Le Pistole alla Tempia” è stato registrato presso lo Studio Sotto il Mare da Luca Tacconi (dove hanno lavorato anche gli ormai sciolti Canadians e l'ultimo N.A.N.O.), e mixato alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani con Antonio Cupertino (Verdena, Calibro 35). Nelle otto tracce del disco si toccano argomenti non facili come il suicidio (“Non esisti”), l’eutanasia (“Finalmente”), il fanatismo religioso (“L’infedele”) e la capacità di scegliere sempre gli amori sbagliati (“Lascia stare le parole”). È una prova d’esordio nella quale, oltre a trovare una debole eco dei Marlene Kuntz (“Non esisti” e “L’ultima pietà”), si nota il tentativo di voler coniugare un rock duro con dei messaggi che possano arrivare a scuotere le coscienze. E, tutto sommato, è un disco che funziona; l’importante, adesso, è che quelle pistole non si rivelino caricate a salve. Contatti: www.myspace.com/lepistoleallatempia Marco Annicchiarico Pagina 32 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 LUMINAL Io non credo Action Directe/Audioglobe Grazie a Wikipedia e ad una approssimativa infarinatura di cultura e società possiamo garantire che Luminal è, tra le altre cose, un brutto romanzo di Isabella Santacroce, un film di Andrea Vecchiato che non abbiamo visto, il titolo del secondo album di Tenedle e il nome di un gruppo romano. Scriviamo di questi, più che altro perché parlare della Santacroce sarebbe come sparare sulla croce rossa. I Luminal (la cui formazione, al netto di innesti e collaborazioni, si compone di Alessandra Perna, il consorte Carlo Martinelli e Alessandro Commisso) suonano un rock spigoloso che, fedele alla linea del precedente “Canzoni di tattica e disciplina” (2009), rimane in equilibrio tra post-punk e clangore new wave anche nel nuovo “Io non credo”. L’album contiene nove tracce e una generosa valanga di parole rabbiose, messianiche e davvero ben infiocchettate. Viene quasi voglia di trascriverle su una sovversiva Smemoranda. Fortunatamente basta ascoltare questo disco dalla giusta distanza per prendere meno sul serio i toni (e la discutibile dizione) e potere finalmente apprezzare le partiture, quelle sì, seriamente godibili. Anzi, belle come poche volte capita di trovare in un disco simile. Da segnalare “Si può vivere”, impreziosito da un fraseggio pianistico che ne accentua l’andatura; nella conclusiva “Tutti gridano è finita” si ripete la magia, rinnovata in “Niente di speciale” grazie agli interventi di Nicola Manzan al violino. Non sembra essere un caso che proprio i brani più ricchi a livello compositivo siano anche i più validi e freschi. Probabilmente anche i Luminal, quando prendono le distanze dall’essere i Luminal, sanno sorprendersi. Un disco strumentale ce li farebbe adorare. Contatti: www.luminalband.it Giovanni Linke Pagina 33 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 M+A Things. Yes Monotreme Se andiamo a scovare i dati anagrafici del gruppo in questione, scopriamo subito che gli M+A sono due ragazzi forlivesi dall’età imbarazzante: Michele Ducci, 19 anni e Alessandro Degli Angioli, 22 anni. Se inseriamo il CD nel lettore, o i file scaricati di soppiatto dalla pagina Soundcloud del giovanissimo duo, lo sconcerto cresce ancora di più: giovani, belli e con le mani in pasta nell’elettronica più soave e melodica, che strizza l’occhio verso le inflessioni dance-pop dei Röyksopp, ma fatte proprie in uno stile assolutamente personale e riconoscibile. Un'estetica tanto scarna quanto enigmatica, che accompagna il contenuto del disco, inverosimilmente straripante di suoni, beat liquidi che si fanno ora densi, ora più lievi e stratificati, melodie lievi di stampo immediato, guidate da voci eteree, ma che vanno ad unirsi all’amalgama sonora che il duo forlivese plasma con (mal)sana ingenuità da veterani, incollando tagliuzzi e campionature di un immaginifico collage fanciullesco. Forse una troppa ridondanza ed eccessivo autocompiacimento rallentano quello che dovrebbe sfociare in un flusso continuo di beat scanditi da veloci battiti pulsanti che trascinano dolcemente verso mete incontemplabili, laddove le eccessive orchestrazioni di fiati e carillon sono il risultato di un bambino sovraeccitato di fronte al tavolo dei bottoncini. Considerando “Things. Yes” come disco d’esordio “ufficiale” (seguito di un disco autoprodotto 2 anni fa, e qui riproposto solo in parte o arricchito di lievi ma fondamentali sfumature), il duo esce tutto sommato a testa dritta di fronte all’ardua prova del confronto internazionale, comparendo sulla vetrina della londinese Monotreme Records, già produttrice di dischi di 65daysofstatic e This Will Destroy You, differenti per genere, ma non per approccio alla materia musicale denso, stratificato e di una cura maniacale. Tutte caratteristiche che per due ragazzi così giovani e pieni di buoni propositi possono solamente portare a una crescita costruttiva ed ottime speranze future, in modo da poter inarcare il collo di quei 30° in più che ora mancano. Contatti: www.ma-official.com Luca Minutolo Pagina 34 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 MARCELLO CAPRA Fili del tempo InSinergia/Electromantic Music In qualche modo il titolo dell’album ci svela il suo contenuto: infatti, dopo aver scelto una strada artistica slegata dal suo passato, forse per la prima volta dopo lo scioglimento dei Procession (due dischi all’attivo), avvenuto a metà degli anni 70, il chitarrista piemontese Marcello Capra è tornato a annodarsi alla stagione del pop italiano che gli aveva regalato le prime vere soddisfazioni. Successivamente Marcello ha scelto la strada dei suoni acustici, immolandosi alla Ovation Legend, qui sacrificata, riporta la biografia, a favore di una Great Owl. E, come dicevamo, muta anche parzialmente l’indirizzo stilistico: a fargli compagnia troviamo il tastierista Beppe Crovella (Arti & Mestieri), che dispiega Mellotron e organo Hammond e la cantante Silvana Aliotta (dei Circus 2000, altro nome storico del prog nazionale), che infondono quel senso di piacevole nostalgia nell’iniziale “Dreaming Of Tinder” e “Procession”, rilettura di una mini suite della band citata. Ma il chitarrista ha una veduta ampia e così ascoltiamo l’omaggio a Piazzolla in “Astor”, mentre appare fuori luogo la rilettura di “I’m So Glad”, portata in superficie dalla versione dei Cream. L’ascolto generale è piacevole, ma avrei preferito una maggiore coesione stilistica: forse era davvero l’occasione, anche unica a ben vedere, per intrecciare i fili del tempo con il non ingombrante passato. Contatti: www.marcellocapra.com Gianni Della Cioppa Pagina 35 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 MOTEL 20099 Mono Tomobiki/Venus Rock'n'roll nel profondo, la musica dei Motel 20099 non ha tuttavia alcun timore di sconfinare nelle forme più robuste ed espanse del genere, assumendo a tratti forme quasi hard-psichedeliche sulle quali fa scivolare un melodismo rock di chiara matrice italica (e discendenza anni 90, da Afterhours ai Ministri passando per i Verdena se capite quello che intendo). Tra i brani, “Federicoaldrovandi” è una presa di posizione encomiabile ma forse un po' troppo retorica nel testo (difficile d'altra parte trattare un tema così delicato, e la scelta merita comunque un plauso), mentre la bella “Quattro passi”, una breve ballata accigliata dai grandi spazi e dalle luminose aperture tastieristiche, ospita la voce di Umberto Palazzo, una scelta che offre al brano l'autorevolezza espressiva che merita. Sì, perché quello che ci pare un po' troppo adagiarsi sul versante del già sentito è la voce, che non è al di sotto dello standard espresso nei brani quanto, piuttosto, un po' troppo standardizzata, priva di sbavature, troppo pulita e lineare. Poi però c'è “Mentimi”, un ponte suggestivo lanciato dal “bitt” italiano di quarant'anni fa in direzione dei Queens Of The Stone Age, che rimette a posto le cose. Un album onesto, a tratti piuttosto solido. Contatti: www.tomobiki.it Alessandro Besselva Averame Pagina 36 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 MUSTEENO Ipnosi collettiva Relief/Audioglobe Per chi è addentro alle faccende di rap italico, fa quasi sorridere che solo nel 2011 Musteeno sia arrivato all'album d'esordio: è infatti ancora dalla fine degli anni 90 che Andrea Gorni, questo il suo nome all'anagrafe, ha iniziato a bazzicare jam, a farsi conoscere al microfono, ad infilarsi in concerti e quant'altro; per altro, lo ha sempre fatto dando l'idea di avere un talento sopra la media, lingua sciolta, pensieri veloci, facilità di rima. E talora anche qualche concetto per nulla banale, merce non comunissima nell'hip hop. Era quindi con aspettative più che discrete che aspettavamo finalmente una sua creatura discografica e, probabilmente proprio per questo, dobbiamo ammettere che “Ipnosi collettiva” è una mezza delusione. Partiamo prima dalle cose positive: Musteeno, al momento di assemblare la batteria dei produttori delle strumentali (capitanata da Nightskinny e con nomi di qualità tipo Shablo, Herrera ed Esa) ha avuto il grande merito di non andare ad inseguire il suono del momento, quello grasso, crasso e – diciamocela tutta – orrendamente sputtanato e sputtanante che strizza l'occhio alla dance commerciale. Qua invece scorre il funk scuro che andava per la maggiore nei primi anni dello scorso decennio. Non è qui svolto al livello migliore, ma sarebbe stato un livello più che sufficiente se Musteeno avesse, come nelle sue possibilità, sciorinato un rap di altissimo livello sia formale che contenutistico. Non accade, invece. Apprezzabile che non si perda in eccessi di virtuosismo metrico ma sia attento ad essere solido (anche se magari...), deludente però nello sciorinare rime su rime – sono veramente tante e serrate – senza però mai un concetto o un'immagine che colpisca davvero. Insomma, non un brutto lavoro ma, onestamente, “uno dei tanti”. E da Musteeno ci aspettavamo di più, assai di più, a maggior ragione dopo tanta attesa per un album d'esordio. Contatti: www.reliefrecordseu.com Damir Ivic Pagina 37 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 NEVROSHOKINGIOCHI L’imperfetto storico Onlyfuckingnoise Quintetto pasciuto nelle provincie maceratesi, i Nevroshockingiochi, gruppo dal nome quasi impronunciabile, sono fautori di un disco alquanto tracimante di suoni ed umori. Un calderone indistinto in cui confluiscono noise, industrial e electro-punk intonse di un aria sinistra e malata da cui straborda una scelta che pesca ingredienti da ogni dove, senza però acquisire una personalità propria. Molta carne al fuoco, se non troppa in questo caso, in cui da un momento all’altro le cavalcate noise (“AtaviTV”) rallentano vertiginosamente in una palude in cui si accartocciano su se stessi singulti sludge, voci nevrotiche a cui si avvicendano sperimentalismi noise senza capo né coda (“San Sebastiano”). Oppure le danze tribali di “Sig. Primogiorno” che rimbalzano su percussioni ataviche su cui si stagliano feedback e urla crust, mentre una voce ossessiva ripete un mantra come se fosse uno scioglilingua primordiale, risultando più come un esperimento dei Bachi da Pietra uscito male piuttosto che come una pura pulsione alla sperimentazione. A poco servono le citazioni colte di “Il matto e la morte” riprese da “Mistero buffo” di Dario Fo a tentar di risalire la china attraverso un reading tentennante, cadenzato da uno strumentale di cigolii ferrosi ed intrecci di basso e batteria, o l’innocua furia hardcore futuristica di “Il mio più bel risveglio”. Sicuramente imprevedibili i Nevroshockingiochi, ma capire dove porta tutto questo susseguirsi di cambi stilistici e continuo affastellarsi di inserti pescati a caso è affare assai difficile da comprendere. Nel caso di “Imperfetto storico”, da nessuna parte. Contatti: http://www.myspace.com/nevroshockingiochi Luca Minutolo Pagina 38 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 NEWS FOR LULU They Know Urtovox/Audioglobe A cinque anni di distanza dall’esordio “Ten Little White Monsters”, tornano i News For Lulu. Nel frattempo, sono avvenute parecchie cose per il quintetto di Pavia: Umberto Provenzani e Andrea Girelli hanno collaborato con gli Ultraviolet Makes Me Sick, Nicola Crivelli ha lavorato con i Green Like July ed Emanuele Gatti è stato occupato con il progetto solistico Morning Telefilm. Rregistrato/mixato da Bruno Germano (Settlefish, My Awesome Mixtape, Disco Drive) e masterizzato a Chicago da Carl Saff, “They Know” suona bene e sfodera dodici tracce in inglese che legano indie-pop e post-rock con evidente gusto negli arrangiamenti (si senta la complessa, ricca “Some Refused), arricchiti da Simone Fratti dei concittadini Emily Plays al contrabbasso e da un’intera sezione di fiati. Le atmosfere sono perlopiù avvolgenti, ma non mancano apprezzabili accelerate elettriche, da “Delivery Girl” in poi, e cartucce immediatamente orecchiabili, come “My Home Is My Head”. Non c’è niente di particolarmente originale, ok, anche perché certi sentieri stilistici, a partire dai più visibili ...A Toys Orchestra, sono ormai percorsi in massa, ma qua ci sono sonorità dal respiro internazionale, bravura nel gestire gli ingredienti e senso della misura nel giustapporli. Forse sin troppo senso della misura se il lavoro si fa apprezzare nell’insieme, senza episodi che si elevano palesemente sugli altri. Ma la compattezza è in fondo un’ulteriore dimostrazione di maturità, padronanza dei propri mezzi. Contatti: www.newsforlulu.com Elena Raugei Pagina 39 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 OBAKE Untitled RareNoise/Cargo-Goodfellas La RareNoise di Eraldo Bernocchi comincia a caratterizzarsi sempre di più come etichetta-che-non-sbaglia-un-colpo. Certo, non è che ad ogni uscita stravolgi il globo terracqueo con opere di abbacinante genialità ed originalità, ma quando dimostri di saper tenere alta la barra sia della qualità che della personalità, beh, hai vinto. Nel progetto Obake infatti non ci sono sorprese o formule inedite, ma l'unione di menti pensanti Bernocchi/Pupillo/Fornasari/Pandi ha dato vita ad un disco di, uhm, doom-grind-sludge davvero consistente e con molti ma molti momenti fragranti, da andare a recuperare in una cupa oscurità ammantata di noise, oscurità interrotta, occasionalmente, da brevi e felicemente pericolose aperture ambient. Si respira infatti tensione, attraverso le dieci tracce del disco, e i suggestivi momenti in cui si può (apparentemente) prendere il fiato non fanno che rendere ancora più preziosa questa sensazione. Per Pupillo un'ottima uscita libera dagli Zu o dagli Ardecore, per Bernocchi l'ennesima dimostrazione di forza creativa, per Fornasari alla voce “growlata” e agli effetti e per Balazs Pandi alla batteria un'occasione per divertirsi a fondo senza restare imprigionati in cliché. Insomma, un progetto di casa nostra che non ha nulla da invidiare a Bohren & Der Club Of Gore, gruppo di culto in Germania e non solo. Disco da avere, decisamente. Contatti: www.rarenoiserecords.com Damir Ivic Pagina 40 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 RADIOFIERA Atinpùri Psicolabel/Self Ha molti motivi per essere memorabile il nuovo capitolo musicale della band che canta rigorosamente in dialetto trevigiano (data la provenienza DOC dei componenti del gruppo) con puntatine in italiano, dei Radiofiera, sulla breccia e palchi fin dal 1992. In primo luogo il titolo, “Atinpùri”, citazione dichiarata dello scrittore Luigi Meneghello e del suo mai dimenticato “Libera nos a malo”, contenendo così la volontà di parlare di quegli atti impuri che in questa nostra Italia, a partire da quel Nordest, che sembra così lontano nella mente di alcuni, si ramificano proprio in atti e reticenze, dichiarando la condizione di tanta nostra patria. Sesto album di inediti, come del resto sesto il comandamento che si cita nel titolo, “Non commettere atti impuri”, ha avuto per questa nuova nascita (secondo motivo di memorabilità) un padrino d'eccellenza come Giorgio Canali che ha rispolverato per questo la sua vecchia etichetta Psicolabel in un'autoproduzione che così vuole far ripartire un nuovo canale di comunicazione e di visibilità per progetti di più difficile “vendibilità” nel territorio delle major. E questo è il terzo motivo...Ma se ne potrebbero trovare altrettanti nell'ascolto delle diece tracce di “Atinpùri”, dense di emozioni, e di cavalcate nella musica che va dal folk al rock, condite di elettronica. “Musicalmente Radiofiera mi fanno sentire a casa, mi piace quell'atmosfera tra il rock e il folk, tipica di tanti songwriter americani che ascolto sempre volentieri, Young, Springsten, Lanegan...”, dice Giorgio Canali nel comunicato stampa, continuando che dal lato produttivo “abbiamo cercato di esasperare il lato elettrico della banda, chitarre, bassi e batterie fortemente immerse nei suoni saturi del rock più sgarrato, più simile, per fare un esempio facilmente comprensibile, al Neil Young degli album con i Crazy Horse che a quello di 'Harvest'”. Parole non potevano essere più esatte nel descrive quello che si aprirà al primo ascolto dell'album, che proprio con le chitarre, e i cori corrosi di “Bianco su bianco”, procedono con impatto e affondo deciso nei cuori e nelle orecchie/menti, andando con ballad dal sapore di viaggio, per tornare a casa, finalmente consapevoli di quegli atti impuri da cui essere mondati. Amen. Contatti: www.radiofiera.it Giacomo d'Alelio Pagina 41 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 RENATO CANTINI Neverwhere EvenEightsRecords Ogni tanto girano delle piccole gemme lucenti e nessuno se le vede, nessuno se le piglia. Mea culpa da fare in prima persona: questo disco il sottoscritto avrebbe potuto e dovuto sentirlo ancora qualche mese fa poi, sopraffatto dal logorio della vita moderna e dalla petulanza di certi uffici stampa più o meno professionali pronti a tambureggiarti altri ascolti, ha finito col dimenticarlo nella pila del “questo lo sento dopo, prima le urgenze”. Malissimo. Perché “Neverwhere” è un LP davvero delizioso. Lo è fin dall'artwork di copertina, ma il meglio inizia con l'ascolto. Certo, bisogna masticare o essere disposti un po' a masticare del jazz, per entrare nella giusta lunghezza d'onda: le successioni armoniche e melodiche sono infatti quelle (mutuate da Miles Davis nei momenti migliori, da certa fusion più elegante in quelli meno incisivi), ma gli arrangiamenti pagano molto tributo al post rock più rarefatto degli anni 90 oppure ai connubi fra jazz ed elettronica postulati da un certo giro di musicisti scandinavi (vedi le uscite sulla Jazzland di Bugge Wesseltoft). Serie di nomi e riferimenti a parte, l'ascolto di questo lavoro è veramente una “cure for pain”: rilassa, immalinconisce il giusto, inquieta quando serve, accarezza sempre. Cantini si muove con insoliti gusto ed eleganza, sobbarcandosi tra l'altro più di uno strumento, e non perde mai l'equilibrio e la misura. Album davvero notevole. Lo diciamo con feroce ritardo, colpa nostra. Ma l'importante è dirlo. Contatti: www.eveneightsrecords.com Damir Ivic Pagina 42 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 ROSSOANTICO Rossoantico Vivodimusica Appartengono alla grande famiglia della canzone orchestrale d’antan i Rossoantico, anche se definiscono il loro genere “terapeutico e di facile ascolto”. Una grande band(a), che vanta in organico professionisti e servitori dello Stato prestati o ceduti alla musica, tra i quali il cantante e compositore Antonio Pascuzzo (avvocato), Mario Dovinola (magistrato), Pasquale Mosca (carabiniere). Nonché tutti gli strumenti a fiato possibili, suonati e arrangiati da Pericle Odierna. I Rossoantico, nome di un famoso liquore mitico e d’epoca, sono di stanza a Roma, anche se il loro deus ex machina Antonio Pascuzzo, già produttore di Mannarino e direttore artistico del locale romano The Place, è di origine calabrese. L’esordio, benedetto dall’approdo in finale nella categoria “Opera prima” al Tenco, è un debutto ricco, dodici episodi ben congegnati, suonati in maniera eccellente. “Zitto zitto”, tambureggiante sequela klezmer di allitterazioni e iterazioni, è dedicata a Stefano Cucchi (“Muto muto/ come il frastuono di un sopruso”). Ironia, quell’arietta di melodie e ritmi e accompagnamenti che si usavano tra le due guerre del secolo scorso (“Chitarra ferita”, con piccolo aiuto di Simone Cristicchi), spruzzate bandistiche (“Gioia”). Ma non solo. “Figlio del mare” dà conto di un’attitudine più cantautorale, diciamo alla Bertoli o alla Bubola; “Girotondo” è raccolta, un amarcord soffuso, rinchiusa sul pianoforte di Mario Dovinola; “Spacco la roccia” una canzone di lavoro, con la partecipazione del Coro dei minatori di Santa Fiora. Ma la vena prevalente, che resta di più, è quella di “Gillette” e “La portiera di Silvio Pellico”. Buscaglione, Caputo, Capossela, Voltarelli. E l’”Orchestra Allegra” va. Com’è andata in TV a “Parla con me” di qualche mese fa: la squadra traboccava, in undici, sul palco della Dandini. E se a volte il messaggio è troppo privo di allusività, esibito e didascalico, come in “Uomo d’onore”, la filastrocca di “Morte del tamarro” è irresistibile: “Chi bello tamarro chi passa mo’/ si futta e si ha mangiato ‘u tamarro unn’è preoccupato”. Contatti: www.myspace.com/302730851 Gianluca Veltri Pagina 43 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 SIMONE VIGNOLA Going To The Next Level King Classe 1987, Simone Vignola è un bassista irpino dalle doti non comuni. Doti che nel 2008 gli sono valse l'Euro Bass Day come “Miglior bassista d’Europa under 35”. Dopo l'esperienza con il gruppo degli Inseedia, Vignola intraprende con l’album “Going To The Next Level”, pubblicato dalla label giapponese King Records, la carriera solista. Eclettismo, senso del groove, sfrontatezza (che può sfociare in presunzione), virtuosismo. La dote che Vignola reca nel suo bagaglio. Sceglie di prodursi da sé, il giovane funambolo, suonando tutti gli strumenti in quella che sembra una prova di forza. Un modo muscolare e entusiasta di misurarsi col mondo, con un disco che punta a un respiro internazionale. Canta in inglese, Vignola, ma soprattutto suona il suo basso, riverberandolo con un uso aggressivo del looping. Funk, ovviamente, nelle corde del bassista campano. E rock, pop-soul, fusion, qualche spruzzata house. Il link che può venire in mente, a tratti e alla lontana, è con lo Sting più tardo e radiofonico. L’energia non manca. Ma le canzoni non sono memorabili, a onta di una maestria e di una fantasia strumentale degne di esser messe al servizio di migliori risultati. Restano begli armonici disseminati qua e là (“I Just Dont Wanna Miss You”, “Still Life”, “Routine”), diversi fraseggi pregevoli, qualche slappata. Meglio della media generale del disco, “Time is Flying Again” e la title track strumentale che chiude la scaletta, composta da tredici tracce. Contatti: www.simonevignola.com Gianluca Veltri Pagina 44 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 THE LEGENDARY KID COMBO Caravansaray autoprodotto Dopo l'esordio del 2007 "Booze, Bucks, Death & Chicks", i The Legendar Kid Combo hanno segnato i punti cardine della loro musica: rockabilly, country, folk-punk, esplosione, colore, velocità e grande divertimento, secondo una logica che si manifesta al meglio durante i concerti. "Caravansaray" è il terzo album del quintetto diventato sestetto con l'aggiunta di un fisarmonicista dall'inizio di questo 2011 e non delude le aspettative di chi cercava il loro sapore gitano ed instancabile. Un disco che tira dritto e trasporta nella sua frenesia danzereccia anche le canzoni di altri artisti che i ragazzi trasformano alla loro maniera e sono: "Paradise City" dei Guns N' Roses, "Fight For Your Rights" dei Beastie Boys e "My Medicine" di Snoop Dogg. Ascoltando il disco, "Mustapha" è un cicchetto di whisky bevuto d'un fiato: quel che c'è dentro è fatto di ingredienti ben precisi a cui diamo nome e cognome. "Hangman" è una cavalcata di chitarre e voci rockabilly, "Run To Me" è una danza di gruppo con girotordi, inchini e scambi di braccia per ballare. "Mentirosa" s'impossessa della forza sanguinolenta e sensuale della lingua spagnola, creando un diversivo dagli altri brani cantati in inglese. Non nascondiamo che li preferiamo sempre e comunque dal vivo, del resto anche loro puntano tutto sul live, per esprimersi sul palco in mezzo alla gente che li guarda e festeggia con loro la musica e la vita. Il disco era uscito inizialmente in Giappone per la U-Pop invece in Italia è stato autoprodotto. Segno dei nostri tristi tempi? Sì. Contatti: www.kidcombo.com Francesca Ognibene
 Pagina 45 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 THE LONGJ Raggio Katarana Edwood Raggio Katarana” è lo sfavillante esordio fondamentalmente noise/post-rock per il duo dei LongJ di Catania. Adolfo Macrì, chitarra e voce (già nei 100%) e Marco Riccioli, batteria e voce (già negli Spriggan), si erano conosciuti per i rispettivi gruppi ma poi si sono incontrati sul serio, ritrovandosi frequentatori delle stesse arterie musicali. Due veri e propri binari paralleli che alla fine si sono incrociati e le loro simmetrie, sono cresciute insieme e diventate frutto di una corposa propensione rock noise che ci stupisce dall’inizio alla fine. Il disco è stato registrato in presa diretta da Sasha Tilotta (Three Second Kiss, Theramin) per accogliere al meglio la loro essenza. Non poteva essere altrimenti. La comunicativa dei due corpi musicali si regge su basi solide: passione, orecchio e intraprendenza creativa. Il disco da un lato sembra l'intro per l’ascolto della pacatezza del letto di un fiume, ma un oceano di beltà rumorosa è invece in ibernazione, infatti poi esplode e ci piace il loro intento di essere: intensi, scarni, ruvidi, primitivi. "Raggio Katarana" ha tutte le carte in regola per costruire un’impalcatura su cui costruire un palazzo all'interno del quale far vivere le proprie emozioni di rabbia che è il primo sentimento sopraggiunto alle orecchie, ma dietro i passi sgambettanti delle melodie dell'ultimo pezzo c'è il premio finale perché come in tutte le tempeste che si rispettino arriverà il sereno: un nitido noise che volteggerà. Contatti: www.myspace.com/thelongj Francesca Ognibene Pagina 46 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 THE REST SIDE The Rough Core Of Things
 TaRock-Black Nutria/Audioglobe Roba Black Nutria. Un marchio di garanzia. Sai già come suona: bello tirato, chitarre cazzute, rullante mitragliato, ritmo pressante. Insomma, musica che non lascia indifferente. E questo è già un bel passo da non dimenticarsi. “The Rough Core Of Things”, del trio di Barletta The Rest Side è una bella iniezione di energia: un gruppo che fa la sua cosa, cerca di farla al meglio provando a dare un senso a una missione impossibile del contemporaneo: farsi ricordare. Ci provano con questa miscela di stoner melodico venato di sensibilità indie (prendete la progressione strutturale di “Proud And Race”), di rock’n’roll aspro dove la visceralità sembra aver prevalso sulla testa e cosi via. Un tipo di approccio che in Italia sta godendo di un buon momento creativo dopo l’exploit dei Bud Spencer Blues Explosion. Non importa, in questo caso, collegare le dieci canzoni del disco a dieci momenti particolari per far capire quanto non ci sia niente di nuovo o di particolarmente speciale (sarà, ma da queste parti una band che cerca di replicare, in soldoni, i Cave In, va benissimo anche solo per l’impegno che ci mette. In una società di simulacri, i believersavranno sempre una marcia in più) perché, a conti fatti, il discorso dei The Rest Side è diverso. C’è una voglia di “spaccare” che fa intendere come la registrazione sia un processo “mediato”. Che solo il live, alla fine, sia la dimensione adatta. Dove le sensazioni possono essere toccate al di là di ogni discorso. Se il disco deve essere una sorta di scusa per andare in concerto e sfoderare la propria vera natura, mi sembra che ne valga la pena. Contatti: www.myspace.com/therestside Hamilton Santià Pagina 47 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 THEE PIATCIONS Senseless>Sense I Blame The Parents Non vi tedierò con il tipico discorso che suona come “anche a Domodossola sono arrivati i Jesus and Mary Chain”, ma di certo sono sorpreso di come un gruppo come i Piatcions possa suonare così preciso e credibile pur venendo da un posto tutto sommato periferico. Non so se il gruppo suona guardandosi i piedi, ma di sicuro lo shoegaze scorre forte in questo “Senseless>Sense”, del resto con un incipit come “Red Van” il paragone a certi muri del suono viene automatico. Loro ci tengono a precisare che non è un mero revival, ed io vi posso confermare che non di esercizio di stile trattasi, in nove brani si possono ascoltare influenze più recenti, flirt pop à la Raveonettes, melodie accattivanti (“As Seen Through The Telescope”) e cavalcate psichedeliche davvero molto Seventies. La produzione, appannaggio di James Aparicio (in precedenza dietro al banco per Spiritualized e Liars) riesce a mio parere a combinare l’aspetto più accessibile di questo genere senza snaturare il suono denso che piace agli estimatori. Dopo un ascolto notturno in cuffia, proprio sul crescendo che conclude “Stargazer”, e l’intero lavoro, mi è apparso l’arcangelo Gabriele (o era Kevin Shields?) che mi indicava la Valdossola. Credo sia chiaro ormai che i Piatcions sono in missione per conto di Dio, e “Senseless>Sense” è un ottimo viatico. Contatti: www.piatcions.org Giorgio Sala Pagina 48 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 TUBAX Il mondo stava finendo Mega Sound Ci vuole del bel coraggio per - è quello che fanno i bolognesi Tubax - sintetizzare un ibrido tra funk, progressive ed elettronica, cercando di non lasciarsi sfuggire di mano le trame d'insieme e senza sembrare troppo fastidiosamente sovraccarichi di input, claustrofobici nel saturare gli spazi. Ci vuole anche una preparazione tecnica di un certo livello per riuscirci, a dirla tutta, e il quartetto di certo non ne è sprovvisto. Se ogni tanto la tentazione di risolvere il tutto in lunghe jam prende il sopravvento (una strada praticata non senza creare momenti suggestivi), il più delle volte i brani sono movimentati e articolati, sviluppano le idee in maniera interessante e non del tutto prevedibile. È un ascolto impegnativo in più di una occasione, nonostante (o forse proprio a causa di) un persistente groove dalle coloriture scintillanti, ma si tratta senza dubbio di un progetto originale, meritevole di trovare un pubblico più ampio. Nei momenti migliori è come ascoltare i Trans Am che scoprono l'esistenza dei Weather Report e di Sly And The Family Stone, nei peggiori è come assistere ad un ordinario sfoggio di virtù strumentali, il lato positivo è che la bilancia punta il più delle volte alla prima ipotesi. Contatti: www.myspace.com/tubaxsound Alessandro Besselva Averame Pagina 49 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 VERILY SO Verily So Inconsapevole Una suadente e “sporca” grazia folk: contagiosa ed affascinante. Questa è la “verità” che emerge chiaramente dal debutto omonimo dei Verily So, band proveniente dalla provincia livornese con alle spalle un demo di circa un anno fa che già faceva intuire buone cose. Con l'aggiunta del bassista Luca Dalpiaz al nucleo originale composto da Simone Stefanini e Marialaura Specchia, il trio è andato ben oltre le più rosee aspettative. Senza strafare: è questo il valore aggiunto dell'album. Sono la naturalezza e la semplicità di fondo e la giusta misura nel dosare, tra quiete e crescendo elettrici, chitarre, basso e batteria a impreziosire, paradossalmente, il risultato finale. È proprio l'equilibrio strutturale a permettere alle suggestive melodie vocali – rigorosamente in inglese – ora di scavare in profondità ora di solcare il cielo ora di adagiarsi serene sul tappeto sonoro, così da dar vita a dieci canzoni organiche ma mai troppo simili a se stesse. Eterogeneità che si rafforza anche per il fatto che sono due le voci che si rincorrono e si scambiano: quella evocativa e duttile di Marialaura e quella più ruvida di Simone. I riferimenti sono molti e di primissimo livello (Low, L'Altra, Jesus And Mary Chain, il Frank Black di “Fast Man Raider Man”, Patti Smith, etc), ma i tre riescono a confonderli così bene grazie soprattutto a una scrittura impeccabile e personalizzata, di chiara matrice folk tradizionale ma incline a “sporcizie” noise, wave, surf, condite immancabilmente da una malinconia fascinosa. Tutto ciò sempre distante anni luce da inutili sovrastrutture, dighe o filtri. Non si registrano né cadute di tono né momenti di stanca: ogni traccia potrebbe essere un potenziale singolo ben congegnato. Una band da seguire con attenzione. Come i Verily So, anche noi non stiamo esagerando. Contatti: www.myspace.com/verilysomusic Andrea Provinciali Pagina 50 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 VINCENZO FASANO Il sangue Eclectic Circus/Venus Un disco cantautorale aspro e vagamente deragliante come la voce del suo autore che, in qualche occasione, ci fa venire in mente un Bugo sorpreso a sconfinare nel territorio di Capossela, qualcosa di classico, arcaico, e desolatamente “nel presente” allo stesso tempo: le canzoni dell'esordiente Vincenzo Fasano si muovono nella terra di mezzo che sta tra quella canzone d'autore che sa un po' di fumo e alcool e un più moderno flusso di coscienza che respira la stessa aria di fenomeni come Le Luci Della Centrale Elettrica, con risultati che, se pure non sorprendono del tutto, denotano una certa personalità. A impreziosire le trame di un album registrato con la consueta inventiva di artigiano da Manuele Fusaroli al Natural Head Quarter di Ferrara ci sono i contributi sparsi di Riccardo Sinigallia, Dino Fumaretto e Gionata Mirai del Teatro Degli Orrori, ma il risultato complessivo, tra tanghi malinconici e un po' scassati (“Paillettes”) ed esistenziali invettive velenose (“Il farmaco etico”, il momento migliore probabilmente) è, a livello di mood e di intensità performativa, piuttosto coeso e compatto. È un esordio, e come tale va considerato: qualcosa, probabilmente, va ancora messo a fuoco, il materiale umano e poetico su cui lavorare di lima, in ogni caso, c'è di sicuro. Contatti: www.vincenzofasano.com Alessandro Besselva Averame Pagina 51 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 VOTE FOR SAKI Brucio Storie di Note-Black Nutria La Black Nutria continua la sua opera di resistenza culturale pubblicando dischi rock senza compromessi, marci, sporchi e cattivi di chi fondamentalmente se ne frega di tutto e tutti. Ma questa volta fa un buco nell’acqua. “Brucio” dei Vote For Saki è un lavoro assolutamente scadente. Non che manchino impegno e perizia tecnica (soprattutto da parte del chitarrista e cantante Riccardo Carestia), ma sembra che le canzoni del disco, fondandosi su un blues retorico, retrogrado e nostalgico, prendano un sacco di direzioni – ora verso il pop all’Italiana, ora verso l’indie, ora verso lo stoner – per non andare, stringi stringi, da nessuna parte. Sembra di ascoltare gli Zen Circus alle prese col manierismo, i Marta sui Tubi senza velleità autoriali, Daniele Silvestri che si improvvisa interprete di Muddy Waters (qui coverizzato con “Can’t Be Satisfied (Quando vedo nero)”), gli Anubi senza autoironia, i Bud Spencer Blues Explosion incapaci di “spaccare”, gli Styles che non ce l’hanno fatta ad andare su MTV e così via. Insomma, non c’è nessun motivo al mondo per ascoltare i Vote For Saki. Certo, non fanno male a nessuno e probabilmente le buone recensioni che al giorno d’oggi non si negano a nessuno regaleranno un po’ di conforto, ma quando passi il tempo cercando di capire quanto tempo manca alla fine del disco vuol dire che le cose non vanno proprio. Contatti: www.voteforsaki.com Hamilton Santià Pagina 52 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 WHEELS OF FIRE Hollywood Rocks Avenue Of Allies Non possiamo certo parlare di una novità per questo esordio dei Wheels Of Fire, uscito circa un anno fa, ma è solo ora che finalmente l’album viene distribuito e promozionato a dovere sul territorio italiano. Sì, perché nel caotico mondo discografico di questi anni dieci è possibile che una band italiana esca per una label tedesca e quindi il suo CD sia di fatto introvabile in patria. Con le Ruote di Fuoco siamo nei territori dell’hard rock melodico di matrice anni 80, un’epoca che qui da noi, come nel resto del mondo, trova ancora consensi tra un pubblico di nicchia, non necessariamente di nostalgici. Le undici canzoni (dodici nell’edizione giapponese) sono legate a doppia mandata a quei nomi che hanno illuminato la stagione gloriosa del genere, quindi Bon Jovi e Ratt e tutta la miriade di band da culto, che ogni appassionato saprebbe snocciolarvi senza respirare. Dietro al progetto Wheels Of Fire c’è Michele Luppi, che ha prodotto e co-scritto tutto il materiale con il cantante e tastierista Davide Barbieri; il risultato della loro collaborazione vive di pregi (melodie ariose e grande emotività) e difetti (limiti compositivi) tipici del genere, ma nel mazzo il quartetto, che tecnicamente si destreggia bene, pesca tre gemme come l’intensa ballata “I Can’t Live Without You” e i refrain di “The Reason” e “Everywhere I Go”. I fan apprezzeranno senza riserve. Contatti: www.wheels-of-fire.com Gianni Della Cioppa Pagina 53 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 WORKING VIBES Italia solo andata Arroyo/Venus Quattro album in quasi dieci anni non sono pochi, rappresentano un bel segno di perseveranza ed impegno, soprattutto quando si sa che non sarà certo un disco a farti cambiare la vita rendendoti ricco: nei Working Vibes infatti non c'è modo di sentire bieco opportunismo, il tentativo ansioso/ansiogeno di imbroccare “quel” singolo o “quella” ricetta che ti permettano di sfondare. Al tempo stesso il loro reggae e raggamuffin non è staticamente abbarbicato sui cliché del genere: ci provano ad infilare altre suggestioni – pop o cantautorali che siano – e non sono moltissimi i loro colleghi di genere a farlo. Il risultato è che la loro musica, e su questo “Italia solo andata” più ancora che in passato, scorre facile all'ascolto, non arrivando mai ad annoiare. Certo, chi cerca idee spiazzanti, soluzioni originali e coraggio creativo qua non troverà proprio nulla per i propri denti, meglio dirlo chiaro prima di creare false illusioni. Però per intrattenere intrattiene, questo disco, senza mai essere troppo piatto o paraculo. C'è addirittura una cover di Piero Ciampi (“Te lo faccio vedere chi sono io”), che gira già da un po' di tempo – con tanto di riconoscimento al Premio dedicato al cantautore livornese – ma il momento migliore è “Le scelte che fai”, semplice ma molto incisiva e significativa nel testo. Nel mixaggio c'è di mezzo pure il santone Dennis Bovell, già loro collaboratore: magari il suo tocco non dà un contributo superultrafantascientifico come qualità, ma tutto l'album anche nei suoni scorre forte e chiaro. Contatti: www.myspace.com/workingvibes Damir Ivic Pagina 54 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 CHERRY LIPS Baricentro, San Martino Buon Albergo (VR), 23 settembre 2011 Sono passati tre anni dalla pubblicazione dell’album di esordio delle Cherry Lips, spesi tra tanti concerti, una meritata ascesa e una pausa dovuta anche al cambio di line-up: al posto della batterista Serena è arrivato Mattia, unico maschietto della formazione. Questa sera si ripresentano ai fan per presentare il secondo album. Il locale è pieno, ma c’è un’atmosfera diversa rispetto ai frizzanti esordi: la band ha acquisito la consapevolezza che con il rock non si campa e quindi con ironia, ma anche una buona dose di tristezza, la leader Stefy racconta di un disco “cazzuto” concepito per rispondere ad un mercato discografico collassato. L’inizio è subito sparato con le chitarre di Elisa e Stefy che costringono la voce di quest’ultima a ruggire, mentre la bassista Elisa lavora certosina e potente a reggere il passo del batterista. I nuovi brani “Go Home” e “Sick And Spiteful” ben si integrano con quelli noti, come “Right Now” e una “Mean Hot And Nasty” sparata a mille all’ora con la sorpresa dell’ospitata di Serena alla batteria. I fan applaudono e c’è anche un momento tipicamente rock’n’roll, Stefy cade dal palco ed Elisa esplode nel microfono un clamoroso “Possiamo dirlo noi donne? Vaffanculo ai tacchi delle scarpe...”. Nel frattempo le Cherry Lips avevano piazzato una “Helter Skelter” di casa Beatles, “Dead Or Alive?” e “The Race Is On” di prima categoria, e brani nuovi, “Spit It Out”, “My Satellite” e “Apathy” sulla scia dei Foo Fighters. I bis sono affidati a “Lick It Up” dei Kiss e alla rilettura quasi punk del loro classico “Mean Hot And Nasty”, degna chiusura, tra applausi e botti, di un concerto che ci riconsegna una delle classic rock band, più interessanti del panorama italiano degli ultimi anni. Stanno per trasferirsi in Inghilterra, staremo a vedere se succederà qualcosa. Gianni Della Cioppa Pagina 55 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 GOLDALINE MY DEAR I Goldaline My Dear sono metà Girless & The Orphan (Girless/Tommaso Gavioli, quello “senza ragazza”, per la precisione), e metà Shelly Johnson Broke My Heart, ovvero Davide Ramilli. Si presentano con un EP composto da quattro canzoni, un pugno polveroso di ballate folk dal sapore melanconico (dove il “mela” sta per melenso). Sì, perché in queste quattro scarne canzoni folk di sole chitarre e voce, puntellate qua e là da piccoli inserti di chitarra elettrica e batterie che s’insinuano di soppiatto, si respira un aria di abbandono e solitudine universale. Forse una pura espiazione verso le proprie sofferenze amorose, sintomo e reazione ormai classica in tutta la tradizione rock, che i due ripercorrono seguendone le orme e misurando il passo nell’impronta molto più grande del proprio piede. Un progetto collaterale senza precise attese future, ma per ora godiamoci questa piccola raccolta di ballate che rivangano nel ventre molle dei ricordi senza particolari pretese di sorta. Poi, potrete tornare ad intrecciarvi le sinapsi con il nuovo disco degli Hella , ma ogni tanto tornare alle radici fa sempre bene, per assaporarne il gusto amarognolo che rimane incastrato tra le guance. Contatti: www.stoprecords.it Luca Minutolo MARCELLO E IL MIO AMICO TOMMASO Marcello e il Mio Amico Tommaso si chiamano Marcello e Tommaso come banalmente avrete già ipotizzato. E talvolta la banalità è la risposta più ovvia. Marcello suona la chitarra in una giovane band tutta entusiasmo e belle speranze di nome The Jacqueries, Tommaso invece è violoncellista del Teatro dell’Opera di Roma. Banalità presto sfatata, perché oltre ai due Tommaso e Marcello, al gruppo si uniscono Gianlorenzo, oboista sempre per il Teatro dell’Opera di Roma e Margherita, seduta comodamente dietro le pelli. Si presentano con un EP (“Chounette”) gratuito composto da cinque canzoni e una sana vena pop/folk puzzolente di fiori di campo appena colti dai fratelli Davies, ed un raffinato gusto per la melodia-camomilla d’oltremanica, che rafforzano ed alimentano a suon di piccole orchestrazioni l’amore incondizionato che i romani Jacqueries nutrono nei confronti dei maestri del genere. Anche qui non troviamo particolari pretese o significati nascosti di fondo, solo una sana voglia di melodia che ci trascina per pochi attimi verso una spensieratezza cullata tra le rassicuranti braccia del folk-pop più accomodante e garbato, su cui band come Belle And Sebastian hanno costruito la propria fortuna. Contatti: http://42records.bandcamp.com/album/marcello-e-il-mio-amico-tommaso-chounette Pagina 56 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 Luca Minutolo MARY IN JUNE I Mary In June sono quattro baldi giovani provenienti da Roma, che esordiscono con un EP, “Ferirsi”, dal titolo pressoché esplicativo e programmatico. Estremamente intimi ed introversi, i Mary In June espiano i propri patemi d’animo e di coscienza in sei tracce dense di passione e sofferenza. Perché anche se tutto ruota intorno all’Io più nascosto e abissale di ogni individuo - ben rappresentato dalla metafora della profondità di “In fondo al mare” - la loro proposta brancola nel rock più introspettivo che si fa fragoroso o più sommesso a seconda delle tormentate emozioni che muovono questo piccolo esordio, seguendo comunque dei canoni piuttosto consoni e comuni al genere, coadiuvati da un cantato declamatorio che spesso e volentieri si concede alle braccia sicure e confortevoli della melodia di facile impatto, ma comunque infarcita di testi dal lirismo alto e ricercato. Insomma, un dolce approdo per cuori tormentati ed anime ansimanti, sicuramente fustigate a dovere dalla malinconia che straborda da questo EP, che sa benissimo individuare i nervi scoperti e percuoterli a dovere. Ascoltate il ritornello disperato di “In fondo al mare” e poi vedrete se non rimarrà in testa per almeno due o tre giorni, e nemmeno se andrete a “nuotare in fondo al mare” riuscirete a liberarvene. Contatti: http://maryinjune.bandcamp.com Luca Minutolo THE SURICATES Quanto è stato detto fino ad oggi in campo post-rock? Ma soprattutto, quanto è labile, sottile e fragile il confine che lo divide dalla semplice musica strumentale? I The Suricates, quintetto partorito dalla silente provincia teatina, si ritrova intrappolato in una nebulosa informe che si muove all’interno delle loro creazioni, e che in alcuni casi riesce a superare e rompere le mere barriere del genere. La qualità del loro EP d’esordio non di certo aiuta a scovarne queste sottili sfumature, ma sotto la coltre inestricabile di ronzii, canali invertiti e tutte le difficoltà che portano all’udito ogni registrazione “fatta in casa” che si rispetti, di spunti e piccole spore da far germinare ce ne sono. A partire dalla voce, così duttile, malata e sincopata da cambi stilistici vertiginosi, ma non ancora addomesticata a dovere, come un John De Leo lasciato a piede libero di esibirsi in gorgheggi e sussurri soavi, per poi implodere in urla belluine e singulti spezzati, intento a giocare con manopole e registratori per bambini. Oppure dalle intuizioni ed intrecci chitarristici che, arrampicandosi l’uno sull’altro, finiscono per troppa foga ed eccitazione febbrile ad annullarsi a vicenda. È tutto molto acerbo in questo EP d’esordio, ma la sostanza sotto le imperfezioni e gli sbagli Pagina 57 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it Numero Ottobre '11 tecnici si riesce ad “intrascoltare”. Speriamo solamente che questa nebulosa si trasformi in stella, e non imploda in un buco nero. Noi intanto continuiamo a rimirar questo cielo di cartapesta puntellato d’astri. Contatti: http://www.myspace.com/suricatesband Luca Minutolo Pagina 58 Fuori Dal Mucchio è a cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini - online at http://www.ilmucchio.it