LUCE-L’immaginario italiano, un percorso nel ‘900 Dal 4 luglio al 21 settembre a Roma è possibile visitare la mostra allestita al Complesso del Vittoriano sull’Istituto Luce, che offre un panorama incredibile su quella che fu una delle prime macchine della propaganda e del consenso dei regimi totalitari, in questo caso del fascismo. L’istituto Luce nasce nel ’24 grazie a Mussolini in un’Italia povera, ancora prevalentemente rurale, dove però le tecniche fotografiche erano piuttosto avanzate e al cinema i film potevano essere integrati con i cinegiornali su un’Italia in costruzione. Presto Mussolini impose per legge l’obbligo della proiezione dei cinegiornali con tre obiettivi: informare, educare e propagandare. L’idea di Mussolini, che supervisionava i film a villa Torlonia censurandoli a suo piacere, era quella s di raffigurare il prototipo dell’uomo nuovo, dell’italiano inserito e ben integrato nella cultura fascista. Durante il ventennio della dittatura Mussolini si preoccupò di tutto: dall’educazione dei giovanissimi, alla cultura, allo sport, al lavoro e agli svaghi importanti per la vita di comunità. Questi erano gli elementi principali su cui costruire un uomo calato perfettamente nella collettività, dove non c’era posto per qualsiasi iniziativa individuale (l’individuo e ogni tentativo di critica del regime venivano soppressi). In questo modo i cinegiornali avevano la funzione di edulcorare la realtà in modo da mostrare un’Italia laboriosa, contenta e pronta per seguire tutte le direttive di Mussolini. Ma l’Italia di allora, soprattutto quella contadina, era molto distante da quella raffigurata nei cinegiornali. Era un’Italia povera, spesso non istruita, distante dal mondo cittadino e dall’efficienza delle sue industrie. Il Luce aveva anche un altro obiettivo di propaganda, quello di mostrare il diffondersi delle moderne misure igieniche per combattere la malaria e la tubercolosi, e per insegnare i sistemi di coltivazione razionale e l’esposizione delle bellezze naturali. La mostra infatti si apre con una lunga schermata dove è possibile vedere le principali misure igieniche conosciute durante il periodo fascista. L’educazione fascista dove le persone fin da piccole dovevano essere preposte a creare l’uomo nuovo, collettivo, fascista e rivoluzionario era anche connessa con il mito della guerra e della violenza, l’organizzazione del partito come milizia e il primato della nazione. Nazionalista, antidemocratico e populista, Mussolini cercava il contatto con il popolo per poi innescare la macchina del consenso. L’Istituto Luce inoltre ebbe un grande primato: quello di filmare Mussolini durante i suoi discorsi e renderli sonori. Egli fu il primo politico al mondo, non americano, a utilizzare le tecniche sonore nei documentari al punto da far sentire la sua voce nei discorsi. Nel ’32 la radio, il cinema e la stampa raggiunsero ogni angolo del paese. L’organismo della propaganda diventò un ministero, chiamato Ministero della cultura popolare. Andando avanti la propaganda si fece sempre più aggressiva, man mano che ci si avvicinava alla guerra e il regime inaspriva la censura. Due cose colpiscono in questo viaggio così lontano, ma anche così vicino. La prima è che in alcuni film e foto del Luce si possono leggere momenti di realtà diverse da quelle esposte dalla propaganda che preludono al neorealismo. Il secondo aspetto riguarda il mito del corpo. Oggi la società del benessere pubblicizza in continuazione l’estetica del fisico maschile e femminile. Esso non deve essere necessariamente simbolo di forza, ma di bellezza. Nel periodo fascista, invece, il corpo doveva esprimere la forza e la violenza, ma osservando certi documentari dell’esposizione la popolazione addestrata agli esercizi che si mostra a torso nudo non sprizza benessere, ma piuttosto costrizione, magrezza e mal nutrimento. Quei volti magri ed emaciati esprimono una sofferenza che è difficile nascondere, anche nei documentari di propaganda. LUCE-L’immaginario italiano è una mostra affascinante che si prolunga fin oltre il dopoguerra, ma la parte più interessante è indubbiamente quella sulla dittatura fascista, periodo da non cancellare mai dalle nostre coscienze.