FILOSOFIA SCIENZA E SOCIETÀ: UN DIALOGO APERTO Numero Terzo – Novembre 2007 Recensione Amartya Sen Lo sviluppo è libertà. Perché non c’è crescita senza democrazia (Mondadori, Milano 2001) Recensione di Giovanni Pancani http://www.humana-mente.it Biblioteca Filosofica © 2007 - Humana.Mente, Periodico trimestrale di Filosofia, edito dalla Biblioteca Filosofica - Sezione Fiorentina della Società Filosofica Italiana, con sede in via del Parione 7, 50123 Firenze (c/o la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Firenze) - Pubblicazione iscritta al Registro Stampa Periodica del Tribunale di Firenze con numero 5585 dal 18/6/2007. Amartya Sen – Lo sviluppo è libertà – Humana.Mente 3, Novembre 2007 Nato da un ciclo di conferenze tenute tra il 1996 ed il 1997, nel periodo in cui Amartya Sen ricopriva il ruolo di associato alla presidenza della Banca Mondiale, questo volume segue di poco al conferimento del Premio Nobel per l’economia all’autore. In questo volume Amartya Sen, sostiene una visione assai ampia del nesso che lega il concetto di sviluppo a quello di libertà; attingendo alla filosofia politica, all’etica ed alla scienza economica, Sen opera una complessa classificazione dei diversi tipi di libertà che ritiene fondamentali per lo sviluppo umano in generale. Coerentemente con una forma di liberalismo fortemente progressista, il concetto di libertà è pensato sia come strumento dello sviluppo che come suo fine ultimo: libertà strumentali sono per Sen, le occasioni economiche, le libertà politiche, le disponibilità sociali, le garanzie di trasparenza e la sicurezza protettiva; ognuno di questi termini generali riceve nel corso del volume un preciso significato nell’analisi dei reciproci rapporti. Come detto la libertà è però anche un fine in se stessa, ed in questo senso l’utilizzo strumentale dei diversi tipi di libertà definiti da Sen coincide con il compimento di un processo che equipara lo sviluppo alla rimozione delle diverse forme di illibertà. Il concetto di sviluppo assume quindi un significato assai diverso – ed essenzialmente più largo – di quello che ha avuto per lungo tempo nella comune letteratura economica, dove spesso i concetti di sviluppo, di aumento del reddito e di benessere venivano sostanzialmente a coincidere. Riavvicinandosi a quei principi e a quelle visioni tipiche dei liberali classici da Adam Smith a Ricardo, Sen stigmatizza la tendenza di larga parte della scienza economica a considerare centrale il valore dei redditi e della produzione di ricchezza a scapito della libertà, che viene così sostituita dall’utilità: questo slittamento produce una sottovalutazione del potere dei meccanismi dello stesso mercato, qualora venga “inteso nella pienezza del suo ruolo”. Il problema per 147 Amartya Sen – Lo sviluppo è libertà – Humana.Mente 3, Novembre 2007 Amartya Sen risiede quindi non tanto negli elogi che vengono tributati dalla scienza economica al mercato, quanto nelle motivazioni sottese a quegli elogi: questo emerge in modo illuminante nel commento che viene riservato ad un passo di Moneta, capitale e benessere di John Hicks, uno dei più importati economisti del Novecento, dove Sen introduce la differenza - capitale, da un punto di vista generale - tra ‘esiti di culminazione’ e ‘esiti comprensivi’. Gli ‘esiti di culminazione’ sono i risultati ‘puri’ del mercato, svincolati da ogni analisi più ampia delle prerogative del processo che ha portato ad essi, esercizio della libertà compreso, mentre gli ‘esiti comprensivi’ hanno una maggiore sensibilità alle procedure ed al percorso attraverso cui si ottiene la stessa culminazione. A questo proposito, si deve ad Amartya Sen la creazione del HDI (Human Development Index) il coefficiente economico per calcolare l’aumento del benessere e dello sviluppo di una comunità: questo coefficiente, accanto ai tradizionali parametri riguardanti la distribuzione del reddito, include anche fattori maggiormente ‘comprensivi’, quali ad esempio, l’aspettativa di vita e l’alfabetizzazione degli adulti. Complessivamente il libro affronta una ampia gamma di argomenti, dalla critica alla teoria della giustizia di John Rawls e all’utilitarismo classico, dall’analisi della crisi dei mercati del sudest asiatico al problema storico dell’emancipazione femminile: con ciò rende più duttile e penetrante la visione del funzionamento dei mercati e facendoci rendere conto che una più piena realizzazione degli esseri umani passa necessariamente per uno sguardo più largo di quello strettamente economicistico. Giovanni Pancani 148