ISSN 0394 3291 Caleidoscopio Italiano Ircano Cogato Enrico Montanari La Sclerosi Multipla Direttore Responsabile Sergio Rassu 101 Via Rio Torbido, 40 - Genova (Italy) Tel. 010 83.401 Stampato a Porto Torres 1996 I. Cogato, E. Montanari II Caleidoscopio La Sclerosi Multipla Caleidoscopio Ircano Cogato Enrico Montanari Italiano Laboratorio Analisi - Settore Immunologia Liquorale - Ospedale Civile Via Borghesi 1 43036 - Fidenza (Parma) La Sclerosi Multipla Direttore Responsabile Sergio Rassu 101 Via Rio Torbido, 40 - Genova (Italy) Tel. 010 83.401 Stampato a Porto Torres 1996 ISTRUZIONI PER GLI AUTORI INFORMAZIONI GENERALI. Caleidoscopio pubblica lavori di carattere monografico a scopo didattico su temi di Medicina. La rivista segue i requisiti consigliati dall’International Committee of Medical Journal Editors. Gli Autori vengono invitati dal Direttore Responsabile. La rivista pubblica anche monografie libere, proposte direttamente dagli Autori, redatte secondo le regole della Collana. 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Deve essere scritta su fogli a parte secondo ordine alfabetico seguendo le abbreviazioni per le Riviste dell’Index Medicus e lo stile illustrato negli esempi: 1) Björklund B., Björklund V.: Proliferation marker concept with TPS as a model. A preliminary report. J. Nucl. Med. Allied. Sci 1990 Oct-Dec, VOL: 34 (4 Suppl), P: 203. 2 Jeffcoate S.L. e Hutchinson J.S.M. (Eds): The Endocrine Hypothalamus. London. Academic Press, 1978. Le citazioni bibliografiche vanno individuate nel testo, nelle tabelle e nelle legende con numeri arabi tra parentesi. La Redazione è collegata on-line con le più importanti Banche Dati (Medline, Cancerlit, AIDS etc) e fornisce ogni eventuale assistenza agli Autori. TABELLE E FIGURE. Si consiglia una ricca documentazione iconografica (in bianco e nero eccetto casi particolare da concordare). 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Montanari La Sclerosi Multipla Editoriale La sclerosi multipla, insieme alla encefalomielite acuta disseminata, alla encefalomielite acuta necrotico-emorragica ed alla mielopatia associata all’HTLV-I, costituiscono un gruppo di malattie caratterizzato dal punto di vista anatomo-patologico dalla presenza di aree discrete di demielinizzazione, cioé di distruzione focale della guaina mielinica nel sistema nervoso centrale con risposta infiammatoria e con un conseguente quadro neurologico di notevole importanza che comporta una grave invalidità. Questo gruppo di malattie si differenziano da altre, dove è presente la demielinizzazione, quali le malattie ereditarie del metabolismo della mielina, quelle secondarie a tossine od a infezioni opportunistiche dove invece manca la risposta infiammatoria. In questa collana abbiamo già avuto modo di affrontare alcuni aspetti di questo grosso capitolo della medicina dove ancora molto deve essere scritto (vedi la monografia dedicata all’HTLV-I). La sclerosi multipla è senza dubbio il quadro più diffuso di questo gruppo di malattie: ha una prevalenza in Italia di 15 casi su 100.000 abitanti ma raggiunge in alcune regioni quali la Sardegna e la Sicilia un valore superiore. Come viene ben evidenziato in questo volume, la eziologia di questa malattia non è stata definitivamente stabilita e sebbene numerosi fattori siano stati chiamati in causa (genetici, autoimmuni, ambientali etc) non è da escludere un possibile inquadramento futuro della sclerosi multipla tra le malattie ad eziologia infettiva. La diagnosi della sclerosi multipla rimane fondamentalmente clinica poiché nessun sintomo e nessun esame paraclinico è sufficientemente specifico; è necessaria una attenta diagnosi differenziale che tenga conto del quadro clinico accompagnato da tutte quelle indagini che in questa monografia vengono in modo chiaro illustrate quali l’esame Caleidoscopio 3 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla del liquido cerebro-spinale, lo studio sierologico del sangue, la risonanza magnetica e altri nuovi e promettenti quali gli studi volumetrici tridimensionali, il transfer di magnetizzazione, la risonanza magnetica in spettroscopia ed altri. Gli Autori di questa monografia hanno, come nostro costume, una esperienza diretta delle problematiche e quindi sono testimoni credibili. Nel 1993 hanno avviato il primo Trial europeo, che si concluderà nel 1996, per il trattamento con beta-Interferon dei pazienti con Sclerosi Multipla nella fase relapsing-remitting. Lo studio è effettuato in collaborazione con la Clinica Neurologica dell’Università di Parma e con il Centro Sclerosi Multipla di Bologna. Il dottor Enrico Montanari lavora presso il reparto di Neurologia dell’Ospedale di Fidenza ed è responsabile del modulo di neuroimmunologia. Si interessa prevalentemente di Sclerosi Multipla ponendo attenzione alle problematiche poste dalla malattia e dalla terapia. Il dr. Ircano Cogato lavora presso il Laboratorio di Analisi dell’Ospedale di Fidenza dove ha organizzato il Settore di diagnostica liquorale in cui sono privilegiate le indagini biochimiche ed immunochimiche. Ha partecipato al lavoro del gruppo della Charcot Foundation per lo studio delle indagini liquorali per la Sclerosi Multipla. Sergio Rassu 4 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Introduzione La Sclerosi Multipla è una malattia demielinizzante del Sistema Nervoso Centrale caratterizzata da una disseminazione spaziale e temporale di segni neurologici. La conseguenza di tale disseminazione spaziale è il manifestarsi di sintomi a carico dei diversi sistemi funzionali in cui è organizzato il S.N.C. coinvolgendo altri organi ed apparati. Il substrato anatomo-patologico della Sclerosi Multipla è rappresentato dalle “placche“ di demielinizzazione che interessano la sostanza bianca degli emisferi, del tronco encefalico e del midollo. Le alterazioni riguardano la mielina, componente della guaina che avvolge i nervi e che permette la trasmissione nervosa. Le prime notizie che possono riferirsi a questa malattia, risalgono agli inizi dell’ottocento e sono dovute alle ricerche anatomo-patologiche che hanno permesso di comprendere il legame tra alterazione anatomica e manifestazione clinica. Prima con Friedriecks (1849) e successivamente con Charcot (1865), la malattia ebbe una descrizione ampia e corretta. Dopo la fase iniziale durante la quale la malattia è stata inquadrata nel suo aspetto clinico, gli sforzi sono stati rivolti allo studio della patogenesi. Le ricerche si sono presentate molto complesse. Dalle numerose osservazioni effettuate sono state proposte due ipotesi: quella virale e quella immunologica. L’ipotesi virale è stata avvalorata dal riscontro nel sangue periferico, nel liquor e nel tessuto cerebrale di anticorpi specifici. La molteplicità dei virus individuati ha però portato ad escludere l’azione virale come causa unica della malattia. Il riscontro di anomalie nel sistema immunitario, suffragato da numerosi dati di laboratorio, ottenuti sia su campioni di sangue periferico che di liquor, ha richiamato l’attenzione dei ricercatori inducendoli a considerare l’ipotesi immunologica. Tuttavia fino a questo momento, la malattia rimane ad etiologia non definita. Lo sviluppo della ricerca epidemiologica nella seconda metà del secolo, con la definizione di concetti, quali l’incidenza e la prevalenza, riferiti a dati di popolazioni, ha permesso di conoscere sia il numero di nuovi casi per anno per popolazione che il numero globale di casi per popolazione. Con i dati ottenuti è stato allora possibile tracciare le mappe delle zone di rischio. Sono stati studiati i fenomeni migratori, le incidenze genetiche e familiari. Un indicatore significativo della malattia è rappresentato dal rilievo nel liquor di IgG di tipo oligoclonale (bande oligoclonali). Il loro riscontro è indice di produzione locale (sintesi intratecale). Lo sviluppo della radiologia per immagini (RMI) è l’ultima grande innovazione che ha trovato applicazione nelle indagini per la S.M. Permette Caleidoscopio 5 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla infatti sia di rilevare la demielinizzazione nelle placche, sia di studiarne la natura attraverso la spettroscopia, sia di controllarne l’evoluzione. Ne emerge ancor di più la caratteristica di malattia variabile, polimorfa, imprevedibile in cui non sempre è possibile correlare i sintomi con le evidenze di laboratorio (biologiche e radiologiche). Aspetti anatomo-patologici Il danno a livello del S.N.C. è rappresentato dalla demielinizzazione, dalla alterazione della mielina che è la sostanza fondamentale della guaina che riveste molti nervi. La mielina è composta da sovrapposte lamelle di sostanza lipidica (Fig. 1). Viene prodotta dagli oligodendrociti, una delle classi delle cellule nervose (nel Sistema Nervoso Periferico invece viene prodotta dalle cellule di Schwann). La mielina è fondamentale per la trasmissione dell’impulso nervoso (Trasmissione saltatoria). Si distribuisce infatti sul nervo formando dei manicotti interrotti da nodi (nodi di Ranvier) (Fig. 2). Se la conduzione passasse per l’asse continuo del nervo, impiegherebbe un tempo nettamente superiore alle necessità. Figura 1. Fibra mielinica da corpo calloso di coniglio (foto tratta daWaxman ‘ 85). 6 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Figura 2. Microfotografia elettronica di sezione longitudinale di nodo di Ranvier da nervo ottico di ratto (foto tratta da Waxman ‘ 85). La demielinizzazione nel S.N.C. avviene per gruppi di nervi, determinando una alterazione concentrica (placca). La sua formazione si compone di due fasi: 1- concentrazione in un punto dei fattori umorali e cellulari dell’infiammazione (macrofagi, granulociti, linfociti, immunoglobuline) ed alterazione della barriera ematoencefalica (fase flogistica); 2- processo biochimico -immunologico di alterazione della mielina. Questa avviene con due modalità: la prima con una alterazione vacuolare contenente frammenti granulari di mielina, la seconda con alterazioni delle lamelle che circondano i nodi Ranvier. La prima è una tipica fase di degenerazione walleriana e può essere seguita da una reazione gliale (reazione primaria). Determina inoltre una cospicua formazione di lisosomi in cellule lontane dalla placca, come gli oligodendrociti, gli astrociti e la microglia (reazione secondaria) (Fig. 3). Una osservazione ormai consolidata da numerosi lavori conferma la presenza in placche sia recenti che di vecchia data di un processo riproducente la mielina che viene chiamato “ rimielinizzazione “. Si compone di una fase produttiva che compare a livello dei nodi di Ranvier e da una fase proliferativa delle cellule oligodendrocitiche nel tessuto circostante. Il fenomeno può essere lento oppure rapido. Caleidoscopio 7 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Figura 3. Sezione anatomo-patologica di cervello con le classiche aree di demielinizzazione nella sostanza bianca sotttocorticale: tale reperto può essere di riscontro occasionale. Epidemiologia Un importante e valido aiuto alla comprensione della S.M. è venuto dalla epidemiologia non tanto per la parte che riguarda i fattori comuni a tutte la malattie, quanto per gli elementi più specifici. E’ noto che lo studio dell’etiologia, sia riferito all’agente sia ai fattori che predispongono gli individui alla acquisizione o alla resistenza alla malattia, è un elemento fondamentale della epidemiologia. La proiezione su una vasta popolazione dei dati che man mano vengono raccolti, aiutano a capire l’ampiezza del fenomeno patologico e la eventuale partecipazione di fattori marginali che però concorrono in modo determinante allo sviluppo ed al mantenimento della malattia. L’epidemiologia rivolge la sua attenzione agli elementi che influenzano una popolazione, rendendola suscettibile o resistente all’azione di un agente patogeno. La elaborazione dei dati raccolti con le numerose osservazioni ha aperto un piccolo spiraglio per la conoscenza della S.M.. Importante si è dimostrato lo studio della sua distribuzione geografica che va dalla zona temperata a quella freddo-umida. Fa spicco la presenza di un gradiente che va aumentando da Sud verso Nord e la comparsa della malattia in luoghi 8 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla originariamente non toccati dalla stessa, a seguito della immigrazione di individui provenienti da zone geografiche ad elevata incidenza della malattia. Il riferimento geografico comprende tutte le regioni dell’Europa con una incidenza maggiore nelle regioni del Nord rispetto a quelle del Sud. Si passa infatti da una prevalenza di 30-60 casi per 100.000 abitanti ai 5-15 casi per 100000 abitanti. Tale situazione si ripete anche per il Nord-America. Sia in Europa che in Nord-America sono presenti realtà con più alta incidenza della malattia (ne sono un esempio le Faroer) come pure zone in cui si osserva una alta incidenza in più di un familiare come in una regione della Finlandia. Per le regioni del Nord-Africa non si hanno purtroppo dati certi; si ha comunque una prevalenza molto bassa della malattia. L’insieme dei dati di oltre 350 lavori epidemiologici ha permesso di stendere una mappa di prevalenza della malattia legata alla latitudine e in 3 zone di distribuzione: 1 - una zona ad alto rischio con prevalenza maggiore di 30 per 100.000 abitanti, comprendente l’Europa del Nord, quella centrale, l’America del Nord e il Canada; 2 - una zona a medio rischio con prevalenza tra 5 e 29 per 100.000 abitanti alla quale appartengono il sud degli Stati Uniti e il sud dell’Europa con l’area mediterranea; 3 - una zona a bassa frequenza con prevalenza inferiore a 5 per 100.000 abitanti comprendente le aree studiate dell’Asia e dell’Africa e la regione dei Caraibi (Fig. 4). Figura 4. Mappa delle aree epidemiologiche del rischio (alto- medio basso) per la malattia (tratta da Kurtzke ‘ 85). Caleidoscopio 9 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Il difetto di questo modello è proprio l’essere fondato sulla prevalenza, stimata nell’arco di 30-40 anni, in tempi diversi e in realtà geografiche diverse. La durata della malattia si è infatti modificata area per area in rapporto alla evoluzione dei supporti assistenziali e terapeutici. Anche l’Italia da anni è sottoposta ad indagine epidemiologica per stabilire l’entità sia dell’incidenza che della prevalenza. In entrambi i settori tutti gli studi hanno confermato valori che collocano il nostro territorio tra le aree europee di medio rischio, assimilandolo a quello del centro europa. I valori medi sono rappresentati dagli studi fatti nella provincia di Ferrara. Sono definiti come: incidenza 2.1/100.000; prevalenza 46/ 100.000. La Barbagia è un’area a parte, considerata ad alto rischio come emerge dai dati di prevalenza. Per l’esame dei fattori di rischio è stata condotta una indagine multicentrica nel periodo 1980-85 (commissionata dalla Società Italiana di Neurologia) sull’importanza dell’immigrazione interna, del fumo e della attività lavorativa da cui non sono emersi dati significativi. Notevole importanza rivestono gli studi volti ad individuare fattori di rischio. Per poter spiegare la distribuzione geografica sono stati studiati: la lunghezza del giorno, l’altitudine, le radiazioni solari, la temperatura annuale media, la dieta. L’ipotesi che il fattore esogeno responsabile della malattia sia un virus è l’ipotesi più accreditata dai ricercatori per interpretare i dati epidemiologici. Sono stati considerati più di 20 virus e recentemente anche i retrovirus correlati con il gruppo HIV. Questa ipotesi si è dimostrata impossibile da confermare. Lo stesso discorso va fatto per il ruolo etiologico svolto dalle comuni malattie virali dei bambini quali il morbillo e la parotite se contratta in età scolare. Nell’ambito degli studi epidemiologici, gli studi su processi migratori delle diverse comunità, osservazioni effettuate in Israele, USA e Sud Africa, hanno posto in risalto che la malattia si manifesta di norma in una fascia di età compresa fra 15-50 anni e che la presenza della malattia prima dei 15 anni costituisce un evento molto raro. Inoltre se una persona si sposta da una zona a bassa incidenza ad un’altra con alta incidenza, dopo l’età di 15 anni, sembra mantenere la bassa probabilità di essere coinvolta nella Sclerosi Multipla; mentre se si sposta nei primissimi anni dopo la nascita, acquisisce la stessa probabilità di malattia della zona in cui si stabilisce. Tutte le osservazioni non son mai state in grado di indicare un preciso agente quale causa primaria capace di indurre e supportare la S.M.; tale situazione ha indotto a pensare che nella sua genesi abbiano importanza oltre ad una predisposizione genetica, anche l’azione di agenti ambientali ed alcune peculiarità del soggetto, cioè l’età ed una anomalia nel meccanismo di omeostasi del sistema immunitario. In altri termini, si pensa che la malattia debba la sua espressione a fattori di tipo esogeno, ad esempio come conseguenza di una infezione virale, uniti a fattori di tipo endogeno che si esprimono sotto forma di fenomeni autoimmuni. In effetti le due com- 10 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla ponenti della Sclerosi Multipla, esogena ed endogena, appaiono essere aspetti nosologici rilevanti della malattia. Per avvalorare questa ipotesi etiopatogenetica le ricerche si sono allargate nel campo della biochimica, della genetica, della virologia e della immunologia. L’apporto di ciascuna di esse, anche se allo stato attuale non ha portato alla risoluzione di tutti i problemi di tipo diagnostico e terapeutico, sta contribuendo ad una migliore conoscenza della malattia e ad una più corretta valutazione delle sue manifestazioni. Aspetti clinici La diagnosi di Sclerosi Multipla è di natura clinica e si basa su una distribuzione dei segni neurologici nel tempo e nelle diverse regioni del S.N.C.: diffusione temporale e spaziale. In relazione ad una classificazione, dai diversi autori è stata proposta una definizione in probabile, possibile e definita (Allison 54, Mc Alpine 72, Schumache 65, Mc Donald 77, Poser 76). La “Working International Commitee “ ha stabilito che col termine di Sclerosi Multipla clinicamente definita “, si deve intendere: A - due attacchi e l’evidenza clinica di due lesioni separate; B - due attacchi con l’evidenza clinica di una sola lesione e l’evidenza di laboratorio di un’altra e separata lesione. I due attacchi devono colpire differenti parti del S.N.C. e devono essere separati da un periodo di almeno un mese e devono durare almeno 24 ore. Come metodo conclusivo è da considerare la presenza di due attacchi con l’evidenza di segni relativi a due differenziazione del S.N.C. o di un attacco con segni relativi ad un’altra zona del S.N.C. La sintomatologia presentata più frequentemente dai pazienti con S.M. è caratterizzata da: disturbi della visione; diplopia; deficit della coordinazione; deficit del tronco encefalico percentuale cerebellare; spasticità; parestesia; deficit delle diverse sensibilità; alterazione vescicale e sessuale; segni focali degli emisferi cerebrali. Le crisi più frequenti sono contraddistinte da: parestesia; Caleidoscopio 11 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla difetto visivo unilaterale; difetto piramidale unilaterale; atassia; paraparesi; vertigine; nausea e vomito; diplopia. Rimane controverso il problema della Neurite Ottica Retrobulbare (NOR) unilaterale che appare essere un dato clinico costante delle prime fasi della malattia. Molti autori la considerano di fatto una malattia demielinizzante anche perché il 40-60% di NOR evolve in Sclerosi Multipla, in considerazione che in tutti i lavori presentati esistono segni di demielinizzazione al liquor e MRI fino al 90%. La nostra esperienza conferma gli alti reperti di aree di demielinizzazione alla MRI ed al liquor in corso di NOR. L’esordio sia dei sintomi che delle crisi è spesso ictuale e, in considerazione della giovane età e del sesso femminile predominante, deve essere esclusa la patologia vascolare: arterite, effetti della pillola anticoncezionale, vasculite da anticorpi antifosfolipidici. In conclusione i grandi settori di interessamento clinico si possono riassumere: 1 - sintomi oculari caratterizzati da disturbi della visione (calo del visus come nella neurite ottica retrobulbare) e da disturbi della motilità oculare estrinseca o unilaterale (paralisi del IIIo, IVo, VIo) o coniugata; 2 - disturbi della sensibilità che si presentano come parestesie ad un arto, ad un lato, al tronco, alla faccia e alle regioni metameriche; 3 - disturbi della coordinazione rappresentati da dismetria ad un arto, a entrambi gli arti di un lato, o atassia e titubazione del tronco; 4 - disturbi piramidali che possono presentarsi come paraparesi, paraplegia, emiparesi, monoparesi, ma che si esprimono con deficit di forza, spasticità e clono ora di caviglia ora di rotula; 5 - disturbi sfinterici a carico della vescica con incontinenza, minzione imperiosa. La dominanza dei sintomi oculari ha portato ad affinare gli studi ed i tests di neuro-oftalmologia. E’ tipico il riscontro di allargamento della macchia ceca all’esame del campo visivo; così come l’alterazione del riconoscimento dei colori al test. Compare spesso il dolore alla regione oculare e col movimento del bulbo. Lo studio dei potenziali evocati visivi è importante anche in una fase precoce perché studia le vie ottiche nella loro estensione. Accanto ai disturbi sensoriali è spesso presente il segno di Lhermitte, ovvero una “ scossa “ che scende lungo la schiena alla flessione del capo. Il rilievo di parestesie è un dato frequente per una popolazione giovane e può essere legata ad altre patologie che devono essere indagate: ipocalcemia, neuropatia periferica, epilessia. Si associa frequentemente la fatica che può essere isolata come sintomo ed 12 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla è rappresentata da uno stato clinico prolungato e non riferito a sforzi muscolari. E’ un sintomo che ha trovato dignità clinica autonoma anche in altre malattie neurologiche: atassia cerebellare, malattia del midollo (mielopatia spondilaria compressiva e siringomielia). La vertigine con nausea e vomito, accompagnata dal rilievo di nistagmo, può essere un unico e persistente sintomo. Vi sono poi sintomi poco frequenti: le crisi epilettiche vere e proprie, sia focali che generalizzate possono essere l’espressione di una localizzazione sulle vie sottocorticali epilettogene. Un capitolo a parte meritano i disturbi del carattere, della personalità e dell’umore, intesi non quanto reazione psicologica alla malattia, ma quanto espressione delle vie che partono dalla corteccia frontale e dal lobo temporale. La somministrazione di tests neuropsicologici ha accertato la presenza, come sintomo più frequente,di depressione alternata a euforia immotivata, con disturbi della sessualità e a sintomi nevrotici di fobia e ossessioni. Sono alterati anche l’attenzione, la concentrazione e la memoria di fissazione. Un discorso particolare meritano le alterazioni sessuali quali l’impotenza, il deficit di erezione e la caduta della libido: sono disturbi che hanno una logica nel danno delle vie centrali e midollari in particolare. Per una valutazione quantitativa del segno neurologico, Kurztke ha messo a punto una scala funzionale che esplora le funzioni secondo un punteggio riportato a lato. La valutazione clinica, definita dei Sistemi Funzionali, interessa in ordine le seguenti funzioni: piramidali, cerebellari, del tronco encefalico, sensitiva, sfinteriche, visive, mentali, della spasticità ed altre. Ad esse viene dato un punteggio da 0 (zero) a 6 (considerando 9 come non noto). I punteggi vengono raccolti alla fine, divisi per il numero delle funzioni; il risultato indica uno stato clinico che Kurtzke ha riportato a parte, quale scala di Invalidità (Disability Status Scale - DSS) e Scala di Invalidità Espansa (Expanded Disability Status Scale - EDSS). In esse il deficit delle funzioni (alterazione dei sistemi funzionali) viene coniugato all’interessamento dell’autonomia motoria e funzionale. La metodologia indicata da Kurtzke permette di avere un linguaggio comune per tutti i ricercatori e di poter seguire ordinatamente i follow-up terapeutici. Classificazione della sclerosi multipla Dagli inizi degli anni 60 ad oggi, a seguito della acquisizione di nuove tecnologie strumentali di indagine, le notizie sulla S.M. hanno iniziato ad accumularsi con maggiore intensità ed a fornire notizie più precise. Alla valutazione ottenuta con i dati della sintomatologia negli anni 60, sono stati aggiunti i criteri derivati dalle indagini con i potenziali evocati durante gli Caleidoscopio 13 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla anni 70; mentre negli anni 80 un aiuto straordinario è venuto dalla risonanza magnetica e dallo studio liquorale. I risultati ottenuti con le nuove indagine hanno dettato i rilievi per la stesura di un profilo continente i criteri diagnostici che definiscono la S.M. Lo schema è stato proposto da Poser et al. nel 1983 e compendia le notizie derivate dalla clinica con notizie provenienti da metodi di indagine. Sono previste quattro condizioni così definite: 1 - clinicamente definita: i parametri clinici di diagnosi sono sufficienti alla corretta valutazione della realtà neurologica; 2 - definita in funzione dei dati di laboratorio: la positività degli esami effettuati sul liquor (ricerca delle bande oligoclonali) è fondamentale nel caso in cui i soli rilievi clinici non sono sufficienti a dirimere dubbi diagnostici; 3 - clinicamente probabile: si ha quando la rilevanza clinica non ha il dovuto supporto dalla indagine strumentale e di laboratorio; 4 - probabile in relazione ai risultati di laboratorio: in questo caso il mancato conforto della evidenza clinica ha un efficace aiuto dalla presenza delle bande oligoclonali nel liquor. La classificazione di Poser et al. è l’ultima in ordine di tempo ed ha sostituito tutte quelle che erano state proposte in precedenza. Il decorso della S.M. dipende dalla dinamica del processo patologico su cui agiscono numerose variabili che tendono ad allontanarlo da una situazione di equilibrio stazionario ed a spingerlo verso la forma progressiva. Alle fasi di esacerbazione seguono periodi di remissione. L’intervallo di tempo che intercorre tra due ricadute non è un dato costante nella Sclerosi Multipla perché può andare da un periodo di alcune settimane ad alcuni anni. In relazione alla evoluzione nel tempo, si distinguono le seguenti fasi: 1 - Remitting: corrisponde allo stato di quiescenza della S.M.; 2 - Relapsing: è la situazione di fase attiva della S.M.; 3 - Relapsing - Remitting: si ha quando, dopo ripetuti attacchi succede un un periodo di cessazione della virulenza degli episodi; essi però hanno tendenza a ripetersi dopo un determinato tempo non calcolabile o definibile a priori; 4 - Remitting - Progressive: quando gli attacchi si ripetono con frequenza ravvicinata senza entrare quasi mai nello stato di defervescenza. Rappresenta la condizione più difficile e più impegnativa poiché corrisponde ad un costante peggioramento delle condizioni del paziente (Secondary progressive). 5 - Chronic - Progressive: quando un solo segno contraddistingue lo stato della malattia e progredisce ora a “ scalini “ ora lentamente ingravescente (è di solito il caso della paraparesi) Qualche autore mette in questo capitolo la paraparesi idiopatica (Primary Progressive). 14 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Storia naturale e prognosi La malattia appare polimorfa e così variabile ed imprevedibile da non poter essere inquadrata in uno sviluppo omogeneo. Di fronte ad una larga parte di pazienti che possono presentare una sola crisi o poche crisi, vi sono pazienti con una storia rapidamente invalidante. Gli studi di prognosi evidenziano che il 25% dei pazienti con S.M. probabile mostra progressione in una forma definita nell’arco di 5 anni, dei quali il 21% come lenta e solo il 4% come rapida evoluzione. E’ inoltre risaputo che il 42% dei pazienti con S.M. probabile sviluppa una progressione nell’arco di 15 anni, con una forma definita benigna. Molti autori considerano importante per la prognosi il sintomo iniziale dal momento che i disturbi del tronco encefalico e della coordinazione sono i più importanti e progressivi. Sulla predittibilità della disabilità e sulla morte influiscono l’età giovane, la frequenza delle crisi in un anno e la ripresa parziale dopo un deficit. Sulla aspettanza di vita sono stati fatti più studi i quali ritrovano una vita media di 35 anni dopo l’insorgenza della malattia. Le cause di morte sono rappresentate da infezioni intercorrenti. Valutazione neurofisiologica Secondo quanto descritto nei rilievi di patologia, la Sclerosi Multipla ha come primo e principale danno la alterazione della conduzione motoria lungo il nervo per la perdita della mielina e della morfologia a nodi (Fig. 5). Lo studio multimodale dei Potenziali Evocati, elettrici e magnetici, permette una precisa definizione del danno e un controllo dell’evoluzione della malattia. In particolare i Potenziali Evocati Visivi, del Tronco encefalico, Somatoestesici, sono entrati nella pratica clinica. La stimolazione di un organo di senso o di un nervo periferico, evoca una risposta elettrica nella corrispondente area sensitiva.cerebrale e interessa allo stesso tempo un certo numero di circuiti sottocorticali. Di essi si studia l’ampiezza della risposta e la latenza (Fig. 6). A - Potenziali Evocati Visivi (PEV): sono ottenuti per stimolazione monoculare (Checkboard pattern reversal) mediante schermo televisivo, con luminescenza media 70 cdm, utilizzando frequenze spaziali di 60’ e 30’ con contrasto del 50%, alla frequenza di 1.6 Hz. Si valuta l’ampiezza e la latenza dell’onda principale (P100) B - Potenziali Evocati Acustici Troncoencefalici (BAEP): sono ottenuti per stimolazione monoaurale con clicks in rarefazione, 70 dB sopra la soglia Caleidoscopio 15 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Figura 5. Rappresentazione schematica delle alterazioni che interessando la mielina danno un deficit della progressione dello stimolo elettrico del nervo. Figura 6. Rappresentazione del deficit del potenziale elettrico nei diversi tipi di lesione del nervo. 16 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla uditiva, con frequenza di stimolo 10 Hz. Sono misurate le latenze delle principali componenti e i relativi interpicchi I - III, I - V, III - V. C - Potenziali Evocati Somatosensoriali (SEP) con stimolazione agli arti superiori del nervo mediano al polso, registrazione dal punto di ERB, apofisi spinosa di C6, area (C3 - C4) corticale sia con referenza cefalica (F2) che extracefalica alla spalla (S4) e agli arti inferiori per stimolazione del Nervo Tibiale Posteriore al malleolo mediale, derivazione del poplite, dalle apofisi spinose di L3 - D6 - D10 e dall’area corticale specifica (C2). Risonanza Magnetico-Nucleare Delle tecniche radiologiche per immagini la RMI ha rapidamente sostituito la CT la quale difficilmente evidenzia le aree di demielinizzazione. La RMI è una metodica che sostituisce ai raggi X le onde elettromagnetiche ricostruendo al computer le immagini ottenute. E’ una indagine che presenta finalmente lo studio del tronco dell’encefalo e del midollo, sedi frequenti di placche. Consta di due tempi detti T1 e T2 ognuno specifico di morfologia e studio del parenchima. Nel 1978 Clow e Joung usarono una sequenza detta “Inversion Recovery“, altamente dipendente in T1 per mostrare un alto livello di contrasto tra la materia grigia e quella bianca: ciò suscitò un considerevole interesse nelle potenzialità della RMI poiché si poteva disporre di una tecnica capace sia di individuare una malattia demielinizzante, sia di permettere di seguirne l’evoluzione. Da allora la RMI è divenuta una indagine insostituibile e si è arricchita dei mezzi di contrasto paramagnetici che mostrano il danno di barriera proprio dalla prima fase di formazione della placca demielinizzante. In questi ultimi anni si è aggiunta anche la spettroscopia RM per esaminare i contenuti della placca secondo un marcante. Aree focali di aumentati T1 e T2 si riconoscono nella sostanza bianca sottocorticale, nel tronco encefalico e nel cervelletto. Caratteristiche sono poi le aree nel midollo cervicale e dorsale. Possono essere singole e confluenti, limitate ed estese (Fig. 7, 8, 9, 10, 11). Si accompagnano ad atrofia ventricolare (dilatazione) e corticale. L’aspetto più importante della RM nella Sclerosi Multipla è che essa permette la individuazione di lesioni clinicamente silenti. L’uso delle sequenze IR con T1 breve hanno consentito la visione di placche sui nervi ottici che solitamente sono la prima localizzazione della malattia. L’esecuzione seriata di RMI permette di monitorare la malattia nei follow-up terapeutici (Mc Donald 93). Caleidoscopio 17 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Figura 7. Mappa delle zone del S.N.C. maggiormente interessate dal processo di demielinizzazione: sostanza bianca sottocorticale e periventricolare, chiasma e nervo ottico, tronco encefalico e midollo spinale. Figura 8. MRI pesata in T2: presenza di area di demielinizzazione alla funzione cortico-sottocorticale. 18 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Figura 9. MRI pesata in T2: presenza di aree di demielinizzazione singole e confluenti “ a rosario” nella sostanza bianca periventricolare. Figura 10. MRI dell’encefalo con le aree di demielinizzazione nella sostanza bianca sottocorticale. Caleidoscopio 19 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Figura 11. MRI con aree di demielinizzazione a “ rosario “ e con confluenza tra di loro, tipiche della malattia. Fattori genetici La S.M. non appare essere una malattia genetica nel senso stretto della parola, in quanto non è evidente una relazione diretta tra difetto genico ed espressione della malattia. In generale si parla di malattia genetica quando, ad esempio, una carenza enzimatica dipende direttamente dalla anomalia del gene interessato. Allo stato attuale delle conoscenze, non esistono rilievi simili per la S.M.. E’ invece evidente che i pazienti esprimono con maggiore frequenza determinati tipi di marcatori cellulari, i quali potrebbero costituire quell’insieme di fattori genetici che rappresentano la suscettibilità di un individuo alla malattia. E’ difficile quantificare il contributo fornito dall’insieme dei valori che si possono raggruppare nell’espressione “ base genetica “ in quanto non sono definibili con esattezza. Due termini possono aiutare a inquadrare meglio il legame tra S.M. e genetica: suscettibilità e rischio relativo. Il termine suscettibilità appartiene alla genetica formale dell’uomo e viene usato in riferimento al comportamento additivo di diversi geni. La malattia si manifesterebbe quando la suscettibilità supera un determinato limite definito soglia. Per rischio relativo si intende invece la probabilità di sviluppo della malattia in funzione della presenza di alcuni marcatori cellulari. La presenza dei 20 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla polimorfismi genetici dei marcatori di superficie, fa ritenere plausibile un rischio maggiore di sviluppo della S.M. Due osservazioni in particolare hanno reso credibile un intervento di fattori genetici: 1- la constatazione dell’incremento della incidenza della malattia in ambito familiare, come è emerso dalle indagini sui gemelli; 2- il rilievo che nei vari gruppi etnici esistono delle differenze nella prevalenza della S.M. Lo studio è stato allora rivolto alle strutture coinvolte nella reazione immunitaria, cioè: il sistema di istocompatibilità HLA, il recettore per le cellule T, il complemento e le immunoglobuline. Il complesso HLA (Human Leucocyte Antigens) è costituito da diversi antigeni. Le molecole che lo compongono sono suddivise in categorie denominate “ classe I, II, III “ . Le molecole delle classi I e II appartengono alla superfamiglia delle immunoglobuline; sono glicoproteine e si trovano sulla superficie della membrana cellulare. Gli antigeni inclusi nella classe I sono definiti come HLA-A, HLA-B, HLA-C, mentre quelli che appartengono alla classe II sono designati con le sigle HLA-D, HLA-DR, HLA-DP, HLADQ. Gli antigeni di classe I sono distribuiti su ogni cellula presente in ogni tipo di tessuto; viceversa quelli di classe II sono peculiari delle cellule immunocompetenti, in particolare dei Linfociti B e dei Macrofagi. La funzione di tutti gli antigeni di classe I e II è di presentare l’antigene alle specifiche cellule immunocompetenti, i linfociti CD4 e CD8, dopo essere stato sottoposto al processo di frammentazione ed elaborazione. Dalle varie indagini è emersa la possibilità di un legame a rischio per i gruppi HLA-A3, HLA-B7, HLA-Dw1, HLA-DR2. Solamente quest’ultimo sembra correlare con la possibilità di sviluppo della malattia, anzi per il gruppo caucasico dell’Europa del nord e della parte ovest, è stato stabilita l’associazione di questo aplotipo con la S.M. E’ stato calcolato che le persone che esprimono HLA-DR2 hanno un rischio relativo uguale a 4.1. Il recettore per le cellule T è un eterodimero composto di due catene glicoproteiche denominate alfa e beta. Ogni catena ha una sequenza di amino acidi costante ed una parte variabile. La parte costante ancora la molecola alla membrana della cellula, mentre la parte variabile forma l’alloggiamento che accoglie l’antigene. La formazione della parte variabile delle due catene alfa e beta è dovuta al riarrangiamento di segmenti di gene; si genera in tal modo una grande diversità per effetto dell’elevato numero di combinazioni possibili: Per il segmento alfa la porzioni geniche interessate son V e J, mentre per la catena beta sono V, D, J. Il recettore di quasi tutti i linfociti è costituito dalle catene alfa e beta. Una piccola percentuale di linfociti T ha il recettore composto di due catene denominate gamma e delta. Anche in questo caso, ogni catena possiede una porzione costante ed una variabile. La parte variabile è derivata da un riarrangiamento di un segmento di gene. Caleidoscopio 21 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla La porzione variabile del recettore sembra correlare con la suscettibilità alla S.M. In particolare sarebbero interessate sottoregioni del locus del TcR denominate Vβ 8.1 e Vβ 11. Contemporaneamente sarebbe anche espresso HLA-DR2. Ulteriori dati ottenuti da caucasici nord europei, tutti con HLADR2, esibirebbero in prevalenza il riarrangiamento genico V β 5.2. A conferma dell’interessamento di questo locus, vi sono le indagini effettuate con topi con Encefalite allergica sperimentale (vale a dire anomali che presentano demielinizzazione e che costituiscono il modello sperimentale per la S.M.) in cui è stata notata nel midollo spinale, l’espressione della sottoregione Vβ 5.2 e Vβ 6. La struttura e la funzione del complemento e delle immunoglobuline sono ben conosciute. Per quanto riferisce alla S.M., dagli studi effettuati non è venuta una conferma definitiva di legame a rischio né per il gene per il complemento, né per il gene per le immunoglobuline. Fattori immunologici della demielinizzazione Il processo di demielinizzazione è il risultato di una serie eventi che comprende: 1 - l’attivazione del sistema immunitario; 2 - il danno della barriera ematoencefalica; 3 - il passaggio nel S.N.C. delle cellule attivate; 4 - l’aggressione alla guaina mielinica e la sua distruzione. 1 - attivazione del sistema immunitario a - processo infiammatorio Nel S.N.C. alcune aree, come il corpo calloso, zone del cervelletto e parti del midollo spinale, sono sede di infiammazione primarie. La S.M. è una malattia infiammatoria cronica in cui il sistema immunitario è fortemente coinvolto; riteniamo pertanto opportuno esporre a grandi linee alcuni concetti relativi al processo infiammatorio in generale. La possibilità di una infezione cerebrale dipende in particolare da due situazioni: 1- da un legame che si stabilisce tra accettore e recettore (interazione che è funzione della loro struttura); 2- dal periodo di permanenza dell’agente nelle strutture anatomiche in qualche modo collegate al Sistema Nervoso Centrale. Il decorso delle infezioni è estremamente complesso e passa attraverso 22 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla l’attivazione di diversi sistemi biochimici ed enzimatici e la stimolazione di cellule con funzione specifiche. I meccanismi dell’infiammazione possono dare origine ad una immunità cellulo-mediata che coinvolge i linfociti T e le cellule capaci di presentare l’antigene, dopo averlo processato, nel contesto del MHC di classe II. L’attivazione linfocitaria induce secrezione di citochine le quale sono capaci di promuovere effetti biologici e/o di agire come fattori regolatori modulando la funzione di diverse cellule. Un esempio è dato dalla produzione di IL-1 da parte delle cellule della microglia; la citochina stimola la proliferazione delle cellule T, l’attivazione delle B e la esposizione delle molecole di adesione leucocitaria ELAM-1 ed intercellulare ICAM-1 da parte delle cellule dell’endotelio. L’infiammazione può instaurare una risposta mediata da complessi che seguono l’interazione Antigene-Anticorpo con attivazione del complemento. Al processo infiammatorio partecipano sia i neutrofili,che non hanno una specifica ubicazione, sia i macrofagi e cellule dell’endotelio che di norma risiedono nei tessuti, Le cellule possono rilasciare mediatori (ad es. di tipo enzimatico) in grado di potenziare un’azione specifica. b - linfociti B I linfociti B sono i precursori delle plasmacellule. Legano l’antigene ai recettori di membrana che sono costituiti da immunoglobuline; l’interazione induce l’attivazione e la proliferazione delle cellule con uguali caratteristiche immunologiche (clone). Le immunoglobuline di membrana si differenziano e si caratterizzano per la porzione che serve ad ancorarle alla membrana linfocitaria, mentre quelle secrete costituiscono gli anticorpi. In condizioni di normalità al termine della fase di proliferazione le cellule ritornano allo stato di quiescenza, mantenendo però la memoria dell’evento immunologico. I linfociti B hanno antigene MHC di classe II che serve per l’interazione con i linfociti T. Sono anche presenti marcatori di membrana specifici come il recettore per i frammenti della componente C3 del complemento, la porzione Fc delle immunoglobuline ed infine i recettori per i fattori di accrescimento e differenziazione. E’ possibile studiare i linfociti B stimolandoli con lipopolosaccaride (LPS) che induce una risposta senza la cooperazione dei linfociti T o con P-mitogen che, al contrario, agisce richiedendo la presenza dei T helper. Si è così potuto osservare che linfociti B dei pazienti con Sclerosi Multipla, se prelevati durante la fase di acuzie della malattia, danno risposte aumentate quando sono stimolati con mitogeni; questo comportamento è apparso essere legato al deficit di linfociti T suppressor. c - linfociti T Il loro sviluppo procede attraverso complessi processi di maturazione. Avviene nel timo, organo linfoide che acquista in tal modo un ruolo centrale Caleidoscopio 23 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla nella funzione immunitaria anche se non è direttamente coinvolto nelle reazioni. Non tutti i linfociti T prodotti entrano nel circolo generale distribuendosi negli organi linfoidi, ma solo quelli che hanno superato un processo di selezione attraverso il quale sono eliminati tutti i cloni che potrebbero diventare autoreattivi una volta raggiunti i vari tessuti e organi. Il processo di delezione è della massima importanza ed è basilare nel coordinamento delle attività del sistema immunitario. Servendosi di anticorpi specifici, sono state riconosciute, sulla superficie delle membrane delle diverse cellule, molecole dotate di particolari funzioni. Alcune sono presenti su tutti i linfociti T, mentre altre sono peculiari delle sottopopolazioni in cui è divisa l’intera famiglia delle cellule T. Questa suddivisione rispecchia una specializzazione funzionale acquisita dalle cellule durante la fase di maturazione. Le cellule T svolgono una funzione regolatrice ed effettrice della risposta immunitaria. Per il tipo di glicoproteina presente sulla superficie della cellula sono distinte in due sottopopolazioni principali: la prima con funzione helper-inducer con MHC di classe II in grado di produrre una notevole quantità di linfochine e definite cellule CD4, la seconda con funzione suppressor con MHC di classe I. All’interno della sottopopolazione linfocitaria CD4 sono stati individuati due sottotipi, CD4+ CD45RA+ e CD4+ CD29+, quest’ultimo presente nei bordi delle placche del Sistema Nervoso Centrale. Le cellule T helper possono anche essere separate in due sottogruppi in funzione dei tipi di citochine elaborate. I linfociti CD8+ hanno funzioni suppressor e killer-citotossiche. Producono scarse quantità di linfochine. Nelle forme cronico-progressive della Sclerosi Multipla e durante le sue fasi attive, la loro presenza è ridotta in percentuale rispetto ai valori di normalità. E’ riscontrato anche una alterazione del rapporto helper/suppressor (in aumento) nelle forme cronico-progressive e relapsing-remitting. Il numero dei linfociti presenti nel liquor è basso. Per poter analizzare compiutamente le caratteristiche dei tipi linfocitari presenti ed in relazione alle ridotte aliquote di liquor disponibili,si sono dovuti affrontare problemi metodologici. Dalle risposte ottenute con induzione mitotica delle colture cellulari e dagli studi effettuati con colture miste nelle quali si trovavano anche i linfociti B, è apparso che il comportamento anomalo doveva essere attribuito solo alla funzione suppressor dei linfociti CD8, mentre la funzione citotossica si comporta in modo regolare. Sembra esistere una connessione tra la comparsa di nuove aree di demielinizzazione visibili alla risonanza Magnetica e la capacità suppresor ridotta. Tale comportamento sembra correlare con l’attività della sottopopolazione CD4+ CD45RA+ che si riduce di numero. Siamo dunque in presenza di una carenza nel controllo della regolazione non dovuto a difettosa funzione effettrice, ma probabilmente a basso livello di segnale conseguente forse a ridotta presenza di uno o più 24 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla fattori. Non è ancora chiaro il comportamento delle cellule nelle varie fasi della malattia potendo trattarsi di oscillazioni periodiche della attività delle cellule in particolare dei linfociti T. Sia i linfociti T che B attivati, secernono antigeni solubili di classe I (sHLA). La sintesi intratecale di questi antigeni è stata osservata nelle infezioni cerebrali da HIV e da Varicella-Zoster. Nella S.M. i livelli sHLA sono indicativi della forma attiva: valori normali si riscontrano nella fase di quiescenza mentre valori aumentati si ottengono nella fase di relapsing. Il meccanismo di attivazione dei linfociti T dovuto ai superantigeni, sta richiamando l’attenzione di molti ricercatori per un possibile ruolo di queste molecole nelle patologie che possono evolvere in processi di tipo autoimmunitario. Questi attivatori oligoclonali agiscono sui linfociti T CD4+ legandosi alla porzione Vβ del recettore T. I linfociti T stimolati, rilasciano elevate quantità di IL-2. I superantigeni esercitano la loro azione su più cloni, attivando di conseguenza una risposta multifocale. d - citochine Le citochine sono sostanze proteiche spesso glicosilate prodotte dalle cellule del sistema immunitario. Le loro funzioni sono complesse: legandosi ai recettori di membrana, regolano la durata e l’ampiezza della risposta immunitaria. Comprendono le interleuchine, i tumor necrosis factors, gli interferoni e i fattori stimolanti le colonie. Tutte le citochine hanno un ruolo di maggiore o minore importanza nel promuovere lo sviluppo della S.M. o nel mantenerne il decorso; tratteremo quelle che sono state studiate con maggiore intensità. Il TNF-alfa è rilasciato dai macrofagi ed è molto attivo nella infiammazione. E’ prodotto anche dalle cellule cerebrali. I pazienti con S.M. hanno sia macrofagi che astrociti positivi per il recettore del TNF-alfa. Si era sempre ritenuto che Il TNF non fosse in grado di superare la barriera; recentemente si è visto invece con prove effettuate su topi, che lo si ritrova nel compartimento liquorale dopo una iniezione endovenosa. Comportamento analogo è manifestato da Il-1alfa e IL-1beta Il TNF-alfa è determinante nella formazione della lesione e del danno di barriera. Vi è infatti una correlazione tra livello di TNF-alfa e danno di barriera nei pazienti con S.M. Le cellule di microglia e gli astrociti, quando coltivati in vitro, oltre a TNF-alfa elaborano e rilasciano anche IL-1 e IL-6, sottolineando un tal modo la loro capacità a rispondere alle sollecitazioni immunologiche. Anche i livelli di IL-2, molecola prodotta sempre dai linfociti T, sono aumentati nei pazienti con S.M. in fase attiva e correlano con i livelli riscontrati per il TNF-alfa. IL-2 serve per la differenziazione e la proliferazione della cellule T, ma agisce anche sulle B e sulle NK. Utile marcatore per la S.M. si è dimostrato il recettore solubile dell’IL-2. E’ un complesso molecolare composto di due catene polipeptidiche denominate alfa e beta. I Caleidoscopio 25 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla linfociti T devono captare il suo segnale per inviare a proliferare; IL-2R deve essere espresso sulla superficie della membrana. Normalmente nel siero il livello di IL-2R è basso; è invece aumentato significativamente nelle S.M soprattutto durante la fase attiva rispetto alla fase di remissione. Gli interferoni sono distinti in tre forme molecolari denominate: IFN-alfa, IFN-beta, IFN-gamma ciascuna con funzioni distinte. IFN-gamma è una glicoproteina composta di 146 amino acidi. E’ secreto dai linfociti T CD4+ attivati [che successivamente diventano CD4+ di memoria (CD45 RO, CD58+)], ma non dalle cellule T CD4+ vergini (CD45 RA, CD58-). Possiede una forte azione immunomodulante stimolando in particolare l’espressione del recettore Fc, degli antigeni tumore-associati, la citotossicità anticorpo-dipendente ed aumentando la citotossicità linfocitaria in collaborazione con IL-2. Vi è correlazione tra livello di IFN-gamma e processo demielinizzante: nel liquor di pazienti è stata dimostrata sia la presenza di linfociti T secernenti, sia l’aumento della sua concentrazione in concomitanza degli attacchi. IFN-beta impedisce l’induzione di MHC di classe II su astrociti, macrofagi e cellule endoteliali, contrastando lo stimolo dell’IFN-gamma. E’ importante quindi sottolineare che nelle lesioni dei pazienti con S.M. gli astrociti e le cellule di microglia producono IFN-beta e IFN-alfa, quest’ultimo prodotto anche dai macrofagi. Si stanno svolgendo in questo periodo trials terapeutici con l’impiego di IFN-beta nel trattamento della S.M. Sembra agire diminuendo la concentrazione di mRNA dell’IFN-gamma. 2 - danno di barriera Un evento importante nella patogenesi della Sclerosi multipla è il danno della barriera ematoencefalica, struttura anatomicamente costituita dall’epitelio coroidale, dalle membrane dell’aracnoide e dalle cellule dell’endotelio capillare e caratterizzata dalle “Tight junctions”. La funzione primaria della barriera è di fungere da filtro tra il compartimento plasmatico e quello cerebrale o liquorale, modulando lo scambio di soluti tra le due parti. La prima osservazione fatta da Dawson nel lontano 1916 di un rapporto tra presenza delle lesioni nel Sistema nervoso Centrale ed il danno di barriera, ripresa successivamente da Lundsen nel 1970 è stata ora definitivamente confermata. A causa del danno si verificherebbe una infiltrazione linfocitaria e l’inizio del processo autoimmunitario che porterebbe alla demielinizzazione del nervo. Il processo comprenderebbe una iniziale adesione delle cellule infiammatorie all’endotelio dei vasi del Sistema Nervoso Centrale per mezzo di molecole espresse sulla superficie della membrana e la successiva migrazione di cellule infiammatorie in aree del cervello. La loro presenza determinerebbe 26 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla l’inizio dell’azione demielinizzante. La comprensione del meccanismo del danno di barriera si dimostra pertanto di vitale importanza. Studi in vitro hanno dimostrato che l’endotelio vascolare che forma la barriera ematoencefalica ha minore capacità adesiva verso i linfociti rispetto all’endotelio di altri distretti, capacità che l’endotelio della barriera potrebbe aver acquisito da fattori elaborati dagli astrociti. Il passaggio dei linfociti sarebbe facilitato dal grado di attivazione linfocitaria e dall’azione delle citochine come IFN-gamma o il TNF-alfa, il primo favorendo l’aumento del grado di adesività, il secondo inducendo l’espressione delle molecole sulla superficie della membrana. L’attenzione sul possibile ruolo delle molecole di adesione, espresse sull’endotelio vascolare nel processo dinamico della barriera, è stato sottolineato da Huges et al. nel ‘88. Sono state studiate diverse molecole; nella patogenesi della Sclerosi Multipla oltre alla ICAM-1 sarebbero incluse MECA-235, HECA-425, VCAM-1. Il legame tra ICAM-1 e la corrispondente molecola LFA-1 espressa sulla membrana dei linfociti, rappresenta il momento iniziale della risposta immunitaria. E’ il passaggio obbligato anche per le interazioni cellulari che si svolgono nel Sistema Nervoso Centrale nei pazienti con Sclerosi Multipla. Recenti osservazioni hanno dimostrato la presenza di ICAM-1 nel siero e nel liquor di pazienti in fase attiva. Non è ancora conosciuto in modo esauriente il processo del danno di barriera; tuttavia un ruolo importante sarebbe svolto dal TNF-alfa, sia perché vi è evidenza che il suo livello correla con il danno di barriera durante la fase attiva della malattia, sia perché il TNF-alfa è in grado di danneggiare l’endotelio dei vasi. 3 - passaggio nel S.N.C. di cellule attivate La barriera è una struttura dinamica. Assolve diverse funzioni, ma in particolare mantiene un perfetto equilibrio tra il compartimento cerebrale ed il compartimento plasmatico e contiene il passaggio delle cellule impedendo soprattutto l’ingresso, nel distretto cerebrale, di quelle attivate. La perdita della funzione di controllo favorisce l’infiltrazione di cellule che, attivate verso componenti della mielina, aggrediscono la guaina danneggiandola e provocando la placca di demielinizzazione. I linfociti B con marcatore di superficie CD5+ e CD19 si riscontrano nel Liquor di circa il 90% dei pazienti con Sclerosi Multipla rispetto al 50% dei controlli. Sono attivi verso la mielina (80% dei casi) e la proteina basica della mielina (60% dei casi) ed anche nei confronti di diversi virus. Si riscontra peraltro, nei pazienti con Sclerosi Multipla, una discreta diversità di attivazione tra le cellule B presenti nel liquor e quelle ematiche quasi che a livello ematico sia presente una attivazione meno specifica. Caleidoscopio 27 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla 4 - aggressione alla mielina e formazione della placca La mielina e la guaina mielinica sono le strutture bersaglio nella Sclerosi Multipla. La mielina è costituita da lipidi (85%) e da proteine. Non è costituita da lipidi esclusivi; la presenza più consistente è dovuta al lipide Cerebroside. Contiene invece proteine specifiche. Le principali sono: la proteina basica della mielina (MBP), la glicoproteina associata alla mielina (MAG), la proteolipoproteina (PLP), la proteina oligodendrocitica mielino specifica. Sono presenti anche proteine a basso peso molecolare ed un certo numero di enzimi fra cui la PKC e la acilesterasi. Sono state studiate la proteina basica della mielina (MBP), che mostra microeterogeneità al tracciato elettroforetico, la proteina proteolipidica, denominata anche Folch-Leiers protein, e la CNP-ase un enzima attivo verso la 2’:3’-cAMP. La MBP si trova sulla parte citoplasmatica della membrana mielinica. Probabilmente la sua funzione principale è di stabilizzare la guaina mielinica, in quanto per la carica positiva, interagisce con i lipidi carichi negativamente. La MBP è formata da 169 amino acidi. Sono stati identificati tre epitopi definiti dalla sequenza aminoacidica MBP43-88, MBP37-88, MBP89-115. La modificazione di amino acidi nelle regioni encefalitogene porta ad una diversa risposta immunitaria come è stato dimostrato negli animali da laboratorio usando MBP di differente provenienza in cui si avevano differenze di singoli aminoacidi. I diversi epitopi immunodominanti possono essere iden tificati selezionando linee linfocitarie T rispondenti a singoli epitopi e studiando la reattività di ogni linea cellulare. Il risultato è stato che i vari peptidi sono capaci di rendere encefalitogeni i linfociti T in maniera molto più efficace che non l’utilizzo della molecola intera. Cellule T autoreattive verso la mielina sono state trovate anche nei controlli sani oltre che nei pazienti con S.M. Tutti i ricercatori concordano nell’affermare che durante le prime due settimane della fase acuta della malattia si ha un aumento della degradazione della proteina basica della mielina. In particolare il ritrovamento del frammento con i residui MBP43-88 sembra essere correlata con la severità della malattia. Altra componente proteica specifica della mielina è la glicoproteina associata alla mielina (MAG). Si trova soprattutto nella parte periassonale più interna della membrana. Studi recenti inducono a ritenere che la MAG appartenga alla superfamiglia delle immunoglobuline come la N-CAM, molecola presente nel Sistema Nervoso Centrale con funzione di adesione per la cellula neurale. Anche per la MAG sono state individuate cellule T e B reattive. La PLP è specifica della mielina del S.N.C. E’ fortemente encefalitogena; induce infatti EAE negli animali da esperimento. Nel liquor e nel sangue periferico dei pazienti sono presenti linfociti T autoreattivi verso la PLP o suoi peptidi. In particolare la porzione PLP40-60 sembra essere più immu- 28 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla nogena delle altre porzioni. Secondo alcuni autori, la PLP potrebbe essere il target primario nella patogenesi della S.M. perché i pazienti mostrano con maggior frequenza cellule T reattive verso la PLP rispetto ad altre molecole. Quando le cellule attivate vengono in contatto con la mielina e la guiana mielinica, si innesca la reazione immunitaria che porta alla distruzione della guaina e alla formazione della placca. In essa si distinguono una parte perivascolare nella quale si riscontrano cellule T CD8+ citotossiche ed un bordo attivo in cui si trovano numerose cellule T CD4+ helper con plasmacellule disposte nella parte periferica. Durante le varie fasi della S.M. è stata notata nelle placche una lieve differenziazione riferita alla predominanza dei tipi cellulari. Ad esempio, nella parte centrale delle placche nel corso della fase attiva vi sono linfociti T CD4+, CD8 + e macrofagi Ia+; nelle forme acute e croniche si notano linfociti T CD4+ e CD8+; mentre nelle lesioni in fase cronico-progressiva i macrofagi Ia+ sono predominanti al centro. 5 - sintesi intratecale Il compartimento liquorale è separato dal compartimento plasmatico dalla barriera emato-liquorale. Essa provvede a mantenere il perfetto equilibrio dei vari sistemi presenti, operando un controllo attivo sulle molecole. L’omeostasi viene ottenuta tramite determinati meccanismi che comprendono il controllo dei processi di trasporto e le caratteristiche dinamiche delle singole molecole. I meccanismi di trasporto vanno dalla diffusione, alla pinocitosi; dal passaggio per trasporto attivo a quello mediato. Il trasferimento delle macromolecole dal plasma al liquor risulta essere funzione del loro peso molecolare e quindi delle loro dimensioni e della loro carica. Un aumento della concentrazione di una sostanza nel liquor, definito anche con il termine di disprotidemia, dipende dal verificarsi di due situazioni: 1- danno di barriera; 2- sintesi intratecale. Nel primo caso le molecole presenti nel liquor provengono dal compartimento plasmatico, nel secondo invece sono prodotte nel S.N.C. Le due situazioni possono anche verificarsi contemporaneamente. Una situazione particolare si osserva nella disprotidemia per aumentata permeabilità di tipo selettivo; in tale situazione infatti, pur verificandosi incremento di concentrazione della proteine totali, viene sempre mantenuta la restrizione legata alla dimensione molecolare. Una lieve disprotidemia di tipo selettivo può dipendere anche da variazioni individuali di permeabilità. Nella disprotidemia dovuta a danno di barriera, si assiste invece al passaggio generalizzato di tutte le molecole indipendentemente dalle dimensioni spaziali delle stesse. Caleidoscopio 29 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Per la presenza della barriera emato-liquorale le concentrazioni delle molecole nel liquor differiscono da quelle del siero. Si definisce “ rapporto di concentrazione “ il risultato che si ottiene dividendo i due valori. Ogni molecola presente contemporaneamente nel liquor e nel siero possiede un determinato rapporto di concentrazione che si mantiene costante nel tempo e si modifica a causa della sintesi della molecola interessata nel S.N.C. e/o dell’alterazione della funzione della barriera. Per conoscere la integrità della sua funzione filtrante, viene studiato il comportamento dell’Albumina considerata molecola di riferimento perché non subisce modificazioni durante il trasporto e non è prodotta da alcuna cellula del S.N.C. Tutta l’Albumina del liquor proviene dal compartimento ematico. Il suo rapporto di concentrazione è 1: 230. Per ogni sostanza si può calcolare un valore indice che consenta di valutare l’effettivo aumento della concentrazione proteica nel liquor per effetto della sintesi intratecale. E’ stato possibile elaborare una formula matematica prendendo come termine di riferimento il rapporto di concentrazione dell’albumina: Index = Q (sostanza): Q (Albumina) dove Q (sostanza) è il rapporto liquor/siero della molecola considerata, e Q (Albumina) è uguale a conc. Alb. liquor/ conc. Alb. siero. Nella formula su esposta, il denominatore della frazione rappresenta lo stato della barriera per cui a barriera integra, aumentando il numeratore, si ha incremento dell’Index. A livello liquorale, si riscontra un aumento di concentrazione della sostanza a seguito della sua sintesi nel S.N.C. Nella S.M. è stata posta particolare attenzione alla determinazione della concentrazione delle IgG nel liquor. Normalmente provengono dal plasma dopo il transito attraverso la barriera emato-liquorale. L’incremento delle IgG nel liquor dei pazienti con Sclerosi Multipla può essere definito in termini assoluti e in rapporto al contenuto proteico. Il rapporto di concentrazione medio esistente tra i due compartimenti, per le IgG, è 1: 369. Le IgG sono prodotte da cloni linfocitari attivati sequestati nel S.N.C. Vi è correlazione tra concentrazione di IgG e numero di cellule anche se la concentrazione immunoglobulinica dipende solo in parte da queste cellule infiltrate. Per stabilire l’entità della sintesi intratecale delle IgG da alcuni ricercatori sono state proposte formule matematiche; esse sono riportate nella tabella 1. Come si può notare, tutte le formule, eccetto quella proposta da Schuller, calcolano la concentrazione delle IgG in funzione del rapporto di concentrazione tra i due compartimenti, liquorale e plasmatico, dell’albumina. I risultati sono espressi in modi diversi: la formula di Tourtellotte li riferisce alla produzione giornaliera, quella di Reiber e di Link alla situazione presente al momento del prelievo. Queste ultime due si differenziano per le unità di 30 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Indice di Link IgG = [ IgG (L): IgG(S)]: [ Albumina(L): Albumina(S) ] Formule Iperboliche di Reiber IgG = { QIgG - 0.80* [(QAlb)2 +15 *10-6 ]1/2 + 1.8 * 10-3 } * IgG(siero) IgA = { QIgA - 0.72* [(QAlb)2 +80 *10-6 ]1/2 + 5.1 * 10-3 } * IgA(siero) IgM = { QIgM - 0.65* [(QAlb)2+150*10-6 ]1/2 + 7.5 * 10-3 } * IgM(siero) Formula di Tourtellotte IgG = [(IgG L- IgG S/ 369)- (Alb L- Alb S/230)*(IgG S/Alb S)*0.43]*5 Formula di Schuller IgG = IgG L - { 30 + [(Alb L - 240)/60] * [ IgG S/ 1000 ] } IgG extended index di Öhman IgG = IgG(L) - IgG(S) * (QAlb)1.12 * 0.88 Tabella 1. Formule matematiche per la valutazione della sintesi intratecale delle immunoglobuline. misura adottate: per la formula di Reiber la concentrazione delle immunoglobuline è espresso in mg/dl, mentre il risultato della formula di Link è un numero puro privo di dimensione. Le formule proposte non sono specifiche per la Sclerosi Multipla in quanto altre patologie neurologiche comportano una reazione immunitaria a livello del Sistema Nervoso Centrale con produzione di immunoglobuline G. Quando la malattia è in fase acuta, l’indice dell’isotipo IgM è generalmente aumentato a differenza di quanto si verifica nella malattia di lungo decorso in cui i valori alti sono presenti con minore frequenza. Le catene leggere libere kappa e lambda sono prodotte dalle plasmacellule e dalle cellule B attivate; sono rilasciate dalla cellula se non vengono legate alle catene pesanti della immunoglobulina. La prima osservazione della possibile presenza di catene leggere libere nel liquor di pazienti con S.M. fu fatta da Iwashita et al. Un aumento della loro concentrazione è stato osservato nel liquor di circa 80% dei pazienti. Alcuni autori hanno riscontrato una prevalenza dell’isotipo free kappa, mentre altri hanno notato maggiore Caleidoscopio 31 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla frequenza di free lambda. I primi studi rivelarono a livello liquorale, un rapporto k/L anomalo in una discreta percentuale di casi e nei pazienti in cui non era possibile evidenziare le bande oligoclonali, il rapporto k/L si spostava verso valori bassi. Nel siero il rapporto si mantiene sempre entro i limiti di normalità. Un notevole incremento di valori di concentrazione di catene leggere accompagnato da un significativo aumento dei valori di IgG e IgA si verificherebbe durante le fasi di esacerbazione della malattia. 6 - Bande Oligoclonali Maggiori notizie riferite alla anomalia della reazione immunitaria derivano dalla ricerca delle bande oligoclonali. Sono bande intensamente colorate che si possono osservare nei tracciati liquorali dei pazienti con Sclerosi Multipla. Tali bande sono costituite da immunoglobuline con eterogeneità ristretta aventi differenti proprietà di migrazione in campo elettrico. La tecnica migliore per la loro evidenziazione è l’isoelettrofocusing (I.E.F.), cioè la migrazione di molecole proteiche in ambiente discontinuo, seguita dall’immunoblot. Le immunoglobuline sono separate dapprima in funzione del loro punto isoelettrico, trasferite su una membrana di nitrocellulosa che ha elevata capacità legante, e successivamente identificate utilizzando due antisieri, il secondo coniugato con un enzima (perossidasi, fosfatasi alcalina) che agendo su uno specifico substrato colora le immunoglobuline presenti. Questa tecnica è molto sensibile e specifica. Con l’immunoblot si eliminano gli errori di interpretazione sorti con l’uso di coloranti tradizionali. Tali errori erano dovuti ad un certo numero di proteine migranti nella regione gamma, come ad esempio la cistatina C (gamma trace) il citocromo C, gli istoni, le quale potevano simulare bande mono/oligoclonali. I tracciati che si osservano dopo I.E.F. possono essere di tipo policlonale od oligoclonale ed in qualche caso monoclonale. L’aspetto policlonale è caratteristico del liquor normale ed è indice di notevole eterogeneità (Fig. 12, tracciato 2); mentre il pattern oligoclonale è presente nel liquor dei pazienti con S.M. Un pattern oligoclonale che si differenzia da quello dovuto a sintesi intratecale consiste nella presenza contemporanea di bande nel siero e nel liquor. Il tracciato del liquor è comparato con quello sierico per rilevarne l’aspetto anomalo. Le bande oligoclonali sono state riscontrate anche in patologie del S.N.C. diverse dalla S.M.: il loro significato pertanto è correlato al verificarsi di un processo infettivo oppure ad una risposta immunitaria. Il pattern oligoclonale è presente nel compartimento liquorale dei pazienti con S.M., ma non si riscontra in quello periferico; non si tratta perciò di una attivazione generalizzata del sistema immunitario, ma riguarda esclusivamente il S.N.C. (Fig. 12, tracciati 1 e 3; Fig. 13, tracciati 1, 2, 3). 32 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari S La Sclerosi Multipla 1 L S 2 L S 3 L Figura 12. Esempi di Isoelettrofocusing di campioni di liquor e di siero: tracciati 1 e 3 positivi per bande oligoclonali; tracciato 2 negativo. S 1 L S 2 L S 3 L S 4 L Figura 13. tracciati di Isoelettrofocusing di campioni di liquor/siero: tracciati 1,2,3 positivi per bande oligoclonali; tracciato 4 le bande nel siero e nel liquor sono dovute alla presenza di una componente monoclonale nel siero del paziente. Caleidoscopio 33 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla La ricerca delle bande oligoclonali ha interessato i vari isotipi delle immunoglobuline. Le bande oligoclonali di IgG sono in numero da 2 a 20. Sono della sottoclasse IgG1, ma possono esser presenti anche Bande Oligoclonali dovute a IgG3, IgG2, IgG4. Il pattern si mantiene costante per il singolo individuo, ma è differente invece da paziente a paziente. Le immunoglobuline sono presenti anche nel parenchima cerebrale dei pazienti con Sclerosi Multipla, anzi le lesioni ne posseggono elevate quantità che decrescono andando verso le aree di parenchima normale circostante la placca. Anche il profilo elettroforetico di queste IgG è di tipo oligoclonale ed è diverso da placca a placca: questo fatto suggerisce l’idea che diverse placche siano prodotte da differenti cloni cellulari con una propria risposta immunitaria. Il tipo di IgA che si riscontra nel liquor è monomerico come quelle del siero, mentre la forma polimerica è prevalente durante la sintesi intratecale. Il rapporto tra la forma dimerica/monomerica è importante. Le bande oligoclonali di IgA non son evidenziabili nel liquor dei pazienti con S.M. e questo rende lo studio delle IgA di scarso valore. Le IgM sono le prime immunoglobuline ad essere prodotte durante la stimolazione del sistema immunitario.. La loro concentrazione è molto bassa nel liquor. Il riscontro di bande oligoclonali nel liquor è un segnale certo di sintesi intratecale; tuttavia solo una ridotta percentuale di pazienti (30 - 58 %) mostra le bande, anzi in alcuni casi esse erano presenti senza le corrispettive di IgG. Nel liquor dei pazienti con Sclerosi Multipla sono stati individuati anticorpi verso antigeni virali. L’indice di queste IgG specifiche, sta ad indicare che questi anticorpi sono sintetizzati nel Sistema Nervoso Centrale e non provengono dal plasma. Essi non giustificano completamente il profilo delle bande oligoclonali. Sono stati individuati elevati titoli anticorpali verso un discreto numero di virus quali Herpes virus Simplex, Varicella - Zoster, Vaccinia (tutti virus a DNA), Morbillo, Parotite, Parainfluenza, Influenza, Rosolia (tutti virus a RNA). Molta attenzione è stata posta alla presenza di anticorpi anti-Morbillo. Si è notato inoltre che nel liquor dei pazienti possono essere rinvenuti alti titoli anticorpali di più virus contemporaneamente. La presenza nel liquor di anticorpi anti-glicolipidi porta a pensare che il virus, dopo la replicazione all’interno della cellula ospite, si copra di glicolipidi provenienti dalla cellula stessa, situazione che potrebbe provocare una attivazione del sistema immunitario e quindi un attacco da parte delle due componenti, cellulare ed umorale, del sistema immunitario. Anticorpi antiglicolipidi sono presenti nel 40% dei pazienti, in particolare è notato un incremento degli anticorpi anti-GM4, un ganglioside presente nella mielina, e anticorpi anti-galattocerebroside, mentre non sembrano notarsi valori in aumento di anti-GM1 e anti-MBP. E’ stato invece osservato che alcuni gangliosidi (GM1, GD1a, GD1b e GQ1b) stimolano efficacemente i linfociti CD4 e CD8 che provengono dal 34 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla liquor dei pazienti con Sclerosi Multipla mentre anticorpi anti-cerebroside sono in grado di indurre demielinizzazione nelle colture cellulari. Non è ancora ben chiaro in che misura e con quale intensità i diversi antigeni virali siano implicati nello sviluppo della Sclerosi Multipla; alcuni aspetti del processo di demielinizzazione sembrano spiegarsi meglio con un’azione virale che si esplicherebbe in un primo tempo attraverso una azione a livello della cellula infettata ed in seguito alla modificazione delle cellule dedite alla immunoregolazione, al mimetismo molecolare ed infine alla induzione di molecole del sistema di compatibilità nelle cellule del Sistema Nervoso Centrale. L’immunologia del processo di demielinizzazione è quindi strettamente collegata con i principali componenti della mielina e degli elementi neuronali, i glicolipidi e le proteine, che costituiscono la struttura delle molecole antigeniche del Sistema Nervoso Centrale. I glicolipidi più importanti presenti nel cervello sono i cerebrosidi, i solfatidi, che sono i lipidi componenti la mielina, e i gangliosidi che sono invece associati ai neuroni e solo in piccola parte entrano nella mielina e nelle cellule della glia. Rispetto alle proteine sono meno immunogeni tanto che è stata avanzata l’ipotesi da Niedieck e Palacios, che essi non siano Antigeni completi ma apteni e che necessitino di un legame con un carrier per indurre la produzione di anticorpi. Durante il corso del processo demielinizzante, si riscontrano nel liquor e nel siero livelli elevati di proteina basica della mielina; tali valori, tuttavia, non sono specifici per la Sclerosi Multipla. I processi che inducono demielinizzazione possono essere così riassunti: una immunoreazione di tipo umorale dovuta ad anticorpi verso determinati componenti strutturali della mielina ed una immunoreazione di tipo cellulare che mantenendo in continuo stato di attivazione le cellule del sistema immunitario, determina in alcuni tipi di cellule una trasformazione funzionale rendendole particolarmente aggressive verso componenti del SNC. Ipotesi di sviluppo della S.M. La Sclerosi Multipla è una malattia la cui etiologia rimane ancora sconosciuta. Tuttavia i dati della letteratura scientifica consentono di formulare una ipotesi riguardante lo sviluppo della malattia. La dinamica del processo si ricondurrebbe a due fasi principali che si svolgerebbero in due momenti: 1- periodo della fanciullezza in cui gli eventi del processo si svolgerebbero in forma subclinica; 2- periodo adulto della persona, in cui si avrebbe la manifestazione clinica della malattia Caleidoscopio 35 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Una infezione virale sarebbe responsabile della sensibilizzazione delle componenti del sistema immunitario, in particolare le cellule T, verso antigeni della mielina. Esse manterrebbero nel tempo memoria di questo incontro. Nel tempo si verificherebbe una attivazione a livello della barriera ematoencefalica con il coinvolgimento del MHC di classe II. La riattivazione delle cellule T e la espressione di antigeni sulle cellule del SNC innescherebbe un processo capace di autoalimentarsi. I diversi momenti del processo possono essere così espressi: esposizione del MHC di classi II nelle cellule del SNC, coinvolgimento delle cellule CD4 aggressive verso la mielina, formazione della placca con contemporanea diminuita regolazione dell’attività legata all’azione delle cellule CD8, tentativo di rimielinizzazione seguito dalla riaccensione del processo autoreattivo a causa dello stato di attivazione sia delle cellule T che degli Antigeni cerebrali. Proprio questa azione continua rappresenterebbe l’espressione clinica della malattia nella sua fase conclamata (Fig. 14). Non va inoltre dimenticato che alle fasi principali sono legate anche reazioni secondarie in grado di apportare danno alle strutture neuronali circostanti. Figura 14. Ipotesi infiammatoria autoimmune del processo di demielinizzazione della Sclerosi Multipla: cellule T helper entrano nel Sistema Nervoso Centrale superando la barriera emato-encefalica e rispondono ad antigeni di MHC di classe II presenti sugli astrociti e sui macrofagi. 36 Caleidoscopio I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Modelli Sperimentali La storia della ricerca scientifica nella S.M. inizia nel 1933 quando Rivers, Sprunt e Beiriq causarono una encefalomielite acuta e disseminata nella scimmia dopo aver introdotto sottocute per lungo tempo una sospensione di cervello di coniglio non patologico. Questa importante ricerca continua fino agli anni 46-50 quando un gruppo di ricercatori (Among, Kabat, Morgen, Jervis e Koprowski; Ferrero e Cazzullo) usando la tecnica dell’adiuvante di Freund produssero una encefalomielite disseminata con uno sviluppo clinico sia acuto che subacuto. Infatti se si iniettano in varie specie di animali, emulsioni di cervello omologo ed eterologo al quale è stato aggiunto un adiuvante, si provoca una reazione allergica ai costituenti della mielina e si ottengono sintomi e segni di una malattia simile alla S.M. Questa forma di encefalite è chiamata encefalite allergica sperimentale (EAE: Experimental Allergic Encephalomyelitis). Essa si sviluppa in tre fasi: la prima è quella della infezione primaria dove l’edema rappresenta il momento precedente della invasione corpuscolata e quindi la destrutturazione della mielina nella fase successiva e da ultimo la reazione gliale isomorfa. Si ottengono così lesioni disseminate che compaiono sia simultaneamente, ora sintomatiche ora no, sia progressivamente. La prima fase è quella più studiata e si caratterizza per la presenza di agglomerati di granulociti e macrofagi fino a formare grappoli (cuffs) intorno ai vasi (perivascolari) e quindi di infiltrazione del parenchima circostante. L’uso del microscopio elettronico ha permesso di riprendere la disgregazione della mielina che avviene nelle vicinanze dei nodi di Ranvier, la sua distruzione in frammenti, a loro volta inglobati dai macrofagi. La reazione aspecifica gliale permette il formarsi di quella che comunemente viene definita “ area di demielinizzazione “ o più comunemente placca di demielinizzazione. La ricerca si è dotata dal 1970 di una serie omologata di proteine encefalitogene. La presenza nella EAE di aree di tutte e tre le fasi patologiche e quindi di una alternanza dei sintomi e segni, permette di considerarlo il modello sperimentale più utile allo studio della S.M.. Ciò vale sia per gli studi clinici di prognosi (epidemiologici), sia di interpretazione neuropatologica, sia per la applicazione di nuove ipotesi terapeutiche. Ad esempio alla EAE sono stati applicati tutte le ipotesi di un trigger virale. La formazione della placca in animale ha permesso lo studio spettroscopico in MRI da trasferire poi in vivo. Caleidoscopio 37 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Bibliografia Introduzione Charcot J.M.: Histologie de la sclérose en plaques. Gaz. H∫p. 41 (1868): 554556 Friederichs F.T.: Uber Hirnsklerose. Haeser Arch. ges. Med. Munchen 10 (1849): 334-347. Aspetti anatomo-patologici Kocsis J.D., Waxman, S.G.: Demyelination: causes and nechanism of clinical abnormality and functional recovery. Handbook of clinical Neurology. 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Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Aspetti anatomo-patologici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Epidemiologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Aspetti clinici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Classificazione della sclerosi multipla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Storia naturale e prognosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Valutazione neurofisiologica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Risonanza magnetico Nucleare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Fattori genetici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Fattori immunologici della demielinizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1- attivazione del sistema immunitario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » a- processo infiammatorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » b- linfociti B . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » c- linfociti T . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » d- citochine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2- danno di barriera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 3- passaggio nel S.N.C. di cellule attivate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 4- aggressione alla mielina e formazione della placca . . . . . . . . . . . . » 5- Sintesi intratecale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 6- Bande oligoclonali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Ipotesi di sviluppo della sclerosi multipla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Modelli Sperimentali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Indice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 46 Caleidoscopio 3 5 6 8 11 13 15 15 17 20 22 22 22 23 23 25 26 27 28 29 32 35 38 46 I. Cogato, E. Montanari La Sclerosi Multipla Caleidoscopio Italiano 1. Rassu S.: Principi generali di endocrinologia. Gennaio ’83 2. Rassu S.: L’ipotalamo endocrino. Giugno ’83 3. Rassu S.: L’ipofisi. Dicembre ’83 4. Alagna., Masala A.: La prolattina. Aprile ’84 5. Rassu S.: Il pancreas endocrino. Giugno ’84 6. Fiorini I., Nardini A.: Citomegalovirus, Herpes virus, Rubella virus (in gravidanza). Luglio ’84. 7. Rassu S.: L’obesita’. Settembre ’84 8. Franceschetti F., Ferraretti A.P, Bolelli G.F., Bulletti C.:Aspetti morfofunzionali dell’ovaio. Novembre ’84. 9. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (1). Dicembre ’84. 10. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (2) parte prima. Gennaio’85. 11. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (2) parte seconda. Febbraio ’85. 12. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (3) parte prima. Aprile ’85. 13. Nacamulli D, Girelli M.E, Zanatta G.P, Busnardo B.: Il TSH. Giugno ’85. 14. 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Caleidoscopio 49 Caleidoscopio Rivista mensile di Medicina anno 14, numero 101 user Direttore Responsabile Sergio Rassu Via Pietro Nenni, 6 07100 Sassari Tel.-Fax 079 270464 Tel. mobile 0360 509973 E-mail: [email protected] Consulenti di Redazione Giancarlo Mazzocchi ed Angelo Maggio EDITORE Segretaria di Direzione Giovanna Nieddu Servizio Abbonamenti Fina Grandeppieno Flavio Damarciasi Responsabile Commerciale Alessandra Pater Via Rio Torbido, 40 16165 Genova (Italy) Tel. (010) 83401 Numero Verde 167 801005 (senza prefisso); Telex 270310 Ideal I. Telefax (010) 803498- 809070. La Medical Systems pubblica anche le seguenti riviste: Caleidoscopio Español, Kaleidoscope, Caleidoscopio letterario, Caleidoscopio literario, Pandora, The Medical Systems Voice, Journal of Preventive Medicine and Hygiene. Stampa La Grafica di Striano Zita & C. S.n.c. 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