STATISTICA MODERNA

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STATISTICA
Insieme delle tecniche per la raccolta e l'elaborazione dei dati
al fine di estrarre da essi delle informazioni
CONTENUTI



raccolta dei dati
elaborazione numerica delle informazioni
presentazione dei risultati
FINALITÀ


trarre conclusioni sull'intera popolazione, anche quando si
conoscono solamente i dati di uno o più campioni
agevolare l'analisi e i processi decisionali
COMPONENTI


STATISTICA DESCRITTIVA: insieme dei metodi per la raccolta dei
dati, la loro organizzazione in tabelle e grafici e la loro
sintesi mediante appositi indici che ne descrivono le
caratteristiche essenziali
STATISTICA INFERENZIALE: insieme dei metodi per elaborare i
dati e dedurre delle conclusioni che vanno oltre la diretta
evidenza dei dati. Più precisamente dalla conoscenza di uno o
più campioni estratti dalla popolazione vogliamo risalire alle
caratteristiche
della
popolazione
stessa.
Ad
esempio:
supponiamo di voler conoscere la velocità d'accrescimento
somatico di una determinata specie animale o vegetale; è ovvio
che non è possibile prendere tutti gli individui esistenti di
quella specie, ma solamente alcuni di essi (un campione).
Tuttavia le conclusioni devono non essere limitate ai pochi
casi
del
campione
utilizzato,
ma
estese
a
tutta
la
popolazione, per rivestire una effettiva importanza generale e
contribuire alla costruzione di teorie scientifiche.
TERMINOLOGIA


INSIEME: collezione di qualsiasi tipo di oggetti (individui,
animali, piante, risposte, sintomi,..)
VARIABILE: entità logica che può assumere vari valori i quali
costituiscono l'insieme. Generalmente X, Y, Z, T,  indicano delle
variabili; x1, x2,  indicano i valori assunti dalla variabile X;
y1, y2,  indicano i valori assunti dalla variabile Y e così anche
per le altre variabili; ci sono due tipi di variabile:
 VARIABILE QUALITATIVA: essa generalmente è classificata in
categorie (colore di una roccia, forma di una foglia,
gruppo sanguigno)
 VARIABILE QUANTITATIVA: essa è espressa tramite un valore
numerico. VARIABILE DISCRETA: essa può assumere solamente
1



dei valori isolati (numero di figli per famiglia, numero di
alberi per Km2); VARIABILE CONTINUA: essa può assumere tutti
i valori in un dato intervallo (peso, altezza, livello di
pressione)
POPOLAZIONE: insieme di tutti i possibili oggetti osservabili
(individui = oggetti)
CAMPIONE: sottoinsieme finito della popolazione con cui si
lavora realmente
FREQUENZE: denotando con X la variabile che descrive i vari
oggetti in un insieme e supponendo che essa assume un dato
valore xi (qualitativo o quantitativo) un certo numero di volte
fi , allora fi è detto FREQUENZA ASSOLUTA di xi . Siano x1, x2, , xr i
valori distinti assunti da X e siano f1, f2, , fr le corrispondenti
frequenze assolute, allora:
r
n   f i  f1  f 2    f r
i 1
indica il numero totale di oggetti nell'insieme (nel caso che
l'insieme considerato sia un campione n è detto DIMENSIONE DEL
CAMPIONE); inoltre pi =fi / n
è detta FREQUENZA RELATIVA o
PROPORZIONE di xi. Si osserva che: p1+ p2+ + pn=1.
ESEMPIO: in tutta la popolazione del numero di figli per
famiglia in una certa zona geografica si estrae il seguente
campione: 1,0,2,2,4,1,1,3. Le osservazioni distinte sono: x1=0, x2=1,
x3=2, x4=3, x5=4; le frequenze assolute sono: f1=1, f2=3, f3=2, f4=1, f5=1;
le frequenze relative: p1=1/8, p2=3/8, p3=1/4, p4=1/8, p5=1/8.
FASI DELL'INDAGINE STATISTICA
1. disegno sperimentale: programmazione di ricerche statistiche;
in questa fase frequentemente sorgono dei problemi tecnici,
amministrativi ed etici. Per quanto riguarda la statistica si
deve considerare due aspetti:
 le inferenze deducibili devono essere sufficientemente
precise
 i risultati devono essere pertinenti alle domande formulate
Ci sono due tipi di indagine:
 ESPERIMENTO
 INCHIESTA
L'indagine statistica deve essere programmata in funzione dello
scopo per cui è fatta:
 stimare certe caratteristiche della popolazione
 indagare sull'associazione tra certe caratteristiche della
popolazione
 confronto dell'efficacia tra diversi metodi sperimentali
2
2. campionamento: raccolta dei dati relativi ad una popolazione
eseguita con precise modalità. Essa può essere fatta in vari
modi:
 CAMPIONAMENTO CASUALE SEMPLICE: ogni individuo o oggetto di
una popolazione ha la stessa probabilità di entrare nel
campione
 CAMPIONAMENTO PROPORZIONALE o STRATIFICATO: la popolazione è
suddivisa in vari sottoinsiemi costituiti da individui
aventi una stessa caratteristica che si ritiene rilevante ai
fini dell'indagine da eseguire. La proporzione di individui
nei vari sottoinsiemi della popolazione e la corrispondenti
proporzione nel campione devono essere uguale
 CAMPIONAMENTO A PIÙ STADI: per comodità la popolazione è
suddivisa in varie unità di primo stadio" tra cui scegliere
il campione; ogni unità di primo stadio selezionata è
suddivisa in varie unità di secondo stadio" tra cui
scegliere il campione e così per tutte le volte che si
ritiene necessario.
3. descrizione dei dati raccolti: acquisizione delle prime
informazioni dai dati raccolti; a volte questa fase è fine a se
stessa a volte essa è preliminare alla fase di inferenza
statistica; generalmente tale fase consiste nelle seguenti
operazioni:
 organizzare i dati in tabelle e grafici
 calcolare indici sintetici che descrivono quantitativamente
alcune caratteristiche dei dati
In questa fase si può anche verificare l'adeguatezza: del
disegno sperimentale e del campionamento.
4. utilizzo dei tests: processo logico - matematico che porta alla
deduzione delle caratteristiche della popolazione.
3
STATISTICA DESCRITTIVA
TIPI DI DATI - SCALE DI MISURA
A proprietà formali differenti dei dati (che di conseguenza
consentono operazioni differenti) sono associati differenti TIPI
DI SCALE DI MISURA:
Scala nominale (o classificatoria)
 livello più basso di informazione
 utilizzata quando i dati possono essere raggruppati in
categorie, le quali sono identificate con simboli; gli
individui
attribuiti
a
classi
diverse
sono
tra
loro
differenti;
quelli
della
stessa
classe
sono
tra
loro
equivalenti
rispetto
alla
proprietà
utilizzata
nella
classificazione
 l'attribuzione di numeri per identificare le varie categorie
nominali (es.: i giocatori di squadre) non autorizza ad
elaborare quei numeri come tali
Scala ordinale (o per ranghi)
 contiene
una
quantità
di
informazione
superiore
alla
precedente
 alla proprietà di equivalenza tra gli individui della stessa
classe si aggiunge quella di gradazione tra le classi (es.: un
reagente colora una serie di provette secondo la quantità di
sostanza analizzata contenuta, consentendo di ordinare le
provette in base all'intensità del colore)
 le risposte, apparentemente definite a livello nominale,
possono venire espresse su scala ordinale (es.: giovane,
adulto, anziano; insufficiente, sufficiente, discreto, buono,
ottimo)
 eventuali rappresentazioni simboliche (es.: --, -, =, +, ++)
 impossibilità di valutare la distanza tra livelli (es.: tra
insufficiente e sufficiente c'è una distanza diversa che tra
buono ed ottimo?)
Scala di intervalli
 alle due caratteristiche della scala ordinale si aggiunge
quella di poter misurare le distanze tra tutte le coppie di
osservazioni
 si fonda su una misura oggettiva e costante, anche se punto di
origine e unità di misura sono arbitrari (es.: la temperatura
misurata in gradi Celsius o Fahrenheit, i calendari)
4
 solo le differenze possono essere manipolate quantitativamente
ESEMPIO: le misure della temperatura possono essere facilmente
ordinate e le differenze tra loro sono direttamente confrontabili
e quantificabili; ma una temperatura di 40 gradi non è il doppio
di una di 20 gradi rispetto allo zero assoluto.
Scala di rapporti
 alle tre proprietà della scala precedente aggiunge quella ad
avere una origine naturale
 è il tipo di misurazione più sofisticato e completo (es.:
altezza, distanza, età, peso, reddito procapite)
 non solo le differenze ma gli stessi valori possono essere
moltiplicati o divisi per quantità costanti senza che
l'informazione ne risulti alterata
 0 (zero) significa quantità nulla (a differenza di quanto
avviene per esempio con la temperatura di 0 (zero) gradi
Celsius)
CLASSIFICAZIONE IN TABELLE
Prima di qualunque elaborazione, una serie di dati va organizzata
e sintetizzata in DISTRIBUZIONE DI FREQUENZA (o di INTENSITÀ)
poiché una serie non ordinata non permette quasi mai di
evidenziare le caratteristiche del fenomeno in esame.
DATI QUALITATIVI
ESEMPIO (scala nominale): gruppi sanguigni di un campione estratto
da una certa popolazione:
gruppo
frequenza
A
60
B
16
AB
7
0
66
totale
149
Tab.1 frequenza dei gruppi sanguigni nel campione prescelto
5
ESEMPIO (scala ordinale): valutazioni riportate dagli studenti di
due corsi all'esame di genetica (è preferibile avere le
osservazioni ordinate in senso crescente o decrescente):
valutazione
Corso 1
Corso 2
insufficiente
35
25
sufficiente
35
30
buono
20
15
ottimo
10
5
totale
101
77
Tab.2 frequenza delle valutazioni riportate nel Corso 1 e nel Corso 2 all'esame di genetica
DATI QUANTITATIVI
DATI DISCRETI
Definire le classi:
a) identificare il valore minimo (0 nell'esempio) e quello
massimo (9 nell'esempio), contando quante volte compare ogni
variabile si ottiene la frequenza assoluta fi
b) dalla frequenza assoluta fi si calcola la frequenza relativa pi
formata dal rapporto tra la frequenza assoluta fi ed il numero
totale di casi n; essa è utile soprattutto quando si vogliono
confrontare due o più distribuzioni dello stesso fenomeno
aventi numero differente di osservazioni
Nella organizzazione dei dati discreti è preferibile definire una
classe per ogni valore osservato, a volte questo può portare ad
avere un numero elevato di classi.
Quante classi di frequenza costruire? Da un minimo di 4-5 ad un
massimo di 15-20 (prassi abituale) in funzione del numero
complessivo di osservazioni. Infatti:
 se il numero di classi è troppo basso: perdita d'informazione
sulle caratteristiche della distribuzione e la rende non
significativa
 se il numero di classi è troppo alto: disperde i valori e non
manifesta con evidenza la forma della distribuzione
ESEMPIO: conteggio del numero di foglie (variabile discreta)
spuntate su 45 rami di uguale lunghezza di una pianta in un dato
intervallo di tempo:
5 6 3 4 7 2 3 2 3 2 6 4 3 9 3
2 0 3 3 4 6 5 4 2 3 6 7 3 4 2
5 1 3 4 3 7 0 2 1 3 1 5 0 4 5
6
Distribuzione di frequenze assolute e relative (arrotondate) delle
foglie di 45 rami:
classe(xi)
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
freq.assol.(fi) freq.rel.(pi) freq.cumulata
3
3
7
12
7
5
4
3
0
1
45
0,0667
0,0667
0,1556
0,2667
0,1556
0,1111
0,0889
0,0667
0,0000
0,0222
1
0,0667
0,1333
0,2889
0,5556
0,7111
0,8222
0,9111
0,9778
0,9778
1,0000
Tab.3 distribuzione di frequenza del numero di foglie
DATI CONTINUI
PROCEDURA:
a) individuare il valore minimo e massimo (=64cm e 198cm)
b) stabilire l'intervallo di variazione (=140cm, da 60 cm a
199cm compresi), che ovviamente deve comprendere l'intero
campo di variazione (=134cm, da 64 cm a 198cm compresi)
c) sulla base di n(=40) si decide il numero di classi (nel caso
specifico potrebbero essere 7, con passo 20cm=140cm/7)
Avvertenze:
 definire con precisione il valore minimo e quello massimo di
ogni classe, per evitare incertezze nell'attribuzione di un
singolo dato tra due classi contigue
 la determinazione dei valori estremi, del numero di classi e
dell'intervallo di ogni classe è soggettiva; tale scelta può
tradursi in una rappresentazione completamente diversa dei
dati, generalmente per piccoli campioni gli effetti delle
scelte sono maggiori rispetto agli effetti su grandi campioni
 la classe iniziale e terminale non devono essere aperte (ad
esempio < 80cm quella iniziale; < 180cm quella finale),
poiché:
 si perderebbe l'informazione del loro valore minimo e
massimo e quindi del valore centrale (indispensabili per
calcolare la media e gli altri parametri da essa derivati)
 verrebbe
impedita
o
resa
soggettiva
anche
la
rappresentazione grafica, per la quale è indispensabile
conoscere i valori iniziale e terminale
N.B.: non è necessario costruire intervalli uguali; ma la loro
rappresentazione grafica ed il calcolo dei parametri fondamentali
esigono alcune avvertenze non sempre intuitive
7
ESEMPIO (raggruppamento in classi di una variabile continua):
altezza (cm) di 40 piante (misure eseguite per arrotondamento):
98 111 119 130
107 83 100 128
130 120 108 95
163 152 104 119
170
143
192
161
143
127
124
178
156
117
129
135
126
125
143
146
113
64
198
158
127
119
131
176
Distribuzione di frequenza assoluta e relativa (%) dell'altezza
delle 40 piante:
classe val.cent.(xi)
60-79
69,5
80-99
89,5
100-119
109,5
120-139
129,5
140-159
149,5
160-179
169,5
180-199
189,5
freq.assol.(fi) freq.rel.(pi) freq.cumulata
1
0,025
0,025
3
0,075
0,1
10
0,25
0,35
12
0,3
0,65
7
0,175
0,825
5
0,125
0,95
2
0,05
1
40
1
Tab.4 distribuzione di frequenza dell'altezza delle piante
OSSERVAZIONI
Rispetto all'elenco grezzo, la tabella di distribuzione
frequenze fornisce diversi vantaggi:
 informazione sulla tendenza centrale
 informazione sulla variabilità
 informazione sulla forma: simmetria, curtosi
delle
e uno svantaggio:

distruzione di informazione riguardo la distribuzione dei dati
all'interno di ogni classe (per questa ragione, quando è
richiesta la conoscenza di tutti i dati compresi in un
particolare intervallo, viene usato il valore centrale di ogni
classe)
CALCOLO DEL VALORE CENTRALE: esso è calcolato tramite i limiti
veri della classe, questi ultimi devono essere calcolati in
funzione del metodo di misurazione adottato:
 ARROTONDAMENTO (esempio: viene misurata una altezza pari a
74cm per tutte le piante che sono alte da un minimo di 73.5 cm
ad un massimo di 74.5cm): la classe 80-99 ha limiti veri 79.599.5 e un valore centrale pari a (79.5+99.5)/2=89.5
 TRONCAMENTO (esempio: viene misurata una altezza pari a 74cm
per tutte le piante che sono alte da un minimo di 74cm,
incluso, ad un massimo di 75cm, escluso): la classe 80-99 ha
limiti veri 80-100 e un valore centrale pari a (80+100)/2=90
8
N.B.: le distribuzioni delle frequenze relative o percentuali sono
indispensabili quando si confrontano due o più gruppi di misure,
che presentano lo stesso numero di osservazioni
RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE
Le rappresentazioni grafiche forniscono:
 una sintesi visiva delle caratteristiche fondamentali delle
distribuzioni
 impressioni percepite con maggiore facilità
 meno particolari
 una
descrizione
espressa
mediante
una
interpretazione
soggettiva
DATI QUALITATIVI
GRAFICI A COLONNE O GRAFICI A NASTRI
Per ciascuna classe si disegna un rettangolo di lunghezza
proporzionale alla frequenza e larghezza arbitraria, i rettangoli
sono disgiunti.
Per tabelle a più entrate si possono considerare grafici a nastri
o a colonne suddivise o raggruppate.
Consideriamo la tabella Tab.1:
70
60
50
fi 40
30
20
10
0
A
B
AB
gruppo sanguigno
9
0
Consideriamo la tabella Tab.2 (tabella a due entrate)
Colonne raggruppate:
40
35
30
25
fi
20
15
10
5
0
Corso 1
Corso 2
insuf
suf
buono
ottimo
valutazione
Colonne suddivise:
70
60
50
fi 40
30
20
10
0
Corso 2
Corso 1
insuf
suf
buono
valutazione
10
ottimo
AREOGRAMMI A TORTA (o CIRCOLARI)
E' un cerchio suddiviso in settori circolari la cui area è
proporzionale alla frequenza della classi; il generico settore che
rappresenta una classe di frequenza fi è descritto da un angolo ai,
dove:
ai:360°= fi : n
Consideriamo la tabella Tab.1:
A
B
AB
0
DATI QUANTITATIVI
DATI DISCRETI
GRAFICI A COLONNE O GRAFICI A NASTRI
Rappresentazione di dati in distribuzioni di frequenza assoluta (o
relativa o percentuale) non raggruppati. Si costruiscono allo
stesso modo dei grafici per dati quantitativi.
Consideriamo la tabella Tab.3:
14
12
10
fi 8
6
4
2
0
0
1
2
3
4
5
6
numero foglie
11
7
8
9
DATI CONTINUI
I grafici più
di FREQUENZA,
raggruppati in
relativa, o di
comunemente usati sono gli ISTOGRAMMI e i POLIGONI
essi servono per rappresentare dati quantitativi
distribuzioni di frequenza assoluta, o di frequenza
percentuali.
ISTOGRAMMI
Grafici a rettangoli verticali, i rettangoli vengono costruiti in
corrispondenza degli estremi di ciascuna classe. La variabile
relativa alle osservazioni è riportata lungo l'asse delle ascisse,
mentre sull'asse delle ordinate si rappresenta la densità di
frequenza assoluta Fi=fi / ampiezza classe (o la densità di frequenza
relativa Pi=pi / ampiezza classe) delle classi.
Gli



istogrammi sono rappresentazioni grafiche di tipo areale:
ogni classe è rappresentata da un singolo rettangolo
area del rettangolo proporzionale alla frequenza della classe
base del rettangolo proporzionale all'ampiezza della classe
(per distribuzioni di frequenza con classi di ampiezza uguale
ragionare in termini di altezze o di aree è equivalente)
Consideriamo la tabella Tab.4:
0,7
0,6
0,5
Fi 0,4
0,3
0,2
0,1
0
69,5
89,5
109,5
129,5
149,5
altezza piante
12
169,5
189,5
Fusione errata di due classi:
0,7
0,6
0,5
Fi 0,4
0,3
0,2
0,1
0
69,5
89,5
109,5
129,5
149,5
169,5
189,5
169,5
189,5
altezza piante
Fusione esatta di due classi:
0,7
0,6
0,5
Fi 0,4
0,3
0,2
0,1
0
69,5
89,5
109,5
129,5
149,5
altezza piante
POLIGONI DI FREQUENZA
Essi possono essere ottenuti unendo con una spezzata i punti
centrali di ogni classe del corrispondente istogramma. Sull'asse
delle ascisse viene rappresenta la variabile relativa alle
osservazioni, sull'asse delle ordinate viene rappresenta la
densità della frequenza assoluta (o della frequenza relativa o
della percentuale di ogni classe). La spezzata è unita all'asse
orizzontale all'inizio e alla fine (il valore centrale della 1a
classe con quello di una precedente classe fittizia di valore 0;
il valore centrale dell'ultima classe con quello di una classe
successiva fittizia di valore 0)
13
Consideriamo la tabella Tab.4:
0,7
0,6
0,5
Fi 0,4
0,3
0,2
0,1
0
69,5
89,5
109,5
129,5
149,5
169,5
189,5
altezza piante
N.B.: asse verticale deve mostrare lo zero reale (o origine") al
fine di non travisare le caratteristiche dei dati
INDICI SINTETICI
Essi
danno
delle
informazioni
quantitative
sull'ordine
di
grandezza
delle
osservazioni
(misure
di
posizione),
sulla
variabilità delle osservazioni (misure di dispersione, misure di
forma). Nel seguito si considerano sia
dati semplici x1, x2, , xn
(cioè dati che si presentano con frequenza unitaria) sia dati
ponderati x1, x2, , xr con frequenze assolute f1, f2, , fr (dove si ha f1+
f2+ +fr=n)
OSSERVAZIONE: nel caso di una distribuzione di frequenza con dati
raggruppati x1, x2, , xr rappresentano i valori centrali delle classi e
f1, f2, , fr le corrispondenti frequenze assolute e r è il numero di
classi.
14
MISURE DI POSIZIONE
MEDIA
MEDIA ARITMETICA:
 per dati semplici:
1 n
1
E ( X )  x   xi   x1  x2    xn 
n i 1
n

per dati ponderati:
E( X )  x 
1 r
1
xi f i  x1 f1  x2 f 2    xr f r 

n i 1
n
OSSERVAZIONE: la media aritmetica sarà indicata con  quando si
riferisce alla popolazione, quando si riferisce al campione sarà
indicata con x
MEDIA GEOMETRICA (solo se i dati sono tutti positivi):
 per dati semplici:
EG ( X )  n

n
x
i
i 1
 n x1 x2  xn
per dati ponderati:
EG ( X )  n
n
x
i 1
i
fi
 n x1f1 x2f 2  xrf r
MEDIA QUADRATICA:
 per dati semplici:
1 n 2
1 2
x1  x22    xn2 
xi 

n i 1
n
EQ ( X ) 

per dati ponderati:
EQ ( X ) 
1 r 2
1 2
x1 f1  x22 f 2    xr2 f r 
xi f i 

n i 1
n
MEDIA ARMONICA:
 per dati semplici:
EH ( X ) 
n
n

1
1 1
1

15 

x1 x2
xn
i 1 xi
n

per dati ponderati:
EH ( X ) 
n
r
fi
x
i 1
i

n
f1 f 2
f
  r
x1 x2
xr
MEDIANA
È il valore che
ordinato di dati.
occupa
la
posizione
centrale
in
un
insieme
PROPRIETÀ:
 non è influenzata dai valori estremi
SI USA:
 per attenuare l'effetto di valori estremi molto alti o bassi
 nel caso di scale ordinali o di ranghi
PER CALCOLARLA:
a. ordinare i valori
b. se il campione ha un numero dispari di dati, la mediana è il
valore del dato centrale, in posizione (n+1)/2; per esempio la
mediana dei dati 1,4,5,7,20 è 5
c. se il campione ha un numero pari di dati, la mediana è la media
aritmetica dei valori numerici dei due valori centrali
(posizioni n/2 e n/2+1) ; per esempio la mediana dei dati 1,4,5,7,20,
21 è (5+7)/2=6
OSSERVAZIONE: per il calcolo della mediana di una distribuzione di
frequenza per dati raggruppati vedere calcolo dei quantili
MODA
è il valore più frequente di una distribuzione
PROPRIETÀ:
 non è influenzata dalla presenza di alcun valore estremo
 nelle distribuzioni di frequenza per dati raggruppati essa è
molto sensibile alla modalità di costruzione delle classi
SI USA:
 solo a scopi descrittivi
16
DISTRIBUZIONI DI FREQUENZA
 UNIMODALI: hanno un'unica moda
 BIMODALI (e PLURIMODALI): hanno mode secondarie
Esempio di distribuzione bimodale:
Fi
X
INTERVALLO MEDIO
È la media aritmetica tra il valore più piccolo e quello più
grande fra i valori osservati.
PROPRIETÀ:
 si calcola rapidamente anche con un elevato numero di dati
SI USA:
 quando non ci sono valori erratici (outliers) per evitare un
valore dell'intervallo medio molto distorto, per esempio in
meteorologia, nel caso di una serie di dati sulla temperatura
o per il calcolo della precipitazione media mensile, essendo
improbabile la presenza di valori estremi
QUANTILI (O FRATTILI)
Sono misure di posizione non-centrale con esclusive finalità
descrittive, più precisamente un q-quantile (0<q<1) è il valore x
tale che una frazione pari a q delle osservazioni sono minori di x
o equivalentemente è il valore x per cui la frequenza relativa
cumulata è pari a q.


DECILI: dividono i dati ordinati in decine
PERCENTILI: dividono i dati ordinati in centesimi
PROPRIETÀ:
 individuano i valori che delimitano una percentuale o frazione
stabilita
di
valori
estremi
(es.:
nel
monitoraggio
17
dell'inquinamento indicano i valori che rientrano in una data
percentuale dei valori massimi o minimi)
1,2
1
0,8
freq cum. 0,6
0,4
0,2
0
60
80
100 120 140 160 180 200
altezza piante
Consideriamo la tabella Tab.4: calcolare lo 0.05-quantile
 si suppone una distribuzione di dati uniforme all'interno di
ogni classe
 calcolo eseguito tramite la formula che esprime l'equazione di
una retta passante per due punti
denotando con x lo 0.05-quantile si ha quindi:
q  0.025
x  79

0.1  0.025 99  79
quindi avendo q=0.05 si ottiene:
x  79  20
0.05  0.025
 85. 6
0.1  0.025
OSSERVAZIONE: MEDIANA=0.5-quantile (q=0.5)
18
MISURE DI DISPERSIONE O VARIABILITA'
CAMPO DI VARIAZIONE
E' la differenza tra il valore massimo e il valore minimo
PROPRIETÀ:
 intuitivo e semplice, in particolare quando i dati sono
ordinati
 incapace di misurare come i dati sono distribuiti entro
l'intervallo
 risente della presenza di valori anomali
 misura puramente descrittiva
SCARTO MEDIO ASSOLUTO
Come si calcola:
 per dati semplici:
n
Sm 

x
i 1
i
x
n
per dati ponderati:
r
Sm 
x
i 1
i
 x fi
n
SCARTO MEDIO ASSOLUTO DALLA MEDIANA
E' la media degli scarti assoluti dei singoli dati dalla loro
mediana e viene calcolato come sopra, sostituendo la mediana alla
media
DEVIANZA
E' la base delle misure di dispersione dei dati, essa può essere
calcolata in due differenti modi:
I METODO:

per dati semplici:
SQ   xi  x 
n
i 1
19
2

per dati ponderati:
SQ   xi  x  f i
r
2
i 1
II METODO:

per dati semplici:
n
SQ   xi2  nx 2
i 1

per dati ponderati:
r
SQ   xi2 f i  nx 2
i 1
ESERCIZIO
Calcolare la devianza (SQ) nei due modi descritti dei valori: 5,
6, 7, 7, 8, 10.
x
5  6  7  7  8  10 43

 7.16
6
6
Allora si ha:
I METODO:
SQ   x
i
2
 x

 5  7.16   6  7.16   7  7.16   7  7.16   8  7.16   10  7.16 
2
2
2
2
 14.8356
II METODO:
SQ   xi2  nx 2  25  36  49  49  64  100  6  7.16 2  14.84
n
i 1
20
2
2
VARIANZA
media dei quadrati degli scarti dei valori dalla loro media, cioè
devianza diviso il numero di osservazioni.
2 
SQ
n
OSSERVAZIONE: nella statistica inferenziale, cioè quando si
utilizzano i dati del campione per stimare le caratteristiche di
una popolazione, si usa sempre la VARIANZA CAMPIONARIA (correzione
di Student):
s2 
SQ
n 1
n-1: n° di osservazioni indipendenti, è chiamato GRADI DI LIBERTÀ
(gdl, df); poiché la somma degli scarti dalla media è uguale a
zero, l'ultimo valore è fissato a priori e non è libero di
assumere qualsiasi valore
DEVIAZIONE STANDARD (O SCARTO QUADRATICO MEDIO)
E' la radice quadrata della varianza
  2
Analogamente per la deviazione standard campionaria si ha
s  s2
COEFFICIENTE DI VARIAZIONE
Misura la dispersione percentuale relativa dei dati in rapporto
alla media
cv 

x
100
PROPRIETÀ:
 è un numero puro svincolato da ogni scala di misura e dalla
tendenza centrale del fenomeno studiato
 in quanto rapporto, ha significato solo se calcolato per
variabili misurate con una scala di rapporti
21
SI USA PER CONFRONTARE:
 la variabilità di due o più gruppi con medie molto diverse
 dati espressi in unità di misura diverse
 popolazioni differenti per lo stesso carattere (es.: confronto
tra la variabilità di specie animali di taglie diverse, come
cani e cavalli)
MOMENTI
Essi servono per calcolare le misure di forma.
MOMENTI DI ORDINE K (rispetto a un valore c):
 per dati semplici:
 x
k
n
mk 

i 1
i
 c
n
per dati ponderati:
 x
k
r
mk 
i 1
i
 c fi
n
MOMENTI PIÙ COMUNEMENTE USATI
 MOMENTO RISPETTO ALL'ORIGINE: c = 0
 MOMENTO CENTRALE: c  x
OSSERVAZIONE:
 Momento di ordine 1 rispetto all'origine (k=1, c=0) è la media
 Momento centrale di ordine 1 (k=1, c  x ) è nullo (è la somma
degli scarti dalla media)
 Momento centrale di ordine 2 (k=2, c  x ) è la varianza
Allo stesso modo si possono calcolare i momenti centrali di ordine
3 (m3), 4 (m4), 5 (m5),..., n (mn).
MISURE DI FORMA
Servono per quantizzare due caratteristiche di una distribuzione
di frequenza:
 SIMMETRIA
 CURTOSI
22
Si ha SIMMETRIA se in una distribuzione di frequenza i valori
equidistanti dalla mediana presentano la stessa frequenza. Si ha
ASIMMETRIA POSITIVA quando i valori maggiori sono più frequenti
dei valori minori. Si ha ASIMMETRIA NEGATIVA quando i valori
minori sono più frequenti dei valori maggiori
Esempio di distribuzione simmetrica:
0,45
0,4
0,35
0,3
F0,25
i
0,2
0,15
0,1
0,05
0
-3
-2
-1
0
1
2
3
4
5
6
X
Esempio di distribuzione con asimmetrica positiva:
0,3
0,25
0,2
Fi 0,15
0,1
0,05
0
0
1
2
3
4
X
23
5
6
7
8
Esempio di distribuzione con asimmetrica negativa:
0,3
0,25
0,2
Fi 0,15
0,1
0,05
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
X
I momenti centrali di ordine dispari (m3,m5,...) sono indici di
simmetria :
 sono nulli per distribuzioni simmetriche
 sono non-nulli per distribuzioni asimmetriche (quanto maggiore
è l'asimmetria, tanto più grande è il valore del momento
centrale di ordine dispari)
 hanno valore positivo in distribuzioni con asimmetria
positiva
 hanno valore negativo in distribuzioni con asimmetria
sinistra
N.B.: i valori dei momenti dipendono dalla scala utilizzata; per
avere una misura adimensionale, che permetta i confronti tra più
distribuzioni, bisogna dividerli per la potenza n (n=3 per il
terz'ordine,
n=4
per
il
quart'ordine,
ecc.)
dello
scarto
quadratico medio
INDICI DI ASIMMETRIA
Dovrebbero essere nulli se e solo se la distribuzione è simmetrica


INDICE 1 DI FISHER:  1 
m3
3
2
 m3 
INDICE 1 DI PEARSON: 1   3 
 
Ovviamente tra questi due ultimi indici vale la relazione:
 1  1
N.B.: nel caso di distribuzioni simmetriche gli indici1, 1 danno
un risultato nullo; ma non sempre vale l'inverso, cioè non sempre
l'indice di asimmetria uguale a zero esprime la perfetta simmetria
di una distribuzione.
24
La CURTOSI è il grado di appiattimento, rispetto alla
normale (o gaussiana) delle curve unimodali simmetriche



MESOCURTICA:
distribuzione
avente
forma
uguale
distribuzione normale
LEPTOCURTICA: eccesso di frequenza nelle classi centrali
PLATICURTICA: difetto di frequenza nelle classi centrali
curva
alla
INDICI DI CURTOSI


INDICE 2 DI FISHER:  2 
m4
3
4
m
INDICE 2 DI PEARSON:  2  44

OSSERVAZIONE:



distribuzione mesocurtica o normale: 2=3, 2=0
distribuzione leptocurtica: 2>3, 2>0
distribuzione platicurtica: 2<3, 2<0
Ovviamente tra questi due indici vale la relazione 2=2+3
N.B.: tutti gli indici presentati si applicano sia alle variabili
discrete che alle continue, con l'ovvia approssimazione data dal
raggruppamento in classi
25
ESERCIZIO
Delle due serie di dati:
A: 5 7 2 4 3
B: 15 11 9 8 10 12
calcolare le misure di tendenza centrale, di dispersione e gli
indici di forma
ESERCIZIO
Determinare
la
distribuzione
di
frequenza
delle
seguenti
misurazioni del livello di acido urico serico (in mg per 100 ml)
di 50 maschi adulti:
5.1,
5.5,
4.3,
5.4,
6.1,
4.3,
5.3,
4.9,
3.9,
6.2,
6.2,
6.0,
4.1,
5.5,
5.1,
4.1,
5.9,
5.7,
5.8,
4.9,
4.8,
4.8,
5.7,
5.1,
5.2,
4.5,
5.9,
4.7,
5.9,
5.6,
5.6,
6.4,
4.6,
4.7,
5.7,
5.0,
5.5,
5.5,
5.3,
4.9,
6.1, 6.3, 4.9,
5.4, 4.4, 5.5,
5.6, 5.5, 5.6,
5.9
determinare i limiti veri e i valori centrali di ogni classe della
distribuzione e disegnarne l'istogramma. Calcolare le misure di
tendenza centrale, di dispersione e gli indici di forma di tale
distribuzione di frequenza.
26
ESERCIZIO
Concentrazioni (mg/l) di sodio e cloruri in 36 laghi appenninici:
 rappresentare graficamente i dati e la loro distribuzione di
frequenza
 calcolare le misure di tendenza centrale, di dispersione e gli
indici di forma
Lago
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
Sodio(mg/l)
1,78
1,63
1,85
2,10
1,35
1,40
1,82
1,35
2,06
1,85
1,51
2,00
2,02
1,90
1,60
2,18
1,82
1,90
1,75
2,11
2,30
1,95
2,60
2,44
2,18
2,51
2,37
2,54
2,06
2,77
2,31
2,81
2,33
1,45
1,78
2,09
27
Cloruri(mg/l)
1,60
1,80
2,90
2,90
2,90
2,90
2,00
2,00
2,00
2,20
2,30
2,30
2,80
2,80
2,80
2,50
2,50
2,50
2,60
2,60
2,60
2,70
2,90
2,90
3,00
3,10
3,10
3,30
3,30
3,40
3,40
3,60
3,70
3,80
3,80
3,90
PROBABILITÀ
Si possono considerare due tipi di esperimenti:
 ESPERIMENTI DETERMINISTICI: in cui è possibile prevedere
esattamente i risultati ottenuti da esperimenti ripetuti
(esempio: misurazione dell'accelerazione a di un corpo di
massa m sottoposto ad una forza F)
 ESPERIMENTI CASUALI: in cui non è possibile prevedere
esattamente i risultati ottenuti da esperimenti ripetuti
(esempio: misurazione dell'altezza di una pianta)
In un esperimento casuale il risultato non è prevedibile
esattamente, ma può essere stimato, in altre parole ci sono dei
risultati che sono più frequenti di altri e quindi ci si aspetta
questi risultati si presentino più facilmente rispetto ad altri.
Con la PROBABILITÀ si cerca di quantificare tale aspettativa
CONCETTO DI PROBABILITÀ
Sono necessari i seguenti concetti:
 EVENTO: risultato di un esperimento o di una osservazione
 PROBABILITÀ (DI UN EVENTO): numero reale compreso fra 0 ed 1
(0,1 inclusi) che valuta la possibilità del verificarsi
dell'evento stesso; probabilità piccole, cioè prossime a 0,
indicano un evento poco probabile, probabilità grandi, cioè
prossime a 1, indicano un evento molto probabile
La probabilità si può definire in quattro modi diversi:
DEFINIZIONE FREQUENTISTA
La probabilità di un evento è pari alla frequenza relativa con cui
esso si verifica in un numero molto elevato di ripetizioni nelle
medesime condizioni
OSSERVAZIONE: si basa sul principio che la probabilità di un
evento è pari alla frequenza relativa con cui esso si presenta in
una serie di esperienze fatte nelle stesse condizioni quando il
numero delle osservazioni è elevato. Questo approccio si applica
naturalmente in tutti quei casi in cui non sono note a priori le
leggi dei fenomeni studiati, ma possono essere determinate a
posteriori, infatti, l'unico modo per rispondere ai quesiti
empirici è condurre una serie di osservazioni od esperimenti, in
condizioni controllate statisticamente, per rilevare la frequenza
relativa del fenomeno.
28
DEFINIZIONE SOGGETTIVA
La probabilità di un evento è la misura che si attribuisce
all'avverarsi dell'evento secondo l'esperienza personale di un
individuo
OSSERVAZIONE: si fonda sul principio che la probabilità è una
stima del grado di aspettativa di un evento secondo l'esperienza
personale di un individuo. Questo approccio ha vaste ed
interessanti applicazioni nelle scienze sociali ed economiche,
dove l'attesa di un fenomeno o una convinzione possono influire
sui fenomeni reali (svalutazione, prezzi di mercato, comportamenti
sociali), inoltre esso ha applicazioni nel determinare la
probabilità di eventi unici o irripetibili: catastrofi, guerre,
estinzione di una specie animale. Questo approccio ha delle
limitazioni per la ricerca sperimentale perché è difficile
misurare un grado di aspettativa, dato che sperimentatori diversi
attribuiscono probabilità differenti allo stesso fenomeno
DEFINIZIONE CLASSICA
La probabilità di un evento è pari al rapporto tra il numero dei
casi favorevoli all'evento e il numero dei casi possibili
supponendo che tutti i casi siano equiprobabili
OSSERVAZIONE: non si richiede alcun dato sperimentale, ma i
risultati devono essere conosciuti a priori (esempio: lancio di
una moneta, lancio di un dado). Questo approccio ha delle
limitazioni per la ricerca sperimentale poiché questa è basata su
un approccio non teorico ma empirico, in particolare non sarebbe
possibile rispondere a quesiti che per loro natura richiedano
osservazioni ripetute
DEFINIZIONE ASSIOMATICA
La probabilità di un evento è un numero che soddisfa i tre assiomi
del calcolo delle probabilità
OSSERVAZIONE:
questo
approccio
è
troppo
astratto,
esso
è
generalmente usato nello studio teorico della probabilità. La
limitazione di questo approccio è che non fornisce un metodo
pratico per calcolare la probabilità di un evento
N.B.: nel contesto delle scienze sperimentali si deve calcolare la
probabilità di eventi che sono generalmente ripetibili in
condizioni almeno approssimativamente uguali o simili, pertanto di
norma si fa ricorso all'impostazione frequentista
29
TEORIA DELLA PROBABILITÀ
Sia U lo spazio di tutti i possibili risultati. Un evento A è un
qualsiasi sottoinsieme di U. L'EVENTO IMPOSSIBILE è  mentre U è
l'EVENTO CERTO. Dato un evento A l'evento A , COMPLEMENTARE di A,
si verifica quando A non è verificato. Dati due eventi A1, A2,
l'evento A1A2, UNIONE di A1 e A2, si verifica quando almeno uno fra
gli eventi A1 e A2 sono verificati; l'evento A1A2, INTERSEZIONE di
A1 e A2, si verifica quando entrambi gli eventi A1 e A2 sono
verificati. Se A1A2= si dice che gli eventi A1 e A2 sono
mutuamente esclusivi.
Evento A
Evento A1A2
Evento A
Evento A1A2
ESEMPIO: nel lancio di un dado U={1, 2, 3, 4, 5, 6}. Consideriamo i due
eventi A1={1, 3}, A2={3, 4}, allora si ha: A1  {2,4,5,6} , A1A2={1, 3, 4},
A1A2={3}
La probabilità è una funzione che associa un numero reale ad ogni
evento in U, tale funzione soddisfa i seguenti ASSIOMI:



per ogni evento A di U si ha P(A)0
P(U)=1
per ogni scelta degli eventi A1, A2,. . ., An in U a due a due
mutuamente esclusivi si ha:
P(A1A2. . .  An )= P(A1) +P(A2)++ P(An)
TEOREMA DELLA PROBABILITÀ TOTALE: per ogni scelta degli eventi A1,
A2 si ha:
P(A1A2)= P(A1) +P(A2) - P(A1A2)
Dati due eventi A1, A2 la probabilità che si verifichi A1 supposto
che A2 sia verificato è indicata con P(A1|A2) ed è detta PROBABILITÀ
CONDIZIONATA. Essa si può calcolare nel seguente modo:
30
TEOREMA DELLA PROBABILITÀ COMPOSTA:
P(A1A2)= P(A1|A2) P(A2)
P(A1A2)= P(A2|A1) P(A1)
Se P(A2|A1)= P(A2) (o P(A1|A2)= P(A1)) allora A1 e A2
indipendenti, in tal caso si ha: P(A1A2)= P(A1) P(A2).
sono
eventi
TEOREMA DI BAYES: siano A1, A2,. . ., An eventi mutuamente esclusivi
tali che A1A2. . .  An =U e sia B un altro evento in U allora si
ha:
P( Ai | B) 
P( Ai ) P( B | Ai )
n
 P( A ) P( B | A )
k 1
k
k
Generalmente le probabilità P(Ai) sono dette probabilità a priori,
mentre P(Ai|B) sono dette probabilità a posteriori
OSSERVAZIONE: il teorema di Bayes è un semplice strumento per
stimare le cause Ai di una certa osservazione B. Ad esempio in
medicina B può essere un certo sintomo di un paziente; A1, A2,...,
An le possibili diagnosi; in questo caso P(Ai) indica la probabilità
della i-esima diagnosi, P(B|Ai) la probabilità di avere un paziente
che presente i sintomi B supposto che sia affetto dalla malattia
Ai, P(Ai|B) la probabilità di avere la diagnosi Ai supposto di aver
riscontrato i sintomi B.
ESEMPIO: in un certo lago è stata osservata una moria del 50% dei
pesci di una certa specie. In base alla conoscenza delle industrie
presenti nei pressi del lago si suppone che le cause di tale moria
si possano principalmente attribuire ad inquinamento da una
sostanza S1 o da una sostanza S2. La probabilità di avere
inquinamento da S1 è pari a 0.05, di avere inquinamento da S2 è
pari a 0.1. La probabilità di osservare una moria del 50% dei
pesci della suddetta specie supposto di avere inquinamento da S1 è
pari a 0.9, se si suppone di avere inquinamento da S2 è pari a
0.15, per altre cause è pari a 0.005. Calcolare la probabilità di
avere inquinamento da sostanza S1 (supponendo di aver fatto la
suddetta osservazione)
31
ESEMPIO: un paziente ha temperatura corporea maggiore di 39°C.
Nella popolazione sono stati rilevati i seguenti dati: la
probabilità di avere un individuo affetto da virus influenzale è
pari a 0.1, la probabilità di avere un individuo affetto da
meningite è pari a 0.005; la probabilità di osservare una
temperatura corporea maggiore di 39°C in un individuo affetto da
virus influenzale è pari a 0.05, in un individuo affetto da
meningite è pari a 0.7, per altre ragioni è pari a 0.001.
Calcolare la probabilità che il paziente abbia la meningite
(supponendo di aver fatto la suddetta osservazione)
CALCOLO COMBINATORIO
Permette di calcolare il numero di raggruppamenti di oggetti
aventi particolari proprietà, come conseguenza esso è utile per
calcolare la probabilità di un evento
ESEMPIO Gara di corsa tra 10 concorrenti
a. quanti differenti ordini d'arrivo sono possibili?
b. quale è la probabilità di indovinare i primi tre :
 nell'ordine ?
 senza stabilire il loro ordine?
c. conviene scommettere 10.000 lire per guadagnarne 500.000 se si
indovineranno i primi 2 :
 nell'ordine?
 senza stabilire il loro ordine?
Requisiti fondamentali degli eventi:
 si escludono a vicenda
 sono tutti ugualmente possibili
 vengono generati da eventi puramente casuali
 avvengono in modo indipendente
I raggruppamenti si distinguono in :



PERMUTAZIONI
DISPOSIZIONI
COMBINAZIONI
32
PERMUTAZIONI SEMPLICI
I gruppi che si possono formare collocando n elementi differenti
a1, a2, a3, . . ., an
in tutti gli ordini possibili
Il numero di permutazioni di n elementi è : P n = n! dove n! si dice n
fattoriale e si ha n! = 1 2 3... n
ESEMPIO Le permutazioni degli elementi a, b, c sono: abc, acb, bca, bac, cba,
cab. Osservazione: il numero di permutazioni di 3 elementi (a, b, c) è
pari a P 3 = 3!=1 2 3=6.
ESEMPIO Il numero delle permutazioni degli elementi a, b, c, d è
P4=4!=1 2 3 4 = 24
I primi 25 numeri fattoriali:
1! = 1
2! = 2
3! = 6
4! = 24
5! = 120
6! = 720
7! = 5.040
8! = 40.320
9! = 362.880
10! = 3.628.800
11! = 39.916.800
12! = 479.001.600
13! = 6.227.020.800
14! = 87.178.291.200
15! = 1.307.674.368.000
16! = 20.922.789.888.000
17! = 355.687.428.096.000
18! = 6.402.373.705.728.000
19! = 121.645.100.408.832.000
20! = 2.432.902.008.176.640.000
21! = 51.090.942.171.709.440.000
22! = 1.124.000.727.777.607.680.000
23! = 25.852.016.738.884.976.640.000
24! = 620.448.401.733.239.439.360.000
25! = 15.511.210.043.330.985.984.000.000
N.B.: per definizione si usa: 0! = 1 e 1! = 1
33
DISPOSIZIONI SEMPLICI
I gruppi di k elementi
differenti
che
si
possono
formare
con
n
oggetti
a1, a2, a3, . . ., an
dove ogni gruppo di k elementi si diversifica dagli altri o per
almeno un elemento o per l'ordine degli elementi
Il numero di disposizioni semplici di n elementi in classe k è :
D n,k 
n!
(n - k)!
ESEMPIO Le disposizioni degli elementi a, b, c, d (cioè n=4) in classe
3 (cioè k=3) sono :
abc, abd, acd, acb, adb, adc,
bac, bad, bcd, bca, bda, bdc,
cab, cad, cbd, cba, cda, cdb,
dab, dac, dbc, dba, dca, dcb
infatti il numero delle disposizioni di 4 elementi in classe 3 è:
D 4,3 
4!
4! 24
 
 24
(4 - 3)! 1! 1
Per il calcolo delle disposizioni di n elementi in classe k in
alternativa alla formula data precedentemente si può utilizzare la
seguente:
Dn,k=n(n - 1)(n – k + 1)
Infatti, il numero delle disposizioni di 4 elementi in classe 3 si
può calcolare come segue:
D 4,3  4  3  2
CASI SPECIALI:
 Dn,0=1: si ha solo il gruppo vuoto
 Dn,n= Pn=n! : si ottiene il numero di permutazioni semplici
34
COMBINAZIONI SEMPLICI
I gruppi di k elementi
differenti
che
si
possono
formare
con
n
oggetti
a1, a2, a3, . . ., an
dove ogni gruppo di k elementi si diversifica dagli altri per
almeno un elemento (l'ordine degli elementi è irrilevante)
Il numero di combinazioni semplici di n elementi in classe k è:
C n,k 
D n,k
n!

k! (n - k)! k!
ESEMPIO Le combinazioni degli elementi a, b, c, d (cioè n=4) in classe
3 (cioè k=3) sono: abc, abd, acd, bcd.
Infatti il numero delle combinazioni di 4 elementi in classe 3 si
può calcolare come segue:
C 4,3 
4!
24

4
(4 - 3)!3! 1  6
OSSERVAZIONI
 il numero di combinazioni semplici di n elementi in
pari al numero di disposizioni di n elementi in
diviso il numero di permutazioni di k elementi
 per ogni n  0 e per ogni k, con 0 k n, il numero
sempre un numero intero
n
 a volte Cn,k si denota con il simbolo  
ed
k


chiamato COEFFICIENTE BINOMIALE:
 si usa anche nel calcolo delle potenze di binomi,
   
n

classe k è
classe k,
Cn,k risulta
esso
cioè:
n
 n
    k  nk
k 0  k 
si può calcolare con il TRIANGOLO DI TARTAGLIA:
1
n=0
1 1
n=1
1 2 1
n=2
1 3 3 1
n=3
. . . . .
.
. . . . . . . .
.
n 
 
0
n   n 
  

 1   k  1
n 
 
k 
35
 n  n 

  
 k  1  n 
nn
è
CASI SPECIALI
 Cn,0=1: si ha solo il gruppo vuoto
 Cn,n=1: si ha solo il gruppo formato da tutti gli elementi
possibili
ESEMPIO In un esperimento sulla fertilità di un terreno, si
vogliono esaminare in modo sistematico gli equilibri binari tra:
Ca, Mg, Na, N, P, K
a. Quante coppie di elementi occorrerà prendere in considerazione?
b. Per valutare tutti gli equilibri ternari, quanti gruppi diversi
si dovranno formare ?
RISPOSTA:
a.
C 6,2 
6!
56

 15
(6 - 2)! 2!
2
C 6,3 
6!
456

 20
(6 - 3)!3!
6
b.
ESEMPIO Risposte ai tre quesiti introduttivi
a. In una corsa con 10 concorrenti, i possibili ordini d'arrivo
sono le permutazioni di 10 elementi : P10 = 10! = 12345678910 =
3.628.800
b. I possibili gruppi dei primi 3 concorrenti tra 10:

tenendo conto dell'ordine d'arrivo, sono le disposizioni di
10 elementi in classe 3:
D10,3  10  9  8  720

Quindi la probabilità di indovinare è 1/720= 0,001389
senza distinzioni dell'ordine di arrivo, sono le combinazioni
di 10 elementi in classe 3:
C10,3 
D10,3 720

 120
3!
6
Quindi la probabilità di indovinare è 1/120 = 0,00833
c. La probabilità di indovinare i primi 2 tra 10, stabilendo chi
sarà primo e chi secondo, è data dalle disposizioni di 10
elementi in classe 2:
D10,2  10  9  90
36
Quindi la probabilità di indovinare è 1/90, meno favorevole del
rapporto 1/50 fissato nella scommessa (non conviene scommettere)
La probabilità di indovinare i primi 2 tra 10, senza stabilire
l'ordine, è data dalle combinazioni di 10 elementi in classe 2:
C10,2 
D10,2 90

 45
2!
2
Probabilità di indovinare : 1/45, più favorevole del rapporto
1/50 fissato nella scommessa (conviene scommettere)
DISTRIBUZIONE DI PROBABILITÀ


Una variabile che in seguito ad un esperimento o osservazione
può assumere diversi valori che sono imprevedibili a priori è
detta VARIABILE ALEATORIA o VARIABILE CASUALE
Una DISTRIBUZIONE DI PROBABILITÀ (di una variabile casuale) è
una funzione che associa ad ogni possibile valore della
variabile casuale un valore per la probabilità
DISTRIBUZIONI DISCRETE





UNIFORME
MULTINOMIALE
POISSONIANA
IPERGEOMETRICA
BINOMIALE
DISTRIBUZIONI CONTINUE





RETTANGOLARE
ESPONENZIALE NEGATIVA
NORMALE (o GAUSSIANA)
2
t DI STUDENT
37
DISTRIBUZIONI DISCRETE
Una variabile casuale X ha distribuzione discreta se essa può
assumere solo dei valori isolati: x1, x2,. . .; la probabilità che X
assuma il valore xk è denotata con P(X= xk )=Pk. Si ha che:
P1 +P2 +    =1
La funzione
F ( x)  P( X  x)   Pk
xk  x
è detta FUNZIONE DI DISTRIBUZIONE CUMULATIVA
OSSERVAZIONE: F(x) è una funzione a gradinata, è crescente ed ha
valori compresi tra 0 e 1
DISTRIBUZIONE UNIFORME
È una distribuzione teorica finita
Si suppone che il risultato di un singolo esperimento può assumere
valori a, a+1, a+2, . . . , b, dove a, b sono numeri interi, inoltre ogni
risultato ha la stessa probabilità di verificarsi (ad esempio la
probabilità di ottenere 1, 2, 3, 4, 5, 6 con un dado non truccato è
uguale per ognuno dei risultati)
Quindi la variabile casuale è X = risultato dell'esperimento", si
denota Pk=P(X=k) la probabilità di ottenere un generico risultato k
(compreso fra a e b) ed è pari a:
Pk 
1
(b  a)  1
ab
2

media:  

varianza:  2 
(b  a)  1
2
1
12
Per i dadi (a=1, b=6) è semplice verificare che Pk= 1/6
38
DISTRIBUZIONE BINOMIALE (O DI BERNOULLI)
È una distribuzione teorica finita
Si suppone che in un esperimento si possono avere solo due
possibili risultati A e B rispettivamente con probabilità (a priori o a
posteriori)  e 1 - .
Questa distribuzione fornisce la probabilità Pk che nel corso di n
prove identiche ed INDIPENDENTI si abbia k volte il risultato A (e n
- k volte B), dove 0  k  n.
Quindi la variabile casuale è X = numero di volte che si ha il
risultato A", si denota P(X=k)=Pk e si ha:
Pk  Cn ,k k (1   ) nk
N.B.: le prove possono essere successive oppure simultanee, purché
non si influenzino reciprocamente
ESEMPIO Nella specie umana nascono più maschi che femmine, con un
rapporto di 107 maschi per 100 femmine (a posteriori, sulla base
dei
dati
rilevati,
si
può
affermare
che
la
probabilità
frequentista di un nato maschio (risultato A) è  = 0.52 e di un
nato femmina (risultato B) è di 1 -  = 0.48
Con la distribuzione binomiale si può calcolare le specifiche
probabilità di 0, 1, 2, 3, 4 (=k) nascite di figli maschi nelle
famiglie con 4 figli (n=4):

0 figli maschi: P0  C4, 0 (1   )  1  1  0.48  0.05

1 figli maschi: P1  C4,1 (1   )  4  0.52  0.48  0.23

2 figli maschi: P2  C4, 2 (1   )  6  0.52  0.48  0.37

3 figli maschi: P3  C4,3 (1   )  4  0.52  0.48  0.28

4 figli maschi: P4  C4, 4 (1   )  1  0.52  1  0.07
0
1
2
3
4
4
4
3
3
2
1
0
39
2
2
3
4
famiglie di 4 figli
0,400
0,350
0,300
0,250
P 0,200
0,150
0,100
0,050
0,000
0
1
2
3
4
num. maschi
num. maschi
(n=10)
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
P
0,001
0,007
0,034
0,099
0,188
0,244
0,220
0,136
0,055
0,013
0,001
famiglie di 10 figli
0,300
0,250
0,200
P 0,150
0,100
0,050
0,000
0
1
2
3
4
5
6
num. maschi
40
7
8
9
10
La distribuzione binomiale:
 è asimmetrica perché   0.5
 tende ad essere simmetrica
osservazioni n anche se   0.5
all'aumentare
del
numero
di
ESEMPI Probabilità di ottenere 3 volte il numero 1 lanciando un
dado 5 volte (n=5, k=3, =1/6, 1-=5/6)
ESEMPIO Probabilità che 9 esperimenti di laboratorio risultino
positivi e 1 negativo, se di solito gli esperimenti sono positivi
nel 20% dei casi (n=10, k=9, =0.2, 1-=0.8)
OSSERVAZIONI:
 quando n é elevato, la forma è praticamente normale e quasi
simmetrica anche se  é sensibilmente diverso da 0.5
 le probabilità associate ai diversi valori della variabile
casuale sono espresse dai termini dello sviluppo del binomio
(+ (1-))n dove  e 1- sono le probabilità dei due diversi
eventi semplici A e B
 la media del numero di successi è =n

la varianza del numero di successi è 2=n (1-)

per quanto riguarda le proporzioni (o frequenze relative) di
 (1   )
risultati A si ha: =,  2 
n
DISTRIBUZIONE MULTINOMIALE
È una distribuzione teorica finita, essa può essere vista come una
estensione di quella binomiale
Si suppone di avere r eventi distinti ed indipendenti A1, A2, ..., Ar
rispettivamente di probabilità 1, 2, ..., r (dove 1+2+·····+ r=1) che
possono comparire nel corso di n prove INDIPENDENTI, successive o
simultanee
La probabilità di ottenere k1 volte l'evento A1, k2 volte l'evento
A2,. . ., kr volte l'evento Ar, (dove k1+k2+·····+ kr=n) è:
P k1 ,k2 ,,kr  
n!
1k1 2k2  rkr
k1!k 2 !k r !
41
OSSERVAZIONE: la distribuzione binomiale può essere vista come la
distribuzione multinomiale dove: r=2, A1=A, A2=B, 1= , 2=1-
ESEMPIO Nella popolazione di una certa regione geografica si ha la
seguente suddivisione per gruppo sanguigno: 10% gruppo AB
(A1=individuo ha gruppo AB, 1 = 0.10), 20% gruppo B (A2 =individuo ha
gruppo B, 2 = 0.20), 30% gruppo A (A3 =individuo ha gruppo A, 3 =
0.30), 40% gruppo 0 (A4 =individuo ha gruppo 0, 4 = 0.40),
 su 10 persone estratte, qual è la probabilità che 2 abbiano il
gruppo AB, 3 il gruppo B, 2 il gruppo A e 3 il gruppo 0
 su 8 persone estratte, qual è la probabilità che 4 abbiano
gruppo 0 e 4 abbiano gruppo A?
Risposte:

P 2,3, 2,3  
10!
0.102  0.203  0.302  0.403  0.012
2!3!2!3!

P0, 0, 4, 4  
8!
0.100  0.200  0.304  0.404  0.046
0!0!4!4!
DISTRIBUZIONE POISSONIANA
È una distribuzione teorica infinita, totalmente determinata da un
solo parametro: la media 
È la distribuzione limite della binomiale: per n   e   0, in
modo tale che n= sia costante: Poisson nel 1837 dimostrò che:
Pk 
k
n n
  (1   ) nk
e    lim
n 
k!
 0  k 
PROPRIETÀ
 la media è uguale a 
 la varianza 2 è uguale a , infatti applicando le condizioni
su enunciate:
 2  lim
n (1   )  lim
 (1   )  
n 
n 
 0


 0
descrive accuratamente eventi che si verificano raramente in
uno spazio (o in un tempo) molto grande, per esempio: numero
di piante di una certa specie per unità di superficie, numero
di microrganismi per unità di volume
è asimmetrica per piccoli valori di , tende ad essere
simmetrica per grandi valori di 
42
k (=0.9)
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
p
0,407
0,366
0,165
0,049
0,011
0,002
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
k (=2)
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
p
0,135
0,271
0,271
0,180
0,090
0,036
0,012
0,003
0,001
0,000
0,000
k (=12)
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
0,000
0,000
0,000
0,002
0,005
0,013
0,025
0,044
0,066
0,087
0,105
0,114
0,114
0,106
0,090
0,072
0,054
0,038
0,026
0,016
0,010
0,006
0,003
0,002
Distr. di Poisson =0.9
0,5
0,4
p 0,3
0,2
0,1
0
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
X
Distr. di Poisson =2
0,300
0,250
0,200
p 0,150
0,100
0,050
0,000
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
X
p
Distr. di Poisson =12
0,150
p
0,100
0,050
0,000
0
5
10
15
X
43
20
25
ESEMPIO In letteratura, è famoso l'esempio di Bortkewitch, un
veterinario dell'armata prussiana del XIX secolo che per 20 anni
contò il numero di soldati di 10 corpi d'armata che ogni anno
morivano a causa di un calcio di mulo:
numero di decessi i
eventi osservati k
0
109
1
65
2
22
3
3
4
1
Media:
0  109  1  65  2  22  3  3  4  1 122
x

 0.61
200
200
Varianza:
(0  0.61) 2 109  (1  0.61) 2  65  (2  0.61) 2  22  (3  0.61) 2  3  (4  0.61) 2 1
2 
 0.6079
200
Applicando la distribuzione di Poisson, si determinano
probabilità teoriche di osservare 0, 1, 2, 3, 4 decessi ogni anno:
P0 
le
0.610 1
 0.544
0! e 0.61
0.611 1
P1 
 0.3318
1! e 0.61
0.612 1
P2 
 0.101
2! e 0.61
0.613 1
P3 
 0.0203
3! e 0.61
0.614 1
P4 
 0.0029
4! e 0.61
numero di decessi i
eventi osservati k
freq. relative attese
eventi attesi (su 200)
0
1
2
3
4
109
65
22
3
1
0.544 0.3318 0.101 0.0203 0.0029
108.8 66.36
20.2
4.1
0.6
Lo scarto tra osservato ed atteso è molto piccolo
ESEMPIO In una comunità planctonica la popolazione di Eudiaptomus
vulgaris è presente col 2% degli individui:
 campionando 200 individui quale è la probabilità di non
trovare Eudiaptomus?
 campionando 100 individui quale è la probabilità di trovarlo 4
volte?
44

con una presenza del 5%, come cambierebbero le probabilità
precedenti?
Risposte:
Campionando 200 individui: media della popolazione (presenza 2%):
 = n=200 0.02=4; probabilità di non trovare individui:
40 1
P0 
 0.0183
0! e 4
media della popolazione (presenza 5%):  = n=2000.05=10; probabilità
di non trovare individui:
10 0 1
P0 
 0.0000454
0! e10
Campionando 100 individui: media della popolazione (presenza 2%):
=n=1000.02=2; probabilità di trovare 4 individui:
24 1
P4 
 0.0902
4! e 2
media della popolazione (presenza 5%):  = n=1000.05=5; probabilità
di non trovare individui:
54 1
P4 
 0.1755
4! e 5
DISTRIBUZIONE IPERGEOMETRICA
Quando in un'urna ci sono moltissime biglie ogni estrazione non
altera sostanzialmente le probabilità di quelle successive, il che
equivale a supporre che ogni biglia estratta sia reintrodotta (o
che il numero di biglie sia praticamente infinito), ma quando
nell'urna
ci
sono
poche
biglie
e
l'estrazione
è
senza
reintroduzione, le probabilità di estrarre biglie di un dato
colore non sono costanti, ma dipendono dagli eventi precedenti,
tali probabilità possono essere calcolate con la distribuzione
ipergeometrica
ESEMPIO Da un'urna con N biglie, delle quali m bianche e N - m
nere, si estraggono n biglie (n  N) senza reintroduzione.
Determinare la probabilità P(k / n) che delle n biglie estratte k (k  m e
k  n) siano bianche; si ha che:
P k / n  
Cm,k  C N m,n k
45
C N ,n
La distribuzione ipergeometrica è definita da tre parametri:
 N numero totale di individui che formano la popolazione
 m numero degli individui del gruppo considerato
 n numero di individui estratti
OSSERVAZIONE:
 Per N   la distribuzione ipergeometrica converge verso la
binomiale
m
m )
 n ( ponendo  
N
N

media   n

varianza  2  n (1   )
N n
( ponendo   m e 1    N  m )
N 1
N
N
ESEMPIO In un lago sono presenti 12 pesci appartenenti a specie
diverse, ma con il 50% di trote; pescando 4 pesci a caso,
calcolare la probabilità che nessuno sia trota?
Con la notazione precedente si ha: N=12, m=6, n=4, k=0; quindi
P0 / 4  
C6, 0  C6 , 4
C12, 4

15
 0.0303
495
ESEMPIO In una piccola riserva naturale sono presenti 9 cinghiali:
3 femmine e 6 maschi; per ridurre il loro numero viene decisa una
battuta di caccia, nella quale ne verranno catturati 5 senza
attenzione al sesso; calcolare la probabilità:
a. che vengano catturate tutte le 3 femmine
b. che vengano catturate 2 femmine
c. che venga catturata 1 femmina
d. che non venga catturata alcuna femmina
Risposte(animali presenti N = 9, animali catturati n = 5, femmine
presenti m= 3, femmine catturate r):
MEDIA E VARIANZA DI UNA VARIABILE CASUALE
In generale, se X è una variabile casuale che assume valori x1, x2, . .
., xr rispettivamente con probabilità P1, P2, . . ., Pr (dove può anche
essere r=) allora la media di X si calcola nel seguente modo:
r
  E ( X )   xi Pi
(dove può anche essere r=)
i 1
mentre per la varianza si ha:
46
r
 2  var( X )   ( xi   ) 2 Pi
(dove può anche essere r=)
i 1
OSSERVAZIONE: queste formule sono conseguenza delle rispettive
formule per media e varianza di distribuzioni di frequenza essendo
la probabilità di un evento pari alla frequenza con cui l'evento
si verifica in una lunga serie di ripetizioni
47
DISTRIBUZIONI CONTINUE
Una variabile casuale X ha distribuzione continua se essa può
assumere tutti i valori reali appartenenti ad un intervallo (a,b),
dove in generale è possibile avere anche i casi limiti: a=- e/o
b=+. La distribuzione di probabilità di una variabile casuale
continua è data in termini di una funzione f(x), x (a,b), detta
FUNZIONE DI DENSITÀ DI PROBABILITÀ di X; per ogni x1 , x2 (a,b), con x1
 x2,si ha:
x2
P( x1  X  x2 )   f ( x)dx
x1
Si osserva che si ha:
b
P(a  X  b)   f ( x)dx  1
a
Inoltre la funzione F(x), x (a,b), definita come segue:
x
F ( x)  P( X  x)   f (t )dt
a
è detta funzione di distribuzione cumulativa; essa è crescente ed
assume valori compresi tra 0 e 1.
Data una variabile casuale X con funzione di densità f(x), x (a,b),
la media di X si calcola come segue:
b
  E ( X )   x f ( x)dx
a
mentre per la varianza si ha:
b
  var( X )   ( x   ) 2 f ( x)dx
2
a
OSSERVAZIONE: queste formule sono conseguenza delle rispettive
formule per media e varianza di distribuzioni di frequenza per
dati raggruppati, dove le sommatorie sono sostituite da integrali
48
DISTRIBUZIONE RETTANGOLARE
Dati a, b due numeri reali, con a < b,
relativa al generico intervallo (a,b) è:
la
densità di frequenze
1
ba
f ( x) 
dove x (a,b)
PROPRIETÀ:
ab
2
(b  a) 2
2
 varianza:  
12


media:

è l'equivalente continuo della distribuzione uniforme
DISTRIBUZIONE ESPONENZIALE NEGATIVA
Dato >0 la funzione di densità è definita come segue:
f ( x)  e x
dove x (0,+) (prende il nome dall'esponente negativo che compare
nella relazione)
PROPRIETÀ:

1

media:

varianza:

f(x) è una funzione decrescente che tende a 0 per x+

2 
1

2
 2
DISTRIBUZIONE NORMALE (DISTRIBUZIONE DI GAUSS)
Dato  numero reale,  numero
densità è definita come segue:
f ( x) 
reale

1
2
2
e
positivo
la
funzione
 x   2
2 2
dove x (-,+); tale distribuzione è indicata con N(µ,2), inoltre:
X  N(µ,2)
denota che X è una variabile avente questo tipo di distribuzione
49
di
Proprietà:
 media µ
 varianza 2
 è simmetrica rispetto alla media
 ha media, moda e mediana coincidenti (e pari µ)
 f(x) è crescente da - a µ ed è decrescente da µ a +
 sia per x+ sia per x - si ha che f(x) tende a zero
 l'area sottesa dalla curva normale nell'intervallo:
 (µ-,µ+) è pari a 0.6827
 (µ-2,µ+2) è pari a 0.9545
 (µ-3,µ+3) è pari a 0.9973
OSSERVAZIONE:
 è la più importante distribuzione continua
 proposta da Gauss (1809) nell'ambito della teoria degli
errori, è stata attribuita anche a Laplace (1812), che ne
definì le proprietà principali in anticipo rispetto alla
trattazione più completa di Gauss
 il
nome
deriva
dalla
convinzione
che
i
fenomeni
fisico-biologici solitamente si distribuiscono con frequenze
più elevate nei valori centrali e frequenze progressivamente
minori verso gli estremi
 è detta anche CURVA DEGLI ERRORI ACCIDENTALI, in quanto,
soprattutto nelle discipline fisiche, la distribuzione degli
errori
commessi
nel
misurare
ripetutamente
la
stessa
grandezza, è molto bene approssimata da questa curva
 essa può essere considerata il limite della distribuzione
binomiale per n, mentre né  né 1- tendono a 0, infatti per
il teorema di De Moivre (1833), quando n (a condizione che
né  né 1- tendano a 0), la probabilità Pi della binomiale
tende a:
Pi 
1
2 n (1   )

e
i  n 2
2 n (1 )
dalla densità della distribuzione normale sostituendo:
 n con la media sperimentale 
 n(1-) con la varianza calcolata 2
 il conteggio i con la misura x
LEGGE DEI GRANDI NUMERI:
 PROPORZIONI
(in
prove
identiche
e
indipendenti
di
un
esperimento con due o più risultati anche su scale nominali):
al crescere del numero di prove indipendenti la proporzione di
un risultato tende alla probabilità del risultato stesso
50

MEDIE (in prove identiche e indipendenti di un esperimento di
conteggio o di misurazione): al crescere del numero di prove
indipendenti la media aritmetica dei valori osservati di una
variabile casuale tende alla media della variabile casuale
TEOREMA DEL LIMITE CENTRALE:
Siano X1, X2, . . . , Xn variabili casuali aventi stessa distribuzione di
probabilità con media  e varianza 2, sia Sn= X1+X2+    +Xn.
Allora al crescere di n si ha che Sn tende ad assumere una
distribuzione normale con media n e varianza n2.
Tendono alla normale:
 la distribuzione binomiale quando n (in pratica quando sia
n sia n(1-) sono maggiori di 5)
 la distribuzione poissoniana, quando la media è elevata (in
pratica quando la media   10)
DISTRIBUZIONE NORMALE STANDARDIZZATA
Consente di ricondurre alla stessa forma le infinite distribuzioni
normali determinate dalle diverse medie e varianze
È ottenuta mediante il cambiamento di variabile:
Z
X 

questa trasformazione rende Z a media nulla e varianza unitaria
cioè si ha Z  N(0,1) e quindi la densità di probabilità di Z è:
2
1  z2
f ( z) 
e
2
UTILIZZO PRATICO DELLA DISTRIBUZIONE NORMALE STANDARDIZZATA
Tramite delle tabelle si possono calcolare i valori dell'integrale
della
funzione
di
densità
della
distribuzione
normale
standardizzata, quindi tramite queste tabelle si possono calcolare
i valori dell'integrale della funzione di densità di una qualsiasi
distribuzione normale, tramite il seguente rapporto:
Z
X 

51
ESEMPIO: In una popolazione di lunghezze di pesci si ha: µ = 35cm e
 = 6cm. Calcolare la probabilità di pescare pesci di lunghezza l
(non tenendo conto della approssimazione della misura):
a. l  42cm
b. l  42cm
c. l  23cm
d. 42cm  l  50cm
e. 29cm  l  42cm
f. l = 33cm (tenendo conto che l'approssimazione della misura è
fatta per arrotondamento al più vicino cm)
Risposte:
a. probabilità di pescare pesci con l  42cm (area a destra di z=(4235) / 6 = 1.17) 0.121 (12.1%)
b. probabilità di pescare pesci con l  42cm (area a sinistra di
z=1.17) 1-0.121=0.879 (87.9%)
c. probabilità di pescare pesci con l  23cm (area a sinistra di
z=(23-35) / 6=-2) 0.0228 (2.28%)
d. probabilità di pescare pesci con 42cm  l  50cm (area tra
z=1.17 e z=2.5) 0.121-0.062=0.1148 (11.48%)
e. probabilità di pescare pesci con 29cm  l  42cm (area tra z= -1
e z=1.17) 1-0.1587-0.121=0.7203 (72.03%)
f. eseguendo misure per arrotondamento al più vicino cm si registra
l = 33cm per tutti i pesci di lunghezza tra 32.5cm e 33.5cm
(area tra z=-0.42 e z=-0.25) 0.4013-0.3409=0.0604 (6.04%)
ESEMPIO: In una specie di roditori adulti, i maschi e le femmine
sono distinguibili dalle dimensioni :
femmine: µ = 37.5cm  = 3.8cm
maschi: µ = 34.5cm  = 3.2cm
Domande:
a. rispetto alle medie del loro sesso, sono più rari i maschi di
lunghezza  40cm o le femmine di lunghezza  41cm ?
b. si consideri il gruppo del 5% delle femmine di lunghezza
maggiore, qual è la lunghezza minima in tale gruppo di roditori?
c. si consideri il gruppo del 5% dei maschi di lunghezza minore,
qual è la lunghezza massima in tale gruppo di roditori?
d. sia l la lunghezza minima nel gruppo del 30% delle femmine di
dimensioni maggiori, quanti maschi hanno lunghezza maggiore di
l?
e. sia l la lunghezza massima nel gruppo del 20% delle femmine di
dimensioni minori, quanti maschi hanno lunghezza minore di l?
CORREZIONI PER LA CONTINUITA' IN PROBABILITA' DISCRETE
Come già sottolineato, molte distribuzioni discrete (binomiale,
poissoniana,...)
sono
bene
approssimate
dalla
distribuzione
normale al crescere delle dimensioni del campione.
52
Tuttavia mentre le prime forniscono le probabilità per singoli
valori della variabile casuale, cioè la probabilità di ottenere
esattamente il valore x per la variabile casuale considerata, con
le distribuzioni continue (tra cui la normale) si calcola l'area
sottesa dalla densità di probabilità in un intervallo
Per calcolare la probabilità di verificarsi di un singolo valore
x, con la distribuzione normale si deve calcolare l'area sottesa
dall'intervallo x ±0.5.
ESEMPIO: Si supponga che, da dati di letteratura, sia noto che in
una
popolazione
zooplanctonica
lacustre,
gli
individui
di
Eudiaptomus vulgaris siano il 10% del totale individui. In un
campionamento casuale di 120 individui qual è la probabilità di
trovare:
a. esattamente 15 individui di Eudiaptomus
b. almeno 15 individui di Eudiaptomus
c. meno di 15 individui di Eudiaptomus
OSSERVAZIONE: n = 120, =0.1, x = 15
µ = n = 120  0.1 = 12
 = n(1-) = 120  0.1  0.9 = 10.8, =3.29
2
Risposte (completare punti b,c):
a. BINOMIALE:

P15  C120,15 15 (1   )12015 
120!
0.115  0.9105  0.074
105!15!
NORMALE:
 area tra x-0.5=14.5 e x+0.5=15.5 (area tra z=0.76 e z=1.06)
0.2236-0.1466=0.079
2
Si considerino  variabili casuali indipendenti X1, X2,. . .,X aventi
distribuzione normale con media nulla e varianza unitaria. La
variabile casuale:
2 =X12+ X22+  +X2
ha una distribuzione detta DISTRIBUZIONE 2 CON  GRADI DI LIBERTÀ.
Proprietà:
 distribuzione
asimmetrica
all'aumentare di 
 media =
 varianza 2=2
che
53
tende
alla
simmetria
Tramite delle tabelle si possono calcolare i valori dell'integrale
della funzione di densità associata alla distribuzione 2, questi
valori dipendono dal numero  di gradi di libertà
t DI STUDENT
Si consideri due variabili casuali indipendenti: Z avente
distribuzione normale standard e X avente distribuzione 2 con 
gradi di libertà. La variabile casuale T :
T
Z
X
ha una distribuzione detta DISTRIBUZIONE t DI STUDENT CON  GRADI
DI LIBERTÀ
Proprietà:
 è simmetrica
 media =0

varianza  2 

 2
per  >2
Tramite delle tabelle si possono calcolare i valori dell'integrale
della funzione di densità associata alla distribuzione t di
student, questi valori dipendono dal numero  di gradi di libertà
54
INFERENZA STATISTICA
Si vuol conoscere le caratteristiche di una popolazione a partire
dalle proprietà di un campione estratto da essa.
Generalmente si usa la seguente terminologia:
 PARAMETRO: misura che descrive una caratteristica della
popolazione (media, varianza,. . .)
 STATISTICA o STIMATORE: misura che descrive una caratteristica
del campione (media, varianza,. . .)
Caratteristiche
Media
Varianza
Deviazione standard
Proporzione
POPOLAZIONE
parametri
CAMPIONE
statistiche

2


s2
s
p
x
OSSERVAZIONE: data una popolazione i parametri sono dei valori
numerici costanti, le statistiche campionarie sono delle variabili
casuali aventi una certa distribuzione di probabilità detta
DISTRIBUZIONE CAMPIONARIA
DISTRIBUZIONE CAMPIONARIA DELLE MEDIE
Si suppone che nella popolazione una certa variabile casuale X
abbia una distribuzione di probabilità con media  e varianza 2.
Si consideri i campioni casuali di dimensione n estratti dalla
popolazione e sia x la variabile casuale che assume i valori delle
medie di tali campioni.
x ha le seguenti
La distribuzione della variabile casuale
proprietà:
 La media della distribuzione di x è pari a , cioè: E (x )  

La varianza della distribuzione di
var( x ) 

2
x è pari a 2 / n cioè:
n
Se la distribuzione di X è normale, allora la distribuzione di
x è normale; se la distribuzione di X non è normale, al
crescere di n la distribuzione di x si avvicina sempre di più
alla normale (conseguenza del TEOREMA DEL LIMITE CENTRALE)
55
Campionamento da distribuzioni normali
Campionamento da distribuzioni qualunque(n grande)
DISTRIBUZIONE CAMPIONARIA DELLE VARIANZE
Si suppone che nella popolazione una certa variabile casuale X
quantitativa abbia una distribuzione di probabilità con media  e
varianza 2. Si consideri i campioni casuali di dimensione n
estratti dalla
popolazione e sia s2 la variabile casuale che
assume i valori delle varianze (con la correzione di Student) di
tali campioni.
La distribuzione della variabile casuale s2 ha le seguenti
proprietà:
2
2
 La media della distribuzione di s2 è pari a 2, cioè: E ( s )  

La varianza della distribuzione di s2 è pari a 2
var(s 2 ) 

2
n 1
4
/ (n-1) cioè:
4
(se
X
ha
distribuzione
normale
o
per
n
sufficientemente grande)
Se la distribuzione di X è normale, allora (n-1)  s2 /  2 ha una
distribuzione
2
con
=n-1
gradi
di
libertà;
se
la
distribuzione di X non è normale, al crescere di n la
56
distribuzione di s2 si avvicina sempre di più alla normale
(conseguenza del TEOREMA CENTRALE DEL LIMITE)
DISTRIBUZIONE CAMPIONARIA DELLE PROPORZIONI
Si suppone che nella popolazione sono possibili due tipi di
risultati: A, B; la probabilità di avere risultato A è pari a 
(0<<1) di avere risultato B è pari a 1-. Si consideri i campioni
casuali di dimensione n estratti dalla popolazione e sia p la
variabile casuale che assume i valori delle frequanze relative dei
risultati A in tali campioni.
La distribuzione della variabile casuale p ha le seguenti
proprietà:
 La media della distribuzione di p è pari a , cioè: E(p)= 
 La varianza della distribuzione di p è pari a  (1-) / n cioè:
var( p) 

 (1   )
n
la distribuzione di p si avvicina sempre di più alla normale
al crescere di n
DISTRIBUZIONE CAMPIONARIA DELLE DIFFERENZE
DIFFERENZE TRA MEDIE:
Si suppone che in due popolazioni le variabili casuali X1, X2
abbiano una distribuzione di probabilità con media e varianza
rispettivamente 1, 12 e 2,22. Si consideri i campioni casuali di
dimensione n1 estratti dalla prima popolazione e sia x1 la
variabile casuale delle medie campionarie, si consideri inoltre i
campioni
casuali
di
dimensione
n2
estratti
dalla
seconda
popolazione e sia x 2 la variabile casuale delle medie campionarie.
Si suppone che i campioni siano indipendenti
La distribuzione della variabile casuale x1  x2 ha le seguenti
proprietà:
 La media della distribuzione di x1  x2 è pari alla differenza
delle medie, cioè: E ( x1  x2 )  1   2

delle varianze cioè: var( x1  x2 ) 

x1  x2 è pari alla somma
La varianza della distribuzione di

2
1
n1


2
2
n2
Se X1, X2 hanno distribuzione normale, allora la distribuzione
di x1  x2 è normale; se X1, X2 non hanno distribuzione normale,
al crescere di n1 e n2 la distribuzione di x1  x2 si avvicina
sempre di più alla normale (conseguenza del TEOREMA CENTRALE
DEL LIMITE)
57
DIFFERENZE TRA PROPORZIONI:
Si suppone che in due popolazioni sono possibili due tipi di
risultati: A, B; nella prima popolazione la probabilità di avere
risultato A è pari a 1 (0<1<1), la probabilità di avere risultato B
è pari a 1-1; nella seconda popolazione la probabilità di avere
risultato A è pari a 2 (0<2<1), la probabilità di avere risultato B
è pari a 1-2. Si consideri i campioni casuali di dimensione n1
estratti dalla prima popolazione e sia p1 la variabile casuale
della proporzione dei risultati A in tali campioni casuali; si consideri i
campioni
casuali
di
dimensione
n2
estratti
dalla
seconda
popolazione e sia p2 la variabile casuale della proporzione dei
risultati A in tali campioni. Si suppone che i campioni siano
indipendenti
La distribuzione della variabile casuale p1 - p2 ha le seguenti
proprietà:
 La media della distribuzione di p1 - p2 è pari alla differenza
delle medie, cioè: E(p1 - p2)= 1 -2
 La varianza della distribuzione di p1 - p2 è pari alla somma
delle varianze: var( p1  p2 ) 

1 (1  1 )  2 (1   2 )
n1
La distribuzione di p1 - p2 si
normale al crescere di n1 e n2

n2
avvicina
sempre
di
più
alla
STIME PER INTERVALLI DI PARAMETRI
Le stime per intervallo forniscono un intervallo, detto INTERVALLO
DI CONFIDENZA, entro il quale si trova, con una prefissata
probabilità 1-, detta LIVELLO FIDUCIARIO, (dove (0,1)), il
parametro incognito da stimare
Generalmente si usa =0.05 o =0.01.
OSSERVAZIONE:
oltre
alle
stime
per
intervalli
si
possono
considerare le stime puntuali di parametri, esse forniscono un
valore per il parametro incognito senza specificare alcuna
informazione sulla precisione della stima; le stime puntuali non
saranno studiate in maniera più approfondita, comunque ogni misura
campionaria (media, proporzioni, varianza,. . .) può essere usata
per fornire tali stime; i metodi più usati per definire stime
puntuali
sono:
METODO
DEI
MOMENTI,
METODO
DELLA
MASSIMA
VEROSIMIGLIANZA.
58
INTERVALLO DI CONFIDENZA DI UNA MEDIA
Il parametro da stimare è la media , si vuol determinare un
intervallo attorno alla media campionaria che contiene  con
probabilità prefissata 1-. Si considerano tre casi:
 POPOLAZIONE CON DISTRIBUZIONE NORMALE E VARIANZA NOTA: sia 2 la
varianza (nota) della popolazione; estraendo dei campioni di
dimensione n, la variabile casuale delle medie campionarie x ha
distribuzione normale con media  e varianza 2 / n; quindi la
variabile casuale
Z
x

n
ha distribuzione normale standard; per mezzo delle tavole
della distribuzione normale standard è possibile calcolare zc,
detto VALORE CRITICO, tale che:
P( -zc  Z  zc)=1-
da cui si ha:

 

P x  z c
   x  zc
 1
n
n


POPOLAZIONE CON DISTRIBUZIONE NORMALE E VARIANZA NON NOTA: sia
2 la varianza (non nota) della popolazione; estraendo un
campione di dimensione n la variabile casuale delle medie
campionarie x ha distribuzione normale con media  e varianza 2
/ n, inoltre la variabile casuale Y = (n-1)  s2 /  2 (dove s2 è la
varianza campionaria) ha distribuzione 2 con  =n-1 gradi di
libertà; quindi la variabile casuale:
59
Z
x

n
ha distribuzione
variabile casuale:
normale
standard
e
di
conseguenza
la
x
Z
t

Y


x
n

s
(n  1) s 2  2
n
(n  1)
ha distribuzione t di Student con  =n-1 gradi di libertà; per
mezzo delle tavole della distribuzione t di Student è possibile
calcolare tc, detto VALORE CRITICO, tale che:
P( -tc  t  tc)=1-
da cui si ha:
s
s 

P x  t c
   x  tc
 1
n
n

OSSERVAZIONE: per grandi campioni (n > 100) la distribuzione t
di Student con  = n-1 gradi di libertà è ben approssimata dalla
distribuzione normale, quindi in tali ipotesi si può usare
indifferentemente
l'una
o
l'altra
distribuzione;
in
particolare per grandi campioni (n > 100) la varianza della
popolazione può essere considerata sempre nota perché s2
fornisce una buona approssimazione di  2
60

POPOLAZIONE CON DISTRIBUZIONE NON NOTA (GRANDI CAMPIONI): se
la popolazione non ha distribuzione normale allora nulla si
può dire riguardo la distribuzione dello stimatore; tuttavia
in base al teorema del limite centrale si ha che per grandi
campioni (generalmente è sufficiente usare dei campioni di
dimensione n  30) è possibile approssimare la distribuzione
dello stimatore con la distribuzione normale; quindi nel caso
di grandi campioni valgono ancora le formule suddette cioè,
con le notazioni introdotte precedentemente, si ha:
 varianza della popolazione nota:

 

P x  z c
   x  zc
 1
n
n



(n  30)
varianza della popolazione non nota:
s
s 

P x  t c
   x  tc
 1
n
n


(n  30)
ESEMPIO: per determinare il tempo medio di reazione degli
automobilisti in caso di pericolo sono state effettuate 8 misure
(in secondi): 0.84, 0.75, 1.02, 0.99, 1.05, 1.10, 0.68, 0.82
Supponendo che i tempi di reazione siano distribuiti in maniera
normale, determinare il tempo medio di reazione per tutti gli
automobilisti utilizzando un livello fiduciario pari a: 0.95, 0.99
Domande:
a. la varianza dei tempi di reazione è pari a 0.025
b. la varianza dei tempi non è nota
Risposte:
a. livello fiduciario pari a: 0.95(=1-), =0.05 da cui zc=1.96 (dalle
tavole della distribuzione normale standard), inoltre si ha x =
(0.84+0.75+1.02+0.99+1.05+1.10+0.68+0.82) / 8 = 0. 906,  = 0.158, quindi
l'intervallo di confidenza al livello di 0.95 è:
x  zc
0.906  1.96

n
   x  zc

n
0.158
0.158
   0.906  1.96
8
8
0.796    1.015
Con il livello fiduciario pari a: 0.99(=1-), =0.01 da cui zc=2.58
(dalle tavole della distribuzione normale standard) si ha:
61
0.906  2.58
0.158
0.158
   0.906  2.58
8
8
0.762    1.05
b. livello fiduciario pari a:
tavole della distribuzione
inoltre si può calcolare
s=0.144, quindi l'intervallo
s
s
   x  tc
n
n
x  tc
0.906  2.365
0.95(=1-), =0.05 da cui tc=2.365 (dalle
t di Student con 7 gradi di libertà),
la deviazione standard campionaria
di confidenza al livello di 0.95 è:
0.144
0.144
   0.906  2.365
8
8
0.785    1.026
Con il livello fiduciario pari a: 0.99(=1-), =0.01 da cui tc=3.499
(dalle tavole della distribuzione normale standard) si ha:
0.906  3.499
0.144
0.144
   0.906  3.499
8
8
0.728    1.084
INTERVALLO DI CONFIDENZA DI UNA PROPORZIONE
Il parametro da stimare è  (probabilità di avere il risultato A),
si
vuol
determinare
un
intervallo
attorno
alla
frequenza
campionaria che contiene  con probabilità prefissata 1-.
Si considera solo il caso di GRANDI CAMPIONI. Sia p la variabile
casuale della frequenza relativa dei risultati A in campioni
casuali di dimensione n. In base al teorema del limite centrale si
ha che per grandi campioni (generalmente è sufficiente n  30) è
possibile approssimare la distribuzione dello stimatore con la
distribuzione
normale
(si
ricorda
inoltre
che
la
normale
approssima la binomiale se np > 5 e n(1-p)>5), cioè la variabile
casuale p ha distribuzione normale con media  e varianza (1-) / n;
quindi nel caso di grandi campioni la variabile casuale
62
Z
p 
 (1   )
n
ha distribuzione normale standard; per mezzo delle tavole della
distribuzione normale standard è possibile calcolare zc, detto
VALORE CRITICO, tale che:
P( -zc  Z  zc)=1-
da cui si ha:

 (1   )
 (1   ) 
  1  
P p  z c
   p  zc
n
n


OSSERVAZIONE: tale stima non è utilizzabile direttamente perché
essa è in termini del parametro  da stimare, per ottenere una
stima intervallare per  si può precedere in vari modi, ad
esempio:
 risolvere la coppia di disequazioni in  che compaiono nella
stima:
z c2
z c2
1 
np   z c np(1  p) 
n  z c2 
2
4

2
2


    1 2  np  z c  z c np(1  p)  z c

n  z c 
2
4





approssimare  con p dentro la radice quadrata che compare nella
stima considerata:
p  zc
p(1  p)
   p  zc
n
p(1  p)
n
ESEMPIO: in un esperimento clinico a 100 pazienti sono stati
somministrati due tipi di analgesici: A, B. Alla fine del
trattamento 65 pazienti hanno preferito A, 35 hanno preferito B.
Domanda: calcolare i limiti di confidenza con un livello
fiduciario pari a 0.95
Risposta (completare usando l'altra stima): livello fiduciario
pari a: 0.95(=1-), =0.05 da cui zc=1.96 (dalle tavole della
distribuzione normale standard), inoltre si ha p = 65 / 100 =0.65,
quindi l'intervallo di confidenza al livello di 0.95 è:
p  zc
0.65  1.96
p(1  p)
   p  zc
n
p(1  p)
n
0.65  0.35
0.65  0.35
   0.65  1.96
100 63
100
0.557    0.743
INTERVALLO DI CONFIDENZA DI UNA DIFFERENZA TRA MEDIE
Il parametro da stimare è la differenza delle medie 1, 2 di due
popolazioni, si vuol determinare un intervallo attorno alla
differenza delle medie campionarie che contiene
1-2 con
probabilità prefissata 1-.
CAMPIONI INDIPENDENTI: non esiste alcuna relazione tra i risultati
dei due campioni, i risultati di un campione non influenzano
quelli dell'altro; si considerano tre casi:
 POPOLAZIONI CON DISTRIBUZIONE NORMALE E VARIANZA NOTA: siano
12, 22 le varianze (note) delle popolazioni (generalmente si
x
1
usa con 1 = 2); sia
la variabile casuale della media
campionaria di campioni casuali di dimensione n1 estratti dalla
x
2
prima popolazione; sia
la variabile casuale della media
campionaria di campioni casuali di dimensione n2 estratti dalla
x x
1
2
seconda popolazione; allora la variabile casuale
ha
2
2
distribuzione normale con media 1-2 e varianza 1 /n1+ 2 /n2;
quindi la variabile casuale:
Z
x1  x2  ( 1   2 )
 12
n1

 22
n2
ha distribuzione normale standard, quindi per mezzo delle
tavole della distribuzione normale standard è possibile
calcolare zc, detto VALORE CRITICO, tale che:
P( -zc  Z  zc)=1-
da cui si ha:

 12  22
 12  22 

P  x1  x2   z c

 1   2   x1  x2   z c

 1
n
n
n
n
1
2
1
2


OSSERVAZIONE: per grandi campioni
approssimare 12 con s12 e 22 con s22

(n1 + n2 > 100)
si
può
POPOLAZIONI CON DISTRIBUZIONE NORMALE E VARIANZA NON NOTA: si
suppone che 1 = 2; siano x1 e s12 rispettivamente la variabile
casuale della media campionaria e la variabile casuale della
64
varianza
campionaria
di
campioni
casuali
di
dimensione
n1
x
2
estratti
dalla
prima
popolazione;
siano
e
s22
rispettivamente la variabile casuale della media campionaria e
la variabile casuale della varianza campionaria di campioni
casuali di dimensione n2 estratti dalla seconda popolazione;
la stima di  = 1 = 2 si può dare in termini di s12 e s22,
cioè
n
 
2
1
 1s12  n2  1s22
n1  n2  2
inoltre la variabile casuale:
t
x1  x2  ( 1   2 )
 1 1  n1  1s12  n2  1s22
  
n1  n2  2
 n1 n2 
ha distribuzione t di Student con  = n1 + n2 - 2 gradi di libertà;
quindi per mezzo delle tavole della distribuzione t di Student
è possibile calcolare tc, detto VALORE CRITICO, tale che:
P( -tc  t  tc)=1-
da cui si ha:

P x1  x2   t c


 1 1  (n1  1) s12  (n2  1) s22
  
 1   2 
n1  n2  1
 n1 n2 
x
1

 x2   t c
 1 1  (n1  1) s12  (n2  1) s22
  
n1  n2  1
 n1 n2 

 1


POPOLAZIONI CON DISTRIBUZIONE NON NOTA (GRANDI CAMPIONI): se
le popolazioni non hanno distribuzione normale allora nulla si
può dire riguardo la distribuzione dello stimatore; tuttavia
in base al teorema del limite centrale si ha che per grandi
campioni (generalmente è sufficiente usare dei campioni di
dimensione n1 + n2 > 30) è possibile approssimare la
distribuzione dello stimatore con la distribuzione normale;
quindi nel caso di grandi campioni valgono ancora le formule
suddette
65
CAMPIONI APPAIATI: ogni osservazione di un campione è associata ad
una
osservazione
dell'altro
campione:
siano X1, X2,...,Xn le
osservazioni di campioni estratti dalla prima popolazione e Y1,
Y2,...,Yn le osservazioni di campioni estratti dalla seconda
popolazione, sia infine D1 = X1 - Y1, D2 = X2 - Y2,... , Dn = Xn - Yn e d la
variabile casuale della media di tali differenze campionarie. La
media di d è pari a , dove  è la media della popolazione delle
differenze fra osservazioni associate, la varianza di d è minore
di 12/n1+ 22/n2 ed essa deve essere stimata con la varianza
campionaria. Se le popolazioni hanno distribuzione normale allora
d ha distribuzione normale, altrimenti al crescere di n la
distribuzione di d tende alla distribuzione normale. Sia s2 la
varianza campionaria delle differenze, allora la variabile
casuale:
t
d 
s
n
ha distribuzione t di Student con  =n-1 gradi di libertà; per mezzo
delle tavole della distribuzione t di Student è possibile calcolare
tc, detto VALORE CRITICO, tale che:
P( -tc  t  tc)=1-
da cui si ha:
s
s 

P d  t c
   d  tc
 1
n
n

ESEMPIO: si vuol stimare i km percorsi dai pneumatici di 2 ditte;
80 pneumatici prodotti dalla prima ditta hanno percorso in media
(prima di deteriorarsi) 47000km con una deviazione standard di
3500km, mentre il percorso medio di 50 pneumatici prodotti dalla
seconda ditta è stato di 35000km con una deviazione standard di
2500km.
Domanda: stimare la differenza media di percorso al livello
fiduciario di 0.95
Risposta: si tratta di campioni indipendenti (grandi campioni);
livello fiduciario pari a: 0.95(=1-), =0.05 da cui zc=1.96 (dalle
tavole della distribuzione normale standard), inoltre si ha
x1 =47000, 1  s1 = 3500 e x 2 =35000 e 2  s2 = 2500, quindi l'intervallo
di confidenza al livello di 0.95 è:
x
1
 x2   z c
47000  35000  1.96
 12
n1

 22
n2
 1   2  x1  x2   z c
 12
n1

 22
n2
3500 2 2500 2
3500 2 2500 2

 1 66 2  47000  35000  1.96

80
50
80
50 2
10966  1-2  13034
DIFFERENZA TRA PROPORZIONI
Il parametro da stimare è la differenza delle proporzioni 1, 2 di
due
popolazioni
(probabilità
di
avere
il
risultato
A
rispettivamente
nella
prima
popolazione
e
nella
seconda
popolazione) si vuol determinare un intervallo attorno alla
differenza delle frequenze relative campionarie che contiene 1 - 2
con probabilità prefissata 1-.
CAMPIONI INDIPENDENTI: non esiste alcuna relazione tra i risultati
dei due campioni, i risultati di un campione non influenzano
quelli dell'altro; si considera solo il caso di GRANDI CAMPIONI.
Sia p1 la variabile casuale della frequenza relativa dei risultati
A in campioni casuali di dimensione n1 estratti dalla prima
popolazione; sia p2 la variabile casuale della frequenza relativa
dei risultati A in campioni casuali di dimensione n2 estratti dalla
seconda popolazione. In base al teorema del limite centrale si ha
che per grandi campioni (generalmente è sufficiente usare dei
campioni di dimensione n1 + n2 > 30) è possibile approssimare la
distribuzione di p1 - p2 con la distribuzione normale, inoltre la
media di p1 - p2 è pari a 1 - 2 e la varianza è pari a 1 (1-1) / n1+2 (12) / n2; quindi nel caso di grandi campioni la variabile casuale:
Z
p1  p2  (1   2 )
1 (1  1 )  2 (1   2 )

n1
n2
ha distribuzione normale standard, quindi per mezzo delle tavole
della distribuzione normale standard è possibile calcolare zc,
detto VALORE CRITICO, tale che:
P( -zc  Z  zc)=1-
da cui si ha:

 (1  1 )  2 (1   2 )
 (1  1 )  2 (1   2 ) 
  1
P p1  p2  z c 1

 1   2  p1  p2  z c 1


n
n
n
n
1
2
1
2


OSSERVAZIONE: tale stima non è utilizzabile direttamente perché
essa è in termini del parametro 1 - 2 da stimare, per ottenere una
stima intervallare per 1 - 2 si può ad esempio approssimare 1 con
67
p1  p 2  z c
p1 (1  p1 ) p2 (1  p2 )
p (1  p1 ) p2 (1  p2 )

 1   2  p1  p2  z c 1

n1
n2
n1
n2
p1 e 2 con p2 dentro la radice quadrata che compare nella stima
considerata, allora si ottiene:
CAMPIONI APPAIATI: ogni osservazione di un campione è associata ad
una osservazione dell'altro campione; si suppone di lavorare con
GRANDI CAMPIONI e sia n la dimensione dei due campioni. Fra tutte
le possibili coppie di osservazioni ( (A,A), (A,B), (B,A), (B,B) ) si
considerano solo quelle con risultati diversi ( (A,B), (B,A) ). Sia u
la variabile casuale del numero di coppie (A,B), sia v la variabile
casuale del numero di coppie (B,A). In base al teorema del limite
centrale si ha che per grandi campioni (generalmente è sufficiente
usare dei campioni di dimensione n > 30) è possibile approssimare
la distribuzione di d = (u - v) / n con la distribuzione normale,
inoltre la media di d è pari a , dove  è la differenza fra le
proporzioni nella popolazione, e la varianza è pari a:
u  v  (u  v) 2 n
 
n2
2
d
quindi nel caso di grandi campioni la variabile casuale:
Z
d 
d
ha distribuzione normale standard, quindi per mezzo delle tavole
della distribuzione normale standard è possibile calcolare zc,
detto VALORE CRITICO, tale che:
P( -zc  Z  zc)=1-
da cui si ha:
Pd  z c s    d  z c s   1  
TEST DI IPOTESI
Nel test di ipotesi si formulano delle ipotesi sulla popolazione e
viene verificato se il risultato ottenuto con il campione conferma
l'ipotesi formulata


IPOTESI
STATISTICA:
assunto
formulato
sulla
base
di
considerazioni teoriche o risultati sperimentali che riguarda
un aspetto della popolazione studiata
TEST DI IPOTESI: procedura che permette di accettare o
rifiutare l'ipotesi
68
Il test può condurre a decisioni errate, infatti esso è eseguito
su base probabilistica utilizzando i risultati ottenuti con un
campione
Si confrontano due possibili ipotesi:
 H0: IPOTESI NULLA
 H1: IPOTESI ALTERNATIVA
Il metodo per eseguire il test è analogo a quello usato per
calcolare gli intervalli di confidenza. In generale nell'ipotesi
nulla H0 si suppone che un parametro  della popolazione abbia
valore pari a 0. Non essendo certi di tale supposizione si esegue
un test di tale ipotesi mediante un'indagine campionaria.
TEST A DUE CODE
Si formulano le ipotesi:
 H0:  = 0 (ipotesi nulla: il valore del parametro  è pari a 0)
 H1:   0 (ipotesi alternativa: il valore del parametro  è
diverso da 0)
Si estrae un campione dalla popolazione dove si valuta lo
stimatore R del parametro  (ad esempio se il parametro è  lo
stimatore sarà x ); sia r il valore di R nel campione estratto.
Se l'ipotesi H0 è vera, il valore r è probabilmente vicino a 0,
anche se difficilmente sarà uguale. Se l'ipotesi H0 è falsa, il
valore r è probabilmente molto diverso da 0. È opportuno quindi
stabilire quanto deve discostarsi r da 0 affinchè H0 possa essere
ritenuta falsa. Tale decisione si prende in termini probabilistici
ed essa è in funzione di un LIVELLO DI SIGNIFICATIVITÀ  a cui
corrisponde un intervallo (r1,r2) di valori per lo stimatore R,
allora:
 se r < r1 oppure r > r2 (regione critica): si deve rifiutare
l'ipotesi H0 , in quanto se essa fosse vera si avrebbe una
probabilità pari a  / 2 di avere r < r1 e si avrebbe una
probabilità pari a  / 2 di avere r > r2; si accetta H1
 se r1 < r < r2 (regione di accettazione): non si può rifiutare
l'ipotesi H0 , in quanto se essa fosse vera si avrebbe una
probabilità pari a 1- di avere r1 < r < r2; si accetta H0
i valori r1 e r2 che sono detti VALORI CRITICI
69
Il test appena considerato è detto TEST A DUE CODE o TEST
BILATERALE perché l'ipotesi H1
si accetta per valori r sia
maggiori di 0 che minori di 0. Questo tipo di test serve per
verificare se il parametro è significativamente diverso da 0
TEST A UNA CODA
A volte è necessario usare dei TEST A UNA CODA o TEST UNILATERALI
in cui la regione critica è localizzata solo a destra di 0 o solo
a sinistra di 0, cioè si ha:
I caso:
 H0:  = 0
 H1:  > 0
II caso:
 H0:  = 0
 H1:  < 0
Il test appena considerato è detto TEST A UNA CODA o TEST
UNILATERALE perché l'ipotesi H1
si accetta o per valori r
significativamente maggiori di 0 (I caso) o per valori r
significativamente minori di 0 (II caso).
ERRORI DI PRIMA E SECONDA SPECIE
La decisione di rifiutare o accettare H0 è sempre presa su base
probabilistica considerando dei risultati campionari, è quindi
possibile commettere degli errori nel prendere tali decisioni:
70


ERRORI DI PRIMA SPECIE: quando H0 è vera, ma in base ai
risultati campionari H0 viene rifiutata
ERRORI DI SECONDA SPECIE: quando H0 è falsa, ma in base ai
risultati campionari H0 viene accettata
Si osserva che la probabilità di commettere un errore di prima
specie è pari al livello di significatività ; quindi 1- è la
probabilità di accettare H0 quando H0 è vera. Sia  la probabilità
di commettere un errore di seconda specie; allora 1- è la
probabilità di accettare H1 quando H1 è vera. Il valore 1- è
generalmente detto POTENZA DEL TEST.
Decisione
H0
H0
DECISIONE ESATTA
Prob.: 1 - 
H1
ERRORI I SPECIE
Prob.: 
H1
ERRORI II SPECIE
Prob.: 
DECISIONE ESATTA
Prob.: 1 - 
Realtà
TEST SULLA MEDIA
Si considera un valore 0 per la media  della popolazione; si
formula la seguente ipotesi nulla:
H0:  = 0
71
mentre le ipotesi alternative possono essere:
H1:   0 (test a due code)
H1:  < 0 (test a una coda a sinistra)
H1:  > 0 (test a una coda a destra)
Si considerano tre casi:
POPOLAZIONE CON DISTRIBUZIONE NORMALE E VARIANZA NOTA: sia 2 la
varianza (nota) della popolazione; la media campionaria x ha
distribuzione normale con media 0 e varianza 2 / n (n dimensione dei
campioni); quindi la variabile casuale
Z
x  0

n
ha distribuzione normale standard; per mezzo delle tavole
della distribuzione normale standard è possibile calcolare zc,
detto VALORE CRITICO, tale che l'area della regione critica è
pari ad ; se il valore della variabile casuale Z ottenuto dal
campione cade nella regione di accettazione, H0 si accetta; se
il valore della variabile casuale Z ottenuto dal campione cade
nella regione critica, H0 si rifiuta
POPOLAZIONE CON DISTRIBUZIONE NORMALE E VARIANZA NON NOTA: sia 2 la
varianza (non nota) della popolazione; la media campionaria x ha
distribuzione normale con media 0 e varianza 2 / n (n dimensione dei
campioni), inoltre la variabile casuale (n-1)  s2 /  2 (dove s2 è la
varianza campionaria) ha distribuzione 2 con  =n-1 gradi di
libertà; quindi la variabile casuale:
t
x  0
s
n
ha distribuzione t di Student con  = n-1 gradi di libertà;
quindi per mezzo delle tavole della distribuzione t di Student
è possibile calcolare tc, detto VALORE CRITICO, tale che l'area
della regione critica è pari ad ; se il valore della
variabile casuale t ottenuto dal campione cade nella regione di
accettazione, H0
si accetta; se il valore della variabile
casuale t ottenuto dal campione cade nella regione critica, H0
si rifiuta.
OSSERVAZIONE: per grandi campioni (n > 100) la distribuzione t
di Student con  =n-1 gradi di libertà è ben approssimata dalla
distribuzione normale, quindi in tali ipotesi si può usare
72
indifferentemente
l'una
o
l'altra
distribuzione;
in
particolare per grandi campioni (n > 100) la varianza della
popolazione può essere considerata sempre nota perché s2
fornisce una buona approssimazione di  2

POPOLAZIONE CON DISTRIBUZIONE NON NOTA (GRANDI CAMPIONI): se
la popolazione non ha distribuzione normale allora nulla si
può dire riguardo la distribuzione dello stimatore; tuttavia
in base al teorema del limite centrale si ha che per grandi
campioni (generalmente è sufficiente usare dei campioni di
dimensione n  30) è possibile approssimare la distribuzione
dello stimatore con la distribuzione normale; quindi nel caso
di grandi campioni valgono ancora le formule suddette, in
particolare, con le notazioni introdotte precedentemente, si
calcola il VALORE CRITICO (con la distribuzione normale nel
caso di varianza nota e con la distribuzione t di Student nel
caso di varianza incognita) se la seguente stima campionaria:

nel caso di varianza della popolazione nota:
Z
x  0

n

nel caso di varianza della popolazione non nota:
t
x  0
s
n
cade nella regione di accettazione, H0
nella regione critica, H0 si rifiuta.
si accetta; se cade
TEST SULLE PROPORZIONI
Si considera un valore 0 per la proporzione  (dei risultati A)
della popolazione; si formula la seguente ipotesi nulla:
H0:  = 0
mentre le ipotesi alternative possono essere:
H1:   0 (test a due code)
73
H1:  < 0 (test a una coda a sinistra)
H1:  > 0 (test a una coda a destra)
Si considerano due casi:


DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE NOTA: dalla distribuzione
della popolazione con parametro 0 è possibile calcolare zc,
detto VALORE CRITICO, tale che la probabilità degli eventi
nella regione critica è pari ad ; se il valore p della
frequenza relativa ottenuta dal campione cade nella regione di
accettazione, H0 si accetta; se il valore p cade nella regione
critica, H0 si rifiuta
OSSERVAZIONE: se la distribuzione della popolazione non è
simmetrica si deve operare la scelta che rende minima la
regione di accettazione
POPOLAZIONE CON DISTRIBUZIONE NON NOTA (GRANDI CAMPIONI): Sia
p la variabile casuale della frequenza relativa dei risultati
A in campioni casuali di dimensione n. In base al teorema del
limite centrale si ha che per grandi campioni casuali
(generalmente è sufficiente n  30) è possibile approssimare la
distribuzione dello stimatore con la distribuzione normale (si
ricorda inoltre che la normale approssima: la binomiale se np >
5 e n(1-p)>5), cioè la variabile casuale p ha distribuzione
normale con media 0 e varianza 0 (1-0) / n; quindi nel caso di
grandi campioni la variabile casuale
Z
p  0
 0 (1   0 )
n
ha distribuzione normale standard, quindi per mezzo delle
tavole della distribuzione normale standard è possibile
calcolare zc, detto VALORE CRITICO, tale che l'area della
regione critica è pari ad ; se il valore della variabile
casuale Z ottenuto dal campione cade nella regione di
accettazione, H0
si accetta; se il valore della variabile
casuale Z ottenuto dal campione cade nella regione critica, H0
si rifiuta.
TEST SULLE DIFFERENZE DI MEDIE
Si considera due popolazioni. Sia 1 la media della prima
popolazione e sia 2 la media della seconda popolazione; si formula
la seguente ipotesi nulla:
74
H0: 1 = 2
mentre le ipotesi alternative possono essere:
H1: 1  2 (test a due code)
H1: 1 < 2 (test a una coda a sinistra)
H1: 1 > 2 (test a una coda a destra)
CAMPIONI INDIPENDENTI: non esiste alcuna relazione tra
dei due campioni, i risultati di un campione non
quelli dell'altro; si considerano tre casi:
POPOLAZIONI CON DISTRIBUZIONE NORMALE E VARIANZA NOTA:
le varianze (note) delle popolazioni (generalmente si
2); sia x1 la variabile casuale della media campionaria
i risultati
influenzano
siano 12, 22
usa con 1 =
di campioni
casuali di dimensione n1 estratti dalla prima popolazione; sia x 2 la
variabile casuale della media campionaria di campioni casuali di
dimensione n2 estratti dalla seconda popolazione; allora la
variabile casuale x1  x2 ha distribuzione normale con media 1-2 , che
per H0 è nulla, e varianza 12/n1+ 22/n2; quindi la variabile casuale:
Z
x1  x2  ( 1   2 )
 12
n1

 22
n2

x1  x2
 12
n1

 22
n2
ha distribuzione normale standard, quindi per mezzo delle
tavole della distribuzione normale standard è possibile
calcolare zc, detto VALORE CRITICO, tale che l'area della
regione critica è pari ad ; se il valore della variabile
casuale Z ottenuto dal campione cade nella regione di
accettazione, H0
si accetta; se il valore della variabile
casuale Z ottenuto dal campione cade nella regione critica, H0
si rifiuta
POPOLAZIONI CON DISTRIBUZIONE NORMALE E VARIANZA NON NOTA: si
suppone che 1 = 2; siano x1 e s12 rispettivamente la variabile casuale
della media campionaria e la variabile casuale della varianza
campionaria di campioni casuali di dimensione n1 estratti dalla
prima popolazione; siano x 2 e s22 rispettivamente la variabile
casuale campionaria di campioni casuali di dimensione della media
campionaria e la variabile casuale della varianza n2 estratti dalla
seconda popolazione; la stima di  = 1 = 2 si può dare in termini
di s12 e s22, cioè
n
 
2
1
 1s12  n2  1s22
n1  n2  2
75
inoltre la variabile casuale:
t
x1  x2  ( 1   2 )
 1 1  n1  1s12  n2  1s22
  
n1  n2  2
 n1 n2 

x1  x2
 1 1  n1  1s12  n2  1s22
  
n1  n2  2
 n1 n2 
ha distribuzione t di Student con  = n1 + n2 - 2 gradi di libertà;
quindi per mezzo delle tavole della distribuzione t di Student
è possibile calcolare tc, detto VALORE CRITICO, tale che l'area
della regione critica è pari ad ; se il valore della
variabile casuale Z ottenuto dal campione cade nella regione
di accettazione, H0 si accetta; se il valore della variabile
casuale Z ottenuto dal campione cade nella regione critica, H0
si rifiuta

POPOLAZIONI CON DISTRIBUZIONE NON NOTA (GRANDI CAMPIONI): se
le popolazioni non hanno distribuzione normale allora nulla si
può dire riguardo la distribuzione dello stimatore; tuttavia
in base al teorema del limite centrale si ha che per grandi
campioni (generalmente è sufficiente usare dei campioni di
dimensione n1 + n2 > 30) è possibile approssimare la distribuzione
dello stimatore con la distribuzione normale; quindi nel caso
di grandi campioni valgono ancora le formule suddette
CAMPIONI APPAIATI: ogni osservazione di un campione è associata ad
una
osservazione
dell'altro
campione:
siano X1, X2,...,Xn le
osservazioni di un campione estratto dalla prima popolazione e Y1,
Y2,...,Yn le osservazioni di un campione estratto dalla seconda
popolazione, sia infine D1 = X1 - Y1, D2 = X2 - Y2,... , Dn = Xn - Yn e d la
variabile casuale della media di tali differenze campionarie. La
media di d è pari a  , dove  è la media della popolazione delle
differenze fra osservazioni associate, per H0 si ha  = 0, la
varianza di d è minore di 12/n1+ 22/n2 ed essa deve essere stimata
con la varianza campionaria. Se le popolazioni hanno distribuzione
normale allora d ha distribuzione normale, altrimenti al crescere
di n la distribuzione di d tende alla distribuzione normale. Sia s2
la varianza campionaria delle differenze, allora la variabile
casuale:
t
d 
d

s
s
n
n
76
ha distribuzione t di Student con  =n-1 gradi di libertà; per mezzo
delle tavole della distribuzione t di Student è possibile calcolare
tc, detto VALORE CRITICO, tale che l'area della regione critica è
pari ad ; se il valore della variabile casuale Z ottenuto dal
campione cade nella regione di accettazione, H0 si accetta; se il
valore della variabile casuale Z ottenuto dal campione cade nella
regione critica, H0 si rifiuta
TEST SULLA DIFFERENZA DI PROPORZIONI
Si considera due popolazioni. Sia 1 la proporzione della
prima
popolazione e sia 2 la proporzione della seconda popolazione; si
formula la seguente ipotesi nulla:
H0: 1 = 2
mentre le ipotesi alternative possono essere:
H1: 1  2 (test a due code)
H1: 1 < 2 (test a una coda a sinistra)
H1: 1 > 2 (test a una coda a destra)
CAMPIONI INDIPENDENTI: non esiste alcuna relazione tra i risultati
dei due campioni, i risultati di un campione non influenzano
quelli dell'altro; si considera solo il caso di GRANDI CAMPIONI. Sia
p1 la variabile casuale della frequenza relativa dei risultati A in
campioni casuali di dimensione n1 estratti dalla prima popolazione;
sia p2 la variabile casuale della frequenza relativa dei risultati
A in campioni casuali di dimensione n2 estratti dalla seconda
popolazione. In base al teorema del limite centrale si ha che per
grandi campioni (generalmente è sufficiente usare dei campioni di
dimensione n1 + n2 > 30) è possibile approssimare la distribuzione di
p1 - p2 con la distribuzione normale, inoltre la media di p1 - p2 è pari
a 1 - 2, che per H0 è nulla, e la varianza è pari a 1 (1-1) / n1+2 (12) / n2; se  = 1 = 2 non è dato la varianza di p1 - p2 può essere
stimata nel seguente modo:
1
1
 p21  p2  p(1  p)   ,
 n1 n2 
p
n1 p1  n2 p2
n1  n2
quindi nel caso di grandi campioni la variabile casuale:
Z
p1  p2  (1   2 )
 p1  p2
77

p1  p2
 p1  p2
ha distribuzione normale standard, quindi per mezzo delle tavole
della distribuzione normale standard è possibile calcolare zc,
detto VALORE CRITICO, tale che l'area della regione critica è pari
ad ; se il valore della variabile casuale Z ottenuto dal campione
cade nella regione di accettazione, H0 si accetta; se il valore
della variabile casuale Z ottenuto dal campione cade nella regione
critica, H0 si rifiuta
CAMPIONI APPAIATI: ogni osservazione di un campione è associata ad
una osservazione dell'altro campione; si suppone di lavorare con
GRANDI CAMPIONI e sia n la dimensione dei due campioni. Fra tutte
le possibili coppie di osservazioni ( (A,A), (A,B), (B,A), (B,B) ) si
considerano solo quelle con risultati diversi ( (A,B), (B,A) ). Sia u
la variabile casuale del numero di coppie (A,B), sia v la variabile
casuale del numero di coppie (B,A). In base al teorema del limite
centrale si ha che per grandi campioni (generalmente è sufficiente
usare dei campioni di dimensione u - v > 30) è possibile approssimare
la distribuzione di d = (u - v) / n con la distribuzione normale,
inoltre la media di d è pari a , dove  è la differenza fra le
proporzioni nella popolazione, che per H0 si ha =0, e la varianza
è pari a:
u  v  (u  v) 2 n
 
n2
2
d
quindi nel caso di grandi campioni la variabile casuale:
Z
d 
d

d
d
ha distribuzione normale standard, quindi per mezzo delle tavole
della distribuzione normale standard è possibile calcolare zc,
detto VALORE CRITICO, tale che l'area della regione critica è pari
ad ; se il valore della variabile casuale Z ottenuto dal campione
cade nella regione di accettazione, H0 si accetta; se il valore
della variabile casuale Z ottenuto dal campione cade nella regione
critica, H0 si rifiuta.
ESEMPIO: in un esperimento per la valutazione di un nuovo
trattamento (A) in rapporto a un vecchio trattamento (B) i
pazienti sono suddivisi in due gruppi. Su 257 pazienti trattati
con il metodo A 41 morirono; su 244 trattati con il metodo B ne
morirono 64.
Domanda: stimare la differenza delle proporzioni con un livello
fiduciario pari a 0.99
78
Risposta: si tratta di campioni indipendenti (grandi campioni);
livello fiduciario pari a: 0.99(=1-), =0.01 da cui zc=2.58 (dalle
tavole della distribuzione normale standard), inoltre si ha
p1=41/257=0.1596, p2=64/244=0.2623, quindi l'intervallo di confidenza al
livello di 0.99 è:
p1  p 2  z c
p1 (1  p1 ) p2 (1  p2 )
p (1  p1 ) p2 (1  p2 )

 1   2  p1  p2  z c 1

n1
n2
n1
n2
0.1596  0.2623  2.58
0.1596  0.8404 0.2623  0.7377

 1   2 
257
244
0.1596  0.2623  2.58
0.1596  0.8404 0.2623  0.7377

257
244
-0.1962 1 - 2 -0.0091
ESEMPIO: in un esperimento per la valutazione di un nuovo
trattamento (A) in rapporto a un vecchio trattamento (B) i
pazienti sono appaiati secondo un preciso criterio. Su 142 coppie
si hanno i seguenti risultati: 3 coppie morti entrambi i pazienti,
17 coppie morti i pazienti curati con A, 25 coppie morti i
pazienti curati con B.
Domanda: stimare la differenza delle proporzioni con un livello
fiduciario pari a 0.99
Risposta: si tratta di campioni appaiati (grandi campioni);
livello fiduciario pari a: 0.99(=1-), =0.01 da cui zc=2.58 (dalle
tavole della distribuzione normale standard), inoltre si ha u=17,
v=25, d = (u - v) / n = (17-25) / 142=-0.0563,
u  v  (u  v) 2 n 17  25  (17  25) 2 142
 

 0.0021
n2
142 2
d  zc d    d  zc d
2
d
 0.0563  2.58  0.0021    0.0563  2.58  0.0021
 0.1745    0.0619
ESEMPIO: il contenuto di nicotina delle sigarette di un certo tipo
risulta normalmente distribuito con deviazione standard di 4mg.
Se, per rendere minimo il rischio di cancro ai polmoni, il
contenuto medio di nicotina delle sigarette non deve superare 26mg
e in un campione di 10 sigarette si sono ottenuti i seguenti
valori di nicotina (in mg):
79
33 27 20 36 25 24 27 24 34 29
si può affermare, ad un livello di significatività del 0.05, che i
consumatori di quel tipo di sigarette corrono un rischio minimo di
cancro ai polmoni?
Risposta: si ha H0:  = 26, H1:  > 26 (test a una coda a destra). Dal
livello di significatività =0.05 si ha zc=1.645 (dalle tavole della
distribuzione normale standard), inoltre dai dati campionari si ha
x=27.9 e quindi
Z
x  0

n

27.9  26
 1.502
4
10
cade
nella
regione
di
accettazione.
Il
campione
non
statisticamente significativo si accetta l'ipotesi nulla H0.
è
ESEMPIO: in base all'esperienza degli anni precedenti risulta che
le votazioni, ad un certo esame scritto, riportate dagli studenti
di un certo corso di laurea sono distribuite in maniera
approssimativamente normale con media di 23 trentesimi. Se un
gruppo di 50 studenti dell'anno in corso riporta una votazione
media di 25 trentesimi con deviazione standard di 4 trentesimi, si
può accettare l'ipotesi che tali studenti non differiscano da
quelli degli anni precedenti al livello di significatività di 0.02
Risposta: si ha H0:  = 23, H1:   23 (test a due code). Dal livello
di significatività =0.02 si ha tc=1.299 (dalle tavole della
distribuzione t di Student con 49 gradi di libertà), inoltre dai
dati campionari si ha x=25, s=4, quindi
t
x   0 25  23

 3.536
s
4
50
n
cade nella regione critica. Il campione
significativo si rifiuta l'ipotesi nulla H0.
è
statisticamente
ESEMPIO: un certo giornale afferma che solo il 25% degli studenti
della regione legge i quotidiani. Un campione casuale di 400
studenti mostra che 90 di essi sono lettori di quotidiani.
Verificare
l'affermazione
del
giornale
ad
un
livello
di
significatività pari a 0.05
Risposta: si ha H0:  = 0.25, H1:   0.25 (test a due code). Dal
livello di significatività =0.05 si ha zc=1.96 (dalle tavole della
distribuzione normale standard), inoltre dai dati campionari si ha
p = 90 / 400 = 0.225 e quindi
Z
p  0
0.225  0.25

 1.155
 0 (1   0 )
0.25  0.75
80
400
n
cade
nella
regione
di
accettazione.
Il
campione
non
statisticamente significativo si accetta l'ipotesi nulla H0.
è
ESEMPIO: un campione di 40 capsule di analgesico è stato
fabbricato da una macchina A, il peso medio è x=330 mg, la
deviazione standard è =7 mg; una macchina B ha prodotto 50
capsule con peso medio x=320 mg e deviazione standard =6.5 mg.
Sottoporre a test l'ipotesi che le due macchine producano capsule
di stesso peso con un livello di significatività pari a 0.05
Risposta: si ha H0: 1 = 2, H1: 1  2 (test a due code). Si tratta
di campioni indipendenti. Dal livello di significatività =0.05 si
ha zc=1.96 (dalle tavole della distribuzione normale standard),
inoltre dai dati campionari si ha n1=40, x1=330, 1=7, n2=50, x2=320,
2=6.5 e quindi
Z
x1  x2
 12
n1

 22

n2
330  320
7 2 6.5 2

40 50
 6.95
cade nella regione critica. Il campione
significativo si rifiuta l'ipotesi nulla H0.
è
statisticamente
ESEMPIO:
in
un
esperimento
clinico
destinato
a
valutare
l'efficacia di un nuovo tranquillante in pazienti psiconeurotici
ogni paziente fu trattato per una settimana con un farmaco e per
una settimana con placebo. Al termine della settimana di cura ad
ogni paziente fu proposto un questionario per determinare il suo
livello di ansietà, misurato attraverso un punteggio da 0 a 30.
Considerando per ogni paziente le differenze di punteggio fra i
due trattamenti si ha media d=-1.3 e varianza s2=20.68. Sottoporre
a test l'ipotesi che i due trattamenti hanno pari efficacia con un
livello di significatività pari a 0.05
Risposta: si ha H0:  = 0, H1:   0 (test a due code). Si tratta di
campioni appaiati. Dal livello di significatività =0.05 si ha
tc=2.262 (dalle tavole della distribuzione t di Student con 9 gradi
di libertà), inoltre dai dati campionari si ha che
t
d

s
n
 1.3
20.68
 0.904
10
cade
nella
regione
di
accettazione.
Il
campione
non
statisticamente significativo si accetta l'ipotesi nulla H0.
81
è
ESEMPIO: in un esperimento per la valutazione di un nuovo
trattamento (A) in rapporto a un vecchio trattamento (B) i
pazienti sono suddivisi in due gruppi. Su 257 pazienti trattati
con il metodo A 41 morirono; su 244 trattati con il metodo B ne
morirono 64. Sottoporre a test l'ipotesi che i due trattamenti
hanno pari efficacia con un livello di significatività pari a 0.05
Risposta: si ha H0: 1 = 2, H1: 1  2 (test a due code). Si tratta
di campioni indipendenti. Dal livello di significatività =0.05 si
ha zc=1.96 (dalle tavole della distribuzione normale standard),
inoltre dai dati campionari si ha p1=41/257=0.1596, p2=64/244=0.2623 e
quindi:
p
n1 p1  n2 p2
41  64

 0.2096
n1  n2
257  244
1
1
Z
p1  p2
 1
1 
 p21  p2  p(1  p)    0.2096(1  0.2096)

  0.001324
n
n
257
244


 1
2 
 p1  p2

0.1596  0.2623
 2.823
0.001324
cade nella regione critica. Il campione
significativo si rifiuta l'ipotesi nulla H0.
è
statisticamente
ESEMPIO: in un esperimento per la valutazione di un nuovo
trattamento (A) in rapporto a un vecchio trattamento (B) i
pazienti sono appaiati secondo un preciso criterio. Su 142 coppie
si hanno i seguenti risultati: 3 coppie morti entrambi i pazienti,
17 coppie morti i pazienti curati con A, 25 coppie morti i
pazienti curati con B. Si può affermare che il trattamento A è
migliore di B con un livello di significatività pari a 0.05
Risposta: si ha H0:  = 0, H1:  < 0 (test a una coda a sinistra) si
tratta di campioni appaiati (grandi campioni); livello fiduciario
pari a: 0.99(=1-), =0.01 da cui zc=2.33 (dalle tavole della
distribuzione normale standard); inoltre si ha u=17, v=25, d = (u - v)
/ n = (17-25) / 142=-0.0563 e quindi:
 d2 
u  v  (u  v) 2 n 17  25  (17  25) 2 142

 0.0021
n2
142 2
82
Z
d
d

 0.0563
 1.228
0.0021
cade
nella
regione
di
accettazione.
Il
campione
non
statisticamente significativo si accetta l'ipotesi nulla H0.
è
METODO DEL TEST 2
I test su proporzioni o su differenze di proporzioni, che sono
stati considerati utilizzano la distribuzione normale standard;
possono essere eseguiti impiegando la distribuzione 2. Il metodo
basato sulla distribuzione 2 ha il vantaggio di poter essere
facilmente generalizzato al confronto di più proporzioni.
TEST SULLE PROPORZIONI (GRANDI
precedentemente introdotta si ha:
CAMPIONI):
con
la
notazione
H0:  = 0
mentre l'ipotesi alternativa è:
H1:   0
inoltre si denota: fo=np frequenza assoluta osservata dei risultati
A nel campione casuale estratto, n-fo=n(1-p) frequenza assoluta
osservata dei risultati B nel campione casuale estratto, fa=n0
frequenza assoluta attesa dei risultati A nel campione casuale
estratto, n-fa=n(1-0) frequenza assoluta attesa dei risultati B nel
campione casuale estratto; allora la variabile casuale:
f
 
2
 f a  n  f o  (n  f a ) 

fa
n  fa
83
2
o
2
ha,
al
crescere
di
n
(generalmente
è
sufficiente
n30),
2
distribuzione  con 1 grado di libertà; per mezzo delle tavole
della distribuzione 2 è possibile calcolare c2, detto VALORE
CRITICO, tale che l'area della regione critica è pari ad ; se il
valore della variabile casuale 2 ottenuto dal campione cade nella
regione di accettazione, H0
si accetta; se il valore della
2
variabile casuale  ottenuto dal campione cade nella regione
critica, H0 si rifiuta
ESEMPIO: un certo giornale afferma che solo il 25% degli studenti
della regione legge i quotidiani. Un campione casuale di 400
studenti mostra che 90 di essi sono lettori di quotidiani.
Verificare
l'affermazione
del
giornale
ad
un
livello
di
significatività pari a 0.05
Risposta: si ha H0: 
= 0.25, H1:   0.25. Dal livello di
significatività
=0.05
si
ha
c2=3.84
(dalle
tavole
della
2
distribuzione  con 1 grado di libertà), fa=n0=100, n-fa=n(1-0)=300,
inoltre dai dati campionari si ha p = 90 / 400 = 0.225, fo=np=90, n-fo=n(1p)=310, quindi
f
 
2
 f a  n  f o  (n  f a ) 
90  100  310  300  1.333


fa
n  fa
100
300
2
o
2
2
2
cade
nella
regione
di
accettazione.
Il
campione
non
statisticamente significativo si accetta l'ipotesi nulla H0.
è
GENERALIZZAZIONE (distribuzione multinomiale): si suppone di avere
r risultati indipendenti A1, A2, ..., Ar rispettivamente di probabilità
1, 2, ..., r (dove 1+2+·····+ r=1) si ha:
H0:  k = 0,k , k=1,2, ..., r
mentre l'ipotesi alternativa è:
H1:  k  0,k , k=1,2, ..., r
siano p1, p2, ..., pr le frequenze relative rispettivamente dei risultati
A1, A2, ..., Ar in campioni di dimensione n; inoltre per k=1,2, ..., r si
denota: fo,k=npk frequenza assoluta osservata dei risultati Ak nel
campione casuale estratto, fa,k=n0,k frequenza assoluta attesa dei
risultati A nel campione casuale estratto; allora la variabile
casuale:
r
 
2
f
 f a ,k 
f a ,k
2
o ,k
k 1
84
ha,
al
crescere
di
n
(generalmente
è
sufficiente
n30),
2
distribuzione  con r-1 gradi di libertà; per mezzo delle tavole
della distribuzione 2 è possibile calcolare c2, detto VALORE
CRITICO, tale che l'area della regione critica è pari ad ; se il
valore della variabile casuale 2 ottenuto dal campione cade nella
regione di accettazione, H0
si accetta; se il valore della
2
variabile casuale  ottenuto dal campione cade nella regione
critica, H0 si rifiuta
ESEMPIO: una rivista medica afferma che il gruppo sanguigno degli
individui di una regione geografica è distribuito come segue: 9%
gruppo AB, 21% gruppo B, 29% gruppo A, 41% gruppo 0; in un
campione casuale di 400 individui di tale regione geografica si ha
il seguente risultato: 20 gruppo AB, 120 gruppo B, 110 gruppo A e
150 gruppo 0. Verificare l'affermazione del rivista medica ad un
livello di significatività pari a 0.05
Risposta: si ha H0: 1 = 0.09 (AB),  2 = 0.21 (B),  3 = 0.29 (A),  4 = 0.41 (0),
H1: 1  0.09 (AB), 2  0.21 (B), 3  0.29 (A), 4  0.41 (0). Dal livello di
significatività
=0.05
si
ha
c2=7.81
(dalle
tavole
della
2
distribuzione  con 3 gradi di libertà), fa,1=n0,1=36, fa,2=n0,2=84,
fa,3=n0,3=116, fa,1=n0,1=164, dai dati campionari si ha p1 = 30 / 400 = 0.075,
fo,1=n p1=30, p2 = 100 / 400 = 0.25, fo,2=n p2=100, p3 =105 / 400 = 0.2625, fo,4=n p3=105,
p4 = 165 / 400 = 0.4125, fo,4=n p4=165, quindi
r
 
2
k 1
f
 f a ,k  30  36 2 100  84 2 105  116 2 165  164 2




 5.097
f a ,k
36
84
116
164
2
o ,k
cade
nella
regione
di
accettazione.
Il
campione
non
statisticamente significativo si accetta l'ipotesi nulla H0.
è
TEST SULLA DIFFERENZA DI PROPORZIONI (GRANDI CAMPIONI): con la
notazione precedentemente introdotta si ha:
H0: 1 = 2
mentre l'ipotesi alternativa è:
H1: 1  2
se =1=2 non è dato, esso viene stimato con
p
n1 p1  n2 p2
n1  n2
si denota: fo,1= n1 p1 frequenza assoluta osservata dei risultati A nel
campione casuale estratto dalla prima popolazione, n1-fo,1=n1(1-p1)
85
frequenza assoluta osservata dei risultati B nel campione casuale
estratto dalla prima popolazione, fo,2= n2 p2 frequenza assoluta
osservata dei risultati A nel campione casuale estratto dalla
seconda popolazione, n2-fo,2=n2(1-p2) frequenza assoluta osservata dei
risultati
B
nel
campione
casuale
estratto
dalla
seconda
popolazione, fa,1= n1p frequenza assoluta attesa dei risultati A nel
campione casuale estratto dalla prima popolazione, n1-fa,1=n1(1-p)
frequenza assoluta attesa dei risultati B nel campione casuale
estratto dalla prima popolazione, fa,2= n2p frequenza assoluta attesa
dei risultati A nel campione casuale estratto dalla seconda
popolazione, n2-fa,2=n2(1-p) frequenza assoluta attesa dei risultati B
nel campione casuale estratto dalla seconda popolazione; allora la
variabile casuale:

2
f

 f a ,1  n1  f o ,1  (n1  f a ,1 )   f o , 2  f a , 2  n2  f o , 2  (n2  f a , 2 ) 



f a ,1
n1  f a ,1
f a,2
n2  f a , 2
2
o ,1
2
2
2
ha, al crescere di n (generalmente è sufficiente n1+n230),
distribuzione 2 con 1 grado di libertà; per mezzo delle tavole
della distribuzione 2 è possibile calcolare c2, detto VALORE
CRITICO, tale che l'area della regione critica è pari ad ; se il
valore della variabile casuale 2 ottenuto dal campione cade nella
regione di accettazione, H0
si accetta; se il valore della
variabile casuale 2 ottenuto dal campione cade nella regione
critica, H0 si rifiuta
OSSERVAZIONE: per facilitare i conti generalmente si fa uso di due
tabelle, una per le frequenza osservate l'altra per le frequenze
attese:
frequenze
osservate
A
B
Totali
Campione 1
fo,1
n1-fo,1
n1
Campione 2
fo,2
n2-fo,2
n2
Totali
fo,1 + fo,2
(n1-fo,1)+(n2-fo,2)
n1 + n2
86
frequenze
attese
A
B
Totali
Campione 1
fa,1
n1-fa,1
n1
Campione 2
fa,2
n2-fa,2
n2
Totali
fa,1 + fa,2
(n1-fa,1)+(n2-fa,2)
n1 + n2
ESEMPIO: in un esperimento per la valutazione di un nuovo
trattamento (A) in rapporto a un vecchio trattamento (B) i
pazienti sono suddivisi in due gruppi. Su 257 pazienti trattati
con il metodo A 41 morirono; su 244 trattati con il metodo B ne
morirono 64. Sottoporre a test l'ipotesi che i due trattamenti
hanno pari efficacia con un livello di significatività pari a 0.05
Risposta: si ha H0: 1 = 2, H1: 1  2. Si tratta di campioni
indipendenti. Dal livello di significatività =0.05 si ha c2=3.84
(dalle tavole della distribuzione 2 con 1 grado di libertà),
inoltre dai dati campionari si ha:
frequenze
osservate
Morti
Vivi
Totali
A
41
216
257
B
64
180
244
105
396
501
Morti
Vivi
Totali
Totali
frequenze
attese
A
257
105
 257  53.86
501
257-53.86=203.14
87
B
Totali

2
f

244
105
 244  51.14
501
244-51.14=192.86
105
396
 f a ,1  n1  f o ,1  (n1  f a ,1 )   f o , 2  f a , 2  n2  f o , 2  (n2  f a , 2 ) 



f a ,1
n1  f a ,1
f a,2
n2  f a , 2
2
o ,1
501
2
41  53.86

2
53.86
216  203.14

2
203.14
2
64  51.14

2
51.14
2
180  192.86

cade nella regione critica. Il campione
significativo si rifiuta l'ipotesi nulla H0.
2
192.86
è
 7.976
statisticamente
OSSERVAZIONE: il metodo del test 2 si può generalizzare per il
confronto
di
più
campioni
estratti
da
popolazioni
con
distribuzione multinomiale
88
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