EPIFANIA 2011 Quando facciamo un dono lo facciamo in modo che sia gradito a chi lo riceve. Anche il Signore deve presentarci il suo dono in modo che possiamo valorizzarlo. L’incarnazione del figlio è un grande dono all’umanità e la sua parola lo presenta con racconti che contengono storie fantastiche di angeli, di pastori, di greggi, di sapienti e di una stella che appare e scompare e si posa sulla casa dove vive Gesù. Sembrano favole per bambini ma sono segni che conducono al tesoro che Dio ci dona. I segni dicono che la nascita di Gesù compie le Scritture, che lo presentano come pastore e figlio di Davide. Il mago pagano Balaam aveva profetizzato: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele. Nell’epifania la signoria di Dio incrocia i poteri del mondo. Erode non entra nei nostri presepi eppure è importante come i magi sapienti venuti da lontano. Nel racconto la luce calda e misteriosa della stella che accompagnava i magi scompare nel cielo buio di Gerusalemme. Erode cerca di far morire il bambino che viene come re umile a occupare il regno di Davide e ad esercitare la sovranità di Dio sul suo popolo. Tutti i poteri sono così: accumulano la maggior forza possibile ma temono ad ogni fruscio di vento. L’ira di Erode esploderà nel più orrendo dei modi: ucciderà tutti i bambini per ucciderne uno. E il bambino cercato gli sfuggirà. Il futuro invece porterà il re bambino a morire lui solo per salvare tutto il popolo. Nell’epifania la signoria di Dio incrocia i sacerdoti che hanno la pretesa di catturare Gesù entro i loro confini religiosi. L’anelito alla salvezza si scontra contro coloro che fanno di Dio una loro proprietà. Chi ha messo i magi in cammino? Chi li ha guidati con la stella? Non la sapienza umana ma quella di Dio che si è rivelato a loro attraversi i segni che potevano capire. La stella ha la funzione dei sogni che Giuseppe può capire: è Dio che conduce la storia della salvezza. Nell’epifania la signoria di Dio incrocia il popolo che viene a salvare. Il cielo di Gerusalemme è viscido anche per l’apatia del popolo, che vive schiacciato sul re e svuota l’attesa del Messia. Il popolo in quella situazione drammatica compromette la sua fede e la sua salvezza. I conoscitori delle Scritture le leggono per i magi che vengono da lontano ma il proprio popolo non comprende. Anche davanti al processo e alla condanna a morte di Gesù il popolo sta con l’autorità. Le dittature anche quelle nelle democrazie dominano perché il popolo acconsente. Le stelle scompaiono dal nostro cielo perché il popolo non ha occhi per vederle. Gesù un giorno dirà: date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. I potenti, sia della politica che della religione, condizionano il popolo a non riconoscere che egli era venuto per dare a Dio quello che era di Dio. Nell’epifania la signoria di Dio incrocia i lontani/stranieri. I cristiani della comunità di Matteo provengono dal giudaismo e fanno fatica ad accettare i pagani entro la loro comunità. Anche a noi non è naturale inserire i magi nel presepe. Ma Dio valorizza gli oracoli profetici, perché Dio non contraddice quello che ha detto loro. Ma la profezia mette a nudo la verità dei cuori. Erode la ascolta e si oppone, i magi vedono i segni e ne seguono le tracce, oltre ogni confine, e incontrano il bambino. Dio incontra i lontani: è questo il messaggio dell’epifania, il suo dono all’umanità. E noi? Siamo i vicini sicuri del proprio territorio? Siamo i lontani alla ricerca del bambino/regno che continua la sua crescita vicino a noi?