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NELLA CAMPAGNA D’ ITALIA EMERGE DI NAPOLEONE
Le monarchie europee proseguirono la loro guerra contro la Francia rivoluzionaria anche nel periodo del Direttorio,
che decise di attaccare l’Austria portando il conflitto in territorio tedesco. Al giovane generale Napoleone Bonaparte
fu affidato l’incarico, apparentemente secondario, di impegnare le truppe austriache stanziate in territorio italiano,
in modo da tenerle divise dal resto dell’esercito imperiale.
Le grandi capacità militari valsero a Napoleone una clamorosa vittoria nella campagna d’Italia. Con il trattato di
pace, firmato a Campoformio nel 1797, l’Austria cedette ai francesi Milano e la Lombardia e ottenne in cambio
Venezia, che perse definitivamente l’indipendenza. Il Piemonte dovette cedere ai francesi Nizza e la Savoia. Il papa
perse l’Emilia e la Romagna. Ormai solo l’Inghilterra restava ostile alla Francia e nessun nemico la minacciava più con
le sue truppe.
LE “REPUBBLICHE SORELLE” E IL FALLIMENTO NAPOLETANO
Le vittorie degli eserciti francesi portarono all’affermazione delle idee repubblicane anche in altri paesi, come
l’Olanda e la Svizzera. Lo stesso avvenne in Italia, dove Napoleone favorì la nascita delle cosiddette “repubbliche
sorelle” nei territori conquistati. La più importante fra queste fu la Repubblica Cisalpina (1797), con capitale Milano,
che comprendeva Lombardia, Emilia e Romagna.
Le repubbliche sorte in Italia presero importanti provvedimenti di impronta rivoluzionaria: abolirono i privilegi
feudali della nobiltà, confiscarono le proprietà della Chiesa e le vendettero ai privati, riformarono il sistema della
giustizia, abolirono definitivamente le arti e le corporazioni.
A Napoli l’arrivo dell’esercito provocò la fuga del re Fernando IV di Borbone e la nascita della Repubblica
Partonopea (1799), a cui aderirono intellettuali e patrioti come Francesco Caracciolo. Per contrastare le riforme
rivoluzionarie dello stato repubblicano, clero e nobili reagirono formando un vero e proprio esercito, composto da
contadini, popolani delle città, e briganti delle campagne. I giacobini di Napoli, pur animati da buone intenzioni, non
riuscirono ad avere alcun contatto col popolo, perlopiù analfabeta e quindi non in grado rendersi conto del
significato delle riforme. I napoletani inoltre erano caratterizzati da una forte religiosità, perciò si arruolarono
nell’esercito che combatteva contro la repubblica, pensando di difendere la fede cattolica (vennero chiamati
sanfedisti per questo motivo). Nel giugno 1799, l’esercito sanfedista riconquistò Napoli e il re Ferdinando IV,
tornato al potere, fece condannare a morte molti di coloro che avevano sostenuto le armate di Napoleone.
IL COLPO DI STATO IN FRANCIA
Conclusa la campagna d’Italia, Napoleone fu mandato dal Direttorio in Egitto con l’obiettivo di ostacolare i
commerci inglesi nel Mediterraneo. Sebbene avesse vinto contro l’esercito inglese nella battaglia delle Piramidi,
Napoleone fu sconfitto nella battaglia navale di Abukir (delta del Nilo) dall’ammiraglio Nelson, che bloccò la flotta
francese e ogni possibilità di comunicazione con la Francia.
(Napoleone in Egitto)
In questa difficile situazione, con una nuova coalizione di stati europei che si erano uniti in funzione antifrancese, a
Parigi diventavano sempre più pericolosi i tentativi di insurrezione dei monarchici, che speravano in un ritorno sul
trono di Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI. Napoleone, allora, si imbarcò su una piccola nave e riuscì ad eludere la
sorveglianza inglese, rientrando in Francia. Tornato a Parigi, prese il comando delle truppe che proteggevano la città
e il 7 novembre 1799 (18 brumaio nel calendario rivoluzionario) fece un colpo di stato: occupò con le truppe il
Parlamento, proclamò la patria in pericolo e prese tutti i poteri, divenendo primo console. Era appoggiato
dall’esercito e dalla borghesia, favorevoli a un governo forte, e impose rapidamente la propria autorità grazia a
un’efficiente sistema di polizia.
Consolidato il proprio governo, scese in Italia, dove sconfisse gli austriaci a Marengo (1800), occupando tutta l’Italia
settentrionale. Firmò quindi la pace con Austria e Inghilterra.
LA RIORGANIZZAZIONE DELLA FRANCIA
Nei primi anni dell’Ottocento, Napoleone diede alla Francia una nuova organizzazione, creando uno stato efficiente
e favorendo soprattutto la classe borghese. Tolse però la libertà politica e di stampa, creando uno stato autoritario
e accentrato: il governo, con sede a Parigi, esercitava un forte potere su tutta la Francia grazie a un corpo di
funzionari pubblici capaci, ben pagati e fedeli a Napoleone. Stato e società erano fortemente gerarchizzati: al vertice
della piramide stava Napoleone, primo console. Sotto di lui stavano i ministri e, dipendenti dal ministro dell’Interno,
erano i prefetti, che amministravano un territorio detto dipartimento. Anche i sindaci erano nominati dal governo,
che volle eliminare le assemblee locali,
Particolare attenzione fu posta alla riorganizzazione economica e fu creata la Banca di Francia, un vero modello di
efficienza per tutti i sistemi bancari nazionali europei.
Venne pubblicato un codice detto Codice Civile o Napoleonico (1804), contenente leggi che regolavano i rapporti tra
i cittadini francesi. Il testo di queste leggi era scritto in modo chiaro ed era uguale per tutti (come prevedevano le
idee dell’Illuminismo). Oltre a questo codice fu pubblicato quello Penale e quello di Commercio, estesi poi a tutti i
territori conquistati dalla Francia.
(il codice civile di Napoleone)
Anche le riforme scolastiche furono importanti: Napoleone, per avere validi funzionari, aveva bisogno di buone
scuole. Così nacquero scuole tecniche e licei, destinate alla nuova classe dirigente del paese.
NAPOLEONE E LA CHIESA CATTOLICA
Il rapporto tra Napoleone e la Chiesa Cattolica fu in origine molto teso, basti pensare che il papa Pio VI fu
imprigionato e condotto in Francia, dove morì (1799). Poiché la Francia era un paese in maggioranza cattolico,
occorreva però a Napoleone non essere apertamente ostile alla Chiesa. Per questo egli raggiunse un accordo con Pio
VII (CONCORDATO), che fu firmato nel 1801. Con esso fu stabilito che:
-
i preti francesi non dovevano più giurare fedeltà alla repubblica ed erano stipendiati dal governo;
-
la Chiesa ebbe la gestione dell’istruzione elementare;
-
lo Stato francese poteva nominare i vescovi e approvare le nomine dei preti, scelti dai vescovi;
-
lo Stato della Chiesa veniva ridato al papa.
LA FRANCIA DIVENTA UN IMPERO
Nel 1804, Napoleone, grazie ai successi ottenuti, si proclamò imperatore dei francesi e l’anno seguente divenne re
d’Italia.
(Napoleone imperatore)
Per legare a sé i nuovi ricchi e compensare i funzionari fedeli, creò l’onorificenza
della Legion d’Onore e ripristinò i titoli nobiliari, cancellati dalla Rivoluzione. Nel
frattempo procedevano le sue conquiste, destinate ad assicurare alla Francia il
dominio in Europa.
La paura che Napoleone potesse conquistare l’Europa e diffondere le idee della
rivoluzione portò alcuni stati europei a coalizzarsi contro di lui. Nel 1805 Inghilterra,
Austria, Russia, Svezia e regno di Napoli dichiararono guerra alla Francia. Il conflitto
si giocò su due fronti: uno per terra, dove l’esercito francese sconfisse le truppe
austro-russe ad Austerlitz, uno per mare, che vide la vittoria della flotta inglese
guidata dall’ammiraglio Nelson a Trafalgar (vicino a Cadice, Spagna).
(l’ammiraglio Nelson)
L’Inghilterra era l’unica nazione in grado di tenere testa a Napoleone, grazie alla sua indiscussa superiorità navale.
L’imperatore francese, quindi, pensò di colpirla nei suoi interessi economici e organizzò un blocco continentale:
tutte le merci inglesi o viaggianti su navi inglesi dovevano essere catturate in mare o sequestrate nei porti europei
controllati dalla Francia. Tale provvedimento danneggiò però non solo l’Inghilterra, ma anche i paesi europei che
con quel paese avevano rapporti commerciali. Pertanto si sviluppò un commercio di contrabbando (illegale), che
vanificò gli sforzi del blocco continentale per colpire l’economia britannica.
Dopo la coalizione del 1805, altre ne nacquero, che però Napoleone sconfisse in più battaglie, dimostrando una
capacità militare straordinaria: vinse infatti a Jena (1806), Friedland (1807), Wagram (1809) e allargò i domini
francesi a Olanda, Polonia, Svezia.
LA FINE DI NAPOLEONE
Nel 1812, lo zar Alessandro I, imperatore della Russia, volle disobbedire al blocco continentale e riprese i rapporti
commerciali con l’Inghilterra. Napoleone decise allora di invadere la Russia, forte di un esercito di 600.000 uomini.
Contava di sconfiggere velocemente l’esercito russo (entro l’estate), ma il generale Kutuzov scelse una tattica
diversa da tutti i comandanti che avevano affrontato prima Napoleone: evitò lo scontro diretto e preferì ritirarsi
verso l’interno, dopo aver devastato il territorio (furono bruciati villaggi e depositi di viveri). Perfino la città di Mosca,
capitale dell’impero, fu incendiata. Nonostante la vittoria a Borodino, le truppe francesi si trovavano senza più mezzi
né viveri, mentre il rigido inverno iniziava. Napoleone diede quindi il segnale della ritirata. Mentre il suo esercitò
tornava verso ovest, in direzione della Francia, fu fermato presso il fiume Beresina e sconfitto. Solo 50.000 francesi
riuscirono a rientrare in patria.
(L’ingresso di Napoleone a Mosca)
Indebolito dal questa cocente sconfitta, Napoleone affrontò una nuova coalizione (Inghilterra, Russia, Austria,
Prussia, Svezia) e venne sconfitto a Lipsia (1813). Parigi fu occupata nella primavera del 1814 e Napoleone fu
costretto ad abdicare, cedendo il posto a Luigi XVIII, fratello del re decapitato, e andando in esilio all’isola d’Elba.
La parabola napoleonica, però, non era ancora terminata: fuggito dall’isola d’Elba, Napoleone sbarcò in Francia e
rientrò a Parigi, dove fu acclamato dalla popolazione civile. Rimesso insieme l’esercito, affrontò nuovamente
Inghilterra e Prussia, ma fu sconfitto a Waterloo (giugno 1815, Belgio). Si consegnò quindi agli inglesi, che lo
mandarono in esilio sull’isola di sant’Elena, nell’oceano Atlantico, dove morì il 5 maggio 1821.
Napoleone verso l’isola di Sant’Elena.
L’EREDITA’ NAPOLEONICA
Il ritorno sul trono francese di Luigi XVIII e la fine di Napoleone sembrarono cancellare di colpo gli effetti della
Rivoluzione. In realtà, sia in Francia sia in molti Stati europei si erano verificati profondi cambiamenti: le proprietà
della Chiesa erano state confiscate e cedute alle famiglie borghesi e l’influenza della Chiesa in ambito politico si era
notevolmente ridotta; erano stati aboliti i privilegi feudali
Il Codice Civile, inoltre, rimasto in vigore in quasi tutti i paesi europei, garantiva alcune importanti libertà, tra cui
quella dell’iniziativa privata.
Si era anche risvegliato il sentimento nazionale non solo in Francia, ma anche in Italia e Germania, territori non
ancora uniti, ma frammentati in tanti piccoli stati: tale sentimento sarà, di lì a pochi anni, protagonista dei
movimenti di indipendenza nazionale di questi paesi.
Infine, si erano diffusi in tutto il continente ideali di libertà e uguaglianza, anche se Napoleone in parte li aveva
traditi e i sovrani che tornarono sui loro troni dopo la parentesi napoleonica tentarono di combatterli in ogni modo.
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