LA FRANCIA BONAPARTISTA (1852-1870)
Stroncata la rivolta del 23-25 giugno ad opera del generale Cavaignac (3.000 condanne a
morte e molti deportati nelle colonie) la rivoluzione del 1848 a Parigi fu definitivamente
cancellata. Il 12 novembre dello stesso anno venne varata una nuova costituzione, che
istituiva una repubblica presidenziale: il presidente della repubblica, eletto ogni quattro
anno da tutti i cittadini maschi adulti, aveva ampi poteri, essendo anche il capo del
governo. Le prime elezioni, il 10 dicembre 1848, videro il trionfo di Luigi Napoleone
Bonaparte, nipote dell’imperatore, capo del “partito dell’ordine”, capeggiato dalla borghesia,
di cui facevano parte anche i monarchici e la destra conservatrice e clericale. Nel maggio
1849 si svolsero le elezioni per l’assemblea legislativa e questo partito ottenne una
grande vittoria:
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Ci fu una restrizione della libertà
La scuola fu posta sotto il controllo della Chiesa
Ristretto il diritto di voto
Luigi Napoleone voleva cambiare la parte della costituzione che vietava la rielezione alla
carica di presidente della repubblica. Non riuscendovi, il
2 dicembre del 1851 attuò un
colpo di Stato: sciolse l’assemblea legislativa, fece arrestare e deportare gli oppositori.
Con un plebiscito, il 21 dicembre, fece ratificare il suo colpo di mano. Subito dopo, con
un altro plebiscito, fece ratificare una nuova costituzione che confermava lo stesso
Napoleone alla presidenza della repubblica per 10 anni, conferendogli poteri dittatoriali.
La nuova costituzione entrò in vigore nel 1852. Nello stesso anno, con un terzo
plebiscito, la Repubblica fu trasformata in Impero (e Napoleone assunse il nome di
Napoleone III, imperatore dei francesi). L’impero fu proclamato il 2 dicembre del 1852 e
chiamato secondo per distinguerlo da quello del 1804 di Napoleone Bonaparte.
Con il termine Bonapartismo si indica l’azione di Napoleone III nel periodo che va dal
1852 al 1870, ma in generale può essere applicato a sistemi fondamentalmente autoritari,
desiderosi però di una legittimazione popolare (attraverso i plebisciti).
Secondo la Costituzione del 1852, l’Imperatore aveva poteri molto ampi:
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nominava ministri e funzionari
controllava l’iniziativa legislativa
controllava la magistratura
Fu sciolta l’Assemblea legislativa e creati un senato vitalizio e un Corpo Legislativo, eletto
sì a suffragio universale maschile, ma compiti solo consultivi. Le elezioni, poi, erano
fortemente condizionate dai Prefetti.
Grazie anche ad una favorevole crescita economica internazionale, fino al 1860 Napoleone
III ebbe ampi consensi: non solo dell’esercito, dei cattolici (vedevano in lui colui che
aveva restaurato l’autorità del papa nel 1849) e dell’alta borghesia, m anche di contadini
e operai.
In
effetti,
l’economia francese
conobbe
un
periodo
di
forte crescita,
con
sviluppo
dell’industrializzazione, grazie a:
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Efficiente sistema creditizio
Potenziamento della rete ferroviaria, dei trasporti marittimi e delle comunicazioni
telegrafiche
Politica liberista (trattato di libero scambio tra F e GB nel 1860)
In forza di un crescente urbanesimo, a partire dal 1854, per volontà del prefetto, barone
Haussmann, Parigi fu rivoluzionata. Vennero demolite vecchie costruzioni e creati i
boulevards (grandi viali), che tra l’altro facilitavano il controllo della capitale da parte delle
forze dell’ordine in caso di agitazioni operaie.
Parigi fu anche capitale del progresso tecnologico, industriale e culturale: nel 1855 e nel
1867, infatti, ospitò due grandi esposizioni universali, visitate da milioni di persone
provenienti da ogni parte del mondo.
Dopo il 1860
il quadro politico mutò. Si indebolì il sostegno di borghesi e cattolici: i
primi contestavano l’accordo commerciale con la Gran Bretagna, i secondi la sua politica
italiana, inconciliabile con la difesa del
papa. Crebbe anche l’ostilità degli operai,
ammassati nelle periferie delle città, in condizioni di vita disastrose.
Di qui deriva la svolta liberale:
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Venne ampliata la libertà di stampa
Assegnati più poteri al Corpo legislativo
Fu riconosciuto il diritto di sciopero (1864) e i sindacati tollerati
Venne autorizzata la formazione di cooperative
Provvedimenti che, però, si rivelarono insufficienti, visto che le elezioni del 1869 videro
una notevole crescita dei repubblicani.
Napoleone III, allora, si aprì al Parlamentarismo, stabilendo che il Governo doveva essere
responsabile, oltre che nei confronti dell’imperatore anche dei deputati. Le nuove riforme
furono approvate nel maggio del 1870 con l’ennesimo plebiscito.
Ma la guerra
con la Prussia, di lì a pochi mesi, portò alla fine dell’impero. Il 4
settembre 1870, infatti, dopo la pesante sconfitta dell’esercito francese subita a luglio a
Sedan, venne proclamata la Repubblica.