Quadragesimo Anno Pio XI 1931, 15 Maggio , Festa dei lavoratori cristiani Il 15 maggio 1931 papa Achille Ratti, Pio XI, vuole commemorare i quarant’anni dalla Rerum Novarum del suo grande predecessore Leone XIII con una nuova Enciclica (E’ la prima enciclica commemorativa della Rerum Novarum e da qui comincerà la consuetudine della pubblicazione di pronunciamenti sociali in tali occasioni celebrative). Quello che lui redige non è solo un documento per ribadire e riproporre le importantissime posizioni che la Chiesa aveva preso in campo sociale, ma è una prosecuzione, uno sviluppo ulteriore che tiene conto dei tempi e delle circostanze. *** *** Pio XI, Achille Ratti, nato a Desio (MI), il 31 maggio 1857, studiò nel seminario di Monza, poi a Milano e a Roma, dove fu ordinato sacerdote nel 1879. Nel 1881 ottenne la Laurea in diritto Canonico e nel 1882 in filosofia e teologia. Tornato a Milano iniziò ad insegnare teologia e, nel 1888, fu nominato Dottore all’Ambrosiana dove rimase per 24 anni, alternando lo studio al ministero come cappellano delle suore del Cenacolo. Il Capitolo del Duomo di Milano lo incaricò di recuperare e restaurare le pergamene e i codici danneggiati. Nel 1912 venne chiamato a Roma alla biblioteca vaticana di cui divenne prefetto nel 1914. Sul finire della prima guerra mondiale Benedetto XV lo inviò in Polonia e Lituania come visitatore apostolico , e ben presto fu promosso Nunzio e consacrato Arcivescovo titolare di Lepanto. Nel 1921 fu destinato alla sede di Milano ottenendo la nomina di Cardinale; il 6 febbraio dell’anno successivo venne eletto Papa, succedendo a Benedetto XV. Papa Pio XI, durante il suo pontificato, pose una cura particolare all’Azione Cattolica, che alimentò come organizzazione apartitica; incrementò in modo consistente le missioni, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Papa delle missioni”. Conclude un concordato con l’Italia fascista, i Patti Lateranensi, l’11 febbraio 1929. Gran parte della sua attività la dovette riservare al salvaguardare i diritti della Chiesa di fronte al potere statale, nei diversi stati europei. Pio XI è per molti versi un Papa dimenticato dalla storia. Chiamato a reggere il soglio di San Pietro in anni difficili e tormentati dalla presenza di feroci dittature, Pio XI si prefisse di mantenere viva la presenza dell'annuncio cristiano in un contesto politico che tendeva all'eliminazione dei contenuti religiosi o comunque caratterizzato da fondamenti statalisti anticristiani. Morì il 10 febbraio del 1939 e fu sepolto nelle Grotte Vaticane. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento produce i suoi sfavorevoli effetti anche in Europa e in Italia, quella che fu chiamata la “seconda rivoluzione industriale”; vi era stato un conflitto (la prima guerra mondiale), che aveva causato milioni di morti, immani sofferenze e distruzioni; al conflitto era subentrato uno stato di inquietudine sociale e di grandi contrasti nelle masse; infine, vi era stata una ripresa che sembrava preludere a un nuovo balzo in avanti dei processi di industrializzazione e di democratizzazione. In questo scenario dominavano ormai la tecnica e il progresso scientifico, ma anche le prime avvisaglie della secolarizzazione e una fiducia illimitata nelle possibilità di progresso materiale e sociale. La disuguaglianza e gli squilibri su scala nazionale e mondiale erano accettati come mali che si sarebbero gradualmente e spontaneamente superati: in alcuni paesi con la democrazia e la partecipazione dei cittadini al potere, in altri con l’esercizio dittatoriale e assoluto del potere (e tra questi l’Italia). Tutto questo scenario venne radicalmente sconvolto dalla crisi del 1929 e dalla “grande depressione” che ne seguì per alcuni anni (sino al 1932 - 1933). Sulle cause di questo evento si è scritto e si continua a scrivere moltissimo, formulando, come è ovvio, una pluralità di spiegazioni: sostanzialmente, si trattò di una crisi di sovraproduzione unita all’esito catastrofico di una gigantesca speculazione della Borsa. Gli effetti furono, a partire dagli Stati Uniti in cui la crisi ebbe origine e la manifestazione più rilevante, devastanti per milioni di persone: e cioè caduta della produzione, disoccupazione di massa, riduzione drammatica dei redditi e, quindi, peggioramento delle condizioni di vita. Le conseguenze della crisi non furono però solo economiche, ma riguardarono anche la politica perché, nell’impossibilità di dare una risposta concordata sul piano internazionale, ogni paese provvide con provvedimenti protezionistici, cioè di difesa dei propri mercati e di sostegno alle attività economiche nazionali. Del tutto ovvio che aumentasse l’intervento pubblico e quindi l’ingerenza dello Stato nella vita economica e nella tutela sociale dei ceti più colpiti. Questo periodo di crisi provocò un acceso dibattito teorico e politico sulla “crisi del capitalismo”, e a questo punto fu chiaro che la “questione operaia”, su cui aveva preso posizione la Rerum Novarum, era diventata e andava affrontata come la “questione del sistema economico capitalistico” e del suo confronto pratico con il sistema comunista. Fu questa la “questione”, complessa, controversa e dai forti aspetti ideologici che venne affrontata dalla Quadragesimo anno. Fin dall’inizio del suo pontificato (1922) Pio XI pensava a un’enciclica sociale. Quando giudicò che fosse arrivato il momento, ne affidò una redazione preparatoria al padre Oswald von Nell-Breuning, giovane gesuita tedesco vicino agli ambienti sindacali di tendenza liberale. Invitò, quindi, il gesuita francese padre Gustave Desbuquois di Action populaire a fornire la loro visione dei problemi sociali e padre Müller (Belgio) fu probabilmente l’ultimo estensore del testo finale dopo sette o otto redazioni intermedie. Malgrado le peripezie oggi note di tale redazione, Pio XI rimane l’ispiratore dell’enciclica. Molto attento ai mutamenti sociali, sentì la necessità di fare il punto in modo preciso. Volle incoraggiare e consolidare il movimento sociale cattolico e promuoverne l’estensione con l’appoggio di un’altra realtà ecclesiale allora in piena ripresa, l’Azione cattolica, che l’enciclica menziona più volte. Si può anche osservare che, con il ricorso a citazioni di san Paolo, si delinea nel testo una teologia del corpo mistico, allora di attualità. In sintesi, se la Rerum Novarum è stata ed è rimasta la dottrina delle regole etiche per l’individuo impegnato nella vita economicosociale, la Quadragesimo Anno ha voluto sintetizzare una dottrina sulla giusta struttura della società. Quest’ultima non fu un’enciclica qualunque. Sia gli specifici commenti ad essa dedicati, sia i manuali riconoscono che, se c’è una dottrina sociale cristiana, nella sostanza questa si deve non tanto alla Rerum Novarum quanto alla Quadragesimo anno, una dottrina non più proclamata mediante rimproveri, moniti e auspici, ma chiaramente esposta secondo un’articolazione logica, con le sue premesse, le sue tesi e le loro conseguenze. L’enciclica è complessivamente costituita da 150 paragrafi. Sommario dell’Enciclica Introduzione. Occasione dell’enciclica «Rerum Novarum». Punti fondamentali. Accoglienza dell’enciclica. Oggetto della presente enciclica (1-15). Parte prima: I frutti dell’enciclica «Rerum Novarum» (16) 1. L’azione della Chiesa in materia dottrinale e nel campo delle applicazioni pratiche (18-24). 2. L’azione dello Stato (25-28). 3. L’azione delle parti interessate. Le associazioni operaie. Altre associazioni di categoria. Le associazioni padronali (29-38). La Rerum novarum, «Magna Charta» dell’ordine sociale (39-40). Parte seconda: L’insegnamento sociale ed economico della chiesa (41-43) 1 1. Il diritto di proprietà. Il suo carattere individuale e sociale. I suoi doveri. I poteri dello Stato. Uso dei redditi disponibili. Modi di acquisto della proprietà (44-52). 2. Capitale e lavoro. Pretese ingiustificate del capitale. Pretese ingiustificate dei lavoratori. La giusta ripartizione (53-60). 3. L’elevazione del proletariato. Accesso del proletariato alla proprietà (61-64). 4. Il giusto salario. Natura individuale e sociale del lavoro. Tre punti da considerare: il sostentamento dell’operaio e della sua famiglia; la situazione dell’azienda; le esigenze del bene comune (65-76). 5. L’instaurazione dell’ordine sociale. Collaborazione tra le diverse categorie sociali. Principi direttivi dell’economia (77-99). Parte terza: Le profonde trasformazioni avvenute dopo l’epoca di Leone XIII (100) 1 . Trasformazione dei regime economici. Potere egemonico del capitale. Funeste conseguenze. Rimedi (101-110). 2. Trasformazioni del socialismo. Il partito della violenza o comunismo. Il partito più moderato o socialismo: è possibile trovare un compromesso con esso? La sua concezione della società è contraria alla verità cristiana. Cattolico e socialista sono termini contraddittori. Il «socialismo educatore?». Cattolici passati al socialismo. Invito a ritornare (111-126). 3. La riforma dei costumi. I gravissimi danni morali e spirituali provocati dall’attuale regime economico. Le cause del male (127134). 4. I rimedi: nazionalizzazione cristiana della vita economica; il ruolo della carità (135-139). Difficoltà dell’impresa. La via da seguire. Stretta unione e cooperazione (140-149). Benedizione finale (150). L’enciclica si apre, dunque, con una prima parte che, nel commemorare la prima enciclica sociale, ne valuta i frutti. Quindi il pontefice afferma che con la nuova enciclica intende contribuire alla formazione e alla giusta evoluzione della coscienza sociale della nuova epoca; infine, sostiene che da quando i lavoratori si sono associati e sindacalizzati le loro condizioni di vita sono migliorate, ma purtroppo non dovunque e non in maniera sufficiente. (n. 16-40). La seconda parte, prevalentemente dottrinale, apporta un contributo di carattere fondamentale e alcune puntualizzazioni sulla vita economica e sociale: diritto di proprietà, relazioni tra capitale e lavoro, elevazione del proletariato, giusto salario e, infine, l’intero ordine sociale. In merito al rapporto capitale-lavoro, la “Quadragesimo anno” afferma la necessità che tale rapporto tra capitale e lavoro sia regolato per legge, che a sua volta deve essere conforme alla morale naturale, bene ripetuta e incarnata dal Vangelo. Per questo loda tutti gli sforzi passati per mitigare e far scomparire i contrasti, esortando a continuare su questa strada. Tuttavia la pace sociale sarà possibile soltanto quando i lavoratori saranno trattati con un “salario giusto”, determinato da tre elementi: 1) che esso corrisponda ai bisogni personali del lavoratore e ne rispetti la dignità; 2) che esso permetta al lavoratore di mantenere la famiglia; 3) che, nello stesso tempo, sia conforme alle condizioni dello stato attuale dell'economia. Il rispetto di questi principi è frutto della solidarietà necessaria al bene comune. (n. 63-75). La “questione sociale” è cambiata. Non ci sono più solo ideologie ma due modelli di Stato nazionale nati dalle ideologie. Nel 1917, in Russia, la rivoluzione di ottobre fa nascere lo stato marxista-leninista russo. Ora il socialismo non è più solo un’ideologia ma diventa socialismo reale, comunismo e lo scontro con la Chiesa diventa durissimo (1928). L’enciclica condanna duramente il comunismo, anche se si ammette l’esistenza di un “socialismo moderato”. Quest’ultimo, infatti, benché contenga qualcosa di vero, non deve e non può ingannare perchè: “Non si può essere al tempo stesso buon cattolico e vero socialista” (QA 122). Nel mondo capitalistico occidentale, invece, specialmente in America, con il crollo di Wall Street del 1929, era iniziato un acceso dibattito sulla “crisi del capitalismo”. La libera concorrenza aveva portato ad una grande concentrazione della ricchezza e all'accumularsi di un potere economico enorme in mano a pochi, e "questi spesso neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento". Pertanto, "alla libertà di mercato è sottentrata l'egemonia economica; alla bramosia del lucro è seguita la sfrenata cupidigia del predominio; tutta l'economia è così diventata orribilmente dura, inesorabile, crudele" determinando l'asservimento dei poteri pubblici agli interessi di gruppo e sfociando nell'imperialismo internazionale del denaro. Originale e coerente in questo è la prospettiva della partecipazione alla proprietà e alla gestione dei profitti suggerita dal Papa: “E’ necessario che le ricchezze … vengano attribuite ai singoli individui ed alle classi in modo che resti salva quella comune utilità di tutti … perché si serbi integro il bene comune dell’intera società. Per questa legge di giustizia sociale non può una classe escludere l’altra dalla partecipazione degli utili. Pertanto è violata egualmente questa legge dalla classe dei ricchi, la quale, vivendo senza darsi cura nell’abbondanza dei beni, stima naturale quell’ordine di cose che tutto ad essa concede e nulla all’operaio; è non meno violata dalla classe proletaria, quando esige tutto per sé, siccome prodotto dalle sue mani, e quindi combatte e vuole abolita la proprietà e i redditi o proventi non procacciati con il lavoro” (n. 58). E’ indispensabile che siano trovate le vie che conducono a un rapporto più umano e senza violenza, sia nell’ambito della economia che nell’ambito lavorativo. Vengono quindi esposti i tratti di un ordine sociale solidale, radicato nella giustizia e nella carità in cui l’individuo e i gruppi intermedi (famiglia, ecc.) trovano riconoscimento e tutela nell’autorità civile chiamata ad intervenire solo là dove l’iniziativa privata si manifesta insufficiente (principio di sussidiarietà, che è il contrario della burocratizzazione, dell’accentramento, dell’assistenzialismo), utilizzando queste parole: “…Deve tuttavia restare saldo il principio importantissimo [di sussidiarietà] nella filosofia sociale: che siccome non è lecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l’industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere ad una maggiore e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare… l’oggetto naturale di qualsiasi intervento della società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva le membra del corpo sociale, non già distruggerle ed assorbirle” (n. 80). La solidarietà, invece, ha un ruolo essenziale riferito alla totalità dei rapporti sociali. Se la sussidiarietà tutela la singolarità della persona, la solidarietà ne tutela la socialità, mano a mano che il concetto assume sempre più il significato che viene tradizionalmente attribuito alla giustizia, virtù orientata al bene comune. Le principali attuazioni storiche sono state la condivisione, la corresponsabilità e la cooperazione. La proposta della Chiesa, per la risoluzione dei conflitti sociali fra le classi è la ristrutturazione corporativa della società industriale, assegnando allo Stato i compiti «di direzione, cioè di vigilanza, di incitamento, di repressione a seconda dei casi e delle necessità». Ora, secondo Pio XI, il modello economico corporativo non è più solamente un ideale a cui rifarsi, ma una risposta concreta da realizzare. L'apparente evidenza di queste affermazioni non deve trarre in inganno: negli anni '30, al tempo dell'aggressiva diffusione di tutte le ideologie che condurranno poi l'Europa a quella che Ernst Nolte ha definito la lunga "guerra civile europea", anni in cui l'ideale europeista sembrava pura utopia, il Papa con le sue parole «non esitò a prender posizione da un lato contro le lobbies finanziarie, le multinazionali, un capitalismo predone... e dall'altro contro il collettivismo e il marxismo soffocatore brutale di ogni libertà personale, civile e d'impresa»1, in favore della promozione e della difesa di un modello di società «costituita non solo da singole persone libere, ma anche da società intermedie, che vanno integrandosi in unità superiori, a partire dalla famiglia per arrivare, attraverso le comunità locali, le associazioni professionali, le regioni e gli Stati nazionali agli organismi sovrannazionali e alla società universale di tutti i popoli e le nazioni». In un modo che oggi stupisce, l’analisi delle situazioni, molto pertinente, è collocata solo al terzo posto: le trasformazioni del mondo industriale e del sistema capitalistico, l’evoluzione del socialismo, la situazione dei costumi. Per ognuna di questi tre parti il Papa 2 presenta la sua analisi, il suo giudizio morale e quelli che lui considera i giusti rimedi, per cui: no alla dittatura economica dei monopoli, sia privati che pubblici; sì alla restaurazione di una sana e libera concorrenza sotto la vigilanza dei poteri pubblici; no al socialismo, che è in contraddizione con il cristianesimo; sì all’azione sociale; no alla «rovina delle anime», che consegue alla scristianizzazione della vita sociale; sì alla razionalizzazione cristiana di tale vita, fondata sulla carità. La parte finale insiste sul ruolo dell’Azione cattolica. Il Papa, con essa tende a rivalutare il ruolo specifico dei laici prima ancora del Vaticano II. Siamo ancora lontani dalla teologia del laicato sviluppatasi con il Concilio, ma è significativa l’attribuzione che il Papa fa’ di una propria funzione ai laici, accanto a quella propria della Gerarchia. Il Pontefice distingue tra “dottrina immutata e immutabile sulle materie sociali” e “azione sociale”. Elaborare la prima è compito della Gerarchia; attuare la seconda invece spetta ai laici, definiti “ausiliari della Chiesa”, essendo loro compito applicare “la dottrina immutata ed immutabile della Chiesa alle nuove necessità”. Negli ambienti non cattolici, l’accoglienza immediata di questo documento ampio, severo e talvolta aspro, fu generalmente cortese ma piuttosto imbarazzata. Al contrario, i cattolici più impegnati nell’azione sociale e apostolica ne colsero subito l’importanza e il significato e la Quadragesimo anno divenne il loro testo di riferimento per trent’anni, fino all’ enciclica Mater et magistra (1961). Aspetti positivi dell’Enciclica Senza voler esprimere scale di valori, bisogna comunque riconoscere che, pur a così ampia distanza di tempo, alcuni temi chiave non solo hanno acquisito diritto di cittadinanza nella Chiesa, ma pare abbiano ispirato lo sviluppo delle legislazioni sociali nei Paesi democratici: Il diritto di proprietà va liberato dalle ipoteche che fanno gravare su di esso l’individualismo (capitalismo) ed il collettivismo (comunismo). Lo Stato deve regolarne l’esercizio in vista del bene comune. L’umanizzazione del lavoro e delle sue condizioni. La remunerazione del lavoro deve realizzarsi nel salario familiare e deve tendere alla tutela del suo potere d’acquisto. E’ auspicabile la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende ed alla divisione degli utili. L’incontro tra il capitale ed il lavoro e la giusta distribuzione dei beni devono portare all’elevazione del proletariato. Il ruolo delle associazioni e dei sindacati, in particolare, la loro distinzione rispetto allo Stato. Il profitto deve essere reinvestito per creare nuove opportunità di lavoro. I cattolici devono impegnarsi per un apostolato sociale di ambiente. Sacerdoti, laici e giovani, uniti, possono e debbono promuovere una società più giusta. Per il principio di sussidiarietà gli individui e poi gli organismi intermedi di ogni tipo devono poter assumere le proprie responsabilità al loro livello e non vedersele sottratte da parte dello Stato. Se tale principio regola, perciò, l’intervento dello Stato, nell’Economia fa richiamo all’altro fondamentale principio di solidarietà che deve regolare i rapporti tra le aziende, evitando la sfrenata concorrenza e deve regolare i rapporti economici tra le diverse nazioni. Vanno incoraggiati i sindacati, vanno anche incoraggiate le forme di collaborazione programmatica tra sindacati dei lavoratori e sindacati dei datori di lavoro, attraverso il sistema delle Corporazioni. Il Socialismo, anche nelle forme moderate, è inconciliabile con gli insegnamenti della Chiesa Cattolica e male fanno i cattolici ad aderirvi. Limiti dell’Enciclica o L’enciclica sostiene la funzione economica dello Stato, ma in maniera troppo limitata. o Si afferma altresì il funzionamento dell’economia nazionale, il mantenimento di un alto grado di occupazione e graduale miglioramento del livello di benessere, che saranno impossibili senza la partecipazione attiva dell’autorità pubblica, per cui risulta poco credibile il limitarsi alla compartecipazione agli utili e alla gestione in una società così complessa come già allora si delineava. Uno dei segnali di questa difficoltà è la poca attenzione riservata alla funzione sociale delle imposte che sono la risorsa fondamentale dello Stato per una redistribuzione del reddito. Si può, invece, condividere la raccomandazione di “non gravare particolarmente con le tasse”, poiché la realtà si presentava ancora povera, benché diversa da quella del tempo della Rerum Novarum e la struttura sociale spesso rimaneva a livello di piccola proprietà terriera. o Il Principio di sussidiarietà definisce l’ordine dei rapporti fra Stato e società, per cui lo Stato di fronte alla società singoli cittadini, famiglie, gruppi intermedi, associazioni e imprese - non deve fare di più ma neanche di meno, che offrire un aiuto all’autonomia di questi ambiti e sfere sociali, perche uno Stato che si muove secondo tale principio può cadere in due trappole: - quella dello Stato assistenzialista che interviene troppo e incentiva una mentalità assistenzialistica che toglie forza proprio al principio che dichiara di perseguire; - oppure quella dello Stato che fa troppo poco e perde di vista i suoi doveri di solidarietà, favorendo così la disintegrazione sociale. Il principio di sussidiarietà, quindi, va reso funzionale al perseguimento del bene comune, definibile come l’insieme delle condizioni sociali e politiche che rendono possibile lo sviluppo personale dell’uomo, con i conseguenti diritti e doveri. In conclusione si può dire che la “Quadragesimo Anno” non trovò, in genere, lo spazio e la fortuna che pure si sarebbe meritata. Fin da subito fu definita dalla stampa dell’epoca “la sorella povera”. Pur ragguardevole per mole e contenuti, l’enciclica soffre fin dalla nascita dell’ingombrante fama di una gigantesca “sorella primogenita”, la Rerum Novarum di Leone XIII della quale, per la maggior parte dei commentatori, appare poco più che un commento commemorativo. In realtà, mentre Leone XIII manteneva una posizione prudente, esortando alla concordia e sollecitando la carità per soccorrere i più svantaggiati, Pio XI formula una critica argomentata delle istituzioni, invocandone la trasformazione in nome della giustizia: carità e giustizia sono entrambe necessarie. BIBLIOGRAFIA www.chiesadimilano.it – articolo La Quadragesimo Anno, a cura del prof. Sergio Zaninelli. Rivista “Aggiornamenti Sociali” - maggio 2014 – pag.423-427 – articolo “Quadragesimo Anno” a cura di Olivier de Dinechin SJ, Professore emerito di Teologia morale nel Centre Sèvres di Parigi e novembre 2013 – pag. 786-789 – articolo “Il percorso della dottrina sociale:da Leone XIII a Pio XII” a cura di Baudoin Roger, Docente di Morale sociale nel Collège des Bernardins di Parigi R. Pedrizzi, La dottrina sociale cattolica. Sfida per il terzo millennio, Rimini 1991. 3 Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica "Sollicitudo Rei Socialis". Rivista “Civiltà Cattolica” del 21.01,2012 – quaderno 3878 - pag 114-125. Bollettino Salesiano - febbraio 2009 - articolo “Le encicliche sociali: la Quadragesimo Anno” a cura di Silvano Stracca. http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/pioxi.htm - Schede biografiche personaggi: Pio XI. www.urbaniana.edu - SINTESI GUIDA ALLA LETTURA - QUADRAGESIMO ANNO – 2009. http://www.rmfonline.it – periodico del territorio varesino articolo del 6.6.2014 di Livio Ghirindelli dal titolo “Rivisitando la Quadragesimo Anno”. Pio XI Contesto storico del documento Enciclica “Quadragesimo Anno” - 1931, 15 Maggio , Festa dei lavoratori cristiani Sommario Introduzione. Occasione dell’enciclica «Rerum Novarum». Punti fondamentali. Accoglienza dell’enciclica. Oggetto della presente enciclica (1-15). Parte prima: I frutti dell’enciclica «Rerum Novarum» (16) 1. L’azione della Chiesa in materia dottrinale e nel campo delle applicazioni pratiche (17-24). 2. L’azione dello Stato (25-28). 3. L’azione delle parti interessate. Le associazioni operaie. Altre associazioni di categoria. Le associazioni padronali (29-38). La Rerum novarum, «Magna Charta» dell’ordine sociale (39-40). Parte seconda: L’insegnamento sociale ed economico della chiesa (41-43) 1. Il diritto di proprietà. Il suo carattere individuale e sociale. I suoi doveri. I poteri dello Stato. Uso dei redditi disponibili. Modi di acquisto della proprietà (44-52). 2. Capitale e lavoro. Pretese ingiustificate del capitale. Pretese ingiustificate dei lavoratori. La giusta ripartizione (53-60). 3. L’elevazione del proletariato. Accesso del proletariato alla proprietà (61-64). 4. Il giusto salario. Natura individuale e sociale del lavoro. Tre punti da considerare: il sostentamento dell’operaio e della sua famiglia; la situazione dell’azienda; le esigenze del bene comune (65-76). 5. L’instaurazione dell’ordine sociale. Collaborazione tra le diverse categorie sociali. Principi direttivi dell’economia (77-99). Parte terza: Le profonde trasformazioni avvenute dopo l’epoca di Leone XIII (100) 1 . Trasformazione dei regime economici. Potere egemonico del capitale. Funeste conseguenze. Rimedi (101-110). 2. Trasformazioni del socialismo. Il partito della violenza o comunismo. Il partito più moderato o socialismo: è possibile trovare un compromesso con esso? La sua concezione della società è contraria alla verità cristiana. Cattolico e socialista sono termini contraddittori. Il «socialismo educatore?». Cattolici passati al socialismo. Invito a ritornare (111-126). 3. La riforma dei costumi. I gravissimi danni morali e spirituali provocati dall’attuale regime economico. Le cause del male (127-134). 4. I rimedi: nazionalizzazione cristiana della vita economica; il ruolo della carità (135-139). Difficoltà dell’impresa. La via da seguire. Stretta unione e cooperazione (140-149). Benedizione finale (150). Divisa in tre parti, è composta complessivamente da150 paragrafi. Contenuti rilevanti del documento # L’enciclica si apre con la commemorazione della prima enciclica sociale di Leone XIII e ne valuta i frutti. Quindi afferma che con la nuova enciclica intende contribuire alla formazione e alla giusta evoluzione della coscienza sociale della nuova epoca. # Temi e categorie portanti della dottrina della “Quadragesimo anno” sono espressi nella sua seconda parte (dal par.41 al 98), dove si parla di proprietà, capitale, lavoro, salario, fino a considerare la necessaria riforma delle istituzioni a partire da una valorizzazione del principio di sussidiarietà e di quello che dovrebbe essere il principio direttivo di tutta la vita economica: la giustizia sociale. Questa seconda parte, dunque, che apporta un contributo di carattere fondamentale e alcune rilevanti puntualizzazioni sulla vita economica e sociale, per sommi capi può essere così riassunta: a) Il rapporto capitale e lavoro deve essere regolato per legge, conformemente alla morale naturale, bene ripetuta e incarnata dal Vangelo. b) La pace sociale sarà possibile soltanto quando i lavoratori saranno retribuiti con un “salario giusto”, determinato da tre elementi: 1) che corrisponda ai bisogni personali del lavoratore e ne rispetti la dignità; 2) che permetta al lavoratore di mantenere la famiglia; 3) che sia conforme alle condizioni dello stato attuale dell'economia. Il rispetto di questi principi è frutto della solidarietà necessaria al bene comune. c) La “questione sociale” è cambiata. Non ci sono più solo ideologie ma due modelli di Stato nazionale nati dalle ideologie. Nell’est l’idea del collettivismo sociale ha fatto nascere lo stato marxista-leninista russo, per cui il socialismo non è più solo ideologia ma è diventato socialismo reale, comunismo con scontro con la Chiesa sempre più duro [è vero che c’è anche il “socialismo moderato”, ma anche questo è da evitare!]; in Occidente (America ed Europa), il capitalismo ha portato ad una grande concentrazione della ricchezza e all'accumularsi di un potere economico enorme in mano a pochi. Alla sfrenata bramosia di guadagno è subentrata l’esagerata smania di predominio: l'economia è diventata crudele, determinando l'asservimento dei poteri pubblici agli interessi capitalistici e ha determinato l'imperialismo internazionale del denaro. E’ indispensabile che siano trovate le vie che conducono a un rapporto più umano e senza violenza, sia nell’ambito della economia che nell’ambito lavorativo. d) Vengono, quindi, esposti i tratti di un ordine sociale solidale, radicato nella giustizia e nella carità, in cui l’individuo e i gruppi intermedi (famiglia, ecc.) trovano riconoscimento e tutela nell’autorità civile, chiamata ad intervenire solo laddove l’iniziativa privata si manifesta insufficiente (principio di sussidiarietà). La solidarietà, invece, ha un ruolo essenziale riferito alla totalità dei rapporti sociali. Se la sussidiarietà tutela la singolarità della persona, la solidarietà ne tutela la socialità, mano a mano che il concetto assume sempre più il significato che viene tradizionalmente attribuito alla giustizia, virtù orientata al bene comune. e) La proposta della Chiesa per la risoluzione dei conflitti sociali fra le classi è la ristrutturazione corporativa della società industriale, assegnando allo Stato i compiti «di direzione, cioè di vigilanza, di incitamento, di repressione a seconda dei casi e delle necessità». Ora, secondo Pio XI, il modello economico corporativo non è più solamente un ideale a cui rifarsi, ma una risposta concreta da realizzare. # Nella terza parte, infine, si trova un’analisi molto pertinente delle trasformazioni del mondo industriale e del sistema capitalistico; dell’evoluzione del socialismo; della situazione dei costumi. Per ognuna di questi tre parti il Papa presenta la sua analisi, il suo giudizio morale e quelli che lui considera i giusti rimedi, per cui: no alla dittatura economica dei monopoli, sia privati che pubblici; sì alla restaurazione di una sana e libera concorrenza sotto la vigilanza dei poteri pubblici; no al socialismo, che è in contraddizione con il cristianesimo; sì all’azione sociale; no alla «rovina delle anime», che consegue alla scristianizzazione della vita sociale; sì alla razionalizzazione cristiana di tale vita, fondata sulla carità. La parte finale insiste sul ruolo dell’Azione cattolica ed è estremamente significativa l’attribuzione che il Papa fa’ di una propria funzione ai laici: attuare “la dottrina immutata ed immutabile della Chiesa alle nuove necessità”. 4