Dottrina Sociale della Chiesa

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DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
1. Definizione e missione
Si intende per dottrina sociale della Chiesa i suoi insegnamenti e le sue direttive
sulla persona umana, sui rapporti della persona con i suoi simili, e con i beni
materiali.
La Dottrina Sociale della Chiesa è un ramo della Morale. E’ una vera disciplina del
sapere, illuminata dalla Fede, ma che riceve apporti da molte altre scienze, in
particolare la filosofia, l’antropologia, la sociologia, la psicologia ecc. La Dottrina
Sociale della Chiesa si indirizza principalmente ai cristiani, ma anche a tutte le
persone di buona volontà.
La Chiesa non ha inventato questi insegnamenti, li ha imparati dall’atteggiamento
amoroso di Dio verso l’uomo, li ha ricevuti nell’insegnamento di Gesù Cristo
(Vangelo) con l’ordine di diffondere dappertutto la legge nuova: “ Amatevi gli uni
gli altri come io ho amato voi”. Ma la Chiesa ha fatto opera di elaborazione, nel
corso dei secoli, secondo i bisogni di ogni epoca.
Nell’Antico Testamento, vediamo un Dio, che crea ogni cosa e lo consegna all’uomo
(Genesi) . Un Dio sensibile alle grida dell’uomo oppresso. Per esempio: nell’Esodo la
liberazione del popolo ebraico dall’Egitto; e nel Levitico 19,13 Dio comanda: “ non
opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; il salario del bracciante
al tuo servizio non resti la notte presso di te fino al mattino dopo” . Amos, 8, 1-8, Dio
promette vendetta contro i commercianti che derubano il povero. Dio si pone come
il primo sindacalista della storia: si riposa il sabato, e impone il riposo a tutti, schiavi
compresi e anche gli animali. Anno sabbatico, ogni 7 anni e Giubileo ogni 50 anni,
con liberazione di schiavi e condono di debiti (Lev. 25).
In Gesù Cristo, Dio entra nella famiglia umana, e rivela che l’amore di cui Dio ci ama,
lo vive già nella sua famiglia, la Trinità. E la persona umana ha come metà ultima,
quella di raggiungere la Trinità. Essere salvato significa arrivare a questa metà. E’ un
obbiettivo che va al di là delle realtà materiali, trascendente; ma non per questo la
persona umana si disinteressa delle realtà terrestre; anzi, le vive in un modo nuovo,
migliore. Ecco un autoritratto del cristiano del 2° secolo, nella lettera a Diognete :
“Icristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti non
abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. (…)
Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel
vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale.
(…) Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non
il letto. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con
la loro vita superano le leggi”.
La Chiesa nella quale dimora Dio, continua a fecondare e a fare fermentare la
Società con il Vangelo, per rinnovare i rapporti sociali. Purtroppo, non è solo l’amore
che è cresciuto nella società umana, ma anche il peccato (partendo da Adamo ed
Eva), con delle conseguenze disastrose: egoismi, odio, sfruttamento, omicidi, guerre.
Lo scopo della Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) è di arrivare ad una Società
riconciliata nella giustizia e nell’amore.
2. Cenni storici
Da sempre la Chiesa ha illuminato con il vangelo i comportamenti individuali e
sociali. Quante scomuniche per esempio per quelli che devastavano le vigne nel
medio evo!
Ma fu la Rivoluzione industriale del 19° secolo a scardinare gli equilibri sociali che
duravano da secoli. In poco tempo, un piccolo numero di persone (padroni)
diventava ricco e agiato, mentre una massa di operai sfruttati vive nella miseria.
Nasce la Questione operaia. Il capitale contro il lavoro. E come si doveva risolvere ?
Alcuni proponevano la lotta di classe. Perfino nella Chiesa, alcune correnti dicevano
che il capitale e la proprietà privata dovevano trionfare, altri no.
Il Papa Leone XIII, scrive allora l’Enciclica Rerum Novarum, il 15/05/1891, sulla
condizione operaia. E’ il documento di riferimento nella Chiesa in materia di DSC.
Propone la collaborazione tra le forze, invece di essere antagoniste.
Nel 40° anniversario di Rerum Novarum, il Papa Pio XI° pubblica nel 1931, l’enciclica
Quadragesimo Anno. La situazione sociale è peggiorata. Da un lato ci sono le
potenze finanziarie nazionali e internazionali, e dall’altro i totalitarismi (fascismo,
nazismo, comunismo). La lotta di classe si è inasprita. Pio XI condannerà il fascismo
con l’enciclica Non abbiamo bisogno (29/06/1931), il nazismo con con l’enciclica Mit
brennender Sorge (1937), e il comunismo che egli definisce “come intrinsecamente
perverso” con l’enciclica Divini Redemptoris (19/3/1937). Nel 1938, Pio XI, davanti
al diffondersi dell’antisemitismo dichiarò “ Siamo spiritualmente semiti” (// Je suis
Charlie).
Giovanni XXXIII° pubblica Pacem in terris l’11/04/1963, contro la proliferazione
nucleare.
Poi segue il Concilio Vaticano II. La Costituzione Apostolica Gaudium et Spes, sulla
Chiesa che cammina a fianco di ogni uomo nel mondo e Humanae dignitatis che
riconosce la libertà religiosa.
Nel 1967, Paolo VI scrive Populorum progressio e istituisce la Commissione
Giustizia e Pace, e la Giornata Mondiale della Pace, il 01/01 di ogni anno.
Giovanni Paolo II, nel 90° anniversario di Rerum Novarum, il 15/05/1981, pubblica
Laborem exercens, sull’etica del lavoro. Nel 1987, nel 20° anniv. Di populorum
progressio, pubblica Sollicitudo rei socialis, nella quale si interroga sul fallimento
dello sviluppo del Terzo Mondo. Infine nel 1991, pubblica Centesimus annus, nella
ricorrenza del centenario della Rerum Novarum. E’ dopo il crollo del muro di Berlino.
Apprezza il bene della democrazia, dell’economia libera, ma temperata dalla
solidarietà.
Papa Benedetto XVI, ha pubblicato Caritas in veritate il 29/06/2009, in cui riafferma
che lo sviluppo umano deve essere integrale e fatto nella verità e nella carità.
3. Al centro: La persona umana
Diversamente dalla politica, che mira sulle comunità, la DSC si centra
principalmente sulla persona, punto di partenza di un’azione che abbraccia anche i
gruppi sociali. Infatti Aristotele nella sua Politica definiva l’uomo, animale politico,
in quanto ha tendenza ad aggregarsi con i simili per formare delle comunità sempre
più grandi fino ad arrivare allo Stato. Diceva dunque che il nucleo di base della
politica è la famiglia, essendo la comunità più piccola.
Per la Chiesa invece, è la persona che è la cellula di partenza. Semplicemente,
perché la persona umana è creata ad immagine di Dio (cf Genesi), conferendo ad
ognuna un valore infinito. La persona vale più della persona come dicevano i maestri
del personalismo dagli anni 30, corrente lanciata da Emmanuel Mounier nella rivista
Esprit, quando il capitalismo selvaggio da un lato, e i regimi totalitari dall’altro
avevano praticamente dissolto l’individuo. La Chiesa ha benedetto e abbracciato
questa corrente personalistica, nella quale conta anche dei grandi teologi come
Theillard de Chardin e Jacques Maritain.
La persona, fatta ad immagine di Dio, ha la dignità intrinseca uguale per tutti,
maschi e femmine. La persona umana è stata resa da Dio signore del creato. La
dignità della persona umana ha per conseguenza la sua libertà. La persona ha diritto
di scegliere il bene. Ma anche il male. Ma in questo caso, è una scelta sbagliata, che
taglia la persona da Dio, divide le persone tra di loro e precipita l’uomo nella rovina
(peccato originale, fratricidio Caino e Abele, corruzione dell’umanità, guerra).
La persona non può essere ridotta ad un numero di una sequenza (sociale o
politica), perché è unica e irripetibile. Però è una tentazione continua sia della
politica che della finanza di fare della persona un oggetto.
Detto questo, la persona umana rimane un essere sociale, che mette la ricchezza
della sua individualità a servizio del bene comune.
Per difendere la dignità umana, occorre mettere in luce i suoi diritti. Il 10/12/1948
ci fu la Dichiarazione Universale dei diritti umani. Intendiamo bene: fu una
dichiarazione, non una concessione. I diritti c’erano già, tutti dovevano prenderne
coscienza ed imparare a rispettarli. Non è lo stato che dà i diritti, perché sono
inerenti ad ogni persona. Molti paesi piuttosto li rubano ai cittadini. Nella DSC, la
Chiesa afferma che il primo diritto è il diritto alla vita, dal concepimento fino alla
morte. Ci sono tanti altri diritti: al lavoro, alla famiglia, alla cultura…
La DSC afferma però che i diritti vanno a pari passo con i doveri. E i diritti non
riguardano solo gli individui, ma alcune volte i popoli interi, le nazioni. (Es. diritto
della Palestina all’autodeterminazione)
4. I principi della DSC
a) PRINCIPIO DEL BENE COMUNE
“per bene comune s'intende « l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle
collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente » :
l'impegno per la pace, l'organizzazione dei poteri dello Stato, un solido ordinamento giuridico, la
salvaguardia dell'ambiente, la prestazione di quei servizi essenziali delle persone, alcuni dei quali sono al
tempo stesso diritti dell'uomo: alimentazione, abitazione, lavoro, educazione e accesso alla cultura,
trasporti, salute, libera circolazione delle informazioni e tutela della libertà religiosa.
Tutti devono essere impegnati per il bene comune.
b) LA DESTINAZIONE UNIVERSALE DEI BENI
Dio ha destinato la terra con tutto quello che in essa è contenuto all'uso di tutti gli uomini e popoli, sicché i
beni creati devono pervenire a tutti con equo criterio, avendo per guida la giustizia e per compagna la
carità
c)IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’
« Siccome è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l'industria propria per
affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere a una maggiore e più alta società quello che dalle minori e
inferiori comunità si può fare. Ed è questo insieme un grave danno e uno sconvolgimento del retto ordine
della società; perché l'oggetto naturale di qualsiasi intervento della società stessa è quello di aiutare in
maniera suppletiva le membra del corpo sociale, non già distruggerle e assorbirle » (Pio XI, Quadragesimo
anno). (Comunità Montane !!!)
d)IL PRINCIPIO DI PARTECIPAZIONE
I cittadini hanno diritto di partecipare alle istituzioni (per via della democrazia) e a
fare parte delle associazioni.
e)IL PRINCIPIO DI SOLIDARIETA’
L’interdipendenza dell’umanità intera spinge alla solidarietà come dovere perché
ognuno deve sentirsi debitore della società in cui è inserito, e come virtù morale,
perché è una espressione della carità.
Tutti questi principi sono avvolti nei valori che danno a loro la consistenza e
l’autenticità: La verità, la libertà e la giustizia.
5. IL LAVORO UMANO
a) Fondamento
Dio comandò agli uomini di lavorare, di migliorare e di custodire la terra. Il lavoro
non è conseguenza del peccato, non è un castigo. Gesù steso, per trenta anni ha
lavorato. Il lavoro serve a migliorare la condizione umana.
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