à Tv del futuro, meno spot più abbonamenti

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www.corrierecomunicazioni.it
n°7. 18 aprile 2011
Tv del futuro, meno spot più abbonamenti
matteobuffolo
Nei negozi di elettronica sono sempre più presenti televisioni che si possono connettere a Internet e alcune fra
le maggiori Telco, specialmente quelle
che già disponevano di un servizio di
IpTv, hanno lanciato nuovi apparecchi per collegare quelle tradizionali
al web, primo su tutti il Cubo di Telecom Italia. Cosa sta succedendo nel
mondo della televisione? Ce lo spiega
Augusto Preta, general manager di
ItMedia Consulting che ha pubblicato
uno studio sulla “next generation tv”,
secondo cui, entro il 2014, i servizi
over-the-top che arriveranno ai nostri
televisori genereranno ricavi per 2,86
miliardi di euro, a partire dai 340 milioni attesi alla fine di quest’anno.
Dottor Preta, innanzitutto è bene
chiarire qual è il perimetro considerato nel vostro studio.
Quando si parla di over the top tv
spesso si fa confusione: i servizi over
the top sono tutti quei servizi basati su
Augusto Preta (ITMedia Consulting):
«Servizi Ott, ricavi per 2,86 mld nel 2014»
Internet che riguardano le varie piattaforme, mentre noi siamo andati ad
analizzare solo quelli che riguardano
la tv. Dalle nostre previsioni, alla fine,
vengono quindi scorporati quelli che
non sfruttano la tv, ma piuttosto gli
smartphone o i tablet.
Come evolve lo scenario?
Attualmente il mercato tende a portare Internet sulla tv attraverso quattro diversi tipi di device: innanzitutto
i decoder, che hanno come base l’IpTv
e che ora si stanno invece spostando
verso il modello dell’over the top, poi
le connected Tv, le console per i videogiochi e infine i media player di nuova
Se lavori in proprio,
possiamo fare
business insieme.
generazione, come i blu-ray.
Quali sono quelli che stanno
emergendo maggiormente?
A mio avviso il grande tema del
2010 è stato quello della connected Tv,
che ha riguardato sia la tv che l’IpTv:
grandi gruppi dell’elettronica, come
Samsung, hanno iniziato a fornire contenuti per spingere sulla vendita degli
apparecchi. È ovvio che il modello è
diverso da quello di chi propone i set
top box: in questo paradigma il concetto è assimilabile a quello delle apps
perché ai contenuti si accede attraverso
i widget che hanno la stessa funzione.
Ci sono poi due sotto modelli: quello
che potremmo chiamare “Samsung”,
che è proprietario e quindi utilizzabile
solo da coloro che hanno una televisione di quella marca o di marche che
abbiano accettato le specifiche tecniche, e quello invece della “Google
Tv” (il lancio è stato ritardato, ma partirà presto): è un modello più aperto,
che presenta inoltre la presenza di un
browser per navigare in Internet. In
entrambi i modelli l’elemento comune
e innovativo è quello di sviluppare modelli di socializzazione che si integrino
in questo tipo d’offerta.
Ci sono poi i modelli proposti dagli operatori di piattaforma.
Che, prevalentemente, sono gli operatori di pay-tv: si tratta di un modello
alternativo a quello delle ‘connected’,
che prevede un tipo di business diverso. Anche qui, da un lato ci sono le
telco, che tendono a proporre questi
servizi per incentivare il traffico Internet, dall’altro ci sono i broadcaster, che
puntano a fidelizzare i clienti, facendoli
arrivare al mondo Internet, ovvero por-
à
Previsioni
«Destinati al declino
i modelli on demand
e pay per view»
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tandoli dal tradizionale mondo lineare
a uno non lineare, come fa Mediaset
col suo servizio dedicato solo agli abbonati premium.
Per quanto invece riguarda console e mediaplayer?
Qui il modello che abbiamo individuato è quello di Netflix, ovvero delle
nuove forme di accessibilità al video
attraverso l’online. Quello di Netflix
è il caso più importante che esiste al
mondo, con oltre 20 milioni di utenti e
un fatturato di oltre 2 miliardi di dollari
che però è generato con abbonamenti,
non con il pagamento di programmi
on demand. Secondo le nostre stime,
al 2014 un servizio europeo potrebbe valere fra un quarto e un quinto di
quello statunitense, ma prevediamo in
ogni caso uno sviluppo molto forte nel
campo del live streaming.
Come si comporranno i ricavi che
prevedete per questi servizi?
In una fase iniziale arriveranno prevalentemente dalla pubblicità, perché
si verifica maggiormente un trasferimento del modello delle web-tv che
lo sviluppo di modelli propri dell’Ott,
che però prenderanno piede e saranno
sempre più legati ad abbonamenti. Ci
sarà sempre meno pay-per-view, meno
on-demand, meno pubblicità. In un
mercato che crescerà del 110% per
4 anni la crescita maggiore sarà data
dagli abbonamenti, che passeranno dal
31% attuale al 60% del 2014. Di questo
60%, poi, l’80% sarà dato da abbonamenti e il 20% da altre forme pay.
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