In genere gli intellettuali, di matematica, non sanno niente. Molti sostengono che va bene così. Vivono benone senza matematica. Non ne sentono il bisogno. Studiarla è noioso - saperla è inutile. E perché, allora, dovrebbero faticare per impararla? Perché quelli che sanno di matematica cercano di generare complessi di inferiorità in chi non la sa? C'è chi sa di matematica e c'è chi sa di filosofia o di musica: perché una di queste discipline deve essere considerata più importante delle altre? La risposta è che quegli intellettuali che hanno un complesso di inferiorità per la loro ignoranza matematica farebbero bene a levarselo, imparandola. Invece quelli che non hanno un complesso di inferiorità dovrebbero averlo - perché sono inferiori. Prima che qualcuno mi accusi di terrorismo intellettuale è bene che spieghi questa asserzione. Sostengo che è inferiore chi non sa di matematica perché meno ne sa e più facilmente è imbrogliato. Da chi? Ma da chiunque presenta le cose in modo falsato in termini quantitativi o di relazione e perfino dalla natura stessa, che non riusciamo a capire, come diceva Galileo, "se prima non si impara a intender la lingua e a conoscere i caratteri ne' quali è scritto questo grandissimo Libro dell'universo. Egli è scritto in lingua matematica e i caratteri sono triangoli, cerchi e altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile intender umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto ... [ ... ] Se sappiamo calcolare bene le percentuali, possiamo evitare di essere fregati da chi presta i soldi o da chi ci dà lavoro o da chi ci vende qualche cosa con pagamenti dilazionati e affetti da interessi eccessivi. Se sappiamo fare bene i conti di modesta complessità. possiamo evitare di pagare più tasse di quanto dovremmo. Con la matematica ci facciamo anche idee più chiare sui rapporti internazionali, sui confronti fra le nazioni, sull'economia, sulle statistiche. (tratto e adattato da: R. Vacca, Anche tu Matematico. Milano, Garzanti)