“Crisi Usa al bivio” Luigi Zingales, L`Espresso 24 July 2008

“Crisi Usa al bivio”
Luigi Zingales, L’Espresso
24 July 2008
E’ FINITA O I SUOI EFFETTI SI FARANNO SENTIRE IN RITARDO? MOLTO DIPENDERA’ DALLE DECISIONI SUI
MUTUI E SUL MERCATO IMMOBILIARE
A quasi un anno dall'inizio della più grave crisi finanziaria dagli anni Trenta la maggiore sorpresa è quanto solida
sembra essere l'economia americana. A dispetto delle notizie catastrofiche, nel primo trimestre 2008 il Pil Usa è
cresciuto dell'1%, e le stime parlano di un 2-2,5% nel secondo trimestre: tassi di crescita inferiori alla media, ma
assolutamente invidiabili per noi italiani. Come spiegarlo?
Una possibilità è che gli effetti della crisi finanziaria si facciano sentire con ritardo. Quando le banche in
difficoltà vogliono tagliare credito alle imprese, non riescono a farlo subito. Non possono cancellare le linee di
credito esistenti, possono solo rifiutarsi di rinnovarle o di aprirne di nuove. Le imprese, da parte loro, quando
non riescono ad ottenere credito, inizialmente usano le proprie riserve di liquidità per fare fronte agli impegni
già presi. È solo con il passare del tempo che gli effetti della crisi del credito si ripercuotono sugli investimenti
delle imprese ed i consumi delle famiglie, riducendo la domanda di beni e servizi e precipitando la crisi. Se così
fosse, ci attende un triste futuro.
L'ipotesi alternativa è che l'economia reale sia diventata meno sensibile alle crisi finanziarie. Prima di questa
crisi le imprese avevano accumulato forti riserve di liquidità, che permettono loro di continuare ad investire
nonostante le riduzioni di credito. Queste riduzioni poi non sono così terribili come anticipato, perché i fondi
sovrani hanno permesso alle banche di raccogliere una quantità enorme di capitale di rischio in tempi molto
brevi, sollevandole dall'obbligo di tagliare i prestiti per mantenere i rapporti patrimoniali richiesti. Grazie al
forte declino del dollaro, infine, il settore delle esportazioni sta tirando e gli interessi reali negativi rendono
investimenti e consumi sempre più allettanti. Se così fosse, il peggio sarebbe già passato.
Quale futuro ci attende? Purtroppo ci troviamo ad un bivio. Entrambi gli scenari sono realistici. Quale dei due si
realizzerà dipende dall'andamento delle insolvenze sui mutui immobiliari. Fino a questo momento, la maggior
parte delle insolvenze è stata concentrata tra i mutui più a rischio, concessi nell'illusione che il mercato
immobiliare salisse sempre. Adesso, però, il declino del 20% dei prezzi delle case minaccia anche i mutui
'normali'. L' americano medio che nel 2006 ha comprato una casa per 300mila dollari con un anticipo in contanti
del 5%, si trova oggi a possedere una casa che vale 240mila dollari con un mutuo di 285mila. Se abbandona la
casa e si libera del mutuo (negli Stati Uniti è possibile), il signor Smith risparmia la bellezza di 45mila dollari. Al
suo guadagno, però corrisponde una perdita di 142mila dollari per la banca, perché le case abbandonate non
vengono mantenute e sono difficili da vendere. Storicamente la perdita è pari al 50% del credito.
Se l'economia americana (e a seguito quella mondiale) entrerà in una crisi profonda o si solleverà rapidamente,
dipende quindi dalle decisioni dei molti signor Smith che si trovano in questa situazione. Se la maggior parte di
queste famiglie decide di abbandonare casa e mutuo, le perdite per le banche aumenteranno e i prezzi delle
case si ridurranno ulteriormente, innescando una spirale negativa. In questo caso lo scenario catastrofico è
assicurato. Se invece resistono, l'economia è nelle condizioni per riprendersi.
Storicamente lo stigma sociale della bancarotta e il costo (economico e psicologico) di un trasloco ha dissuaso le
famiglie che si sono trovate con un valore netto della casa negativo ad andarsene. Le insolvenze si verificavano
solo quando l'onere in interessi diventava insostenibile.
Oggi, però, la situazione è diversa. Da un lato, il forte declino dei valori immobiliari aumenta la tentazione di
dichiararsi insolvente. Dall'altro, il problema è talmente diffuso che tale scelta potrebbe diventare socialmente
accettabile, ampliando l'entità del fenomeno. Per evitare che questo succeda sarebbe utile un intervento del
governo che riduca gli incentivi ad abbandonare mutui e case. Teoricamente questo obiettivo può essere
conseguito in due modi. Si possono agevolare le banche che riducono l'ammontare dei loro mutui. O si puo
rendere più costoso alle famiglie dichiararsi insolventi. In un anno elettorale, però, solo la prima strada è
percorribile, perché la seconda sarebbe estremamente impopolare. Ma il tempo stringe. Domani potrebbe
essere troppo tardi