Frazionamento C4 Una prima distillazione per rettifica divide il gruppo dei C4 in due frazioni: Isobutano Isobutene 1-butene 1,3-butadiene C4 n-butano 2-butene cis 2-butene trans Frazionamento isobutano, isobutene, 1-butene e 1,3-butadiene I prodotti di testa della prima distillazione vengono sottoposti ad un‘ulteriore distillazione comune od estrattiva (acetonitrile CH3CN, acetone (CH3)2CO o furfurolo come solvente): Isobutano solvente Isobutano Isobutene 1-butene 1,3-butadiene Isobutene 1-butene 1,3-butadiene + solvente DIOLEFINE Butadiene Produzione butadiene Per steam-cracking La strada più importante per la produzione di butadiene è rappresentata dallo steam-cracking realizzato su una carica di alimentazione costituita da nafta: il 9% di tale carica viene recuperato sotto forma di frazione idrocarburica C4 ed il 45%, 50% di tale quantità è rappresentato da butadiene. Bisogna a questo punto separare il butadiene dagli componenti (1-butene e isobutene). Si effettua una distillazione estrattiva Impiego: distillazione estrattiva Consiste nell’uso in questo caso di solventi polari, che data la diversa struttura elettronica dei composti paraffinici ed olefinici (e di conseguenza la polarita e polarizzabilita), fa si che la volatilita relativa degli idrocarburi olefinici sia diventi notevolmente differente. Le caratteristiche che il solvente deve avere sono: • l'elevata polarità, (con elevata selettività); • una temperatura di ebollizione elevata rispetto al componente estratto in modo da facilitare la fase successiva di separazione dell'estratto; • una certa stabilità termica per evitare degradazione nei diversi cicli di utilizzo; • un costo sufficientemente basso da giustificarne l'impiego. Recupero butadiene Si ha quindi una prima operazione di distillazione estrattiva usando una colonna dalla cui testa viene inserita la soluzione cuproammoniacale, mentre dalla coda viene alimentato il gas di partenza. Sul fondo della colonna viene alimentata anche una ridotta quantità di butadiene, utile al fine di strippare dalla soluzione liquida le minime quantità degli altri idrocarburi insaturi trattenute da questa sulla base dei valori di equilibrio della loro solubilità. Il processo Esso sfrutta una soluzione cuproammoniacale. La diolefina forma con questo un complesso labile che può essere facilmente decomposto per semplice riscaldamento, si ha quindi una prima operazione di estrazione usando una colonna dalla cui testa viene inserita la soluzione cuproammoniacale, mentre dalla coda viene alimentato il gas di partenza. All'uscita della colonna di estrazione si ottengono 1-butane e isobutene dalla testa, mentre la soluzione contenente butadiene viene dapprima riscaldata per ottenere la dissociazione del complesso e successivamente inviata ad una serie di colonne di distillazione per il recupero del solvente dal butadiene. L'intero impianto opera a bassa pressione e permette la separazione anche con piccole percentuali di 1,3-butadiene. 1-butene e isobutene (CH3COO)2Cu(NH4)4 1-butene, isobutene 1,3-butadiene Complesso acetato + butadiene allo strippaggio con H2O vapore Recupero isobutene La fase successiva alla separazione del butadiene dalla miscela alimentata prevede la separazione dell'isobutene dalla miscela rimanente. L'isobutene può essere separato in maniera selettiva da 1-butene per semplice estrazione con una soluzione di acido solforico al 40-50%. 1-butene H2SO4 Isobutene 1-butene Solfato di terzbutile Recupero isobutene La reazione è esotermica e viene dunque condotta a una temperatura bassa, in genere tra 20 e 50 °C. La reazione è la seguente: Una volta effettuato l'assorbimento i due componenti possono essere rigenerati per semplice riscaldamento: e successivamente separati mediante lavaggio con acqua. L'acido solforico così ottenuto viene concentrato tramite rettifica e rinviato nella colonna di estrazione. Recupero isobutene Il solfato di terzbutile non deve venire a contatto con acqua perché altrimenti si rigenera l’acido solforico ma si produce isopropanolo come prodotto, piuttosto che liberarsi isobutene Recupero isobutene Altri solventi usati nella distillazione estrattiva dell’isobutene sono: Produzione butadiene Una certa quantità di 1,3-butadiene viene prodotta dai processi di cracking termico con vapor d’acqua. Tuttavia la forte richiesta di questo idrocarburo, specialmente come monomero per gomme sintetiche, determina una produzione propria rilevante. Produzione butadiene Per deidrogenazione Alla produzione di butadiene sono destinate gran parte dell’n-butano e degli n-buteni di provenienza petrolifera realizzandone adeguate deidrogenazioni catalitiche La procedura di ottenimento di butadiene da n-butano e da n-buteni risponde allo schema: I procedimenti differiscono a seconda che si parta da n-buteni o dal n-butano Butadiene da n-buteni La deidrogenazione degli n-buteni a butadiene si conduce a 600 – 650 °C in presenza di eccesso di vapore in presenza di catalizzatori per limitare il cracking termico. -H2 Butadiene da n-buteni Catalizzatori. Si impiegano: • il fosfato di calcio e nichel (cat. Dow); • ossidi di magnesio e ferro, attivati da CuO + Cr2O3 e stabilizzati con K2O (cat. Esso); • ossido di cromo su allumina (cat. Phillips). Butadiene da n-buteni Pressione. La reazione avviene con aumento di volume (si sviluppa H2) e quindi è favorita da bassa pressione. In pratica si lavora a 1.5-2 atm con un forte quantitativo di vapor d’acqua che abbassa ulteriormente la pressione parziale dei reagenti (favorendo la deidrogenazione). • Il vapore inoltre riduce la tendenza del butadiene a polimerizzare (diluisce il sistema), • serve ad apportare il calore per la reazione endotermica, • riduce la formazione del coke e quindi la necessità di rigenerare il catalizzatore. Tempo di contatto. Un maggior tempo di contatto fa aumentare l’entità della deidrogenazione, ma anche quella del cracking termico e della polimerizzazione. Butadiene da n-buteni Le rese sono in media sul 45% a causa di inevitabili isomerizzazioni e dimerizzazioni del reagente e di degradazione del prodotto in coke Butadiene da n-buteni Gli n-buteni ed il vapore vengono scaldati separatamente in forni tubolari sui 700 °C e poi inviati sul catalizzatore con brevissimi tempi di contatto (0.2 s) per evitare il cracking. Essendo la reazione endotermica, la temperatura si porta intorno a 630 °C e i prodotti, in uscita dal reattore, vengono raffreddati repentinamente ed inviati a colonne di assorbimento alimentate in controcorrente con una soluzione di acetato di cuproammonio: è la fase di purificazione del butadiene già studiata. Butadiene da n-butano La conversione del n-butano a butadiene è essenzialmente un processo discontinuo ma viene reso in continuo dotando l’impianto di più reattori soggetti contemporaneamente a fasi operative diverse. Il catalizzatore è costituito da Al2O3 all’80% e da Cr2O3 per il resto La pressione, non potendosi usare vapor d’acqua per abbassare le pressioni parziali dei reagenti per la sua incompatibilità con il catalizzatore, viene mantenuta bassa (a circa 0.2 atm). La temperatura non viene spinta oltre i 650 °C per ridurre il contributo delle reazioni di cracking, infatti come si può vedere dal diagramma di Francis, che mostra gli intervalli di stabilità di idrocarburi C4 e C5, a temperatura ordinaria sono instabili termodinamicamente e tenderebbero a trasformarsi in grafite, eccetto il 2metilbutano che lo diventa (instabile) sui 40 °C. Le deidrogenazioni studiate sono termodinamicamente favorite a temperatura superiori a 600 °C come si vede dal diagramma di Francis Si intravede che l’incontro delle curve dei relativi ∆G°si verifica a temperature inferiori per la coppia reagente buteni-butadiene rispetto a quella dei reagenti butano-butadiene. Ciò indica che a parità di resa,la prima conversione si può realizzare a temperatura inferiore a quella alla quale viene condotta la seconda. Modalità di conduzione del processo Occorre eliminare le particelle carboniose che in queste condizioni sono inevitabili. Il processo, pertanto si sviluppa in 3 fasi: Reazione: Il butano, alla T e P di reazione, entra nel reattore dove subisce la deidrogenazione; si verifica anche cracking con sviluppo di idrocarburi leggeri e coke. Riattivazione: Si interrompe la carica e si immette aria che brucia il coke riattivando il catalizzatore. Spurgo (rapido per evitare disattivazione catalizzatore): Si interrompe l’immissione di aria e si inietta una corrente di vapore che asporta tutte le sostanze rimaste. Schema di processo Il processo comporta due fasi: una di reazione ed una di rigenerazione. Per rendere continuo il il processo si mettono in funzione i reattori in modo che se ne abbiano contemporaneamente di quelli in reazione e di quelli di rigenerazione Il butano viene scaldato a 650 °C in B e poi passa attraverso la valvola VRP a due dei deidrogenatori R1, R2, R3 e R4 contenenti il catalizzatore. I prodotti in uscita, Insieme al n-butano, parzialmente convertito, passano al quench in C1. Finita la fase attiva in una coppia di reattori inizia quella rigenerativa che consiste nel mandare aria che brucia il deposito carbonioso sul catalizzatore e poi rapidamente del vapore. Dopo la fase rigenerativa, i due reattori riprendono la fase attiva e si manda in rigenerazione l’altra coppia. Il quench in C1 viene fatto con oli minerali pesanti preraffreddati in E1 e E3. La frazione C4 in uscita in testa da C1 viene compressa in P e poi adsorbita con altro olio minerale in C2, dalla cui testa sfiatano i prodotti gassosi più leggeri. I prodotti C4 vengono recuperati dall’olio adsorbente in C3 tramite vapore e l’olio rinviato a in ciclo a C2 Il prodotto di testa C3 dopo separazione dal vapore nel separatore SV1 e refrigerato in E6 viene inviato alla colonna C4 dove si raccolgono in testa butano e 2-buteni e in coda 1-butene e butadiene. I prodotti di testa riciclano ai reattori mentre quelli di coda sono inviati a DC dove il butadiene viene estratto con acetato di cuprammonio. L’1-butene si separa come surnatante e ricicla mentre il butadiene viene liberato dal suo complesso in C5 con vapore. PRODUZIONE ISOPRENE Isoprene Un’altra diolefina di notevole importanza industriale è l’isoprene, ricavato dalla frazione C5: tale composto rappresenta il monomero di base per la produzione naturale di caucciù, successivamente vulcanizzato per la produzione di gomma. La gomma naturale può essere considerata come un polimero di addizione 1,4 dell’isoprene. Il calore degrada la gomma naturale fino ad isoprene, purché il riscaldamento sia fatto in assenza di aria. Le unità isopreniche della gomma naturale sono saldate tra loro e tutti i doppi legami hanno la configurazione cis. Per questo motivo la gomma naturale viene definita cis -1,4-poliisoprene e la sua struttura è rappresentata di seguito: PRODUZIONE ISOPRENE Come si può osservare dal diagramma di Francis, la deidrogenazione di 2metilbutano ad isoprene risulta termodinamicamente favorita per temperature superiori a 900 K: Quindi la trasformazione è termodinamicamente fattibile Infatti un modo di preparare l’isoprene consiste del deidrogenare il 2-metlbutano (C5 ottenuto dal topping) e i 2-metilbuteni (C5 ottenuti dal cracking). Nel caso della deidrogenazione delle olefine C5, la prima operazione da compiere consiste nella separazione degli idrocarburi insaturi a catena lineare da quelli a catena ramificata; tale operazione è necessaria in previsione del successivo stadio che prevede la deidrogenazione delle monolefine mirata alla produzione di un diene. Se la deidrogenazione fosse sviluppata sull’intera miscela di idrocarburi insaturi avremmo in seguito una certa difficoltà a separare l’ isoprene dal corrispondente diene a catena lineare: PRODUZIONE ISOPRENE Le monolefine C5 a catena ramificata contenute nella miscela provenienti dal cracking e successive distillazioni e purificazioni sono le seguenti: La miscela degli idrocarburi insaturi a catena ramificata viene quindi trattata con una soluzione acquosa di acido solforico al 65% in peso. L’azione dell’acido è quella di garantire l’isomerizzazione del doppio legame. Processo Shell Nella soluzione acida le prime due specie isomerizzano nella terza (in accordo con la regola di Saytzeff), in definitiva, da una miscela di idrocarburi insaturi a catena ramificata otteniamo un unico prodotto. Questa specie è favorita rispetto alle altre in quanto, addizionando ioni H+, garantisce la formazione di un carbocatione terziario. PRODUZIONE ISOPRENE L’alchene in questione resta solubilizzato nella miscela di acqua ed H2SO4, e viene recuperato mediante una successiva operazione di distillazione. L’ultima fase prevede la deidrogenazione dell’alchene ottenuto su un catalizzatore al Ferro o al Cromo a 600 °C, con l’obbiettivo finale rappresentato dalla produzione di isoprene. I quantitativi di isoprene recuperati al termine dei processi di steam-cracking sono inferiori ai corrispondenti quantitativi di butadiene, ed insufficienti a soddisfare le esigenze di mercato. Per questo motivo, è necessario ricorrere a processi di sintesi diretta dell’isoprene: le sintesi sfruttate a livello industriale sono essenzialmente tre, cui se ne aggiunge una quarta che ha trovato applicazione solo dopo il 1995. Isoprene: Processo SNAM Isoprene: Processo GOOD-YEAR Isoprene: Processo PRINS Isoprene: Processo SNAM (Sintesi da acetone e acetilene) Si parte da acetilene di acetone e sfrutta come catalizzatore in fase omogenea KOH. Il processo è condotto in ammoniaca liquida mantenuta liquida sotto pressione (25 atm e 10-30 °C circa). Il primo stadio di reazione prevede la formazione dello ione acetiluro che fungerà da nucleofilo nel successivo stadio di addizione al carbonio carbonilico Isoprene: Processo SNAM Il processo descritto passa attraverso il consumo ed il ripristino del catalizzatore e viene realizzato in ammoniaca liquida a temperatura compresa tra i 10 °C ed i 30 °C e ad una pressione di 25 atm. Per favorire ulteriormente la formazione dello ione acetiluro, si aggiunge al sistema reagente dell’idrossido di potassio KOH, in grado di sostenere le caratteristiche acide degli idrogeni acetilenici. L’intermedio (2metilbutinolo) ottenuto al termine di questi stadio viene sottoposto ad un’operazione di idrogenazione catalitica (5 atm e 75-80 °C) e ad una successiva disidratazione catalizzata da allumina (1 atm e 280 °C) al fine di ottenere isoprene Isoprene: Processo GOOD-YEAR 3 steps • dimerizzazione del propene, catalizzata da un trialchilalluminio, a 2-metil-1-pentene; • isomerizzazione del 2-metil-1-pentene a 2-metil-2-pentene; • pirolisi del 2-metil-2-pentene, con acido bromidrico catalizzatore, a isoprene Isoprene: Processo GOOD-YEAR Questo processo sfrutta le reazioni di sintesi delle olefine con doppio legame in proporzione terminale a partire da etilene messo a reagire con alluminio tripropile. In questo caso, però, si fa uso di alluminio tripropile, ed il reagente principale è il propilene 1) Dimerizzazione (150-200 °C; 20⋅⋅106 Pa) il complesso σ si modifica, ripristinando la neutralità dell’alluminio: Isoprene: Processo GOOD-YEAR L’addizione di un’altra molecola di propilene comporta la formazione di un complesso σ che si comporta in maniera differente al caso appena descritto: In questo caso non si riscontra la migrazione di un intero gruppo alchilico sul carbonio che reca la carica positiva, bensì il trasferimento di uno ione H- che porta alla formazione di un carbocatione terziario. È proprio la natura del carbocatione formatosi e la sua stabilità, a giustificare il meccanismo di reazione: infatti, l’energia di attivazione legata al distacco dello ione H- dal carbonio terziario risulta inferiore a quella che caratterizza il fenomeno di migrazione di un gruppo alchilico. L’addizione di propileni si sviluppa fino a garantire un processo di dimerizzazione, con l’impossibilità di favorire un ulteriore accrescimento della catena alchilica. Isoprene: Processo GOOD-YEAR 2) Isomerizzazione (150-300 °C) L’alchene prodotto al termine del processo descritto presenta un atomo di carbonio in più rispetto allo scheletro dell’isoprene, e viene isomerizzato con l’ausilio di acido solforico, o fosforico, supportato, o per mezzo di resine scambiatrici di ioni, a carattere acido. Al termine dell’isomerizzazione otteniamo: Isoprene: Processo GOOD-YEAR 3) Pirolisi Il 2-metl-2-pentene viene sottoposto a reazioni radicaliche che avvengono a temperature dell’ordine di 650 – 800°C, in presenza di HBr. Le condizioni di reazione sono tali da determinare la formazione del radicale Br., che potrebbe interagire con uno qualunque degli atomi di idrogeno dell’alchene. È chiaro che la suddetta interazione sarà tale da garantire la formazione del radicale più stabile, che quello allilico: questo radicale può formarsi per effetto del distacco di un atomo di H da uno dei due gruppi metilici legati al carbonio insaturo, o di un tale radicale di un gruppo CH2. T steam Isoprene: Processo GOOD-YEAR Nei due casi otteniamo un radicale allilico, stabilizzato per risonanza: L’attacco del radicale Br. è di tipo statistico: la probabilità di un attacco ai 6 idrogeni primari è certamente superiore a quella di un attacco ad uno dei due idrogeni secondari, per cui la percentuale che viene a formarsi del secondo radicale è più alta di quella caratterizzante il primo. Isoprene: Processo GOOD-YEAR Una volta formato il radicale allilico, assistiamo ad una reazione di β-scissione: Il radicale CH3 si comporta alla stessa maniera di Br., al fine di stabilizzarsi formando metano. Globalmente Isoprene: Processo PRINS i reagenti per questo processo sono l’isobutene, ricavato in buone quantità dalla distillazione della frazione idrocarburica C4 (come visto), e la formaldeide, ottenuta per ossidazione del metanolo. La reazione prevede un attacco nucleofilo dell’isobutene al carbonio carbonilico della formaldeide (65-70 °C e 1 atm): L’ossigeno sul quale è concentrata la carica negativa garantisce l’attacco nucleofilo ad una seconda molecola di formaldeide: Isoprene: Processo PRINS Il composto ciclico ottenuto è un diossano, che viene riscaldato (240-400°C) in presenza di acido solforico supportato opportunamente, o di un catalizzatore supportato su fosfato tricalcico. Questo stadio garantisce la liberazione di una prima molecola di formaldeide: Globalmente Processo endotermico