Bibliotheca Vesuviana I Papiri Ercolanesi e la Storia della Filosofia Antica Roma, 6 dicembre 2016 Giuliana Leone© 1) Epic., Nat. XIV, col. XXXVII 1-12 Leone ἐξέφευ[γε] τὴν ὑπὸ τοῦ ἀέ|ροϲ ϲτο[λ]ήν, λεπτοµερὲϲ πα̣[ν]|τελῶϲ αὐτὸ ὂν καὶ οὐ δυ|νάµενον ὑπὸ τοῦ ἀέροϲ ἐν |5 ἀθροιϲµῶι λαµβάνεϲθαι | ϲυναγωγὴν ἐπιδεχοµέ|_νωι· οὔτε γὰρ ἐµβρείθεια | ποϲή τιϲ ϲτολὴν ἐπιδέχε|ται οὔτ[ε] λεπτοµέρεια, ἀλ|10λὰ ϲυµµετρία τιϲ ποϲὴ | καὶ τοῦ τοιούτου ϲυντελεϲ|_τικὴ γί[ν]εται· «Il fuoco sfuggiva alla pressione esercitata dall’aria, giacché è in sé assolutamente sottile e non può essere compreso dall’aria in un’aggregazione che ammette un’unione di parti. Infatti né la compattezza né la sottigliezza in una certa misura ammettono una pressione, ma la simmetria dei pori in una certa misura è quella che realizza anche questa possibilità». 2) Pl., Tim. 56e: ὅταν ἀέρι πῦρ … περιλαµβανόµενον, … µαχόµενον καὶ νικηθὴν καταθραυϲθῇ, δύο πυρὸϲ ϲώµατα εἰϲ ἓν ξυνίϲταϲθον εἶδοϲ ἀέροϲ. «allorquando il fuoco . . . circondato dall’aria, . . . combattendo e vinto si infrange, due corpi di fuoco si riuniscono in una sola specie di aria». 3) Epic., Nat. II, col. 106, 18-25 + coll. X 20-XI 2 Leone ὥϲ[τε µ]ὴ [εἶναι τὰ ϲτερ[έ]µ ν [ια] οἷϲ ἂν [µ]εγίϲτη 20 <ἐ>πιπ[ολῆ]ϲ ἀλληλουχία ὑπάρχη[ι ϲ]ύµµετρ[α] εἰϲ ὃ λέγω εἶδοϲ, τἀπ¢αÜντῶντα πολλὰ κ[αὶ] παντοῖα οὐκ ὀ- 25 X 20 λίγα [ἦι]ϲαν δι’αὐτὸ [ὥϲτ’ἐπὶ] ποϲ[ὸν τ]αχ[υτή- XI 1 ταϲ βλάπτ[ε]ιν [ἐν τῶ[ι] περαιοῦν [1/2 1 Bibliotheca Vesuviana. I Papiri Ercolanesi e la Storia della Filosofia Antica Roma, 6 dicembre 2016, Giuliana Leone© « . . . così che gli oggetti solidi che abbiano grandissima coesione superficiale non sono in corrispondenza simmetrica con il tipo che dico, quelli che si facevano incontro, molti e di ogni genere, non pochi vi passavano attraverso, così da danneggiare fino a un certo punto le velocità nell’attraversare . . . ». 4) Epic., Nat. XXXIV, col. XXII 1-11 Leone µ[.]να[……]ξ[.]ν δ[.. π]α̣ρὰ τὰϲ µ[ετ]α[βάϲειϲ] καὶ τὰϲ δ[ι]ήξε[ιϲ] τῶν πόρων 5 γίγνεϲθαί τιϲ ϲυµ[µε]τρία, καί τιϲιµ µὲν [ε]ὐθὺϲ ἑτοίµωϲ δι[α]κειµένοιϲ, τιϲὶν [δ’οὐ, . . .] ε[ἰ]ϲιν, φηµί, 10 [….] δ[ι]ανοία̣ ϲ [.]. δι[… ἀ]τα[ρ]άχωϲ « . . . che nei passaggi e nelle transizioni ci sia una certa simmetria dei pori, e per alcuni subito, dal momento che sono adatti, per altri no, . . . sono, dico, . . . della mente . . . imperturbabilmente . . .». 5) Epic., Ep. Hdt. 53: Καὶ µὴν καὶ τὴν ὀϲµὴν νοµιϲτέον ὥϲπερ καὶ τὴν ἀκοὴν οὐκ ἄν ποτε οὐθὲν πάθοϲ ἐργάϲαϲθαι, εἰ µὴ ὄγκοι τινὲϲ ἦϲαν ἀπὸ τοῦ πράγµατοϲ ἀποφερόµενοι ϲύµµετροι πρὸϲ τοῦτο τὸ αἰϲθητέριον κινεῖν, οἱ µὲν τοῖοι τεταραγµένωϲ καὶ ἀλλοτρίωϲ, οἱ δὲ τοῖοι ἀταράχωϲ καὶ οἰκείωϲ ἔχοντεϲ. «bisogna ritenere che l’odore, come anche nel caso dell’udito, non potrebbe produrre alcuna affezione se non vi fossero delle masse che si muovono dall’oggetto da cui si distaccano in simmetrica corrispondenza per muovere questo organo di senso, alcune tali da provocare turbamento e fastidio, altre assenza di turbamento e una sensazione gradevole». 2 Bibliotheca Vesuviana. I Papiri Ercolanesi e la Storia della Filosofia Antica Roma, 6 dicembre 2016, Giuliana Leone© 6) Epic., Nat. XIV, col. XXXVII 1-12 Leone - - - ἐπιφ]έροντεϲ ὡϲ | [- - -]ει ταύτηϲ τῆϲ | [ϲυµφερούϲη]ϲ ἰατρείαϲ τῆϲ | [πρὸϲ ὑγιείαν ϲυ]ντεινούϲηϲ |5 [- - ]γωϲ τοῦδε τοῖϲ | [ποιοῦϲιν? προ]ϲέχει τὴν | [τῆϲ κατὰ ψυχὴν / ἀκροτάτηϲ ε]ὐετηρίαϲ | [ ἀπόλαυϲιν? ± 5 ] οὐ γὰρ ο| « . . . obiettando che . . . di questa utile cura che contribuisce (alla salute) . . . bada alle cose (che procurano il godimento) del buon raccolto (dell’anima) / della (più piena) felicità. Infatti non . . . ». 7) Epic., Ep. Hdt. 40: Καὶ µὴν καὶ τῶν [τοῦτο καὶ ἐν τῇ πρώτῃ Περὶ φύϲεωϲ καὶ τῇ ιδ´καὶ ιε´ καὶ τῇ Μεγάλη ἐπιτοµή] ϲωµάτων τὰ µέν ἐϲτι ϲυγκρίϲειϲ τα δ’ἐξ ὧν αἱ ϲυγκρίϲειϲ πεποίηνται. «E certamente [e (dice) questo anche nel I, nel XIV, nel XV libro Sulla natura e nella Grande epitome] dei corpi gli uni sono aggregati, gli altri sono ciò di cui gli aggregati sono costituiti» (tr. F. Verde). 8) Epic., Ep. Hdt. 73: «E infatti ciò non necessita di dimostrazione, ma di ragionamento applicativo per il fatto che connettiamo ai giorni e alle notti e alle loro parti, così come alle affezioni e all’assenza di affezioni, e agli stati di movimento e a quelli di quiete, un peculiare accidente, dal momento che esso stesso, d’altronde, lo concepiamo come relativo a queste cose, ragion per cui lo denominiamo tempo. [Dice ciò anche nel II libro Sulla natura e nella Grande epitome]» (tr. F. Verde). 9) Epic., Ep. Hdt. 74: Ἔτι δὲ καὶ τοὺϲ κόϲµουϲ οὔτε ἐξ ἀνάγκηϲ δεῖ νοµίζειν ἕνα ϲχηµατιϲµὸν ἔχονταϲ, [ἀλλὰ καὶ διαφόρουϲ αὐτοὺϲ ἐν τῇ ιβ´ Περὶ φύϲεώϲ φηϲιν] «Ancora, non si deve ritenere che anche i mondi abbiano necessariamene una sola conformazione, [ma anche nel XII libro Sulla natura afferma che sono differenti]» (tr. F. Verde). 10) Epic., Nat. II, col. 92, 2-13 Leone καὶ [ἔϲτι κ]αὶ κατὰ τὸ[ν] ἐκτο[πιϲτικὸν τρό¢πÜον τῆ[ϲ γε5 νέϲεωϲ [αὐ]τῶν εὖ [δηλόνωϲ - ἡ [δ]ὲ ἀπειρ[ία ἡ [π]ροειρη[µ]ένη ¢γεÜ[ν- 3 Bibliotheca Vesuviana. I Papiri Ercolanesi e la Storia della Filosofia Antica Roma, 6 dicembre 2016, Giuliana Leone© νᾶ[ται] ἅµα νοήµ[α]τ[ι] - θεωρεῖν ὅτι ϲ[υνίϲτα]ι10 τ’ἂν εἴδωλα, καὶ κατὰ τὴν ἀ[πειρίαν αὐτῶ]ν οὐκ ἀδύ[νατόν ἐϲτι]ν [ὅτι «Ed è possibile sia secondo il processo della loro generazione che avviene lontano dal luogo di partenza osservare ben evidentemente che potrebbero costituirsi immagini – il numero infinito che si è detto prima si genera con la velocità del pensiero -, sia secondo il loro numero infinito non è impossibile che . . .». 11) Epic., Nat. XIV, col. XXVII 1-9 Leone πρὸϲ τ[ο]ὺϲ ἐ[κ] τῶν νεφῶν | φ]άϲκονταϲ πυκνουµέ|ν]ων τὴν τοῦ ὕδατοϲ φύ|ϲιν ἀποτελεῖϲθαι, καὶ νοµί|5ζονταϲ καὶ τοῦτο ϲηµεῖ|ον εἶ]ναι ὡϲ ἐκ µιᾶϲ φύϲε|ωϲ ἅ]παντα γίνεται πυ|κνώ]ϲει καὶ ἀ[ρ]αιώϲει παρ[ε|ξαλλα]ττούϲηϲ τὸν [ἀέ]ρα «. . . contro coloro (scil. Anassimene e Diogene di Apollonia) che vanno dicendo che la natura dell’acqua si genera dalla condensazione delle nubi, e che credono che anche questo sia un segno che tutte le cose derivano da una sola natura che per condensazione e rarefazione altera l’aria . . .». 11) Epic., Nat. XIV, col. XL 1-20 Leone οἰκεῖον εἶ]|1ναι, τοῦ ϲυνάψαντοϲ τὸ | ϲύµφωνον αὑτῶι καὶ ἀκό|λουθον, ἐκείνου δὲ ἀλλότρι|ον, τοῦ κυκήϲαντοϲ µετὰ |5 τῶν οὐκ οἰκείων δογµά|των τόδε τι ὀρθὸν δόγµα, | κἂν πρότεροϲ ἐπιπεϲὼν | _αὐτῶι τύχηι· ϲυµπεφο|ρηµένοϲ γάρ ἐϲτ[ι]ν οὐχ ὃϲ |10 ἂν τὸ δι[ε]ϲπαρµένον δό|γµα µεθ’ἑτέρω[ν] ἀλλοτρί|ων ἑαυτοῦ δογµάτων εἰϲ | [τ]αὐτὸ ϲυνάγηι, αλλ’ὃϲ ἂν | ἀν{ι}οµολ[ογ]ούµεν’ἀλλ[ή]|15λοιϲ τινά, [εἴ]τε παρ’α[ὑτοῦ] | _εἴτε παρ’ἄ[λλ]ων ϲυντιτῆι· | κἄν [τιϲ] τό[δε] µὲν Ἐµπεδο|[κ]λέουϲ λέ[γη]ι πρὸ[ϲ] νοῦν, τό|[δ]ε δ’ἄν[ε]υ [νοῦ] τύχηι [ϲυν]αρ|20τῶν «(Il modo corretto di praticare la filosofia sembra, infatti, essere proprio) di chi congiunge ciò che è intimamente coerente e conseguente, estraneo, invece, a quello, che mescola alla rinfusa con dottrine non appropriate una dottrina in qualche modo corretta, anche se per caso gli capiti prima di un altro di imbattersi in essa. Confusionario è infatti non chi riconduca a identità la (sua) dottrina cosparsa di altre dottrine estranee a sé, ma chi metta insieme dottrine tra loro inconciliabili, sia che provengano da lui stesso, sia da 4 Bibliotheca Vesuviana. I Papiri Ercolanesi e la Storia della Filosofia Antica Roma, 6 dicembre 2016, Giuliana Leone© altri; e anche se qualcuno dica con intelligenza questa dottrina di Empedocle, ma senza intelligenza ne congiunga a caso e forzatamente quest’altra . . . ». 12) Epic., Nat. XIV, col. XXXIV 1-15 Leone πρὸϲ τοὺϲ]|1 ὁρίζονταϲ ϲχῆµα π[υρ]ὸϲ ἴ|διον ἢ γῆϲ ἢ ὕδατοϲ ἢ [ἀ]έροϲ, | ὅτι γελοιότεροί εἰϲι τῶν οὐχ ὁ|ριζόντων µέν, κατὰ δὲ τὰϲ |5 παραθέϲειϲ ὁµολογηϲάν|[τ]ων ἂν ἢ ἑκουϲίωϲ ἢ ἀκου|[ϲί]ωϲ γίνεϲθαί τινα ϲχηµά|[τ]ων ἴδια εἴδη καθ’ἑκάϲτην | [οὐ]ϲιώδη ῥηθεῖϲαν ἂν ϲύγ|10[κρ]ιϲιν· οἱ µὲγ γὰρ τοῖϲ µὲν | [ϲτ]οιχείο[ι]ϲ ἁµαρτάνουϲιν, | [ἀ]κόλουθον δέ τι τούτοιϲ | [µ]ᾶλλον, οὕτω λέγοντεϲ, | [λέ]γοιεν ἄν, καὶ ὅλωϲ δὲ τὴν |15 [τα]ῖϲ µείξεϲι[ν] παραλλαγήν· « . . . (contro) quelli che definiscono una figura propria di fuoco o di terra o di acqua o di aria, poiché sono più ridicoli di quelli che, è vero, non la definiscono, ma che nei miscugli potrebbero ammettere, volenti o nolenti, che vi sono alcune specie proprie di figure per ciascun aggregato che si potrebbe dire sostanziale. Costoro, infatti, sono sì in errore riguardo agli elementi, ma, esprimendosi così, maggiormente direbbero qualcosa di coerente con questi, e in generale affermerebbero la differenza nelle mescolanze. Quelli, invece . . .». 13) Epic., Nat. XXXIV, col. XX Leone mev n oiç Ÿ a } ‰ a j l hqh' ª ªi‚ ªproçºa_ g oreuv o men: ej n ªnoºªouv º m≥ e qa d j w J ç ouj d ªe; n a[ l ºl J h[ façin oiJ th; n fle5 ªbºopaliv a n oj n omav z on- t Ÿ e ≥ ‰ ç tw' n aj r caiv w n f≥ u ªçºio≥ l ov g wn to; pr≥ a ' ªgmºa o} hJ m ei' ç lev g omen ª.ºan...a≥ ª dºeigmªaº 10 ª..........ºw≥ p ª.º «... quelle (rappresentazioni o cose) che chiamiamo vere; pensiamo, invece, che nient’altro fanno che dire, quelli degli antichi studiosi della natura che denominano la pulsazione delle arterie, il fatto che noi diciamo ... esempio ...». 5 6