schopenhauer - diversamente social

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ARTHUR SCHOPENHAUER
Biografia: nasce a Danzica il 1788. Figlio di un agiato commerciante che
l’avvia al commercio e di una scrittrice di romanzi e donna di mondo, con cui
ebbe un rapporto molto conflittuale e ricco dis contri. Poco dopo la scomparsa
del padre decide di dedicarsi agli studi, si iscrive all’università di Gottinga dove,
su consiglio del suo maestro Schultz, studiò Kant e Platone. Nel 1811 si reca a
Berlino dove assiste ad alcune lezioni di Fitche, da cui rimane disgustato. Si
laurea in filosofia nel 1813. Nel 1820, dopo alcuni anni passati a Dresda,
ritorna a Berlino, dove intraprende la carriera accademica e qui si scontra con
Hegel, con cui cercherà, dal ’20 al ’31, di tenere lezioni facendogli concorrenza.
Nel 1831 si trasferisce a Francoforte per sfuggire ad una epidemia di peste e
qui rimane fino alla sua morte (1860).
Schopenhauer esercita un enorme influsso sulla cultura a lui
successiva, su filosofi come Wittgenstein e Horkheimer; su scrittori come
Fanz Kafka e Thomas Mann, Tolstoj, Zola. E’ anche da ricordare che nel 1858,
sulla “Rivista contemporanea”, il De Sanctis pubblicò il suo celebre articolo
Schopenhauer e Leopardi.
Schopenhauer e Hegel: “Hegel è un sicario della verità”, un “accademico
mercenario”, la sua opera è una “buffonata filosofica”. Contro l’ottimismo di
Hegel egli sostiene che la vita è dolore, la storia è cieco caso e il
progresso è un’illusione. Alla filosofia di Hegel egli contrappone la sua opera
maggiore: “Il mondo come volontà e rappresentazione” (1819), in cui oppone
la propria verità non remunerata alla filosofia asservita dei ciarlatani, per i
quali lo stipendio e il guadagno sono le coese più importanti.
Altre opere: “Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente”
(dissertazione di laurea, 1816)- “I due problemi fondamentali dell’etica”
(1841).
PUNTI FONDAMENTALI DELLA FILOSOFIA DI SCHOPENHAUER:
1) IL MONDO E’ UNA RAPPRESENTAZIONE: questa, dice Shopenhauer
“è una verità valida per ogni essere vivente e pensante”. Nessuna verità,
a suo avviso, è più certa, più assoluta e più lampante di questa. Il
fatto che il mondo sia il nostro mondo, così come noi lo vediamo, è una
verità antica ed è la verità della filosofia moderna, da Cartesio a
Berkeley. Sbagliano i Materialisti a sostenere che tutto è materia,
sopprimendo il soggetto e la sua attività conoscitiva; sono in errore i
Realisti quando dicono che la realtà esterna si rispecchierebbe per
quello che è nella nostra mente; sono fuori strada gli Idealisti, come
per esempio Fitche, col ridurre l’oggetto al soggetto. Tutto ciò che esiste
per la conoscenza, cioè il mondo intero, è fenomeno, illusione che vela
la realtà delle cose nella loro essenza primigenia e autentica: è
rappresentazione, la quale ha due metà essenziali, necessarie ed
inseparabili: il soggetto e l’oggetto.
2) SOGGETTO: ciò che tutto conosce, senza essere conosciuto da alcuno,
fuori del tempo e dello spazio. Il soggetto ordina le rappresentazioni
(sensazioni, percezioni e pensieri) in un cosmo conoscitivo attraverso
la categoria della causalità.
3) OGGETTO: ciò che è conosciuto e condizionato dalle forme a priori del
tempo e dello spazio. L’intera realtà dell’oggetto (della materia) si
esaurisce nella sua causalità.
4) IL MONDO E’ UNA RAPPRESENTAZIONE ORDINATA DALLE
CATEGORIE DI SPAZIO, TEMPO E CAUSALITA’: spazio e tempo- è
questo uno dei grandi insegnamenti di Kant- sono forme a priori della
rappresentazione: tutte le nostre percezioni di oggetti sono
spazializzate e temporalizzate, su di esse entra poi in azione l’intelletto
che le ordina in un cosmo tramite la categorie della causalità. Alla
sola categoria della causalità, Schopenhauer riduce le dodici categorie
kantiane. Il mondo, dunque, è una mia rappresentazione, una
rappresentazione ordinata dalle categorie di spazio, tempo e causalità.
Causalità che, come detto sin dalla sua dissertazione Sulla quadruplice
radice del principio di ragion sufficiente funziona come:
 Necessità fisica (divenire): ossia causalità tra oggetti materiali,
naturali
 Necessità logica (conoscere):giudizi e sillogismi: la verità delle
premesse determina quella della conclusione;
 Necessità
matematica
(essere):
determinazione
della
concatenazione degli enti aritmetici e geometrici;
 Necessità morale (agire): causalità che regola i rapporti tra azioni
e i loro motivi.
In conclusione il mondo è una rappresentazione, frutto del lavoro
dell’intelletto che non ci porta oltre il mondo sensibile, quindi esso è
fenomeno. Mentre per Kant il fenomeno è l’unica realtà conoscibile, per
Schopenhauer esso è l’illusione che copre la realtà delle cose, è il
velo di Maya che nasconde il volto della realtà. L’essenza della
realtà, il noumeno di Kant, secondo Schopenhauer si può
raggiungere.
5) ATTO VOLITIVO E AZIONE DEL CORPO SONO LA STESSA COSA: la
via che porta alla conoscenza è il corpo, difatti ogni atto reale della
nostra volontà è anche movimento del nostro corpo.. Il nostro corpo,
dunque, è volontà resa visibile. Attraverso il proprio corpo ognuno
di noi sente di vivere e prova piacere e dolore e avverte la brama di
vivere e l’impulso alla conservazione; ognuno di noi sente che l’intima
essenza non è altro che la sua volontà, “la quale costituisce l’oggetto
immediato della sua propria conoscenza”.
6) L’UNIVERSO E’ CIECO ED IRRESISTIBILE IMPETO: l’essenza del
nostro essere è dunque volontà. L’immersione nel profondo di noi stessi
ci fa scoprire che noi siamo volontà. E simultaneamente squarcia “il velo
di Maya” e permette di vederci per quello che siamo; una parte di
quell’unica volontà, di “quel cieco ed irresistibile impeto” che pervade
tutto l’universo: volontà è la forza che fa crescere la pianta, quella che
dà forma al cristallo, quella che dirige l’ago calamitato al nord e così via.
La riflessione, pertanto, rende possibile oltrepassare il fenomeno e
pervenire alla cosa in sé. In sintesi, l’intima essenza di tutta l’universalità
dei fenomeni, il noumeno che si coglie dopo aver squarciato “il velo
Maya” è la volontà, l’impeto cieco ed irresistibile che pervade e si
squaderna per tutto l’universo. La volontà è unica ed irrazionale,
insoddisfazione insaziabile ed eterna, conflitto e lacerazione.
7) L’UOMO SI REDIME CON L’ARTE E L’ASCESI: l’essenza del mondo
è volontà insaziabile, è un eterno tendere. La vita dell’uomo è
bisogno e dolore, oscilla tra crudeltà, dolore, sazietà e noia (che si
hanno quando il bisogno viene soddisfatto). Tuttavia, quando l’uomo
arriva a capire che la realtà è volontà e che egli stesso è volontà, egli è
allora pronto per la sua redenzione. L’uomo può redimersi e
salvarsi “solo col cessare di volere”. Egli può liberarsi dal dolore e
spezzare la catena dei bisogni attraverso l’arte e l’ascesi. L’arte
perché l’esperienza estetica è annullamento temporaneo della
volontà e, quindi, del dolore. Nell’esperienza estetica l’uomo si
allontana dai suoi desideri, annulla i suoi bisogni, si annulla come
volontà. L’altra via, quella dell’ascesi, fa sentire Schopenhauer vicino ai
saggi indiani e a tanti asceti del Cristianesimo. L’ascesi strappa l’uomo
dalla volontà di vita, dal legame con gli oggetti e gli consente così di
quietarsi. Quando la voluta diventa noluntas l’uomo è redento.
8) REDENZIONE: le tappe ascensionali della redenzione sono:
 L’arte: l’esperienza estetica, soprattutto la musica, rende
oggettiva la volontà e ne è l’annullamento temporaneo.
 La giustizia: il riconoscimento degli altri come uguali a noi.
 La bontà: la compassione verso gli esseri che vivono il nostro
stesso tragico destino (fondamento dell’etica).
 L’ascesi: innanzitutto come libera e perfetta castità che strappa
l’uomo dalla volontà di vita.
 La noluntas: completa cessazione del volere.
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