Prof. Diego Manetti
Filosofia
SCHOPENHAUER
(Danzica 1788 – Francoforte 1860)
Il mondo come rappresentazione
Erede di Kant, afferma che il mondo è una nostra rappresentazione
Riduce a tre le forme kantiane: spazio, tempo e causalità
Non si può concepire un fenomeno isolatamente ma solo in rapporto ad altri oggetti (principio
di ragion sufficiente)
Le scienze non colgono la realtà in sé, ma solo il fenomeno (= Kant)
La realtà è inaccessibile, celata dietro al ‘velo di Maya’ (Upanisad, VI sec. a.C.)
Il mondo come volontà
La filosofia ha il compito di cogliere l’essenza intima del mondo: il noumeno è dunque
conoscibile (vs. Kant, per il quale è unicamente pensabile come concetto limite) ma non come
rappresentazione (le cui forme danno fenomeni).
Il corpo è quanto permette all’uomo di conoscere l’in sé: dall’esterno lo percepisco come
oggetto tra gli oggetti, dall’interno ne ho la percezione immediata come oggettivazione della
volontà
Il mondo stesso non è che oggettivazione di una volontà cosmica che è
1. Unica (vs. fenomeni che sono inseriti nello spazio e dunque distinti gli uni dagli altri)
2. Eterna (vs. fenomeni che sono inseriti nel tempo)
3. Senza ragione e fondamento (vs. fenomeni che sono compresi sotto la categoria della
causalità)
4. Cieca e senza fine (vs. fenomeni che sono inseriti in un ordine cha l’uomo si rappresenta
come organizzato finalisticamente)
Ogni vivente realizza inconsciamente, dietro ai propri fini individuali, la bramosia di vivere
della Volontà (= Hegel e l’astuzia della ragione) per cui il singolo scompare dinnanzi all’umanità
in cui la Volontà si esprime come ‘volontà assoluta di vita’ (= Hegel e il primato della totalità
sul singolo)
La Volontà si manifesta come cieco impulso alla vita in ogni individuo: da questo deriva il
conflitto incessante e universale, l’implacabile guerra di sterminio tra individui, per cui la ‘la
volontà si nutre della propria sostanza’.
Dolore e noia
Ogni volere si fonda su un bisogno, su una mancanza che genera dolore
Appena si è soddisfatto il desiderio, si cade però nella noia: serve un nuovo desiderio, una
nuova meta, un nuovo stimolo per vivere.
La vita è dunque un pendolo che oscilla tra dolore e noia (= Leopardi)
Prof. Diego Manetti
Filosofia
Critica aspramente le ‘illusioni consolatorie’ dell’uomo:
1. le religioni (come metafisiche del popolo, il cui dogmatismo porta a violenza e
intolleranza);
2. il mito del progresso (come se la storia avesse un finalismo intrinseco e non fosse
invece semplice bellum omnium contra omnes, come già notò Hobbes);
3. l’illusione dell’amore (non esiste l’amore libero ma è solo unione carnale per riprodurre
la specie come esige la Volontà = Hegel e l’individuo come momento insignificante del
genere umano)
4. l’illusione della libertà (non si è liberi ma si segue il proprio carattere innato; non è la
volontà del singolo che segue la coscienza ma quest’ultima che obbedisce alla Volontà)
Le vie di liberazione dalla Volontà
Per liberarsi da questa volontà assoluta che domina la vita individuale, si possono percorrere
tre tappe: Arte, Compassione, Ascesi (= Hegel e lo Spirito Assoluto)
1. L’arte – Si tratta di un piacere disinteressato, opposto al piacere come appagamento della
volontà, che considera l’oggetto da un punto di vista universale, non come fenomeno da
utilizzare
La musica nella gerarchia tra le arti occupa il posto più elevato in quanto più di tutte si
avvicina alle idee (= Platone), prima oggettivazione della Volontà.
Costituisce un momento di evasione dalla spirale di dolore e noia, ma è un piacere momentaneo
e proprio di poche anime sensibili
2. La compassione – La Volontà produce nell’individuo un egoismo sfrenato, opponendosi al
quale si contrasta la Volontà stessa. Questo accade quando si coglie nell’altro la nostra stessa
sorte di vita sospesa tra dolore e noia.
Si tratta di un sentimento improvviso, frutto di un’intuizione (vs. l’imperativo categorico
kantiano, definito da dovere e intenzione). Dalla giustizia (neutralizzare l’impulso egoistico) si
passa alla carità (amore attivo e interessato per ogni individuo), la cui miglior espressione si
trova nel cristianesimo delle origini.
3. L’ascesi – Limite estremo della compassione è il mistico, che assume su di sé il dolore
universale, distaccandosi dalla vita stessa di cui ‘sente orrore’. L’ascesi è la vera risposta alla
Volontà di vivere, la vera reazione capace di sconfiggerla:
1. se si vince in un solo individuo tale Volontà, la si sconfigge in tutti poiché la Volontà è unica
2. il suicidio (padre di S.) non è una soluzione: togliersi la vita significa non volere quella vita,
non vuol dire rifiutare la vita in sé
L’asceta invece si oppone ogni giorno alla Volontà: mortificando il corpo, perseguendo digiuno e
castità (ma Schopenhauer su questo punto non fu personalmente coerente…)
L’ascesi non si può volere (in quanto mira all’annullamento della volontà) ma è frutto di
illuminazione (sapienza orientale e indiana) che conduce al puro nulla (nirvana buddhista)