ANALISI FUNZIONALE SPAZI DI BANACH• Diego AVERNA⋆ ⋆ • Dipartimento di Matematica e Informatica Facoltà di Scienze MM.FF.NN. Via Archirafi, 34-90123 Palermo (Italy) [email protected] http://math.unipa.it/averna/ Queste lezioni sono prese dagli appunti che nel lontano anno accademico 1978/79 io compilavo, quando seguivo il corso di Analisi Funzionale essendo mia prof.ssa Patrizia Pucci. Io credo che alla prof.ssa Patrizia Pucci, che è diventata mia amica, vada tutto il merito per i contenuti di questa dispensa. 2 Alla mia amica Roberta, che è un angelo Prima Edizione 02/02/2006. Ultima Edizione 12/01/2017. Questo documento è stampabile se preso da http://www.unipa.it/averna/did/Analisi Funzionale/index.html o http://math.unipa.it/averna/did/Analisi Funzionale/index.html. Typeset by AMS-LATEX Stefan Banach (1892-1945) Non preoccuparti per i tuoi problemi con la matematica; ti assicuro che io tuttora ne ho ancora di più! (Albert Einstein, fisico). Noi siamo servi e non padroni della matematica. (Charles Hermite, matematico). Indice Capitolo 1. SPAZI DI BANACH 1. Spazi lineari normati 2. Operatori lineari 3. Funzionali lineari 4. Operatori e Funzionali lineari su spazi di dimensione finita 5. Spazi normati di operatori - Spazio duale 6. Il teorema di Hahn-Banach 7. Spazi riflessivi 8. Teorema di categoria e di uniforme limitatezza 9. Forte e debole convergenza 10. Convergenza di successioni di operatori 7 7 14 17 19 22 29 36 40 44 47 Bibliografia 53 Indice analitico 55 5 CAPITOLO 1 SPAZI DI BANACH 1. Spazi lineari normati (Cfr. [1] Spazi di Hilbert, § 1.2) Ricordiamo che (X, ∥.∥) è uno spazio normato se: N1 ) ∥x∥ ≥ 0, ∀x ∈ X N2 ) ∥x∥ = 0 ⇐⇒ x = 0 N3 ) ∥αx∥ = |α|∥x∥, ∀x ∈ X, ∀α ∈ K = IR, C N4 ) ∥x + y∥ ≤ ∥x∥ + ∥y∥, ∀x, y ∈ X e che d(x, y) = ∥x − y∥ è detta la metrica indotta dalla norma. Ricordiamo ancora che la norma è un’applicazione continua e che N4 ) implica | ∥y∥ − ∥x∥ | ≤ ∥y − x∥. Uno spazio normato è uno spazio vettoriale con metrica definita da una norma che è una generalizzazione della lunghezza di un vettore del piano e dello spazio. Uno spazio di Banach è uno spazio normato che è uno spazio metrico completo. Uno spazio normato ha un completamento (unico) che è uno spazio Banach. In uno spazio di Banach si possono definire e usare le serie. (Cfr. [1] Spazi di Hilbert, § 3.1) Un’applicazione di uno spazio normato X in uno spazio normato Y è detta un operatore; se Y = IR o Y = C è detta un funzionale. Di particolare importanza sono gli operatori lineari e limitati e i funzionali lineari e limitati. Infatti un operatore lineare è continuo se e solo se è limitato (cfr. [1] Spazi di Hilbert, Teorema 1.5, § 3.1). Ricordiamo che lo spazio vettoriale X = C[0, 2π] normato da: ∥x∥ = sup |x(t)| t∈[0,2π] è uno spazio di Banach, ma non uno spazio di Hilbert (cfr. [1] Spazi di Hilbert, Esempio 2.1, § 1.2). Lemma 1.1 (Invarianza della traslazione). Una metrica d su uno spazio vettoriale è indotta da una norma ⇐⇒ soddisfa le seguenti proprietà: a) d(x + a, y + a) = d(x, y) b) d(αx, αy) = |α|d(x, y) 7 8 1. SPAZI DI BANACH Dim. =⇒: d(x + a, y + a) = ∥x + a − (y + a)∥ = ∥x − y∥ = d(x, y), d(αx, αy) = ∥αx − αy∥ = |α|∥x − y∥ = |α|d(x, y). ⇐=: Definiamo la norma come ∥x∥ = d(x, 0). Ovviamente la N1 ) e la N2 ) sono verificate. La N3 ) segue da b). Mentre la N4 ) è conseguenza della a) (unita con la disuguglianza triangolare), infatti segue da ∥x + y∥ = d(x + y, 0) ≤ d(x, 0) + d(x + y, x) = d(x, 0) + d(y, 0) = ∥x∥ + ∥y∥. Ogni spazio normato è metrico, ma il viceversa in generale è falso, come mostra il seguente: Esempio 1.1. Spazio S - consiste dell’insieme di tutte le successioni di numeri complessi e la metrica d è definita, per ogni x = (ξj ) e y = (ηj ) da: d(x, y) = ∞ ∑ 1 |ξj − ηj | . j 1 + |ξ − η | 2 j j j=1 Facciamo vedere che d verifica la disuguaglianza triangolare. Sia f : IR+ 0 → IR definita da: t 1+t quindi f è monotona crescente in quanto: f (t) = f ′ (t) = 1 > 0. (1 + t)2 Pertanto: |a + b| ≤ |a| + |b| =⇒ f (|a + b|) ≤ f (|a| + |b|). Preso t = |a + b|, risulta: |a + b| |a| + |b| |a| |b| |a| |b| ≤ = + ≤ + . 1 + |a + b| 1 + |a| + |b| 1 + |a| + |b| 1 + |a| + |b| 1 + |a| 1 + |b| Pertanto, posto a = ξj − ζj e b = ζj − ηj , z = (ζj ), abbiamo: |ξj − ηj | |ξj − ζj | |ζj − ηj | ≤ + 1 + |ξj − ηj | 1 + |ξj − ζj | 1 + |ζj − ηj | Moltiplicando ambo i membri per 21j e sommando da 1 a ∞ otteniamo la disuguaglianza triangolare. Verificare per esercizio che d è una metrica e far vedere che essa non può essere indotta da una norma (Infatti non verifica il lemma precedente, solo l’ipotesi b) non è verificata). 1. SPAZI LINEARI NORMATI 9 Def. 1.1. Un INSIEME A di uno spazio vettoriale X è detto CONVESSO se ∀ x, y ∈ A si ha: M = {z ∈ X : z = αx + (1 − α)y : 0 ≤ α ≤ 1} ⊂ A. M è detto SEGMENTO CHIUSO con PUNTI DI FRONTIERA x e y e ogni altro PUNTO è detto INTERNO. Teorema 1.1. Le bocce chiuse B(a, r) = {x ∈ X : ∥a − x∥ ≤ r} di uno spazio normato X sono convesse. Dim. Per ogni x, y ∈ B(a, r) si ha che (0 ≤ α ≤ 1): ∥a−αx−(1−α)y∥ = ∥αa+(1−α)a−αx−(1−α)y∥ ≤ α∥a−x∥+(1−α)∥a−y∥ ≤ αr + (1 − α)r = r. Osservazione 1.1. Un sottospazio di uno spazio vettoriale è ovviamente convesso. Teorema 1.2 (Sottospazio di uno spazio di Banach). Una varietà lineare Y di uno spazio di Banach X è completa ⇐⇒ Y è un sottospazio. Dim. Banale perché la completezza equivale alla chiusura. Ricordiamo brevemente che (xn )n converge nello spazio normato X a x pertanto limn→∞ ∥xn − x∥ = 0. Def. 1.2. Una NORMA ∥.∥ di uno spazio vettoriale X è detta EQUIVALENTE A UNA NORMA ∥.∥0 di X se esistono due numeri positivi a e b tali che ∀ x ∈ X risulti: (1) a∥x∥0 ≤ ∥x∥ ≤ b∥x∥0 Osservazione 1.2. Il concetto di norme equivalenti è motivato dal fatto che due norme equivalenti definiscono la stessa topologia su X. Questo segue da (1) e dal fatto che ogni insieme aperto non vuoto di uno spazio metrico è un’unione di bocce aperte. Per esercizio i dettagli e la dimostrazione che le successioni in Cauchy in (X, ∥.∥) e (X, ∥.∥0 ) sono le stesse. Osservazione 1.3. Mancando, in generale, negli spazi di Banach il prodotto scalare non è possibile definire vettori ortogonali; inoltre se un vettore è unitario in una data norma in generale non lo è in una norma equivalente, e quindi una base è un qualunque sistema di vettori linearmente indipendenti che genera lo spazio. Lemma 1.2 (Lemma delle combinazioni lineari). Sia {x1 , . . . , xn } un insieme linearmente indipendente di vettori di uno spazio normato X. Allora esiste un numero k > 0 tale che per ogni scelta degli scalari α1 , . . . , αn risulta: 10 1. SPAZI DI BANACH ∥α1 x1 + . . . + αn xn ∥ ≥ k(|α1 | + . . . + |αn |). (2) Dim. Poniamo s = |α1 | + . . . + |αn |. Se s = 0 allora αj = 0 per j = 1, . . . , n pertanto la (2) vale per ogni k > 0. Se s > 0 allora la (2) è equivalente alla disuguaglianza che otteniamo dividendo α la (2) per s e posto βj = sj , j = 1, . . . , n, si ha: ∥β1 x1 + . . . + βn xn ∥ ≥ k. (3) Pertanto è sufficiente∑ provare l’esistenza di k > 0 tale che (3) vale per ogni n-pla di scalari β1 , . . . , βn con nj=1 |βj | = 1. Supponiamo che questo sia falso. Allora esiste una successione (ym )m di vettori: (m) ym = β1 x1 + . . . + βn(m) xn , n ∑ (m) |βj | = 1 j=1 tali che: Poiché ∥ym ∥ → 0 per m → ∞. ∑n (m) j=1 |βj | (m) = 1 segue |βj | ≤ 1 per j = 1, . . . , n. Quindi per ogni fis(m) (1) (2) sato j la successione (βj )m = (βj , βj , . . .) è limitata. Pertanto per il teorema (m) di Bolzano-Weierstrass (β1 )m ha una sottosuccessione convergente, diciamo, a β1 . Denotiamo con (y1,m )m la corrispondente sottosuccessione di (ym )m . Analogamente la successione (y1,m )m ha una sottosuccessione (y2,m )m per cui la corrispondente (m) sottosuccessione di scalari (β2 )m converge, diciamo, a β2 . Procedendo in questo modo al passo n-esimo otteniamo una sottosuccessione (yn,m )m = (yn,1 , yn,2 , . . .) di (ym )m i cui termini sono della forma: yn,m = n ∑ j=1 (m) γj xj , n ∑ (m) (m) |γj | = 1, dove γj → βj per m → ∞. j=1 Pertanto per m → ∞ segue: yn,m → y = n ∑ j=1 βj xj dove n ∑ |βj | = 1 j=1 cosicché non tutti i βj possono essere nulli. Poiché {x1 , . . . , xn } è un insieme linearmente indipendente dobbiamo avere y ̸= 0. Ma yn,m → y =⇒ ∥yn,m ∥ → ∥y∥. Poiché ∥ym ∥ → 0 e (yn,m ) è una sua sottosuccessione dobbiamo avere ∥yn,m ∥ → 0. Quindi ∥y∥ = 0 cosicché y = 0. Questo è in contrasto con y ̸= 0. 1. SPAZI LINEARI NORMATI 11 Teorema 1.3 (Teorema della completezza). Ogni varietà lineare finita dimensionale Y di uno spazio normato X è completa. In particolare: Ogni spazio normato finito dimensionale è completo. Dim. Sia (ym )m una successione di Cauchy in Y . Sia dim Y = n e {e1 , . . . , en } (m) (m) una base di Y . Allora ym = α1 e1 + . . . + αn en . Poiché (ym )m è di Cauchy: ∀ ε > 0 ∃ N = N (ε) tale che ∀ m, j > N =⇒ ∥ym − yj ∥ < ε. Per il Lemma 1.2 esiste k > 0 tale che: n n ∑ ∑ (m) (j) (m) (j) ε > ∥ym − yj ∥ = ∥ [αi − αi ]ei ∥ ≥ k |αi − αi | per m, j > N. i=1 i=1 Dividendo per k risulta: (m) |αi − (j) αi | ≤ n ∑ (m) |αi (j) − αi | < i=1 ε , m, j > N. k (m) (αi )m , Questo prova che i = 1, . . . , n, è di Cauchy in IR (o C) e quindi converge, diciamo, a αi . Poniamo y = α1 e1 + . . . + αn en . Ovviamente y ∈ Y , inoltre: ∥ym − y∥ = ∥ n ∑ i=1 Ma (m) αi (m) [αi − αi ]ei ∥ ≤ n ∑ (m) |αi − αi |∥ei ∥. i=1 → αi . Quindi ∥ym − y∥ → 0 cioè ym → y. Teorema 1.4 (Teorema della chiusura). Ogni varietà lineare Y di uno spazio normato X che è di dimensione finita è un sottospazio. Dim. Segue dal Teorema 1.3 e dalla parte necessaria del Teorema 1.2. Teorema 1.5 (Teorema delle norme equivalenti). Sia X uno spazio vettoriale di dimensione finita. Allora ogni norma ∥.∥ è equivalente a una qualunque altra norma ∥.∥0 . Dim. Sia dim X = n e {e1 , . . . , en } una base per X. Allora per ogni x ∈ X possiamo scrivere in un sol modo x = α1 e1 + . . . + αn en . Per il Lemma 1.2 esiste k > 0 tale che: ∥x∥ ≥ k(|α1 | + . . . + |αn |). Dalla disuguaglianza: 12 1. SPAZI DI BANACH ∥x∥0 ≤ n ∑ |αj |∥ej ∥0 ≤ M j=1 n ∑ |αj | j=1 segue che: k > 0. M La prova è completata scambiando il ruolo tra ∥.∥ e ∥.∥0 . a∥x∥0 ≤ ∥x∥ dove a = Lemma 1.3 (Lemma della compattezza). Un sottoinsieme M compatto di uno spazio metrico è chiuso e limitato. Dim. Per esercizio. Osservazione 1.4. Il viceversa di questo lemma in generale è falso. Sia infatti (en )n ⊂ l2 ove en = (δn,j )∞ j=1 . Questa successione è limitata poiché ∥en ∥ = 1 per n ≥ 1. I suoi termini costituiscono un insieme di punti che è chiuso perché non possiede punti di accumulazione. Per la stessa ragione tale insieme non è compatto. Teorema 1.6. In uno spazio normato finito dimensionale ogni sottoinsieme M ⊂ X è compatto ⇐⇒ è chiuso e limitato. Dim. La parte necessaria segue dal Lemma 1.3. Ci rimane da provare la parte sufficiente. Sia dim X = n e {e1 , . . . , en } una base per X. Sia M chiuso e limitato. Sia inoltre (xm )m ⊂ M . Allora: (m) xm = α1 e1 + . . . + αn(m) en . Poiché M è limitato segue: ∥xm ∥ ≤ N per ogni m e per il Lemma 1.2 esiste k > 0 tale che: N ≥ ∥xm ∥ = ∥ n ∑ j=1 (m) αj ej ∥ ≥k n ∑ (m) |αj |. j=1 (m) Quindi la successione (αj )m è limitata; pertanto ha un punto di accumulazione αj , 1 ≤ j ≤ n. Procedendo analogamente alla dimostrazione del Lemma ∑ 1.2 concludiamo che (xm )m ha una sottosuccessione (zm )m che converge a z = nj=1 αj ej . Poiché M è chiuso segue z ∈ M . Lemma 1.4 (Lemma di Riesz). Siano Y , Z due varietà lineari di uno spazio normato X e supponiamo che Y sia un sottospazio propriamente contenuto in Z. Allora per ogni α ∈]0, 1[ esiste z ∈ Z tale che ∥z∥ = 1 e ∥z − y∥ ≥ α ∀ y ∈ Y . Dim. Sia v ∈ Z − Y e sia a = inf y∈Y ∥v − y∥. Chiaramente a > 0 poiché Y è chiuso. Sia α ∈]0, 1[. In corrispondenza esiste y0 ∈ Y tale che: 1. SPAZI LINEARI NORMATI a ≤ ∥v − y0 ∥ ≤ (4) Sia z = c(v − y0 ), dove c = 1 . ∥v−y0 ∥ 13 a . α Allora ∥z∥ = 1 e per ogni y ∈ Y risulta: ∥z − y∥ = ∥c(v − y0 ) − y∥ = c∥v − y0 − c−1 y∥ = c∥v − y1 ∥, ove y1 = y0 + c−1 y. Pertanto y1 ∈ Y e quindi ∥v − y1 ∥ ≥ a. Utilizzando la (4) otteniamo: ∥z − y∥ = c∥v − y1 ∥ ≥ ca = α a ≥ a = α. ∥v − y0 ∥ a Teorema 1.7. Se uno spazio normato X ha la proprietà che la boccia unitaria chiusa M = {x ∈ X : ∥x∥ ≤ 1} è compatta, allora X ha dimensione finita. Dim. Supponiamo che M sia compatto ma dim X = ∞. Scegliamo x1 ∈ M con ∥x1 ∥ = 1. Cosı̀ x1 genera una varietà lineare X1 di X che è chiusa (cfr. Teorema 1.4), ed è un sottospazio proprio di X poiché dim X = ∞. Per il Lemma 1.4 esiste un x2 ∈ X con ∥x2 ∥ = 1 tale che ∥x2 − x1 ∥ ≥ α = 12 . Gli elementi x1 , x2 generano un sottospazio due-dimensionale X2 di X. Per il Lemma 1.4 esiste un x3 ∈ X con ∥x3 ∥ = 1 tale che per ogni x ∈ X2 abbiamo ∥x3 − x∥ ≥ 12 . In particolare abbiamo: 1 1 ∥x3 − x1 ∥ ≥ , ∥x3 − x2 ∥ ≥ . 2 2 Procedendo per induzione costruiamo una successione (xn )n ⊂ M tale che ∥xm − xn ∥ ≥ 12 per m ̸= n. Ovviamente (xn )n non può avere sottosuccessioni convergenti e questo contraddice la compattezza di M . C.N.S. 1.1. affinché uno spazio normato X sia finito dimensionale è che la boccia unitaria chiusa M = {x ∈ X : ∥x∥ ≤ 1} sia compatta. Dim. La parte necessaria viene fuori dal Teorema 1.6 (⇐=) perché M è chiaramente chiuso e limitato. La parte sufficente è nel Teorema 1.7. Def. 1.3. Uno spazio metrico X è detto LOCALMENTE COMPATTO se ogni punto di X ha un intorno compatto. Teorema 1.8. IRn , n ≥ 1, è localmente compatto. Cn , n ≥ 1, è localmente compatto. 14 1. SPAZI DI BANACH 2. Operatori lineari Per la definizione di operatore lineare rimandiano a quella data negli spazi di Hilbert (cfr. [1] Spazi di Hilbert, § 3.1). Esempio 2.1 (Derivata). Sia X lo spazio vettoriale di tutti i polinomi su [a, b]. Definiamo T : X → X ponendo: T x(t) = x′ (t). Provare che T è lineare e suriettivo. Esempio 2.2 (Integrazione). Sia T : C[a, b] → C[a, b] definito da: ∫ t T x(t) = x(τ )dτ, ∀ t ∈ [a, b]. a Provare che T è lineare. Esempio 2.3 (Moltiplicazione per t). Sia T : C[a, b] → C[a, b] definito da: T x(t) = tx(t). Provare che T è lineare. Indichiamo con DT , RT , NT rispettivamente il dominio, il codominio (o rango) e lo spazio nullo (o nucleo) dell’operatore T . Teorema 2.1 (Teorema del rango e dello spazio nullo). Sia T un operatore lineare su uno spazio vettoriale. Allora: a) Il rango RT è una varietà lineare. b) Se dim DT = n < ∞ =⇒ dim RT ≤ n. c) Lo spazio nullo NT è una varietà lineare. Dim. a): Siano y1 , y2 ∈ RT e α, β due scalari. Allora y1 = T x1 e y2 = T x2 per qualche x1 , x2 ∈ DT e αx1 + βx2 ∈ DT poiché DT è varietà lineare. Per la linearità di T segue: T (αx1 + βx2 ) = αy1 + βy2 . Pertanto αy1 + βy2 ∈ RT . b): Siano y1 , . . . , yn+1 n + 1 elementi di RT . Allora y1 = T x1 , . . . , yn+1 = T xn+1 per qualche x1 , . . . , xn+1 ∈ DT . Poiché dim DT = n, l’insieme {x1 , . . . , xn+1 } deve essere linearmente dipendente. Pertanto: α1 x1 + . . . + αn+1 xn+1 = 0 per opportuni scalari α1 , . . . , αn+1 non tutti nulli. 2. OPERATORI LINEARI 15 Poiché T è lineare segue T 0 = 0 e abbiamo: T (α1 x1 + . . . + αn+1 xn+1 ) = α1 y1 + . . . + αn+1 yn+1 = 0. Questo prova che l’insieme {y1 , . . . , yn+1 } è linearmente dipendente. Da cui segue che RT non ha sottoinsiemi di n + 1 elementi che siano linearmente indipendenti. Pertanto dim RT ≤ n. c): Siano x1 , x2 ∈ NT e α, β due scalari. Allora T x1 = T x2 = 0. Pertanto: T (αx1 + βx2 ) = αT x1 + βT x2 = 0 cioè αx1 + βx2 ∈ NT . Osservazione 2.1. Osserviamo che dalla b) del teorema precedente segue che gli operatori lineari conservano la dipendenza lineare. Osservazione 2.2. (cfr. [1] Spazi di Hilbert, § 3.2) Anche per gli spazi normati valgono i teoremi: l’insieme B di tutti gli operatori su X è un’algebra normata (la completezza di X =⇒ la completezza di B), il teorema dell’operatore inverso. Definiamo come negli spazi di Hilbert gli operatori lineari che sono limitati e continui (cfr. [1] Spazi di Hilbert, § 3.1). Esempio 2.4 (Derivata). Sia X lo spazio normato di tutti i polinomi su I = [0, 1] con norma: ∥x∥ = max{|x(t)| : t ∈ I}. Un operatore derivata T : X → X è definito da: T x(t) = x′ (t). Tale operatore è lineare ma non limitato. Infatti sia xn (t) = tn , n ∈ IN. Allora ∥xn ∥ = 1 e T xn (t) = x′n (t) = ntn−1 . Pertanto: ∥T xn ∥ = n. ∥xn ∥ Poiché n ∈ IN è arbitrario, questo prova che T non è limitato. ∥T xn ∥ = n e Esempio 2.5 (Integrale). Possiamo definire un operatore integrale T : C[0, 1] → C[0, 1] ponendo y = T x dove: ∫ t y(t) = K(t, τ )x(τ )dτ 0 dove K è una funzione assegnata, chiamata il nucleo di T che supponiamo continua sul quadrato chiuso I × I, I = [0, 1]. Questo operatore è lineare. Proviamo che questo operatore è limitato. Poiché K è continuo in I × I segue che K è limitato, cioè: 16 1. SPAZI DI BANACH |K(t, τ )| ≤ K0 , ∀ (t, τ ) ∈ I × I. Inoltre x(t) ≤ max{|x(t)| : t ∈ I} = ∥x∥. Quindi risulta: ∫ t ∫ t |K(t, τ )||x(τ )|dτ ≤ K0 ∥x∥. ∥y∥ = ∥T x∥ = max K(t, τ )x(τ )dτ ≤ max t∈I t∈I 0 0 Pertanto T è limitato. Esempio 2.6 (Matrice). Ricordo che una matrice A = [ajk ] di m righe e n colonne definisce un operatore T : Cn → Cm che è lineare e limitato (∥T ∥ ≤ ∑ ∑n 2 21 ( m j=1 k=1 |αjk | ) ). Teorema 2.2 (Dimensione finita). Se X è uno spazio normato e dim X < ∞, allora ogni operatore lineare è limitato. ∑n Dim. Sia dim X = n e {e1 , . . . , en } una base per X. Sia x = i=1 ξi ei e sia T : X → X un operatore lineare. Poiché T è lineare, risulta: ∥T x∥ = ∥ n ∑ ξi T ei ∥ ≤ i=1 n ∑ |ξi |∥T ei ∥ ≤ max∥T ek ∥ i=1 k n ∑ |ξi |. i=1 Per il lemma delle combinazioni lineari otteniamo: n ∑ i=1 n 1 ∑ 1 |ξi | ≤ ∥ ξi ei ∥ = ∥x∥. k i=1 k Pertanto: ∥T x∥ ≤ M ∥x∥ dove M = 1 max∥T ek ∥. k k Osservazione 2.3. Ricordo che un operatore lineare in uno spazio normato è continuo se e solo se è limitato (cfr. [1] Spazi di Hilbert, Teorema 1.5, § 3.1). Osservazione 2.4. Se un operatore lineare è continuo in un punto x0 ∈ DT esso è continuo in 0 in quanto la continuità in x0 dice che ∀ ε > 0 ∃ δε > 0 : ∀ x ∈ DT con ∥x − x0 ∥ < δε =⇒ ∥T x − T x0 ∥ = ∥T (x − x0 )∥ < ε pertanto posto y = x − x0 si ha ∀ ε > 0 ∃ δε > 0 : ∀ y ∈ DT con ∥y∥ < δε =⇒ ∥T y∥ < ε. Teorema 2.3. Sia T : DT → Y , DT ⊂ X, X e Y spazi normati, un operatore lineare. Allora se T è continuo in un punto, T è continuo. 3. FUNZIONALI LINEARI 17 Dim. (oppure cfr. [1] spazi di Hilbert, Teorema 1.4, § 3.1) Dalla Osservazione 2.4 segue che T continuo in 0. Supponiamo che T non sia limitato =⇒ ∀ n ∈ IN ∃ xn ∈ X con ∥xn ∥ ≤ 1 tale ∥T xn ∥ ≥ n2 . Per la linearità ∥T xnn ∥ ≥ n ma ∥ xnn ∥ → 0 (xn è ∥xn ∥ ≤ 1) ed essendo T continuo in 0 segue che T xnn → T 0 = 0. La limitatezza di T ⇐⇒ la sua continuità (Osservazione 2.3). Teorema 2.4. Sia T un operatore lineare e limitato in uno spazio normato. Allora: a) xn 7→ x implica T xn 7→ T x, xn , x ∈ DT b) NT è chiuso. Dim. a): Per esercizio (cfr. [1] Spazi di Hilbert, Teorema 1.3 =⇒, § 3.1). b): ∀ x ∈ N T esiste una successione (xn )n ⊂ NT tale che xn 7→ x. Quindi per a) T xn 7→ T x pertanto T x = 0. Osservazione 2.5. Anche negli spazi normati si introducono i concetti di operatori inclusi e operatori estesi. Teorema 2.5 (Teorema della estensione lineare e limitata). Sia T : DT → Y un operatore lineare e limitato, dove DT ⊂ X e X e Y sono spazi di Banach. Allora T ha una estensione T : DT → Y dove T è un operatore lineare e limitato e ∥T ∥ = ∥T ∥. Dim. Per esercizio (cfr. [1] Spazi di Hilbert, Teorema 1.6, § 3.1). Osservazione 2.6. Notiamo che se X e Y sono spazi normati allora l’operatore lineare T : X → Y è limitato se e solo se trasforma insiemi limitati di X in insiemi limitati di Y . 3. Funzionali lineari Def. 3.1. Un’applicazione lineare ϕ : X → K è detta FUNZIONALE LINEARE SU X. Esempio 3.1. La norma ∥x∥ : X → IR su uno spazio normato (X, ∥.∥) è un funzionale non lineare. Esempio 3.2. Sia a ∈ IR3 fissato e sia f : IR3 → IR definita da: f (x) = xa = ξ1 a1 + ξ2 a2 + ξ3 a3 . Allora f è lineare e inoltre è limitata. Infatti: |f (x)| = |xa| ≤ ∥x∥ ∥a∥ cosı̀ che: 18 1. SPAZI DI BANACH ∥f ∥ ≤ ∥a∥. Ma preso x = a risulta: ∥f ∥ ≥ ∥a∥2 |f (a)| = . ∥a∥ ∥a∥ Pertanto: ∥f ∥ = ∥a∥. Esempio 3.3 (Integrale). Sia X = C[a, b] e sia f : C[a, b] → IR definita da: ∫ b x(t)dt. f (x) = a f è lineare. Inoltre, posto I = [a, b], e ricordando che la norma su C[a, b] è quella uniforme, abbiamo: ∫ b |f (x)| = x(t)dt ≤ (b − a) max |x(t)| = (b − a)∥x∥. a t∈I Pertanto ∥f ∥ ≤ b − a. Sia ora x = x0 = 1 pertanto ∥x0 ∥ = 1 e |f (x0 )| ∥f ∥ ≥ = |f (x0 )| = ∥x0 ∥ Quindi: ∥f ∥ = b − a. ∫ b dt = b − a. a Esempio 3.4. Un altro importante funzionale su C[a, b] è ottenuto scegliendo t0 ∈ I = [a, b] e ponendo f1 (x) = x(t0 ), ∀ x ∈ C[a, b]. f1 è lineare. Inoltre: |f1 (x)| = |x(t0 )| ≤ ∥x∥ e quindi ∥f1 ∥ ≤ 1. Preso x0 = 1 risulta ∥x0 ∥ = 1 e ∥f1 ∥ ≥ |f1 (x0 )| = 1. Pertanto: ∥f1 ∥ = 1. L’insieme di tutti i funzionali lineari definiti su uno spazio vettoriale X danno luogo ad uno spazio vettoriale, denotato X ∗ , detto SPAZIO DUALE ALGEBRICO DI X. Le sue operazioni algebriche di spazio vettoriale sono definite in modo naturale come segue: (f1 + f2 )(x) = f1 (x) + f2 (x) Somma (αf )(x) = αf (x) Prodotto scalare×vettore. Noi possiamo considerare il duale algebrico (X ∗ )∗ di X ∗ i cui elementi sono i funzionali lineari su X ∗ . Noi denotiamo (X ∗ )∗ con X ∗∗ che è detto il SECONDO SPAZIO DUALE ALGEBRICO (O BIDUALE) DI X. Consideriamo la seguente importante relazione tra X e X ∗∗ . 4. OPERATORI E FUNZIONALI LINEARI SU SPAZI DI DIMENSIONE FINITA 19 Possiamo ottenere un g ∈ X ∗∗ , cioè un funzionale lineare su X ∗ scegliendo un x ∈ X e ponendo per ogni f ∈ X ∗ : g(f ) = gx (f ) = f (x). Allora gx è lineare, essendo: gx (αf1 + βf2 ) = (αf1 + βf2 )(x) = αf1 (x) + βf2 (x) = αgx (f1 ) + βgx (f2 ). Quindi gx ∈ X ∗∗ , per definizione di X ∗∗ . Per ogni x ∈ X esiste il corrispondente gx ∈ X ∗∗ . Cioè definiamo: C : X → X ∗∗ da x 7→ gx C è detta APPLICAZIONE CANONICA. C è lineare poiché il suo dominio è uno spazio vettoriale e: C(αx + βy) = gαx+βy = αgx + βgy = αC(x) + βC(y). C è detta IMMERSIONE CANONICA. Infatti si dimostra che C è iniettiva e quindi C è un isormorfismo di X su RC ⊂ X ∗∗ . Pertanto diciamo che X è immerso in X ∗∗ . Se C è suriettivo, quindi biiettivo, abbiamo RC = X ∗∗ e X è detto ALGEBRICAMENTE RIFLESSIVO. 4. Operatori e Funzionali lineari su spazi di dimensione finita Sia T : X → Y un operatore lineare e X e Y due spazi vettoriali di dimensione finita sullo stesso campo K. Siano BX = {e1 , . . . , en } e BY = {b1 , . . . , bm } due basi per X e Y rispettivamente. Ogni x ∈ X ha una unica rappresentazione: (5) x = ξ1 e1 + . . . + ξn en . Poiché T è lineare risulta: (6) n n ∑ ∑ y = Tx = T( ξk ek ) = ξk T ek . k=1 k=1 Poiché la rappresentazione (5) è unica possiamo dire che: T è univocamente determinata se le immagini yk = T ek degli n vettori della base BX sono date. Poiché y e yk = T ek sono in Y , hanno un’unica rappresentazione: 20 1. SPAZI DI BANACH (7) y= m ∑ ηj bj j=1 (8) T ek = m ∑ αj,k bj . j=1 Da (6) segue: y= m ∑ j=1 η j bj = n ∑ ξk T e k = k=1 n ∑ k=1 ξk m ∑ αj,k bj = m ∑ n ∑ ( αj,k ξk )bj . j=1 j=1 k=1 Poiché i bj , j = 1, . . . , m, sono linearmente indipendenti segue: (9) ηj = n ∑ αj,k ξk , j = 1, . . . , m. k=1 I coefficienti in (9) formano una matrice TBX BY = [αjk ] di m righe e n colonne che è univocamente determinata dall’operatore T se gli elementi delle basi BX e BY sono dati in un ordine fissato. Diciamo cosı̀ che la matrice TBX BY rappresenta l’operatore T rispetto a quelle basi. Introducendo i vettori colonna x = (ξk ) e y = (ηj ) possiamo scrivere le (9’) y = TBX BY x. Analogamente (8) può essere scritto: T e = (TBX BY )T b, (8’) dove T e è il vettore colonna (T ek ) e b è il vettore colonna (bj ) Viceversa, già sappiamo che ogni matrice di m righe e n colonne determina un operatore lineare rappresentato rispetto alla basi di X e Y . Ora siano dim X = n, {e1 , . . . ,∑ en } una base per X e f : X → K un funzionale lineare su X. Allora per ogni x = nj=1 ξj ej ∈ X abbiamo: (10) n n n ∑ ∑ ∑ f (x) = f ( ξj ej ) = ξj f (ej ) = ξj αj j=1 dove j=1 j=1 4. OPERATORI E FUNZIONALI LINEARI SU SPAZI DI DIMENSIONE FINITA (11) 21 αj = f (ej ), j = 1, . . . , n e f è univocamente determinato dai suoi valori αj . Viceversa, ogni n-pla α1 , . . . , αn di scalari determina un funzionale lineare su X. In particolare se prendiamo le n-ple: (δjk )nk=1 , j = 1, . . . , n, esse determinano n funzionali f1 , . . . , fn , tali che: { (12) fk (ej ) = δjk = 0 se j = ̸ k 1 se j = k {f1 , . . . , fn } è detta la BASE DUALE di {e1 , . . . , en } per X. Questo è giustificato dal seguente: Teorema 4.1 (Teorema della dimensione di X ∗ ). Sia X uno spazio vettoriale con dim X = n e sia E = {e1 , . . . , en } una base per X. Allora F = {f1 , . . . , fn } dato da (12) è una base per il duale algebrico X ∗ di X. Quindi dim X ∗ = dim X = n. Dim. F è linearmente indipendente poiché: (13) n ∑ βk fk (x) = 0 con x = ej dà n ∑ βk fk (ej ) = k=1 k=1 n ∑ βk δjk = βj = 0 k=1 pertanto tutti i coefficienti βk di (13) sono zero. Sia f ∈ X ∗ . Poniamo come in (11) f (ej ) = αj ; allora per (10) si ha: f (x) = n ∑ ξj αj , ∀ x ∈ X. j=1 D’altra parte per (12) risulta: fj (x) = fj (ξ1 e1 + . . . + ξn en ) = ξj . Pertanto: f (x) = n ∑ αj fj (x). j=1 Lemma 4.1 (Lemma del vettore zero). Sia X uno spazio vettoriale di dimensione finita. Se x0 ∈ X è tale che f (x0 ) = 0, ∀ f ∈ X ∗ =⇒ x0 = 0. 22 1. SPAZI DI BANACH Dim. Sia x0 = α10 e1 + . . . + αn0 en . Usiamo la base duale di {e1 , . . . , en } per X. ∀ k = 1, . . . , n, fk (x0 ) = fk (α10 e1 + . . . + αk0 ek + . . . + αn0 en ) = α10 fk (e1 ) + . . . + αk0 fk (ek ) + . . . + αn0 fk (en ) = αk0 fk (ek ) = 0, e quindi αk0 = 0. Allora x0 = 0 Lemma 4.2. Siano X e Y spazi vettoriali su K e sia T : DT → Y un operatore lineare con DT ⊂ X e RT ⊂ Y . Allora: a) T −1 : RT → DT esiste ⇐⇒ T x = 0 =⇒ x = 0 b) Se T −1 esiste, è un operatore lineare c) Se dim DT = n < ∞ e T −1 esiste allora dim RT = dim DT . Dim. a): Se T −1 esiste T deve essere una biiezione di DT → RT e pertanto, essendo T 0 = 0, 0 è l’unico elemento che ha come immagine 0. Viceversa se 0 è l’unico elemento che ha come immagine 0 riesce ∀ x, y ∈ DT con x ̸= y =⇒ T x ̸= T y in quanto se fosse T x = T y ne seguirebbe T x − T y = T (x − y) = 0 con x − y ̸= 0. Allora T è iniettiva e surgettiva (T : DT → RT ) e quindi invertibile. b): T −1 : RT → DT , ∀ z0 , z1 ∈ RT e ∀ α0 , α1 ∈ K =⇒ ∃! x0 ∈ DT : T x0 = z0 , ∃! x1 ∈ DT : T x1 = z1 pertanto T −1 (α0 z0 + α1 z1 ) = T −1 (α0 T x0 + α1 T x1 ) = T −1 (T (α0 x0 )+T (α1 x1 )) = T −1 (T (α0 x0 +α1 x1 )) = α0 x0 +α1 x1 = α0 T −1 z0 +α1 T −1 z1 . c): Essendo T un operatore lineare per il Teorema 2.1 b) dim RT ≤ dim DT e poiché T −1 è un operatore lineare si ha dim DT ≤ dim RT . Segue che dim DT = dim RT . Teorema 4.2 (Teorema della riflessività algebrica). Uno spazio vettoriale X di dimensione finita è algebricamente riflessivo. Dim. L’applicazione canonica C : X → X ∗∗ è lineare. Cx0 = 0 =⇒ (Cx0 )(f ) = gx0 (f ) = f (x0 ) = 0, ∀ f ∈ X ∗ . Questo implica x0 = 0 per il Lemma 4.1. Pertanto per il Lemma 4.2 esiste C −1 : RC → X e dim RC = dim X. Per il Teorema 4.1 abbiamo dim X ∗∗ = dim X ∗ = dim X. Quindi: dim RC = dim X ∗∗ . Ma allora RC = X ∗∗ perché per il Teorema 2.1 RC è un sottospazio vettoriale di X ∗∗ e un sottospazio proprio di X ∗∗ ha dimensione minore di dim X ∗∗ . 5. Spazi normati di operatori - Spazio duale Siano X e Y due spazi normati su K. Indichiamo con B(X, Y ) l’insieme di tutti gli operatori lineari e limitati T : X → Y . B(X, Y ) è ovviamente uno spazio vettoriale rispetto alle usuali operazioni T1 + T2 e αT . Teorema 5.1. B(X, Y ) è uno spazio normato rispetto alla norma definita da: (14) ∥T ∥ = ∥T x∥ = sup ∥T x∥ x∈X,∥x∦=0 ∥x∥ x∈X,∥x∥=1 sup 5. SPAZI NORMATI DI OPERATORI - SPAZIO DUALE 23 Dim. Per esercizio. Teorema 5.2. Se Y è uno spazio di Banach allora B(X, Y ) è uno spazio di Banach. Dim. Sia (Tn )n ⊂ B(X, Y ) una successione di Cauchy. Per ogni ε > 0 esiste N = N (ε) tale che: ∥Tn − Tm ∥ < ε per ogni m, n > N. Per ogni x ∈ X e per ogni m, n > N risulta: (15) ∥Tn x − Tm x∥ ≤ ∥Tn − Tm ∥∥x∥ < ε∥x∥. Per ogni fissato x e un dato ε noi scegliamo in (15) ε = εx in modo che εx ∥x∥ < ε. Allora da (15) segue: ∥Tn x − Tm x∥ < ε quindi (Tn x)n è di Cauchy in Y . Poiché Y è di Banach segue che (Tn x)n converge a qualche y ∈ Y che dipende da x. Pertanto otteniamo un operatore T : X → Y definito da: T x = y. L’operatore T è lineare poiché limn→∞ Tn (αx + βz) = limn→∞ (αTn x + βTn z) = α limn→∞ Tn x + β limn→∞ Tn z. Per la continuità della norma otteniamo da (15) per ogni n > N e per ogni x ∈ X (16) ∥Tn x − T x∥ = ∥Tn x − lim Tm x∥ = lim ∥Tn x − Tm x∥ ≤ ε∥x∥. m→∞ m→∞ Pertanto (Tn − T ) è un operatore lineare e limitato; quindi T = Tn − (Tn − T ) è limitato, da cui T ∈ B(X, Y ). Da (16) segue che ∥Tn − T ∥ ≤ ε per n > N e quindi ∥Tn − T ∥ → 0 cioè Tn → T . Def. 5.1. Sia X uno spazio normato. Indichiamo con B(X, K) l’insieme di tutti i funzionali lineari e limitati su X. Allora B(X, K) è uno spazio normato rispetto alla norma definita da: (17) ∥f ∥ = |f (x)| = sup |f (x)| x∈X,∥x∥=1 x∈X,∥x∦=0 ∥x∥ sup 24 1. SPAZI DI BANACH B(X, K) è detto SPAZIO DUALE di X e lo denoteremo con X ′ . Per il Teorema 5.2 possiamo enunciare il seguente: Corollario 5.1. Lo spazio duale X ′ di uno spazio normato X è uno spazio di Banach. ′ Esempio 5.1 (Il duale di IRn è IRn ). Abbiamo IRn = IRn∗ . Per ogni f ∈ IRn∗ abbiamo: f (x) = n ∑ ξk αk , αk = f (ek ). k=1 Per la disuguaglianza di Cauchy-Schwarz-Buniakowski abbiamo: |f (x)| = | n ∑ ξk αk | ≤ k=1 ( n ∑ ξk2 ) 12 ( n ∑ k=1 ) 12 αk2 = ∥x∥ k=1 ( n ∑ ) 21 αk2 . k=1 Pertanto: ( ∥f ∥ ≤ n ∑ ) 12 αk2 . k=1 Prendendo x = (α1 , . . . , αn ) abbiamo che: ∥f ∥ = ( n ∑ ) 21 αk2 . k=1 Questo prova che la norma di ∥f ∥ è la norma euclidea ϱ: ∥f ∥ = ∥a∥ dove a = (α1 , . . . , αn ) ∈ IR . ′ Quindi l’applicazione di IRn sopra IRn definita da: n f 7→ a = (αk ), αk = f (ek ) conserva la norma e poiché è lineare e biiettiva segue che è un isomorfismo1. Esempio 5.2 (Gli spazi lp ). Sia p ≥ 1 un numero reale. Ogni elemento di lp è una successione: x = (ξi ) = (ξ1 , ξ2 , . . .) di numeri tali che: 1cfr. [1] Spazi di Hilbert, Def. 4.3, § 2.4 e Corollario 3.2, § 3.3. 5. SPAZI NORMATI DI OPERATORI - SPAZIO DUALE 25 |ξ1 |p + |ξ2 |p + . . . converge. Cosı̀: ∥x∥ = (∞ ∑ ) p1 |ξj |p è una norma. j=1 Infatti, grazie alle disuguaglianze di Hölder, Cauchy-Schwarz-Minkowski segue la disuguaglianza triangolare. lp è separabile in quanto l’insieme M di tutte le successioni y = (η1 , . . . , ηn , 0, 0, . . .) dove n un qualunque numero intero e ηi sono razionali (reali o complessi razionali) è numerabile e ovunque denso in lp . La dimostrazione è analoga a quella di l2 (cfr. Spazi di Hilbert, Teorema 3.5, § 1.3). Ancora analogamente a quanto dimostrato per l2 si prova che lp è completo (cfr. [1] Spazi di Hilbert, Teorema 3.3, § 1.3). Esempio 5.3 (Lo spazio l∞ ). È chiaro che l’insieme l∞ di tutte le successioni limitate x = (ξn ) è uno spazio vettoriale. La funzione: ∥x∥ = sup |ξn |, ∀ x ∈ l∞ n∈IN è una norma. Infatti per ogni n ∈ IN risulta: |ξn + ηn | ≤ |ξn | + |ηn | ≤ ∥x∥ + ∥y∥. Pertanto: ∥x + y∥ ≤ ∥x∥ + ∥y∥. Provare i restanti assiomi di norma per esercizio. Analogamente a quanto fatto per lp , 1 ≤ p < ∞, si prova che l∞ è uno spazio di Banach. Ma l∞ non è separabile. Infatti sia y = (η1 , η2 , . . .) una successione costituita da elementi che sono o zero o uno. Allora y ∈ l∞ . A y ∈ l∞ associamo il numero ŷ la cui rappresentazione binaria è: η1 η2 η3 + 2 + 3 + .... 2 2 2 Ma l’intervallo [0, 1] è non numerabile e ogni ŷ ∈ [0, 1] ha una rappresentazione binaria e due ŷ diversi hanno differenti rappresentazioni binarie. Quindi esiste un insieme non numerabile di successioni di zero e uno. La norma di l∞ dice che due di tali successioni che non sono uguali devono avere distanza 1. Se prendiamo le bocce 26 1. SPAZI DI BANACH di centro ognuna di queste successioni e raggio per esempio, 13 , esse sono a due a due disgiunte e sono non numerabili. Se M è un insieme denso in l∞ , ogni boccia cosı̀ fatta deve incontrare M in almeno un punto. Quindi M non può essere numerabile e pertanto l∞ non è separabile. ∞ ∞ Esempio 5.4 (Il duale di l1 è l∞ ). Infatti: {ek }∞ k=1 = {(δkj )j=1 }k=1 è una base 1 per l . Per ogni x ∈ l1 abbiamo un’unica rappresentazione: (18) ∞ ∑ x= ξk ek . k=1 ′ Sia f ∈ l1 . Poiché f è lineare e limitato, segue: (19) f (x) = ∞ ∑ ξk αk , αk = f (ek ) k=1 dove gli αk sono univocamente determinati da f . Ancora: ∥ek ∥ = 1 e: (20) |αk | = |f (ek )| ≤ ∥f ∥∥ek ∥ = ∥f ∥, sup |αk | ≤ ∥f ∥. k ∞ Quindi (αk )k ∈ l . D’altra parte per ogni b = (βk ) ∈ l∞ possiamo ottenere un corrispondente funzionale lineare e limitato g su l1 . Infatti possiamo definire g su l1 da: g(x) = ∞ ∑ ξk βk dove x = (ξk ) ∈ l1 . k=1 Da: |g(x)| ≤ ∞ ∑ k=1 |ξk βk | ≤ sup |βj | j ∞ ∑ |ξk | = ∥x∥ sup |βj | k=1 j ′ segue che g è limitato. Ma g è ovviamente lineare e quindi g ∈ l1 . Proviamo ora che la norma di f è la norma di l∞ . Da (19) si ha: |f (x)| = | ∞ ∑ k=1 ξk αk | ≤ sup |αj | j ∞ ∑ k=1 Da cui: ∥f ∥ ≤ sup |αj |. j |ξk | = ∥x∥ sup |αj |. j 5. SPAZI NORMATI DI OPERATORI - SPAZIO DUALE 27 Da questa e (20) segue ∥f ∥ = sup |αj | (21) j ∞ che è la norma di l . Pertanto (21) può essere scritta: ∥f ∥ = ∥a∥ dove a = (αj ) ∈ l∞ . ′ Abbiamo cosı̀ provato che la biiezione lineare di f ∈ l1 sopra l∞ definita da f 7→ a è un isomorfismo. Esempio 5.5 (Il duale di lp , 1 < p < +∞, è lq dove q è il coniugato di p, cioè ∞ p p + 1q = 1). Infatti: {ek }∞ k=1 , dove ek = (δkj )j=1 è una base per l . Allora ogni x ∈ l ha un’unica rappresentazione: 1 p (22) x= ∞ ∑ ξk ek . k=1 ′ Sia f ∈ lp . Poiché f è lineare e limitato segue: (23) f (x) = ∞ ∑ ξk αk , αk = f (ek ). k=1 (n) Sia q il coniugato di p e sia xn = (ξk ) tale che: { (n) ξk (24) = |αk |q αk se k ≤ n e αk ̸= 0 se k > n o αk = 0 0 Sostituendola in (23) otteniamo: f (xn ) = ∞ ∑ (n) ξk αk = k=1 n ∑ |αk |q . k=1 Usando (24) e il fatto che (q − 1)p = q, abbiamo: ( f (xn ) ≤ ∥f ∥∥xn ∥ = ∥f ∥ ∞ ∑ ) p1 (n) |ξk |p k=1 ( ∥f ∥ n ∑ k=1 Pertanto: = ∥f ∥ k=1 ) p1 |αk |q ( n ∑ . ) p1 |αk |(q−1)p = 28 1. SPAZI DI BANACH n ∑ f (xn ) = ( |αk |q ≤ ∥f ∥ n ∑ k=1 Poiché 1 − 1 p = 1 q ) p1 |αk |q . k=1 abbiamo: ( n ∑ )1− p1 |αk |q ( = k=1 n ∑ ) 1q |αk |q ≤ ∥f ∥. k=1 Per l’arbitrarietà di n segue che: (∞ ∑ (25) ) 1q ≤ ∥f ∥. |αk |q k=1 Quindi (αk ) ∈ lq . ′ Viceversa ad ogni b = (βk ) ∈ lq corrisponde un funzionale lineare e limitato g ∈ lp definendo: g(x) = ∞ ∑ ξk βk , dove x = (ξk ) ∈ lp . k=1 Allora g è lineare e la sua limitatezza discende dalla disuguaglianza di Hölder. ′ Quindi g ∈ lp . Da (23) e dalla disuguaglianza di Hölder, abbiamo: |f (x)| = | ∞ ∑ ( ξk αk | ≤ k=1 ∞ ∑ ) p1 ( |ξk |p k=1 ∞ ∑ ) 1q |αk |q k=1 ( = ∥x∥ ∞ ∑ k=1 Pertanto: ( ∥f ∥ ≤ ∞ ∑ ) 1q |αk |q k=1 e da (25) segue finalmente: ( ∥f ∥ = (26) ∞ ∑ ) 1q |αk |q . k=1 Possiamo pertanto scrivere: ∥f ∥ = ∥a∥q , dove a = (αk ) ∈ lq e αk = f (ek ). ) 1q |αk |q 6. IL TEOREMA DI HAHN-BANACH 29 ′ Quindi l’applicazione di lp sopra lq definita da f 7→ a è lineare e biiettiva, e da (26) preserva la norma, cioè è un isomorfismo. 6. Il teorema di Hahn-Banach Def. 6.1. Un funzionale SUB-LINEARE è un funzionale p : X → IR, X spazio vettoriale, che è sub-additivo, cioè: (S.A.) p(x + y) ≤ p(x) + p(y), ∀ x, y ∈ X e posivamente omogeneo, cioè: (P.O.) p(αx) = αp(x), ∀ α ∈ IR+ 0 , ∀ x ∈ X. Osservazione 6.1. Nota che la norma è un funzionale sub-lineare. Teorema 6.1 (Teorema di Hahn-Banach). Sia X uno spazio vettoriale reale e sia p un funzionale sub-lineare su X. Sia f : Z → IR un funzionale lineare definito su un sottospazio Z di X, tale che: (27) f (x) ≤ p(x), ∀ x ∈ Z. Allora f ammette un’estensione lineare f : X → IR tale che: (27*) f (x) ≤ p(x), ∀ x ∈ X. Cioè f è un funzionale lineare su X verificante (27*) e tale che f (x) = f (x), ∀ x ∈ Z. Dim. Dividiamo la dimostrazione in tre parti. a) Sia E l’insieme di tutte estensioni lineari g di f , tali che g(x) ≤ p(x), ∀ x ∈ Dg . Chiaramente E ̸= ∅ poiché f ∈ E. Su E possiamo definire un ordinamento parziale1: g ≼ h ⇐⇒ h è un’estensione di g, cioè : g ≼ h ⇐⇒ Dh ⊃ Dg e h(x) = g(x), ∀ x ∈ Dg . Per ogni insieme totalmente ordinato (o catena)2 C ⊂ E definiamo: dice che la coppia costituita da un insieme E e da una relazione d’ordine ≼ su di esso è un insieme parzialmente ordinato se verifica la proprietà riflessiva, transitiva e antisimmetrica. 2Si dice un sottoinsieme C ⊂ E è totalmente ordinato (o catena) se per ogni coppia g, h ∈ C si ha una della relazioni g ≼ h o h ≼ g. 1Si 30 1. SPAZI DI BANACH ∀ g ∈ C, ĝ(x) = g(x) se x ∈ Dg . ĝ è un funzionale lineare di dominio: ∪ Dĝ = Dg g∈C che è uno spazio vettoriale, essendo C una catena. ĝ è ben definito, infatti se x ∈ Dg1 ∩ Dg2 , g1 , g2 ∈ C, allora g1 (x) = g2 (x) perché C una catena quindi g1 ≼ g2 oppure g2 ≼ g1 . Chiaramente g ≼ ĝ per ogni g ∈ C. Quindi ĝ è un limite superiore di C. Poiché C ⊂ E è arbitrario per il lemma di Zorn1 esiste in E un elemento massimale f . Per definizione di E, f è un’estensione lineare di f tale che: f (x) ≤ p(x), ∀ x ∈ Df . (28) b) Supponiamo che esista y1 ∈ X − Df e consideriamo il sottospazio Y1 di X generato da Df e y1 (Nota che y1 ̸= 0). Quindi ogni x ∈ Y1 può essere scritto: x = y + αy1 , y ∈ Df . Questa rappresentazione è unica, infatti: y + αy1 = y + βy1 , con y ∈ Df =⇒ y − y = (β − α)y1 ove y − y ∈ Df mentre y1 ̸∈ Df cosicché necessariamente l’unica soluzione è2: y − y = 0 e β − α = 0. Un funzionale g1 su Y1 è definito da: (29) g1 (y + αy1 ) = f (y) + αc dove c è un numero reale. g1 è ovviamente lineare. Inoltre per α = 0 abbiamo: g1 (y) = f (y). Quindi g1 è un’estensione propria di f , cioè un’estensione tale che Df è un sottoinsieme proprio di Dg1 . Se proviamo che g1 ∈ E, facendo vedere che: (30) 1LEMMA g1 (x) ≤ p(x), ∀ x ∈ Dg1 DI ZORN: Se E è insieme munito di ordinamento parziale e ogni catena C di E è superiormente limitata allora E ha elemento massimale. 2D è un sottospazio. Ma poiché y ̸∈ D , segue β − α = 0 altrimenti y = (β − α)−1 (β − α)y ∈ 1 1 1 f f Df . Da β − α = 0 segue y − y = 0. 6. IL TEOREMA DI HAHN-BANACH 31 contraddiciamo la massimalità di f , cosicché Df = X. c) Finalmente dobbiamo provare che g1 con un opportuno c in IR verifica (30). Siano y, z ∈ Df . Da (28) e (S.A.) otteniamo: f (y) − f (z) = f (y − z) ≤ p(y − z) = p(y + y1 − y1 − z) ≤ p(y + y1 ) + p(−y1 − z). Da cui si ha: (31) − p(−y1 − z) − f (z) ≤ p(y + y1 ) − f (y), dove y1 è fissato. Poiché in (31), y non compare a sinistra e z non compare a destra, la disuguaglianza continua a sussistere se passiamo a sinistra al sup per z ∈ Df che chiameremo m0 e destra all’inf per y ∈ Df che chiameremo m1 . Allora: m0 ≤ m1 e per c tale che m0 ≤ c ≤ m1 da (31) abbiamo: (32) − p(−y1 − z) − f (z) ≤ c, ∀ z ∈ Df (33) c ≤ p(y + y1 ) − f (y), ∀ y ∈ Df . Sia α < 0. Per (32) con z = α−1 y, abbiamo: −p(−y1 − α−1 y) − f (α−1 y) ≤ c, moltiplicando per −α > 0, otteniamo: αp(−y1 − α−1 y) + f (y) ≤ −αc. Da quest’ultima e da (29) per x = y + αy1 , abbiamo: g1 (x) = f (y) + αc ≤ −αp(−y1 − α−1 y) = p(αy1 + y) = p(x). Per α = 0 risulta x ∈ Df e non c’è niente da provare. Per α > 0 ragioniamo analogamente lavorando su (33). Teorema 6.2 (Teorema di Hahn-Banach generalizzato). Sia X uno spazio vettoriale sui complessi (o sui reali) e sia p : X → IR sub-additiva e tale che: (M.O.) p(αx) = |α|p(x). Sia f : Z → C (f : Z → IR) un funzionale lineare su un sottospazio Z di X, tale che: 32 1. SPAZI DI BANACH (34) |f (x)| ≤ p(x), ∀ x ∈ Z. Allora f possiede un’estensione lineare f su X tale che: (34*) |f (x)| ≤ p(x), ∀ x ∈ X. Dim. a) X spazio vettoriale su IR. Da (34) segue: f (x) ≤ p(x), ∀ x ∈ Z. Allora per il Teorema 6.1 esiste un’estensione lineare f su X tale che: (35) f (x) ≤ p(x), ∀ x ∈ X. Da (35) e da (M.O.) otteniamo: −f (x) = f (−x) ≤ p(−x) = p(x) cioè: f (x) ≥ −p(x). Da questa e da (35) segue (34*). b) X spazio vettoriale su C. Poiché f è a valori complessi possiamo scrivere f (x) = f1 (x) + if2 (x), ∀ x ∈ Z, dove f1 e f2 sono a valori reali. Denotati con Xr e Zr gli spazi vettoriali reali che otteniamo restringendo la moltiplicazione agli scalari reali, poiché f è lineare su Z, f1 e f2 sono funzionali lineari su Zr . Pertanto essendo: f1 (x) ≤ |f (x)| ≤ p(x), ∀ x ∈ Zr per il Teorema 6.1 esiste un’estensione lineare f 1 , di f1 su Xr tale che: (36) f 1 (x) ≤ p(x), ∀ x ∈ Xr . Analogamente ragioniamo su f2 . Poiché: f = f1 + if2 abbiamo ∀ x ∈ Z : i[f1 (x) + if2 (x)] = if (x) = f (ix) = f1 (ix) + if2 (ix). Pertanto, per l’uguaglianza di numeri complessi: (37) Quindi se poniamo: f2 (x) = −f1 (ix), ∀ x ∈ Z. 6. IL TEOREMA DI HAHN-BANACH 33 f (x) = f 1 (x) − if 1 (ix), ∀ x ∈ X. (38) da (37) segue che: f (x) = f1 (x) − if1 (ix) = f1 (x) + if2 (x) = f (x), ∀ x ∈ Z. Questo prova che f è un’estesione di f su X. Dobbiamo ancora provare che: i) f è un funzionale lineare su X ii) f verifica (34*) su X. i): Poiché f 1 è lineare su Xr e poiché vale (38) abbiamo: f ((a + ib)x) = f 1 (ax + ibx) − if 1 (iax − bx) = af 1 (x) + bf 1 (ix) − i[af 1 (ix) − bf 1 (x)] = = (a + ib)[f 1 (x) − if 1 (ix)] = (a + ib)f (x). La prima proprietà della linearità è immediata. ii): Poiché p(x) ≥ 01, per ogni x ∈ X tale che f (x) = 0 vale (34*). Sia dunque x ∈ X tale che f (x) ̸= 0. Pertanto: f (x) = |f (x)|eiθ cosı̀ |f (x)| = f (x)e−iθ = f (e−iθ x). Da (M.O.) segue dunque: |f (x)| = f (e−iθ x) = 2 f1 (e−iθ x) ≤ p(e−iθ x) = p(x). Teorema 6.3 (Teorema di Hahn-Banach sugli spazi normati). Sia f un funzionale lineare limitato su un sottospazio Z di uno spazio normato X. Allora esiste un funzionale lineare e limitato f su X che è un’estensione di f su X e tale che: ∥f ∥X = ∥f ∥Z (39) dove ∥f ∥X = supx∈X,∥x∥=1 |f (x)| e ∥f ∥Z = supx∈Z,∥x∥=1 |f (x)| (e ∥f ∥Z = 0 nel caso banale Z = {0}). 10 = p(0) = p(x − x) = p(x + (−x)) ≤ p(x) + p(−x) = p(x) + p(x) = 2p(x) allora 0 ≤ p(x). è reale. 2perché 34 1. SPAZI DI BANACH Dim. Se Z = {0}, allora f = 0 e l’estensione è f = 0. Sia dunque Z ̸= {0}. Per ogni x ∈ Z abbiamo: |f (x)| ≤ ∥f ∥Z ∥x∥. Ma questa è la relazione (34) del Teorema 6.2 dove: (40) p(x) = ∥f ∥Z ∥x∥, ∀ x ∈ X. Provare per esercizio che p è sub-additiva e verifica la (M.O.) del Teorema 6.2. Pertanto, in virtù del Teorema 6.2, esiste un funzionale lineare f su X che è un’estensione di f e tale che: |f (x)| ≤ p(x) = ∥f ∥Z ∥x∥, ∀ x ∈ X. Quindi: ∥f ∥X ≤ ∥f ∥Z . Poiché, per sua stessa definizione, su un’estensione la norma non può essere decrescente abbiamo: ∥f ∥X ≥ ∥f ∥Z e la (39) del Teorema è quindi provata. Osservazione 6.2. Sia Z un sottospazio di uno spazio di Hilbert, H; allora, per il teorema di rappresentazione di Riesz, abbiamo: f (x) = ⟨x, z⟩ , ∀ x ∈ Z dove ∥z∥ = ∥f ∥. Ovviamente, poiché il prodotto interno è definito su tutto H, abbiamo un’estensione lineare f di f su H e inoltre: ∥f ∥ = ∥z∥ = ∥f ∥. Quindi in questo caso l’estensione è immediata. Teorema 6.4 (Teorema dei funzionali lineari e limitati). Sia X uno spazio normato e sia x0 ∈ X con x0 ̸= 0. Allora esiste un funzionale f lineare e limitato su X tale che: ∥f ∥ = 1 e f (x0 ) = ∥x0 ∥. Dim. Sia Z il sottospazio di X di tutti gli elementi x = αx0 per α scalare. Su Z definiamo un funzionale lineare f da: (41) f (x) = f (αx0 ) = α∥x0 ∥. 6. IL TEOREMA DI HAHN-BANACH 35 f è limitato e ha norma 1 in quanto: |f (x)| = |f (αx0 )| = |α|∥x0 ∥ = ∥αx0 ∥ = ∥x∥. In virtù del Teorema 6.3 segue che f ammette una estensione lineare f su X e ∥f ∥ = ∥f ∥ = 1. Da (41) segue che: f (x0 ) = f (x0 ) = ∥x0 ∥. Corollario 6.1 (Teorema della norma e del vettore nullo). Sia X uno spazio normato e sia x ∈ X. Allora: (42) ∥x∥ = |f (x)| . f ∈X ′ ,f ̸=0 ∥f ∥ sup Quindi se x0 è tale che f (x0 ) = 0, ∀ f ∈ X ′ =⇒ x0 = 0. Dim. Se x = 0 essendo ∀ f ∈ X ′ f (0) = 0, otteniamo: |f (0)| = 0. f ∈X ′ ,f ̸=0 ∥f ∥ Dal Teorema 6.4 risulta, per x ̸= 0: ∥0∥ = sup |f (x)| |f (x)| = ∥x∥ ≥ ∥f ∥ f ∈X ′ ,f ̸=0 ∥f ∥ e da |f (x)| ≤ ∥f ∥∥x∥, otteniamo: sup |f (x)| ≤ ∥x∥. f ∈X ′ ,f ̸=0 ∥f ∥ sup 36 1. SPAZI DI BANACH 7. Spazi riflessivi Lemma 7.1. Per ogni fissato x di uno spazio normato X il funzionale gx , definito da: gx (f ) = f (x), ∀ f ∈ X ′ (43) è un funzionale lineare e limitato su X ′ . Quindi gx ∈ X ′′ e inoltre risulta: ∥gx ∥ = ∥x∥. (44) Dim. gx è lineare; infatti: gx (αf1 + βf2 ) = (αf1 + βf2 )(x) = αf1 (x) + βf2 (x) = αgx (f1 ) + βgx (f2 ). Da (43) e dal Corollario 6.1 segue: (45) ∥gx ∥ = |gx (f )| |f (x)| = sup = ∥x∥. f ∈X ′ ,f ̸=0 ∥f ∥ f ∈X ′ ,f ̸=0 ∥f ∥ sup Noi possiamo considerare il duale (X ′ )′ di X ′ i cui elementi sono i funzionali lineari e limitati su X ′ . Noi denotiamo (X ′ )′ con X ′′ che è detto il SECONDO SPAZIO DUALE (O BIDUALE) DI X. Def. 7.1. Per il lemma precedente, ad ogni x ∈ X corrisponde un unico funzionale lineare e limitato gx ∈ X ′′ definito attraverso (43). Pertanto possiamo definire: (46) C : X → X ′′ , x 7→ gx . C è detta APPLICAZIONE CANONICA di X in X ′′ . Lemma 7.2. L’applicazione canonica C data da (46) è un isomorfismo dello spazio normato X sullo spazio normato RC . Dim. La linearità di C segue da: C(αx + βy)(f ) = gαx+βy (f ) = f (αx + βy) = αf (x) + βf (y) = αgx (f ) + βgy (f ) = = α(Cx)(f ) + β(Cy)(f ). In particolare risulta gx − gy = gx−y . Quindi dalla (44) otteniamo: ∥gx − gy ∥ = ∥gx−y ∥ = ∥x − y∥. 7. SPAZI RIFLESSIVI Questo prova che C è un’isometria1. Isometria implica iniettività2. 37 Def. 7.2. Lo spazio normato X è detto IMMERSO in uno spazio normato Z se X è isomorfo a un sottospazio di Z. Osservazione 7.1. Il lemma precedente prova che X è immerso in X ′′ e C viene appunto detta IMMERSIONE CANONICA di X in X ′′ . In generale C non è suriettiva. Def. 7.3. Uno spazio normato è detto RIFLESSIVO se RC = X ′′ . Osservazione 7.2. Per il Lemma 7.2 segue che se X è riflessivo esso è isomorfo a X ′′ . Ma R.C.James ha provato che il viceversa, in generale, è falso. Teorema 7.1. Se uno spazio normato X è riflessivo, allora è completo, cioè di Banach. Dim. Poiché X ′′ è il duale di X ′ segue che X ′′ è di Banach per il Corollario 5.1. Quindi X è completo per il Lemma 7.2. Osservazione 7.3. Abbiamo dimostrato che ogni funzionale di uno spazio normato X di dimensione finita è limitato. Quindi X ′ = X ∗ e poiché X è algebricamente riflessivo (cfr. Teorema 4.2) segue: Teorema 7.2. Ogni spazio normato di dimensione finita è riflessivo. Osservazione 7.4. Ogni spazio lp , 1 < p < +∞ è riflessivo. Cosı̀ ogni spazio L [a, b], con 1 < p < +∞ è riflessivo. p Teorema 7.3. Ogni spazio di Hilbert è riflessivo. Dim. Sia A : H ′ → H definito da Af = z dove, per il teorema di rappresentazione di Riesz, il vettore z è tale che f (x) = ⟨x, z⟩ . L’operatore A è biiettivo, isometrico e coniugato lineare3 (Provarlo per esercizio). ′ H è completo ed è uno spazio di Hilbert rispetto al prodotto interno definito da: ⟨f1 , f2 ⟩1 = ⟨Af2 , Af1 ⟩ (Provarlo per esercizio). Sia g ∈ H ′′ . Risulta, per il teorema di rappresentazione di Riesz: g(f ) = ⟨f, f0 ⟩1 = ⟨Af0 , Af ⟩ . Ricordando che: Spazi di Hilbert, Def. 4.2, § 2.4 e Corollario 3.2, § 3.3. x ̸= y =⇒ 0 ̸= ∥x − y∥ = ∥gx−y ∥ = ∥gx − gy ∥. 3A è detto coniugato lineare se A(αf + βf ) = αAf + βAf , ∀f , f ∈ H ′ , ∀α, β ∈ K. 1 2 1 2 1 2 1cfr. 2 38 1. SPAZI DI BANACH f (x) = ⟨x, z⟩ , dove z = Af e posto: Af0 = x abbiamo: ⟨Af0 , Af ⟩ = ⟨x, z⟩ = f (x). Pertanto: g(f ) = f (x), cioè g = Cx per definizione di C. Quindi C è suriettiva. Lemma 7.3. Sia Y un sottospazio proprio di uno spazio normato X. Sia x0 ∈ X\Y e sia δ la distanza di x0 da Y δ = inf ∥y − x0 ∥. (47) y∈Y Allora esiste f ∈ X ′ , tale che ∥f ∥ = 1, f (y) = 0 ∀ y ∈ Y, f (x0 ) = δ. (48) Dim. Consideriamo il sottospazio Z ⊂ X generato da Y e x0 e definiamo su Z un funzionale lineare e limitato come segue: f (z) = f (y + αx0 ) = αδ, y ∈ Y. (49) Ogni z ∈ Z ha un’unica rappresentazione: z = y + αx0 , y ∈ Y che abbiamo usato in (49). Provare per esercizio che f è lineare. Poiché Y è chiuso segue che δ > 0 e quindi f ̸= 0. Inoltre per α = 0 risulta f (y) = 0, ∀ y ∈ Y e per α = 1 e y = 0 si ha f (x0 ) = δ. Proviamo dunque che f è limitato. Per α = 0 risulta f (z) = 0. Sia quindi α ̸= 0. Usando (47) e notato che: −α−1 y ∈ Y otteniamo: |f (z)| = |α|δ = |α| inf ∥y − x0 ∥ ≤ |α|∥−α−1 y − x0 ∥ = ∥y + αx0 ∥. y Cioè: |f (z)| ≤ ∥z∥. Quindi f è limitato e ∥f ∥ ≤ 1. 7. SPAZI RIFLESSIVI 39 Inoltre esiste una successione (yn )n ⊂ Y tale che: lim∥yn − x0 ∥ = δ. n Sia zn = yn − x0 . Allora per α = −1 da (49) abbiamo f (zn ) = −δ. Quindi: |f (z)| |f (zn )| n δ ≥ → = 1. ∥zn ∥ δ z∈Z,z̸=0 ∥z∥ Pertanto ∥f ∥ ≥ 1 e quindi ∥f ∥ = 1. Per il Teorema 6.3 possiamo estendere f su tutto X senza crescere la norma e questo conclude la prova. ∥f ∥ = sup Teorema 7.4. Se il duale X ′ di uno spazio normato X è separabile, allora X stesso è separabile. Dim. Se X ′ è separabile, la sfera unitaria U ′ = {f : ∥f ∥ = 1} di X ′ contiene un sottoinsieme numerabile (fn )n denso. Da fn ∈ U ′ segue che: ∥fn ∥ = sup |fn (x)| = 1 ∥x∥=1 e quindi possiamo trovare dei punti xn ∈ X con ∥xn ∥ = 1 tali che |fn (xn )| ≥ 12 . Sia Y la chiusura della varietà lineare generata da (xn )n . Allora Y è separabile in quanto l’insieme di tutte le combinazioni lineari degli xn a coefficienti razionali è un sottoinsieme numerabile e denso. Vogliamo provare che Y = X. Supponiamo che Y ̸= X. Allora per il Lemma 7.3 esiste f ∈ X ′ con ∥f ∥ = 1 e f (y) = 0 ∀ y ∈ Y . Poiché xn ∈ Y segue che: f (xn ) = 0 ∀ n, quindi: 1 ≤ |fn (xn )| = |fn (xn ) − f (xn )| = |(fn − f )(xn )| ≤ ∥fn − f ∥∥xn ∥, 2 dove ∥xn ∥ = 1. Da ∥fn − f ∥ ≥ 21 si contraddice l’ipotesi che (fn ) è denso in U ′ in quanto f ∈ U ′ . Osservazione 7.5. La connessione tra la separabilità e la riflessività è abbastanza semplice. La separabilità di X ′ implica la separabilità di X, ma il viceversa in generale è falso. Ma se uno spazio normato X è riflessivo, X ′′ è isomorfo a X; ne segue in questo caso che la separabilità da X implica quella di X ′′ e, per il Teorema precedente, quella di X ′ . Pertanto asseriamo che: Uno spazio normato X separabile con duale X ′ non separabile non è riflessivo. 40 1. SPAZI DI BANACH Esempio 7.1. l1 non è riflessivo in quanto l1 è separabile, ma il suo duale l∞ non lo è. 8. Teorema di categoria e di uniforme limitatezza Def. 8.1. Un sottoinsieme M di uno spazio metrico X è detto: a) RADO (o NON OVUNQUE DENSO) in X se M non ha punti interni. b) MAGRO (o di 1a categoria) in X se è unione numerabile di insiemi radi in X. c) NON MAGRO (o di 2a categoria) in X se M non è magro in X. Teorema 8.1 (Teorema di categoria di Baire). Sia X ̸= ∅ uno spazio metrico completo. Allora X è non magro in sè stesso. Quindi se X ̸= ∅ è completo e: X= ∞ ∪ Ak , Ak chiuso k=1 allora almeno un Ak contiene un sottoinsieme aperto non vuoto. Dim. Supponiamo che lo spazio metrico completo X ̸= ∅ sia magro in sè. Allora: X= ∞ ∪ Mk dove Mk sono radi in X. k=1 Per ipotesi M1 è rado in X cosı̀ per definizione M1 non contiene sottoinsiemi C aperti non vuoti, ma X sı̀. Pertanto M1 ̸= X. Quindi X\M1 = M1 non è vuoto ed C è aperto. Scegliamo un punto p1 di M1 e una boccia aperta di centro p1 , in modo che: 1 C B1 = B(p1 , ε1 ) ⊂ M1 , ε1 < . 2 Per ipotesi M2 è rado in X, cosı̀ M2 non contiene sottoinsiemi aperti non vuoti. Quindi non contiene la boccia aperta B(p1 , 12 ε1 ). Ciò implica che: 1 ε1 ) 2 è non vuoto e aperto cosı̀ scegliamo una boccia aperta in questo insieme in modo che: C M2 ∩ B(p1 , 1 1 ε1 ), ε2 < ε1 . 2 2 Per induzione otteniamo una successione di bocce aperte: C B2 = B(p2 , ε2 ) ⊂ M2 ∩ B(p1 , 8. TEOREMA DI CATEGORIA E DI UNIFORME LIMITATEZZA Bk = B(pk , εk ), εk < 41 1 εk−1 < 2−k 2 tali che: 1 εk ) ⊂ Bk , k = 1, 2, . . . . 2 Poichè εk < 2−k la successione (pk )k dei centri è di Cauchy e converge a qualche p ∈ X in quanto X è completo. Quindi per ogni m e per n > m abbiamo: Bk ∩ Mk = ∅ e Bk+1 ⊂ B(pk , Bn ⊂ B(pm , 1 εm ) 2 cosı̀ 1 1 d(pm , p) ≤ d(pm , pn ) + d(pn , p) < εm + d(pn , p) −→ εm 2 2 per n → ∞. C Quindi p ∈ Bm per ogni m. Poiché Bm ⊂ Mm si ha: p ̸∈ Mm per ogni m. Cosı̀: p ̸∈ ∪∞ k=1 Mk = X e questa è una contraddizione. Osservazione 8.1. Nota che il viceversa del teorema di Baire non è in generale vero. Un esempio di spazio normato incompleto che è non magro in sè è stato dato da N.Bourbaki nel 1955. Teorema 8.2 (Teorema di uniforme limitatezza). Sia (Tn )n una successione di operatori lineari e limitati Tn : X −→ Y , dove X è uno spazio di Banach e Y è uno spazio normato, tale che: (∥Tn x∥) è limitata per ogni x, cioè: (50) ∥Tn x∥ ≤ cx , n = 1, 2, . . . dove cx ∈ IR+ . Allora la successione (∥Tn ∥)n è limitata, cioè: (51) ∥Tn ∥ ≤ c, n = 1, 2, . . . Dim. Per ogni k ∈ IN sia Ak ⊂ X l’insieme dei punti x ∈ X tali che ∥Tn x∥ ≤ k per ogni n. Ak è chiuso. Infatti per ogni x ∈ Ak esiste una successione (xj ) in Ak convergente a x. Questo significa che per ogni fissato n abbiamo: 42 1. SPAZI DI BANACH ∥Tn xj ∥ ≤ k e quindi ∥Tn x∥ ≤ k in quanto Tn è continuo ed anche la norma è continua. Pertanto x ∈ Ak . Per (50) ogni x ∈ X appartiene a qualche Ak . Quindi X = ∪∞ k=1 Ak . Poiché X è completo il Teorema 8.1 di Baire implica che qualche Ak contiene una boccia aperta: B0 = B(x0 , r) ⊂ Ak0 . (52) Sia x ∈ X con x ̸= 0. Poniamo: (53) z = x0 + γx, γ = r . 2∥x∥ Allora: ∥z − x0 ∥ = 2r < r cioè z ∈ B0 . Da (52) e dalla definizione di Ak0 risulta: ∥Tn z∥ ≤ k0 , per ogni n. Inoltre: ∥Tn x0 ∥ ≤ k0 in quanto x0 ∈ B0 . Da (53) otteniamo: x= 1 (z − x0 ). γ Allora, per ogni n, abbiamo: 1 1 4 ∥Tn (z − x0 )∥ ≤ (∥Tn z∥ + ∥Tn x0 ∥) ≤ ∥x∥k0 . γ γ r Quindi, per ogni n, si ha: ∥Tn x∥ = 4 ∥Tn ∥ = sup ∥Tn x∥ ≤ k0 r ∥x∥=1 che è la (51). Teorema 8.3 (Applicazione: Spazio dei polinomi). Lo spazio normato X di tutti i polinomi con norma definita da: (54) ∥x∥ = max |αj |, (α0 , α1 , . . . coefficienti di x) j 8. TEOREMA DI CATEGORIA E DI UNIFORME LIMITATEZZA 43 non è completo. Dim. Costruiremo una successione di operatori lineari e limitati che soddisfa (50) ma non (51) cosı̀ che X non può essere completo. Noi possiamo scrivere un polinomio x ̸= 0 di grado Nx nella forma: x(t) = ∞ ∑ αj tj (αj = 0 per j > Nx ). j=0 Come successione di operatori su X noi scegliamo la successione dei funzionali Tn = fn def. da: (55) Tn 0 = fn (0) = 0, Tn x = fn (x) = α0 + . . . + αn−1 . fn è lineare (Provarlo per esercizio). fn è limitato poiché da (54) abbiamo: |αj | ≤ ∥x∥ cosı̀ che: |fn (x)| ≤ n∥x∥. Inoltre per ogni fissato x ∈ X la successione (|fn (x)|)n soddisfa (50) poiché un polinomio x di grado Nx ha Nx + 1 coefficienti al più; cosı̀ da (55) abbiamo: |fn (x)| ≤ (Nx + 1) max |αj | = cx j e questa è una relazione della forma (50). Ora proviamo che (fn )n non soddisfa (51), cioè non esiste c tale che ∥Tn ∥ = ∥fn ∥ ≤ c, per ogni n. Per fn scegliamo il polinomio: x(t) = 1 + t + . . . + tn . Allora ∥x∥ = 1 per (54) e fn (x) = 1 + . . . + 1 = n = n∥x∥. Quindi: ∥fn ∥ ≥ Pertanto (∥fn ∥)n non è limitata. |fn (x)| =n ∥x∥ 44 1. SPAZI DI BANACH 9. Forte e debole convergenza Def. 9.1. Una successione (xn )n di uno spazio normato X è detta FORTEMENTE CONVERGENTE (o CONVERGENTE NELLA NORMA) se esiste un x ∈ X tale che: lim ∥xn − x∥ = 0 n→∞ che è scritto: limn→∞ xn = x, o semplicemente xn → x. x è detto il LIMITE FORTE di (xn )n . Def. 9.2. Una successione (xn )n di uno spazio normato X è detta DEBOLMENTE CONVERGENTE se esiste un x ∈ X tale che ogni f ∈ X ′ risulti: lim f (xn ) = f (x). n→∞ Scriviamo xn ⇀ x. x è detto il LIMITE DEBOLE di (xn )n . Osservazione 9.1. La convergenza debole consiste nella convergenza della successione di numeri an = f (xn ) per ogni f ∈ X ′ . Lemma 9.1 (Lemma della convergenza debole). Sia (xn )n una successione debolmente convergente in uno spazio normato X, xn ⇀ x. Allora: a) Il limite debole x di (xn )n è unico. b) Ogni sottosuccessione di (xn )n converge debolmente a x. c) La successione (∥xn ∥)n è limitata. Dim. a) Supponiamo che xn ⇀ x e xn ⇀ y. Allora f (xn ) → f (x) e f (xn ) → f (y). Poiché (f (xn ))n è una successione di numeri il suo limite è unico. Quindi f (x) = f (y). Ma per ogni f ∈ X ′ , abbiamo: f (x) − f (y) = f (x − y) = 0. Questo, per il Corollario della norma e del vettore nullo (cfr. Corollario 6.1), implica x − y = 0. Pertanto l’asserto. b) Segue dal fatto che (f (xn ))n è una successione convergente di numeri, cosı̀ che ogni sottosuccessione di (f (xn ))n converge e ha lo stesso limite della successione. c) Poiché (f (xn ))n è una successione convergente di numeri, essa è limitata cioè |f (xn )| ≤ cf per ogni n, dove cf è una costante dipendente da f ma non da n. Usando l’applicazione canonica C : X → X ′′ definiamo gn ∈ X ′′ da: gn (f ) = f (xn ) per ogni f ∈ X ′ . Allora per ogni n abbiamo: 9. FORTE E DEBOLE CONVERGENZA 45 |gn (f )| = |f (xn )| ≤ cf . Cioè la successione (|gn (f )|)n è limitata per ogni f ∈ X ′ . Poiché X ′ è completo per il Corollario 5.1, per il Teorema 8.2 segue (∥gn ∥)n è limitata. Ora per il Lemma 7.1 abbiamo: ∥gn ∥ = ∥xn ∥ e l’asserto è provato. Teorema 9.1 (Teorema della forte e debole convergenza). Sia (xn )n una successione di uno spazio normato X. Allora: a) La forte convergenza implica la debole convergenza con lo stesso limite. b) Il viceversa di a) in generale è falso. c) Se dim X < ∞, allora la convergenza debole implica quella forte. Dim. a) Per definizione xn → x significa ∥xn − x∥ → 0. Quindi per ogni f ∈ X ′ abbiamo: |f (xn ) − f (x)| = |f (xn − x)| ≤ ∥f ∥∥xn − x∥ → 0 Pertanto xn ⇀ x. b) Sia (en )n una successione ortonormale di uno spazio di Hilbert H. Invero ogni f ∈ H ′ ha una rappresentazione di Riesz (cfr. [1] Spazi di Hilbert, Teorema 1.7, § 3.1): f (x) = ⟨x, z⟩ Quindi f (en ) = ⟨en , z⟩. Ora per la disuguaglianza di Bessel (cfr. [1] Spazi di Hilbert, Teorema 1.8, § 1.1) risulta: ∞ ∑ | ⟨en , z⟩ |2 ≤ ∥z∥2 . n=1 Pertanto la serie converge e cosı̀ il termine generale deve andare a zero per n → ∞. Questo implica che f (en ) = ⟨en , z⟩ → 0. Poiché f ∈ H ′ era arbitrario vediamo che en ⇀ 0. Comunque (en )n non può convergere fortemente a zero perchè: ∥em − en ∥2 = ⟨em − en , em − en ⟩ = 2 m ̸= n c) Supponiamo che xn ⇀ x e dim X = k. Sia {e1 , . . . , ek } una base per X e: 46 1. SPAZI DI BANACH (n) (n) xn = α1 e1 + . . . + αk ek ; x = α1 e1 + . . . + αk ek . Per ipotesi f (xn ) → f (x) per ogni f ∈ X ′ . Prendiamo in particolare f1 , . . . , fk definite da: fj (ej ) = 1 ; fj (em ) = 0 m ̸= j (ricordo che f1 , . . . , fk è la base duale di e1 , . . . , ek (12)). Allora: (n) fj (xn ) = αj (n) Quindi: fj (xn ) → f (x) implica αj Pertanto otteniamo e fj (x) = αj . → αj . (n) (n) ∥xn − x∥ = ∥Σkj=1 (αj − αj )ej ∥ ≤ Σkj=1 |αj − αj |∥ej ∥ → 0 per n → ∞. Questo prova che xn → x. Osservazione 9.2. E’ interessante notare che esistono spazi di dimensione infinita nei quali la convergenza forte e quella debole sono equivalenti. Un esempio è l1 come dimostrò I.Schur nel 1821. Esempio 9.1 (Spazi di Hilbert). In uno spazio di Hilbert H xn ⇀ x ⇐⇒ ⟨xn , z⟩ → ⟨x, z⟩ per ogni z ∈ H. La dimostrazione segue immediatamente dal teorema di rappresentazione di Riesz (cfr. [1] Spazi di Hilbert, Teorema 1.7, § 3.1). Def. 9.3. Un insieme TOTALE (o FONDAMENTALE) in uno spazio normato X è un sottoinsieme M ⊂ X il cui span è denso in X. Lemma 9.2. In uno spazio normato X, xn ⇀ x è equivalente { A) La successione (∥xn ∥)n è limitata. B) Per ogni elemento f di sottoinsieme totale M ⊂ X ′ abbiamo f (xn ) → f (x). Dim. (=⇒): Segue dal Lemma 9.1 e dalla definizione. (⇐=): Per A) esiste c ∈ IR+ tale che ∥xn ∥ ≤ c per ogni n e ∥x∥ ≤ c. Sia f ∈ X ′ . Poiché M è totale in X ′ esiste una successione (fj ) di span M tale che fj → f . Quindi per ogni ε > 0 possiamo trovare j tale che: ∥fj − f ∥ < ε . 3c 10. CONVERGENZA DI SUCCESSIONI DI OPERATORI 47 Inoltre poiché fj ∈ span M , per B), esiste un N tale che per ogni n > N risulti: ε |fj (xn ) − fj (x)| < . 3 Pertanto per ogni n > N : |f (xn ) − f (x)| ≤ |f (xn ) − fj (xn )| + |fj (xn ) − fj (x)| + |fj (x) − f (x)| < < ∥f − fj ∥∥xn ∥ + ε ε ε ε + ∥fj − f ∥∥x∥ < c+ + c = ε. 3 3c 3 3c Cosı̀ xn ⇀ x. Teorema 9.2 (Gli spazi lp , 1 < p < ∞). Nello spazio lp , 1 < p < ∞, xn ⇀ x è equivalente { A) La successione (∥xn ∥)n è limitata. (n) (n) B) Per ogni fissato j risulta ξj → ξj per n → ∞ dove xn = (ξj ) e x = (ξj ). Dim. Lo spazio duale di lp è lq (cfr. Esempio 5.5). Una base per lq è (en ), dove en = (δn,j ). Quindi span (en ) è denso in lq cosı̀ che per il Lemma 9.2 segue l’asserto. Def. 9.4. Uno spazio normato X è detto DEBOLMENTE COMPLETO se ogni successione debole di Cauchy in X converge debolmente in X. 10. Convergenza di successioni di operatori Def. 10.1. Siano X e Y due spazi normati. Una successione (Tn )n di operatori Tn ∈ B(X, Y ) è detta: 1) UNIFORMEMENTE CONVERGENTE se (Tn ) converge nella norma di B(X, Y ), cioè esiste un operatore T : X −→ Y tale che: ∥Tn − T ∥ → 0, per n → ∞ 2) FORTEMENTE CONVERGENTE se (Tn ) converge fortemente in Y per ogni x ∈ X, cioè esiste un operatore T : X −→ Y tale che: ∥Tn x − T x∥ → 0, per n → ∞, per ogni x ∈ X 48 1. SPAZI DI BANACH 3) DEBOLMENTE CONVERGENTE se (Tn ) converge debolmente in Y per ogni x ∈ X, cioè esiste un operatore T : X −→ Y tale che: |f (Tn x) − f (T x)| → 0, per n → ∞ per ogni x ∈ X, per ogni f ∈ Y ′ . Non è difficile provare che 1) =⇒ 2) =⇒ 3); ma il viceversa in generale è falso, come mostrano i seguenti esempi. Esempio 10.1 (Fortemente ma non uniformemente convegente). Nello spazio l2 consideriamo una successione (Tn )n , dove Tn : l2 −→ l2 è definita da: Tn x = (0, . . . , 0, ξn+1 , ξn+2 , . . .) ← −n− → 2 dove x = (ξ1 , ξ2 , . . .) ∈ l . Questo operatore Tn è lineare e limitato. Chiaramente (Tn ) è fortemente convergente a zero poiché: Tn x → 0 = 0x. Inoltre (Tn )n non è uniformemente convergente poiché ∥Tn − 0∥ = ∥Tn ∥ = 1. Esempio 10.2 (Debolmente ma non fortemente convegente). Un’altra successione (Tn )n di operatori Tn : l2 −→ l2 è definita da: Tn x = (0, . . . , 0, ξ1 , ξ2 , . . .) ← −n− → 2 dove x = (ξ1 , ξ2 , . . .) ∈ l . Questo operatore è lineare e limitato. Proviamo che (Tn )n converge debolmente a zero. Ogni funzionale lineare e limitato f su l2 ha una rappresentazione di Riesz: f (x) = ⟨x, z⟩ = Σ∞ j=1 ξj ζj dove z = (ζj ) ∈ l2 . Ponendo j = n + k e usando la definizione di Tn , risulta: ∞ f (Tn x) = ⟨Tn x, z⟩ = Σ∞ j=n+1 ξj−n ζj = Σk=1 ξk ζn+k Per la disuguaglianza di Cauchy, risulta: 2 ∞ 2 |f (Tn x)|2 = | ⟨Tn x, z⟩ |2 ≤ Σ∞ k=1 |ξk | Σm=n+1 |ζm | . L’ultima serie è il resto di una serie convergente. Quindi la parte a destra della disuguaglianza tende a 0 per n → ∞. Pertanto f (Tn x) → 0 = f (0x). Conseguentemente (Tn )n è debolmente convergente a 0. Comunque (Tn )n non converge fortemente poiché per x = (1, 0, 0, . . .) abbiamo: ∥Tm x − Tn x∥ = √ √ 12 + 12 = 2, per m ̸= n. 10. CONVERGENZA DI SUCCESSIONI DI OPERATORI 49 I funzionali lineari sono operatori lineari con rango nel campo degli scalari IR o C. Cosı̀ anche per essi possiamo parlare della convergenze 1), 2) e 3). Ma per essi le convergenze 2) e 3) sono equivalenti. Infatti ora abbiamo fn (x) ∈ IR o C. Quindi le convergenze 2) e 3) sono cosı̀ considerate in uno spazio finito dimensionale (1-dimensionale) e l’equivalenza di 2) e 3) segue dal Teorema 9.1 parte c). I due rimanenti concetti di convergenza sono ribattezzati nella seguente: Def. 10.2. Sia (fn )n una successione di funzionali lineari e limitati su uno spazio normato X. Allora: a) (fn )n CONVERGE FORTEMENTE se esiste f ∈ X ′ tale che ∥fn − f ∥ → 0, e scriviamo fn → f b) (fn )n CONVERGE DEBOLMENTE ∗ (∗ =stella) se esiste f ∈ X ′ tale che ∗ fn (x) → f (x) per ogni x ∈ X, e scriviamo fn ⇀ f f in a) e b) è detto il limite forte e il limite debole∗ di (fn )n , rispettivamente. Osservazione 10.1. Il concetto di convergenza debole∗ è in qualche modo più importante di quello di convergenza debole di (fn )n cioè g(fn ) → g(f ) per ogni g ∈ X ′′ . Provare per esercizio che la convergenza debole implica la convergenza debole∗ (usando, per esempio, l’applicazione canonica C : X −→ X ′′ , x 7→ gx ) e che, se X è riflessivo, vale il viceversa. Osservazione 10.2. Ritornando agli operatori Tn ∈ B(X, Y ) ci chiediamo che cosa possiamo dire dell’operatore limite T : X −→ Y nelle convergenze 1), 2) e 3). Se la convergenza è uniforme, T ∈ B(X, Y ), altrimenti ∥Tn − T ∥ non avrebbe senso. Se la convergenza è forte o debole, T è ancora lineare, ma può essere illimitato, se X non è completo. Esempio 10.3. Lo spazio X di tutte le successioni x = (ξi ) ∈ l2 finite non è completo nella metrica di l2 . Definiamo una successione di operatori lineari e limitati Tn su X nel seguente modo: Tn x = (ξ1 , 2ξ2 , . . . , nξn , ξn+1 , ξn+2 , . . .), cosı̀ che i termini di Tn x sono jξj per j ≤ n e ξj per j > n. Questa successione converge fortemente a un operatore lineare illimitato T definito da: T x = (ηj ) dove ηj = jξj . Lemma 10.1. Siano Tn ∈ B(X, Y ) con X spazio di Banach e Y spazio normato. Se (Tn )n converge fortemente a T , allora T ∈ B(X, Y ). 50 1. SPAZI DI BANACH Dim. La linearità di T segue facilmente da quella di Tn , n = 1, 2, . . .. Poiché Tn x → T x per ogni x ∈ X, la successione (Tn x)n è limitata per ogni x. Poiché X è completo, (∥Tn ∥)n è limitato per il Teorema 8.2 della uniforme limitatezza, cioè: ∥Tn ∥ ≤ c per ogni n. Da questo segue che: ∥Tn x∥ ≤ ∥Tn ∥∥x∥ ≤ c∥x∥. Pertanto: ∥Tn x∥ ≤ c∥x∥. Teorema 10.1. Una successione (Tn )n di operatori Tn ∈ B(X, Y ) con X e Y spazi di Banach è fortemente convergente ⇐⇒ A) La successione (∥Tn ∥)n è limitata. B) La successione (Tn x)n è di Cauchy in Y per x di un sottoinsieme totale M di X. Dim. (=⇒): Se Tn x → T x per ogni x ∈ X, allora A) segue dal Teorema 8.2 e B) è banale. (⇐=): ∥Tn ∥ ≤ c per ogni n. Consideriamo x ∈ X. Fissiamo ε > 0. Poiché span M è denso in X esiste y ∈ span M tale che: ε . 3c Poiché y ∈ span M , la successione (Tn y)n è di Cauchy quindi esiste N tale che ∥x − y∥ < ∥Tn y − Tm y∥ < ε per m, n > N. 3 Pertanto per ogni m, n > N si ha: ∥Tn x − Tm x∥ ≤ ∥Tn x − Tn y∥ + ∥Tn y − Tm y∥ + ∥Tm y − Tm x∥ < ε ε ε ε + ∥Tm ∥∥x − y∥ < c + + c = ε 3 3c 3 3c cioè (Tn x)n è di Cauchy in Y . Poiché Y è completo, (Tn x)n converge in Y . Dalla arbitrarietà di x segue l’asserto. < ∥Tn ∥∥x − y∥ + 10. CONVERGENZA DI SUCCESSIONI DI OPERATORI 51 Corollario 10.1. Una successione (fn )n di funzionali lineari e limitati su uno spazio di Banach X è debolmente∗ convergente a un funzionale lineare e limitato se e solo se: A) La successione (∥fn ∥)n è limitata. B) La successione (fn (x))n è di Cauchy per x di un sottoinsieme totale M di X. Bibliografia [1] D.AVERNA, Analisi Funzionale - Spazi di Hilbert. Dispensa (2010) 53 Indice analitico Lp [a, b], con 1 < p < +∞ è riflessivo, 37 X è riflessivo =⇒ è di Banach, 37 X ′ è separabile =⇒ X è separabile, 39 dim X < ∞ ⇐⇒ {x ∈ X : ∥x∥ ≤ 1} è compatta, 13 dim X ∗ = dim X, 21 è riflessivo, 37 BASE DUALE, 21 Lemma del vettore zero, 21 ogni operatore lineare è limitato, 16 Teorema della riflessività algebrica, 22 n IR duale di IRn è IRn , 24 n IR è localmente compatto, 13 B è un’algebra normata ([1] Spazi di Hilbert, § 3.2), 15 la completezza di X =⇒ la completezza di B ([1] Spazi di Hilbert, § 3.2), 15 l1 non è riflessivo, 40 l∞ , 25 lp , 24 lp , 1 < p < +∞ è riflessivo, 37 Cn è localmente compatto, 13 APPLICAZIONE (IMMERSIONE) CANONICA, 19 DUALE ALGEBRICO (X ∗ ), 18 SECONDO SPAZIO DUALE ALGEBRICO (O BIDUALE) (X ∗∗ ), 18 FUNZIONALE LINEARE E LIMITATO B(X, K) = X ′ è uno spazio normato, 23 APPLICAZIONE CANONICA, 36 IMMERSIONE CANONICA, 37 isomorfismo, 36 RIFLESSIVO, 37 SECONDO SPAZIO DUALE (O BIDUALE) (X ′′ ), 36 SPAZIO DUALE (X ′ ), 24 SPAZIO DUALE (X ′ ) è uno spazio di Banach, 24 funzionali lineari e limitati, 7 Hilbert è riflessivo, 37 Il duale di l1 è l∞ , 26 Il duale di lp è lq , 27 IMMERSO, 37 INTERNO, 9 Invarianza della traslazione, 7 completamento, 7 CONVESSO, 9 Lemma della compattezza, 12 Lemma della convergenza debole, 44 Lemma delle combinazioni lineari, 9 Lemma di Riesz, 12 LEMMA DI ZORN, 30 LOCALMENTE COMPATTO, 13 DEBOLMENTE COMPLETO, 47 DEBOLMENTE CONVERGENTE, 44 FORTEMENTE CONVERGENTE (o CONVERGENTE NELLA NORMA), 44 funzionale, 7 FUNZIONALE LINEARE, 17 ALGEBRICAMENTE RIFLESSIVO, 19 MAGRO (o di 1a categoria), 40 metrica indotta dalla norma, 7 NON MAGRO (o di 2a categoria), 40 55 56 INDICE ANALITICO NORMA ∥.∥ EQUIVALENTE A UNA NORMA ∥.∥0 , 9 operatore, 7 operatore coniugato lineare, 37 operatore lineare continuo in un punto =⇒ continuo, 16 limitato ⇐⇒ continuo, 16 limitato ⇐⇒ continuo, 7 operatori lineari e limitati, 7 PUNTI DI FRONTIERA, 9 RADO (o NON OVUNQUE DENSO), 40 RIFLESSIVO, 37 Se Y è uno spazio di Banach allora B(X, Y ) è uno spazio di Banach, 23 SEGMENTO CHIUSO, 9 serie, 7 Spazio S, 8 spazio di Banach, 7 spazio normato, 7 SUB-LINEARE, 29 posivamente omogeneo, 29 sub-additivo, 29 Teorema dei funzionali e limitati, 35 Teorema del rango e dello spazio nullo, 14 Teorema della chiusura, 11 Teorema della completezza, 11 Teorema della forte e debole convergenza, 45 Teorema della norma e del vettore nullo, 35 Teorema delle norme equivalenti, 11 Teorema di categoria di Baire, 40 Teorema di Hahn-Banach generalizzato, 31 normati, 33 spazio vettoriale reale, 29 Teorema di uniforme limitatezza, 41 TOTALE (o FONDAMENTALE), 46