IL MONDO VERSO LA GUERRA UNITÀ 9 1. GIAPPONE E CINA TRA LE DUE GUERRE L’INSTABILITÀ DOPO VERSAILLES La sistemazione dei confini europei decisa a Versailles, si rivelò inadeguata e la fragilità divenne evidente nel 1923, quando la contrapposizione tra Germania e Francia (occupazione delle Ruhr) creò una pericolosa tensione, tuttavia la questione sembrò risolversi con gli accordi di Locarno (1925) e il successivo patto Briand-Kellog (1928). In questo periodo, in molti paesi si accentua la tendenza all’autoritarismo e all’espansionismo. Anche in Asia i trattati di pace concorsero a creare instabilità, difatti la conferenza di Parigi non aveva soddisfatto ne il Giappone ne la Cina (entrambi sottoposti alle decisioni dell’Inghilterra e della Francia) IL GIAPPONE PRIMA POTENZA ASIATICA Con la partecipazione alla prima guerra mondiale, il Giappone accrebbe il prestigio internazionale e ottenne (come alleato dell’intesa) lo SHANTUNG (una zona della Cina in precedenza sotto il dominio tedesco) e il controllo di alcune isole nell’Oceano Pacifico (Marianne, Caroline e Marshall). La guerra favorì la crescita dell’economia nipponica, stimolando la produzione dell’industria pesante e navale. Tutto questo venne meno nel dopoguerra. La crisi del ’29 accentuò ulteriormente le difficoltà economiche: il Giappone era un paese povero di risorse naturali e la sua economia si reggeva sulle esportazioni. Per far fronte alla crisi economica e assicurarsi altri mercati, venne ritenuta indispensabile la conquista di nuovi territori (a danni della Cina). Ciò trovò una prima applicazione nel 1931 con l’occupazione militare della MANCIURIA, una regione cinese ricca di materie prime. Nel 1937 l’esercito nipponico iniziò l’invasione della Cina settentrionale occupando Pechino e Shangai. Nella politica interna il Giappone fu caratterizzato da un rafforzamento dei gruppi di matrice fascista. Sotto la tutela dell’imperatore HIROHITO si affermò un governo autoritario che portò al progressivo esautoramento del Parlamento. NAZIONALISMO E COMUNISMO IN CINA L’imperatore cinese non era in grado di esercitare un controllo sul territorio e nemmeno di difendere la Cina dalla mire espansionistiche delle grandi potenze, cosicché nel 1911 l’impero crollò e l’anno successivo venne proclamata la REPUBBLICA. Sud Zhongshan, fondatore e capo del Partito Nazionale del popolo (Guomindang), fu l’artefice del cambiamento. Il potere della repubblica era limitato, poiché molte regioni del nord erano controllate da comandanti militari (i signori della guerra). La frammentazione politica interna rendeva la Cina molto fragile di fronte alle pretese delle potenze occidentali e del Giappone, che fu evidente alla fine della prima guerra mondiale quando assegnarono al Giappone lo Shantung, anziché restituirlo alla Cina. Con questo avvenimento il Partito comunista cinese, fondato nel 1921 da un piccolo gruppo di militanti tra cui MAO ZEDONG, appoggiò il movimento nazionalista del Guomindang. Il movimento rivoluzionario costituì a CANTON un governo alternativo a quello di Pechino e si riproponeva l’obiettivo di riunificare la Cina. LA GUERRA CIVILE Nel 1925 morì Zhongshan e il Guomindang passò sotto la guida di Jiang Jeshi, un nazionalista moderato e ostile ai comunisti. Nel 1926 iniziò la campagna militare contro il governo di Pechino e le milizie del nord. Quando nel 1927 l’esercito si mosse verso Shangai, Jiang fece attaccare dalle sue truppe le milizie comuniste che controllavano la città e diede l’ordine di eliminare i comunisti in tutte le altre zone del Paese occupate dal Guomindang. Poi continuò la campagna militare e nel 1928 conquistò Pechino. Il partito comunista venne colto di sorpresa e subì pesantissime perdite, quelli rimasti si riorganizzarono sotto la guida di MAO ZEDONG e puntavano a conquistare consensi nelle campagne. Nel 1931 fondarono una repubblica sovietica nelle zone montuose della Cina settentrionale e fondarono un esercito popolare di contadini. LA LUNGA MARCIA DI MAO Preoccupato per la diffusione del comunismo, Jiang lanciò contro i comunisti le cinque “campagna di annientamento”. Per sottrarsi a questa situazione, Mao guidò 100 000 uomini in una LUNGA MARCIA di 12 000 chilometri, ma solo 7 000 soldati raggiunsero la meta dove Mao installò una nuova “repubblica sovietica”. Questa ritirata aumentò il prestigio del partito comunista e quello di Mao. Negli anni successivi la guerra civile fu interrotta dalla necessità di fronteggiare l’attacco dei giapponesi, che confluì in una guerra contro il Giappone e nel 1941 nella seconda guerra mondiale. Così la guerra civile fu rimandata al dopoguerra. 2. CRISI E TENSIONI IN EUROPA IL RIARMO DELLA GERMANIA Dopo la crisi economica generale (1929), molti paesi aderirono ad una politica autoritaria al proprio interno ed espansionistica all’esterno; il caso più clamoroso fu la Germania nazista. Hitler intendeva guidare il suo popolo alla conquista dello spazio vitale e all’imposizione di un nuovo ordine europeo che avrebbe visto la grande Germania dominare il continente. La guerra era lo sbocco naturale di tale politica. Quando Hitler assunse il potere, rivendicò il diritto del proprio paese a difendersi dotandosi di armamenti e di un esercito adeguato e con ciò avviò il RIARMO e indirizzò l’intera economia tedesca alla produzione bellica. Nel 1935 reintrodusse la coscrizione obbligatoria e firmò con la Gran Bretagna un trattato che consentiva alla Germania di costruire una flotta navale. Nel 1936 riportò le truppe nella regione della Renania che doveva rimanere smilitarizzata (secondo il trattato di Versailles). LA CONFERENZA DI STRESA L’espansione del Reich iniziò con un successo e un fallimento: - Il SUCCESSO fu la revisione del trattato di Versailles per quanto riguarda l’amministrazione della Saar: una ricca regione carbonifera affidata alla Francia per 15 anni al termine dei quali, un plebiscito avrebbe deciso la sua sorte, e nel 1935 si tenne il plebiscito e il 90% degli abitanti della Saar decise il ritorno sotto la Germania. - Il FALLIMENTO venne dal tentativo di annettere l’Austria, che culminò con l’assassinio del cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss nel 1934. A difesa dell’Austria, Mussolini dispose le sue truppe sul confine. Di fronte a ciò Hitler abbondonò, per il momento, il progetto. Questo avvenimento preoccupò la Francia e su iniziativa di questa fu convocata nel 1935 a Stresa una conferenza per discutere le ripetute violazione degli accordi internazionali perpetrate dalla Germania hitleriana. Vi partecipò la Francia, l’Inghilterra e l’Italia. Ma questa conferenza fu un fallimento perché essi si limitarono a ribadire gli impegni per mantenere lo stato di pace. MUSSOLINI DA MEDIATORE AD AGGRESSORE Per accreditare il fascismo, Mussolini si presentò come garante dell’ordine europeo, intervenendo nella questione austriaca e mostrandosi preoccupato per la pace, nella conferenza di Stresa. Ma nel 1935, Mussolini decise di approfittare del suo prestigio per procedere all’aggressione dell’ETIOPIA. La società delle nazioni espresse una condanna e dei divieti che abolì nel 1936. Il fascismo vinse la guerra di Etiopia e uscì rafforzato nella sua impresa dimostrando l’ennesima impotenza della società delle nazioni, poiché questa non disponeva di una forza militare internazionale pronta ad intervenire e non poteva contare sull’appoggio degli Stati Uniti. Successivamente Italia, Germania e Giappone usciranno dalla società delle nazioni, “pronti” per una nuova guerra. Una conseguenza diretta del successo di Mussolini in Etiopia fu l’avvicinamento dell’Italia alla Germania. Nel 1936 fu firmato con la Germania un accordo che accomunava la politica estera dei due paesi, l’ASSE ROMA-BERLINO; successivamente, la Germania allargò l’alleanza con il Giappone: nel 1937 si formò l’ASSE ROMA-BERLINO-TOKIO. LA SVOLTA DEL COMINTERN E I FRONTI POPOLARI La politica estera della Germania e del Giappone preoccupò l’Unione Sovietica, che nel 1937 entrò a far parte della Società delle Nazioni. Con ciò Stalin e il Partito comunista sovietica decisero di collaborare con le democrazie occidentali per affrontare il pericolo nazifascista. Al VII congresso dell’internazionale comunista, nel 1935, si decise di combattere i fascismi in un unico fronte, alleandosi con i partiti democratici nei diversi paesi. Il Comintern spinse i partiti comunisti d’Europa a costituire dei FRONTI POPOLARI che saldassero in un’unica coalizione tutte le forze antifasciste, dai cattolici ai socialisti. In Francia e in spagna, la politica dei fronti popolari si concretizzò nel 1936. In FRANCIA l’alleanza delle forze democratiche portò al governo una coalizione guidata dal socialista Léon Blum e appoggiata dai comunisti. Il governo di sinistra in due anni realizzò riforme sociali importanti e soddisfò molte delle rivendicazioni sindacali, ma in politica estera la Francia non ebbe la forza di adottare una autonoma linea antifascista e per questo si allineò alla volontà della Gran Bretagna. In SPAGNA la formazione del fronte popolare portò alla vittoria elettorale e a un governo liberaldemocratico, appoggiato dai socialista. Ma la destra militarista non accettò la svolta democratica e diede inizio a una lunga guerra civile. L’ARRENDEVOLEZZA DELLA GRAN BRETAGNA La Gran Bretagna fu uno dei pochi paesi europei a mantenere il sistema democratico e a superare la crisi del 1929 senza ricorrere a soluzioni autoritarie. Ma la sua politica moderata e conservatrice si rivelò debole nell’affrontare l’espansionismo dei regimi totalitari in Europa. La politica estera negli anni in cui Hitler violava gli accordi internazionali fu chiamata APPEASEMENT, cioè pacificazione a prezzo di concessioni. Ciò fu dovuto ad un errore di valutazioni delle reali intenzioni di Hitler, nell’idea che si sarebbero contenute le ambizioni della Germania con un accordo pacifico. Così, dal 1933 al 1939, Hitler agì indisturbato nella realizzazione del suo progetto espansionistico, consapevole che la Gran Bretagna e la Francia non sarebbero intervenute. 3. LA GUERRA CIVILE IN SPAGNA UN PAESE ARRETRATO Agli inizi del Novecento la Spagna era un paese arretrato. L’ECONOMIA era dominata da un’agricoltura basata sul latifondo e la creazione di una moderna base industriale rimase limitata ad alcune aree: la Catalogna, le province basche e le Asturie. Contadini e operai erano organizzati in sindacati di orientamento anarchico. I ceti dominanti erano i grandi proprietari terrieri, l’esercito, gli imprenditori, il clero; c’erano spinte autonomistiche in alcune aree. DALLA DITTATURA ALLA REPUBBLICA Nel 1923 di fronte alla crisi sociale il re Alfonso XIII di Borbone favorì una dittatura militare di Miguel Primo De Rivera, quale governo si ispirava al fascismo italiano e rimase in carica fino al 1930. Con le elezioni del 1931 si affermarono i repubblicani e la sinistra: nacque la repubblica (il re esiliò). La successiva vittoria elettorale della destra aprì il biennio nero 1933-34: il governo autoritario smantellò le riforme socialiste e represse le ribellioni di anarchici e socialisti. LA VITTORIA DEL FRONTE POPOLARE E AL GUERRA CIVILE La coalizione del Fronte popolare vinse le elezioni del 1936. La vittoria scatenò violenti insurrezioni contro i proprietari terrieri, contro il clero e contro i conservatori. Nel timore di una rivoluzione sociale, la destra organizzò un colpo di Stato. L’esercito della repubblica e la falange antifascista, filofascista e guidata dal generale FRANCISCO FRANCO (considerato caudillo, ovvero duce-governatore), si scontrarono in una guerra civile che nel 1939 portò Franco al potere. UN PROBLEMA INTERNAZIONALE La guerra civile spagnola ebbe rilevanza internazionale. Il governo repubblicano chiese aiuto alla Francia, la quale inizialmente inviò aiuti umanitari, ma poi negò l’intervento di truppe sia per evitare polemiche nel proprio paese, sia per non creare tensioni con il governo inglese. L’Inghilterra temeva una vittoria delle sinistre radicali che appoggiavano la repubblica. Le due potenze decisero di promuovere un patto internazionale di NON INTERVENTO (1936). L’Italia e la Germania sottoscrissero il patto ma intervennero lo stesso con uomini e mezzi bellici a fianco delle truppe di Franco, rafforzandone la capacità militare. A sostegno dei repubblicani giunsero gli aiuti militari dall’Unione Sovietica, la quale attraverso il Comintern, organizzò le brigate internazionali, cioè reparti di volontari antifascisti provenienti da tutti i paesi. L’esercito di Franco ottenne la vittoria: tra gennaio e marzo del 1939 occupò Barcellona e Madrid. La democrazia era finita anche in Spagna. La DITTATURA DI FRANCO sarebbe durata fino al 1975. 4. LA VIGILIA DELLA GUERRA MONDIALE LA “GRANDE GERMANIA” Il tentativo di annessione (Anschluss) dell’Austria fallito nel 1934, riuscì nel 1938. L’intervento militare tedesco fu richiesto dal cancelliere austriaco per salvare il paese dal caos. Ma Hitler non era ancora soddisfatto e prese di mira la Cecoslovacchia. La popolazione dei Sudeti, una zona di confine, era in maggioranza tedesca. In base al principio della “naturale” appartenenza al “mondo tedesco”, i nazionalisti rivendicavano la ricongiunzione di quell’area alla Germania, ma il governo ceco non era disposto a cedere. i governi occidentali chiesero a Mussolini di mediare. L’ESPANSIONE A EST E LA FINE DELLA CECOSLOVACCHIA Per risolvere la questione dei Sudeti, il 29 e 30 novembre 1938, Mussolini, Hitler, il premier britannico Chamberlain e il primo ministro francese Daladier si incontrarono nella conferenza di Monaco. Mussolini fu favorevole al progetto di annessione di Hitler; Francia e Inghilterra, nell’intento di scongiurare il conflitto, sottoscrissero decisioni già prese, dietro la promessa che fosse garantita l’indipendenza del resto della Cecoslovacchia. La Germania aveva vinto: i Sudeti entrarono a far parte del Reich tedesco e i cecoslovacchi accettarono l’umiliazione. Nel marzo 1939, non rispettando gli accordi appena stipulati, i nazisti completarono lo smembramento della Cecoslovacchia: la Boemia e la Moravia furono occupate e sottoposte a un protettorato tedesco. La Slovacchia rimase indipendente, ma venne ridotta a stato vassallo della Germania. Si tratta di un AGGRESSIONE IMPERIALISTICA, poiché non erano legati al principio di appartenenza questi stati. IL PATTO D’ACCIAIO Il 21 marzo 1939 la Germania chiese alla Polonia la città di Danzica e il corridoio polacco. La Polonia respinse questa richiesta e la Gran Bretagna e la Francia si impegnarono a difendere l’indipendenza dei polacchi anche con la guerra. Nel 1939, anche l’Italia fascista si allineò alla politica aggressiva della Germania: in aprile le truppe italiane occuparono l’ALBANIA che venne annessa all’impero; contemporaneamente Mussolini rivendicò Tunisi, Gibuti, Nizza, la Savoia e la Corsica. Il rapporto di amicizia tra Italia e Germani venne rafforzato con un’alleanza militare: il 22 maggio 1939 venne firmato il PATTO D’ACCIAIO cha sanciva l’impegno a fornirsi reciproco aiuti i caso di guerra, sia offensiva che difensiva. IL PATTO DI NON AGGRESSIONE Nella prospettiva di iniziare la guerra, Hitler voleva garantirsi la neutralità dell’Unione Sovietica. In caso di attacco alla Polonia, l’intervento di Stalin sul fronte orientale poteva rivelarsi pericoloso. Il 23 maggio 1939, i ministri degli esteri dei due paesi, von Ribbentrop e Molotov, firmarono un patto di non aggressione della durata di dieci anni. A questo si univa un protocollo segreto che precisava: - Le modalità per la spartizione della Polonia. - Le sfere di influenza di Germania e URSS nella regione baltica: a frontiera settentrionale della Lituania era il limite della zona assegnata alla Germania; Finlandia, Estonia e Lettonia erano indicate come aree di espansione per l’URSS; all’influenza sovietica era assegnata anche la Bessarabia, nell’Europa sudorientale. Con il patto Molotov-Ribbentrop, tutto era pronto per l’invasione della Polonia (1 settembre 1939) che avrebbe segnato l’inizio della seconda guerra mondiale. IMMOBILI SOTTO LA PIOGGIA, IN ATTESA DEGLI EVENTI! (Pagina 303) “lettura” Il primo ministro Chamberlain e il presidente del consiglio francese Daladier sono assunti come simbolo dell’impotenza delle democrazie occidentali verso la politica aggressiva di Hitler. 1. Daladier negli anni Trenta guidò più volte il paese. Il suo governo ruppe con socialisti e comunisti e revocò molte conquiste del Fronte sul piano sociale. Convinto di poter limitare l’aggressività hitleriana, nel 1938 partecipò alla conferenza di monaco. Nel dicembre dello stesso anno firmò un patto di non aggressione franco-tedesco. 2. Daladier è rappresentato con un atteggiamento di stanchezza e sconfitta sotto una pioggia persistente. Ciò rappresenta la situazione di immobilità e incapacità in cui il politico francese si trovava nei confronti dell’espansionismo tedesco. 3. Chamberlain fu il primo ministro dal 1937 al 1940 e fu il promotore della politica di appeasement con una Germania hitleriana e l’Italia fascista; partecipò alla conferenza di Monaco. Durate la seconda guerra mondiale darà le dimissioni e verrà sostituito da Churchill. 4. Chamberlain è rappresentato sarcasticamente con il tipico ombrello inglese, mentre tenta stancamente di ripararsi dalla pioggia. GERMANIA, ITALIA E GIAPPONE GERMANIA ORDINAMENTO Repubblica TIPO DI GOVERNO Regime totalitario guidato dal Partito (unico) nazionalsocialista. CAPO DI GOVERNO Adolf Hitler. POLITICA ECONOMICA Incremento dell’industria bellica volta a riarmare la Germania. Riarmo della Renania. POLITICA ESTERA ITALIA Monarchia Regime totalitario guidato dal partito (unico) fascista. GIAPPONE Impero Regime autoritario di tendenza fascista, senza un partito unico Imperatore Hirohito. Rafforzamento dell’industria pesante e navale; legame fra gruppi industriali e gerarchie militari. Benito Mussolini. Protezionismo e autarchia, ossia realizzazione dell’autonomia economica dello Stato. Autarchia è come conseguenza della crisi del ’29 e della guerra in Etiopia. Conquista dello “spazio Imperialismo e Espansionismo verso la vitale” ed espansione della colonialismo: conquista Cina e la Corea, per creare Grande Germania, ai danni dell’Etiopia più a fini nuovi mercati e nuove dei territori dell’Europa propagandistici (“un posto risorse. orientale (Austria, al sole”) che economici; Cecoslovacchia, Polonia) occupazione dell’Albania (22 maggio 1939). Alleanza nell’asse Roma-Berlino-Tokio nell’ottica di una supremazia tedesca in Europa e giapponese in Asia. I FRONTI POPOLARI Forze democratiche Forze socialiste FRONTE POPOLARE (proposto dal Comintern nel 1935) Si appoggia alla Francia e alla Gran Bretagna, che mandano aiuti umanitari ma non militari, poiché l’Inghilterra teme una vittoria delle sinistre (unione sovietica). Vittoria elezioni del 1936 In FRANCIA: si forma un governo guidato dal socalista Léon Blum - - Sono realizzate numerose riforme sociali. Repressione delle formazioni di estrema destra. Poco incisiva la politica estera antifascista. La polita estera è allineata alla politica dell’appeasement (isolazionista) della Gran Bretagna In SPAGNA: si insedia un governo liberaldemocratico sostenuto dai socialisti Scontro con la destra militarista (guidata da Francisco Franco) Guerra civile (1936-1939) e vittoria delle forze fasciste di Francisco Franco. - Italia e Germania non dichiarano mai guerra ma si schierano e mandano i soldati.