La tirannide di Pisistrato
La riforma di Solone non aveva eliminato i contrasti esistenti tra le classi
sociali. Infatti, non tutta l'aristocrazia aveva gradito i cambiamenti
apportati da Solone e anche i piccoli proprietari terrieri non erano
soddisfatti avendo sperato di ottenere maggiori favori e soprattutto una
nuova ripartizione delle terre.
Di questa situazione approfittò Pisistrato che divenne tiranno di Atene nel
560 a.C.
Egli, cacciato per ben due volte da Atene, riuscì nel 545 a.C. a salire
definitivamente al potere e vi rimase fino alla sua morte avvenuta nel 527
a.C.
Nonostante Pisistato arrivò al potere con la forza, il suo governo fu saggio
e prudente: egli non abolì la riforma di Solone, pur essendo un
aristocratico.
Pisistrato aumentò lo sfruttamento delle miniere di oro e di argento situate
sul monte Laurio, sviluppò l'agricoltura, l'industria e il commercio. Fece
costruire nuovi templi nell'Acropoli dando lavoro a molti disoccupati. Le
monete d'argento di Atene, con sopra impresse la testa della dea Atena e la
civetta, simbolo della città di Atene, si diffusero in tutto il Mediterraneo.
Il tiranno incoraggiò il culto di Dionisio e istituì le feste dionisiache, che
avevano anche lo scopo di distogliere l'attenzione degli Ateniesi dai
problemi legati alla vita politica.
Durante la tirannide di Pisistrato Atene visse un periodo di pace e di
prosperità.
Alla morte di Pisistrato il governo di Atene passò ai suoi due figli: Ippia e
Ipparco.
Nel 514 a.C. Ipparco fu ucciso da due aristocratici per una vendetta
personale.
Ippia si dimostrò ben diverso dal padre. Soprattutto dopo la morte del
fratello, divenne diffidente e spietato. Per questa ragione, gli aristocratici,
con l'aiuto dell'esercito spartano, lo cacciarono da Atene insieme alla sua
famiglia nel 510 a.C.
Quindi venne nominato arconte Clistene.