a.a. 2012/13 Laurea triennale in Informatica Corso di Analisi Matematica Calcolo differenziale e integrale Avvertenza Questi sono appunti “informali” delle lezioni, che vengono resi disponibili per comodità degli studenti. Parte del materiale presentato è tratto dai libri di testo consigliati, la cui consultazione è vivamente incoraggiata. Variazione e rapporto incrementale In questo capitolo, salvo avviso contrario, A è un intervallo oppure l’unione di intervalli disgiunti. Denotiamo con Å l’insieme dei punti interni di A, cioè i punti diversi dagli estremi. Sia f : A → R e sia x0 ∈ Å. Per ogni x ∈ A \ {x0 } consideriamo: • f (x) − f (x0 ): variazione assoluta della grandezza espressa da f ; • f (x) − f (x0 ) : variazione media della grandezza espressa da f ; x − x0 Interpretazione cinematica? Definiamo la funzione rapporto incrementale di f in x0 : x ∈ A \ {x0 } 7→ f (x) − f (x0 ) . x − x0 Ha senso considerarne il limite per x → x0 ? Derivata e derivabilità in un punto Sia f : A → R e sia x0 ∈ Å. Se la funzione rapporto incrementale di f in x0 è regolare per x che tende a x0 , il suo limite si chiama derivata di f in x0 e si denota con f 0 (x0 ). In simboli: f 0 (x0 ) := lim x→x0 f (x) − f (x0 ) . x − x0 Notazione alternativa: df (x0 ), Df (x0 ) dx Se f 0 (x0 ) ∈ R, diciamo che f è derivabile in x0 . Nota: la derivata corrisponde alla variazione istantanea della grandezza espressa da f . Interpretazione cinematica? Esempi Stabilire se le seguenti funzioni sono derivabili nei punti indicati: 1 f (x) = x 2 , x0 = 1 x sin per x 6= 0 , x = 0 h(x) = 0 √ x 3 g (x) = x, x0 = 0 0 per x = 0 Se la funzione rapporto incrementale di f in x0 è regolare per x che tende a x0 da sinistra, il suo limite si chiama derivata sinistra di f in x0 e si denota con f−0 (x0 ). In simboli: f−0 (x0 ) := lim x→x0 − f (x) − f (x0 ) . x − x0 Se f−0 (x0 ) ∈ R, diciamo che f è derivabile a sinistra in x0 . Se la funzione rapporto incrementale di f in x0 è regolare per x che tende a x0 da destra, il suo limite si chiama derivata destra di f in x0 e si denota con f+0 (x0 ). In simboli: f (x) − f (x0 ) f+0 (x0 ) := lim + . x − x0 x→x0 Se f+0 (x0 ) ∈ R, diciamo che f è derivabile a destra in x0 . Osservazione Le derivate unilaterali in x0 possono essere definite anche se x0 è un estremo del dominio di f . Osservazione Se x0 è interno al dominio di f : • la derivata di f in x0 esiste se e solo se esistono le derivate sinistra e destra in x0 e tali derivate coincidono; in tal caso: f 0 (x0 ) = f−0 (x0 ) = f+0 (x0 ); • f è derivabile in x0 se e solo se è derivabile a sinistra e a destra in x0 (e le derivate unilaterali sono uguali). Esempi Per f (x) = p (x − 1)3 , si ha f+0 (1) = 0. E f−0 (1)? Per f (x) = |x|, si ha f−0 (0) = −1 e f+0 (0) = 1. Una funzione si dice derivabile in un insieme se è (definita e) derivabile in tutti gli elementi dell’insieme. In particolare, una funzione è derivabile in un intervallo se è derivabile bilateralmente in tutti i punti interni e unilateralmente negli estremi dell’intervallo, se inclusi. Derivabilità e continuità Proposizione Se f è derivabile (a sinistra, a destra) in x0 , allora è continua (a sinistra, a destra) in x0 . Verifica . . . Corollario Se f non è continua in x0 , allora non è derivabile in x0 . Esempi Le funzioni parte intera e mantissa non sono derivabili in x ∈ Z. Osservazione La continuità in un punto è condizione necessaria ma non sufficiente per la derivabilità. Esempi? Retta tangente e significato geometrico della derivata Sia f : A → R, sia x0 ∈ A e supponiamo che f sia derivabile in x0 . Chiamiamo retta tangente in x0 al grafico di f la retta di equazione y = f (x0 ) + f 0 (x0 )(x − x0 ). Motivazione? Esempio Scrivere l’equazione della retta tangente in x0 = 1 al grafico di f (x) = x 2 . Questa definizione fornisce il significato geometrico della derivata: se f è derivabile in x0 , f 0 (x0 ) è il coefficiente angolare della retta tangente nel punto di coordinate (x0 , f (x0 )) al grafico di f . Se f è derivabile a sinistra [a destra] in x0 , la derivata sinistra [destra] in x0 è il coefficiente angolare della retta tangente nel punto di coordinate (x0 , f (x0 )) alla porzione del grafico di f posta a sinistra [destra] della retta di equazione x = x0 . Come si interpreta geometricamente una derivata infinita? Supponiamo f continua in x0 . L’interpretazione geometrica della derivata (finita o infinita) giustifica la seguente terminologia. Se x0 è un estremo di dom(f ), diciamo che x0 è un • punto a tangente verticale se la derivata (sinistra o destra) √ di f in x0 è infinita. Esempio: f (x) = x , x0 = 0 Se x0 è interno a dom(f ), diciamo che x0 è un • flesso a tangente verticale se la derivata di f in x0 è infinita; √ esempio: f (x) = 3 x , x0 = 0 • punto cuspidale se le derivate sinistra e destra di f in x0 sono diverse tra loro epentrambe infinite; esempio: f (x) = |x| , x0 = 0 • punto angoloso se le derivate sinistra e destra di f in x0 sono diverse tra loro e almeno una di esseè finita. esempi: f (x) = |x| , x0 = 0 ; f (x) = −x √ x se x ≤ 0 , x0 = 0 se x > 0 Funzione derivata Sia f : A → R. Sia A0 := {x ∈ A | f è derivabile in x }. La funzione x ∈ A0 7→ f 0 (x) ∈ R si chiama funzione derivata (prima) di f e si denota con f 0 . Esempi (Catalogo-base) • Ogni funzione costante f è derivabile in R con derivata f 0 (x) ≡ 0. • La funzione identica f (x) = x è derivabile in R con derivata f 0 (x) ≡ 1. • La funzione valore assoluto f (x) = |x| è derivabile in R∗ con derivata f 0 (x) = sign(x); ha in x = 0 un punto angoloso. • La funzione seno f (x) = sin(x) è derivabile in R con derivata f 0 (x) = cos(x). • La funzione esponenziale f (x) = e x è derivabile in R con derivata f 0 (x) = e x . Come ottenere funzioni derivabili da funzioni derivabili Derivabilità e operazioni algebriche Se f e g sono derivabili in x e λ ∈ R, anche le funzioni f +g , f −g , f · g , λ f sono derivabili in x e si ha (f +g )0 (x) = f 0 (x) + g 0 (x) regola della somma (f −g )0 (x) = f 0 (x) − g 0 (x) regola della differenza (f · g )0 (x) = f 0 (x) · g (x) + f (x) · g 0 (x) regola del prodotto (λ f )0 (x) = λ f 0 (x) regola del multiplo 1 f Se g (x) 6= 0, anche le funzioni e sono derivabili in x e si ha g g 1 0 g 0 (x) (x) = − regola del reciproco g g (x)2 f 0 f 0 (x) · g (x) − f (x) · g 0 (x) (x) = regola del rapporto g g (x)2 Verifica delle regole di somma, prodotto e reciproco . . . Derivabilità e composizione funzionale Siano f e g due funzioni tali che la funzione composta f ◦g sia definita in un intorno di x . Se g è derivabile in x e f è derivabile in g (x), allora la funzione composta è derivabile in x e si ha (f ◦g )0 (x) = f 0 (g (x)) · g 0 (x). Motivazione . . . ; generalizzazione a più funzioni . . . Derivabilità e inversione funzionale Sia f la funzione inversa di una funzione g strettamente monotona e continua in un intervallo. Sia x ∈ dom(f ) tale che g sia derivabile in f (x) con g 0 (f (x)) 6= 0. 1 Allora: f è derivabile in x e si ha f 0 (x) = 0 . g (f (x)) Interpretazione geometrica . . . Catalogo-esteso Le seguenti funzioni sono derivabili nei rispettivi domini: FUNZIONE MOTIVAZIONE DERIVATA xn f (x) = (n ∈ N∗ , n ≥ 2) prodotto di funzioni derivabili f 0 (x) = n x n−1 1 x reciproco di funzione derivabile f 0 (x) = − f (x) = 1 x2 funzione polinomiale combinazione lineare di funzioni derivabili ... ... ... funzione razionale rapporto di funzioni derivabili ... ... ... cos(x) composta di funzioni derivabili tan(x) rapporto di funzioni derivabili ax composta di funzioni derivabili − sin(x) 1 = 1 + tan(x)2 cos(x)2 ln(a) ax (segue) FUNZIONE √ n MOTIVAZIONE x inversa di funz. deriv. ln(x) inversa di funz. deriv. loga (x) multiplo di funz. deriv. x α (α ∈ R) composta di funz. deriv. arcsin(x) inversa di funz. deriv. arccos(x) inversa di funz. deriv. arctan(x) inversa di funz. deriv. ∗ ∗∗ DERIVATA 1 √ n n x n−1 1 x PUNTI “SINGOLARI” x = 0∗ 1 ln(a) x α x α−1 1 1 − x2 1 −√ 1 − x2 1 1 + x2 √ ←− casi particolari . . . x = ±1∗∗ x = ±1∗∗ punto o flesso a tangente verticale, a seconda che n sia pari o dispari punti a tangente verticale Esercizio Calcolare le derivate delle seguenti funzioni applicando le regole di derivazione. Individuare e classificare i punti di non derivabilità. f (x) = 3 x 4 − 5 + e 1/x x f (x) = cos(x 4 − 3e x ) − sin(x) f (x) = p 5 f (x) = p 4 arctan(ln(x)) 3x 2 − 4x + 1 f (x) = x|x| f (x) = 3x 2 − 2x + 1 x3 − x f (x) = (x 2 + 2e 3x − tan(x))4 √ f (x) = (x − 1) 3 x 2 − 3x + 2 f (x) = |3x 2 − 4x + 1|5 f (x) = p |x|(x + 1)3 Esercizio Sia f la funzione inversa della funzione g (x) = x 3 + 5x . Calcolare f 0 (6). Derivata seconda e derivate successive Sia f una funzione derivabile in un insieme A; ciò significa che la derivata f 0 è una funzione definita in A. Se f 0 è derivabile in x ∈ A, si dice che f è derivabile due volte in x . La derivata di f 0 in x si denota con f 00 (x) e si chiama derivata seconda di f in x . La funzione che a ogni x in cui f è derivabile due volte associa la derivata seconda di f in x si chiama funzione derivata seconda di f e si denota con f 00 . Iterando il ragionamento, possiamo introdurre la nozione di funzione derivabile in un punto tre volte, quattro volte, e cosı̀ via, e definire la derivata terza, quarta, e cosı̀ via. La derivata n -esima si denota con f (n) . Esempi La funzione f (x) = x 2 è derivabile due volte in R con f 00 (x) ≡ 2. La funzione f (x) = x|x| è derivabile in R con f 0 (x) = 2|x|; è derivabile due volte in R∗ ; non è derivabile in x0 = 0 (di più: non ha derivata seconda in x0 = 0). Esercizio Calcolare la derivata seconda delle funzioni del “catalogo”. Alcune applicazioni del calcolo differenziale • Studio della monotonia di una funzione • Ricerca di estremi di una funzione • Risoluzione di alcune forme di indecisione • Risoluzione qualitativa di equazioni • Approssimazione locale • ... ... ... Teorema del valor medio Premessa: legame tra variazione media e variazione istantanea Teorema del valor medio (o di Lagrange) Sia A un intervallo. Sia f : A → R, continua in A e derivabile in Å. Allora: per ogni x1 , x2 ∈ A esiste x̄ compreso tra x1 e x2 tale che f (x2 ) − f (x1 ) x2 − x1 coefficiente angolare della retta secante variazione media Interpretazione cinematica? = f 0 (x̄). coefficiente angolare della retta tangente variazione istantanea Conseguenze del teorema del valor medio 1 Criterio di monotonia stesse ipotesi Sia A un intervallo e sia f : A → R. del teorema Supponiamo f continua in A e derivabile in Å. del valor medio Se f 0 (x) ≥ 0 per ogni x ∈ Å, f è crescente in A. Se f 0 (x) > 0 per ogni x ∈ Å, f è strettamente crescente in A. Se f 0 (x) ≤ 0 per ogni x ∈ Å, f è decrescente in A. Se f 0 (x) < 0 per ogni x ∈ Å, f è strettamente decrescente in A. Dimostrazione . . . Esercizio Verificare le proprietà di monotonia delle funzioni del “catalogo” attraverso lo studio del segno delle rispettive derivate prime. 2 Caratterizzazione delle funzioni a derivata nulla Sia A un intervallo e sia f : A → R. Supponiamo f continua in A e derivabile in Å. Allora: f 0 ≡ 0 in Å se e solo se f è costante in A. Dimostrazione: immediata! Esercizio 2 arctan(x) + arctan (1/x) Verificare che la funzione f (x) = π coincide con la funzione segno. 3 Sia f continua in [x0 , x0 + δ) e derivabile in (x0 , x0 + δ). Se f 0 è regolare per x che tende a x0 da destra, si ha: lim f 0 (x) = f+0 (x0 ). x→x0+ Analogamente per la derivata sinistra, supponendo che f sia continua in (x0 − δ, x0 ] e derivabile in (x0 − δ, x0 ). Risultato non banale: non si presuppone alcuna ipotesi sulla continuità delle derivate . . . Osservazione Il risultato precedente fornisce un procedimento alternativo per la classificazione dei punti di non derivabilità di una funzione: invece di calcolare il limite destro / sinistro del rapporto incrementale di f in un punto x0 , possiamo determinare la derivata di f vicino a x0 e poi calcolarne il limite destro / sinistro per x che tende a x0 . Esempio p Verificare che x = 0 è punto cuspidale per la funzione f (x) = |x|. Ricerca di estremi globali e locali Premessa: una condizione sufficiente per l’esistenza di estremi globali Teorema di Weierstrass Sia f una funzione continua nell’intervallo chiuso e limitato [a, b]. Allora: f ammette minimo e massimo globale in [a, b], cioè : esistono x1 , x2 ∈ [a, b] tali che f (x1 ) ≤ f (x) ≤ f (x2 ) per ogni x ∈ [a, b]. Illustriamo il ruolo delle ipotesi mediante qualche esempio: 1 1 f (x) = , x ∈ (0, 1] f (x) = , x ∈ [1, +∞) x x ( 2 x se x ∈ [−2, 0) ∪ (0, 3] f (x) = x − bxc, x ∈ [−1, 5] f (x) = 1 se x = 0 f (x) = (1 − x 2 )2 , x ∈ R ←− non ha massimo globale, però. . . Siano A un intervallo, f : A → R, x0 ∈ A. x0 si dice punto di massimo locale per f in A se esiste un intorno U di x0 tale che f (x) ≤ f (x0 ) per ogni x ∈ A ∩ U ; x0 si dice punto di minimo locale per f in A se esiste un intorno U di x0 tale che f (x) ≥ f (x0 ) per ogni x ∈ A ∩ U . x0 si dice punto di estremo locale/globale se è punto di massimo oppure di minimo locale/globale. Un punto di estremo globale è anche di estremo locale; il viceversa non è vero. Esempi? Il valore di f in un punto di estremo si chiama estremo di f . Unicità? Molteplicità? Teorema di Fermat Sia A un intervallo e sia f : A → R. Sia x0 ∈ Å un punto di estremo locale per f in A. Se f è derivabile in x0 , allora si ha f 0 (x0 ) = 0. Interpretazione geometrica? Dimostrazione . . . Nota I punti in cui la derivata di f è uguale a 0 si chiamano punti stazionari. Corollario Condizione necessaria affinché un punto interno al dominio di f sia di estremo locale è che il punto sia di non derivabilità oppure stazionario per f . Osservazione La condizione non è sufficiente. Esempi? Test della derivata prima Sia f : A → R una funzione continua e sia x0 ∈ Å candidato punto di estremo locale. Supponiamo f derivabile vicino a x0 . Se, per x vicino a x0 , f 0 (x) ha lo stesso segno a sinistra e a destra di x0 , allora x0 non è un punto di estremo locale. (È un punto di flesso a tangente orizzontale, se stazionario.) Se, per x vicino a x0 , f 0 (x) ha segni discordi a sinistra e a destra di x0 , allora x0 è un punto di estremo locale. Precisamente: segno di f 0 (x) vicino a x0 , a sinistra segno di f 0 (x) vicino a x0 , a destra classificazione di x0 positivo negativo punto di massimo locale negativo positivo punto di minimo locale Dimostrazione: immediata! Esercizio Individuare i possibili punti di estremo locale per le funzioni del “catalogo” e classificarli. Esercizio Per ciascuna delle seguenti funzioni, determinare i punti stazionari e i punti di non derivabilità, stabilendo se si tratta di punti di estremo locale: √ |x| x 2 − 5x + 6 f (x) = 2 f (x) = x +1 x +1 Attraverso l’analisi del comportamento di f agli estremi del dominio, stabilire se f ha estremi globali; in caso affermativo, determinarli. Come si giustifica il modo in cui disegniamo i grafici? Teorema dei valori intermedi Sia f una funzione continua nell’intervallo A. Allora f assume tutti i valori compresi tra inf f e sup f , cioè: per ogni c ∈ (inf f , sup f ) esiste x0 ∈ A tale che f (x0 ) = c . Interpretazione “grafica” della continuità . . . Ruolo delle ipotesi . . . Corollario (Immagine di funzioni continue in intervalli) L’immagine di una funzione f , continua in un intervallo A, è l’intervallo di estremi inf f e sup f . Osservazione Se f ammette massimo e minimo in A, allora l’immagine di f è l’intervallo chiuso di estremi min f e max f . Esempi L’immagine della funzione affine f (x) = ax + b (a 6= 0) è R. L’immagine della funzione potenza a esponente naturale pn (x) = x n è R se n è dispari, R+ se n è pari. −→ cf. lucidi-2 L’immagine della funzione esponenziale è (0, +∞). −→ cf. lucidi-2 L’immagine delle funzioni seno e coseno è [−1, 1]. L’immagine della funzione tangente è R. −→ cf. lucidi-2 Caso particolare del teorema dei valori intermedi: Teorema degli zeri (o di Bolzano) Sia f una funzione continua in un intervallo A. Se f assume valori discordi in A, allora f si annulla in almeno un punto di A. Più precisamente: se esistono a, b ∈ A tali che f (a) · f (b) < 0, allora esiste c ∈ A, compreso tra a e b , tale che f (c) = 0. Interpretazione grafica . . . Osservazione Nelle ipotesi del teorema degli zeri, f potrebbe annullarsi in due, tre, addirittura infiniti punti dell’intervallo A. Esempi? Una condizione sufficiente affinché f si annulli esattamente in un punto è che f sia strettamente monotona in A. Corollario: condizioni per l’esistenza di radici di un polinomio Sia P(x) = an x n + an−1 x n−1 + · · · + a1 x + a0 ; • se n è dispari, l’equazione P(x) = 0 ammette almeno una soluzione; • se n è pari e an · a0 < 0, l’equazione P(x) = 0 ammette almeno una soluzione negativa e una positiva. Esempi P(x) = 2x 3 − 4x 2 + 1 P(x) = −x 6 + 3x 2 + 1 P(x) = x 6 − 3x 2 + 1 Esercizio (Risoluzione approssimata di equazioni) Si considerino le seguenti equazioni, non risolvibili esplicitamente: 2x 3 − 4x 2 + 1 = 0 3x 2 − x 6 = 1 2x = −x Determinare il numero esatto di soluzioni in R; determinare approssimativamente ciascuna soluzione con una cifra decimale corretta. Risoluzione di alcune forme di indecisione Regola di de l’Hôpital Siano f e g due funzioni e sia x0 ∈ R un punto di accumulazione f per il dominio della funzione rapporto . g Supponiamo che: (a) f e g siano entrambe infinitesime oppure entrambe infinite per x che tende a x0 ; (b) f e g siano derivabili vicino a x0 ; (c) esista il limite lim x→x0 f 0 (x) = ` ∈ R. g 0 (x) Allora: f (x) anche il rapporto ha limite in x0 e si ha g (x) f (x) lim = `. x→x0 g (x) Esempi ln(x) Calcolare lim , x→1 1 − x 2 lim x→0 sin(x) − x x5 lim x→0 sin(x) ??? x Ruolo delle ipotesi f Se (a) non è soddisfatta, non è detto che il limite di sia uguale g 0 f x al limite di 0 . Esempio: lim+ g x→1 ln(x) f Se (c) non è soddisfatta, niente può dirsi sul limite di , che può g x − sin(x) esistere o non esistere. Esempio: lim x→+∞ x + sin(x) Gerarchia degli infiniti – caso continuo Come applicazione della regola di de l’Hôpital calcoliamo i seguenti limiti, che nei casi indicati presentano la forma di indecisione ∞/∞: lim x→+∞ ax = +∞ xp a > 1, p > 0 lim x→+∞ loga (x) =0 xp p>0 Questo permette di affermare che: • la funzione esponenziale con base maggiore di 1 è infinito di ordine superiore rispetto alla funzione potenza con esponente positivo qualsiasi; • la funzione logaritmo con base qualsiasi è infinito di ordine inferiore rispetto alla funzione potenza con esponente positivo qualsiasi. Esempi Calcolare (log3 (x))2 , x→+∞ x3 lim lim x→+∞ √ x − ln(x), 3x − x 2 x→+∞ 2x + x 3 lim Esercizio Per ciascuna delle seguenti funzioni, tracciare un grafico approssimativo e utilizzarlo per determinare il numero di soluzioni dell’equazione f (x) = λ, al variare di λ ∈ R. f (x) = |x + 1|e −x f (x) = x ln(x) f (x) = ln(x) x −2 Polinomio di Taylor Sia f : A → R, sia x0 ∈ Å e sia n ∈ N∗ . Supponiamo che f sia derivabile n volte in x0 . La funzione polinomiale Pn (x) := n X f (k) (x0 ) k=0 k! (x − x0 )k = f (x0 ) + f 0 (x0 )(x − x0 ) + · · · + f (n) (x0 ) (x − x0 )n n! si chiama polinomio di Taylor di f di ordine n e centro x0 . Grado? Casi particolari Il polinomio di Taylor di ordine 0 è P0 (x) = f (x0 ); il suo grafico è la retta orizzontale passante per il punto (x0 , f (x0 )). Il polinomio di Taylor di ordine 1 è P1 (x) = f (x0 ) + f 0 (x0 )(x − x0 ); il suo grafico è la retta tangente al grafico di f nel punto (x0 , f (x0 )). Il polinomio di Taylor di ordine 2 è f 00 (x0 ) (x − x0 )2 ; 2 se f 00 (x0 ) 6= 0, il suo grafico è una parabola tangente al grafico di f nel punto (x0 , f (x0 )) (parabola osculatrice). P2 (x) = f (x0 ) + f 0 (x0 )(x − x0 ) + Polinomio di Taylor di alcune funzioni elementari Funzione esponenziale: f (x) = e x , Pn (x) = 1 + x + x2 2 + x3 3! + x4 4! Funzione seno: f (x) = sin(x), P2n+1 (x) = P2n+2 (x) = x − + ... + xn n! x0 = 0 x3 x5 x7 x 2n+1 + − + . . . + (−1)n 3! 5! 7! (2n + 1)! Funzione coseno: f (x) = cos(x), P2n (x) = P2n+1 (x) = 1 − x0 = 0 x0 = 0 x2 x4 x6 x 2n + − + . . . + (−1)n 2 4! 6! (2n)! (segue) Funzione logaritmo: f (x) = ln(x), x0 = 1 Pn (x) = (x − 1) − (x − 1)2 (x − 1)3 (x − 1)4 (x − 1)n + − + . . . + (−1)n−1 2 3 4 n Equivalentemente: f (x) = ln(1 + x), x0 = 0 Pn (x) = x − x2 x3 x4 xn + − + . . . + (−1)n−1 2 3 4 n Guardiamo qualche grafico . . . vai Introduciamo la funzione differenza Tn (x) := f (x) − Pn (x) (x ∈ A) che si chiama resto di Taylor di ordine n e centro x0 . I grafici che abbiamo visto suggeriscono le seguenti proprietà: 1 per ogni n fissato: Tn (x) è uguale a zero in x0 , “piccolo” vicino a x0 , “grande” lontano da x0 . 2 per x fissato (in R per exp, sin; in (0, 2) per ln): al crescere di n , Tn (x) decresce e tende a zero. Alcune proprietà della funzione resto Tn Supponiamo f derivabile n volte in A. Allora: • anche Tn è derivabile n volte in A; • Tn e tutte le sue derivate fino all’ordine n sono nulle in x0 ; • Tn (x) è infinitesimo di ordine superiore rispetto a (x − x0 )n , cioè lim x→x0 Tn (x) = 0. (x − x0 )n Si può verificare con la regola di de l’Hôpital Parentesi: notazione degli “o piccolo” Siano f e g siano due funzioni infinitesime per x che tende a x0 ∈ R. Se f è un infinitesimo di ordine superiore rispetto a g per x che tende a x0 scriviamo f (x) = o(g (x)) (si legge “f è o piccolo di g ”). Esempio: 1 − cos(x) = o sin(x) per x → 0 Notiamo esplicitamente che def f (x) = o(g (x)) per x → x0 ⇐⇒ lim f (x) = 0. g (x) lim f (x) = 0. (x − x0 )n x→x0 In particolare, def f (x) = o((x − x0 )n ) per x → x0 ⇐⇒ x→x0 Utilizzando la notazione degli “o piccolo”, otteniamo: Formula di Taylor con il resto di Peano Siano A un intervallo, f derivabile n volte in A, x0 ∈ Å. Allora: per ogni x ∈ A si ha f (x) = n X f (k) (x0 ) k=0 k! (x − x0 )k + o((x − x0 )n ). polinomio di Taylor resto di Peano Formula di Taylor con resto di Peano per alcune funzioni elementari (centro x0 = 0) ex = n X xk + o(x n ) k! k=0 sin(x) = n X (−1)k x 2k+1 + o(x 2n+2 ) (2k + 1)! (−1)k x 2k + o(x 2n+1 ) (2k)! k=0 cos(x) = n X k=0 ln(1 + x) = n X k=1 (−1)k−1 xk + o(x n ) k Applicazione: risoluzione di alcune forme di indecisione Supponiamo che • il limite per x → x0 di una certa funzione f presenti una forma di indecisione; • f sia ottenuta come combinazione di funzioni, almeno una delle quali non è di tipo polinomiale; • tali funzioni non polinomiali siano derivabili un certo numero di volte nel punto x0 . Procediamo cosı̀: • per ciascuna delle funzioni non polinomiali coinvolte nel limite, scriviamo lo sviluppo di Taylor (con resto di Peano) con centro nel punto in cui calcoliamo il limite, troncato a un ordine opportunamente scelto; • sostituiamo gli sviluppi nel limite e trascuriamo gli infinitesimi di ordine superiore. Esempi ex − x − 1 x→0 x2 lim lim sin(x 2 ) − ln(1 + x 2 ) 3x 4 lim arctan(ln(x)) − x + 1 (x − 1)2 x→0 x→1 lim sin(x) − x x5 lim x ln(1 − x) + tan(x 2 ) x(cos(2x) − 1) x→0 x→0 Formula di Taylor con il resto di Lagrange Siano A un intervallo, f derivabile n+1 volte in A, x0 ∈ Å. Allora: per ogni x ∈ A esiste un punto cx , compreso tra x e x0 , tale che f (x) = n X f (k) (x0 ) k=0 k! (x − x0 )k + polinomio di Taylor f (n+1) (cx ) (x − x0 )n+1 . (n + 1)! resto di Lagrange Per n = 0: teorema del valor medio di Lagrange. Applicazione: interpretazione geometrica della derivata seconda Dalla formula di Taylor con il resto di Peano di ordine 2: h i f 00 (x ) 0 f (x) − f (x0 ) + f 0 (x0 )(x − x0 ) = (x − x0 )2 + o((x − x0 )2 2 Conseguenza: f 00 (x0 ) determina lo scostamento del grafico di f dalla retta tangente al grafico in x0 , nei punti vicini a x0 . Sia A un intervallo e sia f : A → R, continua in A e derivabile in Å. Diciamo che f è • (strettamente) convessa se per ogni x0 ∈ Å si ha f (x) > f (x0 ) + f 0 (x0 )(x − x0 ) ∀ x ∈ A \ {x0 } • (strettamente) concava se per ogni x0 ∈ Å si ha f (x) < f (x0 ) + f 0 (x0 )(x − x0 ) ∀ x ∈ A \ {x0 } il grafico di f è al di sopra della retta tangente in x0 il grafico di f è al di sotto della retta tangente in x0 Sia f derivabile in x0 . Diciamo che x0 è un punto di flesso se f cambia concavità in x0 , ossia se esistono un intorno sinistro di x0 in cui f è convessa e un intorno destro di x0 in cui f è concava, o viceversa. Osservazioni In un punto di flesso la tangente al grafico di f attraversa il grafico. Flessi a tangente verticale / orizzontale . . . Un punto stazionario di massimo o di minimo locale non è mai punto di flesso! Partendo dalla formula di Taylor con il resto di Lagrange di ordine 1 si può provare il seguente Criterio di convessità Sia A un intervallo e sia f : A → R una funzione derivabile due volte in A. (Basta un po’ meno. . . ) • f 00 (x) > 0 ∀ x ∈ Å =⇒ f strettamente convessa in A • f 00 (x) < 0 ∀ x ∈ Å =⇒ f strettamente concava in A Cosa si può dire se f 00 (x) = 0 ∀ x ∈ A? Osservazioni Non è detto che in un punto di flesso la derivata seconda esista. Esempio? Tuttavia, se esiste, la derivata seconda è uguale a 0. Non vale il viceversa. Esempio? I punti di flesso sono punti di estremo locale per la derivata prima. Interpretazione “pratica”? Esercizio Verificare le proprietà di convessità delle funzioni del “catalogo” attraverso lo studio del segno delle rispettive derivate seconde. Esercizio (da ricordare) Studiare le proprietà asintotiche, di monotonia e di convessità delle seguenti funzioni, e tracciarne un grafico approssimativo: 1 2 φ(x) = √ e −x /2 2π funzione Gaussiana sinh(x) = e x − e −x 2 seno iperbolico cosh(x) = e x + e −x 2 coseno iperbolico Applicazione: calcolo approssimato di valori di funzioni Rileggiamo la formula di Taylor con il resto di Lagrange: f (x) = Pn (x) | {z } polinomio di Taylor + f (n+1) (cx ) (x − x0 )n+1 . (n + 1)! | {z } resto di Lagrange ↑ ↑ ↑ valore incognito valore noto errore Casi particolari: f (x) valore incognito = f (x0 ) + f 0 (x0 )(x − x0 ) + valore noto errore f 00 (x0 ) f 000 (cx ) (x − x0 )2 + (x − x0 )3 2 3! valore noto errore f (x) = f (x0 ) + f 0 (x0 )(x − x0 ) + valore incognito f 00 (cx ) (x − x0 )2 2 Esempio Utilizzare il polinomio di Taylor di centro 9 e ordine√2 della funzione √ f (x) = x per calcolare un valore approssimato di 11. Fornire una stima dell’errore commesso √ nell’approssimazione e determinare un intervallo che contiene 11. Funzioni integrabili (secondo Cauchy-Riemann) Siano a, b ∈ R con a < b ; sia n ∈ N∗ . Poniamo b−a xk := a + k per k = 0, 1, 2, . . . , n . n L’insieme Pn := {x0 , x1 , . . . , xn } si chiama partizione uniforme n -esima dell’intervallo [a, b]. I punti di Pn suddividono l’intervallo [a, b] in n sottointervalli b−a di ampiezza ∆x := . Esempio . . . n Sia f : [a, b] → R una funzione limitata. Segliamo un punto x̄k ∈ [xk−1 , xk ] per ogni k = 1, . . . , n e definiamo la somma n -esima di Cauchy-Riemann di f : Sn (f ) := n X k=1 f (x̄k ) (xk − xk−1 ) Significato geometrico per funzioni non negative? Osservazioni • Fissato n , in generale Sn (f ) dipende dalla scelta dei punti di riferimento x̄k . • Variando il modo in cui, per ogni n , si scelgono i punti di riferimento, possiamo costruire infinite successioni di somme di Cauchy-Riemann di f . (In teoria, ovviamente.) Esempio Data la funzione f (x) = x 2 , x ∈ [2, 5]: • calcolare le somme di Cauchy-Riemann con n = 3 e n = 4, scegliendo come punti di riferimento i punti medi dei sottointervalli; • calcolare le somme di Cauchy-Riemann con n = 4 ottenute scegliendo come punti di riferimento rispettivamente i primi estremi e i secondi estremi dei sottointervalli. Interpretare geometricamente le somme ottenute. Se tutte le successioni di somme di Cauchy-Riemann di f convergono al medesimo limite, diciamo che f è integrabile secondo Cauchy-Riemann in [a, b], denotiamo il limite delle successioni di Cauchy-Riemann con il simbolo Z b f (x)dx a e lo chiamiamo integrale di Cauchy-Riemann di f in [a, b]. Motivazione per il simbolo? Due esempi “agli antipodi” • La funzione costante f (x) ≡ c è integrabile in [a, b] e Z b f (x) dx = c (b − a). a ( • La funzione di Dirichlet f (x) = non è integrabile in [a, b]. 1 se x ∈ [a, b] ∩ Q 0 se x ∈ [a, b] \ Q Teorema (Classi di funzioni integrabili) 1 Se f è continua in [a, b], allora è integrabile. 2 Se f è monotona in [a.b], allora è integrabile. 3 Se f1 è integrabile in [a, c] e f2 è integrabile in [c, b], allora la funzione definita ponendo se x ∈ [a, c) f1 (x) un qualsiasi valore se x = c f (x) = f2 (x) se x ∈ (c, b] è integrabile in [a,b] e Z b Z f (x)dx = a 4 a c Z f1 (x)dx + Motivazione. . . b f2 (x)dx. c Se f è continua a tratti in [a, b], allora f è integrabile. Proprietà di monotonia dell’integrale Siano f , g funzioni integrabili in [a, b]. Z b • f ≥ 0 in [a, b] =⇒ f (x) dx ≥ 0 a Z • f ≥ g in [a, b] =⇒ b Z f (x) dx ≥ a Z • a b Z f (x) dx ≤ a b g (x)dx a b |f (x)| dx (disuguaglianza triangolare) ↑ f integrabile =⇒ |f | integrabile Proprietà di linearità dell’integrale Siano f , g funzioni integrabili in [a, b]. Per ogni α, β ∈ R, la funzione αf + βg è integrabile in [a, b] e Z b Z b Z b αf (x) + βg (x) dx = α f (x)dx + β g (x)dx. a a a Proprietà di additività dell’integrale Sia f integrabile in [a, b]. Se c ∈ [a, b], allora f è integrabile in [a, c] e in [c, b] e Z b Z c Z b f (x) dx = f (x) dx + f (x) dx. a a c Confronto con la terza classe di funzioni integrabili. . . Integrali e aree Sia f una funzione integrabile in [a, b] non negativa. La regione piana compresa tra il grafico di f e l’asse delle ascisse prende il nome di rettangoloide o trapezoide sotteso al grafico di f . Poniamo Z b Interpretazione area del rettangoloide geometrica := f (x) dx individuato da f dell’integrale a Motivazione. . . Se f è una funzione integrabile in [a, b] di segno qualsiasi, poniamo Z b area della regione piana compresa tra il grafico := |f (x)| dx Motivazione. . . a di f e l’asse delle ascisse Se f , g sono funzioni integrabili in [a, b], poniamo Z b area della regione piana compresa tra il grafico := |f (x) − g (x)| dx a di f e il grafico di g Motivazione. . . Media integrale Sia f : [a, b] → R una funzione integrabile. Il numero Z b 1 Media(f ) := f (x) dx b−a a si chiama media integrale di f in [a, b]. Motivazione . . . Teorema della media integrale Sia f : [a, b] → R una funzione integrabile. 1 inf f ≤ Media(f ) ≤ sup f . 2 Se f è continua in [a, b], allora esiste x0 ∈ [a, b] tale che f (x0 ) = Media(f ). Interpretazione geometrica? Dimostrazione . . . Tutto bello, ma... come si calcolano gli integrali? La formula e il teorema fondamentale del calcolo integrale Sia A un intervallo e siano f , g : A → R. Diciamo che g è una primitiva (o anti-derivata) di f in A se g è derivabile in A e g 0 (x) = f (x) per ogni x ∈ A. Esempi? Osservazione Sia g primitiva di f in A. • Per ogni c ∈ R: g + c è primitiva di f in A. • Per ogni h primitiva di f in A esiste c ∈ R tale che h = g + c Verifica . . . Formula fondamentale del calcolo integrale Sia f una funzione continua nell’intervallo [a, b] e sia g una qualsiasi primitiva di f in [a, b]. Allora: Z b b f (x) dx = g (b) − g (a) =: g (x) a . a Dimostrazione . . . Esempi h π πi Calcolare l’integrale della funzione cos(x) nell’intervallo − , . 2 2 2 Calcolare la media integrale di f (x) = x in [−2, 3] e verificare che soddisfa le proprietà della media. Calcolare l’area del rettangoloide sotteso al grafico della funzione f (x) = x 2 in [2, 5]. Calcolare l’area della regione piana compresa tra i grafici di f (x) = x , g (x) = x 2 e le rette x = 0, x = 4. Osservazione Nella definizione di integrale di Cauchy-Riemann abbiamo supposto a < b . Possiamo eliminare questa restrizione ponendo 0 se a = b Z b Z a f (x) dx := f (x) dx se a > b a − b (integrale definito) Con questa convenzione, se f e g sono continue nell’intervallo A, le uguaglianze Z b Z b Z b αf (x) + βg (x) dx = α f (x)dx + β g (x)dx a Z a b Z f (x) dx = a c Z f (x) dx + a valgono per ogni a, b, c ∈ A. a b f (x) dx c Teorema fondamentale del calcolo integrale Sia A un intervallo e sia f : A → R una funzione continua. Sia a ∈ A. La funzione F : A → R definita ponendo Z x funzione integrale di f F (x) := f (t) dt per ogni x ∈ A a di punto iniziale a è una primitiva di f in A. Dimostrazione . . . Corollario Una funzione continua in un intervallo ha infinite primitive. Osservazione Una funzione non continua potrebbe non avere alcuna primitiva. Esempio? Ricerca di primitive Sia f una funzione continua in un intervallo. L’insieme di tutte le primitive diZf si chiama integrale indefinito di f e si denota con il simbolo f (x) dx . Osservazione Per determinare l’integrale indefinito di f è sufficiente determinare una primitiva di f . Integrali indefiniti immediati Z 1 dx = x + c Z x p+1 x dx = +c ↑ p+1 p Z 1 dx = ln |x| + c x p6=−1 Z e x dx = e x + c Z ax dx = Z ax +c ln(a) Z sin(x) dx = − cos(x) + c Z 1 dx = cos(x)2 Z Z 1 √ dx = arcsin(x) + c 1 − x2 cos(x) dx = sin(x) + c 1 + tan(x)2 dx = tan(x) + c Z 1 dx = arctan(x) + c 1 + x2 Regole di integrazione 1 (corrispondono a regole di derivazione) Integrazione per scomposizione Z f1 (x) + f2 (x) dx = Z λ f (x) dx = (regola della somma e del multiplo) Z Z f1 (x) dx + Z λ f (x) dx f2 (x) dx Esempi Calcolare l’integrale indefinito delle seguenti funzioni: x 3 − 4x 2 3e x − 2x 4 + 5 4 2 + − 3 cos(x) x3 x 2 Integrazione per sostituzione (regola della funzione composta) Z Z f (ϕ(x)) ϕ0 (x) dx = f (t) dt |t=ϕ(x) Esempi e sin(x) cos(x) (arcsin(x))2 √ 1 − x2 ex e 2x + 1 √ e ax ; cos(ax); sin(ax) 1 2 x + a2 1 p 3 x ln(x) + 2 5 + e −3x 2 1−x ϕ0 (x) ϕ(x) Esercizio Calcolare la media integrale della funzione f (x) = nell’intervallo [0, π]. sin(x) cos(x)2 + 1 Calcolare l’area del rettangoloide sotteso al grafico della funzione ln(x) nell’intervallo [1, e]. f (x) = x 3 Integrazione per parti (regola del prodotto) Z Z f (x)g 0 (x) dx = f (x)g (x) − f 0 (x)g (x) dx. Esempi x e −x x sin(2x) (x 2 + x) cos(3x) e 2x sin(x) ln(x) arctan(x) arcsin(x) (x 2 + 3x) ln(x) Esercizio Calcolare l’area della regione piana compresa tra il grafico di f (x) = x cos(x), l’asse delle ascisse, le rette x = 0, x = 3π/2. Integrazione di alcune funzioni razionali Vogliamo determinare una primitiva della funzione f (x) = P(x) Q(x) con P(x) e Q(x) funzioni polinomiali tali che deg(P) < deg(Q). Osservazione La condizione sui gradi non è restrittiva: se deg(P) ≥ deg(Q), eseguiamo la divisione tra polinomi ottenendo P(x) R(x) = A(x) + Q(x) Q(x) con A(x), R(x) funzioni polinomiali e deg(R) < deg(Q). Esempi x2 1 + x2 x 2 + 3x + 2 x 2 + 5x + 10 x5 − x + 1 x3 + 1 Funzioni razionali “semplici”: A (a x + b)p Ax + B +bx +c a x2 a 6= 0, p > 0 a 6= 0, b 2 − 4ac < 0 Esempi 1 3x − 1 1 2x + 5 x 1 + x2 x +3 x2 + 9 2x + 2 x 2 + 2x + 5 1 x 2 + 2x + 5 1 (4x − 1)3 x −3 x 2 − 4x + 7 Procedimento nel caso generale: 1 scomponiamo Q nel prodotto di fattori lineari a x + b e di fattori quadratici irriducibili a x 2 + bx + c (con b 2 − 4ac < 0); 2 decomponiamo f nella somma di funzioni razionali “semplici”; 3 determiniamo una primitiva per ogni singolo addendo; 4 sommiamo le primitive trovate al passo precedente e otteniamo una primitiva di f . Esempi x 2 − 2x + 5 (2x − 1)3 2x + 7 2 x −x −2 2x + 3 x3 − x2 3x 2 − 2x + 5 (x − 2)(x 2 + 9) 3x 2 − 2x + 5 (x − 2)4 (x 2 + 3x + 9) Integrali impropri (solo qualche cenno) Ci proponiamo di generalizzare la nozione di integrale rimuovendo l’ipotesi di limitatezza sulla funzione e/o sull’intervallo. Per semplicità, supporremo che f sia una funzione di segno costante. Siano a, b ∈ R. Poniamo Z t lim f (x) dx Z b t→b − a Z b f (x) dx := a f (x) dx lim+ t→a +∞ Z f (x) dx := a Z Z t→+∞ a −∞ Z lim se f è continua in (a, b] illimitata in un intorno di a t lim b f (x) dx := t se f è continua in [a, b) illimitata in un intorno di b t→−∞ t f (x) dx se f è continua in [a, +∞) b f (x) dx Interpretazione geometrica . . . se f è continua in (−∞, b] Osservazioni La continuità di f ne garantisce l’integrabilità secondo Cauchy-Riemann in ogni intervallo chiuso e limitato. Il segno di f garantisce che le funzioni integrali siano monotone e quindi ammettano limite. L’integrale introdotto come limite di integrali definiti si chiama integrale improprio (o generalizzato). Se il limite è finito, diciamo che l’integrale improprio converge e che la funzione f è integrabile in senso improprio. Se il limite è infinito, diciamo che l’integrale improprio diverge. Se f è integrabile in senso improprio in (−∞, a] e in [a, +∞), per qualche a ∈ R, diciamo che f è integrabile in senso improprio in R e poniamo Z +∞ f (x) dx := −∞ Z a Z f (x) dx + −∞ +∞ f (x) dx. a Nota: la scelta di a è irrilevante. Esempi 2 La funzione f (x) = x 3−x è integrabile in senso improprio in [1, +∞). La funzione f (x) = 1 è integrabile in senso improprio in R. 1 + x2 Esempio (da ricordare) 1 La funzione f (x) = p è integrabile in senso improprio x • in (0, 1] se e solo se p < 1; • in [1, +∞) se e solo se p > 1. Un criterio di convergenza per le serie numeriche Criterio dell’integrale Sia an > 0 per ogni n ≥ n0 . Sia f una funzione continua, positiva e decrescente in [n0 , +∞) tale che f (n) = an per ogni n ≥ n0 . Allora: la serie di termine an converge se e solo se l’integrale improprio Z +∞ f (x) dx n0 è convergente. In tal caso, detto Rn il resto della serie, risulta Z +∞ 0 ≤ Rn ≤ f (x) dx. n “Dimostrazione” grafica . . . Esempio 2 Verificare che la serie di termine n 3−n è convergente. Determinare un intero N tale che la somma parziale SN approssimi la somma S a meno di 10−2 e scrivere un intervallo al quale la somma S appartiene. Convergenza della serie armonica generalizzata Conto in sospeso! 1 La serie di termine p converge se e solo se p > 1. n In tal caso, si ha 1 0 ≤ Rn ≤ . (p − 1) np−1 Verifica . . . Serie di Taylor Sia f una funzione derivabile indefinitamente in A, intorno di x0 . Per ogni x ∈ A possiamo considerare la serie +∞ (n) X f (x0 ) (x − x0 )n n! n=0 che chiamiamo serie di Taylor di f di centro x0 . Qual è la somma parziale n -esima della serie di Taylor? Per x = x0 , la serie di Taylor di f converge e la sua somma è f (x0 ). Cosa possiamo dire per x 6= x0 ? • Per quali x converge? (intervallo di convergenza) • Se converge in x , la somma è f (x)? In generale: no! Diciamo che f è sviluppabile in serie di Taylor in A se per ogni x ∈ A la serie di Taylor di f converge in x e la somma è f (x). Sviluppabilità in serie di Taylor di alcune funzioni elementari Le funzioni esponenziale, seno, coseno sono sviluppabili in serie di Taylor in R. Esplicitando, per ogni x ∈ R: +∞ n +∞ X X x 2n x ex = cos(x) = (−1)n n! (2n)! n=0 sin(x) = +∞ X n=0 n=0 (−1)n x 2n+1 (2n + 1)! ←− verifichiamo questa . . . Applicazione: calcolo approssimato di valori di funzioni con grado di precisione arbitrariamente fissato Determinare valori approssimati a meno di 10−4 di 1 sin(0.5), cos(−1), √ 5 e (Tenere presente la maggiorazione del resto prevista dal criterio di Leibniz.) Teorema (Integrazione termine a termine delle serie di potenze) Sia {cn } una successione e sia x0 ∈ R. Se la serie di termine cn (x − x0 )n converge nell’intervallo A, allora per ogni x ∈ A (con la possibile inclusione degli estremi) si ha Z +∞ xX x0 n=0 n cn (t − x0 ) dt = +∞ Z X n=0 x n cn (t − x0 ) dt x0 Applicazione: integrazione approssimata estensione della proprietà di linearità dell’integrale rispetto alla somma Z 1 2 Calcolare un valore approssimato dell’integrale definito e −x dx 0 con un errore inferiore a 10−4 . Z 2 sin(x) Approssimare l’integrale definito dx con un errore inferiore x 0 −3 a 10 . Sviluppabilità in serie di Taylor della funzione logaritmo La funzione logaritmo naturale è sviluppabile in serie di Taylor in (0, 2]. Esplicitando, per ogni x ∈ (−1, 1]: ln(1 + x) = +∞ X n=1 (−1)n−1 xn n verifichiamo . . . Esercizio Determinare valori approssimati a meno di 10−4 di ln(1.1), ln(0.7), ln(10). Esercizio +∞ X x 2n+1 Provare che arctan(x) = (−1)n per ogni x ∈ [−1, 1]. 2n + 1 n=0 [Procedere come nella verifica della sviluppabilità della funzione logaritmo, 1 esprimendo la funzione come somma di una serie di potenze.] 1 + x2 Esercizio Utilizzare l’esercizio precedente per determinare un valore approssimato di arctan(1/2) con un errore inferiore a 10−2 ; specificare se si tratta di una approssimazione per eccesso o per difetto. APPENDICE: GRAFICI POLINOMI DI DI ALCUNI TAYLOR Funzione esponenziale: f (x) = e x , 1 P0 (x) = 1 x0 = 0 Funzione esponenziale: f (x) = e x , 1 P1 (x) = 1 + x x0 = 0 Funzione esponenziale: f (x) = e x , x0 = 0 1 P2 (x) = 1 + x + x2 2 Funzione esponenziale: f (x) = e x , x0 = 0 1 P3 (x) = 1 + x + x2 x3 + 2 6 Funzione seno: f (x) = sin(x), P1 (x) = P2 (x) = x x0 = 0 Funzione seno: f (x) = sin(x), P3 (x) = P4 (x) = x − x0 = 0 x3 6 Funzione seno: f (x) = sin(x), P7 (x) = P8 (x) = x − x0 = 0 x3 x5 x7 + − 3! 5! 7! Funzione seno: f (x) = sin(x), P17 (x) = P18 (x) = x − x0 = 0 x3 x5 x7 x 17 + − + ··· + 3! 5! 7! 17! Funzione seno: f (x) = sin(x), P21 (x) = P22 (x) = x − x0 = 0 x3 x5 x7 x 21 + − + ··· + 3! 5! 7! 21! Funzione seno: f (x) = sin(x), P35 (x) = P36 (x) = x − x0 = 0 x3 x5 x7 x 35 + − + ··· − 3! 5! 7! 35! Funzione logaritmo: f (x) = ln(1 + x), x0 = 0 –1 P1 (x) = x 1 Funzione logaritmo: f (x) = ln(1 + x), x0 = 0 –1 P2 (x) = x − 1 x2 2 Funzione logaritmo: f (x) = ln(1 + x), x0 = 0 –1 P3 (x) = x − 1 x2 x3 + 2 3 Funzione logaritmo: f (x) = ln(1 + x), x0 = 0 –1 P4 (x) = x − 1 x2 x3 x4 + − 2 3 4 Funzione logaritmo: f (x) = ln(1 + x), x0 = 0 –1 P7 (x) = x − 1 x2 x7 + ... + 2 7 Funzione logaritmo: f (x) = ln(1 + x), x0 = 0 –1 P8 (x) = x − 1 x2 x8 + ... − 2 8 Funzione logaritmo: f (x) = ln(1 + x), x0 = 0 –1 P11 (x) = x − 1 x2 x 11 + ... + 2 11 Funzione logaritmo: f (x) = ln(1 + x), x0 = 0 –1 P12 (x) = x − torna indietro 1 x2 x 12 + ... − 2 12