Essa si applica bene ai nostri anni, lo diceva già Robert Musil in anni (1937)1 in cui non
eravamo ancora saliti tanto:
oggi siamo saliti così in alto da sostenere ancora l’idea stupida di “intelligenza artificiale”:
l’intelligenza è artificiale, arte-fatta, coltivazione o lavoro individuale, non natura né
educazione.
Cito dal sarcasmo di Musil:
“Se la stupidità non assomigliasse tanto al progresso, al talento, alla speranza o al
miglioramento, nessuno vorrebbe essere stupido”.
In Psicologia le idee di scala di intelligenza (Binet-Simon, Stanford-Binet, Wechsler) e di
QI (Stern) erano già stupide quando sono state inventate.
Non c’è scala di intelligenza, l’intelligenza ha un solo gradino:
non c’è scala ascendente ma solo scala discendente, con gradini e varianti della de-menza:
l’innamoramento come la psicologia delle masse (“perdere la testa”), è solo il gradino più
basso.
Il gradino unico è la facoltà di concludere, in cui si coniugano conclusione-meta sia logica
che reale:
la “pulsione” o meta psicologia è il trattato di logica freudiano, che io ho ribattezzato
“pensiero di natura” o intelligenza:
in materia restiamo stupidi, ecco un’evidenza.
Uno dei più antichi pregiudizi è che l’intelligenza sia pitagorico-archimedea, matematica:
bene ha fatto Walt Disney a ironizzare inventando Archimede Pitagorico.
Oggi gli studenti di Psicologia sono più stupidi di quarant’anni fa, gli insegnano la melassa
delle emozioni e dei neuroni intelligenti (quanti!, wow!)
Dopo un secolo di ricerche un uomo di buon senso ha concluso che “i risultati dei test
del QI sono collegabili solo a sotto-capacità specifiche dell’intelligenza”, cioè alla psicopatologia:
ossia, come ho già detto, non ci sono marce in più ma solo marce in meno:
1
Robert Musil, Sulla stupidità, Conferenza a Vienna nel 1937, Archinto, Milano 2003.
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© Opera Omnia di Giacomo B. Contri
THINK! di Giacomo B. Contri
LA SCALA DI STUPIDITÀ
mercoledì 19 febbraio 2014
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© Opera Omnia di Giacomo B. Contri
THINK! di Giacomo B. Contri
la stupidità è nevrotica, non è il caso di farne l’elogio erasmiano (non che la perversione
sia più intelligente).