Nel Colloquio con giuristi svoltosi sabato (si veda “Ubi bene ibi patria” a partire da giovedì 22 ottobre) ho sentito usare la parola “Diritto” in tre accezioni: 1° quella in cui una precisa norma lega una sanzione dovuta a un comportamento descrivibile e intelligibile per tutti: così, sono sanzionati per esempio omicidio, furto, lesioni fisiche, e come caso particolare l’omicidio di un bambino per omissione di alimentazione, come la sua lesione fisica in seguito a percosse; 2° quella che asserisce un “diritto” in assenza di una tale norma: in tale caso, nessun bambino sarebbe protetto giuridicamente dalla morte per inedia, neppure grazie alla più solenne proclamazione mondiale dei diritti alimentari dei bambini, che nessuno nega ma senza che ciò impedisca la morte di fame di milioni di bambini; siamo però divenuti linguisticamente tolleranti verso tale accezione, sempre pronti come siamo a versare spicciative lacrime, insieme all’espressione di sentimenti morali, di fronte alle tristi vicende umane; 3° c’è infine il caso in cui l’uso della parola “diritto” è semplicemente un falso, e un falso minaccioso, di cui do tre esempi o specie: il “diritto” di essere amato, il “diritto” alla salute psichica, il “diritto” alla libertà di pensiero (non dico di espressione). Che cosa hanno in comune i tre casi di abuso?: il fatto che al Diritto correntemente inteso le tre specie appena denominate non constano né possono constare, e dunque non le può neppure nominare e configurare, - rammento che le tre espressioni linguistiche possono perfino essere ritenute prive di significato, non dallo scrivente che in ciò è in stretta minoranza -, il che è un bene, benché negativo, del Diritto, perché nessuna Società sarebbe più infame - più di quelle a noi già note come infami in un recente passato - di quella che pretendesse di avere competenza a questi tre riguardi. 1 © Opera Omnia di Giacomo B. Contri THINK! di Giacomo B. Contri TRE USI DI “DIRITTO” Vorrà dire che a questi tre riguardi potrà provvedere solo il singolo, da solo o con i suoi Amici, con la sua iniziativa attiva e passiva: non spetta che a lui trattare con i partner eventuali (da “evento”) di tali specie, ossia di produrre il Diritto relativo a tali partner in tali specie: si tratta di quello che continuo a chiamare Regime dell’appuntamento: al Diritto comunemente inteso spetta solo di produrre quelle norme che sanzionino i comportamenti lesivi di un tale regime, proprio come esistono già norme che sanzionano comportamenti intesi a impedire all’imprenditore di imprendere: si tratta di riconoscere nel singolo un imprenditore, a partire dal bambino: si osserva che l’aggettivo “intraprendente” riferito a un singolo, e in particolare a un bambino, ha un significato di disapprovazione, repressione, censura. Ciò detto, diventa facile per ognuno avere la libertà di pensare l’infelicità dell’espressione “diritto alla felicità”: già Sade si è pronunciato in proposito, mostrandone alcune conseguenze non proprio … felici. So di andare incontro a molti (ricevendone poca simpatia per ciò che sto per dire) se configuro l’infame “diritto” di avere risposta a una domanda: è il “diritto” del torturatore. Fino al 1491 per Cristoforo Colombo come per tutti, la Terra (qui il Diritto) esisteva già, si trattava solo di scoprirne l’inattesa estensione: nell’analogia, per noi si tratta non di dare nuova estensione al Diritto (i “diritti”), ma di scoprire la sua distinzione da un Primo diritto: la cui scoperta è tutt’uno con la sua produzione. Anni fa io e altri siamo ripartiti dall’incrementare, con la massima estensione, il rilievo dello scoprire che Freud con la “psicoanalisi” aveva prodotto Primo diritto nelle tre specie anzidette: amore, salute psichica, libertà di pensiero: esse pertengono a un distinto Ordine giuridico, non privato. Ma certo, so da tanti anni che buttare amore, pensiero, salute, in Diritto quantunque Primo, è una rivoluzione (= nuova Costituzione) che resta impensata. La resistenza al pensiero resta l’innamoramento, il vecchio “narcisismo”, che fa perdere la testa ossia il pensiero. 26 ottobre 2009 2 © Opera Omnia di Giacomo B. Contri